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San Marco Argentano

Provincia di Cosenza

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    San Marco Argentano

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    Info - Scheda Wikipedia

    San Marco Argentano è un comune di 7.618 abitanti della provincia di Cosenza. Centro urbano di antica storia, sito lungo la Valle del Crati in zona collinare, dal clime mite e temperato, è fra i più importanti centri artistici e culturali della Provincia di Cosenza. È sede della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea.

    Geografia

    Il comune di San Marco Argentano ha una estensione territoriale di 78,28 km².

    Territorio

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    Paesaggio sanmarchese

    Il territorio comunale, che si sviluppa lungo un'estesa pianura attraversata dal fiume Follone, sul versante della Montagna Magna e prevalentemente su aree collinari, si estende per circa 78 km² e comprende oltre al centro urbano quattro maggiori contrade: Iotta, Ghiandaro, Scalo e Cerreto e altre minori, abitate complessivamente da circa due terzi della popolazione totale. È attraversato da un'estesa rete stradale, con un asse viario a scorrimento veloce che lo collega allo Ionio e al Tirreno, con strade statali e provinciali che consentono il raggiungimento rapido dei comuni viciniori, dei due svincoli autostradali, del capoluogo. Le strade comunali, quasi tutte asfaltate, consentono di raggiungere le molteplici contrade. L'antica consuetudine di abitare nelle zone rurali, anche in zone isolate, caratterizza il paesaggio sanmarchese per la presenza di numerose abitazioni sparse e di piccoli o medi appezzamenti coltivati: tali insediamenti, anche se presentano lo svantaggio del frazionamento terriero, hanno impedito i processi di inaridimento dei suoli e hanno consentito la sopravvivenza a molte famiglie prive di altri redditi.

    Clima

    Il clima di San Marco Argentano è tipico mediterraneo delle aree interne collinari. Presenta estati calde ed afose ed inverni freddi ed umidi. La tabelli climatica di riferimento è quella della Stazione meteorologica di Bonifati. Di seguito è riportata la tabella con le medie climatiche e i valori massimi e minimi assoluti registrati nel trantennio 1971-2000 e pubblicati nell'Atlante Climatico d'Italia del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare relativo al medesimo trentennio.

    Storia

    Certo è che la Sibaritide, e quindi la zona intorno a San Marco Argentano che della Sibaritide fa parte, fu abitata dall'uomo fin dai tempi del neolitico; numerosi ritrovamenti lo attestano (cfr. Mario Candido, Valle Crati prima e dopo la colonizzazione greca. Studio del Comprensorio, Venezia 1967). Quindi è certa la frequentazione dell'uomo primitivo nella zona. Il sito archeologico neolitico di Torre Mordillo dista poco più di 10 km da San Marco Argentano. L'assetto urbanistico dell'attuale centro storico si deve senza dubbio all'arrivo dei normanni e in particolar modo a Roberto il Guiscardo, come testimonia Goffredo Malaterra, dicendo che egli si spostò da Scribla, ove la malaria aveva cominciato a falcidiare i suoi uomini, nel "castrum, quod Sancti Marci dicitur", e come testimoniano vari monumenti quali la torre, le cripte del Duomo (sede della diocesi di San Marco Argentano-Scalea), l'abbazia della Matina, in origine benedettina. Probabilmente con le prime incursioni saracene gli abitanti del luogo avevano già iniziato a trasferirsi dalle aree a valle sul costone roccioso, fornito di difese naturali e, come affermano alcune fonti storiche, di presidi militari a guardia dei traffici che si svolgevano lungo la sottostante via istmica tra lo Ionio e il Tirreno. Tracce di insediamenti di epoca romana sono state rinvenute in località Cimino, dove nel 1967 fu recuperato un grosso doglio interrato oggi conservato al Museo Archeologico di Sibari; altri frammenti fittili emersero in località Rossillo nel corso dei lavori di costruzione della Strada delle terme. Nell'Ottocento due studiosi, Salvatore Cristofaro e Giovanni Selvaggi, testimoniarono ritrovamenti di reperti di epoca romana in contrada Tocco e a valle del paese. Eduardo Bruno, scultore e studioso di storia, ha avanzato l'ipotesi che proprio da Argiro (Argentanum in epoca romana) si ricavasse l'argento per la coniazione delle monete sibarite. Rinaldo Longo,linguista e glottobiologo, ritiene invece ciò pura fantasia, poiché è noto che Sibari ricavava l'argento dalle miniere dell'argentera di Longobucco, egli infatti scrive che se Argyron, Argiro, Argentanum castrum sono i nomi che secondo gli storici locali ebbe San Marco Argentano nell'antichità (cfr. Salvatore Cristofaro, Crono-Istoria di San Marco Argentano), non vi è alcuna attinenza con presunte miniere d'argento. Argentano (dal latino Argentanum) "vuol dire ‘podere che appartiene ad Argento', ‘ possedimento di Argento', cioè possedimento della Gens Argentana, per il preciso valore di suffisso di appartenenza, o di suffisso prediale che ha –anum, (cfr. Gerhard Rolfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, sintassi e formazione delle parole, Einaudi, Torino 1969, pp. 410–411). Argento è un cognome ancora esistente a San Marco Argentano e in qualche altro comune vicino e in altre parti d'Italia. È da supporre allora che siano stati membri di una stessa gens romana, appunto la Gens Argentana, cioè degli Argento, che probabilmente appartenevano alla classe dei cavalieri, detta anche classe equestre, ad aver avuto, in epoca romana, il possesso e/o il comando, in Francia del territorio di Argentan e in Italia di quello di Argentano". L'epoca cristiana è segnata dal passaggio dell'apostolo Marco e dal martirio di Senatore, Viatore, Cassiodoro e della loro madre Dominata, secondo la tradizione e il racconto di una Passio bizantina del X secolo. La chiesa del Loco Santo e le reliquie custodite nella Cattedrale ne perpetuano il ricordo e la fede. Oggi il centro storico si presenta con l'originaria struttura feudale, lungo la dorsale del percorso che unisce il Duomo e la torre normanna. La parte occidentale, più antica e popolata, è nascosta alla vista, l'altra più esposta e più prossima alla torre coincideva con l'antico quartiere ebraico della Giudeca. Adolfo La Valle, sulla base di documenti conservati nel convento della Riforma, afferma che gli Ebrei erano in San Marco assai potenti: avevano un quartiere segregato che anche oggi si chiama la Giudeca, una piccola Sinagoga, il traffico della seta e dei grani, il monopolio della piazza e dei mercati, speciose tintorie. L'accesso al paese era possibile fino all'Ottocento solo dalla Pie' la Silica che si arrampicava dalla valle del Fullone all'area dove si erge il Duomo. Solo dopo la costruzione della strada cosiddetta militare, che congiungeva Castrovillari con San Fili, la città si aprì ai traffici commerciali con i centri vicini, modificando il proprio assetto urbano che si sviluppò lungo le nuove arterie. La presenza di vari monumenti, chiese, palazzi e blasoni gentilizi è all'origine degli appellativi che ancora connotano questa antica città, definita ancora oggi "normanna" o "dei nobili". E San Marco può ben fregiarsi del titolo città normanna, perché non solo essa fu ripopolata, fortificata e resa in pratica una piccola "capitale" nella Calabria del nord da Roberto il Guiscardo, nel 1050, ma i suoi feudatari successivi furono tutti Normanni, dall'XI al XVII secolo, tranne forse una parentesi nel periodo Svevo. La dinastia reale normanna termina, come è noto, alla fine del XII secolo quando subentrano gli Svevi. Durante il regno della dinastia sveva sappiamo - da un documento conservato nell'archivio dell'ordine monastico florense - che nel 1218 era conte di San Marco tale Raynaldo de Guasto, affiancato dalla contessa Agnese, sua moglie, e da Pietro, suo figlio. Raynaldo era anche Capitano e Giustiziere di Calabria e Val di Crati, e pure lui era probabilmente di origine normanna. Si passa poi al 1298, quando divenne Signore di San Marco un altro nobile di sangue normanno, Ruggero di Sangineto, la cui famiglia aveva preso tale cognome dal suo possedimento di Sangineto. Dal 1298 al 1342 San Marco è infeudata ai Sangineto, i quali hanno molta influenza nella regione perché i principali membri della famiglia (Ruggero, Francesco, Gerardo e Ruggero II) ricopriranno tutti la carica di Capitano Generale e anche di Giustiziere sia della Calabria e sia di Val di Crati e Terra Giordana. La Signoria dei Sangineto su San Marco termina nel 1342, quando l'ultima erede di questo ramo del casato, Bionda Sangineto, sposa un altro nobile di sangue normanno, Roberto Sanseverino conte di Terlizzi. Così per via matrimoniale ("maritali nomine") oltre a San Marco vanno in possesso dei Sanseverino di Terlizzi anche Corigliano, con il titolo di contea, Sangineto, Belvedere, Bollita, Satriano e Salandra. Si ha notizia che nel giorno di questo matrimonio il re Roberto I di Sicilia regalò agli sposi la terra di Regina, sempre in Calabria, con il suo castello. Non si sa di preciso per quanto tempo San Marco rimase in possesso dei Sanseverino di Terlizzi, ma è sicuro che passò al ramo calabrese della famiglia perché attorno al 1400 troviamo che San Marco è stato elevato al rango di ducato e che il suo 1º duca è Ruggero Sanseverino, dal quale poi discenderanno i potentissimi principi di Bisignano, che però non abbandoneranno mai il loro ducato di San Marco. I Sanseverino di Bisignano - che come si è detto erano di discendenza normanna - terrano il ducato di San Marco fino al 1606, anno della morte di Nicolò Bernardino. Dopo di lui il vasto Stato feudale dei principi di Bisignano verrà smembrato e suddiviso tra vari eredi.

    Le origini del nome

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    San Marco, affresco al Vaticano

    Il nome San Marco deriva dal nome di San Marco Evangelista, patrono della città. Il nome Argentano (significato letterale: che appartiene alla famiglia degli Argento) fu aggiunto con deliberazione di consiglio n.74 in data 1862 con la seguente motivazione: "Considerando che l'attuale Comune di Sammarco à origine dallo antico Argentanum così per favorire la tradizione delibera che il nome di Argentano venchi aggiunto a quello di Sammarco talché da ora innanzi questo Comune si distinguerà col nome di Sammarco Argentano" L'identificazione di San Marco con la città di Argentanum, citata da Tito Livio (Ab Urbe condita, XXX 19, 10) assieme ad altri importanti centri bruzi che si unirono ai Romani nella battaglia contro Annibale, risale comunque ad anni precedenti l'assunzione della delibera. La storia dei diversi nomi che ebbe la città è contenuta in un documento del 1692 stilato dal sindaco dei Nobili don Ignazio Gonzaga. "È posta la fidelissima città di San Marco nella Calabria superiore venti miglia distante dalla città di Cosenza, e da Tito Livio, e d'altri storici fu nomata Mandonica, e tal'hora Argentano, fu dessa edificata dalli abitatori della distrutta Città di Sibari, come s'ha per tradizione delli stessi antichi Cittadini di S.Marco, quale viene confermata da Giovanni Giovane nella sua Storia Tarentina lib.8 Cap. p.mo ..." (da "Settecento Calabrese", di Franz Von Lobstein)

    La storia del paese attraverso i toponimi

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    Le campagne di San Marco Argentano

    La toponomastica storica supplisce alla mancanza di documenti sulle origini e lo sviluppo dell’originario nucleo abitato. I nomi di antichi quartieri sono contenuti nella Platea del Monastero di Santa Chiara del 1632. Il quartiere più antico era quello detto Trivolisi, il cui nome compare nella citata Platea e in un atto di morte del 1823. Il quartiere occupava la parte sottostante l’attuale abitato, dalla chiesa del Luogo Santo sino all’interno delle mura allora esistenti (intra menia civitatis). Domenico Martire (1634-1704) afferma che vi nacque il pittore Pietro Negroni nel 1505. Il quartiere più vasto era quello chiamato il Critè o del Critè o Criteo, che comprendeva quasi l’intero abitato di ponente. Il perimetro iniziava dall’attuale via Iulia, proseguendo fino alle mura di Capo le Rose o porta dell’Ilice e, passando per Santa Maria della Nova, raggiungeva Sant’Antonio Abate, dove esistevano muraglie e una torretta di accesso al paese. La presenza di mura, torri e porte di accesso documentate dalla Platea delle Clarisse è indicativa di un abitato situato entro un perimetro fortificato, che potrebbe risalire al dominio normanno, se non fosse per il nome Critè che fa supporre un’origine antecedente. Esso, infatti, deriva dal termine greco Krités, con cui veniva indicato un funzionario bizantino con compiti di notaio e magistrato (Augusto Placanica, Storia della Calabria antica dall’antichità ai giorni nostri, 1999 Roma, Donzelli Editore). Anche il fatto che l’antico quartiere Trivolisi fosse in gran parte fuori le mura e in piccola parte (la troppa di Giustina) all’interno di esse, indica che gli abitatori di quei luoghi si trasferirono da una zona a valle entro un perimetro urbano a monte. Non sappiamo quando ciò sia avvenuto, anche se l’ipotesi di sfuggire alle incursioni saracene è quella più verosimile. La presunta esistenza di un castrum romano comprendente l’attuale torre e il quartiere sottostante del Casalicchio non è storicamente documentata, né vi sono elementi costruttivi che possano confermarla, mentre è documentata l’esistenza di un arco di accesso alla città e resti di mura nel quartiere di Santo Marco sottostante il Casalicchio. La porta San Marco, chiamata anche Portavecchia, un tempo posta tra le case Cristofaro e di un tal Carnevale, fu abbattuta nel 1862. Tutto ciò che era al di là della porta era detto fuori le mura, compresa la chiesa di San Marco e la fontana omonima. Non sappiamo a quale epoca risalissero porta e mura, ma la delibera consiliare con cui si decide l’abbattimento dell’arco, accenna alla presenza dello stemma dell’antico marchese (Spinelli di Fuscaldo, inizi XVII secolo). Da detta porta partiva la strada consolare che, attraversando le contrade Pellara e Valentoni, raggiungeva i territori di valle Crati. È certo che la cinta muraria e la porta risalivano ad un periodo antecedente quello documentato dallo stemma gentilizio, considerato che esse dovevano par parte del sistema difensivo collegato alla sovrastante torre che, unitamente ai nomi Santo Marco, Portavecchia, Casalicchio, dava nome al quartiere sottostante fino all’attuale piazza Umberto I. Altri toponimi interessanti sono rappresentati dai nomi di alcune località. Oltre al citato quartiere della Giudeca, vi sono le contrade Perizzito e Geremia, mentre a denotare l'origine bizantina esiste la contrada Sant'Opoli (probabilmente Sant'Euplo). Le località Castro Cucco, Lombardo e Valle Sala o Valle della Sala rimandano a denominazioni longobarde (Sala era la struttura organizzativa della piccola proprietà terriera longobarda).

    Monumenti e luoghi di interesse


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    La torre

    I monumenti maggiori sono
    • Abbazia della Matina, aula capitolare (secc.XI-XIII),
    • Torre normanna (sec.XI),
    • Cripta della Cattedrale (sec.XI),
    • Complesso monastico di Sant'Antonio o dei Riformati (secc. XIII-XVIII),
    • San Giovanni degli Amalfitani, oggi museo diocesano (sec.XII),
    • Mulini della Corte o di Mezzo (secc.XV-XVIII),
    • Monastero delle Clarisse, oggi sede municipale (1630),
    • Chiesa di Santa Caterina (sec.XVII),
    • Chiesa di Santo Marco (sec.XVIII),
    • Chiesa del Luogo Santo o dei Martiri Argentanesi (trasferita da altro sito nel sec. XIX) e pianta del Santo Olivo bianco,
    • Cappella della Benedetta, con grotticella di San Francesco di Paola,
    • Resti di mura, porte e torrette di accesso di epoca medievale,
    • Nuovo e Vecchio Seminario,
    • Fontana di Santomarco o di Sichelgaita
    • Case gentilizie palaziate con materiali lapidei originali (mensole e portali) risalenti ai secoli XVI-XVII.
    • Antichi quartieri del Critè, di Santa Maria dei Longobardi, di Sant'Antonio Abate, di Santo Pietro, della Motta.
    • Antiche dimore rurali in mattoni crudi nelle contrade Iotta, Prato, Ghiandaro, Mancino, Spinetto.
    • Casini padronali a Valle Sala-Scarniglia, Colabello, Ghiandaro, Maiolungo, Coppolillo, Prato, Fraccicco, Caselle

    Economia

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    Coltivazioni in contrada Matina


    L'economia, fino agli anni settanta prevalentemente agricola, ha subito una profonda trasformazione con l'avvio dei piani di urbanizzazione e industrializzazione. Molti dei terreni agricoli sono stati trasformati in insediamenti urbani e una vasta area compresa tra le contrade Cimino e Scalo è diventata l'Area di Sviluppo Industriale del Fullone, successivamente estesa a commercio e servizi. La nascita di piccole imprese edilizie ha spostato molti lavoratori dall'agricoltura all'industria e successivamente ai servizi e a settori della media e grande distribuzione. La presenza di scuole, uffici pubblici, servizi sanitari ecc. ha accresciuto inizialmente il settore terziario, che oggi risente della crisi legata alla diminuzione di utenze e alle politiche di contenimento della spesa pubblica. Anche l'area industriale non ha prodotto in termini occupazionali e produttivi i benefici previsti, mentre la presenza nell'area di un centro di grande distribuzione ha assorbito alcune centinaia di unità lavorative, determinando comunque una riduzione dei commerci a conduzione familiare. Il settore agricolo ha visto negli anni più recenti l'ingresso di giovani produttori che in taluni casi hanno dato luogo a cooperative, ad offerte ricettive-turistiche, a produzioni legate all'industria di trasformazione. La presenza in loco di una grande azienda con partecipazione estera è stata l'incentivo per un aumento della produzione, per la valorizzazione di prodotti locali, per colture sempre più specializzate, con la speranza di un ritorno economico adeguato a fronte dei sempre maggiori costi sostenuti. Il settore turistico, anche per la nascita di nuove strutture ricettive, vede la presenza, prevalentemente nel periodo estivo, di singoli visitatori e di piccole comitive, attratte da aspetti religiosi, storico-artistici, paesaggistici, gastronomici e delle tradizioni. In questo sforzo di attrazione sono da sempre impegnati enti pubblici, associazioni culturali laiche e religiose, privati cittadini, sia residenti che emigrati. Non è un caso che San Marco Argentano possa vantare da sempre il nome di Città Ospitale: la tradizione vuole, infatti, che ad ogni straniero al suo arrivo alla Matina fosse attribuito il titolo di dominus. Nei secoli l'accoglienza non è cambiata.

    Personalità legate a San Marco Argentano
    • San Marco Evangelista patrono della città
    • I Martiri Argentanesi: Viatore, Senatore, Cassiodoro e la loro madre Dominata
    • San Francesco di Paola, (Paola, 1416 – Tours, 1507), Santo Patrono della Calabria e compatrono della città. Nel 1429 svolse l'anno di famulato nel convento di San Marco Argentano
    • Boemondo d'Altavilla, (S.Marco A. 1058 - 1111), Principe d'Antiochia, figlio di Roberto il Guiscardo
    • Gennaro Amodei (1681-1715), missionario apostolico in Cina
    • Angelo Raffaele Barbieri, (S.Marco A. 1898 - Cassano I. 1968), vescovo di Cassano allo Ionio
    • Pasquale Candela Accademia Selvaggi, (Napoli 1821 - S.Marco A. 1876), letterato. A lui è intitolato il Liceo-Ginnasio
    • Agostino Ernesto Castrillo, vescovo di S.Marco A.Bisignano (1953-1955), Servo di Dio
    • Ulderico Chimenti (S.Marco A. 1872 - S.Marco A.1970), educatore. A lui è intitolata la Scuola Elementare
    • Rudy Cipolla, musicista, compositore (S.Marco A. 1900 - U.S.A. 2000)
    • Giovan Battista Corvello (XVII sec.), musicista
    • Salvatore Cristofaro Accademia Selvaggi, (S.Marco A. 1827 - S.Marco A. 1912), autore della Cronistoria della Città di San Marco Argentano
    • Battistina Longo (Corigliano Calabro 1925 - Ospedale "Annunziata" di Cosenza 1988), ostetrica condotta a San Marco Argentano, morta in odor di santità e verso la quale è rivolto l'interesse della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea. Si è sempre schierata in difesa della vita umana sin dal suo concepimento. A lei è intitolato il Centro di Aiuto alla Vita (C.A.V.) di San Marco Argentano.
    • Vincenzo (Vicente) Matallo, fondatore e primo presidente del Guarani Futebol Clube, (San Marco A. 1892 - Brasile 1983)
    • Pietro Negroni, detto lo Zingarello, pittore del Cinquecento, nato - secondo fonti più tarde, ma non comprovate da alcun documento coevo all'artista - a San Marco Argentano nel quartiere Trivolisi
    • Osvaldo Paladini, ammiraglio di squadra M.M.I. (San Marco A. 1866 - Roma 1938)
    • Onorio Bellisario Nestore Giovine (Honório Jovino), politico e poeta in Brasile (San Marco A. 1881 - Taubaté 1909). A lui è intitolata una via di quella città
    • Vincenzo Selvaggi, Accademia Selvaggi, (S.Marco A. 1823 - S.Marco A. 1845), poeta. A lui è intitolato l'Istituto Comprensivo

    Cittadini onorari
    (Dagli atti deliberativi del Comune di San Marco Argentano)
    • Alessandro Dumas (Alexandre Dumas padre - cittadinanza onoraria di San Marco Argentano nel 1863)
    • Pietro Fumel (cittadinanza onoraria di San Marco Argentano nel 1863)
    • Carlo Santacroce (cittadinanza onoraria di San Marco Argentano nel 1867)
    • Luigi Fazio (cittadinanza onoraria di San Marco Argentano nel 1880)
    • Benito Mussolini (cittadinanza onoraria di San Marco Argentano nel 1923)
    • Franco Scorza (cittadinanza onoraria di San Marco Argentano nel 2006)

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    Torre Normanna (sec.XI)

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    La Cattedrale

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    Le cripte (sec.XI)

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    Parco pubblico con "La Benedetta"



    Edited by terryborry - 30/6/2012, 13:38
     
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    Cattedrale di San Marco Argentano

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    - Info -

    La Cattedrale di San Marco Argentano è un luogo di culto fondato nell’XI secolo la cui fisionomia originale fu mantenuta sino ai primi decenni dell’XVII secolo. Nella facciata principale l’ingresso è consentito da un monumentale portale ogivale sul quale si trovano alcune incisioni, sovrastato da un rosone e sulla destra una torre campanaria su base quadrata e decorata da merlature. L’interno è a tre navate e spicca quella centrale per la presenza di un arco di trionfo che precede l’abside e nel presbiterio una pala raffigura San Nicola di Mira del XV secolo. Si trovano inoltre alcuni dipinti che raffigurano santi come San Daniele e San Ciriaco e alcune decorazioni in stucchi. Emerge una particolare croce in argento e un braccio reliquario del 1308. Di particolare importanza è l’individuazione di una cripta datata al 1080 con tecniche di costruzione mescolate da elementi bizantini, normanni e musulmani che esplicano un’architettura austera e fatta di materiali diversi. È divisa da dodici basamenti lapidei dai quali si sollevano 34 archi e fu realizzata alla scopo di detenere le sepolture dei signori normanni e dei vescovi del paese.

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    Particolare della Chiesa

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    Portone

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    Veduta frontale



    Torre del Drogone

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    - Info -

    Testimone imponente dello splendore che la cittadina di San Marco Argentano conobbe in epoca normanna e' la torre detta di Drogone. Edificata nel 1048 circa sui resti di una precedente fortezza romana per volere del duca Roberto il Guiscardo, la grossa torre è formata da un corpo cilindrico detto motta, alto più di 22 metri e con un diametro di circa 14 metri. La motta è una tipica fortificazione di origine normanna, consistente in una specie di poggio artificiale, alto fino a una quindicina di metri e fatto con terreno di riporto, estratto dal fossato sottostante e compattato ad arte. In cima a una siffatta collinetta sorgeva una torre, generalmente circolare che serviva per il controllo del territorio, e oltre a un presidio armato poteva contenere al primo piano degli spazi abitativi, e al pianterreno il deposito e la dispensa. La torre del Drogone di San Marco Argentano è coronata da ben 66 mensoloni lapidei di forma triangolare, sporgenti dall'apice della struttura. La torre di San Marco Argentano è suddivisa in cinque piani ad ambienti circolari: la Sala delle Granaglie, posta nel sotterraneo, coperta da una volta conica senza aperture di illuminazione, è interamente accolta nel rivellino. La Sala delle Prigioni, posta al primo piano, è priva del soffitto, crollato negli anni '30, mentre la Sala delle Armi, che si trova al secondo piano, ha la volta a sesto leggermente acuto e delle lunette di inconsueta estensione. Nella torre di Drogone vi è una Sala delle Udienze posta al terzo piano. Infine la Sala del Principe, situata nel quarto piano, conserva quasi intatta la sua struttura originaria. Di particolare rilievo l’antico forno, inglobato nella parete dell’edificio. All'interno della torre di Drogone, i singoli ambienti delle cinque sale sono collegati tra di loro da una piccola e alta scala a forma di elica. La torre, utilizzata come prigione da Federico II di Svevia, appartenne fra gli altri alle famiglie Corsini, ai Sanseverino ed agli Spinelli. La torre del Drogone di San Marco Argentano nel corso del 1700 subì diversi rimaneggiamenti, dapprima perché adibita a prigione, poi perché gravemente danneggiata dal violento terremoto che colpì la Calabria nel 1783.

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    Prospettiva

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    Ingresso

    torresanmarco
    Veduta

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    La Torre di notte



    Edited by terryborry - 30/6/2012, 13:40
     
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    Abbazia di Santa Maria della Matina

    - Info -


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    L'Abbazia di Santa Maria della Matina sorge a quattro chilometri da San Marco Argentano, in prossimità del fiume Fullone. Edificata nel XI secolo per volere del normanno Roberto il Guiscardo e sua moglie Sikelgaita, fu consacrata a Santa Maria nel 1065 alla presenza della coppia ducale. Il monastero matinense, dotato di vaste proprietà e privilegi, favorito dai papi e dai signori normanni, accrebbe rapidamente il suo prestigio oltre San Marco Argentano. Dall'anno della fondazione fino al 1221 vi dimorarono i frati Benedettini. Nel 1222 a questi vi subentrarono i frati Cistercensi, provenienti dall’Abbazia Sambucina di Luzzi, i quali apportarono consistenti modifiche architettoniche alla sala capitolare e al chiostro interno, trasformandole nell'attuale stile gotico. Ma a partire dal XV secolo, l'Abbazia della Matina venne data in commenda e cominciò il suo lento ma inesorabile declino. Oggi l'Abbazia di Santa Maria della Matina di San Marco Argentano, è uno dei massimi esempi di architettura cistercense della Calabria. Dell'originaria costruzione normanna rimangono poche tracce, visibili per lo più nel portale a sesto acuto in perfetto stile gotico, mentre ben conservate si presentano le strutture di epoca successiva, tra cui di particolare interesse il giardino e la magnifica sala capitolare.

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    Quest’ultima considerata tra i più raffinati esempi di architettura cistercense in Italia è suddivisa in tre navi da due pilastri a fascio, su cui si innestano le maestose volte a crociera costolonate. Esigue tracce del primo insediamento benedettino si riscontrano in qualche superstite elemento architettonico, come il muraglione di cinta e la monofora a tutto sesto situata nel parlatorio. L'abbazia di Santa Maria della Matina conserva ancora oggi evidenti segni architettonici dello stile cistercense. Dopo il 1806, con l'eversione della feudalità, purtroppo l'Abbazia della Matina di San Marco Argentano, fu venduta alla famiglia Valentoni, e da questi adibita a fattoria. Oggi la chiesa non c'è più, ma le principali strutture architettoniche sono ben conservate. l'Abbazia è ancora struttura privata, inaccessibile ai visitatori e inutilizzata, e fino a quando il comune di San Marco Argentano o qualunque Ente Pubblico non decida di riscattarla resterà chiusa agli occhi di tutti.


    Edited by terryborry - 30/6/2012, 13:41
     
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