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Santa Lucia del Mela

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  1. Simona s
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    CATANIA (SICILIA)

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    Santa Lucia del Mela

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    - Info -

    Santa Lucia del Mela è un comune italiano di 4.755 abitanti della provincia di Messina in Sicilia, situato nella Valle del Mela. Il territorio comunale è uno dei più estesi della provincia.

    Geografia fisica

    Territorio

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    Lago artificiale Postoleone
    Il territorio del comune di Santa Lucia del Mela, tra i più estesi della provincia (circa 83 km²), presenta una ricca varietà di paesaggi. Dalle più alte vette dei Peloritani, si offre la visione dei versanti tirrenico ed ionico. Luoghi selvaggi ed ancora incontaminati presentano una ricca varietà di flora, querce millenarie, boschi autoctoni. Risalendo il Mela e le sue limpide acque perenni, si arriva alla felce gigante preistorica, che vi vegeta da almeno 60 milioni di anni. La fauna è assai varia: troviamo ghiri, merli, corvi, falchi, istrici, gatti selvatici, ricci, martore, lepri. In località: Postoleone (1020 m) dove da anni è in atto un'opera di forestazione, trovasi un accogliente rifugio per i forestali ed un suggestivo laghetto, meta di escursionisti e campeggiatori che, previa autorizzazione, numerosi accorrono anche dal versante ionico. Interessanti percorsi montani a piedi o a cavallo si possono fare ad esempio alle sorgenti del Mela o alla Rocca Timogna (1127 m).
    Il centro abitato si trova a soli 5 km dallo svincolo autostradale di Milazzo. Dista 35 km da Messina ed 12 km da Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto

    Storia

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    Tomba romana del II secolo a.C.
    Le origini di S. Lucia del Mela, l'antica Mankarru, si perdono nella notte dei tempi. Reperti greci (Padre Parisi ubica sulla sponda sinistra del Floripotamo il tempio di Diana Facellina) e due tombe romane del II secolo a.C.[3] attestano la presenza in questi luoghi di insediamenti greco-romani. Nella galleria delle carte geografiche in Vaticano, Padre Ignazio Danti, nella parte classica dipinta a rilievo, con l'italiano del tempo (1581) chiama questa città “Santa Locia”. La storica vetta del Mankarru o Mankarruna, grazie alla posizione strategica, è stata un importante presidio militare per tutte le dominazioni che si sono succedute. Sui resti di una cinta muraria ellenica i Bizantini edificarono un fortilizio ricostruito dagli Arabi tra l'837 e l'851. Sul declivio del colle i Musulmani costruirono anche una moschea fortezza trasformata nell'alto Medioevo nella Chiesa di S. Nicola. Nella zona esisteva, come ricorda il nome di una via, un Lavacro dei Saraceni, lavatoio pubblico riservato alle donne musulmane ed una tomba con l'iscrizione araba andata perduta. Con l'avvento dei Normanni, il conte Ruggero, per adempiere al voto, dopo la vittoria sugli arabi, fece costruire una chiesa ai piedi del castello dedicandola alla Santa martire Lucia di cui era devoto (1094).

    Da quella data l'arcaico nome Mankarru scompare per far posto a quello cristiano di Santa Lucia. Nel 1206, con l'istituzione della “Prelatura Nullius” da parte di Federico II di Svevia che aveva scelto il nostro sito come luogo di svago e di riposo, il tempio ruggeriano diviene Cattedrale. D'allora ben 67 Prelati si sono succeduti sulla cattedra luciese rendendo memorabile la città che si è via via arricchita di magnifiche chiese e di numerose opere d'arte. Fatto ancor più singolare, il Prelato di Santa Lucia era insignito dell'onore di svolgere le mansioni di cappellano Maggiore del regno e come tale aveva il diritto di sedere in Parlamento all'11 posto. Con Federico II di Aragona la città venne fortificata con una munita cinta muraria ed il castello ristrutturato. Con un proclama si invita la popolazione della Piana soggetta a ricorrenti scorrerie piratesche a stabilirsi a S. Lucia, che venne anche ripopolata con una colonia lombarda. Fu anche sede di un'importante Giudecca, una numerosa comunità ebraica individuata nell'attuale zona della Candelora fino al 1492, anno della loro espulsione dal Regno di Sicilia. Fiorente è stata l'industria della seta e l'attività mineraria dovuta allo sfruttamento di galena argentifera. La città, in quanto demaniale, poteva vantare molte famiglie nobili. Magnifiche chiese, palazzi, fontane avanzi di architettura medievale e rinascimentale fanno di Santa Lucia del Mela una città, meta d'obbligo per gli amanti del turismo culturale.

    Il primitivo toponimo di Santa Lucia del Mela

    Capitello corinzio della Chiesa dell'Annunziata,
    probabilmente proveniente dal Tempio
    di Diana Facellina
    La città si cominciò a chiamare "del Mela" solo a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Fu infatti nella seduta consiliare del 29 novembre 1862, che gli amministratori luciesi deliberarono che la città anziché denominarsi col tradizionale "de Plano Milatii" (della piana di Milazzo), assumesse il titolo distintivo del Mela, dal fiume che le scorre accanto, sul fianco sinistro. Il nome originario di questo fiume era Melas, e secondo il Fazello, anche Milazzo (Mylas) prese il nome da esso. La vecchia denominazione de Plano Milatii, rimontava probabilmente all'XI secolo, quando il gran conte Ruggero, dopo un trentennio di guerra sanguinosa, riuscì a liberare la Sicilia dal dominio musulmano. Ma prima di tale epoca normanna, al tempo degli Arabi e nel periodo bizantino, qual era il nome originario della città? Dobbiamo al dotto monsignor Alfonso Airoldi, se oggi noi conosciamo la sua antica denominazione. Egli fu per quattordici anni, e cioè dal 1803 al 1817, prelato ordinario della Prelatura locale e trattando dell'invasione musulmana del IX secolo nelle contrade luciesi, fa sapere che il nome Mangarruna (di cui Mankarru non è che la forma sincopata) era un tempo attribuito non al colle, come al presente, ma al sottostante centro abitato. Rileggendo infatti le annotazioni dell'Airoldi al codice diplomatico arabo-siculo, troviamo questa sua esplicita e chiara affermazione: <mankarru, questo villaggio, era in quel luogo dove oggi è Santa Lucia. Il vicino monte ritiene tuttora il nome di Mankarru. Sotto gli Svevi fu destinato per sua villa dall'imperatore Federico II>. Non possiamo per conseguenza minimamente dubitare che proprio questo, cioè Mankarru, fosse il primitivo nome di questa storica cittadina.


    L'invasione musulmana a Santa Lucia e la costruzione del Castello

    L'epoca dell'irruzione araba nelle contrade luciesi e quindi della conseguente erezione del famoso castello, la si può arguire direttamente dai cronisti arabi, quali principalmente Al Bayan, Al Atir, An Nunvary e altri storici del tempo, assai ben conosciuti da monsignor Airoldi, prelato di S. Lucia. Al Bayan riferisce che Al Aglab Ibrahim, il quale presiedeva da Palermo al governo dell'isola, nel 222 dell'Egira (836-837 dell'era cristiana) compì due spedizioni, in una delle quali (quella capitanata da Al Fadl Yaqub) espugnò le piccole isole (le Eolie) e la fortezza di M.D. Nar (Tindari). Ibn Al Atir riporta tale vittorioso avvenimento dell'espugnazione e della susseguita distruzione di Tindari al periodo estivo del 222, quando anche la resa di Mankarru (l'odierna S. Lucia) dovette avere luogo. Basandosi su tali indicazioni e su altre personali indagini da lui compiute, può con tutta sicurezza affermare: “presa Tindari nel mese di luglio, l'esercito, rinforzato da 6.400 uomini e da altri mille mandati da Sciacca, in tutto 15.000 uomini, si pose in marcia per l'entroterra assoggettando città e castelli”. E poi, sempre in piena sintonia con i predetti cronisti arabi, continua a dire: “In settembre l'esercito si partì da Tindari, alla volta di Mankarru, T. Sah Otisarah (Randazzo), Taormina, Novara, ripassando nel tornare, per Mankarru”. Se l'accennata irruzione a Mankarru ebbe luogo nell'anno dell'Egira 222, cioè nell'837 dell'era cristiana, è del tutto logico pensare che la costruzione del castello sia avvenuta dopo tale data.

    Della bicentenaria permanenza musulmana ci resta a S. Lucia (oltre l'imponente mole del castello) una misteriosa testimonianza, indicata dalla targa stradale “via o vico Lavacro dei Saraceni”, che si legge nella parte più tipicamente medievale dell'abitato. In tale Lavacro dei Saraceni, il Di Giovanni – alludendo a un massiccio edificio antico esistente tuttora in un vicino giardinetto, sotto la curva stradale, poco al di sotto del sito di detta targa – più che un bagno riconosce una tomba: “… e a me è parso – egli scrive – l'avanzo di una tomba musulmana, quadrata con cupola sopra, al muro della quale era un lapide marmorea con iscrizione, che, o fu distrutta per ignoranza ovvero rubata, restando visibile il posto dov'era murata internamente”. Monsignor Salvatore Cambria – che fu a S. Lucia ispettore onorario ai monumenti – precisa ancor più: “ Nel 1931 notai che la costruzione, a pianta quadrata, a muri dello spessore di oltre un metro in conci tufacei squadrati, come si rileva là dove l'intonaco – per adibire l'ambiente a costerna – è cascato. Il lato rivolto a est ha una finestra a tutto sesto, attraverso la quale si può osservare l'interno; termina con una cornice sagomata al di sopra della quale si nota il luogo dov'era incastonata la lapide”. “È una costruzione di forma quadrata – ripete lo storico luciese Carmelo Maggio – nella valle, a piè del quartiere già occupato dagli Arabi nel IX secolo. Due arcate di travertino, l'una rivolta a nord e l'altra a oriente, servivano di luce e di accesso al tempio[…]” . Come si vede, si tratta di un edificio assai antico e di non poca importanza archeologica – dato che esso – solo in tempo posteriore trasformato a cisterna – è abbastanza staccato dal groviglio delle viuzze, ove è posta la predetta targa stradale, dovrebbe trattarsi – come sostiene padre Giovanni Parisi – non di una ma di due distinte memorie saracene: quella di una tomba sepolcrale o cimiteriale, e quella del Lavacro vero e proprio dentro l'abitato, indicato ancora dalla targa. Il quale Lavacro non dovette essere propriamente una piscina o vasca per bagno, come potrebbe supporsi, ma piuttosto un comune lavatoio, riservato – secondi i rigidi regolamenti in vigore durante la dominazione – alle donne saracene. Il Casale di S. Lucia – data la sua non poca importanza del castello e l'amenità e feracità delle sue campagne – avrà dovuto ospitare una cospicua colonia di gente musulmana, e quindi avrà dovuto avere anche in Mankarru, un proprio ghetto o “rabato”, come veniva allora chiamato il quartiere delle loro abitazioni, un proprio luogo di culto o moschea (sul sito dove sorge la chiesa di San Nicola), un proprio cimitero (nel sopracitato giardinetto, negli anni sessanta degli scavi hanno riportato alla luce delle ossa umane) e, naturalmente, un lavatoio riservato alle proprie donne.

    L'antica Prelatura Nullius di Santa Lucia del Mela

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    Il Castello
    La più antica notizia riguardante la locale chiesa si riscontra in due diplomi del conte Ruggero dell'anno 1094: “Ecclesiam Sanctae Luciae sitam in campania Milatii”. Ma vi è di più. In un documento datato sempre 1094, Roberto, primo vescovo di Messina, nomina per prima, tra le chiese riedificate dal conte Ruggero, quella di S. Lucia. Anche il re Ruggero, in un suo diploma del 1124, nomina subito dopo la chiesa di Patti per prima quella di S. Lucia. Nel 1132, il re Ruggero II, nel palazzo reale di Palermo, fondava una grandiosa e monumentale Cappella che affidava a un cappellano maggiore, il quale venne insignito di una propria sede nel 1206, essendo Stato preposto alla chiesa di S. Lucia de Plano Milatii[4]. Proprio in quell'anno, essendo morto Stefano, vescovo di Patti e Lipari, l'imperatore Federico II (o chi per lui, essendo ancora in minore età) staccò il territorio di S. Lucia dalla diocesi di Patti e lo cedette al suo cappellano maggiore Gregorio Mostaccio (di chiare origini luciesi), che risulta in tal modo il primo prelato della più antica Prelatura “Nullius” (cioè, di nessuna diocesi, e quindi soggetta direttamente alla Santa Sede), come risulta anche dall'Annuario pontificio. Questa Prelatura, territorialmente piccola, è da considerarsi grande per il patrimonio storico, artistico, culturale che rappresenta e luogo privilegiato di fede. Basti ricordare il Beato Antonio Franco che ha tracciato una scia luminosa per esempio di virtù e santità. Non a caso papa Giovanni XXIII nella bolla di nomina di mons. Francesco Tortora (64º prelato), che resse la Prelatura dal 1962 al 1972, dichiarava: “La Prelatura di S. Lucia del Mela è stata resa nota e illustre dalla sua storia, dalla bellezza delle sue chiese e dalla sentita pietà dei suoi abitanti, ravvivata dallo zelo dei suoi presuli”. In seguito al riordino delle Circoscrizioni ecclesiastiche, con decreto della S. Sede, nell'ottobre del 1986, la Prelatura di S. Lucia del Mela e la Diocesi di Lipari venivano unite all'Arcidiocesi di Messina che assumeva la nuova denominazione di Arcidiocesi di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela. La Cattedrale luciese e quella di Lipari diventano Concattedrali, ed i rispettivi Santi Patroni Lucia e Bartolomeo patroni dell'Arcidiocesi.


    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose

    Basilica Cattedrale
    • Basilica Cattedrale: il tempio ruggeriano del 1094 ad una sola navata e col prospetto rivolto verso il Palazzo Prelatizio, venne ricostruito tra il 1592 ed il 1642 a tre navate divise da 12 poderose colonne di granito, con cupola ultimata un secolo dopo. Il prospetto che da sulla Piazza Beato Antonio Franco è impreziosito da un portale marmoreo di Gabriele di Battista (1485). Solenne e vasta, di stile rinascimentale, custodisce numerose e preziose opere d'arte. Ricordiamo: la statua marmorea della patrona “S. Lucia” (sec. XV) attribuita al Laurana; il grande dipinto (mq 24) dell'”Assunzione” che occupa l'intera parete di fondo dell'Abside, di Fra Felice da Palermo (1771); la tela di “S. Biagio” di Pietro Novelli (1645); la tavola del “S. Marco” di Deodato Guinaccia (1581); la statua in alabastro roseo dell'”ecce Homo” attribuita ad Ignazio Marabitti (1771); la tela del" Martirio di San Sebastiano" di G. Salerno (sec. XVII); il “fonte battesimale” di Gabriele di Battista (1485); la tela dell'”Immacolata” di Filippo Jannelli (1676); le sculture della Cappella del Sacramento di Valerio Villareale (1773-1854) impreziosita dal gruppo dell'”Ultima Cena”; “Crocifisso Ligneo” d'ignoto (sec. XVI). Pregevole il coro in noce intagliato attribuito a Giovanni Gallina da Nicosia (1650) e gli splendidi armadi della sacrestia che custodiscono artistici e preziosi paramenti ricamati in oro, argento e pittoresco. Del tesoro della Cattedrale (ostensori, reliquiari ex voto d'oro e d'argento) ricordiamo il reliquiario in argento dorato della “S. Spina” di orafo messinese del 1300, “mano argentea” con reliquia di S. Lucia di Francesco Bruno, uno dei più rinomati argentieri messinesi del 1600. La Cattedrale, al suo interno, custodisce una preziosa urna contenente la salma incorrotta, del Beato Antonio Franco Prelato ordinario della Prelatura Nullius di S. Lucia, morto in odore di santità il 2 settembre 1626.

    Chiesa dell'Annunziata
    • Chiesa dell'Annunziata: l'Annunziata, monumentale chiesa (sec. XV), a tre navate divise da 10 colonne di conglomerato e arenaria, delle quali due con capitelli di stile corinzio, diverse dalle altre con capitelli di stile dorico, si presumono provenienti dal Tempio di Diana Facellina. Il prospetto presenta un portale del 1587 raffigurante l'Annunciazione. Sul lato sinistro si innalza il maestoso campanile coronato da merli guelfi e ghibellini agli angoli. L'interno presenta un soffitto ligneo con mensole originarie del 1400 e pregevoli opere d'arte. Sul primo altare di destra si può ammirare in tutto il suo splendore la tavola della “Madonna delle Grazie” di Ignoto veneto (sec. XV) il dipinto più antico e pregevole della città; la grande tela dell'Annunciazione” di Antonio Biondo (1599); la tavola della “Circoncisione di N.S.G.C.” attribuita a Deodato Guinaccia o alla scuola di Polidoro da Caravaggio (sec. XVI); la tavola della “Madonna delle Mercede” di Antonio Giuffrè (sec. XVI); la tela di “Sant'Antonio da Padova” di Ignoto (sec.XVII); un fonte battesimale (1572); un tabernacolo di scuola gaginesca (sec. XVI). Notevoli le settecentesche decorazioni in stucco. Di gran pregio gli armadi della sacrestia (1751), ed un ostensorio d'argento (sec. XVI). Interessante è il museo parrocchiale nell'adiacente Palazzo Vasari.

    Altre chiese
    • Chiesa del Sacro Cuore: la chiesa ed il convento di S. Maria del Gesù (S. Cuore) risalgono alla prima metà del Cinquecento. La chiesa, ad un'unica navata, è stata ricostruita nel 1881. L'adiacente chiostro con 24 colonne in pietra arenaria è del 1521. Sul portone principale del prospetto, un'aquila reale di marmo riccamente istoriata. L'interno presenta: “l'estasi di S. Francesco” tela di A. Biondo (1600) tra le più belle opere del 1600 siciliano; la tela dei “S.s. Cosma e Damiano” del Rodriguez (1620); la tela della “Madonna del Carmelo” del Filocamo (1718); bel “Crocifisso ligneo” attribuito a Frate Umile (1630); “Fonte battesimale” di Andrea Calamech (1567); mausoleo del Barone Pancaldo (sec. XVI.). In una sala dell'attiguo Convento delle interessanti statue lignee (sec. XVII e XVIII).
    • Chiesa San Nicola: chiesa del tardo Medioevo con bel campanile. L'interno è ad un'unica navata con soffitto ligneo. Presenta alcune tele di pregevole fattura, una statua lignea settecentesca di “Santa Lucia” e al centro di un ricco altare, statua in marmo di “S. Nicola” attribuita ad Andrea Calamech (1570) e nell'abside alcuni affreschi di Filippo Jannelli, raffiguranti episodi della vita del Titolare. Interessanti sono gli armadi della sacrestia.
    • Chiesa del Rosario: eretta nel secolo XVI a ridosso della Cattedrale per celebrare la vittoria della flotta Cristiana su quella turca a Lepanto. Divenne la chiesa dei nobili luciesi come attestato le iscrizioni sulle lapidi sepolcrali. Presenta degli interessanti affreschi ed un pregevole dipinto della “Madonna Del Rosario” di Deodato Guinaccia (1574).

    Chiesa dei Cappuccini
    • Chiesa dei Cappuccini: la Chiesa ed il convento dei cappuccini vennero edificati nel 1610 in posizione amena in prossimità delle mura della città. Nella chiesa troviamo le luminose tele dell'”Assunzione”, di “Sant'Anna”, dell'”Adorazione dei Magi” e della “deposizione” di Fra Felice da Palermo (sec. XVIII); statua lignea di “S. Felice da Cantalice” attribuita ad un frate cappuccino dello stesso convento (sec. XVII); tabernacolo ligneo (1685). Sotto la chiesa troviamo la Cripta con i corpi mummificati dei notabili del tempo. In un lungo corridoio del convento sono esposti alcune tele che raffigurano guarigioni per intercessione dei santi (ex voto).
    • Chiesa di Sant'Antonio Abate: risale al sec. XVI ed era la cappella privata del sindaco. Troviamo una bella statua del santo eremita ed una commovente scultura lignea del Gesù Morto.
    • Chiesa San Francesco: la chiesa ed il convento omonimo (trasformato in ospedale nel 1902 e successivamente nella casa di riposo per anziani “Luigi Calderonio”) sorsero ad opera dei frati Cappuccini nei primi anni del 600. I 2/3 della Chiesa sono stati abbattuti per far posto ad una piazzetta. In essa troviamo pregevoli dipinti, le statue lignee dell'Immacolata e di Sant'Antonio da Padova ed un gran Crocifisso (opera del secolo XVII). Dal belvedere di San Francesco, Giuseppe Garibaldi (come ricorda una lapide apposta sul muro della chiesa) il giorno precedente lo scontro decisivo di Corriolo contemplò i luoghi delle operazioni militari.
    • Chiesa San Caterina: è molto antica, presumibilmente edificata sui resti di un altro tempio. Crollata nel 1780 e ricostruita nel 1926. Resti di affreschi forse di epoca bizantina sono ormai scomparsi. Presunta una pregevole ancona cinquecentesca in pietra arenaria dove al centro spiccava una stupenda statua marmorea di S. Caterina d'Alessandria di Giovan Battista Mazzolo (1536) che attualmente si trova nel Museo di Messina.
    • Chiesa Santa Maria: Il piccolo tempio sorge sulla sponda destra del Floripotamo ed è molto antico e di non poca importanza se già agli inizi del Trecento, al pari delle più importanti chiese urbane (Cattedrale e S. Nicola), ha dovuto versare anch'essa ai collettori pontifici la sua quota di Decime. Una preziosa tavola della “Natività” della Vergine attribuita alla scuola di Polidoro da Caravaggio (1587), posta al centro dell'edicola, dal 1970 si trova in Episcopio.
    • Chiesa Misericordia: tempietto dell'Ottocento dedicato all'Assunta in contata Misericordia. In posizione amena favorisce la meditazione e la preghiera.
    • Chiesa San Giovanni: nell'antico feudo normanno di Pancaldo. Oggi Borgo di S. Giovanni frazione di S. Lucia del Mela, incastonata nel palazzo baronale si trova l'antica chiesetta dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo ed al Battista raffigurati sulla pregevole tela dell'altare maggiore. Una lapide ricorda che la chiesa venne rifatta nel 1900 dalla baronessa Vincenza Galluppi.

    Chiese chiuse al culto
    S.Sebastiano, del 1400 (salone parrocchiale)
    S.Maria dell'Arco, del 1466
    Candelora O Purificazione, del XVI secolo (oratorio parrocchiale)
    SS.Trinità, del 1500
    Gesù e Maria, del 1500

    Chiese andate perdute
    • Santa Mariella, del 1300 (andata perduta)
    • San Michele Arcangelo, del XV secolo (ruderi)
    • San Antonio da Padova, del 1400 (andata perduta)
    • San Dionigi, del 1500 (andata perduta)
    • San Cristoforo, del 1600 (ruderi)
    • Delle Anime del Purgatorio, del 1600 (ruderi)
    • San Carlo, del 1600 (andata perduta)

    Conventi
    • Ex Convento eremo S.Maria Bambina, del 1300
    • Santa Maria del Gesù dei frati Minori Osservanti, del 1521 (oggi Sacro Cuore dei frati del T.O.R.)
    • Monastero suore Benedettine, del 1583 (sussistono alcuni resti)
    • Ex Convento Cappuccini, del 1610
    • Ex Convento dei frati Francescani, del 1622 (oggi casa di riposo "Can. Luigi Calderonio")
    • Ex Convento, 1500 Contrada Grazia (sussistono alcuni resti)

    Architetture civili

    Palazzi

    Nel centro storico sono presenti numerosi palazzi appartenuti alle famiglie nobili luciesi dei Milazzo, Cocuzza, Carrozza, Raineri, Basile, Galluppi, Pancaldo.
    • Palazzo Vescovile: costruito nel 1608 da Mons. Rao Grimaldi (35 Prelato), il quale acquistata la grande “casa” semidiruta sita in Piazza Maggiore (Piazza Duomo), a fianco della “Casa della Città” (Municipio), per onze 300 affida l'esecuzione dei lavori al maestro Vincenzo Ferriato da Novara di Sicilia (suo è anche il progetto della Cattedrale). Quando l'edificio fu terminato Mons. Rao, con atto dell'otto novembre 1613 ne fece donazione al Re come abitazione dei Prelati successori. Il Palazzo riuscì bello ed elegante, costruito con vive pietre scolpite e con annesso un grazioso giardinetto. Nel prospetto, bel portale bugnato che termina con due pilastri sopra i quali sono scolpite le armi gentilizie di Mons. Rao. Subì danni ingenti in seguito al terremoto del 5-7 febbraio 1783. Negli anni venti Mons. Ballo (58 Prelato) lo rese assai decoroso con pavimenti in marmo policromo e damaschi alle pareti. Abbellì la Cappella con un artistico altare del 1757 su cui troneggia una statuetta marmorea delle “Madonna di Trapani”. Le numerose opere d'arte che si trovano nei vari saloni fanno parte del Museo Diocesano della Prelatura alla cui realizzazione ha profuso tante energie Mons. Raffaele Insana.
    • Palazzo Comunale: al centro del prospetto, stemma marmoreo del Comune rappresentato da un'aquila recante un'effigie di S. Lucia. Il palazzo conserva al suo interno l'archivio storico, uno dei più completi e interessanti della Provincia. Si custodiscono, rilegati in pergamena, importanti collezioni di documenti e manoscritti delle più remote antichità, la maggior parte riguardante le varie attività amministrative: Corte Civile, Corte Giuratoria e “Insinue” del notaio Parisi che vi sunteggiò interno al 1750 gli atti più importanti degli antichi notari in una “Giuliana” di 11 volumi e le “scritture” di Don Marco Cocuzza.
    • Palazzo Basile-Vasari: risale al 1770 circa. Il prospetto che non ha subito alcuna manomissione nel tempo, oltre al portale in pietra presenta lo stemma nobiliare della famiglia Basile.
    • Palazzo ex Carcere Borbonico: risale al XVII secolo e ospita la sede distaccata di Milazzo della L.U.T.E e la guardia medica.
    • Palazzo Socio-Culturale: ospita alcuni uffici comunali, la polizia municipale, l'aula consiliare, la biblioteca comunale e la sede della Protezione Civile.


    Musei
    • Museo Diocesano della Prelatura, sito nei vari saloni del Palazzo Vescovile. Al suo interno vi sono conservati paramenti ed oggetti sacri, preziose oreficerie ed argenterie dal XVI al XVIII secolo, tesoro della Cattedrale. Pinacoteca con quadri dal 1500 al 1800. Documentazione etnografica sulla cultura contadina.
    • Museo Parrocchiale chiesa S. Maria Annunziata, situato nel Palazzo Vasari.


    Tradizioni e folclore
    • Particolarmente sentite sono le ricorrenze legate alla Madonna della Neve (5 agosto), considerata la più antica del paese, e alla patrona Santa Lucia (13 dicembre).

    Persone legate a Santa Lucia del Mela
    • Gregorio Mostaccio, di origine luciese. Fu il primo prelato dell'antica Prelatura Nullius.
    • Giacomo da S. Lucia, Arcivescovo di Messina dal 1474 al 1480, nominato arcivescovo in partibus di Filippi e vescovo di Patti, professore di teologia e ministro provinciale dei frati minori in Sicilia.
    • Beato Innocenzo Milazzo, nato a S. Lucia del Mela nel 1510, morì a Piazza Armerina il 26 novembre 1595.
    • Beato Cherubino Mostaccio, nato a Santa Lucia del Mela nel 1545, morì nel convento di S. Nicolò ad Agrigento il 30 agosto 1587
    • Beato Mons. Antonio Franco (1585-1626), Prelato ordinario della Prelatura 1617-1626. Morì a S. Lucia del Mela il 2 settembre 1626
    • Filippo Jannelli, (1621-1696), pittore, ha dipinto varie opere per le chiese di Santa Lucia del Mela, è sepolto nella Cattedrale.
    • Giacomo Coccia, (1762-1829), vescovo, morto a San Filippo del Mela.
    • Abbate Antonio Scoppa, (1763-1817) nato a Santa Lucia del Mela, Ambasciatore a Parigi e accademico di Francia.
    • Diego Basile, dottore in legge, fu giudice criminale a Santa Lucia del Mela nel 1797-98.
    • Pasquale Galluppi (1770-1846), filosofo. Studiò e insegnò nel Seminario di Santa Lucia del Mela.
    • Emanuele Pancaldo, (1800, 1890) patriota, eroe del Risorgimento.
    • Michele Basile (1832 - 1907), patriota, scrittore e docente di Geografia politica all'Università di Messina.
    • Ludovico Fulci, (1849-1934), nato a Santa Lucia del Mela, fu un docente di diritto penale all'Università di Messina, un politico, senatore del Regno d'Italia.
    • Ruggero Vasari (1898–1968), fra i maggiori fondatori del Futurismo.
    • Carmelo Maggio, storico luciese.
    • Mons. Salvatore Cambria, cancelliere della Curia di Palermo. Fu ispettore onorario dei monumenti della Prelatura di S. Lucia, morto nel 1989.
    • Padre Giovanni Parisi T.O.R. (1897-1992), storico, vicario generale della Prelatura.
    • Mons. Vito Guidara, protonotaro apostolico, illustre studioso, per molti anni delegato vescovile, morto nel 1995.
    • Francesco Paolo Fulci (nato nel 1931), Ambasciatore. dal 2011 è Presidente del gruppo industriale Ferrero International.
    • Giuseppe Campione, nato (nel 1935) a Santa Lucia del Mela, docente universitario, già presidente della Regione Siciliana.

    Edited by PatriziaTeresa - 7/6/2015, 20:18
     
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