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Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore

Politico, letterato e storico

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  1. Isabel
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    Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, detto "Cassiodoro"

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    Cassiodoro, da un manoscritto su vellum del XII secolo

    Info - Scheda Wikipedia

    Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (Senator è parte integrante del nome e non già designazione della carica pubblica) (Scolacium, 485 circa – Scolacium, 580 circa) è stato un politico, letterato e storico, che visse sotto il regno romano-barbarico degli Ostrogoti e successivamente sotto l'Impero Romano d'Oriente. Visse un'importante carriera politica sotto il governo di Teodorico, ricoprendo ruoli tanto vicini al sovrano da far pensare in passato ad un effettivo contributo diretto al progetto del re ostrogoto. Al termine della guerra gotica si stabilì a in via definitiva a Squillace, dove fondò il monastero di Vivario con la sua biblioteca.

    Biografia

    La fonte principale che ci permette di conoscere la famiglia di Cassiodoro è data dalla sua più vasta e importante opera, le Variae. Nacque in una delle più stimate famiglie del Bruzio, fu avviato dal padre alla carriera pubblica Ebbe numerosi incarichi politici presso il re ostrogoto Teodorico il Grande: fu nominato questore del Sacro Palazzo nel 507, dopo aver favorevolmente impressionato il re Teodorico con la presentazione di un suo panegirico, nel 514 console, mentre dal 515 al 523 fu il corrector (governatore) di Lucania e Bruzio con sede a Scolacium (Catanzaro); dal 523 magister officiorum (segretario) del re. Alla morte del sovrano (526), divenne ministro di Amalasunta, la figlia di Teodorico, succedutagli sul trono come reggente per il figlio Atalarico. Cassiodoro venne nominato Prefetto del pretorio per l'Italia nell'anno 533 e si impegnò per fondere l'elemento romano con quello gotico e per attuare una politica di mediazione tra le varie popolazioni barbariche assoggettate all'impero romano. Cassiodoro resse nuovamente la prefettura tra il 535 ed il 537, durante i primi tre anni della guerra gotica scatenata dall'imperatore Giustiniano per la riconquista dell'Italia. Come molti altri membri dell'aristocrazia romana, nel 538, di fronte all'avanzata bizantina, conclusasi l'anno successivo con la conquista di Ravenna, Cassiodoro lasciò l'Italia per Costantinopoli, dove però l'imperatore non gli offrì nessun incarico. Egli rientrò nel Bruzio solo alla fine della guerra, quando il generale Belisario catturò e fece prigioniero il sovrano ostrogoto Vitige, nel 540. Cassiodoro si ritirò dunque dalla scena politica e fondò il monastero di Vivario presso Squillace, in Calabria, dove trascorse il resto dei suoi anni, dedicandosi allo studio e alla scrittura di opere didattiche per il clero. Qui istituì uno scriptorium per la raccolta e la riproduzione di manoscritti, che fu il modello a cui successivamente si ispirarono i monasteri medievali, come quelli Benedettini. Attorno ai novant'anni Cassiodoro scriverà la sua ultima opera, il De ortographia; la sua data di morte non è conosciuta, anche se viene generalmente datata attorno al 580.

    Il pensiero politico

    L'obiettivo principale del progetto politico-culturale di Cassiodoro fu quello di accreditare il regno teodericiano come una restaurazione del Principato, ossia quella forma di governo che aveva garantito la collaborazione, formalmente quasi paritaria, tra l'imperatore e la classe senatoria. Questa autorappresentazione del governo goto serviva in primo luogo come legittimazione del regno nei confronti dell'Impero costantinopolitano. Sostanzialmente, essendosi conformato il regime ostrogoto al modello imperiale, il primato dell'imperatore orientale era fondato esclusivamente su un piano carismatico (pulcherrimum decus). Al tempo stesso, tale «imitazione» da parte di Teoderico poneva l'Amalo in una posizione di superiorità nei confronti degli altri regni barbarici attraverso:

    « ...un principio politico-carismatico, basato su una gerarchia di due livelli (l'impero e il regno di Teoderico, gli altri regni), con un vertice binario e leggermente asimmetrico. Tra tutti gli altri dominantes, Teoderico era il solo che, per volontà divina, aveva saputo dare al suo regno gli stessi fondamenti etici e legali dell’imperium: il suo regno era una replica perfetta del modello imitato e a sua volta un modello. »
    (Andrea Giardina)

    La prospettiva di Cassiodoro, infatti, non è più l'impero universale, bensì quella "nazionale" dell'Italia romano-ostrogota, autonoma nei confronti di Costantinopoli ed egemone rispetto agli altri regni occidentali, sebbene siano state avanzate riserve circa la reale ambizione di Teoderico di assumere l'eredità del decaduto Impero romano d'Occidente. In particolare, il fondamento dell'ideologia cassiodoriana ruota intorno al concetto di civilitas, che indica tanto il «rispetto delle leggi e dei princìpi della Romanità» quanto la «convivenza sociale, giuridica ed economica di Romani e stranieri fondata sulle leggi». Secondo Cassiodoro, il regno goto si sarebbe fatto custode della civilitas, garantendo così la giustizia e la pace sociale (l’otiosa tranquillitas, cioè l'obiettivo di ogni buon governo), in accordo con la legge divina e la migliore tradizione imperiale romana. Il richiamo all'ideologia del Principato da parte di Teoderico e Atalarico si basava, nella fattispecie, sull'emulazione della figura di Traiano, così come tratteggiata nel Panegirico di Plinio il Giovane. Con il regno di Amalasunta e Teodato, invece, il principale modello di riferimento fu quello dell'imperatore-filosofo, un ideale etico-politico ampiamente imbevuto di caratteri neoplatonici. In seguito, nell'impellenza della guerra greco-gotica, Vitige si distinse per il recupero di un'ideologia più specificamente germanica, in cui erano messi in risalto le virtù belliche e l'ardore guerriero.

    Vivarium

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    San Benedetto da Norcia


    Il periodo di fondazione di Vivarium non è certo, benché si tenda a considerare il 544 come una probabile datazione, coincidente con il ritorno di Cassiodoro da Costantinopoli. Inoltre esiste la possibilità che un primo abbozzo di ciò che sarebbe diventato il monastero esistesse già da tempo, presente nei territori di Squillace da una data sconosciuta e utilizzato come residenza da Cassiodoro solo al ritorno in patria dopo la guerra gotica. Ad ogni modo non aiuta nelle varie ipotesi il silenzio delle fonti, poiché le Variae erano state già pubblicate e nessuna delle opere dell'ormai ex politico trattò di questa fondazione; nulla si conosce sul parto di questo progetto, né quando quest'idea fosse stata concepita. Nonostante si intuisca dalle ultime opere di Cassiodoro un avvicinamento potente alla fede cristiana, (si pensi al De anima e all'Expositio Psalmorum) il monastero di Vivario nacque con uno scopo differente dal celebre Ora et labora: l'obiettivo principale del nucleo monastico fu infatti la copiatura, la conservazione, scrittura e studio dei volumi contenenti testi dei classici e della patristica occidentale. La caratteristica di Vivarium era quindi la sua forma di scriptorium, con le annesse problematiche di rifornimento materiali, studio delle tecniche di scrittura e fatiche economiche; i codici e manoscritti prodotti nel monastero raggiunsero una certa popolarità e furono molto richiesti. Le forme entro cui si espresse invece l'organizzazione monastica dal punto di vista religioso sono ben poco chiare, né aiuta l'assenza di riferimenti alla vicina esperienza di Benedetto da Norcia; forse Cassiodoro non ne conobbe neppure l'esistenza, o potrebbe averne parlato in opere non giunteci. Alcuni storici avanzano l'ipotesi che la Regula magistri, su cui si basa la Regola benedettina, sia addirittura opera dello stesso Cassiodoro; questo presunto rapporto tra i due è però generalmente rigettato dagli studiosi, anche alla luce di alcune citazioni provenienti dalle Institutiones che chiariscono le norme monastiche adottate da Vivarium:

    « Voi tutti che vivete rinchiusi entro le mura del monastero osservate, pertanto, sia le regole dei Padri sia gli ordini del vostro superiore e portate a compimento volentieri i comandi che vi vengono dati per la vostra salvezza... Prima di tutto accogliete i pellegrini, fate l'elemosina, vestite gli ignudi, spezzate il pane agli affamati, poiché si può dire veramente consolato colui che consola i miseri. »
    (Cassiodoro, Institutiones.)

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    Ritratto del profeta Esdra nel quale per molto tempo si riconobbe la figura di Cassiodoro, contenuto nel Codex Amiatinus


    Questa citazione mostra come Vivarium seguisse quindi le più comuni regole monastiche contemporanee, mentre altri passaggi delle Institutiones ci suggeriscono un ruolo laico per Cassiodoro, forse esterno alla vita monastica e puramente patronale. Il vero centro vitale di Vivarium era, particolare che segna la differenza con ogni altro centro monastico, la biblioteca; Cassiodoro distingue inoltre i libri del monastero da quelli personali, differenza poi scomparsa in un periodo successivo.

    « Era la biblioteca, infatti, come centro di cultura di tutto il monastero, la novità del suo programma, una biblioteca nata ed accresciuta secondo le intenzioni del fondatore che dei suoi libri conosceva non solo la sistemazione, perché l'aveva curata personalmente, ma anche i testi, perché li aveva studiati, annotati, arricchiti di segni critici, riuniti insieme secondo la materia in essi trattata e persino abbelliti esteriormente. »
    (Mauro Donnini nella prefazione alle Institutiones.)

    Il monastero prendeva nome da una serie di vivai di pesci fatti preparare dallo stesso Cassiodoro; la loro presenza rappresentava un forte valore simbolico, legato al concetto di Cristo come Ichthys. Non lontano dal centro si trovava una zona per anacoreti, riservata a monaci con pregresse esperienze di vita cenobitica. Vivarium sorgeva, secondo gli studi ad oggi compiuti, nella contrada San Martino di Copanello, nei pressi del fiume Alessi; in quella zona fu ritrovato un sarcofago datato VI secolo, associato a graffiti devozionali e subito considerato la sepoltura originale di Cassiodoro, ipotesi che non convince fino in fondo gli studiosi. Per ciò che riguarda la ripartizione del lavoro, i monaci inadatti a seguire la biblioteca con annessi oneri intellettuali erano destinati alla coltivazioni di orti e campi, mentre i letterati si occupavano dello studio delle Sacre Scritture e delle sette arti liberali; quest'ultimi erano divisi in notarii, rilegatori e traduttori. Le opere di carità erano espressamente raccomandate dal fondatore, e legati a queste fiorivano gli studi di medicina. Importanti furono gli studi sulle opere sacre: Cassiodoro fece preparare tre edizioni differenti della Bibbia e si occupò di copiature e riscritture di molti altri testi della cristianità, considerando tutto ciò una vera e propria opera di predicazione. Non mancano però nella biblioteca di Vivarium i testi profani: tra gli altri furono salvati grazie all'opera di Cassiodoro le Antiquitates di Flavio Giuseppe e l'Historia tripartita.

    Opere

    Le opere di Cassiodoro del periodo di Teodorico, quelle da noi conosciute, sono tre: le Laudes, la Chronica e l'Historia Gothorum. Della prima si sono conservati solo due frammenti, mentre della Gothorum Historia rimane solo un'epitome a opera dello storico Giordane. La Chronica racconta la "saga" dei poteri temporali di tutta la storia, dai sovrani assiri sino ai consoli del tardo Impero, passando ovviamente per tutta la storia romana. Possediamo un frammento di un'ulteriore opera, l'Ordo generis Cassiodororum, la cui datazione varia tra il 522 e il 538 e che ci offre notizie sulla famiglia dell'autore. Tra la produzione di Cassiodoro occupano un posto speciale le Variae, raccolta di documenti ufficiali scritti tra il 537 ed il 540, i quali ci offrono quindi informazioni su differenti periodi della vita dell'autore e sulla storia dei Goti; a queste si può aggiungere il De Anima, opera per la prima volta lontana da interessi politici e invece basata su temi della spiritualità. Il terreno religioso è battuto anche dalla successiva Expositio Psalmorum, commento ai salmi di particolare importanza poiché unico esempio pervenutoci dal mondo tardo antico. Al periodo di Vivarium appartengono due sole opere tra quelle a noi giunte, le Institutiones e il De ortographia. La prima, senza dubbio l'opera più importante di Cassiodoro, è datata 560-562, un periodo in cui il centro monastico era sicuramente avviato; rappresenta sostanzialmente una "guida" per gli studi nel monastero, è ricca di informazioni sulla vita dei monaci e sulle opere intellettuali da loro compiute. Il De ortographia sarà la sua ultima opera, scritta attorno ai novant'anni.

    Chronica

    Uno scritto di chiari intenti politici è la Chronica, una sorta di storia universale scritta nel 519 su richiesta per celebrare il consolato di Eutarico Cillica (diviso con l'Imperatore Giustino), genero di Teodorico e designato al trono. Il sovrano d'Italia non aveva eredi maschi mentre Eutarico, sposandone la figlia Amalasunta, era riuscito a donargli un nipote, Atalarico. Alla luce di questa nuova dinastia, la scelta di offrire il ruolo di console a Eutarico rappresentava quindi un importante evento politico: si trattava della celebrata unione tra i Romani ed i Goti, progetto che poi fallirà tragicamente. L'opera, che come comprensibile dal titolo ha chiari fini storici, propone una successione dei grandi poteri politici succedutisi nella storia, passando da Adamo sino ad approdare al 519 con Eutarico. È basata su numerose fonti che Cassiodoro spesso cita quali Eusebio, Gerolamo, Livio, Aufidio Basso, Vittorio Aquitano e Prospero d'Aquitania; per la trattazione successiva al 496 invece l'autore è autonomo. L'elemento dell'opera che maggiormente colpisce è il suo carattere spiccatamente filo-gotico: Cassiodoro arriva a manipolare alcuni eventi storici o a farne addirittura scomparire altri, al fine di non far apparire i Goti sotto un'oscura luce.

    Historia Gothorum

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    Re Davide vincitore in una miniatura dall'Expositio Psalmorum, presente nell'edizione del Cassiodoro di Durham


    Una delle sue opere più importanti fu il De origine actibusque Getarum (più noto come Historia Gothorum) in 12 libri, nel quale la sua ideologia filogotica era tracciata e sviluppata in maniera più organica. Si considera l'opera contemporanea o poco successiva alla Chronica, anche se più studiosi tendono a ritenerla più recente, forse composta tra il 526 e il 533. Certamente la stesura fu caldeggiata da Teoderico, per essere infine pubblicata sotto Atalarico; nonostante ciò essa ci è pervenuta solo nella versione ridotta dello storico Giordane, i Getica. Prima storia nazionale di un popolo barbarico, la Historia Gothorum era tesa a glorificare la dinastia degli Amali, la stirpe regnante, attraverso una ricostruzione della storia dei Goti dalle origini ai tempi presenti. Il tentativo più ardito dell'opera fu - come emerge dal titolo stesso - l'identificazione dei Goti con i Geti, popolazione già nota a Erodoto e maggiormente conosciuta dal mondo romano. Il racconto narra eventi storici sino all'anno 551 e come scopo ha inoltre quello di celebrare l'unione tra Goti e Romani, qui comprovata dal matrimonio tra il romano Germano Giustino e l'amala Matasunta. Il fine ultimo dell'opera lo svela - per bocca di Atalarico - Cassiodoro stesso:
    « Questi [Cassiodoro] ha sottratto i re dei Goti al lungo oblio in cui li aveva nascosti l'antichità. Questi ha ridato agli Amali la gloria della loro stirpe, dimostrando chiaramente che noi siamo stirpe regale da diciassette generazioni. L'origine dei Goti egli ha reso storia romana, quasi raccogliendo in una corona fiori prima sparsi qua e là nel campo dei libri. »
    (Cassiodoro, Variae.)

    Ordo generis Cassiodororum

    Di quest'opera rimane un solo frammento in più copie, scoperto nel 1860 da Alfred von Hölder a Reichenau. Il testo, dalla difficile interpretazione, fu composto negli anni della carriera pubblica di Cassiodoro e le datazioni oscillano tra il 522 e il 538; è dedicato a Rufio Petronio Nicomaco Cetego, politico contemporaneo dell'autore. L'opera offre rare notizie sulla famiglia di Cassiodoro, in particolare sul padre; nelle poche righe centrali vengono nominati anche Boezio e Simmaco, il che farebbe pensare ad un qualche grado di parentela tra l'autore e queste due figure, impossibile attualmente da stabilire.

    Variae

    La sua attività di funzionario al servizio del regno goto è testimoniata dalle Variae (la cui pubblicazione è datata tra il 537 e il 540), una raccolta di lettere e documenti (468 in totale per 12 volumi) redatti in nome dei sovrani o trasmessi a firma dell'autore stesso in un arco di tempo che va dal 507 (assunzione della questura) al 537 (termine della carica di prefetto al pretorio). Il titolo - come l'autore spiega nella prefazione all'opera - è dovuto alla varietà degli stili letterari impiegati nei documenti del corpus, il quale divenne successivamente un riferimento per lo stile cancelleresco e curiale. Cassiodoro espone nella praefatio dell'opera il fine di questa raccolta di testi, ovvero la necessità di fornire nozioni utili a chiunque si dovesse in futuro accostare alla carriera pubblica; ulteriore obiettivo dichiarato è quello di far conoscere i propri trascorsi come membro del ceto dirigente. Le Variae sono assai utili per conoscere le istituzioni, le condizioni politiche, morali e sociali sia dei Goti sia dei Romani dell'Italia del tempo.

    De anima

    Cominciato poco prima della conclusione delle Variae, il De anima è considerato da Cassiodoro come una sorta di tredicesimo volume per quest'opera, quasi ne rappresentasse l'appendice. Per la prima volta Cassiodoro affronta temi esterni al mondo della politica, avvicinandosi agli stessi interessi spirituali che poi toccherà con la Expositio Psalmorum; l'opera si dipana su dodici questioni, tra le quali l'incorporeità e il destino dell'anima, legata alla tradizione di Tertulliano, Agostino e Claudiano Mamerto.

    Expositio Psalmorum

    Anche per quest'opera non è possibile dare una datazione certa, anche perché la sua composizione sembra essere stata portata avanti per un periodo abbastanza prolungato. Si tratta di un commento completo ai salmi, unico esemplare rimastoci da tutta la tarda antichità; per mole è certamente l'opera maggiore di Cassiodoro, anche se non viene considerata la più matura tra le sue produzioni.

    Institutiones divinarum et saecularium litterarum

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    Folio 81v dal Cassiodoro di Durham


    Una più ampia influenza nel Medioevo ebbero le sue Institutiones divinarum et saecularium litterarum, erudita introduzione allo studio delle Sacre Scritture e delle arti liberali, datate attorno al 560. Progettata dopo che la richiesta di Cassiodoro per la fondazione di un' università di studi cristiani ricevette una risposta negativa da Papa Agapito I, l'opera visse un lungo periodo di incubazione: basti pensare che al suo interno cita il De ortographia, ultima opera attestata di Cassiodoro. Il lavoro su questa enciclopedia si suddivide in varie sezioni: la prima presenta i vari libri della Bibbia, la storia della Chiesa e degli studi teologici; la seconda si occupa di quelle arti incluse successivamente nel trivio e quadrivio, con un occhio rivolto alla cultura pagana e alle norme atte per trascrivere correttamente gli antichi.

    Altre opere
    • Complexiones in Epistolas et Acta apostolorum et Apocalypsin;
    • Expositio epistolae ad Romanos;
    • Liber memorialis;
    • Historia ecclesiastica tripartita;
    • De ortographia.

    Edited by Isabel - 5/2/2013, 12:21
     
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