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Tutte le chiese di Mesoraca

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  1. Isabel
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    Santuario e Convento del SS. Ecce Homo

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    - Fonte -

    Antiche tradizioni fanno risalire la fondazione del vecchio Cenobio al secolo IV , per opera dei Basiliani. Sembra accertato che nel 1419 ancora esistesse uno ospizio di Basiliani, il quale, per mezzo del B. Tommaso da Firenze, allora commissario generale in Calabria, e in virtù di una Bolla di Martino V passò ai Francescani. Questi, fabbricarono il Convento e la Chiesa, portati a compimento (come attesta il Wadding) nel 1429. L’ingresso del Convento è preceduto da un ampio piazzale costruito nel 1986. La facciata del tempio in marmo bianco travertino è ornata di quattro lesene a gettanti con capitelli in stile ionico e sovrastate da un frontone triangolare sotto cui si apre un ampio finestrone che dà luce alla navata. Una piccola scalinata precede un ampio portale in tufo, ornato da modanature e da fastigio. Da un altro portale sulla destra si accede nella Cappella di S. Francesco, costruita verso la fine degli anni sessanta. Il convento si trova a sinistra con la facciata animata da un portale molto antico, anch’esso in tufo con arco e stipiti decorati da una rifinitura floreale. Una torre sorretta da un contrafforte ed un campanile con la cella terminante a cuspide danno all’edificio l’aspetto di una fortificazione medievale.

    1) Noviziato - Nel 1580 venne scelto come luogo di noviziato e come tale, nel 1609 accolse il B. Umile da Bisignano (1582-1637).
    2) I Beati - Fin dall'epoca della fondazione questo Convento fiorì per uomini insigni per santità di vita. Sono degni di memoria: P. Pietro da Belcastro e P. Francesco da Cropani, nel sec. XV; P. Matteo da Mesoraca, di cui si conserva il corpo, e Fra Girolamo pure di Mesoraca, nel sec. XVI.
    3) Asilo di Mendicità - Il convenuto, venne soppresso la prima volta nel 1804, per la legge napoleonica, si riapriva il 22 settembre 1815, per decreto di Ferdinando IV.

    Per la legge del 6 luglio 1866 venne nuovamente soppresso. L'anno seguente veniva ceduto dal Demanio al municipio di Mesoraca per essere adibito a scopo un filantropico; e perciò nel 1875 vi si stabiliva legalmente un asilo di mendicità, affidato ai Frati, vigili custodi del Santuario e delle sue glorie.

    La Chiesa

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    Costruita, come si è detto, in stile barocco, nel 1429, fu portata allo stato attuale con successivi miglioramenti. L’interno della chiesa è ad una navata con copertura a volta e cinque cappelle laterali in ognuna delle quali è annicchiato un altare. Tutto il perimetro della navata sotto il cornicione è percorso da una fascia con decorazioni in oro, recante la scritta: “hoc in templo summe deus exoratus adveni et clementi bonitate precum vota suscipe largam benedictionem hic infunde augite” (o Dio implorato in questo tempio, vieni e accetta con clemente bontà i voti e le preghiere, qui sempre concedi un’ampia benedizione). Un’altra scritta campeggia nella zona del coro: “beata dei genitrix maria coeli cardines recludis” (o Beata Maria Madre di Dio, apri le porte del cielo).

    La Cappella

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    La cappella del SS. Ecce Homo si apre sulla destra della navata, nella zona prossima al presbitero; di forma ottagonale. Fu costruita in stile simile a quello della chiesa durante il sec. XVIII e decorata da Salvatore Giordano e dai fratelli Ranieri di Soriano Calabro. Il pavimento in marmo di Carrara è del 1914. Il centro della cupola è dominato dall’effigie dello Spirito Santo sotto forma di colomba ad ali tese, da cui partono dei fasci dorati che si irradiano fino alla trabeazione. Le pareti della cappella, in finto marmo, sono affrescate con scene tratte dall’ultimo periodo della vita di Gesù, eseguite nel 1865 da Pasquale Griffo. L’elemento dominante della cappella è l’altare, costruito nel 1934 sullo sfondo di un arco di trionfo a tutto sesto, con il paliotto ed i gradini lavorati a fogliame e fiori su fondo nero. Al centro dell’altare è situata la nicchia che contiene il busto ligneo del redentore, presentato da una scritta in oro che campeggia sulle pareti: “corona spinea ac purpurea ecce homo populo increpanti pilatus ostendit” (Pilato mostra al popolo tumultuante l’Ecce Homo con una corona di spine ed una veste di porpora).


    L’Altare Maggiore

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    Su di esso si venera la Madonna delle Grazie, statua di marmo risalente al 1504, opera insigne dello scultore siciliano Antonello Gagini, detto anche Gaggini o ancora Gagino, (Palermo, 1478 – Palermo, 1536). Da questa immagine la vergine nel 1610 confortava il suo servo Umile da Bisignano, rispondendo alla preghiera dell’umile Frate, con queste parole: “Non ti affliggere, oh mio figlio, perché sarà mia cura di renderti consolato”. Ne ricorda il fatto una tela dipinta nel 1877 in occasione della beatificazione del Servo di Dio. Ai lati dell’altare due piccoli Angeli vestiti, finemente scolpiti in marmo, portano la data del 1506.

    Opere d’arte

    • L’Altare Maggiore, come i due laterali e quello dell’ecce Homo, sono abbelliti da lavori in gesso imitanti l’intarsio, opera di pregio di Domenico Costa di Strongoli, del 1739.
    • La volta della Chiesa nel 1754-55 fu decorata con affreschi da Domenico Leto. Sulla volta, inoltre, si trova un dipinto restaurato recentemente dall’artista Armando Cistaro da Filippa di Mesoraca, che rappresenta i Santi Sette Martiri Calabresi disposti in cerchio mentre guardano estatici la divinità che appare possente tra le nubi.
    • Hanno valore artistico le sei tele della Cappella dell’Ecce Homo, le quali raffigurano i Misteri della Passione; esse risalgono al 1835 e sono di Pasquale Griffo.
    • Sui cinque altari della Chiesa si mostrano i quadri di Cristoforo Santanna di rende, che li dipingeva nel 1756; le due tele del Coro: S. Francesco e S. Pietro d’Alcantara, con S. Elisabetta nel retrosacrestia sono di Giovanni De Simone e risalgono al 1646.
    • Altri quadri si trovano nel Coro e nella Sacrestia, ritoccati, durante la soppressione dei Frati, da un certo “Beltrone”.
    • Il Pulpito è pregevole opera a rilievo della prima metà del sec. XVII; la Sagrestia porta la data del 1763; il Coro, la data del 1767.
    • Dello stesso anno del Coro sono i quattro Confessionali.

    Opere queste dovute al genio e alla pazienza di umili Frati artisti.


    Statua del SS Ecce Homo

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    La statua del SS:Ecce Homo è scolpita in legno, a mezzo busto, vero gioiello di arte e di fede: è l'espressione eloquente del Martire che patisce con rassegnazione ed anche con intima gioia, che rifulge soprattutto negli occhi, lavorati, secondo una graziosa leggenda, dalla mano degli Angeli. Raffigura il Cristo fustigato, incoronato di spine e legato che Pilato presenta ai Giudei, chiedendone la clemenza per acclamazione: “Ecce Homo”. Dice Ponzio Pilato: “Ecco l’uomo”. La leggenda vuole che la statua sia stata ricavata da un tronco di ulivo abbattuto da un tuono, e non è rara la convinzione popolare, secondo la quale gli occhi della statua non siano opera dell’uomo, bensì miracolo divino, pronto a soccorrere lo scultore ed a superarne le difficoltà. La prodigiosa Immagine fu scolpita attorno al 1630 ad opera di Fra Umile Pintorino nato Petralia Soprana (Pa) e morto a Palermo nel 1639 . Sulla statua hanno scritto diversi studiosi, P. Pacifico Zaccaro, scomparso recentemente a Cutro (Kr), scriveva che l'Ecce Homo è "ritratto nel momento in cui viene presentato alla folla, tutto ferito e sanguinante, con i polsi strettamente legati da una fune. L'espressione veristica della sofferenza del corpo martoriato dai flagelli è come concentrata nel volto che suscita profonda pietà. Gli occhi aperti e penetranti non esprimono ribellione o condanna, ma mitezza e perdono. Ti guardano e penetrano nell'intimo del cuore, ti tengono e ti soggiogano profondamente."

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    Esterno

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    Campanile

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    Chiostro

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    Interno

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    La Volta

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    Cupola

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    Il Coro

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    Decorazione Altare

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    Pulpito

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    Organo



    Edited by Isabel - 3/11/2014, 20:51
     
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6 replies since 28/1/2012, 12:10   641 views
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