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Gagliato

Provincia di Catanzaro

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  1. Isabel
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    Gagliato

    panoramaoy

    Info - Scheda Wikipedia

    « Piccolissimo castello, di quasi appena quaranta fuochi; però con buone comodità in quanto al vivere… Vi è gran civiltà in questa terra posta in bel sito molto vistoso et in aere molto perfetto. »
    (Della Calabria illustrata, Giovanni Fiore da Cropani, XVII secolo)

    Gagliato è un comune italiano di 550 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria.

    Geografia

    Situato su una collina a 480 metri di altitudine, è un piccolo centro a metà strada tra Soverato e Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro.

    Storia

    - Info -

    Posto su un’altura a ridosso della costa ionica catanzarese, Gagliato è un comune collinare tra Chiaravalle Centrale e Soverato. Posto lungo il corso del fiume Ancinale, citato anche nei classici latini sotto il nome di ‘Cecino’ quale teatro di importanti avvenimenti storici ed annoverato tra le principali vie di comunicazioni interne, il paese è caratterizzato da una rigogliosa vegetazione che ha permesso a questo territorio di essere abitato già dalle prime popolazioni italiche. Le prime notizie storiche, però, risalgono al Medioevo, quando qui sorse la famosa Grangia Certosina di Gagliato (fine XII secolo), che portò grande lustro al territorio per oltre sei secoli: il sisma del 1783 la distrusse sino a renderla inagibile. Divenuta comune indipendente all’abolizione della feudalità nel 1811, visse le alterne vicende del Sud dell’Italia sino ai giorni nostri, caratterizzati da nuovi fenomeni emigratori. Come molti altri paesi calabresi, in estate Gagliato si ripopola con i rientri per le ferie dei tanti cittadini costretti a cercare fortuna altrove, ma anche di turisti che amano le mete meno affollate: il centro storico, ad esempio, offre caratteristici vicoli e palazzi signorili di grande interesse, mentre le ampie aree verdi sono l’ideale per escursioni nella natura. L’ospitalità del posto, inoltre, è proverbiale e, specie nel periodo estivo, non sarà difficile trovare qualche evento popolare o manifestazione folcloristica.

    Cultura

    La grangia certosina

    Dell'antica grangia certosina di Gagliato resta ben poco. Quell’antico insediamento monastico ha sempre rivestito per la comunità gagliatese, ma anche per quelle dei paesi limitrofi, una grande importanza. Con un piccolo sforzo di fantasia è possibile immaginare come tra quei monaci e la gente del luogo fosse in atto un reciproco rapporto di laboriosità e di preghiera. Tempi remoti, di cui oggi non giunge altro che un’eco lontana, quanto suggestiva e toccante. Ancor vivo è invece il disappunto per l’insipienza di quanti permisero che i ruderi del vecchio convento passassero in mani private, e quindi manomessi e irrimediabilmente deturpati. La data di fondazione è alquanto problematica. Esiste tuttavia un documento che fa supporre che essa dovette essere costruita a partire dal XII-XIII secolo. Si tratta di un atto di donazione, datato 14 novembre 1191, per mezzo del quale si assegnava alla certosa di Santo Stefano del Bosco un podere nel territorio di Gagliato (prœdium positum in agro Galliati). La grangia dovette essere molto fiorente dal punto di vista economico. Essa infatti amministrava un vasto feudo che ricadeva nei comuni, oltre a quello di Gagliato, di Satriano, San Sostene, Davoli e Argusto. Tra le sue mura, fra l’altro, si spense padre Saverio Cannizzari, priore della certosa di Serra San Bruno dal 1766 al 1774, nonché profondo studioso di matematica e astronomia. Ciò avvenne il 10 gennaio 1784, quasi esattamente un anno dopo il catastrofico sisma che devastò l'intera Calabria. Cominciò da quell’infausto evento la decadenza del cenobio: la Cassa sacra e i francesi, in fasi diverse, dapprima lo sospendevano e poi lo sopprimevano assorbendone tutti i possedimenti.

    Mitico Ancinale

    Il sito su cui sorgeva la grangia certosina sovrasta la valle dell'Ancinale, un grosso torrente che per molteplici aspetti è legato alla storia dei paesi i cui territori attraversa: Satriano, Gagliato, Argusto, Chiaravalle, Cardinale, Brognaturo, Spadola, Simbario, Serra San Bruno. Notizie storiche lo vogliono teatro di memorabili avvenimenti. Plinio il Vecchio lo riporta con il nome di Caecinus e lo classifica tra i fiumi navigabili del Golfo di Squillace. Lo storico greco Tucidide scrive che «Lachete e gli ateniesi, scesi dalle navi… presso il fiume Cecino, catturarono circa trecento locresi che accorrevano per contenere la forza, con Prosseno figlio di Capatone, e sottratte le armi andarono via». La leggenda vuole anche che, risucchiato dalle acque, vi avesse dimora il citaredo locrese Eunomo. Di certo è che le sue acque furono visitate e percorse fin dall’antichità e che costituirono per secoli fonte di benessere. Padre Fiore dice che «i primi a popolare quelle riviere» furono gli enotri. Altri, per lungo tempo, cedettero di ravvisarvi la Sagra, il fiume su cui intorno al 580 a.C. diecimila locresi sbaragliarono più di centomila crotoniati. È probabile che, grazie a questa infondata interpretazione, la pianura antistante venne chiamata Sagrianum. Da qui il nome di Satriano, l’antica Cecinia, che sorge sull’altro costone sovrastante l’Ancinale. Al riguardo, il già citato storico cappuccino di Cropani scrive: «Ritrovo che molti lo derivano dal vicino fiume, giusta il loro intendimento detto Sagra, ossia ne formano Saggiano, o pur Satriano. Ma con aperto errore; conciossiaché il fiume Sagra, già famoso per la rotta de’ Crotoniati, egli è sotto Castelvetere». E più avanti prosegue asserendo che Satriano trae nome «non già dal vicino fiume Sagra; ma piuttosto dal paese all’intorno, detto volgarmente Saynaro». Oggi il mitico Ancinale ha subito una drastica metamorfosi in seguito alla costruzione di una diga destinata ad alimentare una centrale idroelettrica. In pratica non esiste più. Un grande invaso, paramenti, canali di drenaggio, cunicoli, hanno preso il sopravvento.

    Chiesa San Nicola

    chiesasnicola

    La Chiesa di San Nicola è il principale edificio religioso di Gagliato, Catanzaro. Costruita nel Cinquecento e più volte restaurata nel corso dei secoli, la chiesa è stata al centro di una simpatica vicenda nell’agosto 2009. La facciata presentava infatti inequivocabili i segni del tempo e l’ultimo restauro era ormai quasi solo un ricordo: il comune di Gagliato non disponeva dei fondi per una nuova campagna di interventi ed i membri dell’amministrazione hanno deciso, con risolutezza e spirito d’iniziativa encomiabili, di porre rimedio essi stessi a tale situazione. Smessi gli abiti di politici ed indossati quelli pur sempre nobili di operai, gli amministratori, sindaco compreso, hanno ridato vitalità, cazzuola e pennelli alla mano, alla parte esterna della chiesa di San Nicola, coprendo le parti più malandate. Oggi la facciata è caratterizzata da colori tenui e linee delicate: due cornicioni la suddividono in tre livelli di ampiezza decrescente verso l’alto. Alla sommità vi è un ampio timpano triangolare con al centro una nicchia circolare vuota, la parte centrale è caratterizzata da una finestra rettangolare e due lesene doriche, mentre quella inferiore presenta un ampio cornicione e quattro lesene doriche che incorniciano il portale in pietra. Vistoso anche il campanile che si erge sul retro. L’interno è suddiviso in tre navate da due arcate molto curate e sorrette da pilastri con capitelli corinzi. Oltre al bel soffitto, ai lampadari ed all’abside, il pezzo forte della Chiesa di San Nicola di Gagliato è la splendida teca dietro l’altare maggiore dove è custodita la statua del Santo.

    campanile
    Campanile

    particolarer
    Particolare



    Personalità legate a Gagliato
    Tra i tanti personaggi legati a Gagliato che si sono distinti nel corso dei secoli segnaliamo:
    • Giovanni Sanchez de Luna, marchese di Gagliato, discendente di quel don Giovanni Sanchez de Luna che nel 1605 divenne feudatario di Gagliato. Fu un nobile e dovette essere molto colto se è vero, come egli stesso affermava, che «in riva allo Jonio» amava «conversare coi virtuosi ed assaporar i dolci frutti del Liceo, della Stoa e del Peripeto». Scrisse in Napoli un pamphlet, Fantasie capricciose, che pubblicato nel 1711 metteva alla berlina le famiglie aristocratiche rilevandone vizi e difetti. Per la riservatezza degli argomenti trattati, il libro fu messo al bando e l’autore subì uno dei tanti processi che il suo esuberante carattere gli causarono.
    • Domenico Vitale fu il cantore, l’aedo, di questo paese. «Gagghjàtu, li Madùanni / passàru tutti ‘e ccà: / a ttia restàru ‘i sùanni / e a ricca povertà», così egli lo vede nella sua operetta dialettale di maggiore spessore poetico I zzìppuli. E altrove, riferendosi sempre alla sua terra, scrive: «Da le querce ombreggiata e dagli ulivi / aprica e silenziosa ti distendi; / il cielo abbracci, i poggi, i fuggitivi / jonici remi e d’alto amor m’accendi». Nato a Soverato nel 1895, si trasferì a Gagliato, paese dei genitori, all’età di due anni. Si diplomò ragioniere nel 1914 e subito dopo partecipò volontario alla Prima guerra mondiale combattendo sulla Marmolada. Nel 1920 fu assunto da un istituto di credito dove rimase per trent’anni, arrivando a conseguire il grado di direttore di filiale. Conobbe Filippo De Nobili e Vittorio Butera stringendo con loro un intenso sodalizio culturale. Fu insignito di varie onorificenze, fra le quali quella di Commendatore della Repubblica, Cavaliere di Vittorio Veneto, Accademico Cosentino. Delle tante opere di poesie, in lingua e in dialetto, vanno segnalate I zzìppuli, Un cuoire nell'ombra, Il rio Sorgiorile, I canti dell'Ancinale e Ultime rose. Si spense a Gagliato nel 1982 dove volle essere sepolto.
    • Gianni de Luca nacque a Gagliato nel 1927. Giovanissimo si trasferì a Roma dove studiò architettura e Belle Arti. Per oltre quarant’anni si dedicò al disegno con particolare predilezione per il fumetto che considerava «un linguaggio tutto da scoprire». La sua attività artistica si sviluppò attraverso varie fasi: pittura, scultura, grafica, incisione, affresco, scenografia. Ma fu la fumettistica il suo cavallo di battaglia, in cui esordì nel 1947 collaborando al Vittorioso, settimanale dell’Azione Cattolica per approdare al Il Giornalino, il mensile per ragazzi di Famiglia Cristiana. Delle sue pubblicazioni spiccano in modo prevalente una Storia illustrata dei papi e Romeo e Gulietta a fumetti. Suoi erano anche alcuni disegni che corredavano la rubrica d Raiuno Almanacco del giorno dopo. Nel 1971 vinse l’ambito premio internazionale "Yellow Kid" come migliore disegnatore dell’anno. Si spense a Roma nel 1991 e qui riposano le sue spoglie.

    Edited by terryborry - 24/11/2012, 15:19
     
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