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Tutte le chiese di Cittanova

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    Tutte le chiese di Cittanova


    Chiesa Matrice di Cittanova

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    - Fonte -

    La Chiesa Matrice di Cittanova, dedicata a San Girolamo, fu costruita pochi anni dopo il sisma del 1783. L'opera venne portata avanti da Maria Antonia Grimaldi Serra, figlia della principessa di Gerace Maria Teresa Grimaldi, morta a causa del terremoto, le cui spoglie - traslate dal diroccato convento dei padri alcantarini nel 1793 - riposano nella Cappella dell'Immacolata, all'interno della chiesa stessa.

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    Maria Teresa Grimaldi (Genova 12-7-1733, Casalnuovo di Terranova 5-2-1783), 6a Principessa di Gerace, 8a Duchessa di Terranova, 6a Marchesa di Gioja, 9a Signora di Monte Sant’Angelo, Signora e Baronessa di Casalnuovo, Galatone, Molochio, Radicena, Iatrinoli, Rizziconi, San Martino, Canolo e Portigliolo, morì a causa del terremoto del 1783 durante il suo soggiorno a Casalnuovo. Il Galanti, Giornale di viaggio in Calabria (1792), ed. crit. a cura di A. Placanica, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1981, p. 187, scrive: “In una chiesa che è una capanna di tavole sotto una specie di altare sta esposto il corpo della infelice principessa di Gerace rimasta oppressa sotto le fabbriche rovinate dal terremoto”.

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    Di architettura ottocentesca, la chiesa ha forme pseudo-barocche con una facciata a tre scomparti sovrapposti, un fastigio centrale con una statua marmorea e due torri campanarie a pianta quadrata con cellette sormontate da cupole a baldacchino cuspidato.

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    Lo stile barocco fiorì a Roma all'inizio del Seicento e si diffuse in varia misura in tutta Europa fino al diciottesimo secolo. E' ancora incerta l'origine del termine, che deriva forse da baroco, termine della logica scolastica assunto in seguito a simbolo di ragionamento pedante, bizzarro. Le opere barocche sono generalmente caratterizzate da una teatrale esuberanza e dalla ricerca di un coinvolgimento emotivo dell'osservatore. Nel corso dell'era barocca, le arti plastiche e l'architettura furono gli strumenti privilegiati di una messa in scena del mondo organizzata dal potere politico. I papi, i maggiori committenti dell'epoca, la utilizzarono per autocelebrarsi, ma anche per glorificare Dio e diffondere i dogmi della Controriforma. In Francia, alla corte del Re Sole, l'arte barocca, attraverso il suo vocabolario simbolico, è invece alla base del potere centralizzato di Luigi XIV e idealizza con fasto un'autorità che si definisce assoluta e di diritto divino.

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    Componenti essenziali del barocco sono il nero e l’oro, l’uno simbolo dell’ascesi e della ridondanza, forse perché questo colore è il risultato ultimo di tutta la somma dei colori, l’altro simbolo dell’abbondanza e del superfluo (‘niente è più necessario del superfluo’, soleva dire Oscar Wilde). Anche la sua struttura ellittica e a spirale rappresenta la metafora di questa varietà di linguaggio. Questa nuova architettura, intonsa ed illusoria, voleva nascondere il malcontento che sempre più serpeggiava nel popolo, succube del potere ecclesiastico ed aristocratico. Frutto di ciò furono i palazzi e le chiese sorti in quel periodo, insieme ai molteplici restauri e rifacimenti di strutture già esistenti che non rispondevano più alle esigenze e ai bisogni del potere. Il barocco utilizzò gli strumenti classici, ma in maniera sproporzionata, introducendo nuove piante e volumetrie basate su linee curve e su spirali per ottenere così effetti grandiosamente scenografici ed illusori.

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    Sulla campana grande, ad opera del Priore D. Giuseppe Antonio Zito, fusa nel 1303 e rifusa nel 1819, c'è l'immagine del Santo Patrono della città, San Girolamo, che i Grimaldi vollero come protettore del loro feudo.

    San Girolamo nacque verso il 340 a Stridone, in Dalmazia ai confini con la Pannonia (Ungheria). E’ considerato uno dei quattro padri della Chiesa occidentale. Erudito nelle lettere e nella filosofia, come dimostrano i suoi numerosi scritti, si fece battezzare poco prima del 366 da Papa Liberio all'età di circa 20 anni e decise, poi, di farsi monaco dopo un San Girolamo (patrono di Cittanova)soggiorno a Treviri durante il quale era stato a contatto con dei monaci. Decise a un certo punto di ritirarsi in un deserto della Siria, dove si diede ad una vita di mortificazione estremamente dura e allo studio dei libri sacri. Divenuto eremita e recatosi nel deserto siriano, studiò l’ebraico per poter leggere le Sacre Scritture in lingua originale. Fu ordinato sacerdote ad Antiochia, a lui si deve la traduzione e l’edizione latina definitiva della Bibbia detta “Vulgata”. Dal 382 al 385 fu a Roma come segretario di papa Damaso, dedicandosi con efficacia alla lotta contro gli eretici. Fondò dei monasteri e per questo è detto abate; morì nel 419 o 420, il suo corpo riposa a Santa Maria Maggiore. E’ ricordato soprattutto per aver tradotto la Bibbia, fissando in massima parte il testo latino della Volgata, che la chiesa ha adottato come versione ufficiale. Il suo vasto sapere, i suoi commenti sulla Sacra Scrittura ed il vigore con il quale ha combattuto le eresie del suo tempo gli hanno meritato il titolo di dottore della Chiesa. Era anche considerato dagli umanisti come un protettore.

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    L'interno è a tre navate ed è stato rifatto in stile neoclassico nel XIX sec; l’Altare maggiore intarsiato e i due Altari minori nel presbiterio sono in marmo, il pulpito è stato realizzato nel 1897 dallo scultore viareggino Eumène Tomagnini. La statua di San Girolamo, collocata sull'altare centrale, opera settecentesca del maestro Domenico De Lorenzo, è scolpita su legno di tiglio e dipinta al naturale; alla sua base c'è lo stemma gentilizio della nobile famiglia Grillo di Oppido Mamertina, per ricordare il contributo dato da don Domenico Grillo, vicario generale dei beni della Casa Feudale Grimaldi.

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    La famiglia di Domenico De Lorenzo è oriunda di Tropea. Si ignora in quale anno e per quali vicende si sia trasferito a Garopoli, dove nacque nel 1742 e vi morì nel 1812 all’età di settant’anni. Nella sua prima giovinezza dimorò per un periodo, circa dodici anni, presso un suo zio cattedratico, a Roma, dove le grandi opere d'arte dovettero esercitare sul suo spirito e sulla sua immaginazione un'attrattiva possente e si dedicò con passione alla scultura, per la quale aveva dimostrato sin dalla fanciullezza una singolare disposizione. Ritornato nel paese natio, continuò a coltivare la scultura, non come sfogo di piacere e di inutile passatempo, ma per amore per l'arte. Egli sapeva trasformare in espressione artistica l'amorfa natura del legno, che ubbidiva pazientemente ai colpi del suo scalpello, e dalle sue mani vennero fuori quasi a getto continuo statue su statue. A Garopoli si formò una famiglia e sposò una certa Francesca Cavallaro, dalla quale ebbe vari figli: Giosuè, Cerajuolo, Michele, morto giovane, a 31 anni, che era una grande promessa per la scultura, e Giuseppe, sacerdote e pur esso mediocre scultore, che tra l'altro, ultimò alcuni abbozzi lasciati dal padre. Le opere di Domenico De Lorenzo hanno una specialità che le distingue da quelle di altri scultori: sono tutte di tiglio, che egli ricavava da una sua proprietà detta “Longa” e sono notevoli sopratutto per la precisa anatomia umana. Poichè tutta la famiglia De Lorenzo coltivò la scultura sacra fu chiamata per antonomasia “I Santari”. Domenico non ebbe discepoli, il solco da lui tracciato, lieve ma non cancellabile, rimase deserto.

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    All'interno della chiesa si può ammirare la scultura lignea del Cristo Risorto dello stesso De Lorenzo e una Pietà lignea del 1866 di Francesco Biangardi. Dello stesso scultore e del figlio Vincenzo sono le “varette”, undici gruppi statuari per un totale di 29 statue lignee eseguite tra il 1821 e il 1893, che rappresentano i Misteri della Via Crucis.

    Francesco Biangardi (Napoli 1832 – Caltanissetta 1911), svolse la sua attività artistica a Napoli nella seconda metà dell'Ottocento. Le sue statue e specialmente le sue “Varette” si trovano in moltissimi paesi dell'Italia meridionale. Vincenzo, uno dei suoi figli, fu pure scultore e riuscì a realizzare opere molto curate nelle forme anatomiche e nelle proporzioni, talvolta più affermate di quelle del padre. L'arte non fruttò al Biangardi grandi fortune, attraversò infatti momenti di grandi difficoltà economiche. Il periodo in cui scolpì i “Misteri” - undici gruppi statuari per un totale di 29 statue lignee che rappresentano i Misteri della Via Crucis, l'Addolorata, Cristo nell'orto degli ulivi, ecc... - coincise poi con la morte della moglie, la malattia della figlia Sofia e l'uccisione del figlio Vincenzo. A Cittanova il Biangardi si trovò a suo agio, riuscendo a familiarizzare con i migliori falegnami del tempo. Eseguiva le sue opere in piccoli esemplari prima di realizzarle in grandezza normale; i bozzetti, che possiedono oggi un elevato valore artistico, sono conservati nelle case di alcune famiglie cittanovesi.

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    Di famiglia aristocratica, Domenico Augimeri (1834-1911) compì studi all'Istituto d'Arte di Firenze e all'Accademia di BBAA di Napoli, con Domenico Morelli. Fu un eccellente ritrattista, dipinse anche quadri storici e d'Arte Sacra e fu scultore in creta. Suoi affreschi (le tele di S. Girolamo e La Trasfigurazione) sono conservati nella Chiesa Madre di Cittanova (RC). Nella Concattedrale di Palmi, sulla parete della navata sinistra, campeggia la figura di San Giuseppe che tiene in braccio il Bambino; un'altra opera sacra si trova nel Vescovado di Catanzaro. Nella Biblioteca Comunale di Reggio Calabria è conservata la tela “Ritratto di Rocco De Zerbi”. Alla 1a Mostra d'Arte Calabrese di Catanzaro del 1912 venne esposto un “Ritratto del sen. Rossi”. Il suo studio di Palmi fu frequentato da molti giovani allievi, tra cui lo scultore cittanovese Michele Guerrisi.

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    All'esterno della chiesa è posta una statua della Vergine, opera in bronzo dell'artista cittanovese Michele Guerrisi (Cittanova 1893 - Roma 1963), che ha realizzato nella città anche il Monumento ai Caduti. I dipinti che decorano il soffitto sono opera del pittore cittanovese Girolamo Raso, mentre le tele di S. Girolamo e La Trasfigurazione sono opera di Domenico Augimeri da Palmi.

    Michele Guerrisi (Cittanova 1893 - Roma 1963), uomo di profonda cultura, di formazione crociana, si laureò in lettere all'Università di Napoli, e contemporaneamente conseguì il diploma di scultura all'Accademia di Belle Arti di Roma. Autore di monumenti pubblici (agli Studenti Caduti per l'Università, a Napoli, 1923, ai Caduti di Cittanova, 1924, ai Caduti di Castellabate, 1926, ai Caduti di Catanzaro, 1933), espose alle Biennali di Venezia del '34 (con l'opera “Nuotatrice”, ora Galleria Civica d'Arte Moderna, di Torino), del '36 (con “Ritratto di Italo Cremona”, ora Galleria d'Arte Moderna, di Milano), del '38. Fu insegnante di Storia dell'arte all'Accademia Albertina di Torino dal 1924 al 1945 e dal 1946 titolare della cattedra di scultura all'Accademia di BBAA di Roma. Sue opere si trovano in vari musei italiani (Torino, Milano, Genova, Roma, Firenze). Fu scultore considerevole, di formazione ideologica, con un occhio per la plastica romana e il Quattrocento italiano. Fu autore di alcuni libri di storia e di critica d'arte, tra i più importanti ed aperti per il suo tempo (Il Giudizio di Michelangelo, A. V. E. Roma 1947; L'idea figurativa, Mondadori Milano; L'errore di Cèzanne, Nistri/Lischi Pisa, 1954).

    Opere di rilievo:
    • Crocifisso ligneo del 1600;
    • Pietà lignea del 1866 opera di Francesco Biangardi;
    • Statua dell'Immacolata del 1800;
    • Statua lignea settecentesca di San Girolamo opera di Domenico De Lorenzo;
    • Statua lignea settecentesca del Cristo Risorto opera di Domenico De Lorenzo;
    • Varette (29 statue lignee, periodo: 1821-1893) opera di Francesco e Vincenzo Biangardi;
    • Statua della Vergine opera di Michele Guerrisi.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 09:21
     
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    Chiesa di San Rocco

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    - Fonte -

    La chiesa di S. Rocco, a navata unica, è una della chiese più grandi della provincia di Reggio Calabria. Su progetto dell’architetto Vincenzo Tarsitani, la sua costruzione cominciò nel 1835 per volontà del notaio Vincenzo Zito e fu realizzata nel luogo dove sorgeva l'antico complesso monastico degli Alcanterini edificato nel 1728. Il terremoto del 1783 distrusse completamente il complesso monastico, si salvarono solo le statue di San Rocco e San Pasquale, un calice di argento cesellato ed una colonna di pietra sormontata da una croce in ferro. La ricostruzione fu intrapresa a partire dal 1835, su progetto dell'architetto Vincenzo Tarsitani, e la Chiesa di San Rocco venne completata nei primi anni del XX secolo grazie all'impegno del sacerdote Giacomo Petropaolo.

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    Il culto di San Rocco si è diffuso rapidamente in Europa Occidentale a partire dalla seconda metà del 1400 e fu approvato da Papa Urbano VIII nel 1629. La cronologia della vita del Santo è incerta e piena di elementi leggendari. Nacque in Francia, probabilmente a Montpellier. Secondo il suo primo biografo, che scrive dopo il 1430, Rocco rimase orfano in giovane età, donò tutti i suoi beni ai poveri della città e partì in pellegrinaggio verso Roma. Ad Acquapendente, sulla via Cassia, si imbatté nel tragico spettacolo di desolazione prodotto dalla peste. Invece di proseguire, Rocco si offrì volontario all'assistenza degli appestati nel locale lazzaretto, dove si verificarono le prime guarigioni miracolose. Proseguì poi il suo San Roccocammino passando per il Lazio, Toscana e Umbria, fermandosi ovunque fosse un focolaio di pestilenza per curare i contagiati. Raggiunse Roma dopo tre anni: trovò San Pietro ed altre chiese completamente abbandonate, perché la sede papale in quel periodo era stata trasferita ad Avignone. Risalì quindi la Penisola passando per Rimini, Novara e Piacenza, dove fu contagiato dal morbo. Il bubbone della peste affiorò su una coscia, così, per non essere di peso a nessuno, uscì dalla città dirigendosi verso le rive del Po, in un luogo deserto, per morirvi in solitudine. Appartatosi in una capanna, sarebbe morto di fame se un cane randagio non gli avesse recato quotidianamente del pane e se dalla terra non fosse sgorgata una prodigiosa sorgente a dissetarlo. Da questo rifugio fu prelevato dal patrizio Gottardo Pallastrelli, che lo ospitò in una casa propria fino a completa guarigione. Lasciata Piacenza, Rocco si diresse al nord, ma presso il Lago Maggiore, ad Angera, fu scambiato per una spia e gettato in prigione per ben cinque anni, finché la morte lo colse nel 1327. Una versione differente afferma che Rocco sarebbe tornato a morire nella città natale, a Montpellier. L'iconografia lo rappresenta come un giovane forte e vigoroso, barba lunga e vestito da pellegrino. San Rocco è spesso raffigurato con un cane che gli sta accanto nell'atto di porgergli un pane, un bastone ed una zucca per l'acqua. Viene quasi sempre raffigurato con un bubbone ed una ferita sulla coscia a ricordo della sua malattia e dell'assistenza ai malati. Nell'immaginario popolare, questa associazione con la gamba si è spostata verso il ginocchio, e così San Rocco è diventato anche il patrono delle ginocchia e delle articolazioni.

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    Maria Grimaldi, ultima feudataria del luogo, donò il legname che servì per il completamento della chiesa. Il notaio Zito promosse il decreto di Ferdinando II del 30 marzo 1838 che approvò lo statuto della Congregazione di San Rocco, chiamata la Congregazione dei Nobili ed ottenne da Papa Pio IX, nel 1850, il rescritto con il quale l’altare di San Rocco veniva dichiarato altare privilegiato.

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    Ferdinando II, re delle Due Sicilie (1830-1859), suscitò grandi speranze con un vasto programma di riforme e di opere Ferdinando II, re delle Due Siciliepubbliche. Con leggi opportune riordinò l'amministrazione dello stato e abolì alcune tasse troppo odiose, dando prova di clemenza con i liberali. La sua saggia amministrazione fece sentire i suoi benefici effetti: la situazione economica del regno trasse gran giovamento, la popolazione tese ad aumentare nella sua globalità, il commercio conobbe un momento fiorente, le entrate fiscali aumentarono, mentre anche l'agricoltura vide lievitare la sua produzione. Diede di Napoli un'immagine avanzata, fece installare in tutte le vie della capitale l'illuminazione a gas e inaugurò nel 1839 il primo tronco ferroviario italiano Napoli-Portici. Questo interessamento per i problemi del regno fece nascere la speranza che fosse orientato a una trasformazione della monarchia assoluta. Il 29 gennaio 1848 concesse la costituzione, ma furono proprio i moti del 1848 che operarono la sua metamorfosi da sovrano progressista e riformista a reazionario. Riprese il potere assoluto, represse i moti siciliani, fece bombardare Messina (da qui l'appellativo popolare di Re Bomba). Le carceri si riempirono di patrioti, mentre i profughi fomentavano all'estero la condanna del regime borbonico. Gli storici hanno messo in risalto che si adoperò molto a favore delle classi povere del Regno aiutandole con sgravi fiscali ed aiuti diretti, ma, secondo alcuni, unicamente per dimostrare le sue doti di benevolenza e profonda umanità. Morì il 22 maggio 1859 nella reggia di Caserta e gli succedette il figlio Francesco, avuto dalla prima moglie Maria Cristina di Savoia, morta nel 1836, dopo aver dato alla luce il tanto sospirato erede.

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    La chiesa fu completata dopo quasi cinquant’anni grazie al Sacerdote don Girolamo Pietropaolo, anche se il progetto originario, che prevedeva la facciata principale sul lato della strada che congiungeva Casalnuovo allo Jonio, fu modificato. L'Altare maggiore, in marmo grigio, è costituito da un cuore centrale con Mensa e Ciborio; i lavori per la realizzazione vennero affidati nel 1924 all'artigiano cittanovese Agostino Raso. Il soffitto è abbellito da tre dipinti: San Pasquale, San Rocco tra gli appestati e San Rocco tra gli angeli; belle le statue di San Pasquale e di San Rocco, appartenenti con molta probabilità all'antico convento di San Pasquale.

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    La terza domenica di settembre di ogni anno (si festeggia a settembre e non il 16 agosto), la chiesa di San Rocco raccoglie numerosi pellegrini.

    Opere di rilievo:
    • Statua lignea di San Rocco del XVIII secolo;
    • Statua lignea di San Pasquale del XVIII secolo;
    • Organo a canne del 1919 costruito dalla ditta Busetti di Torino (recentemente restaurato).

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    Piazza San Rocco


    Edited by Isabel - 9/10/2014, 09:27
     
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    Santuario di Maria SS. del Rosario

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    - Fonte -

    Edificato nel 1823, sul luogo dove sorgeva una chiesa distrutta dal Flagello. Ad una navata, in stile barocco, l'interno ospita affreschi, stucchi, angeli e statue di gesso. La Chiesa è sottoposta a tutela monumentale (legge 906.1939). Nel 1999 è stata elevata a Santuario.

    La sua costruzione iniziò nel maggio del 1823, fu don Domenico Maria Siciliani, padre spirituale della Congregazione della SS. Trinità e della Beata Vergine del Rosario, a volerne l'edificazione, affidandone l’esecuzione architettonica a Francesco Morani e ai due figli Vincenzo e Fortunato e l’esecuzione materiale ai Tigani e ai Rovere.

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    Il 17 febbraio 1777, fu Ferdinando I, re delle Due Sicilie, che firmò il Decreto di approvazione della Congregazione della SS Trinità e della Beata Vergine del Rosario. Ferdinando I (1751-1825), re delle Due Sicilie col nome di Ferdinando III e re di Napoli col nome di Ferdinando IV, fu privato del regno di Napoli a più riprese; tornatone in possesso nel 1815 riunì i suoi due Stati nel regno delle Due Sicilie e prese il nome di Ferdinando I. Figlio di re Carlo e di Maria Amalia di Sassonia Walpurga, salì al trono di Napoli a 9 anni quando il padre divenne re di Spagna (1759) e rimase sotto la tutela di un Consiglio di reggenza in cui ebbe molta importanza l'italiano Bernardo Tanucci. Uscito dalla minore età e sposata (1768) Maria Carolina, figlia di Maria Teresa di Lorena-Asburgo e sorella di Maria Antonietta, regina di Francia, lasciò ben presto in disparte il Tanucci e sotto l'influenza della moglie e dell'inglese John Acton, diede un nuovo indirizzo alla politica estera passando dall'orbita spagnola a quella austro-inglese. Non male, perché, diversamente dalla corte spagnola, mutuò da quella austriaca alcune buone riforme, come quella scolastica, quella ecclesiastica ma anche quelle assolutiste-feudali... Cacciato da Napoli dalle truppe Francesi nel 1799, fu costretto a fuggire in Sicilia. Con una spedizione ritornò a Napoli con l'aiuto dei Sanfedisti di Ruffo e dei suoi amici Inglesi, ma alcuni anni dopo, avendo ripreso la guerra contro i Francesi, Napoleone lo depose e fu costretto nuovamente a fuggire in Sicilia. Qui, con la forte influenza degli inglesi, interessati all'indipendenza dell'Isola in quanto unica fonte al mondo di zolfo, necessario per le acciaierie inglesi, con l'aiuto di lord Bentinck e della nobiltà siciliana, mancò per poco il vero e proprio distacco dall'Italia. Infatti, nei sei anni che seguirono, ci fu un brevissimo sogno già accarezzato dai siciliani fin dal 1302: nacque il primo Partito Separatista che diede anche vita a un breve regno autonomo della Sicilia.

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    La chiesa ha un'architettura neoclassica con linee baroccheggianti e forme così armoniche da essere considerata la più bella della città; è sottoposta a tutela monumentale ai sensi della legge 1 giugno 1939 n. 1089. La facciata è tripartita ed è fiancheggiata da due campanili a torre quadrata con cupole esagonali a cuspide. Sulla facciata è stata posta una Croce, opera del maestro D. Greco di Serra San Bruno, mentre la nicchia tra i due campanili ospita una statua in marmo bianco della Madonna col Bambino, opera dello scultore Francesco Jerace.

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    E’ visibile sulla facciata esterna la scritta seguente: DOM SANCTISSIMI ROSARII - TEMPLI HUIUS LAPIDEM PRIMUM - ANTE HAC ANGUSTIORIS - AMPLIOREM IN FORMAM REDIGENDA - GRATIA BENEDICTUM - CASALINOVI CIVIUM - OBLATIONES COLLOCAVERE - NONIS MAJI ANNO DOMINI MDCCCXXIII.

    Francesco Jerace (Polistena 1854, Napoli 1937) studia inizialmente con Francesco Morani, suo nonno materno, e poi a Napoli con Tito Angelini presso l'Istituto di Belle Arti. Nella città partenopea stringe amicizia con F. De Sanctis dal quale derivò il carattere letterario di molte sue opere. Inizia ad esporre giovanissimo a Roma ottenendo importanti riconoscimenti e, dal 1877 al 1911, è presente alle più importanti Esposizioni nazionali e internazionali di Napoli, Torino, Milano, Bologna, Palermo, Roma, Parigi, Monaco di Baviera, Anversa, Vienna, S. Pietroburgo, St. Louis, Bruxelles, Melbourne, Buenos Aires, Barcellona, e a numerose Biennali di Venezia. Nel 1880, presso l' Esposizione Nazionale di Torino, vince il primo e il secondo premio rispettivamente per le sculture “Germanicus” e “Victa”, e presso l'Esposizione Intrenazionale di Melbourne ottiene la medaglia d'oro di 2a classe. Si afferma come uno dei ritrattisti più ricercati dall'aristocrazia e dalla classe politica - nel Palazzo di Montecitorio sono conservati i busti di “Antonio di Rudinì” e “Francesco Crispi” - ma numerose sono anche le commissioni per opere a carattere monumentale, celebrativo, funerario e religioso: nel 1888 realizza la scultura di re Vittorio Emanuele II per la facciata del Palazzo Reale di Napoli e nel 1910 il gruppo bronzeo “L'Azione” per il Vittoriano di Roma. Sono sue opere il Pergamo nel Duomo di Reggio Calabria (1902), la cappella della famiglia Pesmazoglu nel cimitero di Atene (1910-1914), la statua di Santa Maria dell'Olmo nella chiesa omonima di Cava dei Tirreni (1924), il Monumento ai caduti in guerra a Sorrento (1926), il Monumento a Domenico Cimarosa ad Aversa (1929).

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    Il portale è sormontato da un finestrone. L'interno a navata unica è sontuoso, si possono ammirare le decorazioni neoclassiche a stucco eseguite dai Morani e i meravigliosi affreschi del soffitto del maestro Colloca (Lavanda dei piedi, Incoronazione della Vergine e La disputa di Gesù al tempio); nel transetto quattro affreschi di Brunetto Aloi; sul secondo ordine della navata otto tele ai lati che illustrano episodi della Vita di Gesù e dell’Antico Testamento; sul catino absidale due tele, una Sacra Famiglia e il Padreterno di autori ignoti.

    Brunetto Aloi (1809-1893) pittore della scuola di E. Paparo, operò in diversi centri del reggino, a Polistena, dove sposò nel 1848 Maria Lucrezia Camillò, ed eseguì una Sant’Anna (1857) per la chiesa del Rosario, la Madonna dell’Itria per la chiesa della SS. Trinità, e nella vicina Cinquefrondi, dove si conservano una Madonna del Rosario e un San Vincenzo nella chiesa del Rosario.

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    Francesco Morani è l’autore degli angeli di gesso che separano l’altare dal resto della chiesa e delle statue in gesso che si trovano sulle pareti laterali. Il fonte battesimale è in marmo puro “fior di pesco”. La chiesa è ricca di tele ottocentesche e di numerose statue, ricordiamo quella della Madonna del Rosario (opera in legno posta sopra l'altare maggiore), di Santa Lucia, di San Giovanni Evangelista, di San Vincenzo, di Gesù Risorto. La chiesa è stata ristrutturata in parte nel 1961 e poi, successivamente, nel 2004; in tale data la Banca di Credito Cooperativo di Cittanova ha donato un portale in bronzo raffigurante i misteri del Rosario.

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    La famiglia Morani di Polistena espresse veri e propri geni statuari, stuccatori, scultori e pittori fra i quali giganteggiano, particolarmente, le figure di Domenico e Francesco (scultori) e di Vincenzo (pittore).

    Opere di rilievo:
    • Statua lignea della Madonna del Rosario, scolpita da Giuseppe Biangardi;
    • Trinità che incorona la Vergine: statue lignee realizzate a Napoli nel 1830.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 09:31
     
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    Altre chiese

    - Fonte -



    Chiesa Maria SS. della Catena

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    Appena fuori il centro storico si può ammirare la chiesa di Maria SS. della Catena. Sorta sui resti della chiesa di Santa Maria di Campoforano, eretta nel Settecento dagli abitanti di San Giorgio Morgeto e distrutta dal terremoto del 1783, fu costruita tra il 1854 e il 1860 dall'arciprete Don Domenico Luzio.




    Chiesa del Calvario

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    La Chiesa del Calvario, opera dell'ing. Domenico Avenoso, è stata costruita nel 1912. Nella Chiesa sono custodite pregevoli opere in cartone romano, il gruppo dell'Addolorata col Crocefisso ed il Gesù Morto.




    Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

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    La Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, costruita nel '700 come cappella in legno di piccole dimensioni, già intitolata alla Madonna delle Grazie ed ai Santi Cosma e Damiano, fu ricostruita nella prima metà dell'800 nella forma attuale.




    Chiesa di San Giuseppe

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    La Chiesa di San Giuseppe fu ricostruita grazie ad una sottoscrizione degli artigiani del luogo sulle rovine della Chiesa di San Francesco di Paola (cappella-oratorio di jus patronato della famiglia Avati), distrutta dal terremoto del 1783. Al suo interno si possono ammirare le statue in legno di San Giuseppe lavoratore con il bambino e San Giovannino, realizzate dallo scultore Francesco Biangardi. L'altare della Chiesa è stato costruito nel 1948, il pavimento risale al 1966. Nel 1969 è stato collocato un quadro sul soffitto. Nel 1974 è stata rifatta la facciata della Chiesa dall'artigiano Girolamo Raso.




    Chiesa della Sacra Famiglia

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    La costruzione della Chiesa della Sacra Famiglia risale all'anno 1884. Un marmo posto all'interno della Chiesa ci ricorda che la sua costruzione, ad opera della signora Donna Rosa Tarsitani, avvenne in soli 32 mesi.



    Edited by Isabel - 9/10/2014, 09:58
     
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    Bellissime.... :)
     
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  6. alixia 44
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    stupende........ cittanova è il paese di mio papà
     
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5 replies since 29/7/2010, 12:50   700 views
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