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Tutte le chiese di Reggio Calabria

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    Tutte le chiese di Reggio Calabria

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    Duomo di Maria Santissima Assunta

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    Il Duomo di Reggio Calabria, dedicato a Maria Santissima Assunta, è il più grande edificio religioso della Calabria, ed è la Cattedrale dell'Arcidiocesi metropolitana di Reggio Calabria-Bova. Sorge nel centro storico della città, dove mostra il suo prospetto principale sull'ampia Piazza del Duomo.

    Dalle origini alla cattedrale gotico-normanna

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    Le origini della Cattedrale di Reggio sono da ricondurre agli inizi del II millennio quando, con l'invasione normanna dell'Italia meridionale, Reggio subì un processo di "latinizzazione" e progressivo abbandono del culto greco-bizantino di cui era il centro. Nel 1061 infatti giunsero in città i Normanni di Roberto il Guiscardo che, scacciati i Bizantini e creato in Reggio il Ducato di Calabria, lasciarono alla popolazione di etnia greca l'antica cattedrale (chiamata "La Cattolica"), per ordinare la costruzione di una nuova cattedrale che fosse sotto l'ordinamento del Papa di Roma, cui erano legati i Normanni.

    In una successiva descrizione storica della città, si legge poi:
    « ...tra i sacri edifizii di Reggio merita particolare attenzione la Chiesa Metropolitana antico tempio gotico a cinque navi costruito in pendìo per modo che dal coro alla porta l'inclinamento del suolo supera la misura di un braccio; in oggi quel duomo uffizziato da canonici mitrati è splendido di moderni dipinti e della cappella intitolata al sacramento ornata con profusione di marmi e di calcedonii... »
    (Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell' Italia e delle sue isole, 1845).

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    Dunque la cattedrale originaria era probabilmente un edificio gotico a cinque navate. Secondo alcuni studiosi questo tempio presentava analogie sensibili e perfette con la Cattedrale di Cefalù nella forma, nella pianta e nelle dimensioni. Comunque informazioni documentate sulla cattedrale reggina risalgono agli anni 1453 e 1477, quando l'arcivescovo Antonio De Ricci fece aggiungere alla chiesa un campanile, fino ad allora probabilmente assente: « Questa chiesa dei tempi più antichi a noi vicini (delle quali di ha solo memoria) era stata rifatta in prima, dall'arcivescovo D.Antonio De' Ricci, che lasciò il suo nome al campanile... »
    (A. De Lorenzo - Monografie di storia Reggina e Calabrese, 1888).

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    Durante il XVI secolo, come molti edifici della città, la chiesa venne saccheggiata e incendiata dalle incursioni dei turchi per ben due volte: dopo l'incendio del 1574 fu ricostruita e riconsacrata dall'arcivescovo Gaspare Ricciullo del Fosso nel 1580 e, dopo il nuovo incendio del 1594, subì diversi interventi di restauro tra i quali uno ad opera dell'arcivescovo Annibale D'Afflitto nel 1599, uno dell'arcivescovo Gaspare Creales nel 1665; infine il tempio fu ancora abbellito e restaurato dall'arcivescovo Ybañez, il quale terminati i lavori nell'anno 1682, faceva porre una grande lapide commemorativa nella quale sono elencati i privilegi dell'arcivescovado reggino sia nel campo civile sia in quello religioso. Questa lapide si può leggere entrando nella Basilica sulla destra:

    « A Dio Ottimo Massimo. All'Alma Vergine Madre Assunta al Cielo la Chiesa reggina metropoli della Magna Grecia di un tempo, madre e capo delle province, fondata nell'anno 58 dall'apostolo Paolo, affidata al suo discepolo martire Stefano, I vescovo dei Reggini, per la cura dei beni spirituali Arcivescovo reggino della Calabria Ulteriore e metropolita della stessa, Archimandrita di Ioppolo, Abate di S. Dionigi, è a capo di dieci Chiese Cattedrali, i cui vescovi sono suffraganei, quello di Bova, di Cassano, di Catanzaro, di Crotone, di Gerace, di Nicastro, di Nicotera, di Oppido, di Squillace, di Tropea; per la cura dei beni temporali, è alla presentazione del Re cattolico e Consigliere della regia Maestà, Conte della città di Bova e della campagna di Africo, barone di Oppido di Castellace con giurisdizione di pura e mista sovranità, per concessione data dall'imperatore Federico II nell'anno 1223, Martino Ybañez del Villanueva, spagnola dell'Ordine della SS. Trinità, avvocato e qualificatore della Santa e Generale Inquisizione Spagnola, dottore e primo cattedratico della scuola complutense di Sacra Teologia, dall'episcopato di gaeta arcivescovo di Reggio, con la misericordia di Dio restaurò all'interno e all'esterno e riportò allo stato presente tutta questa Chiesa, deforme e quasi crollata per la vetustà. Nell'anno del Signore 1682. »

    Un nuovo edificio barocco-neoclassico

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    La vecchia Cattedrale barocca, distrutta dal'ultimo terremoto

    Nel 1741 Mons. Polou fece riedificare un nuovo tempio in stile tardo-barocco, in un periodo in cui si cominciava a risentire delle influenze neoclassiche tipiche del vicino barocco siciliano, con una struttura a croce latina e a tre navate, ubicata accanto all'attuale via Castello e che si inoltrava verso il corso Garibaldi (da est a ovest). Pochi decenni dopo la cattedrale venne danneggiata dal terremoto del 1783. Dopo il sisma l'ing. Giovan Battista Mori fece eseguire ulteriori interventi di restauro, e la chiesa fu riconsacrata da mons. Capobianco, portata a termine da mons. Cernicola, abbellita da mons. Converti, con quasi tre restauri ogni sue secoli.

    La facciata recava l'iscrizione di San Paolo in latino:
    « CIRCUMLECENTES DEVENIMUS RHEGIUM »
    « Costeggiando, giungemmo a Reggio. »

    La nuova Cattedrale neo-romanica

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    Una vecchia cartolina che mostra il grande Duomo con il campanile

    Un nuovo evento catastrofico, quale fu il terremoto del 1908, provocò notevoli danni, perciò ne conseguì la decisione di ricostruire integralmente l'edificio religioso adeguandosi al nuovo piano di ricostruzione della città redatto dall'ing. Pietro De Nava. Così nel 1913 l'Arcivescovo di Rinaldo Rousset decise di riedificare la Cattedrale di Reggio affidando l'incarico al padre carmelitano ing. Carmelo Angelini che, prevedendo l'uso di nuovi materiali e accorgimenti tecnici antisismici, progettò il nuovo edificio nel 1917 definendolo di stile neo-romanico:

    « La reinterpretazione di elementi romanici e gotici, secondo l'influsso del movimento culturale eclettico, ha dato caratteristiche proprie all'edificio sacro, conferendogli originalità, solennità e armonia. »

    Alcune modifiche al progetto furono apportate dall'ing. Mariano Francescani, e i lavori furono eseguiti dalla ditta Chini. La Cattedrale quindi fu riconsacrata il 2 settembre 1928 dall'arcivescovo Carmelo Pujia. Alcune modifiche al progetto furono apportate dall'ing. Mariano Francescone, e i lavori furono eseguiti dalla ditta Chini e terminarono agli inizi del 1928 per consentire la celebrazione del Congresso Eucaristico Calabrese. La cattedrale quindi fu riconsacrata il 2 settembre 1928 dall'arcivescovo Carmelo Pujia. Il 21 giugno 1978 con bolla pontificia, la cattedrale di Reggio venne elevata alla dignità di Basilica minore

    « "Tra i molteplici titoli di onore, pietà religiosa e di fede, per cui, in ogni epoca si è distinta la Chiesa di Reggio, una delle più antiche e venerande, in maniera giustamente particolare si gloria sia per la venuta a Reggio di San Paolo Apostolo, sia per la sua Chiesa Cattedrale. Questa per la sua ampiezza e lo splendore dell'arte, nonché per le memorie dei santi ivi custodite, e per le moltitudini di fedeli che vi si raccolgono, si segnala di fatto e veramente come la prima fra tutte le chiese della Calabria" »
    (dalla Bolla Pontificia.)

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    San Paolo e Santo Stefano


    Descrizione architettonica ed opere d'arte

    La Cattedrale di Reggio ripropone un'architettura dallo stile eclettico-liberty (largamente diffuso in città durante l'ultima ricostruzione) che tende a reinterpretare l'arte medievale romanica e gotica, fondendo elegantemente alcuni elementi di entrambi gli stili.

    Prospetto

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    L'iscrizione in greco sul portico

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    Particolare del rosonesormontato da sette leoni


    Il prospetto principale è diviso in tre parti con quattro torri traforate di forma ottagonale sormontate da croci. La parte centrale della facciata presenta una trifora sormontata da un rosone racchiusi da una cornice decorata a motivi floreali. Sulla scalinata che conduce all'ampia e imponente facciata, sopraelevata insieme all'edificio rispetto alla prospiciente piazza, sorgono le sontuose statue di San Paolo, che secondo la leggenda convertì i reggini al cristianesimo, e di Santo Stefano di Nicea, primo vescovo della città. Le statue furono scolpite nel 1928 da Francesco Jerace e collocate sul sagrato nel 1934. Jerace è inoltre autore del monumentale pergamo che si trova all'interno.

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    Statua di San Paolo Apostolo

    recante l'iscrizione:
    DIVO PAULO TARSENSI
    QUI PRIMUM RHEGINIS JULIENSIBUS CHRISTUM NUNTIAVIT
    RHEGINI JULIENSES
    ANNO MCMXXXIV
    AB HOMINUM GENERE REDEMPTIO

    A Paolo di Tarso, servo di Dio che per la prima volta annunciò Cristo ai Reggini Giuliensi. Nell'anno 1934, dal popolo redento.

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    Statua di Santo Stefano di Nicea

    recante l'iscrizione:
    DIVO STEPHANO NICÆNO
    PRIMO RHEGINORUM JULIENSIUM PONTIFICI
    RHEGINI JULIENSES
    HOMINUM GENERE REDEMPTO
    ANNO MCMXXXIV
    AB HOMINUM GENERE REDEMPTIO

    A Stefano di Nicea, servo di Dio, primo Vescovo dei Reggini Giuliensi. Nell'anno 1934, dal popolo redento.



    All'ingresso si trovano i tre portali in bronzo:
    • il portale centrale, di Luigi Venturini, fu inaugurato in occasione del XXI congresso eucaristico nazionale del 1988 svoltosi a Reggio. Dedicato alla titolare della cattedrale, Maria SS. Assunta, illustra le scene di vita della Madonna.
    • la porta d'ingresso di sinistra, di Biagio Poidomani, illustra episodi che narrano la storia della devozione di Reggio alla Madonna della Consolazione.
    • la porta d'ingresso di destra, di Nunzio Bibbò, è dedicata a San Paolo e raffigura episodi dell'apostolato di Paolo di Tarso cui si legano le origini della chiesa reggina.

    Il portico che precede il portale principale reca l'iscrizione in greco:
    « ΠΕΡΙΕΛΘΟΝΤΕΣ ΚΑΤΗΝΤΗΣΑΜΕΝ ΕΙΣ ΡΗΓΙΟΝ »
    « Costeggiando, giungemmo a Reggio. »
    (Atti degli Apostoli 28,13)


    Accanto al portale centrale, sul lato sinistro una lapide ricorda la visita di Giovanni Paolo II a Reggio e alle chiese di Calabria del 7 ottobre 1984; mentre sul lato destro un'altra lapide ricorda il discorso di Giovanni Paolo II del 12 giugno 1988 in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi a Reggio.

    Campanile

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    Vetrate illuminate


    Il Campanile del Duomo, alto 28,15 m (43,67 m s.l.m.), fu ultimato il 30 settembre 1931, e mantiene nella forma lo stile della Cattedrale. Ha sostituito il campanile diroccato dal terremoto del 1908. In una lapide un tempo murata alla base della torre campanaria, ricuperata e ricomposta nel 1977 (oggi collocata nella galleria auditorium San Paolo a fianco della Cattedrale), viene ricordata la dignità dell'antico monumento costruito nel 1453 dall'arcivescovo De Ricci, e ricostruito nel 1841 dall'arcivescovo Pietro De Benedetto:

    « D.O.M. / DISIECTA IAM PRIDEM PERANTIQUA TORRI / QUÆ SACRIS ÆDIBUS ADDICTA / IAM INDE A MEDIO FERME SÆCULO XV / ARCHIEP. ANTONIO DE RICCIS AUCTORE / MIRA IN COELUM ALTITUDINE ASSURGEBAT / NOVAM HANC AB INTEGRO INSTABIUS PRO SOLI INGENIO / HUMILIORI EXTRUENDAM FASTIGIO / ARCHIEP. PETRUS DE BENEDICTO / AH CR MDCCCXU PRÆSULATUS SUI VI / SUO SUMPTU CURAVIT »

    « A Dio Ottimo Massimo. Distrutta già da tempo l'antica torre, che era annessa al sacro tempio, già appena dopo la metà del XV secolo, a cura dell'arcivescovo Antonio De Ricci, si innalza verso il cielo di un'altezza meravigliosa. Questa del tutto nuova, da costruire di minore elevazione a motivo del suolo instabile, l'arcivescovo Pietro De Benedetto, nell'anno del Signore 1841, VP del suo episcopato, curò a proprie spese. »

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    La torre campanaria


    La prima delle due celle campanarie si trova nel secondo ripiano, la seconda cella è nella parte elevata:
    • nella prima cella campanaria fu posta la Campana della Conciliazione;

    in quella superiore furono collocate:
    • la Campana del Congresso, detta anche della Consolazione;
    • la Campana del Capitolo, chiamata il campanone.

    Il Campanone è la campana più grande, dopo il terremoto del 1750 l'arcivescovo Damiano Polou, la fece rifondere ad opera del napoletano Nicola Astarita. Porta inciso lo stemma del vescovo ed alcune figure sacre (Crocefisso, Vergine Assunta in Cielo e San Giuseppe).

    Si leggono due esametri ed alcuni motti:

    « Lauda Deum verum, Plebe voco, convoco Clerum, / Defunctis ploro, Nimbum fugo, Festaque Honoro / Ecce Crucem Domini, Fugite Partes adversæ / Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus Immortalis miserere nobis / Sub tuum Præsidium Confugimus / Sancta Dei Genitrix / Anno Jubilei MDCCL »

    « Canto le lodi del Verbo di Dio, chiamo a raccolta il popolo, convoco il Clero. Piango per i defunti, allontano la tempesta e santifico le feste. Ecco la Croce del Signore, allontanatevi parti avverse. Dio Santo Onnipotente, Santo Immortale abbi pietà di noi. Santa Madre di Dio Sotto la tua protezione ci rifugiamo. Anno del Giubileo 1750. »

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    Il Campanile visto dalla parte posteriore del Duomo

    mentre la vecchia campana recitava:
    « Cristo è con noi restate. Liberaci da ogni male o Signore. Opera di Giacomo Logullo Auspicio di Pace - Bertuccello 1686. »


    La Campana della Consolazione fu fatta fondere nel 1926 a Gallico, dall'arcivescovo Rousset a ricordo del Congresso Eucaristico Regionale. Essa porta la seguente iscrizione dettata dal latinista mons. Quattrone:

    « Pro aere Campano templi pontificalis / Rhegium Julii / Anno dedicationis novi Templi Metropolitani / Ac primi Brutiorum Cactus Eucharistici / MCMXXVIII / Sacrum hoc aes Campanum fuit ditius refusum / cui nomina Dei para Consolatrix et S.Teresia A.J.I- / Ipsarum coelestibus aùspiciis / Cristo jesu sub pane latenti / A Rheginis Juliensibus Honor perpetuus et gloria / Fiet amen / Fr. Rajnaldus Rousset Archiepiscopus / Refundi jussit Quo vita functo / Carmelus Pujia novus Archiepiscopus Expensas solvit »

    « Per le campane del Tempio Arcivescovile di Reggio - L'anno della Dedicazione del nuovo Tempio Metropolitano e del primo Congresso Eucaristico calabrese del 1928 - Questa campana fu più riccamente rifusa e le furono dati i nomi della Madre Consolatrice e di Santa Teresa del Bambino Gesù - Con la loro celeste intercessione a Cristo Gesù nascosto sotto il pane - da Reggio onore perpetuo e gloria. Fr. Rinaldo Rousset - Arcivescovo - dispose la rifusione. In seguito alla sua morte Carmelo Pujia nuovo arcivescovo pagò le spese. »

    Interno

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    Navata centrale


    L'interno è in stile romanico con motivi d'ispirazione classica. Le colonne a fascio, che delimitano le navate reggono le capriate scoperte che ricevono il peso del tetto. Ad ogni incrocio delle travi dello stesso è dipinta una svastica, per un totale di circa duecento croci uncinate, che nulla hanno a che vedere con il nazismo, perché sono state dipinte nel 1928, esse simboleggiano il sole e la luce dell'avvento del Cristo, secondo la profezia del Cantico di Zaccaria riportato in Luca 1,78-79.

    « ..verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace »


    Il Duomo si presenta di pianta basilicale, con tre navate divise da colonne portanti ed intersecate da crociere che terminano con altrettante absidi separate da archi che poggiano su pilastri. Le tre navate, interrotte da tre transetti, terminano con abside poligonale per una lunghezza di 93 metri e una larghezza di 26 metri, e ne fanno il più vasto edificio della regione. La navata centrale è separata dalle laterali da due file di colonne, rivestite in marmo con base in pietra di Trani. Lungo le navate laterali si aprono, con distanza diversa in corrispondenza dei transetti al di sotto del presbiterio, otto cappelle contenenti opere di notevole interesse storico-artistico. La navata destra accoglie i sepolcri dei vescovi seicenteschi, e quelli recenti degli ultimi vescovi del XX secolo Aurelio Sorrentino e Giovanni Ferro, quest'ultimo deceduto nel 1992 è sepolto nella seconda cappella di destra il cui monumento sepolcrale è opera di Michele Di Raco.

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    Il pezzo di colonna del Prodigio di San Paolo


    Nella parte terminale della navata destra, ai piedi della grande tela del XIX secolo di Minaldi, che raffigura la "Consacrazione di Santo Stefano Vescovo di Reggio da parte di San Paolo", si trova, protetto da un'urna di vetro, un tronco di colonna che secondo la tradizione sarebbe quella del Prodigio di San Paolo. Nell'abside centrale l'altare è in stile romanico, opera del XX secolo dello scultore calabrese Concesso Barca, con la cattedra arcivescovile in marmo, opera del XIX secolo di Alessandro Monteleone. Al centro sorge l'altare maggiore della basilica, opera di Antonio Berti, decorato con un bassorilievo in bronzo. Sulla navata di sinistra si aprono otto cappelle, tra le quali nel transetto sorge la "Cappella del Santissimo Sacramento", che costituisce il più significativo monumento barocco della città, per preziosità dei marmi policromi intarsiati a mosaico fiorentino fu dichiarata monumento nazionale nel XIX secolo.

    Il Duomo inoltre custodisce preziose opere d'arte come:
    • le tele ottocentesche del Crestadoro e del Minali
    • un pulpito marmoreo, opera di Francesco Jerace, decorato con due palme in travertino provenienti dalla vecchia cattedrale.

    Sull'altare maggiore, da settembre a novembre, viene esposto il quadro della patrona della città, la Madonna della Consolazione che attira il pellegrinaggio di centinaia di migliaia di fedeli.

    Cappella del Santissimo Sacramento

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    La Cappella del SS Sacramento, monumento nazionale


    Dichiarata nel XIX secolo monumento nazionale, è il più importante monumento d'arte barocco-seicentesca dell'arcidiocesi reggina. Fu fatta erigere nel 1539 dall'arcivescovo Agostino Gonzaga come "Cappella della Santissima Trinità", e successivamente fu trasformata dalla Congregazione del Santissimo Sacramento - con bolla apostolica del 1548 - in "Cappella del Santissimo Sacramento"; a quel tempo infatti la congrega era una delle istituzioni più fiorenti della città. Nel 1599 fu fatta restaurare dall'arcivescovo D'Afflitto (1594-1638), e successivamente da mons. Polou, che ne commissionò un'opera di abbellimento iniziata nel 1640, ma nel 1642 i lavori furono interrotti. Il 14 febbraio 1655 i Rettori della Cappella del Santissimo Sacramento affidarono al maestro scalpellino messinese Placido Brandamonte l'opera di abbellimento della Cappella. L'opera fu terminata nell'agosto del 1655.

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    Particolare del basamento con i decori marmorei in stile barocco


    La cappella fu danneggiata dal terremoto del 1783 e da quello del 1908, e diversamente da quanto accadde per la Cattedrale, che fu demolita e ricostruita ex novo in un luogo differente, si ebbe il buon senso di salvare la Cappella, che fu collocata all'estremità del transetto sinistro del nuovo Duomo di Reggio. I lavori compiuti per riportare la Cappella allo stato originario durarono parecchi decenni, perché nel frattempo i bombardamenti aerei del 1943 causarono un incendio che danneggiò gravemente la Cappella, ma per volontà dell'arcivescovo Ferro la Cappella fu nuovamente restaurata ed inoltre arricchita con dei quadri del pittore reggino Nunzio Bava, quindi fu riaperta al culto il 28 dicembre 1965.

    I quadri di Nunzio Bava rappresentano episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento:

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    Mosè e L'Acqua, di Nunzio Bava


    • sulla destra entrando vi è "Elia Profeta che dorme sotto un tamarindo svegliato dall'Angelo", l'opera è sormontata dalla scritta "panem angelorum manducavit homo";
    • nella lunetta in alto vi è invece "Mosè che fa sgorgare l'acqua dalla roccia";
    • in basso a sinistra il dipinto rappresenta la scena dei "discepoli di Emmaus", con la scritta "caro mea vere est cibus";
    • sopra invece vi si trova la scena della "moltiplicazione dei pani e dei pesci".

    La cappella, che nella cattedrale originaria era situata nell'abside, è a pianta quasi quadrata e le pareti sono totalmente rivestite di intarsi marmorei policromi. Le pareti della cappella sono decorate con intarsi a mosaico fiorentino del XVIII secolo, mentre i soggetti floreali e animali sono realizzati con marmi teneri colorati e smalti di Venezia. Negli angoli, in otto nicchie, sono inserite le statue rappresentanti i santi apostoli Pietro e Paolo, i quattro Evangelisti, ed i due dottori eucaristici San Tommaso e San Bonaventura, tutte in marmo bianco, opere di Francesco Jerace e Concesso Barca. Sull'altare maggiore fanno spicco le quattro colonne in pregiatissimo porfido nero con venature gialle, ed il quadro di Domenico Marolì da Messina, olio su tela del 1665 raffigurante il "Sacrificio di Melchisedeck". Al di sopra dell'altare maggiore c'è una piccola vetrata decorata con i simboli eucaristici.

    Il tesoro del Duomo

    Non aperto alla visitazione del pubblico, raccoglie pregevoli oggetti e arredi sacri. Fra questi un bacolo d'argento e smaltato del XIV sec., un calice e un pissipe d'oro massiccio donati da Pio XI in occasione del Congresso Eucaristico Regionale Calabrese del 1928 e un ostensorio d'oro di Francesco Jerace.

    Organo a canne

    Il primo organo dell'attuale cattedrale di Reggio Calabria fu costruito nel 1930 dalla ditta Balbiani: era a due tastiere con pedaliera e fu rimosso nel 1968 e collocato nella chiesa di San Carlo al Corso. Al suo posto fu costruito un nuovo strumento più grande, di Fratelli Ruffatti, con tre tastiere e pedaliera per un totale di 3252 canne. Fra il 2001 e il 2008, poi, venne ampliato e restaurato dalla ditta Michelotto che, fra le altre cose, ha sostituito la consolle Ruffatti con una nuova di sua costruzione ed ha realizzato il corpo d'eco, corrispondente alla quarta tastiera, davanti al corpo principale. L'organo è a trasmissione elettronica-computerizzata. La sua consolle, mobile indipendente, si trova a pavimento nel transetto e ha quattro tastiere di 61 note ed una pedaliera di 32. L’organo dispone di 4805 canne e 13 campane tubolari, suddivise fra i 73 registri, di cui 51 reali e 22 in prolungamento e trasmissione.

    Il Museo Diocesano

    Di recente inaugurato e aperto al pubblico, il Museo Diocesano,presso la Cattedrale,raccoglie pregevoli oggetti e arredi sacri. Fra questi un bacolo d'argento e smaltato del XIV sec., un calice e una pisside d'oro massiccio donati da Pio XI in occasione del Congresso Eucaristico Regionale Calabrese del 1928 e un ostensorio d'oro di Francesco Jerace.



    Edited by Isabel - 9/10/2014, 12:17
     
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    Madonna della Consolazione

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    Particolare dell'effige della Madonna della Consolazione

    - Fonte -

    « Chî terremoti, câ guèrra e câ pàci,
    sta fèsta si fìci, sta fèsta si fàci! »

    « Con i terremoti, in tempi di guerra e di pace,
    questa festa si è fatta e questa festa si farà!
    »
    (detto popolare autore Ciccio Errigo poeta dialettale reggino)

    Maria Santissima della Consolazione è uno degli appellativi utilizzati dalla Chiesa cattolica nella venerazione di Maria, madre di Gesù. Maria Santissima della Consolazione è patrona della città di Reggio Calabria.

    Festa della Madonna della Consolazione

    Viene celebrata con la Festa della Madonna della Consolazione, comunemente detta Festa i Marònna (Festa di Madonna), un evento particolarmente sentito dai devoti reggini, che ne ha sempre caratterizzato la cultura e le usanze. Il secondo sabato di settembre di ogni anno a Reggio Calabria si celebra la patrona, con una splendida processione che porta la "Vara" con l'effigie della Madonna. Il dipinto viene trasportato dai Portatori della Vara dalla Basilica dell'Eremo (o Santuario di Santa Maria della Consolazione, nella parte alta della città) fino al duomo di Reggio Calabria (vicino al mare, percorrendo a piedi 9 km), attraversando nella fase finale il corso Garibaldi, principale direttrice del centro cittadino; la Vara così giunge a piazza Duomo dove, prima di essere portata dentro la cattedrale, è oggetto della tradizionale "Volata", l'ultima fatica dei portatori che consiste nel fare di corsa l'ultimo tratto della processione, dall'inizio della Piazza del Duomo fin davanti la scalinata della Cattedrale, sotto il peso dell'immane effigie. La processione, sicuramente una tra le più imponenti in Calabria e Sicilia, è tra le più importanti feste religiose d'Italia, e richiama a Reggio durante le celebrazioni migliaia di fedeli dalle due regioni. I fedeli trascorrono la notte che precede la processione in preghiera alla Basilica dell'Eremo, in piazza, i portatori della Vara nell'attesa si intrattengono suonando e ballando la caratteristica "Tarantella", che contribuisce a rendere la nottata un evento a sé. Durante i giorni di festa la città muta il suo aspetto con spettacoli, musica, danze popolari, luna park, bancarelle e piatti tradizionali come ad esempio le frittole, o le 'Nzuddhe.

    Il dipinto di Andrea Capriolo

    Il dipinto è opera del reggino Nicolò Andrea Capriolo del 1547, tavola cm 120x120; raffigura la Vergine seduta in trono che sorregge Gesù bambino tra san Francesco con una croce e nella mano destra il libro della Bibbia, nelle poche righe, del libro, riportate dall'autore del dipinto è possibile leggere: "In principio Creavit Deus Celum Terra Auctem Erat Inanis et Vacua" (da uno studio della Prof.ssa Caterina Maria Marra) e sant'Antonio di Padova con il giglio ed il libro della scienza teologica, in alto due angeli incoronano la Vergine con in mano una palma. La monumentale Vara è in lamina d'argento sbalzato su anima di legno, opera eseguita tra il 1824 e il 1831. Il dipinto della Madonna è custodito quasi tutto l'anno entro una pala d'altare in bronzo dorato dello scultore calabrese Alessandro Monteleone, all'interno della Basilica dell'Eremo.

    Leggende devozionali

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    la Vara in processione

    « E 'griràmulu tutti a nu coru!
    Oggi e sempri, viva Maria!
    »

    « Gridiamolo tutti in coro!
    Oggi e sempre, viva Maria!
    »
    (grido dei portatori della Vara in processione)

    Il quadro del Capriolo, fu benedetto nel gennaio dell'anno successivo nella Cattedrale di Reggio dall'arcivescovo Agostino Gonzaga. Si narra che la sacra effigie, nel 1577, parlò a un umile fraticello per annunciare la fine della terribile pestilenza che in quel momento affliggeva la città di Reggio, il dipinto portato nella cattedrale, riapparì subito dopo sulla collina dell'Eremo, questo prodigio fu interpretato dai fedeli come segno con cui la Madonna chiedeva di erigere proprio in quel luogo la sua chiesa, e la popolazione così fece, da quel momento in poi il dipinto vive una tradizione carica di fede e di coinvolgimento popolare, generando una festa particolarmente sentita da tutti i reggini.

    Sono note le leggende, miracolistiche sulla Madonna della Consolazione relative a pestilenze, epidemie, invasioni e terremoti:

    Nell'antichità
    • 1571 pestilenza;
    • 1594 assedio dei turchi;
    • 1636 pestilenza e prima processione;
    • 1638 catastrofico terremoto;
    • 1672 carestia;

    Giorni nostri
    • 1905 terremoto/maremoto
    • 1907 terremoto/maremoto
    • 1908 terremoto/maremoto catastrofico
    • 1970/1971 La rivolta di Reggio (Fatti di Reggio/Moti di Reggio)

    Il 24 maggio del 1657, con un atto notarile, la città di Reggio si impegnò ad offrire ogni anno un cero votivo in occasione della festa del primo sabato successivo all'8 settembre; e con Decreto della S. Congregazione dei Riti del 26 agosto 1752 la Madonna che raffigura il dipinto fu dichiarata "Patrona della città". La processione ricorre infatti ogni anno in settembre, quando 100 uomini per volta sotto i 1.000 kg della Vara, al grido di "Oggi e sempre: viva Maria!", accompagnano la Venerata Effigie dall'Eremo in Cattedrale, dove rimane fino alla domenica successiva al 21 novembre, festa della presentazione della Beata Vergine Maria, data in cui viene riportata nella sua dimora abituale. Un rito, quello della processione, che si ripete ininterrottamente, dal 1636, e condensa la devozione dei reggini verso la Madonna della Consolazione, una consolazione, così come intesa nella sacra scrittura, che è insieme soccorso, assistenza, aiuto. Nello stesso mese si tengono numerose manifestazioni religiose, fieristiche, musicali e artistiche.

    Curiosità

    In origine la ricorrenza veniva festeggiata il 15 agosto e costituiva una trasposizione in sede cristiana dell'antica festa pagana della "Grande Madre Terra", divinità comune all'area mediterranea.




    Basilica dell'Eremo

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    Santa Maria Madre della Consolazione all'Eremo, meglio nota come Basilica dell'Eremo o Santuario dell'Eremo, è un'importante chiesa di Reggio Calabria. È il luogo dove la grande vara della Madonna della Consolazione dimora quasi tutto l'anno, per poi passare dalla seconda settimana del mese di settembre sino all'ultima domenica di novembre, nella Basilica Cattedrale della città. Il Santuario è adagiato in una splendida posizione nell'omonimo quartiere Eremo, che occupa la zona più alta della città, uno dei maggiori templi della cristianità in Calabria e meta costante di pellegrini.

    Storia

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    Antico Santuario dell'Eremo prima dell'ultimo terremoto


    Anticamente sul posto sorgeva un piccolo capitello votivo. Successivamente dodici frati Cappuccini venuti da Valletuccio, chiamati nel 1532 dall'Arcivescovo D.Geronimo Centelles perché istituissero un chiostro da dove diffondere e propagare le nuove regole francescane, iniziarono a costruire un convento che terminarono nel 1569. Il convento è stato chiamato "Della Madonna della Consolazione" dopo la pestilenza del 1576. Danneggiato irrimediabilmente dal terremoto del 1908 il santuario è stato realizzato, il 28 luglio 1912, con struttura in legno e tampanatura in muratura di mattoni. Il nuovo odierno Tempio-Basilicia, ideato dall'arch. Anna Sbarracani Anastasi e costruito con architetture moderne, è stato inaugurato il 30 luglio del 1965. All'interno è custodito il venerato quadro della Madonna della Consolazione, opera eseguita nel 1547 dal pittore locale Niccolò Andrea Caprioli. Sono anche presenti altre importanti opere tra le quali i pannelli di bronzo dello scultore Alessandro Monteleone e la Via crucis dello scultore Pasquale Panetta.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 12:16
     
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  3. Isabel
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    Santuario di Sant'Antonio

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    Il Santuario di Sant'Antonio è un'importante chiesa di Reggio Calabria. Si trova sulla Collina degli Angeli, una delle alture che dominano il centro cittadino. Don Orione nel 1908 si reca a Messina e Reggio Calabria devastate dal terremoto per partecipare agli aiuti, lì si dedica per tre anni soprattutto alla cura degli orfani, in particolare a Reggio Calabria contribuisce a far nascere il santuario di sant'Antonio. Nello stesso anno fonda la Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità.

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    Una vecchia cartolina raffigurante il Santuario

    Esterno

    L'edificio ha un sobrio stile gotico, e la facciata - divisa in tre - è decorata centralmente da un rosone, mentre ai lati è caratterizzata da due alti campanili che terminano con delle guglie, sormontati entrambi da croci in ferro battuto.

    Interno

    La pianta è a croce latina, con tre navate che terminano con altrettante absidi. le due navate laterali si interrompono al transetto, mentre la centrale termina con presbiterio e abside circolare. Il pavimento è in marmo mentre l'architettura del soffitto è ad archi incrociati. Tutto l'insieme del Santuario è opera di pregevole architettura. Tutto il perimetro del Santuario è decorato dalle vetrate artistiche e dalle pitture che raffigurano scene di vita di Sant'Antonio e di Don Orione. In fondo alla navata centrale, sull'altare maggiore, si trova la statua del Santo collocata all'interno di un tempietto marmoreo, ai lati del quale sono presenti due scale che permettono di accedervi. Intorno una serie di spazi opportunamente illuminati in vari colori si apre per la preghiera. L'antico altare, realizzato in marmo variopinto si trova in fondo. Ha il frontespizio ricoperto da bassorilievi di grande pregio artistico e decorativo.

    Ai lati dei presbiterio si aprono invece due porte sovrastate da mosaici:
    • a destra Don Orione;
    • a sinistra San Francesco di Paola.

    Sul transetto si erge una cupola rettangolare che ricorda quella del Brunelleschi di Santa Maria del Fiore a Firenze. Dal portale centrale si entra in un breve corridoio sormontato da una tribuna riservata all'organo ed ai cantori; per accedervi c'è una scala a chiocchiola sulla destra, mentre a sinistra si trova un grande crocefisso in legno. Nella navata di sinistra si trova la tomba del Canonico Salvatore De Lorenzo (di cui nel 1952 furono portate le spoglie), dunque sulla lapide un ritratto bronzeo - opera di Francesco Triglia - descrive la figura del De Lorenzo. Degli artistici quadretti in legnorappresentano la via crucis ed una una pregevole statua lígnea - opera dello scultore Flavio Pancheri - si trova nella stessa navata. Nella navata di destra si trova invece la statua di San Pietro, realizzata in gesso dipinto di nero.


    - Fonte foto -

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    Santuario di Sant’Antonio

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    Particolare della Facciata

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    Porticato

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    Rosone

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    Cupola del Santuario

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    Campanile



    Edited by Isabel - 9/10/2014, 12:27
     
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  4. Isabel
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    Chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci

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    La Chiesa di San Paolo dei Greci è un edificio religioso di rito ortodosso della città di Reggio Calabria, situata in vico San'Anna del quartiere di Sbarre. La chiesa di San Paolo dei Greci sorge in memoria dell’approdo dell’Apostolo delle Nazioni a Reggio, accompagnato dall’evangelista Luca e dall’altro Apostolo Aristarco, come riportatoci dal libro degli atti degli Apostoli (28,13).

    Storia

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    In occasione di un pellegrinaggio avuto luogo nel mese di Maggio 2008, per commemorare il centenario del terremoto del 1908, da parte di una congregazione formata da monaci aghiorites, appartenenti al Sacro Monastero greco del Paraclito in Oropò, e da laici, tutti studiosi e membri dell’Associazione greca Spirituale e Filantropica, denominata Santa Trinità, in Calabria, tra le altre mete, fu visitata la città di Reggio Calabria, sulle cui coste sbarcò l'Apostolo Paolo, proveniente da Siracusa e diretto a Roma. In quell’occasione, i monaci ebbero modo di recarsi in visita anche presso la Chiesa Greco Ortodossa reggina dedicata al culto di Sant'Elia Speleota, in verità una fatiscente baracca sita in via Sott’Argine Calopinace, la cui vista molto rattristò la congregazione. Da qui nacque la volontà dei monaci di richiedere all’Amministrazione Comunale la possibilità di costruire, a proprie esclusive spese, un decoroso luogo di culto in onore dell' Apostolo Paolo, in modo da soddisfare i bisogni spirituali dei fedeli cristiani ortodossi di Reggio Calabria, i quali, in questi ultimi anni, si sono considerevolmente moltiplicati. La posa della prima pietra è avvenuta nel settembre del 2009 con una cerimonia presieduta da Sua Eminenza Reverendissima il Metropolita Gennadios, Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta. A Reggio Calabria la Parrocchia Ortodossa ha oltre 10 anni di vita. La nuova Chiesa è stata costruita per iniziativa del Sacro Monastero del Paracleto (Oropo d’Attica) e di benefattori Greci. La chiesa è stata consacrata e aperta al pubblico nel settembre del 2010.

    Descrizione architettonica

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    Essendo la prima Chiesa Ortodossa riedificata a Reggio dopo centinaia di anni, già nel progetto stesso si è preso come riferimento architettonico la Chiesa di Sant’Antonio il Grande di Archi, ultima costruita prima dell’arrivo dei Normanni. L'architettura della chiesa rispecchia quella tipica delle chiese di questa tipologia: presenta planimetria rettangolare, tetti spioventi, una grande cupola al centro che sovrasta la navata, una serie di cupole semicirolari di varia dimensione appoggiate alle pareti e aperture bifore e trifore sui prospetti dell'edificio. La chiesa si presenta a croce greca e a tre navate che terminano nel coro, riservato al clero. Un'alta iconostási (parete con immagini di Santi) ripara la vista dai tremendi misteri che si compiono nel santuario, dove vi è la sacra mensa (Altare) da cui entra, a volte, il sacerdote.

    Immagini

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    Interno

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    Edited by Isabel - 9/10/2014, 15:36
     
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  5. AntonellaF73
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    che bello e maestoso il Duomo!

    Edited by Isabel - 27/6/2013, 11:25
     
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  6. Isabel
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    Santuario di San Paolo

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    - Fonte - Fonte -

    Il Santuario di San Paolo, noto anche come Chiesa di San Paolo alla Rotonda, è un'importante chiesa di Reggio Calabria.La chiesa sorge in via Reggio Campi accanto la piazza Rotonda, in una posizione che domina dall'alto la parte sud della città. La chiesa per la sua architettura, per i suoi mosaici e le numerose opere d’arte, è una delle chiese più belle e frequentate della nostra città. La facciata presenta è in stile romanico, con tre portali di bronzo che rappresentano rispettivamente: quello di centro la vita di San Paolo, il portone di Destra raffigura la porta del Male, il portone di sinistra infine raffigura la Porta del Bene. L'interno della chiesa ospita 500 mq di mosaici, Affollano le pareti musive 350 figure umane, parecchie scene de Vecchio e del nuovo Testamento, una moltitudine di angeli, puntini e 34 uccelli diversi animano le lesene delle colonne. La chiesa, per iniziativa dell’ultimo Parroco, don Giacomo D’Anna, è stata consacrata, dopo 70 anni dalla sua inaugurazione, il 21 maggio del 2001, da S.E. Mons. Vittorio Mondello, e dallo stesso Presule è stata eretta a Santuario Diocesano con decreto arcivescovile del 21 maggio 2006.

    Esterno

    La facciata è in stile romanico, con tre portali di bronzo:
    • Il portone centrale di Tommaso Gismondi rappresenta la "Vita di San Paolo";
    • Il portone di destra di Nunzio Bibbò raffigura la "Porta del Male";
    • Il portone di sinistra sempre di Nunzio Bibbò raffigura la "Porta del Bene".

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    Porta del bene; Portale principale; Porta del male



    In alto sulla facciata sono presenti nove nicchie suddivise in tre gruppi che ospitano mosaici raffiguranti:

    Nelle nicchie di sinistra:
    • Virgilio
    • Cicerone
    • Seneca

    Nelle nicchie al centro:
    • San Luca
    • San Giovanni Crisostomo
    • Sant'Agostino
    • San Paolo

    Nei cerchi sempre al centro più in basso:
    • Giulio Cesare
    • Alessandro Magno

    Nelle nicchie di destra:
    • Aristotele
    • Platone
    • Socrate

    Sul sagrato vi è la statua di San Paolo.

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    Nicchia sinistra; Nicchie cetrali; Nicchia destra

    Interno

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    Navata centrale


    L’interno ospita 500 metri quadri di mosaici, in parte opera di Nunzio Bava.
    Sulle colonne della navata centrale sono raffigurati vari episodi della vita di Cristo, parabole e 36 figure di patriarchi.

    Sulla balaustra vi sono 4 angeli del Correale:
    • l’Angelo del mistero
    • l’Angelo della fiamma
    • l’Angelo della meditazione
    • l’Angelo dell’annunzio

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    Interno: ingresso


    Nell'abside è raffigurato il trionfo di Gesù seduto sul trono, con ai lati San Paolo, Santo Stefano da Nicea e gli angeli. Il fonte battesimale è di Nicola Berti, autore anche dei due angeli e dei quattro pannelli dedicati a San Paolo. Adiacentre al santuario sorge il Museo San Paolo, con una pinacoteca e una vastissima raccolta di oggetti sacri.

    Edited by Isabel - 12/10/2014, 18:23
     
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  7. Isabel
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    Chiesa di Sant'Antonio Abate

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    Le arcate romaniche della chiesa

    La Chiesa di Sant'Antonio Abate è un edificio religioso della città di Reggio Calabria, situata nella zona collinare del quartiere di Archi.

    Storia

    La sua costruzione risale intorno all'anno 1000. La più antica attestazione dell'esistenza della chiesa risale al 1363 da atti relativi alla contesa fra la città di Reggio Calabria e il Conte San Severino, per il "diritto e la custodia e governo" della fiera di Scaccioti che si svolgeva presso la chiesa di Sant'Antonio e il possesso della contrada. Il luogo ove sorge l'edificio religioso, in collina e ricco di acque, fu scelto dai monaci per costruire, con la funzione di sentinella dello Stretto, il Typikon di Sant'Antonio Abate, poi divenuta Cappella Reale di Ruggero D’Altavilla. Qui i monaci celebravano messa e riprendevano vigore per l'aria buona della collina. E' stata riscoperta negli ultimi venti anni per il crollo delle coperture murarie della chiesa nuova, le infiltrazioni d’acqua hanno svelato la pianta originaria e ne hanno rivalutato i resti romanici del chiostro posto accanto al tempio. Nel Seicento, era a pianta quadrata, lunga 40 palmi e larga 44 palmi, a tre navate, con un solo altare e due porte di ingresso. Costruita in cotto rosso, con infiltrazioni di ciottoli e abbondante malta, fu il luogo di preghiera di Ruggero d'Altavilla, conte di Mileto e Sicilia, che la riconsacrò insieme al monastero, costruito su un precedente insediamento bizantino, di cui rimangono solo i muri perimetrali. Posta sotto la giurisdizione di Santa Maria di Terreti prima, della chiesa metropolitana Santa Maria Cattolica dei Greci dopo e infine sotto San Nicola dei Bianchi, San Giovanni Battista e Santa Maria del Carmelo, fu danneggiata da numerosi terremoti, dal pascià Mustafà nel 1558 e fu incendiata dal pirata turco Mamud, sbarcato a Catona, che nel 1594 saccheggiò i territori a settentrione di Reggio. Più che il cardinale Colonna, abate di Terreti, fu la devozione popolare che permise con la raccolta delle elemosine di ripararne i danni e di risistemarne il tetto, già prima della fine del XVI secolo. Dopo l’incendio dei turchi del 1594, la chiesa non ebbe più un cappellano stabile; di tanto in tanto si celebravano le funzioni soltanto per la grande devozione dei cittadini. Pertanto monsignor D'Afflitto, nel 1600, invitò il cardinale Colonna, a dotare la chiesa, entro sei mesi, di nuove suppellettili (pianeta, tovaglia, altare, purificatori, ripristino delle mura). Utilizzando anche le elemosine raccolte durante la festività di Sant'Antonio furono acquistati un messale (1586) stampato a Venezia, un calice d’argento, un corporale, una pianeta di capicciola verde e gialla, due candelieri (uno in ottone), un Crocifisso, una grande tela di Sant'Antonio, una campana di 8 rotelle, una campanellina d’altare. Il 19 gennaio 1600, tutte le suppellettili furono consegnate ad Agostino Plutino che fu nominato maestro e procuratore della stessa chiesa. In origine il monastero era costituito da una serie di strutture e fabbricati in muratura: katholikon, torre (rafforzando la funzione militare difensiva e di avvistamento, rete ottica adeguata ai centri fortificati), biblioteca (con schola scriptoria) e skevophylakion. La presenza della biblioteca fa pensare a una schola scriptoria, una di quelle dove si sviluppò la scrittura reggina e con cui, in seguito, la regina Isabella d’Altavilla, madre dell’imperatore Federico II di Svevia, arricchì il monastero di San Salvatore a Messina. Radicali i lavori che furono compiuti nel tempo e hanno mutato l'originaria struttura dell'edificio di culto: furono abbattute le due navate laterali per dare maggiore stabilità al corpo architettonico, furono murati gli archi laterali e la navata destra fu utilizzata come sacrestia (1628-1671), in seguito fu sollevato il pavimento e la navata sinistra fu adibita a ossario con due cripte (XVIII). Da questo momento per le funzioni religiose fu utilizzata soltanto la navata centrale. I muri della facciata e il tetto furono ricostruiti nell’Ottocento; nel secolo successivo furono eseguiti altri lavori e fu innalzato il campanile. Negli anni Venti fu installata una nuova campana, rubata alla fine degli anni Novanta. Nella parte sinistra della cappella, verso Sud, sono visibili ruderi in cotto che individuano l’area del chiostro a pianta quadrata. Recentemente è stata restaurata ed è stata riqualificata l'intera zona adiacente alla chiesa.

    Chiesa attuale

    Rappresenta l'unica grande struttura della città in cui si concretizza la fusione tra il neoellenismo bizantino e il romanico normanno. Originariamente la chiesa era costituita da tre navate di cui oggi esiste solo quella centrale e si presenta con struttura a capanna. L'edificio religioso misura complessivamente m 6,22 di larghezza per m 13,10 di lunghezza e si compone di tre corpi di fabbrica: una navata a pianta quasi rettangolare, una laterale, dalla quale è stata ricavata la sacrestia, ed il campanile. Gran parte della superficie delle pareti interne sono in pietrame e mattoni a vista, l'illuminazione dell'aula avviene attraverso un'apertura lungo la parete destra. Nella parte sottostante vi sono due cripte usate per deposizioni funebri. Si tratta di due piccoli ambienti rettangolari con i soffitti a volta, ai quali si accede per mezzo di due scale, e le cui pareti presentano delle nicchie utilizzate in passato per la deposizione dei defunti. Gli ambienti sono dotati di piccoli canali per il drenaggio e condotti di esalazione. L'ultima data della ricostruzione del campanile risale al 1920, data incisa in calce alla sua base.

    Tra i beni storico-artistici di una certa importanza vi sono:
    • la vasca di un‘acquasantiera del XVII secolo in marmo scolpito;
    • la statua di Sant Antonio Abate in legno scolpito;
    • un dipinto del XX secolo.



    Chiesa di Sant' Agostino

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    La Chiesa di Sant'Agostino è un edificio sacro di Reggio Calabria che si trova in Piazza Mezzacapo, erroneamente chiamata dai reggini Piazza Sant'Agostino. La chiesa, in stile romanico-bizantino, presenta un'insolita struttura se confrontata con le altre chiese della città, essa presenta infatti alcune cupole di diversa grandezza ai lati, in corrispondenza dell’abside, delle navate e del campanile. All’interno l’altare maggiore e le navate sono illuminati da lampadari realizzati in ferro battuto.

    Nella navata sinistra vi sono:
    • un dipinto raffigurante la Madonna della Cintura opera del Conca.
    • un bassorilievo in bronzo, opera di Michele Di Raco.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 12:42
     
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  8. Isabel
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    Cattolica dei Greci

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    La chiesa della Cattolica dei Greci (o Santa Maria della Cattolica dei Greci) rappresenta l'istituzione cristiana più antica nella città Reggio Calabria, sorge tra via Giudecca e via Aschenez.

    Storia

    Durante il periodo bizantino, la Cattolica rappresentò il principale luogo di culto della città. Con l'avvento dei Normanni la chiesa perse importanza a causa della latinizzazione del rito che, come è noto, a Reggio fu introdotto durante il medioevo più che in epoca romana. Sin da quel periodo, comunque, il rito greco continua ad essere praticato. Il protopapa che celebra la funzione religiosa dal 1818 non è più indipendente dal vescovato.

    La cattedrale bizantina

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    Iscrizione in greco


    Le origini della Cattolica sono legate al culto cristiano bizantino, la chiesa infatti è stata per secoli la cattedrale della città, e poi - con l'avvento del rito latino - la concattedrale di rito greco.In origine il tempio fu edificato nei pressi dell' odierna Piazza Italia, tra il Teatro Cilea e palazzo Musitano, a memoria di ciò rimane oggi proprio in quel punto la via Cattolica dei Greci. Durante il corso della sua storia la chiesa attraversò varie vicende, ultima delle quali il distruttivo terremoto del 1783.

    Il nuovo stile neoclassico

    Distrutta dal terremoto, la Cattolica venne riedificata nel 1876 sull'attuale sito, leggermente più a est dal luogo originario, questa volta in stile neoclassico e su progetto dell'arch. Antonino Pugliese. Danneggiata dal successivo sisma del 1908 fu restaurata nel 1954 per riaprire al culto il 25 marzo 1957.

    Descrizione

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    Interno della chiesa

    La tipologia dell'edificio è oggi a croce latina a tre navate, delle quali la centrale termina con abside semicircolare ed all'altezza del transetto c'è una cupola illuminata al centro, riccamente decorata con stucchi e cornici ovali che racchiudono volti di santi. All'interno sono leggibili le due fasi costruttive della chiesa, ovvero la parte inferiore della navata centrale e il presbiterio attraverso la ricca cornice che scorre per tutto il perimetro. Il prospetto principale conserva elementi compositivi neoclassici come l'uso dell'ordine gigante attraverso le quattro colonne con capitelli compositi e basi su zoccolo continuo, sormontati da alta trabeazione, timpano sul quale è collocata una croce in ferro battutto e a completamento ci sono due torri campanarie.

    Sotto il frontone un'iscrizione in greco recita:

    « ΚΑΘΟΛΙΚΗ ΕΚΚΛΗΣΙΑ
    ΤΗΣ ΑΓΙΑΣ ΠΑΡΘΕΝΟΥ ΘΕΟΤΟΚΟΥ
    »

    « Chiesa cattolica
    della santa Madre di Dio
    »
    All’interno, infine, è degno di nota il sigillo della corona di spine di cristo.

    Il portale bronzeo

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    L'altare

    Di notevole importanza è il portale in bronzo dorato, opera dello scultore reggino Giuseppe Niglia, diviso in due ante alte 6 metri ciascuna. Lo stile del portale è in stile eclettico, tipico di molte opere eseguite in città, fondendo il gusto mediterraneo e quello nord-europeo.
    Le due ante del portale, unite ma non divise dal battente, formano un sequenza che si sviluppa in un unico scenario:

    « Una chiara matrice di espressionismo si unisce alle insorgenze di cultura mediterranea le figurazioni colpiscono con la forza di una rinnovata adesione ad una simbologia di salvezza e speranza le figure dei santi e profeti incorniciano le scene come presenze atemporali il ricordo di modelli medievali anima il ritmo dei volumi sullo sfondo di profonde edicole di ombre. Al centro della croce il grande sigillo doloroso della corona di spine profila il segno dell’inizio di un percorso verso lo spazio sacrale dell’interno della chiesa »
    (Elvira Natoli)


    Sul portale sono rappresentate in maniera simbolica con otto formelle:
    • l'annunciazione
    • la natività
    • la presentazione al tempio
    • la fuga in Egitto
    • la predicazione di Gesù nel tempio
    • le nozze di Cana
    • la crocifissione
    • l'assunzione della Vergine.

    I protopapi

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    Il crocifisso ligneo

    Dopo il nome semi-leggendario del primo protopapa della chiesa di Reggio, Pietro del XII secolo, si conoscono i nomi dei seguenti protopapi a partire dal XV secolo fino al 1818:
    • Giovanni Nicola Spanò (1494-1533), sposato.
    • Alfonso Spanò (1533-1538), figlio del precedente, sposato con tre figli. L'ultimo protopapa reggino che risulta sposato.
    • Consalvo Gaetano (1539-1544), nominato a sette anni: l'amministrazione era retta dal padre, Diego.
    • Alfonso De Samano (1544-1555)
    • Bernardino Suppa (1556-1590)
    • Annibale Logoteta (1590-1629)
    • Giovanni Battista Comacchio (1631-1635), eletto dopo un breve interregno di Raffaele Prato, eletto dalla città e riconosciuto dal Papa ma non dal Viceré.
    • Giuseppe Mari (1635-1648).
    • Giuseppe Logoteta (1648-1674).
    • Paolo Logoteta (1675-1709).
    • Giuseppe Logoteta junior (1710-1743), durante il cui mandato si ebbero forti attriti con l'arcivescovo latino.
    • Antonio Basile (1746-1756), eletto dopo un periodo di dissidi che non consentirono una nomina.
    • Antonio Oliva (1756-1760)
    • Rodolfo Morisani (1760-1769)
    • Filippo Mantica (1769-1771)
    • Vincenzo Dainotto (1771-1818)

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    L'interno della cupola

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    Il presbiterio



    Edited by Isabel - 9/10/2014, 12:54
     
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  9. Isabel
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    Chiesa di San Giorgio al Corso

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    La chiesa di San Giorgio al Corso è un'importante chiesa di Reggio Calabria. L'edificio volge la facciata sul Corso Garibaldi e costeggia la via Giudecca. Più volte ricostruita, corrisponde al tempio dove in epoca medievale venivano eletti i tre sindaci della città con un solenne rito. Ebbe altre dominazioni in varie epoche, tra cui San Giorgio intra moenia distinta da San Giorgio Extra Moenia, San Giorgio de Gulpheriis, San Giorgio di Sartiano in La Judeca o San Giorgio in la Judeca poiché sorgeva nel quartiere ebraico, ed in epoca fascista Tempio della Vittoria.

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    La grande cupola della chiesa


    Ricostruita nel 1935 dopo il terremoto del 1908 su progetto di Camillo Autore, la chiesa ha una pianta a croce latina e una sola navata con quattro cappelle per lato. Da evidenziare è il catino dell'abside decorato a mosaico. L'edificio, noto in epoca fascista anche come Tempio della Vittoria, è dedicato al santo patrono della città e ai caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Ai lati della navata le moderne statue di San Giuseppe col Bambino, dell'Immacolata e del Beato Giovanni; la statua di Sant'Anna e la Madonna Bambina; il busto di San Giorgio ed un dipinto di scuola ottocentesca raffigurante la Madonna del Rosario e i Santi. Nella piazza prospiciente la chiesa (Piazza San Giorgio) è collocata la statua raffigurante l'Angelo Tutelare, scultura risalente al 1637 che rappresenta San Michele Arcangelo, in origine posta a protezione della città a poca distanza dalla Porta della Dogana. A lato della chiesa si trovano i resti archeologici di una struttura religiosa della Reggio medievale.

    L'antico culto di San Giorgio in città


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    Icona di San Giorgio
    che uccide il drago,
    sullo sfondo il Duomo
    e la città di Reggio

    L'origine dell'antichissimo culto reggino a San Giorgio risale agli inizi dell'XI secolo ed è legato all'episodio che portò Reggio ad infliggere una sconfitta ai saraceni che insidiavano le coste calabresi. Nel 1086 il saraceno Bonavert di Siracusa sbarcò a Reggio distruggendo il monastero di San Nicolò sulla Punta Calamizzi e la chiesa di San Giorgio danneggiando le effigi dei Santi. Ma il Duca Ruggero Borsa contrattaccò ed inseguì Bonavert, lo uccise in battaglia e conquistò Siracusa. Per questa vittoria i reggini adottarono San Giorgio a loro protettore (si dice infatti che Ruggero sarebbe stato assistito dal Santo contro Bonavert).

    Proprio a questo periodo corrisponde del resto la devozione della città a Giorgio, il "cavaliere dei santi, santo dei cavalieri", di cui canta il Carducci nell'ammirare la statua di Donatello:

    « Degno, San Giorgio (oh! con quest'occhi lassi il vedess'io) che innanzi a te ne l'armi, un popolo d'eroi vincente passi. »


    Grazie a Monsignor Antonio Maria De Lorenzo Arcivescovo, che documenta l'antichissima tradizione della città di Reggio nel culto verso il suo patrono San Giorgio, sappiamo infatti che al santo furono dedicate molte chiese della città (San Giorgio di Sartiano in La Judeca, San Giorgio di Lagonia, San Giorgio intra moenia e San Giorgio extra moenia).

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    Scudo di San Giorgio che uccide il drago sulla Statua dell'Angelo Tutelare in piazza S.Giorgio

    In particolare nell'attuale Chiesa di San Giorgio al Corso con un solenne atto ai piedi dell'altare del santo patrono si chiudevano ogni anno le elezioni municipali. Pubblicate le liste elettorali al palazzo di città, venivano poi sorteggiati i consiglieri. Quindi tra questi si decidevano sei nomi che venivano chiusi dentro palline di argento e messi in borsette separate secondo i ceti, che a loro volta erano poste sull'altare di San Giorgio. L'ultimo giorno dell'elezione, dopo la messa dello Spirito Santo, avveniva per mano di un bambino l'estrazione dei tre sindaci che avrebbero governato per un anno il comune.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 13:00
     
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    Chiesa della Graziella

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    La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, meglio conosciuta come la Graziella, è una delle chiese più antiche di Reggio Calabria e si trova nel quartiere di Sbarre. Ricade nel territorio della parrocchia di Santa Maria di Loreto.

    Storia

    L'inaugurazione dell'edificio risale al 29 marzo 1691, come attesta un'iscrizione marmorea collocata nel prospetto. L'edificio sorge su un terreno originariamente donato dai fratelli Domenico e Carlo Surici e destinato all'erezione di una piccola chiesa nelle contrade Verdirame e Ottobono. I primi lavori iniziano circa cinquant'anni prima dell'inaugurazione, precisamente nel 1641, grazie al contributo dei fedeli, per lo più da proprietari agricoli della zona. Al 1732 risale un'ulteriore donazione dei terreni adiacenti destinata all'erezione del campanile e dell'edificio parrocchiale. La tradizione vuole che la chiesa sia stata fortemente voluta dai contadini del luogo affinché essa potesse ospitare l'effige della Madonna, cui erano state attribuite molte "grazie" quali la liberazione da alluvioni e delle miracolose guarigioni istantanee, da cui appunto deriva l'appellativo di "Graziella". Pare che l'immagine sacra fosse in origine collocata all'interno di un'edicola, proprio sul luogo dove successivamente fu eretta la Chiesa della Graziella. Secondo quanto pervenuto l'effige raffigurava una Madonna dalle fattezze popolane, nell'atto di allattare il suo Bambino.

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    La lastra marmorea con l'iscrizione in latino

    Il motivo per cui fu edificata la chiesa è iscritto su di una lastra marmorea posta sotto la finestra del campanile, che recita:

    « PLACUIT D.O.M. ANNO 1641 MISERICORDIARUM ABISSUM PER VIR
    GINEUM FONTEM ANTIQUÆ IMAGINIS BEATÆ MARIÆ
    OMNIUM GRATIARUM IN CON
    TIGUI VIRIDARII ANGULO DEPICTARE SUPER HOS POPULOS INNUMERIS
    MIRACULIS DIFFUNDERE UNDE PIUS FIDELIUM COETUS TEMPLUM
    HOC AD TANTI THESAURI CUSTODIAM CONSTRUERE STATUIT IN
    QUO DENIQUE COMMUNIBUS SUFFRAGIIS ABSOLUTO SACRAM IMAGI
    NEM CUIUS MURI FRAGMENTO SOLEMNI TRANSLATIONE COLLOCAVIT
    DIE 29 MARTII 1691
    »

    « Piacque a Dio, ottimo massimo, che, nell’anno 1641, lo stesso signore Dio, operasse numerosi miracoli a favore di queste popolazioni, servendosi dell’antica immagine di Santa Maria di tutte le grazie, fonte verginale, abisso di misericordia, dipinta nell’angolo del vicino campo. Per questo il pio popolo di fedeli volle che fosse costruito questo tempio destinato alla custodia di così gran tesoro, dentro il quale, assolti tutti i riti di benedizione e di consacrazione, con solenne processione vi portò e vi collocò l’immagine riprodotta nel frammento del muro, il 29 marzo 1691. »



    Da ciò si deduce che vi era un'immagine già esistente nel 1641, che poi fu collocata sull'altare finemente decorato con stucchi. Non si hanno notizie precise riguardo al progetto e alle fasi di edificazione della Graziella; si conserva solo l'autorizzazione al restauro del 1796, legata alle vicende del terremoto del 1783, che fu effettuato a spese dei giardinari di Sbarre. La creazione delle due cappelle laterali risale invece al XIX secolo.

    Descrizione

    L'edificio, di modeste dimensioni, misura 20 m di lunghezza per 7 m di larghezza per 6 m di altezza, e consta di tre corpi di fabbrica adiacenti:
    • la chiesa
    • il campanile
    • la sagrestia

    Il prospetto della chiesa si connota per la sua semplicità, in accordo con lo stile architettonico dell'epoca: esempio di Barocco calabrese, è caratterizzato per il ridotto uso di elementi decorativi e per l'attenzione rivolta all'elemento del portale. La facciata è scandita da un ordine di tre paraste giganti, sormontate da un lieve tratto di trabeazione e sostenute da un basamento litico. Due di queste sostengono dei fastigi secondo motivi decorativi barocchi, sormontati da acroterii.

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    Il portale marmoreo


    Il portale marmoreo architravato è delineato lateralmente da una serie di motivi d'acanto, e sormontato da una trabeazione sulla quale si imposta la finestra sovrastante, con la particolare terminazione ad arco a sesto ribassato. Un'altra finestra è collocata sul prospetto dell'originario campanile, al di sotto della quale è inserita la lastra marmorea commemorativa dell'inaugurazione dell'edificio. La terminazione superiore di questo vano si presenta priva di completezza, al contrario di quella più compiuta del vano della chiesa, è caratterizzata invece dalla presenza delle tipiche volute di raccordo tra l'elemento curvilineo sommitale e la trabeazione delle paraste laterali. La chiesa si presenta a navata unica e a pianta rettangolare, orientata secondo la tradizione orientale-bizantina largamente diffusa a Reggio e in Calabria. Essa termina con un profondo coro nel quale si apre la porta d'accesso al vano quadrangolare della sagrestia. Attraverso un'apertura posta a sinistra dell'ingresso alla chiesa si accede invece al campanile. L'interno si presenta scandito da paraste sormontate da una cornice che ne percorre tutto il perimetro.

    Sul lato sinistro della navata si succedono tre vani:
    • il primo, partendo dall’ingresso, contiene la porta d'accesso all'adiacente vano del campanile;
    • il secondo, realizzato nel 1822, ospitava un altare dedicato all’Addolorata;
    • il terzo, prossimo al coro, ospita una cappella con altare in muratura, rivestito di stucchi con motivi d'acanto. Un'iscrizione nella trabeazione riporta l'indicazione:

    « Eretto da don Nicola Putortì l'anno 1816 »

    L'altare, collocato nella parete di fondo del coro, è un importante esempio di arredo barocco. Realizzato in stucco, è caratterizzato dalla presenza di due colonne isolate di ordine salomonico (tortile), scanalate, ricche di motivi decorativi fitomorfi e che sorreggono un'alta trabeazione. La cona dell'altare è vivacemente decorata con motivi acantiformi, rosette e putti alati. Del patrimonio decorativo e degli originali arredi rimane poco o nulla, infatti i due eventi sismici (1783 e 1908), gli eventi bellici, le alluvioni e l'incuria cui è stata sottoposta per lungo tempo, hanno gravemente danneggiato l'edificio della chiesa. Solo di recente (nel 2000) sono stati portati a termine i restauri, che hanno ripristinato solo in parte l'originario aspetto dell'edificio. La copertura lignea a falde è stata interamente rifatta, così come gli intonaci, esterni ed interni; inoltre in due punti della navata è possibile vedere una porzione dell'originario tessuto murario, realizzato con materiali locali. La differente tessitura muraria dei due saggi lasciati a vista fa pensare che probabilmente nel corso dei secoli l'edificio subì dei rimaneggiamenti, e forse neppure le cappelle ricavate nella parete sinistra della navata risalgono all'impianto originario. Il pulpito in legno, in origine addossato alla parete destra della navata, è andato perduto. Il 30 aprile 2000 la Chiesa è stata restituita al culto.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 14:48
     
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    Chiesa di Santa Maria dell'Itria

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    La Chiesa di Santa Maria dell'Itria, conosciuta volgarmente anche come chiesa delle catene per via delle grosse catene che cingono la piazzetta antistante il tempio, è un edificio religioso della città di Reggio Calabria ubicata lungo la via Sbarre Centrali. Secondo alcune fonti, la chiesa già esisteva nell'anno 1262. L'edificio, in stile romanico, si presenta con pianta a croce latina e navata unica. Il prospetto principale, semplice nelle linee architettoniche, è caratterizzato dall'ingresso formato da tre aperture ad arco affiancate da quattro colonne sui cui capitelli di stile corinzio sono posti quattro leoncini. L'entrata nell'edificio sacro è preceduta da una piccola loggetta. Ai bordi del portale si aprono due finestre, anch'essa ad arco, sormontate da due rosoni di dimensione minore rispetto a quello che sovrasta il portale principale. La torre campanaria è di poco più alta rispetto il corpo di fabbrica. All'interno dell'edificio si conservano una statua lignea della Madonna Odigitria del XVII secolo, una tela tela del XIX secolo raffigurante San Paolino da Nola e una icona bizantina della Vergine.



    Chiesa della Madonna dei Poveri

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    La Chiesa della Madonna dei Poveri al Trabocchetto, comunemente conosciuta come a Krèsiê Pipi (Chiesa di Pepe), è il più antico edificio cristiano esistente nella città di Reggio Calabria.

    Storia

    L'originario luogo di culto fu edificato forse nel corso del X secolo dedicato al Santissimo Salvatore, unico ricordo ne è la "via del Salvatore" che si congiunge alla chiesa; fu la parrocchia della periferia reggina come chiesa dittereale, cioè chiesa succursale della Cattolica dei Greci, allora ubicata in Piazza Italia ed unica parrocchia del centro cittadino. L'esistenza della chiesa del Salvatore è già attestata da documenti della metà del XI secolo e probabilmente è da identificare con una delle tre chiese poste sulla collina che "per la sua vicinanza sovrasta la città" di cui si legge nella vita di San Lorenzo di Frazzanò, che fu a Reggio intorno al 1158. Da essa fino alla seconda metà del XVIII secolo la domenica delle Palme partiva la celebre "Processione della Sannà", descritta dagli storici reggini come evento particolarmente suggestivo, che ha dato nome all’attuale "via Osanna" e che giungeva alla Cattolica percorrendo a ritroso quella che forse era stata la via sacra dei greci dall’agorà (Piazza Italia) all’acropoli (Trabocchetto). Dell'originale edificio bizantino rimane il pregevole parato murario molte volte rimaneggiato, emergente dal suolo per circa due metri, decorato con archi e nicchie, che mostra ancora dei graffiti: un nome in greco, forse firma di un muratore, disegni e simboli apotropaici. Dopo la peste degli anni 1576 - 1577, dato che il lazzaretto in quel frangente era stato impiantato attorno alla chiesa, essa rimase chiusa al culto per diversi anni nel timore che frequentare quel luogo potesse essere ancora causa di contagio e le sue strutture per l'abbandono subirono danni. Negli anni a cavallo tra i secoli XVI e XVII fu ristrutturata: furono abolite le antiche tre absidi bizantine e sostituite con l'unica ampia abside ancora esistente, furono praticate nei muri cinque finestre, quattro delle quali ancora visibili, fu rifatto il tetto, le cui grondaie erano sostenute da cagnoli in pietra intagliata in parte conservati. Col terremoto del 1783 crollò la facciata, qualche metro più avanzata rispetto all’attuale, e la chiesa rimase per alcuni decenni abbandonata, finché, alla metà del XIX secolo il terreno dove essa sorgeva con tutti i ruderi fu acquistato da un pasticcere reggino, Paolo Albanese, chiamato "Paulu Pipi", che dette il suo nome alla chiesa, a Krèsiê Pipi. Egli infatti restaurò i ruderi esistenti, ne rialzò le murature di circa tre metri, rifece la facciata ed il campanile, e dedicò il luogo di culto al suo santo patrono, chiamandolo San Paolo e dotandolo di una statua del santo ancora conservata. Il terremoto del 1908 fece ancora una volta crollare la facciata ed il campanile e sulle strutture edilizie rimaste intatte una squadra di soccorso americana costruì una chiesa baraccata, ricoperta di lamiere, "a krèsiê landa", che servì ancora una volta come parrocchia col titolo di San Paolo per i vasti insediamenti baraccati sorti sulle colline orientali della città. Nel frattempo fu costruito un nuovo edificio cultuale per quella vasta parrocchia, l’attuale chiesa di San Paolo alla Rotonda, e nel 1935 essa si trasferì in quella nuova sede. La chiesa del Trabocchetto perdette il titolo voluto da Paulu Pipi e fu denominata l'Immacolata Madre dei Poveri, dato che vi furono trasferiti gli arredi e le devozioni che avevano sede in due chiesette delle vicinanze, distrutte anch'esse dal terremoto, quella dell'Immacolata, dalla quale proviene la statua ottocentesca della Madonna, e quella della Madonna dei Poveri, dalla quale giunse l'omonimo quadro settecentesco. Negli anni 1979 - 1980 per iniziativa di fr. Carlo Longo, fu demolita la fatiscente baracca e con il lavoro e il sostegno economico degli abitanti del rione, fu ristrutturato tutto l'edificio, salvando tutte le strutture murarie esistenti ed integrando solamente le parti mancanti. La chiesa così restaurata fu consacrata dall'arcivescovo Aurelio Sorrentino il 30 novembre 1980. In seguito, dato il persistere di infiltrazioni di acqua, che ripetutamente avevano distrutto gli intonaci, sono stati messi completamente in luce i ricchi resti delle antiche strutture bizantine e il parato murario ornato di graffiti e di nicchie ornamentali. In queste ultime per esigenze di stile e di continuità storica sono state collocate delle icone, che provengono dal mercato antiquario o sono state appositamente dipinte da un artista contemporaneo, il pittore ateniese Nikolaos Houtos. La chiesa, unico cimelio bizantino esistente quasi integro nella città di Reggio Calabria, il 22 marzo 2001 fu visitata da S.S. Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, durante il suo pellegrinaggio ai luoghi sacri della grecità di Calabria e Sicilia.



    Chiesa di Santa Lucia

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    La parrocchia diSanta Lucia è stata fondata con decreto arcivescovile il 10 aprile 1629 dall'Arcivescovo Annibale D'Afflitto. I suoi confini furono ampliati nel 1783 da Monsignor Capobianco e dal 1798 fu considerata parrocchia urbana . La chiesa attuale, di stile rinascimentale, fu edificata nel 1930 su progetto del carmelitano Padre Cesare Umberto Angelini e si trova al centro della città in via XXV Luglio. La chiesa ha tre navate ed è preceduta da una grande scalinata che ne consente l'accesso dalla via De Nava.

    Opere

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    Particolare della facciata della chiesa

    Presso l'altare maggiore c'è un interessante gruppo scultoreo ad opera di Michele di Raco che rappresenta la glorificazione di Santa Lucia armonicamente inserito nel grande mosaico absidale, opera dell'artista Gisa D'Ortona. In una nicchia della navata laterale si può ammirare un'antica statua lignea di Santa Lucia, attorniata da un prezioso mosaico e da diversi bassorilievi raffiguranti la vita ed il martirio della Santa.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 14:55
     
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    Chiesa di San Sebastiano Martire al Crocefisso

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    La Chiesa di San Sebastiano Martire al Crocefisso, nota come Chiesa del Crocefisso, è un edificio sacro di Reggio Calabria che si trova sulla via Crocefisso. La pianta è a navata unica. Sulla parete di sinistra si aprono la Cappella del Battistero, la Cappella del Santissimo Crocefisso ed il grande campanile. È inoltre presente un crocefisso di chiara scuola napoletana del XIX secolo. Gli elementi liturgici, le sculture bronzee ed il tabernacolo sono opere dello scultore Michele Di Raco, mentre il presbiterio ospita un'interessante tela del Martirio di San Sebastiano, opera di Annunziato Vitrioli.

    Cenni storici

    La nascita della Parrocchia di San Sebastiano Martire è antichissima: il primo documento storico risale alla fine del 1400. Nella prima metà del 1600 la chiesa parrocchiale sorgeva nella stessa piazza della Cattedrale. Nel 1890 venne sconsacrata e la Parrocchia fu interamente trasferita nella Cattedrale. Dopo il catastrofico terremoto del 1783 e in seguito alla soppressione di molti conventi nell'anno 1784, fu assegnata alla Parrocchia di San Sebastiano la chiesa del Crocifisso, annessa al convento dei Francescani Riformati, fondato in città nel 1647. La Parrocchia si denominerà da questo momento San Sebastiano al Crocefisso. La chiesa e il grande Crocefisso, opera di fra Giovanni da Reggio, morto nel 1660, andarono distrutti nel terremoto del 1908. L'edificio attuale fu aperto al culto nel 1937.

    Architettura

    Il prospetto principale si presenta diviso in tre piani trabeati. Quello superiore termina con un timpano triangolare sormontato da una artistica croce in ferro e, alle estremità, delle pietre lavorate. La parte centrale ha tre lesene per lato terminanti con capitelli ornati; al centro si apre una finestra circondata da lesene ai lati e in alto un timpano a lunetta, interrotta al centro da un medaglione con insegne vescovili. La parte inferiore ha due lesene per lato; al centro, il portale è delimitato da colonne a sezione circolare con capitelli ornati, sormontati da un timpano archivoltato. Il prospetto destro è interrotto nella sua continuità da lesene che nella parte superiore sono intervallate da finestre, le quali sono circondate da lesene ondulate sormontate da timpani a lunetta. Il prospetto sinistro è interrotto, nella parte inferiore, dalla cappella del battistero, da quella del SS. Crocefisso e dal campanile. Sul retro, il tempio presenta un timpano triangolare, come sul prospetto principale, ma è privo di croce. L’abside, maestosa nella sua imponente altezza, è nascosta nella parte inferiore dalle opere parrocchiali. L’interno, ad una sola navata, riproduce in buona parte le stesse forme architettoniche dell’esterno se si eccettuino piccoli particolari. Il tetto piano è interrotto dalle travi in cemento armato in corrispondenza dei pilastri delle pareti. Sulle pareti laterali si trovano delle nicchie che ospitano le statue di S. Pasquale, S. Rita, l’Addolorata, S. Giuseppe, il Sacro Cuore di Gesù. Nel 1981 il lato sinistro è stato integrato con una cappella per dare degna collocazione al Crocefisso, che si trovava nella precedente chiesa e che dava il nome alla stessa. La Cappella ha una struttura architettonica semicircolare, interrotta da vetrate, con il soffitto a sezioni quasi regolari.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 14:56
     
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    Chiesa di Santa Maria di Loreto

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    La piazza con il murales

    La Chiesa di Santa Maria di Loreto, nota anche come Chiesa del Loreto, è una chiesa di Reggio Calabria che sorge nel quartiere di Sbarre, al numero 151 di via Sbarre Centrali. Dal 1987 il parroco è Monsignor Nicola Ferrante. Viceparroco è dal 1 luglio 2007, Don Giuseppe Praticò, originario della parrocchia. La festa titolata è il 10 dicembre.

    Storia

    La prima chiesa della Madonna di Loreto venne costruita a Sbarre, in contrada Ceci, nel 1579. La seconda chiesa venne costruita sulla prima, danneggiata seriamente dal terremoto del 1783. Fu distrutta dal terremoto del 1908. La parrocchia si radunò per il culto prima nella Chiesa di San Pietro, dal 1910 in una baracca e poi, negli ultimi tempi, alla Chiesa della Graziella. La terza chiesa (quella attuale) iniziò ad essere costruita nel 1926. Essa venne benedetta e aperta al culto nel 1929, ma ufficialmente venne inaugurata il 28 ottobre 1930.

    Architettura

    Lo stile, simile al romanico dell’Italia meridionale, si articola in sobrie decorazioni. I tre altari originali, col fonte battesimale, sono opera di Concesso Barca. I lavori in ferro battuto vennero eseguiti da F. Majone. La chiesa misura 26m di lunghezza per 14m di larghezza. Un grande murales, realizzato nel 1991, occupa tutta la parete della casa che sorge a nord della piazzetta antistante alla chiesa.

    Attualità

    Il 20 luglio 2007 per comune iniziativa dei giovani della parrocchia ha avuto luogo una festa tesa a rafforzare i rapporti tra le diverse attività parrocchiali. L'emissione di un annullo filatelico il 17 maggio 2008 ha celebrato i venti anni dalla fondazione del gruppo scout Reggio Calabria 12.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 14:58
     
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    Chiesa di San Giuseppe al Corso

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    La Chiesa di San Giuseppe al Corso è un edificio sacro di Reggio Calabria che si trova sul Corso Garibaldi, in pieno centro storico.

    Breve storia

    La chiesa , progettata dall'architetto R. Pedace, fu costruita per la prima volta nel 1598 in un sito diverso dall'attuale. Fu per due volte distrutta dai catastrofici terremoti del 1783 e del 1908.

    Architettura e opere d'arte custodite

    La chiesa si presenta in uno stile gotico moderato. Il prospetto principale è dominato da un grande portale sormontato da un rosone. Ai bordi del portale sono presenti due edicole. All'interno dell'edificio di culto si possono ammirare una pala d'altare che raffigura la Madonna della Vittoria e Reggio Calabria, una tela di San Filippo Neri e due quadri della Madonna, uno dei quali raffigurante la Madonna di Portosalvo del 1838, ad opera di Brunetto Aloi, si trovava originariamente custodito nella chiesa dedicata alla Madonna di Porto Salvo posta nell'antico lungomare che dopo il terremoto del 1908 non venne più ricostruita.

    Edited by Isabel - 9/10/2014, 15:00
     
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    Chiesa degli Ottimati

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    La chiesa degli Ottimati (o chiesa di Santa Maria Annunziata) è un'antica chiesa bizantino-normanna che si trova a Reggio Calabria, nei pressi di Piazza Castello. Edificata intorno al X secolo, prese il nome dall'antica cripta degli Ottimati che fu realizzata come struttura d'appoggio per la chiesa d'epoca normanna del XII secolo dedicata a san Gregorio Magno. È oggi retta dall'adiacente collegio dei Gesuiti.

    Storia


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    Particolare di una cupola

    Secondo una planimetria conservata presso la Soprintendenza Archeologica della Calabria, l'edificio originale presentava forti analogie con le altre chiese bizantine della Calabria, per questo si può ipotizzare che la Chiesa degli Ottimati sia nata bizantina e databile al X secolo. La chiesa originaria aveva una pianta quadrangolare, tre absidi orientate nascoste esternamente da un muro rettilineo; le tre navate erano coperte da cinque cupolette secondo un modello bizantino applicato nella regione in edifici tutti databili tra la fine del X secolo e l'XI secolo, tra cui la Cattolica di Stilo, San Marco di Rossano e San Giorgio di Pietra Cappa presso San Luca. In età normanna, probabilmente all'epoca di Ruggero II, al di sopra della chiesa ne venne realizzata una seconda intitolata a San Gregorio Magno, sostituendo la copertura a cupolette con volte a crociera. Durante l'incursione saracena del 3 settembre 1594 la Chiesa degli Ottimati venne danneggiata e incendiata. Gli ottimati furono una congregazione di nobili fondata dai Normanni. Nel tempio infatti sono custoditi gli stemmi in marmo delle famiglie dei nobili reggini, tra i quali Filocamo, Griso, Altavilla e Borboni. Dopo la distruzione saracena dell'antico quadro de"l'Annunciazione", la Congregazione degli Ottimati commissionò una nuova pala dell'altare ad un giovane Agostino Ciampelio Fiorentino e nel dicembre 1597 arrivò il nuovo quadro da Roma della SS. Vergine Annunciata, opera di grande valore artistico del Ciampelio. Abbandonata nel 1767 in seguito alla soppressione dell'Ordine dei Gesuiti, nel 1780 la chiesa ricevette la protezione di Ferdinando I di Borbone. Dopo essere stata profondamente danneggiata dai terremoti del 1783 e del 1908 la chiesa fu ricostruita nella prima metà del Novecento. Nel 1916 fu quindi smontata e spostata per le nuove esigenze della ricostruzione della città a seguito del terremoto del 1908. La ricostruzione dell'attuale chiesa si è conclusa nel 1933 sotto la supervisione della scuola del Beato Angelico di Milano, sul progetto dell'architetto Pompilio Seno del 1927, che adottò il preesistente impianto di tipo bizantino della Cappella degli Ottimati. Anche il nuovo tempio di stile arabo-normanno è a tre navate. Le volte sono a crociera, sorrette al centro da colonne. Alcune tessere dello splendido pavimento a mosaico e le colonne mancanti sono stati integrati con l'inserimento di pezzi molto simili provenienti dalla basilica normanna di Santa Maria di Terreti, andata completamente distrutta.

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    Facciata

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    Il pavimento a mosaico di epoca bizantina

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    Il dipinto del Ciampelli de "l'Annunciazione"





    Monastero della visitazione di Santa Maria

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    - Fonte foto -

    Il Monastero della Visitazione è ubicato su una collina che domina la città di Reggio Calabria, presso i campi di San Nicola di Ortì, ed è stato edificato appositamente per accogliere le suore dell’ordine della Visitazione.

    Storia del Monastero

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    Il Monastero della Visitazione Santa Maria di Reggio Calabria nasce per volere delle tre sorelle Angela, Flavia e Virginia Musitano. Desiderose di consacrarsi al servizio di Dio nel silenzio e nella solitudine, guidate spiritualmente da Monsignore Stefano Morabito, Vescovo di Bova, e consigliate dal gesuita padre Fannocheri, scelsero di aderire all’Ordine fondato da San Francesco di Sales: la Visitazione della Santa Maria. La nascente comunità fu composta da dodici Sorelle che con l’approvazione dell’Arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Damiano Polou, l'undici novembre del 1754 si stabilì nella casa delle sorelle Musitano. Nel 1755 giunse dal monastero di Palermo la Madre Giovanna Teresa de la Perouse, professa del Monastero d’Annecy, per istituire la nuova fondazione. A causa della situazione politica del tempo, però, non fu possibile alla Madre de la Perouse portare a compimento la sua missione. Solo il 13 ottobre del 1840, ad opera del Monastero di Napoli, la comunità di Reggio Calabria fu riconosciuta da tutto l’Ordine, grazie all'interesse dell’Arcivescovo Pietro De Benedetto. Nella sua storia la comunità ha conosciuto diverse sedi: il primo monastero sito presso l’attuale Piazza Italia distrutto dal terremoto del 1908; quello della Collina del Salvatore, presso la via Reggio Campi e attiguo alla chiesa di San Domenico; e,a partire dall’8 dicembre 2005, l’attuale monastero situato presso i Campi di San Nicola di Ortì.

    Il nuovo Monastero

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    Progettato dall'architetto siciliano Guglielmo Acciaro, il convento ha una dimensione di 9500 m² ed è caratterizzato da una configurazione molto semplice costituita da tre corpi che comprendono il Monastero con il chiostro centrale, attorno al quale si dispiegano i suoi ambienti, la Chiesa, la foresteria e i servizi. L’intero complesso conventuale è realizzato con una struttura in cemento armato occultata da un rivestimento in pietra che è stato lasciato a vista.

    La chiesa

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    La chiesa, posta tra la foresteria e la clausura, si presenta semplice e austera. Formata da un’unica aula le cui pareti perimetrali sono caratterizzate dalla presenza di sei archi in pietra e da ampie finestre, ha un corpo architettonico privo di decorazioni. La navata è separata dalla parte presbiterale da un arco e da un gradino che rialza il luogo ed è caratterizzato dalla presenza di un altare in pietra, il cui fondale è una parete curva absidale decorata con un mosaico, rappresentante il Sacro Cuore di Gesù, realizzato da P. Ivan Marko Rupnik s.j. e dal Centro Aletti, dono di una persona anonima. Alla sinistra è posta la grata in ferro che divide il presbiterio dal Coro delle monache. Il soffitto è formato da grandi capriate che ben si armonizza con le pietre dei muri. Il tetto spiovente è rivestito con tegole della stessa tipologia di quelle del resto del manufatto.

    La foresteria

    Rappresenta il cuore del monastero. Ha la funzione di accogliere chi vuole ritirarsi per qualche giorno nel clima di silenzio e di preghiera propri di un monastero della Visitazione: persone singole o piccoli gruppi. Dispone di 10 camere a due letti, una sala incontri e un refettorio con cucina.

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    Edited by Isabel - 9/10/2014, 15:12
     
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