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Tutte le grotte

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    Tutte le grotte



    Grutta du Purtuni

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    Esplorazione

    Raggiunta ed esplorata da Vittorio Luzzo nel 1987.

    Descrizione

    Il nome della grotta (il portone) deriva dalla forma squadrata dell'ingresso che lo fa somigliare ad una porta. La grotta è costituita da un breve corridoio pianeggiante che al suo termine si biforca. II pavimento è costituito da terriccio; nella zona terminale sono presenti clasti. Il tutto rico¬perto dal solito strato di polvere impalpabile. La roccia si presenta molto fratturata; la frattura su cui è impostata è orientata E-W. La superficie rocciosa della grotta si presenta annerita. Nella zona prossima all'ingresso si ritrova pure del fogliame e parecchio muschio sulle pareti.


    Edited by Isabel - 11/8/2013, 19:08
     
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    Grotta di Cavorà

    jpg

    - Fonte -

    La Grotta di Cavorà si trova poco fuori dall’abitato di Catanzaro a 50 metri di altezza su Corace, con le sue incisioni ancora tutte da studiare. In essa è stata ritrovata una lastra con un incisione stilizzata, che, secondo lo studioso Enzo Gatti, raffigurerebbe un uomo con arco. Questa epoca si caratterizza per l'industria microlitica e appunto per le incisioni rupestri. E' di questo periodo la comparsa dell'Homo sapiens.



    Edited by Kelly C. - 13/8/2013, 16:07
     
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    Cava del Turrina

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    71panoramavalledelturri

    Nel massiccio delle Serre affiora una sezione di crosta continentale continua, spessa circa 7 km, strutturata durante l'orogenesi ercinica (o varisica). Le porzioni crostali più profonde affiorano nel settore nord-occidentale e le migliori esposizioni si osservano nell'area di Curinga e più precisamente in sinistra orografica del Torrente Turrina in prossimità di un'area di cava denominata del Turrina. Percorrendo la strada che collega Acconia a Curinga si raggiunge il ponte sul Torrente Turrina. Da qui svoltando a destra lungo la strada sterrata che costeggia l'alveo, dopo un chilometro, si raggiunge la cava posta in sinistra orografica del torrente. Le rocce affioranti nella cava del Turrina, formatesi in età Paleozoica (circa 500 Ma) ad una profondità di circa 30 chilometri e in prossimità del passaggio crosta continentale-mantello, sono costituite da litotipi gabbroidi e da minori corpi peridotitici metamorfosati in facies granulitica. La sequenza è attraversata da dicchi granitoidi di composizione trondhjemitica.


    Edited by Kelly C. - 13/8/2013, 16:08
     
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    Grotta du Cristiariellu

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    - Info -

    Descrizione

    La grotta e I' intera parete rocciosa sono interessati da una grande colata fossile in parte ricoperta da muschio. Dopo un primo tratto inclinato, una breve arrampicata porta ad una saletta, in cui convergono due minuscoli condotti assolutamente percorribili. Nella saletta sono presenti piume ed escrementi; non per nulla i locali raccontano che la grotta è frequentata dal gheppio (cristiarellu). La grotta è impostata lungo alcune fratture orientate N-S; nel periodo della visita non i riscontrabile alcuna traccia di attività idrica. Non sono state osservate correnti aria.



    Grotta di Sant’Elia sopra la Vecchia Cava

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    - Fonte -

    Descrizione

    La grotta risulta costituita da un unico grosso ambiente colmo di materiale di crollo da grossolano a minuto, parte in via di disfacimento a causa di una marcata decalcificazione.



    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:30
     
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    Grotta di Santa Caterina

    7Y9zB

    - Fonte -

    I ritrovamenti archeologici di Santa Caterina dello Ionio:
    tracce di attività rupestri tra grotte e palmenti.

    Fra le aree di maggior rilievo storico e paesistico cui si rivolge l’ormai pluriennale attività di documentazione e tutela del Gruppo Archeologico “Paolo Orsi” di Soverato ricade, a buon diritto, il territorio di Santa Caterina dello Ionio. A fronte delle numerose ricognizioni effettuate negli ultimi anni, infatti, le suggestive vallate Caterisane hanno saputo restituire un patrimonio culturale di notevole interesse, fatto di evidenze archeologiche, strutture produttive e manufatti degni di approfondimento e conservazione. In particolare la Valle del Ponzo e quella del Lùnari, insieme alle località più prossime al corso dei torrenti da cui esse traggono il nome, risultano interessate dalla presenza di tracce riconducibili ad antichi insediamenti rupestri ed alle strutture produttive ad essi potenzialmente correlate. Del resto, la geomorfologia di questi luoghi, caratterizzata dalla duttilità di depositi arenacei simili alle celebri lame Pugliesi, ha certamente contribuito a favorire la vita in grotta. Ad oggi siamo riusciti ad individuare una quindicina di cavità ad uso abitativo, alcune delle quali di dimensioni notevoli ed in comunicazione visiva con altre del versante opposto (Foto 1). All’interno si evidenziano spesso tracce di fumo, focolari, nicchie ed incisioni sulle pareti, a testimonianza di un riuso continuo nei secoli. Benché si tenda ad associare il fenomeno dell’insediamento rupestre ad epoche proto-storiche (non è esclusa la possibilità di una frequentazione così arcaica della zona), gli stanziamenti della tipologia riscontrata sembrano più riconducibili a quelli che hanno riguardato l’Italia Meridionale tra il VI ed il XIII secolo d. C., in concomitanza con l’espansione del monachesimo anacoretico Italo-Greco e Basiliano, notoriamente decisivo per lo sviluppo culturale e tecnologico di questi luoghi: toponimi quali Sant’Elia, San Brasi (S. Basilio, fondatore della Regola), Spirito Santo, ecc., ne sono ulteriore conferma. In alcuni casi le grotte sono ubicate a poca distanza da un’altra tipologia di manufatti caratteristici, ovvero, i palmenti, strutture produttive adibite, nell’antichità, alla pigiatura dell'uva per la produzione del mosto. Tali manufatti, rinvenuti in gran numero su tutto il territorio di S. Caterina, furono realizzati direttamente sul posto, scolpiti nel granito grigio, principale materia prima disponibile. Di norma si componevano di due vasche comunicanti attraverso un foro, poste su livelli diversi (Foto 2). La pigiatura avveniva nella vasca superiore a piedi nudi, in seguito alla spremitura delle vinacce il mosto veniva poi filtrato in quella inferiore. Molti palmenti recano impresse delle croci, sia di tipo bizantino che latino, permettendoci così di misurare, almeno in parte, il lungo periodo del loro uso. Anche tali manufatti sono presumibilmente aderenti a tecniche e forme omogenee importate dai già citati monaci Italo-Greci intorno al VI secolo. Ulteriori ricerche potrebbero confermarne l’esclusività per il solo territorio di S. Caterina, e dare indicazioni utili per ricostruire la distribuzione degli antichi vigneti della zona. Diamo atto che tali risultati, conseguiti nel corso delle fruttuose ricognizioni intraprese dal Gruppo Archeologico, non si sarebbero potuti conseguire senza l’apporto di sensibilità ed attenzione per il territorio dimostrati in questi anni dall’Amministrazione Comunale. Tuttavia, riteniamo ci sia ancora molto da lavorare affinché queste scoperte possano finalmente ottenere il riconoscimento, da parte delle Soprintendenze deputate, di Beni Culturali a pieno titolo. Confidiamo comunque che la loro tutela e conoscenza potrà innescare un circuito virtuoso, volto allo sviluppo del turismo sostenibile ed alla creazione di appositi percorsi di visita, tale da valorizzare appieno il patrimonio archeologico, rurale ed ambientale delle vallate di Santa Caterina.


    Edited by Kelly C. - 13/8/2013, 16:10
     
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    Grotta Burrone del Colonnello

    foto_grotta

    - Fonte -

    Descrizione

    F. Anelli annota nella scheda catastale: 'Vi furono rinvenuti vasi preistorici di proti età neolitica". II Borrello così parla della grotta: "Nel maggio 1920, sulle pendici del monte S. Elia, e precisamente nel Vallon Colonnello, alcuni operai addetti ad una cava di pietra calcarea, di cui il S. E ricchissimo, scoprivano, in seguito allo scoppio d'una mina, una caverna, che studioso locale, incaricato dalla sovrintendenza agli scavi della Calabria, disse c neolitica. Vi furono rinvenute anfore, vasellame di terracotta, fra cui un grosso orcio, mons non sappiamo cos'altro, ma di età molto progredita e tutto, comunque," rapinat andato distrutto. Unico esemplare rimasto è una bellissima piletta a vernice nei possesso del Sig. Pasquale De Medici, che ce l'ha favorita in visione." Tra l'altro, giova ricordare che nel Burrone del Colonnello non esistono tracce di attività estrattiva, neppure passata.



    Grotta du Saracinu

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    - Fonte -

    Descrizione

    La grotta consiste in un unico grosso cavernone in forte salita; il sua completamente ricoperto da sfasciume di ogni dimensione frammisto a polvere. La roccia, un calcare dolomitico bianco - cinerognolo, si presenta intensan fratturata; verso l'esterno è costituita da brecce con cemento calcareo molto de Gli strati presentano la seguente giacitura: inclinazione 57°, immersione E direzione N 30 °E. La grotta segue un fascio di fratture orientate 125°. Nel periodo della visita era assente ogni traccia di acqua, né vi sono state osservate correnti di aria.


    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:31
     
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    Grotta presso la vecchia cava

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    - Fonte -

    Descrizione

    Superato lo stretto pertugio di ingresso, un breve scivolo porta ad un allargamento in prossimità di un grosso masso. Sulla destra un ramo in salita con pavimento costituito da residui sabbiosi di decalcificazione diviene intransitabile per via di crolli. In zona sono presenti due camini, ciechi. Si prosegue a sinistra per un breve corridoio in discesa dalle pareti piuttosto lisce e con caratteristiche scannellature sul soffitto. La galleria curva quindi a destra divenendo larga ma molto bassa a causa di una colata spessa oltre mezzo metro, che la rende presto intransitabile.

    Osservazioni

    La parte superiore della grotta è impostata lungo una marcata frattura orientata N-S, ben visibile all'interno della cavità. Nel tratto discendente si notano un piccolo meandro a mezza altezza e tra le morfologie di dettaglio, interessanti scannellature sul soffitto, discrete evorsioni e delle belle cupolette. La grotta è interessata da un discreto concrezionamento. Si incontrano numerose stalattiti specie nel ramo inferiore, una colata con gours nella saletta alla base dell'ingresso; il condotto finale è interessato da una colata spessa oltre 50 cm che giunge ad occluderlo. Sulle pareti sono presenti pure delle vermicolazioni argillose. Nel periodo della visita non era presente circolazione idrica; solo un modesto stillicidio interessava i rami bassi. La grotta è frequentata da alcuni pipistrelli.


    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:31
     
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    Grotta di San Gregorio

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    - Fonte -

    Percorrendo la SS. 106 per circa 10 chilometri da Catanzaro Lido, direzione sud, si arriva in località Caminia, qui si lascia la macchina e si scende in spiaggia proseguendo poi in direzione nord fino ad incontrare gli scogli dove si trova la Grotta di San Gregorio.La grotta, posta al centro del Golfo di Squillace, è una cavità con un sviluppo totale di circa 80 metri, apertasi in corrispondenza di una faglia impostata su rocce granitoidi e allargatasi con l'azione erosiva del moto ondoso.




    Grotta dei Briganti

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    - Fonte -

    Inserito nel circuito turistico legato al museo dell’olio riesce a suggestionare il visitatore con il ritorno ad un delle fasi storiche più importanti in Calabria appunto ‘Il brigantaggio‘. La grotta, rifugio sicuro, posta alla fine di un panoramico sentiero naturale surreale per essere così vicino al centro abitato è completamente immersa in un habitat veramente singolare. Un antico documento del Ministero della Guerra conferma che in questo posto, all’ epoca del brigantaggio, fu catturata una ‘mano’, di pericolosissimi briganti, esattamente cinque.



    Grotta della Cozetta

    foto_web_dsc_2346

    - Fonte -

    E'così chiamata per la sua forma simile ad una calza, presenta un ambiente lungo più di sette metri al termine del quale, dopo un salto di tre metri, si può accedere ad una galleria lunga oltre 20 metri.



    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:32
     
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    Grotta di Re Nilio

    Image40_small

    - Fonte -

    La grotta di Re Nilio con un cunicolo lungo 23 metri, alto da uno a tre metri e con una larghezza massima di un metro.



    Fessura presso la Grotta di Re Nilio

    Image40

    - Fonte -

    La misteriosa profondità delle caverne (nella foto quella del Re Nilio) e l'impervia natura della montagna hanno spinto la fantasia popolare ad immaginare la presenza nelle grotte di personaggi quali il Re Nilio (La leggenda del Re Nilio), antico Re, che essendo stato condannato da una maledizione a sciogliersi come cera, si era rifugiato in una grotta del monte per non esporsi alla luce del sole.




    Meandri del Fico

    jpg

    - Fonte -

    La grotta nota con il nome di Meandro del Fico, di recente scoperta (1986) è la più profonda delle tre, circa 109 metri, e convoglia le acque piovane che scorrono in superficie.






    Grotta di Jizzi

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    Da Catanzaro imboccando la strada S.S. 280 dei Due Mari, direzione Lamezia Terme e uscendo all'altezza di Marcellinara, si è già all'interno della vasta area mineraria, le cui maggiori località sono: Stella, La grotta, Riato e in prossimità della stazione. Il geosito è una vasta area di cava, in parte ancora attiva, posta al centro della stretta di Catanzaro nei gessi della serie evaporitica del Messiniano. La presenza di grotte nell'area è dovuta a fenomeni di carsismo ipogeo che consentono l'accesso a differenti sistemi sotterranei.


    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:32
     
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    Grutta da Sgangata

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    Esplorazione

    Grotta raggiunta ed esplorata da Vittorio Luzzo nel 1987. Non sono visibili tracce di passate frequentazioni.

    Descrizione

    II nome gli è stato attribuito per via della aerea 'spaccata' che è necessario compiere per raggiungerla. La grotta è costituita da una breve ed alta galleria, con una seconda apertura più in alto. II suolo risulta ricoperto dalla solita finissima polvere; le pareti si presentano piuttosto annerite.



    Edited by Kelly C. - 13/8/2013, 16:16
     
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    Grutta di Manichelli

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    Esplorazione

    Grotta frequentata fin dall'età del Bronzo, e quindi in epoca classica. Nota anche ai locali; secondo alcune dicerie, alcuni pastorelli anni addietro vi avrebbero rinvenuto del vasellame in argilla. Localizzata ed esplorata da Vittorio Luzzo nel 1987.

    Descrizione

    II nome gli è stato attribuito sulla base dei numerosi manici di ceramica rinvenuti. La grotta è costituita da una galleria che presto si biforca. La galleria di destra, alta un paio di metri, presto si restringe, terminando poco dopo un saltino con un minuscolo vano occluso da frana; presenti sulla sinistra dei condotti scavati a pressione, intransitabili. La galleria di sinistra, molto bassa, permette di avanzare carponi ancora per qualche metro, fino a divenire intransitabile a causa del riempimento che la occlude completamente. Sotto i massi, in corrispondenza dell'ingresso, un'ulteriore galleria con pavimento in terriccio riporta nuovamente all'esterno.

    Osservazioni

    La grotta è impostata lungo una frattura orientata grossomodo E-W. II pavimento è ricoperto da clasti e terriccio; uno strato di polvere impalpabile, forse originato dall'attività estrattiva della vicina cava, ricopre ogni superficie libera. II fenomeno concrezionale è piuttosto ridotto; solo presso la frana di destra si osservano una piccola colata e delle concrezioni. Modesta anche l'attività idrica, legata a stillicidio e percolazione nel tratto sopra descritto. Una debolissima corrente d'aria è avvertibile nel ramo di sinistra. Curiosa la presenza di alcuni licheni rosa nel tratto iniziale. Sono state rinvenute ceramiche attribuibili allo stadio finale del Bronzo, al periodo ellenistico e a quello romano nonché alcune ossa fossili in corso di classificazione .


    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:33
     
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    Grotta di ‘Ntoni Maria

    - Fonte -


    selia
    Antro di ingresso
    visto dall'interno

    L’ingresso è noto ai locali da tempo, specie per la violenta corrente d' aria che filtrava tra i massi di ingresso. Un coccio di ceramica di fattura molto grezza (neolitico?) trovato all'interno fa pensare che nei tempi passati la grotta fosse in comunicazione con l'esterno. Una disostruzione nella colata di ingresso ha permesso di visitare un primo ramo scendente; una seconda disostruzione ha permesso l’accesso alla zona prospiciente ingresso (gennaio 1989). Due disostruzioni poco oltre il primo pozzo portavano in un ambiente franoso purtroppo cieco; una quinta disostruzione (strette del Paggetto) permetteva di ritrovare la giusta via (dicembre 1989) e di giungere dopo un ulteriore scavo all'orlo del terzo pozzo. Nel settembre del 1990, disceso il pozzo, venivano scoperte le sale del Magnificat ed il meandro dei Fiori; nel Natale dello stesso anno venivano esplorati i numerosi rami che partono dagli ambienti profondi.

    Descrizione

    La grotta, che si sviluppa su tre livelli, presenta un andamento piuttosto labirintico, cosa che non facilitata né la visita, né la descrizione. L' ampio suggestivo ingresso dà su una china detritica che termina in corrispondenza di una grossa colata stalattitica verdastra a causa della microvegetazione che vi cresce; poco prima della colata si notano i resti di uno sbarramento litico semicircolare, costruito probabilmente per bloccare il movimento del detrito poco stabile a causa dell'elevata pendenza. Ci si infila quindi in un minuscolo pertugio al cui termine si trova la sbarra che protegge l'accesso alla grotta. Superate alcune caratteristiche vasche colme di ciottoli si può accedere a piccoli ambienti ascendenti molto concrezionati che danno su camini ciechi; da segnalare in quest'area numerose vaschette colme di guano essiccato (ci troviamo in una sacca di aria calda), delle stupende colonnine a candelabro, meravigliosi drappeggi. Poco oltre l'ingresso, in corrispondenza di un vano concrezionato, uno stretto passaggio ritagliato nella concrezione dà su un pozzetto di 3 m, che si scende facilmente in arrampicata. Dopo un breve meandrino si raggiunge un pozzo da 6 m, che è consigliabile scendere aiutandosi con una corda. Sulla sinistra si apre una sala concrezionata, cui seguono una serie di ambienti franosi costellati da grossi massi, alcuni concrezionati. Molti di questi ambienti si collocano nell'immediata prossimità dell'ingresso, come testimoniano le violente correnti d'aria che li percorrono.

    Primo pozzo

    Dalla base di P6, proseguendo sulla destra si costeggia una elegante colata che copre l'intero lato del pozzo, quindi si attraversa una saletta ben concrezionata fino ad uno sbarramento calcitico; trascurati i numerosi condotti di piccole dimensioni che vi si trovano, un'ulteriore strettoia permette di accedere ad alcuni umidi meandrini piuttosto stretti (strette del Paggetto). Usciti dal meandro, si trascura l'evidente prosecuzione orizzontale che dopo scavalcamenti ed aggiramenti di alcuni massi e di alcuni pozzetti porta in ambienti concrezionati ma ciechi, e si discende lungo la faglia a destra fino ad un pozzetto , aggirabile con facile arrampicata sulla sinistra. Si arriva così in un'ampia sala di crollo lunga una ventina di metri, ricoperta in alcuni punti da delicate concrezioni a rametti accresciutesi sul pavimento (attenzione !!!); all'estremità opposta la sala chiude su una graziosa colata con vaschette ricoperte da cristalli in corrispondenza di vecchi livelli idrici. Ad oriente la sala è fiancheggiata da un grosso meandro, battezzato 'meandro dei Fiori' per via dell'abbondanza di queste particolari concrezioni ramificate che si rinvengono. Vi si può accedere direttamente dalla sommità o dalla base di P4 attraverso un ambiente ricchissimo di queste delicate concrezioni (attenzione a non romperne!) o dal punto più basso della sala, passando dietro ad alcuni massi. Il meandro, che rappresenta il vecchio percorso di un torrentello che scorreva a pelo libero, termina in corrispondenza di un vasto ambiente di crollo. In una piccola ramificazione sulla destra abbiamo rinvenuto in alcune vaschette numerose pisoliti in corrispondenza di un laghetto temporaneo dal fondo fangoso; la dissoluzione differenziata del calcare ha qui messo in evidenza migliaia di gusci fossili costituenti la roccia che ospita la grotta. Dalla base di P4 una galleria franosa porta ad uno scivolo che svolta bruscamente sulla destra; sulla volta alcuni camini permettono di accedere ad un bel meandro sospeso, in comunicazione attraverso alcuni pozzetti ascendenti con ambienti già sopra descritti. Si scende lo scivolo superando alcuni grossi massi prima, contro roccia poi fino ad un terrazzino da dove la discesa prosegue nel vuoto ( corda 30 m).

    Sala del 'Magnificat'

    Alla base troviamo un vasto ambiente di crollo, la sala dell' Ignoto. Sul pavimento ani cumuli di massi, clasti, ghiaie o terriccio lasciano intravedere numerose zone in dovrebbe verificarsi un forte assorbimento di acqua; sulla volta si distinguono se venute di acqua, non attive nei periodi delle visite. Sul lato NE alcuni blocchi tuiti da bianchissima calcite cristallina sono in via di disfacimento. Si costeggia il lato sinistro del salone fino ad incontrare una grossa galleria rodente colma di massi di crollo, ove si riincontra la corrente d'aria persa ambiente precedente le strette del Paggetto. Trascurando un'ulteriore galleria sinistra, si prosegue in ambienti di crollo ora molto ampi ora piuttosto bassi fino a la frana occlude completamente la galleria . II superamento di alcune loie in frana non ha permesso di trovare prosecuzioni e pertanto, in questa dire?, per ora la grotta finisce qui. In questi ambienti frequentemente si incontra una ) la colonia di pipistrelli. Ritornati alla sala dell'Ignoto e procedendo in direzione opposta rispetto a alcuni massi nascondono un condotto concrezionato che porta in un vasto ambiente. Questo ente può essere anche raggiunto seguendo un'altra bella galleria a saliscendi che si stacca sulla sinistra degli ambienti di crollo prima descritti; numerosi pozzetti e piccole aperture aspettano tuttora un'accurata ricognizione. Questo insieme di gallerie è stato battezzato gallerie della Contessa. In una fessura sulla destra sono presenti si blocchi di calcite cristallina in fase di disfacimento. La grossa sala che ora si presenta avanti è solo un piccolo anticipo rispetto a quello incontreremo appena superata la cortina rocciosa che abbiamo di fronte. Le sale Magnificat rappresentano quello che ogni speleologo spera di scoprire almeno una nella propria vita: uno scrigno cristallino bianchissimo ove ogni forma di concrezione trova rappresentazione: stalattiti, stalagmiti, colonne, drappeggi, colate, gous zeppi di cristalli. Anche il pavimento pare essersi adeguato all'ambiente, armandosi in un candido alabastro su cui stonano le impronte delle nostre calzature. Si tenga presente che questa è l'unica parte della grotta ove è possibile trovare acqua, che può essere prelevata all'interno di qualche vaschetta con l'aiuto di una pompetta.

    Sala detta del 'Magnificat'

    Sulla sinistra si incontra una breve, bassa galleria da percorrere ginocchioni; le spigolose concrezioni accresciutesi dal pavimento concrezionato rendono la pressione piuttosto dolorosa per le ginocchia. Sulla destra la grotta prosegue con un condotto molto concrezionato (attenzione ai cristallini delle vasche !) . Ad una decina di metri alcuni drappeggi sulla sinistra nascondono una galleria che conserva parte della sua originaria morfologia a pressione (Mastro Lindo). Si procede ora in salita, ora in discesa in ambienti frequentemente di crollo, poco concrezionati, fino ad una nicchia dalle pareti friabili; in ii punti la galleria si sdoppia in due condotti paralleli. Il meandro principale prosegue invece con alcune svolte venendo progressivamente interessato da crolli fino a divenire una stretta fessura impercorribile. Alcuni passaggi permettono l'accesso ad una galleria superiore che sfocia in una saletta da cui attraverso alcuni massi è possibile raggiungere una sala più ampia che rappresenta il limite occidentale della grotta. Qualche metro prima dello sdoppiamento della galleria, sulla destra un basso laminatoio dal fondo alabastrino porta ad una galleria; da qui a sinistra una galleria a pressione approfondita gravitazionalmente porta nuovamente al grande ammasso di clasti. Proseguendo invece sulla destra, la galleria costeggia un vasto salone caratterizzato da alcuni grossi blocchi e da qualche bella concrezione (vaschette con cristalli in un vano in alto). La galleria prosegue assumendo la caratteristica sezione a buco di serratura facendosi progressivamente più stretta fino a divenire impercorribile in corrispondenza di un banco sabbioso. Molto bello il piccolo condotto superiore per via di una serie di vaschette ricoperte da cristalli.

    Veduta sala del 'Magnificat'

    Osservazioni: La roccia è prevalentemente costituita da una breccia di consistenza variabile contenente elementi dolomitici microcristallini biancastri con piccole venature ocra. inoltre presente un agglomerato a matrice calcitica di origine chimica contenente elementi calcarei bianco- grigiastri cristallini. La grotta è palesemente impostata lungo un fascio di fratture orientate NNE-SSW e NE¬SW; questo fascio di fratture dovrebbe essere in relazione con una grossa discontinuità (faglia?) che interessa la zona, ben visibile sopra l'ingresso. Importanza minore rivestono una serie di fratture quasi ortogonali rispetto a detto sistema. La morfologia predominante è quella di crollo, che frequentemente ha cancellato l'originale forma dei vani (sale sottostanti l'ingresso, saletta presso le strette del Paggetto, sala sotto P4, termine dei meandro dei Fiori, scivolo e sala dell'Ignoto, gallerie presso (235) ecc. ecc.). Questa forma è favorita dalla natura della roccia (brecce), che spesso è interessata da una intensa fratturazione. Nelle zone superiori si incontrano numerosi relitti di meandri scavati in prevalente regime gravitazionale (zona sovrastante e sottostante, meandrino seguente alle strette del Paggetto, meandro sospeso sottostante , il meandro dei Fiori). Nelle zone basse, invece, si sono conservati numerosi tratti delle originali gallerie scavate a pressione, più o meno evolute a regime vadoso (passaggio della Contessa e condotte parallele, varie gallerie oltre il Magnificat). L'insieme di queste morfologie è coerente con l'ipotesi che la grotta si sia sviluppata in corrispondenza di una passata falda freatica (gallerie inferiori completamente allagate, gallerie superiori a pelo libero..) correlabile magari con un antico livello marino. Un successivo repentino abbassamento della falda, in concomitanza con l'assenza di grossi torrenti interni, avrebbe permesso la conservazione di parte delle morfologie originarie. Non è neppure da escludere che questa situazione si sia instaurata su un sistema carsico maturo, o perlomeno già evoluto gravitazionalmente, per effetto di una variazione del livello marino o di posizione altimetrica del sistema, o per combinazione dei due fattori. Queste ipotesi sono attualmente in corso di verifica.

    I 'candelabri' -

    La presenza di sedimenti è trascurabile, limitata a qualche modesto deposito di sabbie e ghiaie depositate da qualche torrentello temporaneo. AI contrario, ammassi di crollo, alle volte ciclopici, ricoprono vaste aree della grotta. Residui argillosi, probabile residuo della dissoluzione dei calcari, si incontrano sulle pareti e sui massi poco sopra P4 ed in corrispondenza dello scivolo e, sotto forma di ammassi, nella sala dell'Ignoto. I depositi di natura chimica sono abbondantissimi e ben rappresentati. Oltre a stalattiti, stalagmiti, colonne, colate in scenari da fiaba, segnaliamo la presenza di splendide colonnine ad anelli accresciutesi all'interno di vasche colme di cristallini, numerose vasche alte anche 30-40 cm rivestite da cristalli di calcite, curiosi alberelli ramificati alti fino a 10 cm costituiti da calcite aciculare trasparente terminante con dei noduli marroncini, piccole pisoliti, bei drappeggi ecc. ecc. Numerose concrezioni riportano i segni di passate fratturazioni, successivamente risaldate da un velo di calcite. Dal punto di vista meteorologico, l'ingresso parrebbe comportarsi da bocca bassa di un più vasto sistema. In inverno, l'aria aspirata dall'ingresso dopo aver attraversato parte la frana e parte il percorso aperto dal GGN viene convogliata nel meandro sottostante P6 perdendosi poi nella frana della successiva saletta. La si avverte di nuovo pochi metri sotto proveniente da un camino nei pressi del Magnificat; poi percorre le Gallerie della Contessa e si perde nuovamente nell'ammasso di blocchi nelle gallerie finali NE . In estate la circolazione si inverte. Movimenti secondari non trascurabili si avvertono in quasi tutti gli altri rami della grotta.

    Alcune misure di temperatura effettuate nel dicembre 1989 con grotta che aspira, del tutto insufficienti per inquadrare la cavità, danno:
    • Ingresso: 10,8 °C
    • Strettoia ingresso: 10,1 °C
    • 2a strettoia: 9,8 °C
    • Saletta sotto P6: 10,2 °C
    • Camini ingresso: 13.2 °C

    Ne deriva che i camini sovrastanti l'ingresso non sono assolutamente in comunicazione con l'esterno, anzi rappresentano delle sacche chiuse di aria calda. L'aria invernale, già di per sè secca, scaldandosi all'interno della grotta, la disidrata pesantemente. Infatti nel primo tratto la grotta è completamente asciutta. Si può stimare che la temperatura interna di equilibrio si collochi intorno ai 13 -15 °C. Dal punto di vista idrologico la cavità è attualmente allo stato fossile. Qualche stillicidio è giusto riscontrabile poco oltre le strette del Paggetto e nella zona più profonda. In occasione di forti precipitazioni, un velo di umidità ricopre le pareti; si hanno inoltre indizi di modesti scorrimenti idrici sopra e sotto P6, nel meandro dei Fiori, nelle sale del Magnificat. Non sono state fatte osservazioni in merito alla fauna: nei primi tratti della grotta si rinvengono numerosi aracnidi ed insetti simili alle zanzare. Chirotteri isolati sono stati incontrati in varie zone della cavità; una numerosa colonia vive occasionalmente nei rami più profondi (gallerie presso la sala dell'Ignoto). La grotta necessiterebbe di una ricognizione da parte di un archeologo. Nell'androne iniziale si rinvengono numerosi resti di laterizi; appena oltre la prima strettoia abbiamo rinvenuto un frammento di ceramica rossa molto fine di probabile età storica. Nelle sale di crollo sottostanti l'ingresso, abbiamo inoltre rinvenuto un ulteriore frammento di colore nerastro, ad impasto grossolano con inclusi biancastri, apparentemente molto antico (neolitico?), non sappiamo se trasportato dal detrito o lasciato dall'uomo in epoche passate, quando la grotta era transitabile. La delicatezza e la varietà delle concrezioni ed una certa pericolosità intrinseca richiedono una decisa opera di protezione, anche al fine di proteggerla da speleologi senza troppi scrupoli.


    Edited by terryborry - 13/8/2013, 18:36
     
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11 replies since 11/12/2011, 12:24   1026 views
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