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Morano Calabro

Provincia di Cosenza

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  1. Isabel
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    Morano Calabro
    [Murènu]

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    - Fonte -

    « Vivat sub umbra morus. Arma Morani. »
    (Motto latino del sigillo dell'Universitas Morani)

    « ...Morano si staglia, superba, gigante, facciate di luci, col cuore pulsante... »
    (dalla poesia fascino di Calabria di Rocco Cosenza)

    Morano Calabro [ˌmoˈrãŋo ˈkaːlabro] (Murènu [ˌmuˈrɛːnu] in dialetto moranese) è un comune calabrese di 4.807 abitanti situato nella zona settentrionale della provincia di Cosenza, confinante a nord con i comuni di Rotonda, Viggianello e Terranova di Pollino, ad est con Castrovillari, a sud con Saracena e San Basile ed a ovest con Mormanno. La sua posizione strategica nell'alta valle del fiume Coscile (antico Sybaris) alle pendici del massiccio del Pollino, ha contribuito al suo sviluppo in epoca greco-romana ed al suo splendore in epoca medievale e rinascimentale sotto il feudo dei Sanseverino. Dal 2003 detiene la nomina di centro fra I borghi più belli d'Italia, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, per la sua pittoresca posizione geografica e per la pregevolezza delle opere artistiche custodite. Recentemente il suo nome è stato inserito nella prestigiosa lista delle destinazioni europee del Progetto EDEN della Commissione europea. Oggi è uno dei principali centri del Parco Nazionale del Pollino.

    Territorio

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    Morano Calabro innevato - 2010


    Morano Calabro si trova in una verde zona collinare della valle del fiume Coscile, affluente del Crati, ai piedi della catena montuosa del Pollino nei pressi del confine con la Basilicata: il territorio dove sorge il borgo appartiene al complesso montuoso di Orsomarso e Verbicaro. A pochi chilometri dal centro abitato, in zona "San Paolo", si trovano le grotte omonime: interessanti sotto un profilo speleologico, sono ricche di concrezioni coralloidi e si sviluppano per 245 metri con un dislivello di 41. Fra le altre risorse naturalistiche si annoverano oltre al già citato piano di Campotenese, il piano di Ruggio, i boschi del Monaco, di Pollinello e della Principessa. La superficie territoriale è di 112,34 km² e si estende dal piano di Campotenese a nord-ovest, verso il crinale del monte Pollino (2248 m) e della Serra Dolcedorme (2266 m). Il Monte Sant'Angelo marca il confine con il comune di Castrovillari situato a sud-est. Il territorio comunale risulta compreso fra i 424 ed i 2225 m s.l.m., con un'escursione altimetrica complessiva pari a 1801 m.

    L'impianto urbanistico

    L'antico nucleo del centro urbano si trova arroccato su di un colle di forma conica alto 694 metri s.l.m. alla cui sommità si trovano i ruderi di un antico maniero di epoca Normanno-Sveva. L'abitato si sviluppa degradando dalla sommità alla base del colle e creando una suggestiva illusione prospettica per cui le abitazioni paiono essere attaccate le une alle altre. Tale assetto urbano si fa risalire all'epoca romana e medievale: è infatti accertato che l'odierno castello, potrebbe ricalcare un più antico fortilizio difensivo di epoca romana. Nelle epoche successive, l'abitato si è esteso modellandosi sulla struttura del colle fino a sfociare verso i primi del settecento, nel quartiere di via vigna della Signora, anticamente definito lo burgo, fuori dalla cinta muraria. A seguito delle varie mutazioni socio-economiche del secolo scorso, nella seconda metà degli anni '60 ebbe inizio una fase di ampliamento verso il pianoro prospiciente l'antico nucleo cittadino, dove oggi sorgono nuovi moderni edifici.

    Cenni storici - Considerazioni storico-etimologiche


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    Lapis Pollae (il nome "Muranum"
    appare all'inizio della quinta riga)

    Sull'origine del nome del borgo non si hanno precise testimonianze storiche, si sono invece ipotizzate incerte e contrastanti teorie. Nel corso degli anni sono state fatte bizzarre congetture, quale ad esempio l'erronea supposizione che il nome "Morano" derivi dal fatto che sia stato fondato o abitato dai "mori": questa tesi appare inverosimile, dato che il toponimo è già attestato nel II secolo a.C. Analoghe teorie volevano che il nome derivasse dalla coltivazione dei gelsi mori che abbondano nell'agro circostante: anche in questo caso esse vengono considerate infondate, visto che dette coltivazioni sono state impiantate posteriormente all'epoca romana. Secondo la tesi dello storico Gaetano Scorza, secondo il quale Morano avrebbe origini magno-greche, è plausibile ritenere che il suo nome derivi dal verbo greco μερυω, cioè "raccogliere insieme, cumulare", con riferimento alla singolare struttura urbana, dove gli edifici paiono essere gli uni attaccati agli altri. Anche quest'ultima supposizione appare discutibile, visto che il borgo ha assunto questo assetto posteriormente. Il nome Morano, o Muranum in latino, pone chiara luce sulla sua fondazione romana e riapre la questione sull'origine del toponimo, giustificando un'ipotesi più verosimile ma non provata da documenti storici. Poiché il suffisso latino -anum indica solitamente vasti fondi e proprietà di una famiglia importante della zona, nel nostro caso si tratterebbe di un antroponimo Murus o Murrus. L'appellativo Calabro venne aggiunto con un decreto di Vittorio Emanuele II del giugno 1863, per distinguerlo da Morano sul Po.

    "Muranum" in epoca romana

    Morano Calabro fu certamente fondata dai romani, come già detto, intorno al II secolo a.C. La prima traccia significativa del borgo che incontriamo, è infatti nel toponimo latino "Muranum", comparso per la prima volta in una pietra miliare del II secolo a.C., la cosiddetta Lapis Pollae (o lapide di Polla). Muranum risulta essere stazione della Via Capua-Rhegium, antica strada consolare romana, comunemente denominata via Annia-Popilia. Successivamente, lo ritroviamo con il nome di "Summuranum" nel cosiddetto Itinerario di Antonino (III secolo d.C.) e nella Tabula Peutingeriana (III secolo d.C.).

    Sviluppi e dominazioni


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    Panorama nel 1937

    In epoca altomedievale, durante le incursioni saracene del IX secolo, venne combattuta fra moranesi e saraceni una battaglia che vide vittoriosi i primi, la c. d. "battaglia di Petrafòcu". Oggi, viene annualmente ricordata come simbolo dell'indipendenza cittadina in una annuale rievocazione storica, la Festa della bandiera, oltre che iconograficamente nello stemma della città. Nell'età medievale il borgo fu feudo di Apollonio Morano, dei Fasanella ed Antonello Fuscaldo e nel XIV secolo passò ai Sanseverino di Bisignano. Questa nobile famiglia si sentì molto legata a Morano, lasciando numerose e preziose tracce storico-artistiche che li videro come mecenati, quali ad esempio la fondazione in segno di devozione (1452) del Monastero di San Bernardino da Siena patrono della città, e dell'ampliamento del castello (1515). A testimonianza dell'assiduo legame col borgo, Pietrantonio Sanseverino, maggior esponente della famiglia, accordò ai suoi feudi numerose concessioni grazie al celeberrimo atto Capitoli e Grazie, ratificato nella città di Morano il 1º agosto 1530, inoltre suo figlio Niccolò Bernardino (ricordato per gli orti botanici sanseverini di Napoli), vi nacque nel 1541 assumendo in segno di devozione familiare come secondo nome quello del santo patrono. Nel 1614 il feudo venne quindi ceduto agli Spinelli principi di Scalea, fino al 1806, anno di eversione dal feudalesimo. Il borgo seguì successivamente le sorti del Regno delle due Sicilie e del nascente Regno d'Italia.

    Ondata migratoria

    Una nota particolare merita il grande flusso migratorio che ha interessato il borgo fra l'ultimo ventennio del XIX secolo ed i primi del '900, così come è attestato da un drastico calo demografico. Gli abitanti censiti nel 1881 sfioravano le 10.000 unità, mentre nel 1901, dopo vent'anni, erano 6.596. Gran parte di questi flussi erano indirizzati all'estero, in particolar modo verso i paesi dell'America Latina. All'inizio degli anni ottanta, il comune di Morano Calabro si è gemellato con la città di Porto Alegre in Brasile, per l'alta concentrazione di moranesi, stimati intorno alle quindicimila unità.


    Frazioni e Contrade

    Campotenese


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    Panorama di Campotenese

    La frazione di Campotenese, è situata a 1015 metri s.l.m. e ad una distanza di 12 km dal nucleo abitativo centrale del comune. Durante il XIX secolo vi fu eretto un forte (ora distrutto) da parte dell'esercito borbonico, nei pressi del quale avvenne nel 1806 la battaglia di Campotenese fra il generale borbonico Damas ed il generale napoleonico Reynier, che vide vittorioso quest'ultimo. Attualmente è meta di gite fuori porta vista l'amena e fresca posizione. Vi si trovano alcune aziende agricole per la produzione di latticini e carni ed un consorzio per la produzione di funghi. Ciò stimola a dare buoni segnali all'imprenditoria locale, anche in campo alberghiero agrituristico. Rappresenta la porta naturale per il Parco Nazionale del Pollino, grazie allo svincolo della A3 Sa-Rc. Vi si è conclusa l' 11 tappa del Giro d'Italia nel 1980 vinta da Gianbattista Baronchelli

    Monte Sassòne

    Si trova a circa 4 km dal centro abitato sulla strada provinciale che conduce al borgo di San Basile. Potrebbe trattarsi dell'antica Xiféo, o secondo quanto afferma lo storico romano Tito Livio, della antica cittadella di Lymphaeum, coinvolta durante alcune fasi delle guerre puniche. Sta di fatto, che sull'antico monte, più simile ad un piccolo altopiano che cade a strapiombo sulla gola sottostante, vi sono ancora le tracce di due muraglioni al suo ingresso, su un piccolo sentiero che si dirama dalla strada per San Basile: questi, sono i resti di una porta che faceva breccia sull'antica cinta muraria. Essa si estendeva per circa 1.500 metri e con probabilità fu eretta dai Longobardi. Non si hanno molte notizie circa la scomparsa degli insediamenti di Sassone; talora viene ascritta la sua misteriosa fine al corso del XIV secolo. Nel 1860 nella gola alle falde del monte è stata scoperta la cosiddetta grotta di Donna Marsilia, usata come necropoli durante il Neolitico fino all'età del bronzo. Sono state rinvenute numerose reliquie, frammenti litici ed uno scheletro: gran parte dei reperti sono custoditi al Museo Archeologico di Reggio Calabria.

    Quartieri e Contrade
    • Centro Storico, suddiviso nei seguenti rioni: San Pietro (o Castello); San Nicola (o Giudea); Maddalena (o Olmi).
    • Contrade e zone limitrofe: Matinàzza; Fiume; Stazione; Cerasali; Uliveto; Piana; Foce; Mazzicanìno; Don Stefano; Cotura; Pigne; Terra Rossa; Santa Margherita; San Paolo; Gonéa; Calcinaia; San Marco; San Rocco; San Giacomo; San Nicola; Sassone; Crocefisso; Campotenese; Pavone; Povelli; Campizzo; Rosole; Campolongo;

    Speleologia ed escursionismo

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    Vista d'insieme del centro storico

    Nell'ambito speleologico-escursionistico, nel borgo ha sede il Gruppo Speleo del Pollino. Fondato nel luglio 1987 conta attualmente più di cento soci e sostenitori. Riconosciuto a livello nazionale per le sue attività di ricerca orografica e di studio del sottosuolo, ed in particolare del circondario del Parco Nazionale del Pollino, è iscritto dal 1997 fra le associazioni di volontariato e di protezione civile italiane. Organizza periodicamente escursioni tematiche e di sensibilizzazione allo studio del territorio compiendo ricerche topografiche e documentazioni fotografiche.



    Personalità
    • Bernardino Gaetano Scorza (Morano Calabro, 29 settembre 1876 – Roma, 6 agosto 1939) è stato un matematico e docente universitario italiano. Scorza contribuì alla produzione scientifica in particolar modo nel campo della geometria proiettiva, delle matrici di Reimann e della teoria delle algebre e gruppi.
    • Don Carlo De Cardona (Morano Calabro, 4 maggio 1871 – Morano Calabro, 10 marzo 1958) è stato un sacerdote e politico italiano. Autore emblematico del meridionalismo calabrese a cavallo fra XIX e XX secolo, viene ricordato come una delle figure più carismatiche e discusse del Partito Popolare Italiano in Calabria, oltre che come fondatore di leghe contadine ed operaie e di istituzioni economiche volte allo sradicamento dell'usura ai danni dei ceti più umili. Il 25 novembre 2010, è stato aperto il processo di beatificazione dal tribunale diocesano di Cassano allo Ionio costituitosi nella sua città natale, dichiarandolo servo di Dio. « ...un gigante del cattolicesimo calabrese. » (Giovanni Paolo II su De Cardona)

    Immagini

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    Panorama e cupola di S. Maria Maddalena

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    Il colle di Morano visto dall'alto

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    Villa comunale




    Tutte le chiese

    Tutti i castelli



    Edited by Isabel - 20/9/2013, 15:34
     
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  2. Isabel
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    Morano Calabro sommerso di neve

    Morano Calabro, vicino Castrovillari, tra Pollino e Orsomarso, alle pendici dei monti più alti della Calabria, è uno dei borghi più belli d’Italia per il suo fascino e la sua deliziosa urbanistica. Antico paesino medioevale costruito lungo il costone di un dolce colle Calabrese, ha saputo mantenere e preservare nel corso dei secoli le sue caratteristiche che denotano accoglienza e calore già dall’immagine e dall’arredo urbano. Adesso pubblichiamo queste fantastiche fotografie, scattate da Leonardo Di Luca, che immortalano il paese sommerso da almeno 20cm di favolosa neve: le immagini parlano da sole e non servono altri commenti per descrivere quanto segue ...

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    Fonte: Meteoweb


    Edited by Isabel - 20/9/2013, 15:18
     
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  3. principessaorchidea
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    sembra un paesaggio fatato
     
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  4. pifa953
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    Hai ragione isabel le immagini parlano da sole. E pensare che fino a qualche anno fa anche Frigento si presentava così quando c'era la neve.
     
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  5. Isabel
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    Foto di Leonardo di Luca da Morano Calabro
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    Fonte: meteoweb.eu/
     
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  6. Isabel
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    Foto di Leonardo di Luca da Morano Calabro
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    Fonte: meteoweb.eu/
     
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    Mi ha colpito molto il paesaggio innevato di questo comune....Bellissimo... :)
     
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6 replies since 5/6/2010, 08:21   1121 views
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