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Rende

Provincia di Cosenza

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  1. Isabel
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    Rende

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    - Fonte -

    Rende è un comune italiano di 35.740 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria. È un centro dell'area urbana cosentina nel cui territorio comunale è ubicata l'Unical, il primo e più grande campus universitario in Italia.

    Territorio

    Rende si estende dalla parte ovest del fiume Crati fino alle Serre cosentine. Il territorio rendese presenta zone montane ad ovest che pian piano degradano verso est formando colline, su una delle quali sorge il centro storico, fino ad arrivare alla valle del Crati dove grazie ad ampie aree pianeggianti si estende la città moderna. I fiumi più importanti che attraversano Rende sono il Crati, il Campagnano, il Surdo e l'Emoli.

    Geografia

    Rende si estende dalla parte ad ovest del fiume Crati fino alle Serre Cosentine. A sud confina con Cosenza, Castrolibero, Marano Marchesato; a nord con Montalto Uffugo e San Vincenzo la Costa; a ovest con San Fili; a est con Castiglione Cosentino, Rose, San Pietro in Guarano e Zumpano. Il territorio Rendese presenta zone montane ad ovest che pian piano degradano verso est formando colline, su una delle quali sorge il centro storico, fino ad arrivare alla valle del Crati dove grazie ad ampie aree pianeggianti si estende la città moderna. I fiumi più importanti che attraversano Rende sono il Crati, il Campagnano, il Surdo e l'Emoli.

    Storia


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    Centro storico
    Gli antichi Enotrii, provenienti dalla piana di Sant'Eufemia e da Clampetia (Amantea) fondarono nei pressi del fiume da essi denominato Acheronte, la primitiva Acheruntia, "le case dei forti presso le acque del fiume" e successivamente Pandosia. La florida zona era però inadatta alla difesa durante le guerre che in quel periodo si susseguivano numerose, alcuni Acheruntini abbandonarono quei luoghi per rifugiarsi in un posto più difendibile, l'odierna frazione di Nogiano. Questo nuovo insediamento, che risale al 520 a.C., fu denominato Aruntia, "le case dei forti", e successivamente Arintha. Lo storico Ecateo di Mileto, vissuto nel 500 a.C., cita Arintha come Città della Bretia di origine enotra. Le sorti della città seguirono quelle della vicina Cosentia. Durante la dominazione Romana, Arintha fu ‘Municipio’, ma quando Spartaco con la sua armata passò per la valle del Crati, molti acheruntini lo seguirono, fino a trovare la morte. Con l'arrivo dei barbari nei pressi di Cosentia, anche gli acheruntini opposero una strenua resistenza, ma nonostante il loro sforzo tutti i territori di Arintha caddero nelle mani dei barbari nel 547. Nei secoli successivi, cosi come per molti comuni calabresi, anche Arintha subì le dominazioni Bizantino e Musulmana, quest'ultima contrastata dai Rendesi che nel 721 presero parte alla lotta per la liberazione del territorio di Napoli. La reazione Saracena fu durissima e le città di Arintha, Bisignano, Montalto e Cosenza subirono le ritorsioni dei Musulmani, ma nel 921 un'importante battaglia fu vinta e si liberò la valle del Crati dall'oppressione Musulmana. I Saraceni ritornarono più numerosi di prima e costrinsero i ribelli a rifugiarsi in Sila; poterono tornare nelle loro terre solo con l'avvento dei Normanni, nel 1059. Arintha passò sotto il diretto controllo dei Normanni, in particolare di Roberto il Guiscardo, che impose alla Città, il pagamento di tributi e la presenza di un "Signore", il vescovo-conte di Cosenza. Ma nel 1091 tutto il circondario del cosentino si ribellò per le tasse troppo elevate. Ruggero Borsa, figlio di Roberto il Guiscardo ed erede designato, subentrato al padre nella gestione del territorio, chiese l’intervento di Ruggero I, suo zio, e di Boemondo, suo fratellastro maggiore, che repressero la ribellione con la forza. Boemondo ottenne per il suo intervento il controllo della contea di Cosenza. Boemondo d’Altavilla decise di realizzare un Castello sull'attuale solitario colle, tra i torrenti Surdo ed Emoli, da cui si domina buona parte della valle del Crati. La realizzazione dell’imponente struttura fu portata a termine nel 1095 con l'aiuto di Mirandi Artifices. È in questo periodo che per la prima volta compare in documenti ufficiali la denominazione Renne che significa Regno in francese antico. Rende ed il suo castello diventano la base di Boemondo, prima che questi parta per la Crociata nel 1096. Nella sua impresa fu seguito da un cavaliere rendese, Pietro Migliarese, che condusse con se quattro militi ed otto inservienti, ed al cui seguito si unirono anche i Mirandi Artifices già impegnati nella costruzione del castello. Boemondo ritornò a Rende nel 1106 e ancora nel 1111, poco prima di morire. Il terremoto del 1184 provocò gravi danni, danneggiando il castello e alcune chiese, Rende conobbe un periodo di recessione. Dal 1189 si assistette nel regno di Sicilia ad una lotta per la successione a Guglielmo II il buono, ma solo nel 1194 fu posta la parola fine con la discesa nel regno di Sicilia di Enrico VI, marito di Costanza d'Altavilla ed erede designata dallo stesso Guglielmo. Passando in queste terre Enrico VI pretese il pagamento di ingenti tributi che la gente di Rende non avrebbe mai potuto onorare. In difesa di questi intervenne il Beato Gioacchino da Fiore, confessore di Costanza. Infatti egli conosceva bene i rendesi, passò quasi un anno tra le montagne di Rende prima di diventare Abate di Corazzo. Dopo la morte di Enrico VI avvenuta poco dopo, Rende visse un periodo florido, grazie anche alla protezione di Costanza. Nel periodo svevo, Federico II confermò l’appartenenza delle terre di Rende all’arcivescovo di Cosenza. Quando il Re venne a Cosenza per l’inaugurazione del Duomo nel 1222 i cittadini di Rende erano presenti con il loro gonfalone che raffigurava le tre torri del castello su uno sfondo bianco e rosso, i colori del blasone di Boemondo. Dopo la morte di Federico, si assistette alla disputa sulla sua successione, conclusasi nel 1266 con la battaglia di Benevento che vide la vittoria di Carlo d’Angiò contro Manfredi; nell’atrio del castello è tuttora visibile un’incisione dell’epoca che ricorda la presenza di mille rendesi schierati contro Manfredi. Nel periodo Angioino, Rende venne affidata al Vescovo-Conte di Cosenza, di cui seguì le sorti. Dopo alterne vicende, si ritrova dal 1319 la presenza della famiglia Migliarese da Rende al servizio della Casa d’Angiò. Giovanni Migliarese venne nominato cavaliere di compagnia del Re Roberto d’Angiò e Godefrido Migliarese venne investito del feudo di Malvito. Nel 1437 Rende, come tutta la Calabria, passò sotto il dominio aragonese e fu data in feudo alla Famiglia Adorno di Genova nel 1442. Nel marzo del 1460 il re Ferrante d'Aragona investì della contea di Rende (con Domanico, Mendicino, Carolei e San Fili) il nobile calabrese di origine normanna Luca Sanseverino, il quale di lì a poco diverrà anche principe di Bisignano. La contea passerà quindi a Geronimo (Gerolamo) Sanseverino, secondo principe di Bisignano, il quale però la perderà per confisca regia nel 1487 in occasione della "congiura dei baroni" contro il re Ferrante. I Sanseverino furono in seguito perdonati e reintegrati nei loro possedimenti. Con l'avvento di Carlo V e dopo una nuova ribellione dei Sanseverino, nel 1528, la contea di Rende venne concessa a don Pedro Gonzales d'Alarcon de Mendoza, marchese della Valle Siciliana e governatore di Cosenza. Nel 1535 don Pedro d'Alarçon guidò i rendesi, imbarcatisi a Napoli con il re Carlo V, nella battaglia di Tunisi contro i Mori. Nel frattempo i Sanseverino non avevano affatto rinunciato al controllo della contea di Rende, perché nel 1543 diedero in moglie a Ferdinando d'Alarcon - figlio di don Pedro - la primogenita di Pietro Antonio Sanseverino principe di Bisignano, Eleonora (Dianora). Una delle clausole matrimoniali prevedeva che Eleonora Sanseverino divenisse la titolare dell'amministrazione della contea di Rende. In seguito la contea fu elevata al rango di marchesato. Il dominio su Rende degli Alarçon de Mendoza durò fino al 1806, anno in cui il governo napoleonico decise l'eversione della feudalità. Durante questo periodo i rendesi furono al fianco dell'imperatore Filippo II e con Ferdinando d'Alarçon nel 1565, sotto il comando di Gian Domenico Migliarese, nella battaglia di Malta contro i Turchi; e poi nel 1571 nella battaglia di Lepanto guidati da Diego de Guiera. Nel 1794 anche a Rende presero corpo le idee della Rivoluzione francese. I soprusi, le tasse e le ingiustizie aumentarono l'odio verso il dominio borbonico. Portavoce di questo malumore fu Domenico Vanni che ricevette Gioacchino Murat, Maresciallo dell'Impero con Napoleone, quando questi passò da Cosenza. Nel 1817 il Castello venne venduto alla famiglia Magdalone, proprietaria anche di numerosi terreni del Marchesato. Durante il risorgimento, anche i rendesi si stancarono di francesi e borbonici e molti di loro diventarono carbonari partecipando ai moti del 1820-21 e del 1831. Nel 1860 l'entusiasmo per lo sbarco dei mille a Marsala contagiò anche i rendesi che diedero vita al "Comitato centrale della calabria" per dare appoggio logistico e militare, nonché rifornimenti, a Garibaldi che con le sue truppe si accampò in località Marchesino. Il 24 agosto del 1860 Rende insorse contro i Borboni e acclamò Vittorio Emanuele II, re d'Italia.

    La leggenda


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    Municipio di Rende

    Dionisio di Alicarnasso narra che, intorno all'VII secolo a.C., Licaone (re degli Arcadi, figlio di Pelasgo, e della ninfa Melibea) divise il suo regno fra i numerosi figli, ma due di questi, Enotro e Peucezio, non furono soddisfatti delle parte a loro attribuita e decisero di lasciare l'Arcadia per trovare nuove terre dove stabilirsi; con loro partirono anche molti altri greci e una loro sorella di ineguagliabile bellezza di nome Arintha. Nei pressi delle coste italiane i due decisero di dividersi: Peucezio sbarcò in Puglia colonizzando le attuali provincie di Bari e Taranto, che presero il nome di Peucezia; Enotro, con il grosso delle navi, continuò a navigare verso il Tirreno. Sbarcati sulla terraferma e dopo aver visitato molti luoghi decise di sistemarsi nella località che oggi è chiamata "Guardiula". A questo nuovo insediamento diede nome Acheruntia, che fu poi chiamata Arintha in memoria della splendida sorella che disgraziatamente vi trovò la morte.

    Frazioni

    Arcavata è una frazione di Rende, famosa soprattutto per l'Università degli studi della Calabria, ove si trova il Museo di Storia Naturale della Calabria ed Orto Botanico. Si trova nella zona nord-orientale della città, ed è una zona prevalentemente collinare.

    Economia

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    Centro commerciale Metropolis di Rende

    Prima dell'attuale esplosione edilizia era un comune a prevalente economia agricola: si produceva tantissimo grano, olive, fichi, castagne, frutta, ortaggi e gelsi per l'industria della seta. Nella contrada Cutura si producevano angurie e meloni, un particolare formaggio pecorino prodotto dai pastori di Arcavacata, la coltivazione e lavorazione del tabacco da parte del barone Giorcelli, torinese trapiantato a Rende nei primi anni del 1900. Nel suo territorio erano sparse diverse piccole industrie (come "La Liquirizia Zagarese"), 8 fabbriche di laterizi, alcune cartiere (come la "Rossi Lasagni"), industrie del legno e di piastrelle per pavimenti, i famosi "Pignatari", i vasai ed altre. A Rende era fiorente l'artigianato, ma con l'emigrazione i provetti falegnami, sarti, calzolai, fabbri, scalpellini e muratori sono partiti per le Americhe. Era sede di una enorme fiera agricola, durante l'ultima decade d'agosto, nella frazione Santo Stefano (allora di proprietà della famiglia Magdalone); si commerciavano animali a migliaia, tra cui mucche, buoi, cavalli, asini, muli e suini. Attualmente la più rilevante attività nel comune di Rende è senza dubbio l'Università della Calabria, in località Arcavacata, che con i suoi quasi 40000 iscritti figura fra le più grandi del meridione. Il principale Ateneo calabrese, oltre a causare l'incremento della popolazione domiciliata nel territorio, costituisce una fonte di vitalità per il commercio, l'edilizia, e il settore terziario in tutta l'area urbana cosentina. Inoltre, l'apporto in termini di attività culturali dei generi più vari (conferenze, concerti, cinema, attività letterarie, mostre scientifiche e così via) ha elevato notevolmente la qualità della vita del comune calabrese. Sempre più importante sta diventando il Parco Industriale di Rende che raggruppa numerose aziende operanti in vari settori ed ubicate nella zona industriale. Un'altra attività economica molto rilevante si trova anche nel Centro commerciale Metropolis che raggruppa circa 80 negozi di vendita al dettaglio.

    Musei


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    Palazzi Zagarese e Vitari
    Nel palazzo Vitari trova spazio Il Centro per l'arte e la cultura intitolato ad Achille Capizzano, sede di mostre e convegni sull'arte locale ed internazionale ed il MAON museo dell'arte del otto/novecento. Mentre Il Museo del Folklore, nel palazzo Zagarese, realizzato con la consulenza di R. Lombardi Satriani, è dedicato essenzialmente al territorio della Calabria Citeriore che corrisponde all'incirca alla provincia di Cosenza. La collezione di circa tremila oggetti illustra la cultura propria di questi territori.

    Il percorso del museo, che ha sede nel centro storico, si sviluppa su nove sale.
    • Sala I: Concetto di folklore (sintesi storica). Le minoranze etniche: gli Italo-Albanesi e gli Zingari.
    • Sala II: L'architettura popolare: la casa.
    • Sala III: Gli interni: sistemi d'illuminazione e fonti di calore. Approvvigionamento idrico.
    • Sala IV: Gli interni: la cucina e l'alimentazione.
    • Sala V: L'abbigliamento: i costumi popolari.
    • Sala VI: Le attività domestiche: filatura, tessitura, ricamo. Le attività produttive: l'agricoltura e la pastorizia.
    • Sala VII: L'artigianato: l'oreficeria.
    • Sala VIII: Vita religiosa. Vita sociale. Gli strumenti di musica popolare.
    • Sala IX: L'emigrazione: i Calabresi in Canada.
    • All'ultimo piano ha sede una magnifica e interessante pinacoteca intitolata ad Achille Capizzano con opere dello stesso, di Mattia Preti, e di tanti altri artisti italiani.

    Il Museo del Presente

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    Il Museo del Presente sorge nella zona moderna della città; otto sale espositive si sviluppano su una superficie di 2500 m2 Il museo ospita mostre d'arte moderna e contemporanea, mostre fotografiche, cineforum, spettacoli, convegni e presentazioni di libri.


    Le sale sono su due piani:
    • al piano terra, la sala Tokyo ed un internet cafè;
    • al piano superiore, il Laboratorio dei pensieri ed il Belvedere delle arti e delle scienze.


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    " Questo è il modo più efficace per dare risposte a chi pensa che la Calabria sia segnata solo da fenomeni negativi:
    presentare un'immagine positiva della regione mediante
    la valorizzazione delle sue eccellenze culturali.
    Nell'auspicio che, celebrando quanto meglio
    l'ingegno calabrese ha prodotto, si possa dare
    alle giovani generazioni la forza morale necessaria
    per poter costruire qui un futuro migliore
    ".
    On. Avv. Sandro Principe



    Personalità legate a Rende
    • Beniamino Andreatta, economista e primo rettore dell'Università della Calabria
    • Sandro Principe, politico
    • Francesco Principe, politico
    • Otello Profazio, cantante

    Immagini

    - Info foto -

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    Piazza Rossini

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    Museo

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    Parco Robinson

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    Il Centro storico

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    Rende vista dall'alto



    Tutte le chiese

    Tutti i castelli

    Università della Calabria



    Edited by terryborry - 12/10/2013, 17:28
     
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  2. SophiaPetrillo
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    Davvero un bel posto! Tutta nuova, negozi molto belli. Da visitare!
     
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1 replies since 17/3/2010, 17:22   827 views
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