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Tutte le montagne

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    Massiccio del Pollino

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    - Fonte -

    Annoverabile tra i grandi massicci della catena appenninica, il Pollino comprende tutte le maggiori cime di quella meridionale: Serra Dolcedorme (2.267 m), Pollino (2.248 m), Serra del Prete (2.181 m), Serra delle Ciavole (2.130 m), Serra di Crispo (2.054 m), la Manfriana (1.981 m), Coppola di Paola (1.919 m), monte Grattaculo (1.891 m), Caramolo (1.827 m.), Timpone della Capanna (1.823 m), lo Sparviere (1.713 m). Su queste vette impervie e maestose, lungo la linea dello spartiacque, corre il confine tra la regione lucana e quella calabrese. L'imponente acrocoro, posto a cavallo tra i mari Ionio e Tirreno, con andamento trasversale nord-ovest/sud-est rispetto all'Appennino, è parte integrante nonché cuore dell'omonimo Parco nazionale istituito nel 1992, la più grande area protetta italiana, comprendente al suo interno anche il monte Alpi (1.900 m), i monti La Spina (1.652 m) e Zaccana (1.580 m) oltre che la vicina catena montuosa dell'Orsomarso (1.987 m).

    Origine del nome

    Per alcuni deriva dal latino pullus, giovane animale, da cui mons Pullinus, monte dei giovani animali. Ciò, forse, è dovuto all'antica consuetudine di condurre, a partire dalla fine della stagione primaverile, gli animali al pascolo sui prati verdeggianti dei pianori più elevati. Altri studiosi fanno derivare il nome dal latino mons Apollineus, monte di Apollo, Dio della salute e progenitore dei medici, a causa probabilmente delle grandi quantità e varietà di erbe medicinali e aromatiche spontanee che vegetano lussureggianti sul massiccio, in una apoteosi di profumi e di colori. Una terza ed ultima teoria afferma, sulle basi del ritrovamento nel 2009 di una lastra in marmo, probabilmente appartenuta al frontone di un tempio greco posto sul Monte Manfriana, che il Monte Pollino possa essere stato un luogo di culto degli abitanti della Magna Graecia.

    Carsismo e idrografia

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    Monumentale scheletro di pino loricato. Salendo sulla cresta ovest di Serra delle Ciavole

    Le rocce calcaree e calcareo dolomitiche costituiscono la vera ossatura del massiccio. Tutte le cime più alte e le dorsali principali, quindi, sono fortemente soggette a erosione e fenomeni legati al carsismo, che ne modellano continuamente l'aspetto. Il territorio è disseminato di grotte, come quella del Romito, nella quale sono stati rinvenuti graffiti risalenti al Paleolitico, e canyon, tra i quali spettacolari sono quelli scavati dal torrente Raganello e dal fiume Lao a seguito dello scorrere impetuoso delle acque dovute al disgelo conseguente all'ultima glaciazione. Altri importanti fenomeni carsici sono costituiti dall'inghiottitoio denominato Abisso del Bifurto - la più profonda e impressionante voragine dell'Italia meridionale, che scende nelle viscere del Sellaro per oltre 650 metri; le grotte di Serra del Gufo; i suggestivi piani di Pollino, Ruggio e Iannace, ricchi di doline e inghiottitoi. In prossimità delle cime principali (in particolare sulle cime del Pollino, Serra del Prete e Serra di Mauro), alla base delle doline, si aprono degli enormi inghiottitoi, veri e propri raccoglitori-convogliatori di acque meteorologiche, che contribuiscono ad alimentare le copiose sorgenti disseminate su tutto il territorio. Campi modellati dall'azione millenaria delle acque sono visibili sulle zone sommitali della Timpa di San Lorenzo oltre che sulla cresta della Madonna del Pollino. Infine, forme bizzarre di roccia scolpita dal carsismo si innalzano presso il Piano Iannace. Anche l'altopiano denominato Piano Ruggio (1.500 - 1.600 metri), suggestivamente incastonato tra Timpone della Capanna, Coppola di Paola, Serra del Prete e monte Grattaculo (quest'ultimo dal nome piuttosto curioso...), è munito di diversi inghiottitoi che ne impediscono l'allagamento. Ideale per brevi escursioni, oltre che per lo sci di fondo, questo luogo ameno affascinò a tal punto il grande statista italiano di origine trentina Alcide De Gasperi, da indurlo a crearvi un rifugio (che, per questo motivo, porta il suo nome). Sorgenti di origine carsica sono quelle del Frida, in località Mezzana e quelle del Mercure, presso Viggianello.

    Glacialismo

    L'attuale profilo delle vette più elevate risulta fortemente modellato dall'azione di antichi ghiacciai, le cui tracce più evidenti si rinvengono sul versante nord-occidentale di Serra Dolcedorme - con la conca denominata Fossa del Lupo, antica zona di accumulo delle masse ghiacciate che alimentavano l'imponente ghiacciao del Frido; sul versante nord-orientale del Pollino - con i due circhi glaciali separati dal contrafforte nord-est della stessa montagna; e sul versante settentrionale di Serra del Prete - con il bello e vasto circo glaciale alla cui base sporge l'accumulo frontale di detrito morenico ricoperto da una fitta e vasta faggetta. I ghiacciai in ritiro, oltre ai depositi morenici, hanno abbandonato massi di notevoli dimensioni, i c.d. massi erratici. Caratteristici perché isolati e lontani da probabili punti di caduta, sono facilmente osservabili sugli splendidi piani di Pollino e Acquafredda, ad un'altitudine compresa tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota.

    Il nevaio del Pollino

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    Nevai stagionali - alcuni dei quali di notevoli dimensioni - sono presenti su tutte le vette più alte del massiccio. Sul Pollino, in particolare, nell'avvallamento immediatamente a sud rispetto alla cima (nei pressi di un'antica dolina), ne sorge uno che è facile scorgere anche a fine agosto. Il 9 ottobre 2010 presso il suddetto nevaio è stato installato un rilevatore di temperatura per un monitoraggio diretto del microclima.

    Flora e fauna

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    Panorama dal contrafforte ovest di Serra delle Ciavole


    Particolarmente ricche si presentano la fauna e la flora, spesso caratterizzate da associazioni biocenotiche assolutamente originali. Tra gli animali in via d'estinzione si segnala la presenza del lupo appenninico, del gufo reale, del capriolo e dell'aquila reale. Man mano che ci si muove dalle quote più basse, è possibile ammirare fitti boschi di castagno che, più in alto, vengono sostituiti da vari tipi di querce e dal faggio. Tra i 1.000 ed i 1.600 metri di quota, è possibile imbattersi in un incredibile ambiente boschivo costituito da faggi, aceri ed abeti bianchi, rara associazione arborea visibile in particolare nelle località di lago Duglia e Casino Toscano. Il senso dell'aver accorpato in un unico Parco nazionale i distinti, anche se vicini, sistemi montuosi costituiti dai monti Alpi e la Spina, dal massiccio del Pollino e dai monti dell'Orsomarso sta nella natura ancora quasi del tutto incontaminata dei relativi territori. A riprova di ciò, è ancora oggi possibile avvistare la lontra di fiume, specie animale che non può vivere se non in luoghi immuni da qualsivoglia tipo di inquinamento. Tali montagne, inoltre, costituiscono gli unici habitat naturali rimasti in Italia in cui è ancora presente il pino loricato: pregiata specie arborea simbolo dell'omonimo parco naturale che, aggrappata alle cime più elevate e scoscese, resiste pervicacemente alle dure condizioni meteorologiche ivi insistenti, in tal modo dimostrando una notevole capacità di adattamento alle condizioni più estreme. L'importanza di questo albero si riscontra nel fatto che in Europa rimane superstite in colonie residue, oltre che su questo territorio, solo sui Balcani; e ciò, tra l'altro, suggerisce un'antica continuità geografica tra la penisola italiana e quella balcanica.

    Vette principali
    • Serra Dolcedorme • Monte Pollino • Serra del Prete • Serra delle Ciavole • Serra di Crispo • Cozzo del Pellegrino • La Mula • Monte Alpi • Monte Caramolo • La Montea • Timpone della Capanna • Cozzo Ferriero • Timpone di Viggianello • Monte Sparviere • La Falconara • Monte La Spina • Timpa di San Lorenzo • Monte Palanuda • Monte Zaccana • Monte Cerviero

    Fattori di Rischio

    • Nel luglio del 2007 una vasta area del versante calabrese del parco (oltre 2000 ettari di terreno), tra Morano Calabro e Castrovillari, è stata devastata da incendi di presumibile origine dolosa che ha causato la perdita di circa duecento ettari di superficie boschiva. Il danno all'ecosistema rischia di estendersi, oltre che alla superficie boschiva andata distrutta (per ricostituire la quale occorreranno, secondo gli esperti, decine di anni), anche alle numerose specie a rischio della zona.
    • Nel febbraio del 2010 sul versante nord-est di Serra del Prete si è verificata una valanga, la prima dal 1990 ad oggi, con una lunghezza di circa 1000 mt, ed una larghezza che oscilla dai 30 ai 40 mt. Da registrare solo il danno ambientale, poiché, non è stato coinvolto alcun soggetto.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:35
     
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    Serra Dolcedorme

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    - Fonte -

    Serra Docedorme, con i suoi 2.267 metri, costituisce la cima più elevata del massiccio del Pollino oltre che dell'arco appenninico meridionale. Il confine tra Calabria e Basilicata, seguendo la cresta della Sella Dolcedorme (1.970 m) - che divide l'omonima Serra dalla vetta del Pollino - prosegue sull'anticima del versante nord-occidentale (2.247 m), per poi discendere sulla cresta nord della montagna. La vetta vera e propria è spostata subito più a sud, in territorio calabrese. Molto ripido il versante meridionale, che si getta nella Piana di Sibari, caratterizzato da una grandiosa parete, la più imponente dell'Italia meridionale. Il versante lucano, segnato dall'ampia curva arcuata che dai 2.247 metri dell'anticima nord-occidentale digrada bruscamente verso i 1.872 metri del passo delle Ciavole, racchiude la conca della Fossa del Lupo, uno dei circhi glaciali più imponenti del massiccio, alla cui base si stende il vasto e luminoso altopiano denominato Piano di Pollino. Quest'ultimo, con la più alta Piana del Pollino e col più basso Piano di Toscano, va a costituire i più noti Piani di Pollino.

    Glacialismo

    Il suo attuale profilo risulta fortemente modellato dall'azione di antichi ghiacciai, le cui tracce più evidenti si rinvengono sul versante nord-occidentale, con la conca denominata Fossa del Lupo, antica zona di accumulo delle masse ghiacciate che alimentavano l'imponente ghiacciaio del Frido. I ghiacciai in ritiro, oltre ai depositi morenici, hanno abbandonato massi di notevoli dimensioni, i cosiddetti massi erratici.Caratteristici perché isolati e lontani da probabili punti di caduta, sono facilmente osservabili sugli splendidi piani di Pollino e di Acquafredda ad un'altitudine compresa tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota. Nevai stagionali, alcuni dei quali, di notevoli dimensioni, fondono del tutto solo in avanzata stagione estiva, sono presenti su tutte le vette più alte del massiccio, quindi anche sulla lunga e acuminata cima del Dolcedorme. Sul monte Pollino, tuttavia, nell'avvallamento immediatamente a sud rispetto alla cima, nei pressi di un'antica dolina, ne sorge uno che è facile scorgere anche a fine agosto. Il 9 ottobre 2010 presso il suddetto nevaio è stato installato un rilevatore di temperatura per un monitoraggio diretto del microclima.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 10:56
     
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    Montagne della Porcina

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    - Fonte -

    Le Montagne della Porcina (1.826 slm), è un complesso di vette appartenente all'altopiano della Sila. Geograficamente è collocato nella Sila Grande e territorialmente in parte ricadono nel comune di Pedace ed in parte nel comune di Serra Pedace definendo uno dei confini geografici fra le due comunità della presila cosentina.

    Posizione geografica

    Il monte fa parte della catena montuosa più elevata della Sila comprendente il Botte Donato, Monte Curcio, Monte Scuro e Montenero quest'ultimo più a sud rispetto agli altri monti e separati da questi dalla vallata del Lago Arvo.



    Edited by Simona s - 18/10/2013, 10:57
     
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    Cozzo del Pellegrino

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    - Fonte -

    Il Cozzo del Pellegrino, con i suoi 1987 metri di elevazione sul livello del mare, è la vetta più elevata dell'omonimo massiccio (conosciuto anche come Monti di Orsomarso o Dorsale del Pellegrino), che fa parte del Parco nazionale del Pollino.È situato a sud est del Parco, nel comune di San Donato di Ninea, in provincia di Cosenza. È inoltre la seconda vetta più elevata della Calabria, dopo Serra Dolcedorme, 2267 metri slm (appartenente al Massiccio del Pollino). La vetta di Cozzo del Pellegrino costituisce il punto più elevato di uno spettacolare anfiteatro composto da Cozzo dell'Orso (1561 metri slm), Schiena dei Lacchicelli (1736 metri slm), ad ovest, e La Calvia (1910 metri slm), La Cresta (1619 metri slm), Cozzo di Valle Scura (1824 metri slm), Serra Paratizzi (1795 metri slm) ad est. Il suddetto anfiteatro è la testata valliva della Valle dell'Abatemarco, dove La Carpinosa costituisce la sorgente del fiume Abatemarco, che con una lunghezza di circa 20 km, attraversa l'intera valle e sfocia nel Mar Tirreno. Il Cozzo del Pellegrino ha natura rocciosa dolomitica, così come per gli altri rilievi del Parco Nazionale del Pollino. È uno spettacolare rilievo montuoso, infatti il tempo ha scavato in questa montagna un impressionante canalone di roccia, che dalla vetta (1987 metri slm) scende fino alla Carpinosa (654 metri slm), nella valle dell'Abatemarco. Il canalone è in continua erosione, infatti non è raro assistere ad una scarica di pietre e massi che si staccano dalla roccia per scendere a valle. Ad est di questo canalone, ne troviamo un altro molto simile:è il canalone di La Calvia, così che la vista frontale della montagna offre uno spettacolo senza precedenti. La vetta è meta di numerose escursioni e scalate alpinistiche (queste ultime risalendo per il canalone dalla Carpinosa) poiché offre uno splendido panorama a 360 gradi, infatti ad ovest troviamo il Mar Tirreno, e ad est il Mar Ionio, a nord il Massiccio del Pollino, con le vette di Serra del Prete (2181 metri slm), Monte Pollino (2248 metri slm), Serra Dolcedorme (2267 metri slm), ed a sud l'Altopiano della Sila.

    Il panorama offre una vista anche sui restanti Monti dell'Orsomarso:
    • a nord troviamo Monte Palanuda (1632 metri slm), Monte Caramolo (1827 metri slm), Serra della Lupara (1803 metri slm), Timpone Scifarello (1763 metri slm), con gli ultimi tre rilievi che racchiudono l'affascinante Piano di Novacco, un altopiano situato nel comune di Saracena (CS);
    • a sud-ovest troviamo La Mula (1935 metri slm), Montalto (1761 metri slm),ed uno spettacolare sottogruppo del Massiccio del Pellegrino, ovvero il Gruppo della Montea, con le vette di La Montea (1825 metri slm), Monte Frattina (1535 metri slm), Monte La Caccia (1744 metri slm), Monte Petricelle (1758 metri slm) noto per essere il gruppo più roccioso ed impervio del Massiccio;
    • ad ovest troviamo la Valle dell'Abatemarco, nella quale spicca un curioso monte isolato, il Monte Trincello (1178 metri slm), anch'esso appartenente ai Monti dell'Orsomarso.
    • Se lo sguardo invece si concentra a nord-ovest, possiamo ammirare il Piano La Sepa, un pianoro situato a 1363 metri slm nel comune di Verbicaro. Dal pianoro, a strapiombo sulla Valle dell'Abatemarco, troviamo i dirupi di Boccademone, costituiti da rocce sulle quali sono radicati splendidi esemplari di pino loricato (pinus leucodermis), che è simbolo del Parco Nazionale del Pollino.

    Come arrivare in vetta

    • Versante di San Donato di Ninea - Per giungere in vetta esistono più percorsi, ma quello più frequentato è certamente il percorso segnato dal CAI, che parte dal Rifugio del Piano di Lanzo e si dirige verso La Cresta, poi verso La Calvia, ed infine verso Cozzo del Pellegrino. È un percorso molto suggestivo, perché offre stupendi panorami già prima di arrivare in vetta. Dal rifugio di Piano di Lanzo si torna indietro per qualche decina di metri lungo la strada da cui si è arrivati, imboccando poi sulla sinistra la strada sterrata che porta, dopo un breve tratto, al Piano di Lanzo vero e proprio, dove c'è anche la statua della Madonna del Pellegrino. Poco prima dell'ultimo tornante il grande faggio a due fusti campeggia a lato della stradella. È il preludio alle imponenti faggete che si vedranno più in alto. Si prosegue a sinistra lungo una stradella a fondo naturale che costeggia le pendici del monte La Calvia (praticamente un'anticima del Cozzo del Pellegrino) e sale verso la Cresta, una sella posta proprio tra La Calvia e il Cozzo di Valle Scura. In questo punto si attraversa un bel bosco di ontani (abbastanza raro sul massiccio e pressoché esclusivo di questo versante). Si prosegue sempre in salita, tralasciando i sentieri che si staccano a sinistra scendendo nella Valle Scura. Si giunge così ad una radura sulla destra, una volta arrivati occorre piegare a destra e costeggiarla lungo l'orlo più vicino fino ad entrare nel bosco attraverso un sentiero appena accennato, in modo da sbucare proprio sulla sella de La Cresta: una piccola radura completamente circondata dal bosco e posta proprio sullo spartiacque. Dalla sella de La Cresta si volta a destra inerpicandosi in salita libera lungo la pendice de La Calvia: si cammina prima nel bosco, poi in un canalone e finalmente allo scoperto lungo un declivio pietroso. Proseguendo, si potrà raggiungere il Cozzo del Pellegrino attraversando un'ampia sella tra i due rilievi occupata da un fitto intrico di giovani faggi; oltre i faggi ci si deve incamminare su un aereo crinale che porta fino in vetta. Si consiglia di aggirare a destra i punti più esposti. Mentre si sale non è raro poter catturare con i propri occhi le evoluzioni dell'aquila e del falco pellegrino, che nidificano sulle inaccessibili pareti di roccia. Volendo tornare al rifugio attraverso un altro percorso, dalla cima del Cozzo si può scendere liberamente a sinistra nella bella conca di Valle Lupa, caratterizzata da ampie praterie costellate di doline e inghiottitoi. In primavera la conca si ammanta di straordinarie fioriture di nontiscordardimé, viole, crochi, centauree, orchidee di varie specie: un magnifico tappeto di mille colori nel quale svettano grandi faggi isolati. Presso lo sbocco di Valle Lupa, nella direzione opposta a quella da cui si arriva, parte un sentiero che si allarga poco dopo in una stradella che scende aggirando il lungo costone del Cozzo del Pellegrino (che si terrà sempre sulla destra, in alto). Proseguendo per il sentiero, oltre il costone in corrispondenza di una piccola sella, si svolta a destra, tuffandosi nuovamente verso il basso. Dopo una lunga serie di tornanti e di curve si sbucherà di nuovo sulla strada montana ed imboccandola verso destra si raggiungerà di nuovo la località di partenza. (Fonte : Montagne di calabria - Francesco Bevilacqua)

    • Versante di Verbicaro - Altro percorso molto suggestivo per arrivare in vetta è quello che parte da Verbicaro. Percorrendo la SP5, si arriva ad un punto in cui si inizia a scorgere l'abitato di Verbicaro. Proseguendo ancora, si arriva ad un bivio:sulla destra si scende nel centro abitato, mentre imboccando la strada sulla sinistra, si evita il centro abitato. Scegliendo la strada sulla sinistra, la cosiddetta circumvallazione Monache-Calvario, sarà più facile raggiungere la strada montana. Si percorre la circumvallazione monache-calvario fino ad arrivare allo stadio Pietro Mancini, e si imbocca la strada asfaltata in salita sulla sinistra. Percorrendo per circa 3 km la strada si giunge alla località Campicelli (904 metri slm), in cui termina la strada asfaltata ed inizia una strada sterrata, percorribile con fouristrada. Le opzioni ora sono due:continuare per la strada sterrata in fuoristrada (fortemente consigliato) oppure, se non si dispone di un fuoristrada, lasciare l'auto e proseguire a piedi (non è questa l'opzione migliore, dato che si devono percorrere da qui circa 11 km per raggiungere la vetta). Se si inizia il trekking da Campicelli, si percorre la strada sterrata evidente fino al Piano La Fratta. Dopo circa un'ora di cammino e circa 4 km percorsi, si giunge, dopo una piccola discesa, ad un bivio, e ci si dirige verso destra. Dopo alcuni passi ci si trova in un pianoro con un lago artificiale ed una fonte; siamo al lago del Piano La Fratta, a 1205 metri slm. Con il lago alle spalle, ci mouviamo in direzione sud-est, ed imbocchiamo una strada evidente in ghiaia e sabbia, che si percorre per circa 15 minuti, dopodiché si giunge ad un bivio:si deve proseguire avanti, e dopo pochi minuti si giunge ad una fonte con delle vasche in cemento:è la Fonte di Novacco. Continuando ad andare avanti dopo un paio di minuti si piega verso destra in direzione di un canalino che ci condurrà al Piano La Sepa. E non appena terminata l'ascensione del canale (trekking) i nostri occhi sono allietati da uno splendore unico: il Cozzo del Pellegrino! Discendendo nella valle, si può fare una sosta al Rifugio del Piano La Sepa. Da qui in poi, fino al Cozzo del Pellegrino, l'escursione procede senza sentiero ed è quindi fortemente sconsigliata a chi non conosce la zona. Un modo avventuroso per raggiungere la vetta è di addentrarsi nel bosco tenendo sempre sulla propria destra i dirupi di Boccademone fino a Cozzo dell'Orso, prima, e da qui, fino al Cozzo del Pellegrino. Dal Piano La Sepa fino in vetta si impiegheranno circa altre tre ore, che sommate alle due precedenti(da Campicelli al Piano La Sepa) fanno un totale di 5 ore, e pertanto questo percorso è consigliato solo ad escursionisti esperti. Se si vuole affrontare un percorso meno impegnativo, si può optare di arrivare alla Fonte di Novacco in fuoristrada, e qui lasciando il fuoristrada, si imbocca il canalino di cui si è detto in precedenza, e si giunge dopo pochi minuti al Piano La Sepa. E come prima da qui ci separano circa 3 ore dalla vetta. Ma questo percorso è comunque sconsigliato ai non esperti per via dell'assenza di sentiero da Piano La Sepa a Cozzo del Pellegrino.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 10:59
     
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    Monte Cocuzzo

    800pxcocuzzo

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    Monte Cocuzzo è un Monte di 1541 metri dell'Appennino meridionale in Provincia di Cosenza. Si tratta di una delle vette più alte della Catena Costiera. Cocuzzo viene dal latino. Cacutium, che a sua volta deriva dal greco antico κακός κύτος (kakos kytos), cioè "cattiva pietra" o "cattiva cavità", il che farebbe pensare ad una origine vulcanica confermata anche dalla forma conica.Secondo le tesi prevalenti, suffragate dalle caratteristiche geomorfologiche del terreno e delle rocce, la montagna è di formazione dolomitica,quindi non è un vulcano spento.Monte Cocuzzo si trova nel territorio di Mendicino e confina a sud con i comuni di Lago e Belmonte Calabro, e a Ovest con i Comuni di Longobardi e Fiumefreddo Bruzio.



    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:37
     
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    Monte Botte Donato

    250pxbottedonatoimpiant

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    Il Monte Botte Donato (1.928 slm), la cui cima è la più alta dell'Altopiano è situato nella Sila Grande nel comune di Pedace a metà strada tra il lago Arvo e il lago Cecita. Durante il periodo invernale, con la presenza di impianti di risalita e delle quattro piste da sci che costituiscono il Complesso del Cavaliere di Lorica, il luogo è quasi sempre pieno di turisti, non solo provenienti da tutta Italia, ma anche dall'Europa. Dalla cima, in particolare, si può osservare l'Etna ed il Pollino.



    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:38
     
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    Monte Curcio

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    - Fonte -

    E' un interessante percorso che corre sui fianchi e sulle cime più belle della Sila, che offrono numerosi spunti paesaggistici e panoramici. La presenza di una ben tenuta rete di sentieri ed un clima ideale, rendono la Sila terreno fertile per la MTB.L’itinerario fa parte di una serie di 4 percorsi (MTB1234), segnalati su un'interessante cartina. Il percorso proposto, percorre circa 5 km in salita, con pendenza contenuta è costante, segue un anello con saliscendi che collega il sentiero MTB3 con la strada delle vette, per poi riscendere verso il punto di partenza. Periodo consigliato: La quota massima raggiunta è di 1766 m. Esclusi i mesi invernali, per la probabile presenza di neve, il percorso è fattibile tutto l’anno e non è troppo caldo d’estate. Avvicinamento: · Dall’Autostrada SA-RC - uscita Cosenza direzione Crotone SS107 - uscita Camigliatello Silano. · Da Crotone – SS107 – direzione Cosenza- uscita Camigliatello Silano. Punto di partenza: Località Croce di Magara presso parco naturale dei Giganti della Sila (giganti di Fallistro). Punto di arrivo: Strada che collega Croce di Magara con il parco naturale, molto vicino al punto di partenza. Roadbook: Si parte al Parco naturale dei Giganti della Sila (vi consiglio di fare una visita), si segue il sentiero che costeggia il parco per circa 400 mt, arrivati alla fine della recinzione del parco, vi troverete in un prato, proseguite in salita sulla stradina che va a sinistra (salita), dopo circa 200 metri vi troverete ad un altro incrocio, girate ancora a sx, salite fino a trovare una diramazione, girate a destra, proseguite su questa strada fino ad arrivare ad un altro incrocio, in questo punto troverete la prima freccia di segnalazione MTB1234 (Da questo sentiero passano e partono i 4 sentieri segnalati), girate a destra in direzione della freccia, seguite il percorso N°3, che da questo punto in poi è sempre segnalato, seguendo il sentiero, arriverete ai piedi della vetta del monte Curcio (per chi volesse si può arrivare sulla cima del monte, seguendo le indicazioni per il rifugio, circa 800 mt) da qui incrocerete una stradina asfaltata (strada delle vette), seguite le indicazioni per monte botte Donato, dopo circa 4 Km di salita asfaltata, troverete le indicazioni per i sentieri MTB 3,4 - seguite le indicazioni fino ad arrivare ad una divaricazione tra i due sentieri 3 e 4, seguite le indicazioni per il sentiero numero 3 a sinistra ed arriverete, con una bella discesa, vicino al punto di partenza.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:39
     
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    Monte Carlomagno

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    Il Monte Carlomagno (1.669 slm), è un montagna dell'altopiano della Sila.Geograficamente è collocato nella Sila Grande e territorialmente fa parte del comune di San Giovanni in Fiore. Il monte ospita i primi impianti di Sci di fondo realizzati in Sila, che costituiscono in Centro Fondo Carlomagno.

    Origine del nome

    L'attuale nome del monte è l'adattamento in italiano della parola dialettale "Carrumango" con la quale veniva indicata la montagna. Tale parola significherebbe "Carro dei Buoi", indicando che la vallata era da tempo zona praticata da allevatori. Ciò esclude qualsiasi riferimento al noto imperatore

    Posizione geografica

    Il monte sormonta la vallata sulla quale si snodano gli anelli del centro fondo. La montagna rispecchia le tipiche orografie della Sila, ossia una vetta dolce, raggiungibile facilmente a piedi in estate, e con gli sci da fondo in inverno.



    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:40
     
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    Monte Luta

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    Il Monte Luta (1.231 m s.l.m.) si trova sulla Catena Costiera nell'Appennino calabro. La vetta è raggiungibile attraverso i sentieri nei boschi di Castagni che partono da diversi comuni della media Valle del Crati. Gesuiti (Frazione di San Vincenzo La Costa), o Bucita (Frazione di San Fili), sono due buoni punti di partenza per una passeggiata attraverso i verdi boschi della zona. La vetta del Monte Luta è raggiungibile anche attraverso un sentiero che parte dal Passo Crocetta.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:41
     
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    Montagna del Pettoruto

    Xa0Vy

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    La Montagna del Pettoruto si trova immediatamente a ponente di San Sosti, città della provincia di Cosenza. Sulle pendici settentrionali della montagna si trova il Santuario della Madonna del Pettoruto. Molto probabilmente il nome di questa montagna deriva, per estesione, dall'appellativo della Madonna del Pettoruto, e la parola 'Pettoruto' da 'Partorito', difatti la Madonna del Pettoruto è raffigurata con in braccio il Partorito, il Bambino.



    Edited by Simona s - 18/10/2013, 11:42
     
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    Monte Pettinascura

    bottedonato05

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    Il monte Pettinascura (o Petina Scura) (1.689 s.l.m.), è una delle vette più alte dell'altipiano della Sila. Sorge nella Sila Grande, al confine fra i comuni di San Giovanni in Fiore e di Longobucco. Il monte è di rilevante valore naturalistico e fa parte del parco nazionale della Sila. Inoltre molte sue aree sono vincolate e classificate zona 1 del parco, così come gran parte del suo territorio è coperto da vincolo di ZPS.

    Posizione geografica

    Il Pettinascura si posiziona nell'area denominata Sila Grande (area centrale della Sila) a ridosso dell'area denominata Sila Greca (area settentrionale della Sila). E' raggiungibile percorrendo la SP 208 che collega i comuni di San Giovanni in Fiore e Longobucco. Raggiunta la parte più elevata della SP, per raggiungere la vetta si deve poi percorrere a piedi un sentiero.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 12:15
     
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    Montenero

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    Il Montenero (1.881 slm), è la seconda vetta più alta dell'altipiano della Sila, dopo Botte Donato. Geograficamente è collocato nella Sila Grande e territorialmente fa parte del comune di San Giovanni in Fiore. Il monte è praticamente intatto e conserva ancora gran parte del suo habitat naturale. Grazie al suo ricco e suggestivo patrimonio naturale, negli anni sono stati tracciati dei percorsi C.A.I.

    Posizione geografica

    Il monte si trova a metà strada tra il lago Arvo e il lago Ampollino, due dei 4 laghi artificiali della Sila grande realizzati nella prima metà degli anni '50 del secolo scorso. Ai piedi del lato est del monte, è stato realizzato il villaggio Cagno, un villaggio rurale creato dall'ormai ex Opera Sila negli anni '50, sotto la spinta della riforma agraria.

    Progetti disattesi

    Montenero è stato oggetto negli ultimi 50 anni, di un feroce dibattito sviluppatosi fra gli amministratori dei vari enti che gestiscono il territorio, e gli ambientalisti. Tema del dibattito fu un ipotetico progetto che prevedeva la realizzazione di un impianto di risalita, e conseguenti piste da discesa. Tutto ciò andava però ad intaccare inesorabilmente l'habitat naturale della montagna. A questo convinto no da parte degli ambientalisti e di una parte della popolazione silana, si andava ad aggiungere un ammonimento amministrativo che anziché concentrare le attenzioni sui villaggi turistici esistenti, che nella fase di questo progetto, vivevano un periodo di forte crisi economica, magari migliorando ed aumentando le infrastrutture dei villaggi, preferivano intaccare una montagna naturale praticamente intatta.

    Il primo progetto

    Il primo progetto sul Montenero risale agli anni '60, un progetto molto ambizioso, per non dire eccessivo nel suo complesso. Il progetto prevedeva di collegare la parte alta del comune di San Giovanni in Fiore, con la cima del monte, distante linea d'aria oltre 10km. Naturalmente il progetto non riusci mai a vedere la luce, ma ebbe il merito di generare un dibattito sullo sfruttamento della montagna silana, ed in particolare della seconda vetta dell'altipiano, un dibattito che in futuro verrà ripreso.

    Il secondo progetto

    Il progetto del Montenero non venne mai accantonato definitivamente, ma fu oggetto di studio da parte di ingegneri e professionisti del genere, in modo da poter essere adattato e perfezionato. Si giunse ad individuare il tracciato ideale della funivia e il luogo dove realizzare le infrastrutture di servizio primarie. Il luogo ideale, fulcro e centro di tutto il progetto, sarebbe stato il Villaggio di Cagno, un villaggio realizzato dall'OVS negli anni '50 e che fino agli inizi degli anni '80, era popolato da persone. Il progetto, però venne per anni accantonato, dimenticato in un cassetto, fino alla seconda metà degli anni '90, quando, per merito della Comunità Montana Silana, il progetto venne ridiscusso, ripreso e riformalizzato secondo i canoni di quegli anni. Infatti, nel frattempo però, il Villaggio di Cagno, era ormai un lontano ricordo del villaggio degli anni '60 e '70, completamente abbandonato e non più funzionale alle esigenze. Il progetto nel suo complesso, aveva quindi, anche l'intento di fruttare le strutture esistenti del villaggio, e ridarne vita. Il 2 settembre del 1998, il Consiglio Comunale di San Giovanni in Fiore, si esprime in maniera favorevole alla proposta progettuale avanzato ed approvato dalla Comunità Montana Silana. Naturalmente non fu un'approvazione unanime, anzi, fu molto dibattuta e contestata, anche perché, secondo le voci contrarie, il progetto andava a cozzare contro il costituendo Parco nazionale della Sila. Il finanziamento richiesto per il completamento degli impianti, ammontava a 11 miliardi delle vecchie lire, comprendente la realizzazione di una seggiovia fino a Cagno e da una cabinovia da Cagno a Montenero. Nel 2002, si era giunti praticamente alla fase finale del progetto, che nel frattempo avevo avuto l'avallo favorevole anche del nuovo ente, il Parco nazionale, che si affiancava ai benestare ottenuti dalla Soprintendenza alle belle arti della Regione Calabria, dal Ministero dell'ambiente, dal Corpo Forestale dello Stato e dal Genio civile, e cosi poterono essere stanziati definitivamente i fondi ma c'era ancora un ultimo tassello da superare CIPE, un tassello così importante che decise definitivamente la storia della sciovia del Montenero.

    La bocciatura

    Nello stupore generale dei mass media, della popolazione locale e degli enti, il progetto non fu più approvato poiché, essendo questo un riadattamento di un progetto vecchio, non prevedeva lo studio di impatto ambiantale, studio oramai necessario per le grandi opere. A richiesta del completamento della documentazione del progetto, con l'integrazione della V.I.A, l'iter progettuale si bloccò, conscio che un'opera come la realizzazione di una cabinovia su una vetta integra all'interno del futuro Parco nazionale della Sila, non avrebbe mai passato l'esame approvativo.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 12:40
     
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    Monte Pollino

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    Pur essendo secondo in altezza dopo Serra Dolcedorme, il Pollino - la cui cima raggiunge i 2.248 m - dà il nome all'intero massiccio, cuore dell'omonimo Parco nazionale. Qui si elevano le maggiori cime dell'Appennino meridionale: oltre le già citate vette di Serra Dolcedorme e del Monte Pollino, superano i 2.000 m d'altitudine anche Serra del Prete (2.181 m), Serra delle Ciavole (2.130 m e 2.127 m) e Serra di Crispo (2.054 m). Su queste cime impervie, che racchiudono scenari naturali ancora selvaggi, di rara forza e bellezza, corre il confine tra la regione lucana e quella calabrese.

    Glacialismo

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    Il monte Pollino e la Serra Dolcedorme, salendo sulla Serra del Prete

    Sull'attuale profilo della montagna appaiono evidenti i risultati di un'antica quanto possente azione glaciale: due, infatti, erano i ghiacciai principali che, scendendo sul versante settentrionale, separati dal contrafforte orientale, lo ricoprivano durante l'ultima grande glaciazione di Würm. I ghiacciai in ritiro, oltre ai caratteristici depositi morenici, hanno abbandonato massi di notevoli dimensioni, i cosiddetti massi erratici. Isolati e lontani da probabili punti di caduta, sono facilmente osservabili sui vasti ed assolati piani di Pollino e di Acquafredda che si aprono sul versante settentrionale del massiccio ai piedi delle cime principali (Pollino, Dolcedorme e Ciavole), ad un'altitudine piuttosto elevata, compresa tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota. Nevai stagionali - alcuni dei quali di notevoli dimensioni - sono presenti su tutte le vette più alte del massiccio. Sul Pollino, in particolare, nell'avvallamento immediatamente a sud rispetto alla cima (nei pressi di un'antica dolina), ne sorge uno che è facile scorgere anche a fine agosto. Il 9 ottobre 2010 presso il suddetto nevaio è stato installato un rilevatore di temperatura per un monitoraggio diretto del microclima.


    Edited by Simona s - 18/10/2013, 12:48
     
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    Monte Scorciavuoi

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    Il Monte Scorciavuoi (1.745 slm), è un montagna dell'altopiano della Sila. Geograficamente è collocato nella Sila Piccola e territorialmente fa parte del comune di Taverna. Il monte costituisce l'asse montano, sopra i 1.700 mt, della Sila Piccola insieme al Monte Gariglione e al Monte Femminamorta.

    Posizione geografica

    Lo Scorciavuoi è tra le grandi montagne della Sila Piccola, quello più a nord, a confine con la Sila Grande. Si affaccia sul Lago Ampollino e fa parte del Parco nazionale della Sila trovandosi in una delle aree più pregiate del parco stesso. Già nel 1968, il monte faceva parte 8 del Parco nazionale della Calabria. Il Monte Scorciavuoi è facilmente raggiungibile in quanto la vallata a nord dello stesso monte è attraversato dalla Strada statale 109 della Piccola Sila. La vetta è raggiungibile seguendo i percorsi CAI.


    Edited by Simona s - 21/10/2013, 16:09
     
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    Monte Scuro

    montescuro

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    Il Monte Scuro (1.633 slm) è situato nei pressi di Camigliatello Silano. In cima è posta una stazione meteorologica dell'Aeronautica Militare e un impianto di trasmissione radio-televisiva di RaiWay. Sempre in cima, sono presenti: un ceppo commemorativo, intitolato a Nicola Misasi, insigne letterato e cantore incomparabile della Sila, ed un crocefisso di metallo, quale testimonianza del silenzio e delle profonde notti silane. Dal valico, si può imboccare la ex Strada Statale 107, che conduce fino all'abitato di Spezzano della Sila. Su quest'ultima strada, si corre ogni anno, la gara automobilistica Coppa Sila, valevole per il Campionato Italiano Velocità di Montagna. Una strada panoramica di montagna, lunga 13 km, chiamata "Strada delle Vette", collega la cima di Monte Scuro, a quella di Monte Botte Donato, passando vicino alla vetta del monte Cristo. Scendendo poi da Botte Donato, si giunge a Lorica.


    Edited by Simona s - 21/10/2013, 16:10
     
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