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Reggio Calabria

Capoluogo della regione

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  1. Myriam Isabel
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    Reggio Calabria
    [Rhegion]

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    - Fonte -

    «Reggio è veramente un grande giardino, e senza dubbio uno dei posti più belli che si possano trovare sulla terra»
    [Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi, 1847]

    «Ecco l'antica Reggio, le cui origini si perdono nella notte dei tempi! Ecco la Reggio della Magna Grecia»
    [Papa Giovanni Paolo II, Reggio Calabria, 7 ottobre 1984]

    Reggio di Calabria (IPA: ˈrɛʤ:o kaˈlabrja, Rrìggiu in dialetto reggino, Righi in greco di Calabria), comunemente nota come Reggio Calabria o semplicemente Reggio, nel Mezzogiorno e precedentemente l'unificazione d'Italia, è un comune italiano di 186.464 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e fino al 1970 capoluogo della regione. È il primo comune della regione per popolazione e il secondo per superficie. Città di rango metropolitano, capofila di un'agglomerazione di oltre 270.000 abitanti, è il maggiore polo funzionale di una più vasta area metropolitana policentrica che conta circa 400.000 abitanti e fa parte della estesa e popolosa conurbazione siculo-calabra detta Arco etneo. Forti sono i legami storici, culturali ed economici con la dirimpettaia città di Messina. Reggio, insieme a Napoli e Taranto, è sede di uno tra i più importanti musei archeologici dedicati alla Magna Grecia dove sono custoditi i famosi Bronzi di Riace, rara testimonianza della scultura bronzea greca, divenuti tra i simboli della città, di una giovane Università ed è sede del Consiglio Regionale della Calabria. È la prima città della regione per antichità e nonostante la sua antica fondazione - Ρηγιον fu un'importante e fiorente colonia magnogreca - si presenta con un impianto urbano moderno, effetto del catastrofico terremoto che il 28 dicembre 1908 distrusse gran parte dell'abitato. Il suo sistema urbano, costretto ad Est dallo stretto di Messina e coronato alle spalle dalle ultime propaggini dell'Appennino, rappresenta uno dei principali poli economici e di servizio regionale ma anche una delle massime concentrazioni di nodi e attrezzature per i trasporti e naturale struttura logistica della Regione verso le coste meridionali del Mediterraneo. Il centro storico, costituito prevalentemente da palazzi dalle linee liberty, ha uno sviluppo lineare lungo la costa calabra dello stretto con strade parallele al lungomare punteggiato di magnolie, palme e piante rare o esotiche.

    Geografia fisica

    « Io canto Reggio, l'estrema città dell'Italia marina / che si abbevera sempre all'onda di Trinacria »
    (da una poesia elogiativa di Ibico, tratta dall'Antologia Palatina.)

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    Vista satellitare dello stretto
    di Messina con Reggio posta
    sulla sponda orientale

    Il territorio comunale - la cosiddetta Grande Reggio frutto di una conurbazione avvenuta all'inizio del XX secolo - si sviluppa lungo la costa orientale dello stretto di Messina per circa 32 km e da mare a monti planimetricamente per altri 30 km circa con zone di mezza costa, collinari e montuose. Il comune di Reggio occupa una superficie di 236,02 km² e si estende da un livello altimetrico minimo di 0 metri ad un massimo di 1803 m s.l.m. Il centro storico del comune è situato ad un'altitudine media di 31 m. ed è compreso tra la fiumara dell'Annunziata (nord) e la fiumara del Calopinace (sud), mentre l'intero territorio comunale è compreso tra Catona (nord) e Bocale (sud). La città si trova al centro di una più grande Area metropolitana in continuità territoriale, culturale, sociale ed economica con l'area metropolitana di Messina (separata solamente da un braccio di mare largo poco più di tre chilometri). Con essa costituisce l'Area Metropolitana Integrata dello Stretto o Città Metropolitana dello Stretto, area che in totale conta oggi circa 885.000 abitanti.


    Localizzazione

    « Reggio, acroterio d'Italia »
    (Tucidide, Storie, I 30 1)


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    Panorama notturno del centro
    della città

    Reggio è situata sulla punta dello "Stivale", alle pendici dell'Aspromonte, al centro del Mediterraneo (dove gli studiosi collocano l'incontro di Odisseo con i mostri mitologici Scilla e Cariddi, descritti da Omero) e gode di un suggestivo panorama sulla Sicilia, sull'Etna e sulle Isole Eolie. Reggio è al centro di un'area turistica di importanza storico-culturale, è situata al centro di una zona agricola particolarmente fertile in cui, grazie al clima mite e all'abbondanza di acque, si sviluppano le colture dell'olivo, della vite, degli agrumi e del bergamotto -agrume che rende la sua migliore qualità nel territorio reggino- divenuto per questo uno dei simboli della città. Come per molte città del "Mare Nostrum", nella cultura locale Reggio viene spesso identificata come il centro esatto del Mar Mediterraneo, le cui molteplici e millenarie civiltà hanno sempre influenzato e arricchito l'antichissima storia, la cultura e lo spirito dei reggini. La città è attraversata dal 38º parallelo che taglia altre cinque città (Seul, Smirne, Atene, San Francisco, Cordova), e su cui è stato eretto un Monumento. Il comune di Reggio è il più occidentale della Regione Calabria, e la sua provincia è quella che si trova più a Sud nella regione e nell'intera Penisola italiana.



    Morfologia del territorio

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    Lo stretto di Messina dal
    lungomare

    Il territorio comunale della città fa parte del Bacino di Reggio Calabria, una struttura di tipo graben delimitata da faglie di tipo normale e dalle horst di Campo Piale a nord e dell'Aspromonte a est. La città si estende su una superficie prevalentemente di tipo alluvionale e deltizia creatasi dal deposito di sedimenti trasportati dalle numerose fiumare che solcano il territorio. Il sistema collinare è costituito da sedimenti sabbiosi a media pendenza fino ad arrivare alle pendici dell'Aspromonte di natura cristallino-metamorfica paleozoiche mentre il litorale costiero si sviluppa con andamento relativamente sinuoso ed è contraddistinto da sporgenze e rientranze in corrispondenza dei corsi d'acqua.
    • Classificazione sismica: zona 1 (sismicità alta)

    Principali corsi d'acqua

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    Il Lungomare Falcomatà
    in inverno e il vulcano Etna
    sullo sfondo


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    Geografia di Reggio

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    Reggio Calabria è posta al
    centro del Mediterraneo

    Fiumare e torrenti solcano il territorio comunale di Reggio. Dato il clima, questi corsi d'acqua sono in alcuni periodi dell'anno per lo più asciutti anche se nel passato, in occasione di eventi meteorici eccezionali, non riuscendo a contenere i volumi di acqua e detrito che percorrono l'alveo, hanno dato luogo a esondazioni ed allagamenti.

    Segue un elenco dei principali corsi d'acqua (da Nord a Sud) che attraversano il territorio comunale:
    • Fiumara Catona con l'affluente Torrente Rosalì;
    • Fiumara Gallico con l'affluente Torrente San Biagio;
    • Torrente Torbido;
    • Torrente Scaccioti;
    • Fiumara dell'Annunziata (che scorre sotto Viale della Libertà, Piazzale della Libertà e Viale Boccioni);
    • Torrente Caserta (che scorre sotto Via Roma), da cui prende il nome il Parco Caserta;
    • Torrente Orangi, che alimentava il fossato del Castello Aragonese, le sue tracce sono ancora leggibili: scorreva anticamente dove ora è la via Trabocchetto facendo un'ansa lungo l'attuale via del Salvatore immettendosi nel fossato dove adesso è il largo Orange (o piazza Orange);
    • Fiumara Calopinace, l'antico fiume Apsias;
    • Fiumara Sant'Agata;
    • Fiumara Armo;
    • Torrente Bovetto;
    • Fiumara Valanidi, con l'affluente Torrente Pernasiti;
    • Fiumara di Macellari;
    • Fiumara di Sant' Antonio;
    • Fiumara San Giovanni;
    • Fiumarella Lume.






    Clima

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    Vista sullo Stretto di Messina e sulla spiaggia di Reggio Calabria

    La posizione della città, posta sullo Stretto e a pochi metri sul livello del mare, tra i torrenti Annunziata, Calopinace e Sant'Agata, favorisce il clima mite, che è di tipo mediterraneo. D'estate la fresca brezza marina proveniente da Nord, sempre presente nel canale e, la sera, le correnti ascensionali che, specie lungo i torrenti, risalgono l'Aspromonte contribuiscono a rendere più sopportabili le alte temperature. L'inverno è mite e breve e la temperatura non si avvicina quasi mai allo zero, con una media su base annua di 17.32 °C e una media annua delle precipitazioni piovose di 547,16 mm. Il sole è quasi una costante, con circa 300 giornate soleggiate all'anno.

    Storia

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    Arena dello Stretto

    « Laddove l'Apsias, il più sacro dei fiumi, si getta nel mare, laddove, mentre sbarchi una femmina si unisce ad un maschio, là fonda una città; il dio ti concede la terra ausone. »
    (Diodoro (XIII, 23) - responso dell'Oracolo di Delfi che guidò la fondazione di Reggio.)

    La millenaria Storia di Reggio Calabria inizia dall'origine mitologica che risale al 2000 a.C. per proseguire con la fondazione come colonia greca nell'VIII secolo a.C. Fu una fiorente città della Magna Grecia e successivamente alleata di Roma. Poi fu una delle grandi metropoli dell'impero bizantino e fu sotto le dominazioni degli arabi, dei normanni, degli svevi, degli angioini e degli aragonesi. Fu distrutta da gravi terremoti nel 1562 e nel 1783. Dopo le invasioni da parte dei Vandali, i Longobardi e i Goti dal V al VI secolo d.C., Reggio divenne la capitale della "Metropoli dei Bizantini nel sud Italia" e più volte tra il 536 e 1060 d.C., è stata anche la capitale del 'Ducato di Calabria' e perno della Chiesa Greca in Italia. Oltre ad essere un centro di cultura bizantina, nel corso del VIII secolo, la città divenne Santa Sede: Reggio è stata fino al 16° secolo il Vescovato più importante di rito Greco in Italia. Nel 1806 Napoleone Bonaparte prese Reggio, e la rese sede Ducato e Generale. Reggio è stata la capitale della Calabria Ulteriore Prima con i Borboni di Napoli 1759-1860. Sotto i Borboni i due antichi regni di Napoli e di Sicilia, vennero unificati diventando il Regno delle Due Sicilie. Nel corso del XIX secolo la zona è diventata la terza potenza economica e militare europea. Vantando conquiste in vari campi della scienza, della tecnologia, delle arti e del diritto. Passò quindi al Regno d'Italia. Nel 1908 subì le distruzioni di un altro terribile terremoto e maremoto, quindi fu ricostruita in epoca liberty ma poi parzialmente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Crebbe notevolmente nel corso del XX secolo ma nei primi anni settanta fu protagonista di grandi sconvolgimenti regionali, le cui conseguenze portarono ad un ventennio buio, dal quale però, grazie ad una serie di fortunate amministrazioni negli ultimi decenni, la città si è notevolmente ripresa, tornando ad essere secondo i dati demografici, economici e turistici protagonista nel panorama mediterraneo.

    Gli insediamenti pre-greci, la civiltà meticcia e il nome "Italia"

    « Aschenez in verità diede origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiamati Reggini »
    (Giuseppe Flavio)

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    ''l'Italia" e le sue colonie

    Gli storici antichi narrano che Reggio venne fondata su un precedente insediamento molto più antico che alcune leggende popolari, abbastanza verosimili dati i riscontri letterari, avevano attribuito ad Aschenez, pronipote di Noè, il quale sarebbe approdato sulla costa intorno al 2000 a.C., e da cui originariamente la regione avrebbe preso il nome di "Aschenazia". Tale evento è ricordato nella memoria storica della città, come ad esempio il nome della "via Aschenez". Altre leggende attribuiscono la fondazione a Giocasto, figlio del dio Eolo, il cui monumentale mausoleo sarebbe sorto sul promontorio di Punta Calamizzi denominato Pallanzio (Pallantiòn). Il territorio sarebbe stato poi uno dei luoghi della fatica di Ercole contro Gerione, il mostro con tre corpi. Si era dunque formato nei secoli anteriori allo sbarco dei greci un agglomerato più ampio con il nome di Rhegion (Ρηγίων), e prima ancora noto come Erythrà (Ερυθρά), abitato in epoche diverse da popoli appartenenti alle stirpi degli Ausoni, degli Enotri e infine degli Itali. Dionigi di Alicarnasso e Diodoro Siculo ci dicono che gli Ausoni erano stanziati nella zona di Reggio già intorno al XVI secolo a.C. Mentre gli Itali, secondo molte fonti tra cui lo stesso Dionigi di Alicarnasso, Tucidide e Virgilio, dicono che questi ultimi erano un ramo dei Siculi che non avevano seguito la maggioranza del loro popolo nel passaggio alla vicina Sicilia (dando poi il loro nome all'isola). Il piccolo nucleo rimasto al di qua dello Stretto era stato governato da un Re-Patriarca che con saggezza e generosità aveva conquistato il cuore dei propri sudditi, entrando nella leggenda popolare e nel mito come Re Italo. Alla sua morte i sudditi avevano deciso di assumere il nome di Itali. E con il tempo il territorio della punta dello stivale prospiciente lo Stretto aveva preso il nome di "Italia".


    « Italo, uomo forte e savio. »
    (Dionigi di Alicarnasso)

    « Quella regione fu chiamata Italia da Italo, re arcade. »
    (Tucidide)

    « Nell'Italia vi sono ancora dei Siculi e il paese fu chiamato Italia da Italo, un re dei siculi che aveva questo nome. »
    (Tucidide, Storie VI,4,6)

    « Dagli Enotri cólta, prima Enotria nomossi: or, com'è fama, preso d'Italo il nome, Italia è detta. »
    (Virgilio, Eneide III, 164)

    Secondo altre fonti questo nome era legato a una delle fatiche di Eracle contro Gerione. Certo è però che l'arrivo dei greci non fece scomparire tale nome, anzi si espanse offrendo una illuminante testimonianza della straordinaria mescolanza di culture, tradizioni e riti religiosi tra le popolazioni autoctone e i nuovi arrivati che si realizzò con l'arrivo dei greci. Da una felice combinazione di diverse culture quindi scaturì quella tipica civiltà meticcia dei Greci d'Occidente, che più tardi si sarebbe guadagnata la definizione di Magna Grecia. Con il passare del tempo il nome Italia si consolidò nell'uso comune cominciando a definire gli abitanti delle città-stato del Mezzogiorno prima come Italioti, poi Italici con l'arrivo dei Romanie, solo molto tempo dopo avrebbe risalito la penisola per definirla "Italia" nella sua interezza con la conquista della Gallia Cisalpina da parte di Giulio Cesare.

    Fondazione della città

    La ricca suggestiva fantasia dei Greci, fondendo il fantastico ed il reale, ha circondato le origini di Reggio da un alone di arcana leggenda. Oltre al mito di Aschenez, riguardo alla fondazione ve ne sono molti altri, ma i più significativi con un certo fondamento storico-iconografico sono il mito di Jocasto e il mito di Eracle:

    Il mito di Jocasto

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    Tetradramma del V secolo a.C. in cui oltre al Leone di Nemea (storico simbolo della città), compare il leggendario Re Giocasto


    Legato alle origini della città è il mito di Giocasto o Jocasto (Iokastos), che aveva un più chiaro significato storico. Figlio di Eolo, re dei venti, sarebbe stato signore della costa di Reggio e fondatore della città o almeno considerato tale, quando essa sarebbe sorta sulla sua tomba, dove fu collocato dopo essere stato ucciso dal morso di un serpente. Il personaggio seduto, poggiante su di un bastone, che figura nelle belle monete reggine del V secolo a.C., è proprio Jocasto, ricordato quale oichista della città, tanto più che in un esemplare delle stesse monete scorgesi accanto al braccio ed alla schiena un serpente nell'atto di morderlo. La tradizione faceva fermare su quella tomba i Calcidesi, ai quali si doveva la leggenda stessa.

    Il mito di Eracle

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    Le 12 fatiche di Eracle


    Secondo un'altra leggenda, le origini della città si collegano con il passaggio di Eracle, reduce dalla Iberia con i bovi gerionei. Uno di essi, staccatosi dall'armento, dopo aver percorso la regione che da esso prese il nome (secondo la tradizione che vede il nome Italo derivato proprio da qui), lanciandosi in mare si dirigeva in Sicilia, onde l'eroe era costretto a seguirlo, quando già stanco del lungo viaggio, per ben riposare, aveva ottenuto dagli dei che zittissero le cicale, che lo infastidivano con il monotono canto. Come simbolo di tale leggenda le prime monete di Reggio, risalenti al VI secolo, fra il 550 e il 493 a.C., portano la figura dal bue androposopo ed in alto un grillo.

    La colonia calcidese

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    Mappa archeologica del centro storico di Reggio Calabria


    La città greca venne dunque fondata sul preesistente insediamento nel 730 a.C. da coloni di stirpe ionica provenienti dalla città di Calcide nell'isola di Eubea, madrepatria di diverse altre colonie nella Magna Grecia. Secondo alcune fonti antiche ai Calcidesi si sarebbero aggiunti anche alcuni Messeni del Peloponneso esuli politici, ma la presenza dorica risulterebbe attestata solo a partire dal VI secolo a.C. La data della fondazione di Reggio è fissata convenzionalmente all'estate dell'anno 730 a.C., basandosi sugli storici antichi (fra cui Tucidide), alcuni studiosi moderni affermano che intorno a tale data i calcidesi fondarono la colonia di Rhegion, ciò risulta attendibile anche considerando che le imbarcazioni dell'epoca potevano navigare in piena sicurezza solo nel periodo primaverile-estivo. Quando si fermarono nei pressi del promontorio di Punta Calamizzi alla foce del fiume Apsìas (l'attuale fiumara Calopinace), avendo intravisto una vite avvinghiata ad un fico selvatico nella località denominata Pallantion (l'attuale zona "fortino a mare" o "tempietto"), decisero di stabilirsi dunque in quel luogo, fondando la prima πόλις (polis) greca in Calabria. Della sacralità del fiume ne è testimonianza la più antica moneta coniata dalla città, con un'immagine raffigurante un toro con faccia umana, che nell'iconografia classica rappresentava la personificazione dei fiumi. La nuova città prese il nome di Rhegion. Il termine viene riferito nelle fonti antiche al verbo greco "ρήγνυμι" (reghnümi), che significa rompere, spezzare, in ricordo della scissione geologica della Sicilia dalla Calabria. Si è invece sostenuta una sua derivazione dalla radice indoeuropea protoitalica "reg", con il significato di "capo, re", in riferimento al promontorio che dominava il panorama dalla penisola e che anticamente costituiva il porto naturale. L'antica foce del Calopinace con il promontorio di Punta Calamizzi che si protendeva verso la Sicilia, ispirò a Tucidide la definizione di Reggio quale estremo capo d'Italia:

    « ἕως άφίκοντο ἐς Ῥήγιον τῆς Ἰταλίας άκρωτήριον. »

    « Finché giunsero in vista di Reggio, acroterio d'Italia. »
    (Tucidide, Guerra del Peloponneso, VI, 44)

    Gli storici greci Tucidide e Diodoro Siculo (XIII, 23) narrano come l'oracolo di Delfi avesse indicato ai coloni di fondare la nuova città:
    « Là nel punto in cui l'Apsias, il più sacro dei fiumi, si getta in mare, dove troverai una femmina avvinghiata ad un maschio, il dio ti concede la terra ausonia. »
    (Oracolo di Delfi)

    Periodo greco

    In epoca greca Reggio fu il maggiore centro di produzione della cosiddetta "ceramica calcidese", affermandosi come la concorrente più prestigiosa e agguerrita della "ceramica ateniese" nel bacino del Mediterraneo.
    Tra i molti, alcuni esemplari sono oggi custoditi al Museo del Louvre di Parigi.


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    Le ceramiche calcidesi
    di Reggio

    La posizione geografica di Reggio e un governo illuminato ne fecero presto una della capitali del mediterraneo. Centro di intensi traffici commerciali e di un crescente potere economico Rhegion contese infatti a Siracusa l'egemonia dello Stretto, essendo uno dei centri politici e culturali più fiorenti della Magna Grecia soprattutto durante il governo di Anassila, Reggio esercitò influenza anche sulla dirimpettaia città di Zancle. Frequenti erano i contatti con le città calcidiche della costa siciliana con le quali Reggio condivide gran parte della sua storia e della sua cultura antica, e numerose furono le guerre che ebbe con Locri Epizephiri inizialmente alleata, ma poi contrapposta, il cui territorio confinava con quello di Reggio comprimendone lo sviluppo. Fin dai primi anni della sua fondazione, lo stato reggino si estendeva infatti sul versante nord tirrenico fino a Medma e Metauros, città fondate anch'esse dai Calcidesi stessi di Reggio (nei pressi dell'attuale torrente Petrace vicino a Gioia Tauro), mentre sul versante sud jonico fino al fiume Cecino o Alece (Halex, l'attuale torrente Galati nei pressi di Palizzi). Più tardi sotto Anassila, con l'occupazione di Messina, la polis di Reggio estese il suo stato anche sull'altra sponda dello Stretto. La fonte principale del benessere della fiorente colonia italiota, fu il commercio e specialmente la vigilanza, che poteva esercitare sul movimento delle navi mercantili lungo il Canale. Come molte altre colonie che fondarono delle subcolonie, Reggio fondò Pixunte (Pixous) nel 471 a.C. sulla foce del fiume Bussento, identificata oggi probabilmente con la località Policastro Bussentino, frazione di Santa Marina (Italia).

    L'età arcaica e il "governo dei mille"

    Dalle prime notizie pervenute, che si riferiscono a qualche secolo dopo la sua fondazione, apprendiamo che Reggio era ordinata a repubblica aristocratica. Capo del governo era un Egemone scelto ordinariamente fra gente messenica. La podestà legislativa era in mano ad un "Consiglio di Mille" sotto il nome di Escletos appartenenti alle famiglie patrizie. Questo governo fu successivamente trasformato in democrazia con l'adozione delle leggi di Caronda, il più importante legislatore delle colonie calcidesi, che diede alla città un codice ancor prima delle altre colonie della Magna Grecia. Ciò permise a Reggio tra l'altro di avere una forte politica estera.

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    Moneta di Reggio del II secolo a.C. raffigurante i due Dioscuri

    Per lungo tempo infatti Reggio volle esercitare una politica di amicizia con la vicina Locri Epizephiri. Avvenimento di questa amicizia è l'aiuto sollecito e determinante dato dai Reggini ai Locresi, assaliti dai Crotoniati nella celebre Battaglia della Sagra. Reggio mandò infatti un grosso contingente di truppe che, al comando dello stratega Lisistrato, riportarono nel 506 a.C. presso il fiume Sagra, una brillante vittoria sui Crotoniati. Da questo momento divenne più fervente il culto dei Dioscuri (Castore e Polluce), alla cui protezione si attribuì la vittoria. Certo l'aiuto inviato rappresentava non solo un atto di solidarietà e di amicizia con la vicina colonia, ma anche una misura preventiva, onde evitare il pericolo che avrebbe costituito un'avanzata di Crotone sul vicino territorio locrese. Dopo tale vittoria Reggio aveva perduto i vantaggi di carattere commerciale che le venivano da Crotone e da Sibari, però aveva stretto in compenso una salda amicizia con i locresi, che non lasciava ancora intravedere i malumori e le rivalità che dovevano fare di Reggio e Locri due implacabili perenni nemiche.

    Anassila e l'unificazione dello Stretto

    La città raggiunse il suo massimo splendore sotto il saggio governo di Anassila, che portò Reggio ad essere uno dei centri politicamente ed economicamente più importanti del Mediterraneo. Nei primi decenni del V secolo a.C., la città si trovava in una situazione politica particolarmente delicata, mentre numerose minacce giungevano da ogni parte: da ovest gli Etruschi tentavano di acquistare influenza sul tirreno, dal nord si faceva sentire sempre più la pressione della potenza crotoniate e da sud si affacciava la minaccia siracusana, che cercava di sottomettere le città calcidiche ed estendere la sua influenza oltre lo Stretto. All'interno vi era poi un sistema di governo aristocratico con oligarchia sgradito al popolo. Dallo stato d'animo dei suoi concittadini, seppe trarre profitto Anassila, un giovane condottiero della discendenza messenica, che nel 494 a.C. si impadronì del governo della città ponendosi a capo di un movimento democratico, favorito da una città di indole commerciale quale era Reggio.

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    Moneta coniata sotto Anassila, raffigurante su un lato il tiranno vincitore alle olimpiadi, sull'altro la lepre con l'iscrizione "ΡΕΓΙΝΟΝ" (Reggio), pare infatti che l'animale sia stato introdotto da Anassila nelle due città dello Stretto, che in questo periodo sotto lo stesso governo condividevano anche la moneta

    Egli accolse fraternamente gli esuli ionici, quali Samii e Milesi, profughi della invasione persiana; di essi una parte rimase definitivamente a Reggio. Ma il suo primo pensiero dovette essere quello di assicurarsi il dominio dello Stretto. Contro le scorrerie degli Etruschi e forse contro la minaccia siracusana, il signore di Reggio aveva elevato, all'estrema punta settentrionale dello Stretto, una fortezza sull'imponente promontorio scilleo famoso nell'antica leggenda del mostro Scilla. La posizione sullo Stretto, mira di tante invidie ed ambizioni, doveva essere ben guardata anche per mare, perciò Reggio aveva creato fin dal V secolo a.C. una forte marina da guerra. Ma il possesso di una delle coste dello Stretto non bastavano per conseguire l'egemonia sullo Stretto stesso: era necessario estendere il dominio sul lato opposto del Canale, sul sicuro porto di Zancle. Anassila seppe ben presto trovare l'occasione che lo avrebbe condotto alla conquista di Zancle quando, dopo la caduta di Mileto, giunsero i Samii con l'intenzione di fondare una nuova città sul territorio siculo, Anassila li indusse ad occupare Zancle, anziché darsi pensiero di fondare una nuova città. Gli zanclei chiesero aiuto a Ippocrate di Gela, il quale però, per timore di mettersi contro il potere di Anassila, non fece altro che accordarsi con i Samii circa la divisione della preda. Così Zancle nel 496 a.C. rimase ai Samii ed Anassila poté realizzare, qualche tempo dopo, il suo disegno, quando, scacciati i Samii stessi, divenne signore dell'intero Stretto, ribattezzando la città sicula con il nome di "Messene", in onore della patria da cui discendeva.

    « τοὺς δὲ Σαμίους Ἀναξίλας Ῥηγίνων τύραννος οὐ πολλῶι ὕστερον ἐκβαλὼν καὶ τὴν πόλιν αὐτὸς ξυμμείκτων ἀνθρώπων οἰκίσας Μεσσήνην ἀπὸ τῆς ἑαυτοῦ τὸ ἀρχαῖον πατρίδος άντωνόμασεν »


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    Achille e Memnone

    « Non passò molto e Anassilao, tiranno di Reggio, respinse i Sami e pensò lui a collocare nella città una colonia di popolazione mista, mutandole il nome in quello di Messene, a memoria della propria terra natia. »
    (Tucidide, Guerra del Peloponneso, VI, 4,6)

    Ma, ottenuta la sicurezza dello Stretto, Anassila dovette seguire un'abile e accorta politica, per salvaguardarsi dai pericoli provenienti dai vicini stati territoriali. Proprio in quel periodo Crotone cominciava ad esercitare una forte pressione espansionistica. per mare, assai preoccupante era la crescente potenza di Siracusa, dove Gelone iniziava una politica prevalentemente marinara con la costruzione di una potente flotta. Poco tempo dopo Gela, alleata di Siracusa, attaccò con l'inganno Imera, costringendo alla fuga il tiranno Terillo, suocero di Anassila. Questi, allarmato dal successo degli avversari e desideroso di restituire il trono a Terillo, chiamò in aiuto i Cartaginesi, ma l'alleanza dorica costituita da Gela, Agrigento e Siracusa, ebbe la meglio sul piano strategico costringendo Reggini e Cartaginesi alla sconfitta proprio nello stesso giorno in cui i Greci combattevano la disperata battaglia delle Termopili. Successivamente Siracusa estese il suo dominio su quasi tutta la Sicilia facendo sentire la propria influenza anche al di fuori. Lo stesso Anassila dovette subire gli influssi di tale potenza anche nello svolgimento della politica in Italia. Così, quando nel 477 a.C. decise di attaccare con un esercito la città di Locri che, sul punto di essere sottomessa si rivolse a Siracusa, egli dovette desistere dall'impresa. Anassila, allo scopo di salvaguardare Messena dalla crescente potenza siracusana, cercò di legarsi in rapporti amichevoli con Gelone, concedendo la propria figlia in sposa al fratello di lui, Gerone. Qualche tempo dopo, nel 476 a.C., Anassila morì. La sua signoria rappresenta un periodo di grande splendore per la potenza reggina, che si estendeva ormai su parte della Sicilia. Anche all'interno, il suo governo si distinse per sentimenti di giustizia, si da lasciare cara memoria di sé presso i Reggini.

    L'alleanza con Taranto e la politica commerciale

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    Cartina della Lucania antica dove è visibile il percorso del
    fiume Siris che collegava la colonia reggina di Pyxus situata
    nell'attuale Golfo di Policastro con il Golfo di Taranto

    Morendo, Anassila affidò i suoi due figli minorenni al ministro Micito, perché consegnasse loro il governo delle due città dello Stretto raggiunta la maggiore età. Micito fu un uomo politico di larghe vedute, che seppe adattare il suo governo alle circostanze del tempo. Nei primi anni della sua reggenza strinse alleanza con Taranto. La situazione di quel periodo vedeva infatti una Siracusa che aveva soggiogato Naxos, Catania e Leontini, sostituendo alle popolazioni indigene dei mercenari peloponnesiaci che trasformarono le tre città in colonie militari. Ora le sue mire espansionistiche si concentravano sullo Stretto, di cui comprendeva la grande importanza strategica e commerciale. Reggio nelle mosse di Siracusa vedeva dunque una crescente minaccia alla sua egemonia sullo Stretto. In tali condizioni le città che potevano porgerle aiuto, erano Locri, Crotone e Taranto. Ma Locri era da scartare, perché secolare nemica e rivale di Reggio; Crotone, dopo essere stata sconfitta dagli stessi reggini nella battaglia della Sagra restava ancora ostile. Prova di questa inimicizia è il fatto che a Reggio al tempo di Anassila avevano trovato ospitalità i Pitagorici, fuggiti da Crotone. Non rimaneva che Taranto e l'alleanza con essa pareva presentare non pochi vantaggi. Reggio era signora dello Stretto, mentre Taranto dell'unico altro buon porto più vicino alla Grecia ed all'oriente. Un loro accordo nuoceva alla concorrenza di tutte le città italiote ed era destinato a paralizzare Siracusa, ormai troppo invadente per la sua ardita penetrazione nel mar tirreno. Micito spingeva lo sguardo molto più in la dei suoi stessi reggini: l'alleanza di Taranto gli si presentava come il miglior modo per garantire a Reggio ed alle restanti colonie calcidesi della Campania, il transito diretto dei commerci fra l'oriente e l'occidente. Come trattato d'unione fra Reggio e Taranto, sembra che Micito abbia fondato una colonia reggina di nome Pyxus o Pissunte (Policastro) sul mar Tirreno, collegata con il golfo di Taranto attraverso la valle del Siris. Così le merci, giunte a Taranto, venivano sbarcate alla foce del fiume e risalendo la valle giungevano presso Pyxus con un breve cammino senza il pericolo di incontrare navi nemiche. La fruttuosa alleanza portò nel 473 a.C. però ad una disastrosa sconfitta dell'alleanza di Reggini e Tarantini ad opera degli Japigi, i quali armarono con gli alleati un esercito di 25.000 uomini. I Tarantini, informati che i nemici disponevano di tanta moltitudine di uomini, chiesero aiuto a Reggio. Ebbe quindi luogo una funesta battaglia in cui gli Japigi ottennero la vittoria. I vinti, divisi in due parti, fuggirono alcuni verso Taranto, altri verso la colonia reggina di Pixus che venne occupata. Tale sconfitta rese tristemente celebre il governo di Micito ed attirò ingiustamente verso di lui l'odio e la recriminazione della cittadinanza. I reggini non compresero i benefici che, nonostante l'attacco degli japigi, poteva avere Reggio dall'alleanza tarantina e presero in odio il governo di Micito; così, istigati dal cognato Gerone di Siracusa, raggiunta la maggiore età, nel 467 a.C. i figli di Anassila revocarono i poteri dalle mani del tutore a cui chiesero resoconto dell'amministrazione. Micito, da uomo probo quale sembra che fosse, diede ragione del suo operato con tale scrupolosità da riguadagnarsi l'ammirazione dei reggini per rettitudine e fedeltà. I figli di Anassila stessi, pentiti, lo pregarono di restare come successore del loro padre, ma egli si rifiutò partendo per la Grecia e ritirandosi a Tegea in Arcadia, dove trascorse il resto della sua vita. In verità, tenendo conto del delicato momento politico in cui si trovava Reggio, la condotta di Micito era più che giustificabile vista l'accortezza della sua politica, incompresa dai suoi sudditi.

    L'arrivo dei pitagorici e lo splendore culturale

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    Moneta con il dio Apollo coniata durante il periodo pitagorico

    Dopo la rivolta demagogica di Cilone contro il Pitagorismo, molti pitagorici furono costretti ad abbandonare Crotone ed a rifugiarsi altrove, ma soprattutto a Reggio accolti dal mecenatismo di Anassila. Ciò permise a Reggio di diventare un centro pitagorico importantissimo, nel cui sinedrio si distinsero non pochi reggini, tra cui i filosofi Pitone vissuto al tempo di Dionisio I, Butera Lico (considerato padre adottivo del poeta tragico Licofrone), Ippone, Ippi, Astilo, Aristide, Atosione, Opsimo, Euticle e Mnesibolo; e ancora Aristocle, Ipparchide, Tecleto, Teocle ed altri, dai quali derivò quella intellettualità eclettica, che pose Reggio ai primi posti nella vita culturale dell'antichità. La dottrina pitagorica sostituendo al culto di Dioniso, quello di Apollo e della luce concepiva la vita umana come organo d'indagine e di sapienza. Numerosi sono i tipi di monete su cui è impressa la testa del nume apollo come simbolo del culto che ebbero i reggini. Sorse dunque a Reggio una delle più grandi scuole pitagoriche che, per la poesia e la letteratura, fece risplendere la città su ogni altra della Magna Grecia, con effetti positivi anche sui costumi, sulle idee, sulla legislazione repubblicana. Oltre alla scuola pitagorica sorse a Reggio un'importante scuola di scultura il cui massimo esponente fu Pythagoras (Pitagora Reggino), annoverato tra i cinque più grandi scultori dopo Fidia, ciò contribuì non poco ad elevare la città sotto il profilo del gusto estetico ed artistico.

    Il Leone di Nemea e la "Mediterranea"

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    Il Leone
    di Nemea

    Caduta la tirannide a Reggio vennero aboliti i vecchi tipi monetali e la città rimise il tipo, sul cui dritto vi era la testa del leone di Nemea ed al riverso il demos, personificazione del popolo libero. La tipica moneta recante la testa del Leone di Nemea (del 400 a.C.) è un'immagine particolarmente caratteristica della città di Reggio. L'effige fu infatti ripresa successivamente per creare il simbolo dell'Università degli Studi, a voler ricordare il periodo di splendore artistico e culturale della civiltà reggina durante il quale la moneta fu coniata.

    Scuola pitagorica reggina

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    Il giovane di Casa Marafioti

    La Scuola pitagorica reggina (o Scuola pitagorica di Reggio) fu una tra le più importanti scuole pitagoriche della Magna Grecia, sorta nella città di Rhegion (Reggio Calabria) tra il VI e il V secolo a.C.

    Le scuole di Pitagora

    La Scuola pitagorica (o Italica) fondata da Pitagora a Crotone - le cui teorie si diffusero anche oltre la Magna Grecia fino in Lazio e in Etruria - sorse come associazione di carattere religioso e politico oltre che filosofico, e fu indirettamente collegata anche alla Scuola Medica e alla Scuola Atletica. Il carattere politico della scuola però, che appoggiava i governi aristocratici delle città greche dell’Italia, ne determinò anche la rovina; quando si sviluppò un movimento democratico contro tali governi i pitagorici furono scacciati da Crotone, stanziandosi nelle varie città della Magna Grecia, diffondendo attraverso i loro cenacoli l'amore e il culto per la filosofia, l'arte, la poesia. A Reggio, al tempo di Anassila, sorse una delle più grandi scuole pitagoriche, che diede lustro alla città facendola risplendere per le arti e la letteratura con effetti positivi anche sui costumi, sulle idee e sulla legislazione repubblicana. Fu anche merito delle Scuole che sorsero a Crotone, Reggio, Locri e in altri centri minori se la Magna Grecia poté dare dimostrazione della livello di cultura e del grado di civiltà raggiunti.

    La scuola filosofica di Reggio

    Tra i filosofi pitagorici reggini ricordiamo:
    • Pitone, cittadino di Reggio vissuto al tempo di Dionigi I di Siracusa, che si sacrificò per difendere la sua città dagli attacchi del tiranno siracusano;
    • Butera Lico, considerato padre adottivo del poeta tragico Licofrone che pare sia stato ucciso per gli inganni tramati da Demetrio Falereo;
    • non meno noto il filosofo Ippone, accusato di ateismo anche dallo stesso Aristotele, forse a causa del modo di vivere corrotto che conduceva;
    • filosofo, oratore, storico e poeta fu Ippi, vissuto ai tempi di Dario e Serse, autore di una storia sulla Sicilia, di un trattato sulle origini italiche e di tre libri di dicerie oziose; nessuna traccia è rimasta dei precetti morali di cui fu autore il filosofo reggino Astilo, mentre dei filosofi pitagorici Aristide, Atosione, Opsimo, Euticle e Mnesibolo conosciamo solo i nomi.

    Legislatori reggini

    Tra i cittadini illustri di Reggio della Magna Grecia, si annoverano coloro che si distinsero nella formulazione delle leggi destinate non solo ai propri concittadini, ma anche alle popolazioni delle altre città dell'intera regione. Dei legislatori reggini sono accertati solo sei nomi, ma molto probabilmente ve ne sono stati molti altri, ai quali non si attribuisce la cittadinanza reggina in quanto per vari motivi divenuti famosi in località diverse da quella natìa.
    • Primo in ordine cronologico, pare sia stato Androdamo. Secondo quanto detto da Aristotele nel secondo libro della Politica, egli scrisse leggi per i Calcidesi che vivevano nella Tracia. L'unica sua opera giunta ai posteri è una raccolta di leggi intitolata "De caede et de haereditatibus".
    • Intorno alla centesima Olimpiade visse l’altro filosofo e legislatore Teeteto. Secondo alcuni critici storici fu amico di Platone il quale gli intitolò il libro primo della Scienza.
    • Ancora meno notizie si hanno di Elicaone e di Fitio citati da Giamblico, fondatore della scuola neoplatonica siriaca, nel suo libro "De secta Pythagoreorum", come fondatori delle Repubbliche Reggine, poiché ebbero il compito di procedere alla riforma delle leggi e degli ordinamenti che venivano superati di volta in volta dal succedersi degli eventi.
    • Altri due illustri filosofi e legislatori reggini furono Aristocrate, di cui si tratta in un capitolo della vita di Pitagora di Giamblico, e Ipparco che, vissuto intorno al 380 a.C., venne espulso dalla Scuola Pitagorica per averne reso noti i segreti iniziatici. Per questo motivo fu considerato morto prima di esserlo e gli fu dedicata una colonna sepolcrale. Anche Liside con una sua lettera lo rimproverò, dopo l’espulsione, pregandolo di essere diverso perché anche lui non fosse costretto a considerarlo morto. Di lui Stobeo ha lasciato molte sentenze relative alla sua personalità e alla sua onestà.

    La scuola lirica di Reggio

    Nell'etica della dottrina pitagorica trovò fondamento la Scuola Lirica di Reggio, che vantò la creazione di un nuovo mondo poetico, pieno di luce e di incanto, intriso di finalità spirituale che innalzò la poesia ad un livello superiore, attribuendo alla Scuola una posizione di rilievo nei confronti delle altre.
    A dar lustro alla scuola sono stati soprattutto Toagene (o Teagene), Glauco e Ibico.
    • Di Toagene, critico letterario, non esistono opere originali in versi, ma fu, comunque uno dei più antichi interpreti di Omero, nel cui poema egli ravvisò numerose allegorie. Si dà per certo che fu cittadino di Reggio, mentre non si hanno notizie attendibili riguardo l’anno di nascita che, secondo alcuni, si aggira intorno al 529-522 a.C.
    • Glauco lasciò ai posteri, con l’opera "Intorno agli antichi musici e poeti", un prezioso documento. I pochi frammenti che sono pervenuti sono sufficiente testimonianza della fama da lui raggiunta nella poesia, nella musica, e nel canto, che gli ha consentito di essere considerato il poeta più vicino a Ibico, che, a sua volta, fu il più grande rappresentante della Scuola Lirica, uno dei maggiori lirici della Grecia, i cui versi furono tenuti in così tanta considerazione da essere oggetto di studio da parte dei giovani.
    • Ibico raggiunse il massimo splendore in Reggio, sua cittadina natale, nella prima metà del V secolo a.C. Pare che abbia scritto 60 libri in versi, in lingua dorica, molto vicini, per sentimento e metrica, a quelli di Anacreonte, conosciuto dal poeta alla corte di Policrate. Il contenuto della lirica di Ibico è essenzialmente erotico tanto da essere accusato di essere un corruttore della gioventù. Cantò gli amori di Talo e di Radamanto, gli eroi della guerra di Troia, la dea Diana, venerata a Reggio e, secondo alcuni storici, fu inventore di uno strumento musicale, di forma triangolare, chiamato Ibicino.
    • La vita del grande poeta si perde spesso nei meandri della mitologia tanto da far sorgere, in alcuni, dubbi sulla sua esistenza. Si innamorò di Nereide, una giovane ateniese, promessa però in sposa, dal padre, al ricco Euforione. La giovane, che contraccambiava l’amore di Ibico, fingendosi consenziente al desiderio del padre, cercò in tutti i modi di rimandare la celebrazione delle nozze. Un atteggiamento di collera di Euforione verso uno schiavo che aveva rotto un vaso fece venir meno il matrimonio, mentre Ibico, su consiglio di Nereide si recò dall’oracolo Anfiarao, dio dei sogni, per chiedere la guarigione di un male agli occhi e per avere notizie sul suo futuro. Giunto al tempio, Ibico ottenne la guarigione dopo aver strofinato gli occhi con l’acqua della fontana di Anfiarao, ma non buon auspici per il matrimonio. Ibico, non curante del parere dell’oracolo, partì per Atene per sposare la giovane, ma smarritosi nell’aperta campagna, fu trucidato dai ladroni.
    • Sempre secondo la leggenda, invocò, prima di morire, la testimonianza di uno stormo di gru che era di passaggio nel tragico momento. Grazie ad esse fu facile arrestare e condannare a morte gli assassini, che nel mercato di Atene, vedendo passare le gru, si tradirono additandole ai loro amici come i testimoni di Ibico.
    • Non è da trascurare l’importanza avuta da Cleomene, un altro poeta reggino, anche se non ha fatto parte della Scuola Lirica di Reggio. Fu contemporaneo e amico di Alessandro Magno, al quale, sembra abbia scritto delle lettere in cui non tratta di poesia ma di bagordi. Anche se di lui non sono giunti frammenti, viene ricordato come autore di ditirambi, di un commento al poema di Esiodo e di qualche biografia dello stesso.

    La scuola di scultura a Reggio

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    La Testa del Filosofo, parte di
    una statua bronzea custodita al
    Museo nazionale della Magna
    Grecia di Reggio è un probabile
    ritratto di Pitagora di Samo

    « capace di rendere come nessun altro i riccioli di barba e capelli, e per fare "respirare" le statue, cioè rendere perfetta l’anatomia dei vasi sanguigni »
    (Plinio il Vecchio, riguardo Pitagora di Reggio)

    Oltre alla Scuola Lirica, Reggio fu sede anche di una Scuola di Scultura, attraverso la quale si distinse anche nell'arte su tutte le altre città della Magna Grecia. I più importanti esponenti furono Clearco e Pitagora da Reggio, ai quali è da aggiungere Learco, vissuto molto tempo prima di loro, considerato il precursore della Scuola di Scultura Reggina.
    • Clearco, discepolo di Eurichio di Corinto fu il fondatore della Scuola e a lui fu attribuita la statua di Giove in bronzo che si trova a Sparta nel tempio di Atena Calcica, considerata la più antica del genere poiché risulta costituita non di un solo pezzo ma di più placche inchiodate tra loro, tecnica già utilizzata da Learco, così arcaica da indurre ad affermare che la statua fosse la più antica opera realizzata in bronzo.
    • Suo illustre discepolo fu Pitagora da Reggio, che superò non soltanto il suo maestro, ma tutti gli scultori vissuti prima di lui tanto da essere annoverato tra i cinque più celebri statuari greci, vissuti dopo Fidia.
    • A lui fu attribuito il merito di aver preso in considerazione le proporzioni nelle statue. Tra le opere ricordiamo: le statue dell’atleta Astilo e del corridore Imnesco, di Eutimo, Lentisco e Cratillo Mantineo, il bronzo raffigurante il toro che trasportava Europa, figlia di Agenore, la Testa di Perseo, conservata al British Museum di Londra e, molto probabilmente la statua dell'Auriga di Delfi, ordinata da Anassila.


    La nuova aristocrazia e l'alleanza con Atene

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    Il trattato di alleanza tra
    Reggio e Atene conservato al
    British Museum di Londra

    Dopo l'uscita di scena di Micito, i figli di Anassila si divisero la signoria ma, degeneri della virtù paterna, commisero tali turpitudini e delitti da essere scacciati dal popolo insorto contro di loro. Dopo la caduta della tirannide, Messina tornò libera e Reggio, probabilmente con l'intervento della stessa Crotone, venne di nuovo ad essere governata dal partito aristocratico che rappresentava il ritorno al potere dell'antico elemento calcidico, per breve tempo sopraffatto da quello messenico. Verso il 443 a.C. Reggio ed Atene stipularono un trattato di alleanza con il quale la città greca cercava di intervenire contro l'elemento dorico d'occidente, mentre Reggio cercava aiuto per opporsi alla potenza dell'alleanza sorta nel frattempo tra Locri, Messina e Siracusa. Un pregevole documento di questo trattato è dato dalla scoperta di due marmi, che celebrano l'alleanza tra Reggini, Ateniesi e Leontini. Lo Spanò Bolani asserisce che tra i marmi che Lord Elgin trasportò dalla Grecia in Inghilterra, ve n'è uno dov'è incisa la formula stessa del patto. Lo Spinazzola scrive che nel frammento sono specificati i negoziati del trattato. La formula è semplice e grave:

    « Sarà fede e ricchezza e sincerità tra Ateniesi e Reggini e alleati, saremo fedeli giusti e forti difensori secondo i patti»

    Con questo nuovo passo, l'azione diplomatica dello stato ateniese poneva piede sulla costa della Magna Grecia. Testimonianza dell'amicizia con Atene, è la moneta reggina simile allo statere di Corinto con la testa di Pallade Atena; al riverso il Pegaso. Forse tale trasformazione fu fatta per utilità di commercio. Nel 427 a.C. avvenne la prima spedizione ateniese in Sicilia, in aiuto di Leontini minacciata da Siracusa. Quando giunse la flotta ateniese fu ben accolta dalla città di Reggio che fin dal primo momento divenne la base navale delle offensive militari iniziate agli ultimi di settembre. I reggini facevano questo sia per affinità di stirpe con quelli di Leontini, ma soprattutto per odio contro i locresi che, dal tempo di Gerone in poi seguivano le sorti di Siracusa. Quindi da Reggio gli ateniesi vollero iniziare la conquista della Sicilia, e per fare ciò pensarono che fosse necessario domare la dorizzante Locri e poi ridurre all'obbedienza Mylae, Messina e le Lipari. La prima spedizione si concretizzò nella battaglia navale nello Stretto: ad essa parteciparono la flotta siracusano-locrese di 30 navi e quella ateniese-reggina di 24. Nonostante l'inferiorità numerica Reggio con gli alleati ateniesi ebbe la vittoria mentre Siracusa e Locri sconfitte dovettero riparare a Capo Peloro.

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    Lo statere di Corinto

    Nel 433 a.C. Reggio stipulò il secondo trattato di alleanza con Atene e pochi anni dopo la Pace di Nicia, avvenuta nel 424 a.C., partiva una seconda grande spedizione organizzata da Alcibiade, con il pretesto di intervenire a favore dell'alleata Segesta, contro Selinunte che era appoggiata dai siracusani quindi alleata spartana. Gli ateniesi dunque speravano di ottenere l'effetto mancato nella prima spedizione, ma questa volta Reggio prese una posizione di neutralità, e non accolse gli ateniesi dentro le mura che si accamparono fuori dalla città vicino al tempio di Artemide (che sorgeva sulla lunga striscia di terra chiamata Punta Calamizzi, scomparsa a causa di un terremoto nel 1562). Reggio, dopo l'esperimento fatto nella precedente spedizione, rispondeva che essa sarebbe rimasta neutrale e che, del resto, si sarebbe attenuta a quanto avessero fatto le altre città italiote. Nella risposta dei reggini dunque risultava chiaro il fallimento della politica di Pericle in occidente. In realtà la partecipazione delle due città del Bruzio agli avvenimenti che accompagnarono la prima spedizione degli ateniesi in Sicilia, si era risolta in una guerra reciproca, nella speranza che l'una potesse sopraffare l'altra. Dunque la vecchia inimicizia tra le due città rivali veniva adesso riaccesa dalla sopravvenuta circostanza dell'indebolimento dello stato crotoniate, per cui sia Locri che Reggio, desiderose di estendere la propria influenza sul mar tirreno, ambivano a riacquistare Medma e Ipponio. Ma siccome Feace, al fine di far accostare i locresi alla pace di Nicia, si era adoperato perché Medma ed Ipponio riconoscessero la signoria di Locri, i reggini a ben ragione mutarono condotta nella seconda spedizione ateniese, giacché gli ateniesi stessi avevano dimostrato di non avere alcun interesse di favorire Reggio nel suo piano di espansione territoriale ai danni di Locri. E come dimostrano i fatti i reggini non avevano torto; infatti, grazie alla loro neutralità, non patirono nulla per la grande disfatta ateniese presso la baia di Egospotami. Così nel 416 a.C. per tentare la conquista della Sicilia, Atene radunò a Reggio un'armata imponente di 134 triremi con un equipaggio di 25.000 uomini oltre alle 6.400 truppe da sbarco. La flotta partì nel 415 a.C. e fu radunata a Reggio, quindi nell'inverno dello stesso anno con l'arrivo di ulteriori rinforzi partì l'esercito e la flotta ateniese che nel 414 a.C. assediò Siracusa.

    La guerra con Siracusa


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    Decorazione araba

    Quando Dionisio salì al potere di Siracusa, i reggini furono inevitabilmente spinti a prendere posizione contro di lui, del quale non avevano tardato a scorgere le mire ambiziose, tendenti all'assoluto dominio dello Stretto. la loro politica estera non poteva dunque essere diversa da quella seguita da Anassila. Tanto più che per Dionisio, il possesso dello Stretto era una necessità per inibire il passaggio ai cartaginesi. Nella lotta contro Siracusa, Reggio cercò di avere Messina dalla sua parte, e perciò tentava di ostacolare le mosse della fazione siracusana esistente in tale città. Tuttavia, quando Dionisio si trovò assediato dai cartaginesi ad Ortigia nel 399 a.C., Reggio e Messina riuscirono ad intervenire unite in favore dei ribelli siracusani contro il tiranno. Ma pur se Reggio raccolse un grosso contingente di 6.000 fanti, 600 cavalieri e 50 navi, nemmeno unita alle forze di Messina riuscì ad avere la meglio. Dionisio riuscì quindi a liberarsi e a preparare la rivincita contro i cartaginesi e, pensando che gli sarebbe stata di grande giovamento l'amicizia delle due città dello Stretto, volle proporre loro un'alleanza. Ma se riuscì a farsi amica Messina, Reggio aveva intuito le mire espansionistiche del siracusano e gli rimase sempre ostile, tanto che si rifiutò di concedere in sposa al tiranno una nobile fanciulla reggina, offrendogli invece la figlia del boia, schiavo di stato. Inoltre nel 399 a.C. la "Democrazia Calcidese" di Reggio rifiutando l'alleanza siracusana ne ospitò gli esuli Eloride e Fitone. Tuttavia Reggio, che rifiutò l'alleanza, non mostrò alcuna intenzione di favorire Cartagine e nella grande contesa mantenne la più assoluta neutralità. Ma Dionisio, anche dopo la potente vittoria dei cartaginesi, rimase sempre diffidente dell'ostile Reggio e, temendo che essa potesse allearsi, da un momento all'altro, con la rivale Cartagine, vedeva la necessità impellente di impadronirsi dello Stretto. L'occasione gli si presentò quando Reggio aderì alla lega Italiota (o lega achea), stretta dagli stati italioti contro la crescente potenza dei Lucani. Siccome alla lega non aderiva Locri Epizefiri, Dionisio pensò di prendere posizione contraria a tale coalizione, così nel 394 a.C. cominciò con lo stabilire una colonia militare a Messina. Reggio, che aveva tutti gli interessi di impedire che Messina venisse in mano a Siracusa, dopo aver fatto le sua proteste nel 393 a.C. inviò contro la città siciliana un esercito per cingerla d'assedio. L'attacco non andò a buon fine come non ebbe successo il contrattacco notturno di Dionigi verso le mura di Reggio ben difese da Eloride. In effetti, secondo quanto tramandano gli storici antichi, Reggio disponeva di mura difensive possenti che impedivano agli attacchi siciliani di aver ragione sulla città. Nel 390 a.C. il signore di Siracusa tornò a Reggio portando una flotta di 120 navi lungo la costa dello Stretto. Anche questa volta, sia per l'intervento della lega Italiota, con Crotone che mandò 60 navi, sia per il valore dei reggini ed il sopraggiungere di una violenta tempesta, Dionisio rimase sconfitto e dovette riparare a Messina. Tuttavia Dionisio non desisteva dalla sua idea e credette opportuno allearsi con i Lucani, la cui potenza era sempre minacciosa per gli stati italioti della lega Achea. Egli pensava che mediante tale alleanza avrebbe potuto assalire Reggio al momento opportuno, quando gli altri membri della lega fossero impossibilitati ad aiutare Reggio, impegnati in un'eventuale lotta contro i Lucani. La guerra scoppiata fra i Lucani e i Turini sembrava essere l'occasione propizia, ma finì in maniera contraria alle sue aspettative, a causa di un malinteso dello stesso fratello Leptine, troppo conciliante con i Greci e fautore della pace fra essi ed i Lucani. Dionisio cercò un'altra via: nella primavera del 388 a.C. con un grosso contingente di navi e soldati approdò a Messina e di là, mirando ad isolare Reggio, assalì Caulonia, sconfitta prima che gli alleati italioti avessero potuto darle aiuto. Dopo avere sconfitto un esercito sporadicamente raccolto dai crotoniati, si recò ad aggredire Reggio, la quale, colta alla sprovvista, trattò una pace che gli fu apparentemente concessa. Dopo il trattato, Dionisio ricondusse l'esercito nello Stretto e continuamente faceva richieste di vettovaglie a Reggio per pagare tutti gli impegni di pace. Quando l'anno dopo (387 a.C.), i reggini si ritrovarono impoveriti dalle continue richieste e dovettero dargli un rifiuto, Dionisio trovò in ciò la causa per attaccarli dando prova di grande slealtà, ruppe la tregua e si scagliò contro Reggio con violenza feroce. Questa volta non vi era possibilità di salvezza. Eroica e disperata fu la resistenza dei reggini, che per 11 mesi gli vietarono di aprire una sola breccia nelle mura. Ma la fame e lo squallore pervasero la cittadinanza, cui non rimase che la resa a discrezione, mentre il generale Fitone che aveva comandato la resistenza venne ucciso. Così nel 386 a.C. cadeva Reggio e gli antichi segnalavano l'avvenimento ricordando che era stata espugnata la fiorente città italiota patria di tanti uomini illustri. Secondo gli storici la città non fu distrutta, ma incorporata nel dominio di Siracusa, sembra infatti che a Reggio Dionisio abbia avuto per sé una sontuosa abitazione. Le possenti mura di Reggio furono però rifortificate sotto il controllo del figlio Dionisio II, il quale cambiò il nome della città dandole il nome di Febea (consacrata ad Apollo). La città comunque riuscì a liberarsi dal suo dominio nel 351 a.C. riprendendo il nome originario di Rhegion.

    Periodo romano

    La città confederata alleata di Roma e la via Popilia

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    La Via Popilia, che andava da Reggio a Capua,
    permetteva i collegamenti tra Roma e Reggio con
    il suo importante porto

    Nel 351 a.C. per contrastare le incursioni dei bruzi, Reggio chiede aiuto a Roma, la città così riesce a mantenere la propria indipendenza. Dieci anni dopo diviene città confederata ed è alleata della stessa Roma contro Pirro nel 282 a.C., durante le guerre puniche e nelle successive guerre, essendo "socia navalis". Infatti nel 212 a.C., anno in cui Cartagine vinceva su tutti i fronti, Annibale aveva conquistato quasi tutto il meridione italiano tranne Reggio e Taranto, gli unici porti adatti a ricevere rinforzi consistenti. I collegamenti via terra con Roma erano assicurati dalla Via Popilia, che portava da Reggio fino a Capua, e da lì la Via Appia conduceva fino a Roma. Nel 132 a.C. infatti la magistratura romana decretò la costruzione di una strada che congiungesse stabilmente Roma con la Civitas foederata Regium, estrema punta della penisola italica. L'opera fu iniziata dal console Lucio Popillio Lena e fu poi portata a termine dal pretore Tito Annio Rufo (motivo per cui fu chiamata anche via Annia oltre che via Popilia). I centri principali indicati sul "cippo di Polla" erano dunque: Capua, Nuceria, Moranum, Cosentia, Valentia, ad fretum ad statuam e Rhegium. Nel 90 a.C. divampa la cosiddetta Guerra sociale, nella quale gli alleati italici si schierano contro Roma, e Reggio è l'unica città del Bruzio toccata dalle operazioni militari: Marco Lamponio, Tiberio Clepirio e Ponzio Telesino a capo dell'esercito italico cercano di conquistarla per farne base ideale per l'invasione della vicina Sicilia, ma il proprio pretore dell'isola Caio Norbano la soccorre, e a lui per riconscenza la città dedica una statua di cui si rinviene la base iscritta.

    Prosperoso municipio dell'impero romano

    HnPHGTc
    Il "Cippo di Polla" con le stazioni
    della Via Popilia

    Nell'89 a.C., terminato il bellum sociale, Reggio diviene municipium romano, e in particolare municipium cum suffragio, conservando cioè la libertà di governarsi con leggi proprie, e di parlare la lingua greca, come premio alla sua fedeltà a Roma. In età augustea prese il nome Regium Julium (Reggio Giulia), probabilmente in onore di Giulio Cesare Ottaviano che la popolò con la sua Gens Iulia. Allo stesso Ottaviano divenuto imperatore Augusto i Reggini dedicarono una statua, di cui si rinvenne nel 1920 la base con l'iscrizione "AUGUSTI". La città comincia quindi ad avviarsi verso una lenta romanizzazione della lingua e dei costumi, si afferma il concetto di stato unitario tipico della Roma repubblicana ed imperiale, quindi Reggio inizia a perdere autonomia istituzionale. La città è dotata di Boulè, Eiskletos, Ailia, il pritanee è riportato su tutti gli atti pubblici. In questo periodo le case di Rhegium sono servite da acquedotti che attingono dalla fiumara dell'Annunziata e nei pressi di via Reggio Campi; tra i tanti, una grande cisterna ellittica fu rinvenuta in via Acri. La lenta latinizzazione della città permetteva di mantenere il greco, che veniva utilizzato dal ceto dirigente e dai mercanti che intrattenevano rapporti commerciali con l'Africa, l'Egitto e le coste dell'Asia minore; di queste assidue frequentazioni con l'oriente ne è testimonianza l'architrave marmoreo con iscrizione latina del tempio di Iside e Serapide (divinità egizie) risalente al I secolo a.C. Regium Julium fu amministrata (secondo le testimonianze del II secolo d.C.) dai quadrumviri quinquennali con amministrazione di giustizia ed edilicia potestas, e per tutta l'età imperiale, nonostante i numerosi terremoti, fu tra le più importanti città dell'Italia meridionale. Mantenne a lungo la lingua e le tradizioni greche. Nel IV secolo Reggio fu dunque designata residenza del governatore (corrector) della Regio III Lucania et Bruttii (la provincia di Lucania e Bruzio), e in questo periodo sorsero numerosi edifici romani, tra cui il Pritaneo ed il Tempio di Apollo Maggiore (del quale si ignora oggi l'ubicazione), resti di un grande Ninfeo furono ritrovati nei pressi della stazione lido e di terme a Piazza Italia. L'abbondanza di acqua permise la costruzione di impianti termali pubblici e privati lungo il mare e all'estremità del Lungomare, indizio di civiltà raffinata e centro di vita mondana, attestata da un'iscrizione del 374 d.C., rinvenuta nel 1912 dove oggi sorge la Banca d'Italia, tra il corso Garibaldi e la via Palamolla che narra come il governatore Ponzio Attico fece ricostruire le terme pubbliche dopo il terremoto del 305 d.C. e restaurare il vicino palazzo del tribunale.

    Inizio del Cristianesimo e caduta dell'Impero romano

    « περιελόντες κατηντήσαμεν εἰς Ῥήγιον »

    « Costeggiando, giungemmo a Reggio. »
    (San Paolo, Ap 28, 13)

    La città fu tra le prime della penisola ad essere influenzata dal Cristianesimo, come è attestato negli Atti degli Apostoli (XXVIII, 13), infatti san Paolo nel suo terzo viaggio che lo condusse da Malta a Roma, nel 61 fece tappa a Reggio. Punto obbligato di passaggio verso la Sicilia, Regium Julium fu saccheggiata e distrutta da Alarico nel 410 e, per la sua posizione, divenne dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, uno dei principali obiettivi degli eserciti che invasero l'Italia.

    Medioevo

    Invasioni barbariche e periodo bizantino


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    Thema di Calabria intorno alla metà
    del VIII secolo

    Caduto l'Impero Romano d'Occidente, durante il periodo delle invasioni barbariche Reggio fu minacciata numerose volte, dopo il saccheggio dei Visigoti di Alarico nel 410 seguì la guerra greco-gotica con l'assedio da parte degli Ostrogoti di Totila nel 549. Sotto l'imperatore bizantino Giustiniano la città fu conquistata nel 536 dalle truppe guidate da Belisario, Reggio quindi fu provvista di mura e fortificazioni. Per più di cinque secoli la città giocò un ruolo molto importante nell'impero di Bisanzio, durante il quale rifiorì culturalmente e politicamente divenendo nel VI secolo capoluogo del Bruzio. Con il nuovo benessere economico sotto l'imperatore d'oriente Basilio I, la sua sede vescovile fu elevata a metropoli dei possessi bizantini dell'Italia meridionale, il che le permise di diventare il nucleo principale della Chiesa grecanica meridionale, meta di un continuo afflusso di monaci basiliani, i quali favorirono la massiccia presenza di conventi e luoghi di culto nel territorio reggino; ne sono oggi alcune testimonianze la Chiesa degli Ottimati (vicino al Castello Aragonese), la struttura antica della Cattolica dei Greci (in via Aschenez), la Cattolica di Stilo ed altre ancora. All'inizio del 901 Reggio fu conquistata dagli Arabi capeggiati da Abû el'-Abbâs, che massacrarono gli abitanti e uccisero il vescovo, ma introdussero la coltivazione del gelso e l'allevamento dei bachi da seta, che si rivelerà poi importante per l'economia reggina. Nel 909 la città fu ripresa dai Bizantini che ne fecero il centro amministrativo dell'Italia meridionale con il titolo di capitale del Ducato di Calabria e Reggio divenne di nuovo florida e popolosissima. Per fronteggiare al meglio la minaccia araba, intorno al 1000 i Bizantini ampliarono il castello cittadino (la cui costruzione risale in ogni modo ad un'età più antica), e fecero erigere varie fortificazioni nell'entroterra della città, edificando alcuni kastra, detti anche motte, di cui ricordiamo i quattro principali di Sant'Aniceto, Sant'Agata, Calanna e Cenisio.

    Periodo normanno e latinizzazione di Reggio

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    Una descrizione sommaria di Reggio in un'antica incisione, sono indicate le porte della città, le fortificazioni e le principali chiese:
    A: Chiesa Madre - B: Vescovato - C: Castello - D: - Porta Dogana - E: Porta Mesa - F: Porta Amalfitana - G: Porta della Marina - H: Fontana Nuova - I: Porta San Filippo - K: CastelNuovo - L: Trincere - M: Baluardi - N: La Cattolica - O: Molini - P: Fiume Calopinace


    Dal 1001 al 1027 Reggio fu dominata dagli emiri palermitani, ma poi ripresa dai bizantini. Nel 1039 Guaimario IV, principe di Salerno e alleato bizantino, mandò i cavalieri normanni guidati da Guglielmo d'Altavilla a Reggio. Qui si unirono all'esercito del Capatano d'Italia Giorgio Maniace, composto anche da truppe italiane e longobarde che salparono da Reggio e conquistarono una dozzina di città siciliane riprendendo anche Siracusa. Nel 1050, spinti dal Papa, i normanni di Roberto il Guiscardo iniziarono una campagna d'espansione che portò un esercito a marciare sulla Calabria inizialmente senza successo. Successivamente Roberto con il fratello Ruggero iniziò quindi a progettare dal 1056 un sistematico piano di conquista della regione. Conquistò Catanzaro e nel 1059 mise a ferro e a fuoco la provincia reggina ma senza riuscire a conquistare la città di Reggio, ancora salda roccaforte bizantina.
    Nel 1059 il Guiscardo, riunitosi al fratello Ruggero, tornò una seconda volta in Calabria lanciandosi deciso alla conquista di Reggio, che cadde dopo un lungo e difficoltoso assedio alla città fortificata durato un anno. Nel 1060 dunque Reggio cedette all'avanzata normanna, a patto però che i due funzionari bizantini più importanti fossero lasciati liberi di andarsene, cosa che Roberto accettò. Con la presa di Reggio quindi Roberto il Guiscardo nominò egli stesso Duca di Calabria, confermò Reggio come capitale, restaurò la città, la fortificò e ne dispose l'espansione della cinta muraria rendendola prosperosa sede del giustizierato di Calabria (quindi senza infeudarla) e dunque portò la sede vescovile nell'orbita della Chiesa di Roma, risale infatti a quest'epoca l'istituzione del primo arcivescovato latino che pur lasciando sopravvivere la liturgia bizantina, impose la gerarchia cattolica, mentre Ruggero divenne Conte di Calabria e vassallo del fratello Roberto. Da questo momento ebbe termine ogni pertinenza bizantina a Reggio e in Calabria. Nello stesso anno il saraceno Betameno, cacciato da Catania, si rifugiò a Reggio chiedendo aiuto ai Normanni, mentre alcuni capi messinesi cedettero la loro città ai Normanni. Successivamente per evitare futuri problemi bellici con i bizantini, nel 1081 Roberto attaccò Costantinopoli ma vi trovò la morte. Gli succedette il figlio Ruggero al quale passò l'amministrazione di Reggio che rimase capitale e sede del ducato di Calabria. Nel 1088 il saraceno Bonavert di Siracusa sbarcò a Reggio distruggendo il monastero di San Nicolò sulla Punta Calamizzi e la chiesa di San Giorgio danneggiando le effigi dei santi, ma Ruggero contrattaccò ed inseguì Bonavert, lo uccise in battaglia e conquistò Siracusa. Per questa vittoria i reggini adottarono San Giorgio a loro protettore, si dice infatti che Ruggero sarebbe stato assistito dal Santo contro Bonavert. Dopo qualche anno il duca Ruggero si unì a papa Urbano II nel convincere san Bruno ad accettare la cattedra vescovile di Reggio, nel 1090 i canonici della città elessero Bruno arcivescovo, ma più tardi egli declinò la mitria per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine. Nel 1122 le ostili nate tra Ruggero II conte di Sicilia e il cugino Guglielmo, nuovo duca di Calabria portarono ad uno scontro risolto solo con l'intervento di papa Callisto II, che nel 1121 riuscì a pacificare i due rivali facendoli giungere ad un accordo, secondo cui il conte di Sicilia avrebbe procurato al cugino uno squadrone di cavalieri con cui reprimere la rivolta del barone Giordano di Ariano. In cambio, Guglielmo abbandonò i propri possedimenti in Sicilia e Calabria. Ruggero II, già principe di Salerno, si recò quindi a Reggio e venne riconosciuto duca di Calabria e di Puglia, conte di Sicilia con dominio su Amalfi e Gaeta, su parte di Napoli, su Taranto, Capua e Abruzzi. Quando nel 1131 Ruggero II venne incoronato Re di Sicilia trasferì la sua sede da Reggio a Palermo, anche se Reggio rimase comunque capitale del Giustizierato di Calabria.

    Periodo angioino-aragonese

    Dopo il dominio Normanno la città seguì le alterne vicende di Angioini e Aragonesi, rimanendo sempre e comunque capoluogo e centro principale dei territori calabresi. Nel 1267 passata sotto gli Angioini subì un peggioramento delle proprie condizioni economiche e sociali a causa della pressione fiscale e delle guerre degli Angioini. Durante i Vespri Siciliani del 1282 infatti Reggio si alleò con gli Aragonesi, tentando invano di liberarsi dal dominio angioino che la occupò ancora per più di un secolo. Con il ritorno del dominio spagnolo però questa volta la situazione non fu migliore perché nel 1443 Alfonso il Magnanimo nel togliere la città agli Angioini decise di assegnarla come feudo al nobile Alfonso Cardona. Tale affronto della condizione feudale durò comunque poco, appena vent'anni attraversati da continui atti di ribellione di una città che mal sopportava la perdita della libertà e di una radicata tradizione di autogoverno. Nel 1462 infatti una rivolta popolare costrinse Antonio Cardona (figlio ed erede di Alfonso) a rifugiarsi a Messina. I sindaci reggini Nicola Geria e Giacomo Foti chiesero quindi la defenestrazione del Cardona e la reintegrazione della città nel demanio regio. Così nel 1465 Re Ferrante concesse - con l'assenso dello stesso Cardona che preferì tornarsene nelle sue terre dopo la traumatica esperienza reggina - la perpetua demanialità, la conferma dei privilegi municipali, l'indulto generale e particolari incentivi. E dunque nella seconda metà del XV secolo la società reggina attraversò una fase di forte sviluppo tuttavia non durevole per l'instabilità del regno aragonese.

    Età moderna - Il '500

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    Reggio in un'incisione cinque-seicentesca


    Nel 1502, durante la guerra fra spagnoli e francesi, la città fu conquistata dal generale Consalvo di Cordova detto il Gran Capitano ed assoggettata a Ferdinando il Cattolico re di Spagna. La dominazione spagnola inizialmente non produsse effetti particolarmente svantaggiosi, infatti il titolo di capoluogo della provincia della Calabria Ultra fece registrare nella prima metà del XVI secolo un buon andamento demografico ed una considerevole ripresa economica. La situazione però precipitò nella seconda metà del secolo, con l'avanzata degli Ottomani nel Mediterraneo e le incursioni dei pirati turchi. Infatti la città fu saccheggiata nel 1512 dal famoso condottiero turco Khayr al-Dīn, più noto con il soprannome di Barbarossa; nel 1526 il turco attacca nuovamente Reggio, ma questa volta subisce lo scacco ed è costretto a rivolgere le sue mire altrove. Nel 1594 la città viene nuovamente saccheggiata da Scipione Sinan Cicala, un rinnegato convertitosi all'islam. Nel frattempo il centro urbano fu danneggiato da un evento sismico nel 1562 che fece sprofondare il promontorio di Punta Calamizzi, privando la città del suo porto. Oltre a mettere in crisi la produzione ed il commercio, le incursioni turche indebolirono politicamente la città, che per ragioni di sicurezza fu temporaneamente privata del capoluogo della Calabria Ultra.

    Il '600 e il '700

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    Mappa di Reggio nel XVIII secolo


    Nel XVII secolo tuttavia cominciò nella zona la coltivazione del bergamotto, agrume originatosi spontaneamente a Reggio, destinato a divenire insieme all'allevamento del baco da seta la principale attività produttiva nei secoli successivi. Nel corso del Settecento, passata sotto il governo dei Borbone, la città attraversò un periodo di prosperità e notevole crescita demografica, grazie anchre all'affermarsi dell'agricoltura incentrata sulle colture specializzate del "giardino mediterraneo" (agrumi, gelso, vite, lino e ortaggi). Lo sviluppo agricolo fu comunque favorito dall'assenza del latifondo e dalla diffusione della colonìa con le piccole proprietà contadine, che incrementarono l'allevamento dei bachi e la produzione della seta grezza nelle filande per il mercato dell'esportazione. Ben inserita nei commerci internazionali, a Reggio fiorì anche l'industria della lavorazione dell'essenza del bergamotto (oggi DOP), che superò la produzione della seta destinata ad entrare in crisi verso la fine del secolo.

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    Il rovinoso terremoto del 1783


    Nel 1743 Reggio fu colpita da un'epidemia di peste che ne decimò la popolazione, e nel 1783 fu in parte distrutta dall'ennesimo terremoto, eventi traumatici che intaccarono la stabilità economica e incisero negativamente sull'andamento demografico. La città si riprese lentamente, fu ricostruita secondo il progetto proposto dall'ingegner Giambattista Mori, che fece riedificare gli edifici con criteri più razionali e tracciando strade orizzontali ed ortogonali.

    « La ricostruzione ha reso Reggio pulita e piacevole »
    (George Gissing, il romanziere inglese visitò la Città nel 1897)


    Le idee illuministe si diffusero anche negli ambienti culturali reggini, favorendo la nascita di una loggia massonica fondata da Giuseppe Logoteta che però incise poco nel tessuto socio-politico della città a causa dell'attività di prevenzione della polizia borbonica, tesa a stroncare sul nascere ogni velleità rivoluzionaria.

    Età contemporanea

    L'800 e il '900


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    Una veduta ottocentesca di Reggio


    Durante la breve fase del governo di Gioacchino Murat alla quale seguì la conquista francese, Reggio subì un rapido processo di modernizzazione con una serie di lavori pubblici quali i ponti sui torrenti Calopinace e Annunziata, l'illuminazione a petrolio del centro storico, la costruzione del Real Teatro Borbonio e l'istituzione del primo liceo. Elevata a ducato del generale Oudinot, la città fu poi bombardata dalla flotta inglese nel 1810. Tornata ai Borbone che le riconobbero il ruolo di capoluogo di una nuova provincia calabrese, la Calabria Ulteriore Prima, Reggio fu teatro dei moti risorgimentali del 2 settembre 1847 e nel 1860, con la battaglia di Piazza Duomo, fu conquistata dai garibaldini entrando a far parte del Regno d'Italia. Il 28 dicembre 1908 la città fu nuovamente rasa al suolo da uno degli eventi più catastrofici del '900, un grave terremoto seguito da un devastante tsunami, che coinvolse anche Messina e che causò centinaia di migliaia di morti. Reggio quindi fu nuovamente e prontamente ricostruita con molti edifici in stile liberty dagli innovativi criteri antisismici e divenne molto popolosa grazie all'immigrazione dalla provincia. Il piano di ricostruzione seguì le linee guida dettate dal progetto redatto dall'ingegnere De Nava.

    « ...In una catastrofe che nessuna mente umana avrebbe potuto concepire, nemmeno nei sogni di una macabra fantasia, che nessuna parola saprà mai riprodurre, che nussuna penna saprà mai descrivere, noi abbiamo tutto perduto... »
    (Frase tratta dal libro "Reggio, Immagini di una catastrofe" di Natale e Pietro Cutrupi)

    Nomi nella storia

    « Ecco l'antica Reggio, le cui origini si perdono nella notte dei tempi! Ecco la Reggio della Magna Grecia. »
    (Papa Giovanni Paolo II, Reggio Calabria, 7 ottobre 1984)


    Nel corso della sua storia di tremila anni Reggio ha avuto differenti nomi, che corrispondono all'evoluzione della città nelle epoche storiche:
    • Erythrà (Ερυθρά, La Rossa), insediamento pre-greco degli aschenazi, degli ausoni e degli itali;
    • Rhèghion (Ῥήγιον, Capo del Re), la città greca dalla fondazione alla Magna Grecia;
    • Febèa (Phoebea, consacrata ad Apollo), breve periodo sotto Dionisio II;
    • Rhègium, prima latinizzazione del nome;
    • Rhègium Julium (Reggio Giulia), in età augustea;
    • Rivàh, breve periodo sotto la dominazione saracena;
    • Rìsa, con i Normanni;
    • Regols, il nome aragonese sotto la Corona d'Aragona, nel secolo XIII;
    • Reggio o Regio, in età moderna;
    • Règgio di Calàbria, dopo l'unità d'Italia.

    Toponimi latini e demonimi
    • Rhegium
    • Rhegium Bruttiorum
    • Rhegium Julium
    • Regium Julii
    • Reggium
    • Regium Calabriae (medioevale o ancor più tardo, dato che in antichità Calabria era il nome del Salento)

    Etnonimo - I sinonimi di "Reggino"
    • Rhegiensis
    • Rheginensis
    • Rhegitanus
    • Regitanus
    • Reginus
    • Reginensis

    L'epoca fascista e la "Grande Reggio"

    La città si dimostrò inizialmente poco propensa al fascismo, infatti nel 1924 le forze antifasciste ottennero la maggioranza dei consensi alle elezioni politiche e nello stesso anno si svolse anche una manifestazione cittadina, determinata dalla notizia infondata delle dimissioni del governo Mussolini. In epoca fascista comunque la città allargò l'area del suo comune grazie al progetto della "Grande Reggio", la cui realizzazione fu voluta caparbiamente dal primo podestà reggino, Giuseppe Genoese Zerbi, che creò un'unica area urbana dalla fusione dei quattordici comuni limitrofi di Catona, Gallico, Ortì, Podargoni, Mosorrofa, Gallina, Pellaro, Cannitello, Villa San Giovanni, Campo Calabro e Fiumara (questi ultimi quattro in seguito staccatisi per costituire il comune di Villa San Giovanni). La popolazione urbana superò così la soglia dei 100.000 abitanti. Tra gli anni venti e trenta la città venne rimodernata con la costruzione di nuovi quartieri. Sorsero i rioni di edilizia popolare e si costruirono diverse strutture pubbliche quali la nuova Stazione Ferroviaria centrale, il Museo Nazionale della Magna Grecia e il Teatro Comunale Francesco Cilea. La Seconda guerra mondiale coinvolse direttamente la città che nel maggio del 1943 fu ripetutamente bombardata dagli alleati angloamericani, ed il 3 settembre le truppe dell'ottava armata anglo-americana del generale Montgomery la occuparono, insediandovi una nuova amministrazione comunale della quale il primo sindaco fu Antonio Priolo (poi divenuto sottosegretario nei governi Parri e De Gasperi). Le elezioni per l'assemblea costituente e quelle amministrative del 2 giugno 1946 videro prevalere la Democrazia Cristiana, che delineò la nuova fisionomia politica della città per lungo tempo prevalentemente cattolica e moderata. In questo periodo un considerevole fenomeno d'inurbamento portò la popolazione ad aumentare sensibilmente raggiungendo la quota di 165.882 abitanti (censimento del 1971).

    Storia recente

    I "Fatti di Reggio"


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    Un'immagine di quei giorni

    « E alla sera Reggio era trasformata, pareva una giornata di mercato, quanti abbracci e quanta commozione: gli operai hanno dato una dimostrazione »
    (Giovanna Marini, I treni per Reggio Calabria)


    Per molte ragioni, tra cui il fatto che Reggio è una delle città più antiche d'Italia e sicuramente della Calabria, essa è stato sempre considerata il cuore politico e religioso della regione. Per questi motivi, nell'Italia repubblicana, è stata sempre ufficiosamente indicata da testi e pubblicazioni come capoluogo della regione fino al 1970, anno in cui, con l'istituzione ufficiale della regione Calabria, Catanzaro fu scelta come capoluogo. Ufficialmente la decisione fu presa per ragioni di collocazione geografica, ma secondo molti (opinione pubblica, stampa e studiosi) questo spostamento avvenne per ragioni politiche e fu una scelta discutibile, soprattutto alla luce della storia seguente che dimostrò l'isolamento politico-amministrativo nei decenni successivi. Questa scelta provocò la rivolta dei Reggini che portò ai "Moti di Reggio" (luglio 1970 - aprile 1971) durante i quali i cittadini protestarono duramente resistendo alla repressione militare messa in atto dallo stato, con atti di "guerriglia urbana", fiancheggiati dal sindaco democristiano Pietro Battaglia e dal leader della rivolta Ciccio Franco, il quale utilizzò in tale occasione lo slogan "Boia chi molla" (di dannunziana memoria). I moti furono duramente repressi dal massiccio intervento di carabinieri, polizia e reparti dell'esercito italiano, con un bilancio complessivo di 5 morti (in circostanze ignote tuttora non del tutto chiare), centinaia di feriti e migliaia di arresti. La rivolta si esaurì anche a seguito di alcune scelte di compromesso politico da parte del Governo italiano: la città è oggi sede del Consiglio Regionale della Calabria, pur non essendone il capoluogo di regione. Altre promesse del Governo, tra cui la costruzione di nuovi impianti per il rilancio industriale e commerciale infatti non furono mai attuate, rivelandosi quindi secondo l'opinione pubblica mere promesse di circostanza. A seguito dei moti reggini seguì un periodo di grande difficoltà economica e politica: con il passare degli anni la città cadde in un profondo stato di torpore, di appiattimento sociale e culturale (degrado urbano, abusivismo edilizio, guerre di mafia), con molte promesse governative di sviluppo non mantenute come il mancato decollo dei poli industriali di Saline Joniche e di Gioia Tauro, la crisi delle attività agricole tradizionali, quindi l'intensificarsi del flusso migratorio, soprattutto giovanile, in direzione delle regioni del Centro-Nord.


    La "Primavera di Reggio"


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    Lungomare Falcomatà con Etna sullo sfondo
    Questo periodo durò all'incirca fino alla fine degli anni ottanta finché non cominciò la cosiddetta '"Primavera di Reggio" con il sindaco Italo Falcomatà, il quale con straordinaria forza d'animo e l'esortazione a "Reinnamorarsi di Reggio" riempì gli animi dei cittadini dando vita ad un periodo di forte rinascita. Nel 1982 l'Università degli studi di Reggio (nata nel 1968) diventa università statale, ed oggi prende il nome di Università degli Studi "Mediterranea". Negli anni novanta sotto Falcomatà la città assiste ad una ripresa socio-culturale del territorio, vengono portati a termine i lavori (fermi da più di venti anni) sul lungomare, ammirato e decantato da Gabriele D'Annunzio come "il più bel chilometro d'Italia", che dopo la scomparsa del sindaco prenderà il suo nome.

    Dove fu stampata la prima Bibbia Ebraica

    Reggio detiene un singolare primato in materia di pubblicazioni. Infatti proprio qui fu stampata la prima edizione ebraica della Bibbia. Nell'anno 1475 (agli albori della stampa) vi era un fiorente ghetto ebraico nell'attuale zona intorno alla via Giudecca, in cui fervevano laboratori artigianali e molteplici attività commerciali. Presso una delle prime stamperie della storia con sede nella Giudecca di Reggio, fu infatti stampata il 5 febbraio 1475 la prima versione ebraica della Bibbia, secondo quanto riportato sulla "Storia di Reggio Calabria", di Domenico Spanò Bolani. Inoltre lo storico Vito Capialbi così scriveva nelle sue "Memorie delle Tipografie Calabresi":

    « In quest'antica e illustre città di Reggio posta all'estrema punta d'Italia di rimpetto alla Sicilia, vide la sua luce la prima edizione ebraica della Bibbia nel mese di Adar dell'anno 5235 della creazione del mondo, vale a dire tra il febbraio e il marzo dell'era cristiana anno 1475. Fu dessa il Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco impresso da un tale Abramo Garton figliuolo di Isacco, del quale niun'altra notizia mi é riuscito di raccogliere. E sebbene nell'istesso anno si fosse stampato in Pieve di Sacco, terra nel Padovano, il Rabbi Jacobi Ben Ascer Arba Jurim, ch'é la più antica delle altre edizioni ebraiche conosciute, pure dessa trovandosi impressa colla data del mese Jamuz, per quattro mesi posteriore devesi riputare. »
    (Vito Capialbi, Memorie delle Tipografie Calabresi, 1835)


    La copia anastatica del Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco è visionabile presso la Biblioteca comunale "Pietro De Nava". (Jewish Encyclopedia per approfondimenti)

    L'antico culto di San Giorgio


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    Icona di San Giorgio
    che uccide il drago sullo
    sfondo il Duomo e
    la città di Reggio

    L'origine dell'antichissimo culto reggino a San Giorgio risale agli inizi dell'XI secolo ed è legato all'episodio che portò Reggio ad infliggere una sconfitta ai saraceni che, occupata la vicina Sicilia, insidiavano le coste calabresi. Nel 1086 il saraceno Bonavert di Siracusa sbarcò a Reggio distruggendo il monastero di San Nicolò sulla Punta Calamizzi e la chiesa di San Giorgio danneggiando le effigi dei Santi. Ma il Duca Ruggero Borsa contrattaccò ed inseguì Bonavert, lo uccise in battaglia e conquistò Siracusa. Per questa vittoria i reggini adottarono San Giorgio a loro protettore, la leggenda popolare legata all'episodio di per sé reale vuole infatti che Ruggero sia stato assistito dal Santo contro Bonavert. Proprio a questo periodo corrisponde del resto la devozione della città a Giorgio, il "cavaliere dei santi, santo dei cavalieri". L'Arcivescovo Antonio Maria De Lorenzo documenta l'antichissima tradizione della città di Reggio nel culto verso il suo patrono San Giorgio, è scritto infatti che al santo furono dedicate molte chiese della città (San Giorgio di Sartiano in La Judeca, San Giorgio di Lagonia, San Giorgio intra moenia e San Giorgio extra moenia). In particolare nella Chiesa di San Giorgio al Corso, tuttora esistente nel cuore della città, con un solenne atto ai piedi dell'altare del santo patrono si chiudevano ogni anno le elezioni municipali. Pubblicate le liste elettorali al palazzo di città, venivano poi sorteggiati i consiglieri. Quindi tra questi si decidevano sei nomi che venivano chiusi dentro palline di argento e messi in borsette separate secondo i ceti, che a loro volta erano poste sull'altare di San Giorgio. L'ultimo giorno dell'elezione, dopo la messa dello Spirito Santo, avveniva per mano di un bambino l'estrazione dei tre sindaci che avrebbero governato per un anno il comune. Nella chiesa di San Giorgio extra (moenia) (San Giorgio fuori le mura) ancora oggi esistente nel quartiere omonimo di San Giorgio Extra, è custodita unicona del Santo.
    Curioso è inoltre il legame del termine Drago (legato all'iconografia di San Giorgio) con il greco Draco (Serpente), termine che designava la zona di Punta Calamizzi prima dello sprofondamento della stessa nel XVI secolo.


    Riferimenti letterari

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    Illustrazione ottocentesca di Edward Lear che mostra Reggio, il Castello aragonese, il vulcano Etna e la tipica vegetazione costituita da agave, fichi d'India, palme e agrumi


    Numerosi scrittori e poeti hanno ambientato le loro opere o parte di esse a Reggio. Tra i titoli più significativi si citano i seguenti:

    • Diodoro - XIII, 23 - riporta il mitologico responso dell'Oracolo di Delfi sulla fondazione della città:
    « Laddove l'Apsias, il più sacro dei fiumi, si getta nel mare, laddove, mentre sbarchi una femmina si unisce ad un maschio, là fonda una città; il Dio ti concede la terra ausone. »

    • Tucidide - Storie, I 30 1, tra le tante citazioni ve ne è una riferita al promontorio di Punta Calamizzi:
    « Reggio, acroterio d'Italia. »

    • Nella canzone di gesta normanna La Chanson D'Aspremont (Canzone d'Aspromonte) (1190), si narrano le gesta del giovane Rolando durante la sua giovinezza tra Reggio (in quel periodo chiamata "Risa") e i luoghi dell'Aspromonte.

    • Dante Alighieri, nel canto VIII del Paradiso (XIV secolo), fa riferimento all'antica Fortezza di Catona, che sorgeva nell'omonimo quartiere:
    « e quel corno d'Ausonia che s'imborga di Bari, di Gaeta e di Catona da ove Tronto e Verde in mare sgorga »

    • Jean-Claude Richard de Saint-Non - Voyage pittoresque ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile (XVIII secolo), l'autore scrive:
    « Si può dire che i dintorni di Reggio, così come le strade che l'attraversano, formano un giardino continuo, e uno dei più deliziosi »

    • Edward Lear - Diario di un viaggio a piedi (1852) scrive così:
    « Reggio è un grande giardino, uno dei luoghi più belli che si possono trovare sulla terra. »

    • Caterina Pigorini Beri - In Calabria (1884) scrive:
    « Reggio è una delle città che si staccano da quante se ne vedono nelle lunghe traversate dalle Alpi allo Jonio per formare un tipo, un carattere, un popolo a parte. »

    • Giovanni Pascoli - in "Un poeta di lingua morta" nella raccolta "Pensieri e discorsi" (1914), ricordando il latinista reggino Diego Vitrioli, descrive così il mare di Reggio:
    « Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare, e in questo cielo spesso ondeggiano pensili le città morte. Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine; e qui si fondono formando nella serenità del mattino un immenso bagno di purissimi metalli scintillanti nel liquefarsi, e qui si adagiano rendendo, tra i vapori della sera, imagine di grandi porpore cangianti di tutte le sfumature delle conchiglie. È un luogo sacro questo. Tra Scilla e Messina, in fondo al mare, sotto il cobalto azzurrissimo, sotto i metalli scintillanti dell'aurora, sotto le porpore iridescenti dell'occaso, è appiattata, dicono, la morte; non quella, per dir così, che coglie dalle piante umane ora il fiore ora il frutto, lasciando i rami liberi di fiorire ancora e di fruttare; ma quella che secca le piante stesse; non quella che pota, ma quella che sradica; non quella che lascia dietro sé lacrime, ma quella cui segue l'oblio. Tale potenza nascosta donde s'irradia la rovina e lo stritolio, ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Ma ne è rimasta come l'orma nel cielo, come l'eco nel mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia. »
    (Un monumento sul lungomare Falcomatà riporta questi versi.)

    • Salvatore Quasimodo - Acque e terre (1927), nella raccolta di poesie scritte durante il periodo in cui visse e lavorò a Reggio il poeta decantò la natura del luogo.

    • Corrado Alvaro - Gente in Aspromonte (1930), in cui lo scrittore descrive minuziosamente il costume della provincia reggina.

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    Particolare de Il trionfo della morte di Pieter Bruegel il Vecchio (Il Prado, Madrid), in cui si riconosce sullo sfondo il profilo di Reggio e la Torre di Pentimele, il pittore fiammingo fu a Reggio nel XVI secolo e in quest'opera fa riferimento ai suoi appunti di viaggio in cui descrive l'attacco dei pirati di Dragut sulla spiaggia del quartiere di Archi



    Immagini
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    Panorama

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    Lungomare Falcomatà con l'Etna sullo sfondo

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    Corso Garibaldi di sera

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    Villa Zerbi


    Edited by Isabel - 18/11/2014, 20:48
     
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  2. Myriam Isabel
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    Monumenti e luoghi d'interesse

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    Lungomare Falcomatà

    Nel corso dei secoli vari eventi distruttivi, sia ad opera umana che naturale, hanno devastato la città che oggi presenta un aspetto moderno, effetto principalmente delle ultime ricostruzioni eseguite dopo il terremoto del 1908.

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    Monumento Vittorio Emanuele II
    Molte delle opere d'arte e degli edifici realizzati nei secoli sono andati perduti, tuttavia la città conserva esempi monumentali di pregio e antiche vestigia che testimoniano la sua storia plurimillenaria. Il centro della città è, quindi, in prevalenza caratterizzato dall'architettura dei primi decenni del '900, e presenta interessanti esempi di stile liberty, neogotico (Palazzo Zerbi), neoclassico (il Teatro Comunale Francesco Cilea), eclettico (Palazzo Mazzitelli) e di quello cosiddetto fascista (la Stazione Ferroviaria, il Museo Nazionale della Magna Grecia, opera di Piacentini, l'ex Caserma dei Giovani Fascisti). Nel contesto urbano, inoltre, emergono alcune fabbriche di rilievo quali il Castello Aragonese, nella parte alta della città, il vicino Duomo, completamente ricostruito dopo la distruzione del precedente edificio avvenuta con il terremoto del 1908, la Chiesa degli Ottimati, la Chiesa di S.Maria della Cattolica, la Chiesa della Graziella, sopravvissuti almeno in parte al sisma del 1908. La città è anche sede di un Museo Nazionale che, dopo quello di Berlino, è il più grande e importante museo che conserva i reperti della Magna Grecia e che annovera, tra altri reperti di pregio, i famosi Bronzi di Riace e la Testa del filosofo. Reggio Calabria affaccia sul mare e il suo lungomare, definito a suo tempo da Gabriele D'Annunzio il più bel chilometro d'Italia, ha di fronte la Sicilia e nella fascia mediana ospita uno tra i più importanti orti botanici con varie specie di piante tropicali e alberi di ficus centenari e i resti delle mura greche e delle terme romane. Alle spalle della città si erge il massiccio dell'Aspromonte, che raggiunge i 1.800 m di altezza, con la stazione sciistica di Gambarie e il suo parco naturale.


    Architetture Religiose



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    Duomo

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    Santuario di Sant'Antonio

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    Chiesa degli Ottimati

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    Chiesa ortodossa di
    San Paolo dei greci


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    Santuario di San Paolo

    • Duomo di Reggio Calabria - Cattedrale dell'arcidiocesi metropolitana, è l'edificio sacro più grande della Calabria. Ha opere d'arte come le imponenti statue ai lati della scalinata di San Paolo e Santo Stefano opera di Francesco Jerace, e la cappella del Santissimo Sacramento (monumento nazionale) tra i maggiori esempi di barocco calabrese, le cui pareti sono rivestite di intarsi marmorei policromi, provenienti dall'antico duomo.
    • Chiesa degli Ottimati - Costruita nel X secolo, l'antica chiesa bizantina-normanna fu distrutta durante le invasioni saracene e dai successivi terremoti, ma fu riedificata sul sito originario. Presenta al suo interno e nella propria struttura gran parte delle architetture e delle opere artistiche originali, integrate anche con quelle presenti nell'antica basilica normanna di Santa Maria di Terreti. Tra queste spicca uno splendido pavimento a mosaico cosmatesco, ed una pala dell'altare di notevole valore artistico raffigurante l'Annunciazione, opera di Agostino Ciampelli.
    • Chiesa della Graziella - E' una delle chiese più antiche della città ed è in stile Barocco calabrese. La chiesa fu inaugurata il 29 marzo 1691, come testimoniato da una iscrizione su marmo, e sorge nel quartiere di Sbarre. L'edificio, di modeste dimensioni, consta di tre corpi di fabbrica: la chiesa, il campanile e la sagrestia. Dopo lunghi lavori di restauro, la chiesa è stata restituita al culto il 30 aprile 2000.
    • Cattolica dei Greci - La chiesa rappresenta l'istituzione cristiana più antica della città. Le origini del tempio sono legate al culto Cristiano-Ortodosso e per secoli rappresentò la Cattedrale della città. In origine si trovava nei pressi di piazza Vittorio Emanuele II ma, dopo che il terremoto del 1783 la distrusse, fu riedificata nel 1876 nell'attuale sito posto nella parte alta del centro cittadino. La chiesa, di stile neoclassico, ha pianta a croce latina e presenta tre navate, delle quali la centrale termina con abside semicircolare. Di notevole importanza è il portale bronzeo dorato sul quale sono rappresentate simbolicamente alcune scene della vita di Gesù.
    • Chiesa di San Giorgio al Corso - Opera di Camillo Autore, sacrario della città, architettura ispirata al classicismo commemorativo, è dedicata al patrono di Reggio. Fu inaugurata nel 1935 alla presenza del principe Umberto di Savoia e della principessa Maria Josè. Il tempio è assai severo per lo stile che si richiama alle architetture romane, tipiche del regime fascista. La lunetta a vetri che sovrasta il portale raffigura San Giorgio che uccide il drago, mentre sul portale sono ricordati, con lettere in bronzo, i luoghi più noti degli scontri della prima guerra mondiale: Monte Nero, Carso, Bligny, Montello, Isonzo, Bainsizza, Monte Grappa, Piave. La facciata del tempio è un vero e proprio arco trionfale. La chiesa è a navata unica con tre cappelle laterali di proprietà di alcune famiglie nobili della città; è dedicata ai caduti in guerra del reggino, della locride e della piana di Gioia Tauro-Palmi. La cupola, alta 32 metri, poggia su quattro arconi. Sopra il tabernacolo è custodita una reliquia della Santa Croce e vi si trova un libro con i nomi di tutti i caduti della provincia della prima guerra mondiale. L'abside è decorata con mosaico che raffigura il Cristo tra gli angeli e i santi evangelisti e Pietro e Paolo.
    • Chiesa di San Giuseppe al Corso
    • Chiesa in stile gotico italiano situata sul corso Garibaldi.
    • Chiesa di Gesù e Maria - Si eleva nella piazzetta formata con l'incrocio di via Torrione, via Crisafi e via Cantore Giuseppe Morisani. Ha una facciata di stile classicheggiante che poggia su di una loggetta alla quale si accede con due scale laterali.
    • Chiesa di San Sebastiano Martire al Crocefisso - La chiesa si eleva su un rialzo del terreno con le sue eleganti linee classicheggianti. È a unica navata e sulla parete di sinistra si aprono le cappelle del battistero e del S.S. Crocifisso, oltre che il grande campanile.
    • Chiesa di Santa Lucia - Posta sulla centralissima via De Nava, si presenta in stile rinascimentale.






    Architetture Civili

    Teatri


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    L'Arena dello Stretto



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    Teatro Francesco Cilea

    • Teatro Francesco Cilea - Situato nel centralissimo Corso Garibaldi e intitolato al musicista di Palmi Francesco Cilea, è il teatro più grande della Calabria e dispone di una grande sala di stile ottocentesco dalla forma a ferro di cavallo. Le linee esterne sono ispirate all'architettura classica e riprendono i motivi e le forme architettoniche dalle origini magnogreche della città.
    Nel secondo dopoguerra il Teatro Cilea fu ampliato, divenendo così ancora più bello e funzionale, e venne re-inaugurato con Il Trovatore di Giuseppe Verdi.
    Terminati ulteriori lavori che lo hanno tenuto inattivo per lungo tempo, da alcuni anni il Teatro Cilea è stato restituito alla città per proseguire la sua nobile tradizione artistica e culturale.
    • Arena dello Stretto (o Teatro Senatore Ciccio Franco)
    • Teatro in stile greco, con vista dal lungomare Falcomatà sullo Stretto.
    • Politeama Siracusa - E' il più antico e tra i più prestigiosi, tra i pochi, teatri esistenti nella città dello Stretto all'indomani del terremoto del 1908.


    Palazzi pubblici e privati

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    Palazzo del Governo

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    Palazzo della Provincia

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    Palazzo Miccoli-Bosurgi

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    Villa Genoese Zerbi

    • Villa Genoese Zerbi - Si trova sul lungomare Falcomatà ed è una villa in stile veneziano del XIV secolo, con elementi decorativi e cromatismi molto evidenti.
    Tra i più importanti centri d'arte della città, Villa Zerbi offre periodiche mostre artistiche e d'architettura. E' inoltre sede espositiva della Biennale di Venezia nel sud Italia.
    • Torre Nervi - Costruzione circolare opera dell'architetto Pier Luigi Nervi, che si staglia dal lido comunale Zerbi situato sotto Piazza Indipendenza in pieno centro cittadino. Dopo aver attraversato un ventennio di degrado, la struttura è recentemente tornata ad essere fruibile e ospita periodicamente iniziative artistico-culturali, tra le quali alcune in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti.
    • Palazzo Barbera
    • Palazzo del Bufalo
    • Palazzo della Camera di Commercio
    • Palazzo Belfanti Centralino
    • Palazzo Corigliano
    • Palazzo De Blasio
    • Palazzo Fiaccadori
    • Palazzo della Provincia
    • Palazzo Giuffrè
    • Palazzo del Governo
    • Palazzo Guarna
    • Palazzo Mazzitelli
    • Palazzo Melissari
    • Palazzo Melissari-Musitano
    • Palazzo Miccoli-Bosurgi
    • Hotel Miramare
    • Palazzo del Monte dei Paschi di Siena
    • Palazzo Nesci
    • Palazzo Pellicano
    • Palazzo delle Poste
    • Palazzo Romeo Retez
    • Palazzo del Municipio
    • Palazzo Spanò Bolani
    • Palazzo Spinelli
    • Palazzo Trapani-Lombardo
    • Palazzo dei Tribunali
    • Palazzo Vitrioli
    • Palazzo Zani
    • Palazzo Zani-Spataro




    Architetture Militari

    « E vedi della città, le mura ed il donjon. »
    (Canzone d'Aspromonte, poema epico cavalleresco del XII secolo)

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    Castello Aragonese

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    Il Castello di Sant'Aniceto

    Una parte di storia della città è sicuramente rappresentata dal suo sistema di fortificazioni, strutture architettoniche, rocche, castelli, torri e bastioni di epoca diversa. Essi costituiscono quello che fu un sistema di difesa di cui la città, in tempi diversi, ebbe necessità di dotarsi a causa della propria configurazione geografica.

    Segue un elenco delle principali fortificazioni che si trovano sul territorio:
    • Castello Aragonese - Di origine molto antica, la sua costruzione si ritiene anteriore all'invasione dei Goti di Totila del 549. Punto strategico di difesa della città, fu dominio di Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi ed Angioini. Nel 1459 Ferdinando d'Aragona fece aggiungere le due torri cilindriche merlate, che ne danno il caratteristico aspetto "aragonese", ora dichiarate monumento nazionale. Oggi il castello è una delle principali sedi espositive della città.
    • Castelnuovo
    • Le motte che sulle colline facevano da corona alla città:
    • Motta Anòmeri, Motta Rossa, Motta San Cirillo, Motta Sant'Aniceto, Motta Sant'Agata e Motta di Calanna;
    • Forte Catona nell'omonimo quartiere;
    • Torre Castiglia tra i quartieri di Pellaro e Bocale;
    • Torre San Gregorio nell'omonimo quartiere;
    • Batteria Modena nel rione Modena;
    • Batteria Gullì nel quartiere di Arghillà;
    • Batteria San Leonardo nel quartiere Catona;
    • Batteria Pellizzeri e Batteria Pentimele Sud sulla collina di Pentimele;
    • Batteria Fondo Versace-Spirito Santo nella zona est della città.



    Siti archeologici

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    Le terme romane sul
    Lungomare Falcomatà

    • Mura della città greca - Tra le poche sopravvissute fino ai giorni nostri, a testimonianza della vastità dell'antica polis di Rhegion. Ne esiste ancora un tratto tra il lungomare Falcomatà e il corso Vittorio Emanuele (sito archeologico denominato "Mura Greche"), uno sulla Collina degli Angeli (che sembra essere la testimonianza più antica risalente all'VIII secolo a.C.), ed uno sulla collina del Trabocchetto (denominato "Parco Archeologico Trabocchetto"). Al momento è possibile visitare solo quelle sul lungomare, risalenti al IV secolo a.C., che farebbero parte della ricostruzione operata da Dionisio II di Siracusa, avvenuta dopo che la città fu espugnata dal padre Dionisio I. Sono costituite da due file parallele di grossi blocchi di arenaria tenera. Recentemente hanno ospitato rappresentazioni teatrali d'epoca classica.
    • Impianti termali di epoca romana
    • Rinvenuti da scavi effettuati sul lungomare, sono i ruderi di uno tra gli otto impianti termali presenti in città in epoca Romana, con resti di pavimento musivo a piccole tessere bianche e nere.
    • Il sito denominato "Terme Romane" è tra le poche testimonianze giunte ai giorni nostri del periodo in cui la città di Rhegium Julium fu Civitas Confoederata di Roma e prosperoso Municipium dell'Impero Romano in Magna Grecia. Sembra infatti che l'area interessata dall'impianto termale sia di gran lunga più estesa di quanto non sia la zona visitabile del sito, rendendo l'impianto paragonabile per estensione alle Terme di Diocleziano.

    Vie principali

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    Il Corso Garibaldi

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    Scorcio del corso e
    delle Mura Greche

    • Lungomare Falcomatà - Il fronte a mare della città nel suo centro storico si sviluppa fra architetture in stile liberty e piante rare. Fu definito da Gabriele D'Annunzio "il più bel chilometro d'Italia", probabilmente anche per via del miraggio della Fata Morgana che contribuisce a rendere la passeggiata particolarmente suggestiva.
    • Corso Garibaldi - La via commerciale del centro storico con i più esclusivi negozi della città.
    • Corso Vittorio Emanuele
    • Via parallela al corso con belle costruzioni in stile liberty.
    • Le "Strade Cannocchiale"
    • Sulla zona collinare del centro storico e nei pressi delle Tre Fontane e di Villa Nesci, dalla via Reggio Campi si dipartono scalinate che giungono fino al Lungomare Falcomatà.
    • Queste strade sono particolarmente caratteristiche e dotate di un singolare effetto ottico: se dalla cima si osservano il mare e la Sicilia, si ha l'impressione che il panorama sia molto più vicino di quanto in effetti non sia realmente, per questo motivo da molti reggini esse sono chiamate "Strade Cannocchiale".





    Piazze


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    Piazza Italia e
    Monumento all'Italia

    • Piazza Vittorio Emanuele II (detta Piazza Italia) - La piazza, posta al centro del corso Garibaldi, è sempre stata importante centro politico-amministrativo della città. Era infatti sede dell'agorà in epoca greca e sede del foro in epoca romana. L'attuale studio ed i recenti scavi archeologici hanno portato alla luce resti di antiche costruzioni distribuite in varie stratificazioni. Queste percorrono la storia della città dall'VIII secolo a.C. al XV secolo d.C. (dai greci agli angioini), esempio probabilmente unico nel suo genere. Dopo il terremoto del 1783, la piazza fu riprogettata dall'ingegner Giovan Battista Mori ed ebbe varie denominazioni fino all'attuale toponimo di piazza Vittorio Emanuele II. Nel 1869 al centro della piazza fu collocato il Monumento all'Italia dello scultore Rocco Larussa e da allora è identificata impropriamente dai reggini con la denominazione di Piazza Italia. Sulla piazza si affacciano a nord il palazzo del Municipio, a ovest il palazzo della Prefettura e a sud il palazzo della Provincia.
    • Piazza De Nava - È la piazza su cui dà il prospetto principale il Museo Nazionale della Magna Grecia ed è intitolata al reggino Giuseppe De Nava, ministro del Regno d'Italia nel 1918 e nel 1921. Al centro della piazza, adorna di palme e aranci, sorge una monumentale fontana a due bocche, sormontata da una statua del ministro De Nava.
    • Piazza del Carmine - Costituiva anticamente la porta d'ingresso sud della cinta muraria, attraverso la quale i garibaldini entrarono in città. Sulla piazza si affaccia l'omonima Chiesa del Carmine, nel cui interno si conserva un altare del 1787 in ricco stile barocco (appartenuto alla vecchia cattedrale distrutta dal terremoto del 1908). Decorato con marmi di colore verde e giallo, l'altare è sormontato da una nicchia e da un piccolo tempietto dove è conservata la statua in legno della Madonna del Carmine.La piazza dopo il recente restauro è stata adornata con una fontana artistica.
    • Piazza Castello - Posta nella parte alta del centro storico della città, è un grande spazio verde con ampie zone per la socializzazione e lo svago. In essa si trova l'antico Castello aragonese.

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    Monumento
    ai caduti

    • Piazza Garibaldi - Al centro della grande piazza, cuore di un quartiere multietnico, sorge la maestosa statua in marmo bianco di Carrara, opera di Alessandro Monteleone, raffigurante l'eroe dei Mille.
    Sulla piazza si affaccia la Stazione Ferroviaria Centrale, costruita nel 1925, nel cui atrio principale si trova un bassorilievo in ceramica dello scultore Michele di Raco che raffigura la Fata Morgana.
    • Piazza Sant'Agostino - Originariamente Piazza Carlo Mezzacapo è oggi denominata impropriamente Sant'Agostino per la chiesa omonima che vi sorge, costruita nel 1937 in stile romanico-bizantino. Conserva un interessante quadro di San Filippo e San Giacomo. Sulla piazza si affaccia inoltre la Caserma Mezzacapo.
    • Piazza Indipendenza - Nel cuore della città e del Lungomare Falcomatà, ospita la Stazione Lido ed è il centro nevralgico del traffico stradale reggino. La piazza è famosa in città per le vicissitudini della sua fontana artistica, ricostruita numerose volte deludendo sempre le aspettative dei reggini. Per questo è diventata simbolo delle originali scelte delle amministrazioni comunali, quindi argomento di una poesia del poeta satirico reggino Nicola Giunta.


    Statue e monumenti commemorativi

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    I celebri Bronzi di
    Riace custoditi al
    Museo Nazionale
    della Magna Grecia

    • Bronzi di Riace - Sono tra i simboli della città e vengono esposti al Museo Nazionale della Magna Grecia. Si tratta di due grandi statue che - secondo le più recenti ipotesi - raffigurerebbero due eroi appartenenti al mito dei Sette contro Tebe (forse Tideo e Anfiarao o Eteocle e Polinice). I bronzi sono statue di origine greca (o magnogreca) della metà del V secolo a.C., e insieme all'Auriga di Delfi sono considerate le uniche testimonianze bronzee dei grandi maestri scultori dell'arte classica in Grecia e Magna Grecia.
    • Cippo marmoreo a Vittorio Emanuele III - Opera di Camillo Autore, fu eretto in onore di Vittorio Emanuele III che vi sbarcò toccando per la prima volta il suolo nazionale da sovrano il 31 luglio 1900, sorge sul "Molo di Porto Salvo" antistante l'Arena dello Stretto.
    • Monumento ai caduti di tutte le guerre - Eretto sul Lungomare, fu inaugurato nel 1930 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III.
    Il monumento, progettato dallo scultore locale Francesco Jerace (autore per altro de L'Azione, celebre scultura del Vittoriano), è costituito da una statua in bronzo della vittoria alata recante una spada e la palma del martirio, su una colonna rostrata.
    Due statue in bronzo alla base rappresentano un antico guerriero bruzio, con un vistoso scudo ed un fante armato su un cannone.
    • Monumento all'Italia
    • Statua in marmo bianco di Carrara, posta al centro dell'omonima piazza.

    Aree naturali


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    Lungomare Falcomatà

    • Villa Comunale Umberto I: Dove la vegetazione mediterranea convive con autentiche rarità provenienti da ogni parte del mondo. Fino a qualche anno fa ospitava un giardino zoologico.
    • Lungomare Falcomatà: Un polmone di 2,5 km di verde con imponenti alberi e molte piante esotiche.
    • Parco Caserta: Un grande spazio verde che sorge sopra quella che fu la Fiera Agrumaria, al cui interno sorgono strutture sportive di rilievo.

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    Villa Comunale Umberto I

    • Parco della Rotonda, o Parco Robert Baden Powell: Sorge immediatamente sotto la Piazza Rotonda vicino il Santuario di San Paolo. Ospita un teatro ed un grande spazio di verde attrezzato dove vengono svolti spettacoli di animazione e intrattenimento per minori.
    • Pineta Zerbi: Spazio verde nei pressi della vecchia Stazione Lido (oggi divenuta Museo dello Strumento Musicale), dove ogni due settimane si tiene un mercatino dell'antiquariato durante la domenica.
    • Parco della Mondialità: Nel quartiere di Gallico, ospita riproduzioni delle abitazioni tipiche di antiche civiltà.
    • Villa Guarna, nel quartiere di Sbarre.
    • Il Palmarium, area a verde attrezzato sita nella zona prospiciente Palazzo Campanella, con piante di grande pregio e di specie talvolta uniche in Europa che provengono da tutte le cinque provincie calabresi.


    Religione


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    Chiesa Cristiana Evangelica
    Pentecostale ADI

    La città, come del resto l'intera Calabria, conosce due fasi ben distinte di storia religiosa:
    • la prima di influenza greco-bizantina, con gli effetti dell'iconoclastica e della provenienza di un clero "basiliano" dalle terre dell'Impero d'Oriente, con l'annessione dell'intera Calabria in questo impero fino all'arrivo dei Normanni, con Roberto il Guiscardo, che favorirono la latinizzazione della diocesi, in accordo con la Curia Romana.
    • la seconda fase iniziò con la diffusione della Controriforma, dell'organizzazione ecclesiastica prevista dalla normativa tridentina, con la latinizzazione dei cleri locali, con l'espansione degli ordini religiosi, Domenicani, Francescani, Gesuiti, che oltre ad avviare un capillare processo di catechizzazione della popolazione si fecero propulsori e sostenitori di grandi movimenti confraternali.
    La prima confessione religiosa della città è quella cattolica ma nel suo territorio hanno sede altri luoghi dove si professano altri riti religiosi. Da tempo a Reggio esistono edifici di culto per protestanti (come la chiesa Valdese di via Possidonea, la chiesa evangelica pentecostale delle Assemblee di Dio in Italia in via S.Giuseppe), ortodossi (quali la Cappella greco-ortodossa di Sant'Elia lo Speleota, la Chiesa Cattolica dei Greci e la nuova Chiesa Ortodossa di San Paolo dei greci del rione Sbarre). Numerosa risulta anche essere la comunità religiosa musulmana.

    La provincia ecclesiastica di Reggio Calabria-Bova comprende:
    • Arcidiocesi metropolita di Reggio Calabria-Bova, fondata da San Paolo Apostolo nel 61 d.C., e le diocesi suffraganee:
    • diocesi di Locri-Gerace (e Santa Maria di Polsi);
    • diocesi di Oppido Mamertina-Palmi;
    • diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea;

    Il seminario arcivescovile "Pio XI", fondato 25 agosto 1565 dopo il Concilio di Trento è il primo sorto in Calabria ed una tra le più antiche istituzioni del settore.

    Lingue e dialetti

    « Reggio è una delle città che si staccano da quante se ne vedono nelle lunghe traversate dalle Alpi allo Jonio per formare un tipo, un carattere, un popolo a parte. »
    (Caterina Pigorini Beri, "In Calabria", 1884)


    Il reggino è, tra i dialetti calabresi e della Calabria meridionale, quello che si è evoluto maggiormente negli anni. Inizialmente l'idioma reggino, nato dal greco dei primi coloni calcidesi, fu parlato fino all'età bizantina senza subire notevoli influenze da altre lingue; successivamente fu arricchito dal latino, non tanto durante l'impero romano ma, più probabilmente, in epoca medioevale con l'arrivo dei normanni. Reggio è stata infatti per millenni "roccaforte" della cultura greca in Italia.

    Ne sono oggi testimonianza vari elementi:
    • la presenza di alcune minoranze linguistiche di grecofono, localizzate in alcune zone della provincia o in alcuni rioni cittadini, costituite da nuclei di ellefoni a cui si sono sommati recenti insediamenti di immigrazione dall'Aspromonte grecanico;
    • la presenza di molte famiglie con cognomi di origine greca. Ad esempio, il cognome più comune in città è "Romeo", che è un eponimo o nome greco di famiglia e che significa, ancora oggi, per i Greci: "Romani grecizzati di Costantinopoli".

    Quella che era la lingua parlata prima dell'anno mille a Reggio Calabria, piena di influenze dal greco antico ed ampiamente diffusa fino a qualche secolo fa in tutta la Calabria meridionale, oggi risulta quasi completamente scomparsa poiché ha perso molto in favore dell'unità linguistica nazionale (l'italiano) e del dialetto neolatino della Sicilia e della Calabria.
    Su di essa però si sono sviluppati un tipo di dialetto ed una parlata molto particolari che presentano molte analogie e similitudini con la lingua siciliana (definita "Lingua Calabro-Sicula"). Tutto questo conferisce al dialetto reggino una "cadenza" (accento) simile al siciliano.
    Infatti il dialetto reggino, nell'area compresa tra Scilla e Bova, presenta un'assenza delle consonanti "dure", tipiche del resto della Calabria, e manifesta delle forti corrispondenze linguistico-lessicali con il dialetto messinese. Il reggino ed il messinese, due dialetti molto simili, differiscono solo per alcune variazioni nell'intonazione e per poche varianti nell'uso delle consonanti.

    Istituzioni, enti e associazioni

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    Palazzo Campanella sede
    del Consiglio Regionale


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    Nuovo palazzo di Giustizia

    Reggio Calabria è la sede del Consiglio Regionale della Calabria, ospitato presso palazzo Campanella.

    Nella città sono inoltre situate le seguenti istituzioni:
    • Direzione Marittima della Calabria
    • Direzione generale delle Dogane per la Calabria
    • Soprintendenza Archeologica della Calabria
    • Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia
    • Soprintendenza Archivistica della Calabria
    • Corte d'appello di Reggio Calabria
    • Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali;
    • Scuola allievi ufficiali dei Carabinieri "Fava e Garofalo", autonoma dal 2005, con 1.200 giovani costituisce la struttura di questo tipo più grande d'Italia;
    • Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria, ente pubblico regionale garante della purezza e qualità dell'olio essenziale di Bergamotto;
    • Mediateca Regionale della Calabria.



    Biblioteche

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    Biblioteca "Pietro De Nava"

    Reggio è sede di numerose biblioteche tra cui:
    • Archivio di Stato di Reggio Calabria, istituito nel 1852 con legge borbonica del 1818. Fu trasferito alle dipendenze dell'amministrazione provinciale nel 1866, divenne Archivio provinciale di Stato nel 1932 e Sezione di Archivio di Stato nel 1939. Successivamente con il DPR del 30 settembre n. 1409 del 1963 assunse l'attuale denominazione di Archivio di Stato, da cui dipendono le due sezioni di Locri e Palmi istituite con decreti ministeriali del 1965.
    • Biblioteca dell'Archivio di Stato, nata contestualmente all'archivio, è costituita da 7.701 volumi e opuscoli, 244 testate di periodici per un totale di 4037 annate, editi tra il XVIII e il XXI secolo, in parte ricevuti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e in parte ricevuti in omaggio. I testi conservati riguardano la storia politica, economica, sociale, culturale italiana e calabrese con particolare riferimento a Reggio e alla sua provincia. Sono inoltre qui conservate alcune biblioteche private:
    • Biblioteca Visalli, donata nel 1847;
    • Biblioteca Plutino, depositata nel 1986;
    • Biblioteca Foti, depositata nel 1993.
    • Biblioteca del Consiglio Regionale della Calabria, nata nel 1973, conta oggi oltre 40.000 volumi. L'accesso è consentito al pubblico, in particolar modo agli studenti universitari provenienti dalle facoltà di giurisprudenza, architettura ed ingegneria dell'Università Mediterranea per la preparazione di esami, esercitazioni, tesine, dissertazioni di laurea, con consultazione in sede, prestito e scambio interbibliotecario. La biblioteca è formata da tre sezioni: la sezione multidisciplinare dotata di 30.000 volumi, la sezione giuridica dotata di circa 9.000 volumi e banche dati su CD-ROM, la sezione dedicata alla Calabria con circa 6.500 volumi. Tra i quali il più antico "Historia dé Svevi nel conquisto dé Regni di Napoli, e di Sicilia per l'Imperatore Enrico Sefto" di Don Carlo Calà, che risale al XVII secolo.
    • Biblioteca comunale "Pietro De Nava", fondata nel 1818, è la più antica tra le biblioteche calabresi e custodisce volumi risalenti al XIII secolo. Complessivamente il patrimonio bibliografico conta 115.000 opere, mentre quello emerografico 424 raccolte. La Biblioteca De Nava gestisce inoltre le altre biblioteche comunali dislocate nei quartieri periferici della città.
    • Biblioteca del Museo Nazionale della Magna Grecia, ricca biblioteca con oltre 10.000 volumi.
    • Biblioteca della Sovrintendenza Archeologica della Calabria
    • Biblioteca Arcivescovile "Mons. Antonio Lanza", che conta 35.000 volumi di carattere teologico, biblico e storico.
    • Biblioteca "San Nilo" del Seminario pontificio Pio XI, che conta oltre 18.000 volumi di carattere Teologico, biblico e storico.
    • Biblioteca dell'Università per stranieri "Dante Alighieri"
    • Biblioteca dell'Accademia di Belle Arti
    • Biblioteca Zanotti Bianco
    • Biblioteca del Centro di Documentazione Europea
    • Biblioteca della Stazione Sperimentale per le Industrie delle Essenze
    • Biblioteche dell'Università degli studi "Mediterranea"
    • Tutte le facoltà universitarie di Reggio hanno creato delle proprie biblioteche, molto rilevanti sia dal punto di vista numerico che qualitativo. Tra di esse spiccano per ampiezza la Biblioteca della Facoltà di Architettura e la Biblioteca della Facoltà di Agraria, che hanno sede nel polo universitario di Feo di Vito. Queste hanno preso parte alla realizzazione del Catalogo Collettivo dei Periodici delle Biblioteche di Reggio Calabria, coordinato e promosso dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, pubblicato nel 1999 in formato cartaceo ed elettronico:
    • La Biblioteca Centrale della Facoltà di Architettura - istituita nel 1969 come biblioteca dell'Istituto Universitario Statale di Architettura, comprende opere di consultazione generale, urbanistica, tecnologia, progettazione architettonica, storia dell'arte, restauro, storia dell'architettura, sociologia, materie giuridiche e economiche, scienze e cultura generale. Dispone inoltre di una sezione "Calabria", è socia del Coordinamento Nazionale delle Biblioteche di Architettura (CNBA) ed è partner nel progetto dell'Assessorato Cultura Istruzione Beni Culturali della Regione Calabria per la costituzione del Sistema Bibliotecario Regionale – Polo di Reggio Calabria. Offre un Patrimonio di 30.000 monografie, 210 periodici correnti, 3.200 tesi di laurea.
    • La Biblioteca Centrale della Facoltà di Agraria - nasce nel 1986 come centro autonomo, negli anni novanta con la costruzione del nuovo polo universitario dell'ateneo reggino. Viene trasferita presso la sede di Feo di Vito, permettendo applicare moderni e funzionali criteri di organizzazione. Dal 2000 è stata assorbita dal Centro di Gestione della Facoltà di Agraria. Il patrimonio della biblioteca comprende circa 2.800 monografie, 150 periodici di cui 44 in corso, la raccolta delle tesi di laurea della facoltà a partire dal 1986.
    • Biblioteca della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (SSPA) - offre un patrimonio librario di 19.100 volumi e 312 testate di periodici.


    Università


    RBiGKNO
    Palazzo Zani, sede della
    facoltà di giurisprudenza
    della Mediterranea

    Reggio è un centro di istruzione con due università ed altre istituzioni di livello universitario sul territorio:
    • Università degli Studi "Mediterranea" - fondata nel 1968, divenne università statale dal 1982. Comprendeva inizialmente sei facoltà, alcune delle quali con sedi dislocate a Catanzaro. L'università degli studi di Reggio rappresenta oggi, per le collaborazioni con le città che si affacciano sul bacino del mediterraneo, uno dei riferimenti a carattere culturale e scientifico dell'area, soprattutto grazie ai dipartimenti specializzati nello studio urbanistico delle "città mediterranee". E' frequentata da circa 11.000 studenti e comprende 4 facoltà (Architettura, Ingegneria, Giurisprudenza ed Agraria, che ha una sede anche a Lamezia Terme). Per quanto riguarda la qualità della ricerca scientifica, il nucleo di valutazioni del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca ha evidenziato attività in undici Aree scientifiche, nella maggior parte delle quali l'Università di Reggio si classifica agli ultimi posti, se confrontata con strutture italiane di pari livello. Un caso a parte è Giurisprudenza dove l'Ateneo reggino ha ottenuto risultati eccellenti.
    • Università per stranieri "Dante Alighieri" - fondata nel 1984 con l'intento di contribuire alla conoscenza della lingua e della cultura italiana, comprende le facoltà di Docenza di lingua italiana a stranieri, Lingue e culture del bacino Mediterraneo, Mediazione linguistica culturale.
    • Accademia di belle arti. - Istituto superiore di scienze religiose "Monsignor Vincenzo Zoccali" fondato nel 1975 come sezione della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, venne eretto accademicamente dalla Santa Sede nel 1986.
    • Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione - è un'istituzione di alta cultura, che svolge attività di formazione dei dirigenti e dei funzionari dello Stato italiano e di quelli esteri.


    Ricerca

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    Sede della Stazione
    Sperimentale delle Essenze

    • Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare “A.Monroy”: È un istituto di ricerca del CNR-IBIM che ha sede presso l’Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto & Centro Regionale dell'Ipertensione Arteriosa e del Metabolismo Idro-elettrolitico dell'Azienda Ospedaliera “Bianchi - Melacrino - Morelli” di Reggio Calabria. Lo scopo dell'Unità di Ricerca è quella di effettuare ricerche indipendenti o in collaborazione con altri enti pubblici o privati nel campo della Fisiopatologia, della Genetica e dell'Epidemiologia clinica delle malattie renali e dell’ipertensione arteriosa e di promuovere l'aggiornamento culturale e tecnologico di settore in campo nazionale e nell'Italia meridionale in particolare.
    • Stazione Sperimentale per le Industrie delle Essenze e dei Derivati dagli Agrumi


    Musei


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    Museo nazionale della
    Magna Grecia


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    Planetario "Pythagoras"

    • Museo Nazionale della Magna Grecia - È considerato uno dei più importanti musei della Magna Grecia. L'edificio del Piacentini è ricco di collezioni archeologiche con numerosissimi reperti provenienti dalle antiche città-stato nei siti della Calabria, Basilicata e Sicilia. Oltre ai famosissimi Bronzi di Riace, per i quali è stato avviato l'iter per il riconoscimento dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità[70], il Museo di Reggio annovera tra i suoi pezzi più importanti: la testa del filosofo, il Kuros di Reggio, la testa di Apollo, il gruppo dei Dioscuri, le tavole bronzee dell'archivio del tempio di Zeus di Locri Epizefiri, le collezioni di pinakes, oltre a gioielli e monete varie di diverse epoche storiche. Attualmente è chiuso per restauri e le sue opere principali (compresi i bronzi di Riace) sono stati trasferiti presso la sede del Consiglio Regionale.
    • Pinacoteca Civica - La nuova Pinacoteca si trova presso il Teatro Francesco Cilea. Comprende un considerevole numero di opere di maestri quali Mattia Preti, Luca Giordano, Vincenzo Cannizzaro, Giuseppe Benassai, Ignazio Lavagna Fieschi, Andrea Cefaly e Lionello Spada. Vi si possono ammirare anche due tavolette di Antonello da Messina (Abramo servito dagli angeli e San Girolamo penitente), frammenti architettonico-decorativi e sculture in marmo ed oggetti di devozione privata e dipinti su tela e tavola, provenienti da raccolte private e collezioni civiche e statali e risalenti a un arco di tempo compreso tra il VII secolo ed il XIX secolo.
    • Museo Diocesano - L’edificio che ospita il Museo si trova accanto alla Cattedrale;
    • Villa Zerbi - La più importante struttura per esposizioni temporanee della città, che in accordo con la Biennale di Venezia ospita a più riprese sezioni dell'importante rassegna di arte moderna e contemporanea;
    • Castello Aragonese - Testimone dell'antica storia cittadina, ospita oggi numerose mostre d'arte;
    • Museo San Paolo - Nato negli anni trenta è una delle più importanti esposizioni d'oggetti d'arte in città, con una ricca collezione di elementi bizantini e normanni;
    • Planetario Provinciale "Pythagoras" - Svolge un'intensa attività divulgativa e didattica riguardante l'astronomia e le scienze a essa collegata;
    • Museo dell'artigianato tessile, della seta, del costume e della moda calabrese - Illustra la storia dell'artigianato tessile in Calabria dal periodo greco fino al 1948. Oltre ai tessuti vi sono i macchinari utilizzati per la lavorazione e campioni di materia prima (cotone, lana, seta);

    Altri musei presenti in città

    • Museo di biologia e paleontologia marina - La collezione documenta la storia del mondo animale e vegetale del passato e si compone della sezione di paleontologia, comprendente reperti fossili catalogati per era geologica e per tipi, e della sezione di Biologia marina, comprendente esemplari marini attualmente viventi (conchiglie, invertebrati, pesci abissali dello Stretto);
    • Museo Agrumario - Situato all'interno della Stazione Sperimentale per le Industrie delle Essenze e dei Derivati dagli Agrumi (SSEA), ospita diversi macchinari utilizzati per l'estrazione del succo e delle essenze dagli agrumi tra cui la Macchina da bergamotti "Gangeri", derivata dal modello di Macchina Calabrese inventato nel 1840 da Nicola Barillà. Inoltre il museo ospita una raccolta fotografica che illustra la coltivazione, la raccolta e la lavorazione del gelsomino e la coltivazione del papavero da oppio;
    • Museo del Presepi
    • Museo dello strumento musicale
    • Museo Etnografico
    • Piccolo Museo della Civiltà Contadina
    • Museo della 'Ndrangheta - Si trova in una villa confiscata ad una cosca mafiosa locale nel rione di Croce Valanidi. È nato con lo scopo di demitizzare il fenomeno mafioso calabrese, di smuovere le coscienze a riacquistare quella dignità fondamentale per combattere la mafia e la sua subcultura. All'interno del museo, oltre all'esposizione di fotografie dei più pericolosi latitanti, di scene della "guerra di mafia" e alla consultazione di documenti inerenti al fenomeno mafioso, si realizzano alcuni progetti e attività che coinvolgono gli studenti delle scuole delle provincie di Reggio, Vibo, Messina e Palermo;
    • Museo di Storia della Farmacia e Biblioteca Rabainisia - È uno spazio museale ricavato all'interno di un antico convento greco-bizantino nel rione di Ravagnese, l'antica Rabainisia, che fu un insediamento greco-bizantino. All'interno del museo sono custoditi molti reperti tra i quali un mortaio in bronzo del 1630, un distillatore in vetro, un torchio in ghisa per agrumi, e un torchio e raccoglitore per essenze del bergamotto in legno risalente al 1800. È presente, inoltre, un ricca raccolta di vecchi trattati di medicina.

    Arte

    A Reggio ha sede l'Accademia delle Belle Arti. Nota anche come Accademia dello Stretto, fu fondata nel 1967 da Alfonso Frangipane e comprendeva inizialmente due sezioni di Pittura e Scultura, a completamento delle scuole d'arte della città. Comprende oggi le scuole di Pittura, Scultura, Grafica, Decorazione, Scenografia.

    Teatro

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    Grande sala del Teatro Cilea
    a forma di ferro di cavallo

    Il perno storico del teatro cittadino è il Teatro Francesco Cilea dove si svolge la stagione concertistica, dei balletti, d'opera e di prosa. Al suo interno opera il "Coro Lirico Francesco Cilea", composto in massima parte da giovani diplomati in canto presso i Consevatori calabresi e di Messina, il coro è nato nel 1981 e si è costituito in Cooperativa nel maggio 1983. Di pregio risulta anche essere l'attività svolta nei mesi estivi all'Arena Neri del rione Catona dove si tiene il Festival Catonateatro.



    Musica

    A Reggio è presente il Conservatorio di Musica "Francesco Cilea". Fondato nel 1927, fu il primo conservatorio istituito in Calabria ed il quindicesimo tra i 57 conservatori d'Italia (l'unico tra Napoli e Palermo fino al 1970). Attualmente diretto da Antonino Sorgonà, è stato guidato, tra gli altri, da Alessandro Cicognini, Terenzio Gargiulo e Paolo Renosto. Comprende oggi circa 800 studenti e 98 docenti, svolgendo attività didattica, artistica e di ricerca. I corsi di studio si articolano in Arpa, Basso tuba, Canto, Chitarra, Clarinetto, Clavicembalo, Composizione, Contrabbasso, Corno, Didattica della musica, Discipline musicali, Fagotto, Fisarmonica, Flauto, Jazz, Oboe, Organo, Percussioni, Pianoforte, Sassofono, Tromba, Trombone, Viola, Violino e Violoncello.

    Edited by Isabel - 17/10/2014, 09:50
     
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    Corso Garibaldi

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    - Fonte -

    Corso Giuseppe Garibaldi, chiamato semplicemente il corso, è la principale arteria del centro storico di Reggio Calabria che collega il versante nord della città, che si stacca da piazza De Nava, ai quartieri meridionali, introdotti da piazza Garibaldi. Da corso Garibaldi si diramano poi numerose vie che lo intersecano perpendicolarmente e conducono verso il mare. L'intera arteria, per sua gran parte pedonalizzata, misura oltre due chilometri e riveste una notevole importanza economico-commerciale per la presenza dei negozi più esclusivi della città.

    Storia


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    Scorcio del corso

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    Il corso con il Tram, anni '20

    La via ha origine dopo il sisma del 1783 quando il Governo borbonico attuò un generale piano di ricostruzione basato sui modelli illuministici, il che impose per la ricostruzione della città un sistema di strade a scacchiera cancellando così l'antica struttura urbana medioevale. Dalla demolizione dell'antica cinta muraria si creò l'asse viario del corso Garibaldi, chiamato allora corso Borbonico, lastricato con la pietra bianca di Macellari e costeggiato dalla perfezione architettonica dei palazzi signorili e dalle ampie piazze. Nell’agosto del 1861, dopo la conquista garibaldina della città, il corso venne rinominato “Corso Garibaldi”. Dopo l'unità d'Italia la città fu dotata di importanti edifici pubblici e culturali che trovarono la loro naturale collocazione sul corso. La strada assunse sempre di più il ruolo di cuore pulsante della vita economica, culturale e politica della città. Il 28 dicembre 1908 il catastrofico terremoto della storia recente della città cancellò definitivamente le preesistenze monumentali che ne costituivano la memoria ed annullò, in gran parte, il patrimonio abitativo. L'attuale impianto urbanistico e architettonico della via nasce dal conseguente piano regolatore, redatto dall'ingegnere Pietro De Nava, che mantenne l'impianto urbanistico a scacchiera ma impose la costruzione di palazzi con elevazione non superiore ai due piani fuori terra e dotò la via di nuovi slarghi e piazze. Negli anni '10 del secolo scorso attraverso il corso si sviluppava la rete tranviaria della città che fu in esercizio per circa quindici anni, fino al 1928 quando fu dismessa. Oggi conserva ancora la sua sistemazione originaria, a differenza che, i piani terreni degli edifici sono stati adibiti ad eleganti negozi e rinomati bar e ritrovi. Quasi tutti gli esercizi commerciali del Corso Garibaldi non sono visitabili da persone in sedia a rotelle a causa degli scalini d'entrata e dell'assenza di scivoli di raccordo tra i negozi ed il piano stradale.

    Palazzi storici, piazze e chiese


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    Palazzo Trapani-Lombardo

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    Palazzo in stile Veneziano

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    Palazzo neoclassico

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    Palazzo Romeo Retez,
    stile liberty-rinascimentale


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    Corso Vittorio Emanuele III

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    Scorcio del c.so V. Emanuele
    e delle mura greche

    • Piazza De Nava con il monumento a Giuseppe De Nava.
    • Palazzo Corigliano, in stile liberty.
    • La chiesa battista.
    • La chiesa di San Giuseppe, chiesa originaria del 1598, distrutta più volte dai sismi; in stile gotico, custodisce alcune notevoli tele, una pregevole pala d’altare e luminarie in ferro battuto.
    • Palazzo della Banca d'Italia.
    • Palazzo Trapani-Lombardo.
    • La chiesa di S. Giorgio al Corso, chiesa nota anche con il nome di Tempio della Vittoria, in stile neoclassico e dedicata al patrono della città, presenta sopra il portale una lunetta vitrea che raffigura S. Giorgio che uccide il drago. La chiesa è un esempio di architettura commemorativa e risente pesantemente del trionfalismo fascista di maniera. L’interno è magniloquente, poco luminoso e trasudante dolor patrio (si trova anche un libro con i nomi di tutti i caduti della provincia durante la prima guerra mondiale). Nel cortile, è conservato un involucro di bomba aerea, con incisione. Sullo slargo antistante si trova la statua dell'angelo tutelare.
    • Il palazzo Mazzitelli con prospetti permeati da canoni classici con influssi dell'architettura liberty.
    • Il teatro Comunale, dedicato al massimo compositore calabrese Francesco Cilea. L’edificio ospita la pinacoteca civica e il Centro di Documentazione delle Arti Popolari Calabresi che espone numerosi e interessanti pezzi dell’artigianato rurale calabrese e oggetti della civiltà materiale, distribuiti in sezioni dedicate alla tessitura, alla ceramica, alla lavorazione del ferro battuto, del legno ecc.
    • La Piazza Vittorio Emanuele II, nota più comunemente come piazza Italia, con al centro il Monumento all'Italia del 1868 di Rocco Larussa, in marmo di Carrara. Nella piazza si trovano palazzo Melissari-Musitano del 1912, il palazzo della Provincia, palazzo S. Giorgio (sede del Municipio) e il palazzo della Prefettura.
    • Palazzo Nesci, l’unico edificio di corso Garibaldi che ha resistito al sisma del 1908 grazie alla sua struttura in muratura di pietra di elevato spessore e rinforzi in legno; risalente agli inizi del XIX secolo, ha un’imponente portale in pietra di stampo neoclassico e atrio interno.
    • La piazzetta Camagna con la statua bronzea in suo onore.
    • Lo storico palazzo Vitrioli, dove nacquero e vissero i componenti di una delle famiglie più in vista della città tra i quali l'umanista Diego Vitrioli e i pittori apprezzati Annunziato e Tommaso Vitrioli.
    • Piazza Duomo con l'imponenete Cattedrale cittadina
    • La villa comunale Umberti I
    • Piazza Garibaldi con la statua in suo onore che volge le spalle alla Stazione centrale della città.

    Corso Vittorio Emanuele III
    Il Corso Vittorio Emanuele III , comunemente noto come “Via Marina Alta”, è un’importante arteria del centro storico della città. La via è uno dei quattro assi viari che costituiscono il lungomare della città e sulla quale hanno affaccio i palazzi novecenteschi che formano il waterfront cittadino . Si sviluppa subito a monte del Lungomare Falcomatà, da Piazza indipendenza (lato nord) alla villa comunale (lato sud), per circa 1700 m..

    Storia
    L’attuale impianto urbanistico e architettonico del corso nasce dopo il terremoto del 1908. L'assessore ai lavori pubblici on. Giuseppe Valentino- poi Sindaco della ricostruzione - incaricò l'ingegnere Pietro De Nava di redigere il progetto del nuovo piano regolatore della città, che includeva la sistemazione dell’affaccio a mare cittadino. Venne così ricostruito il nuovo lungomare di Reggio molto più ampio del precedente, che era conseguente al piano di ricostruzione redatto dall’ingegnere Giovan Battista Mori dopo il catastrofico terremoto del 1783, grazie alle tre zone di cui è costituito:

    1. il corso Vittorio Emanuele III (via marina alta), con i suoi edifici prevalentemente in stile liberty
    2. la striscia botanica, con specie vegetali da ogni parte del mondo e che separa le due arterie
    3. il lungomare Falcomatà (via marina bassa) con l'affaccio sul panorama dello Stretto di Messina

    Monumenti e palazzi storici

    • Monumento ai caduti: Si trova di fronte al Palazzo del Governo. Opera di Francesco Jerace, fu inaugurato nel 1924 alla presenza di Vittorio Emanuele III. La Vittoria alata in bronzo dorato è poggiata sopra una colonna rostrata. Nel basamento, a simboleggiare i caduti di tutte le guerre, due sculture in bronzo raffigurano un antico guerriero bruzio e un fante della Guerra del 1915 –1918. Ai lati dell’altissima colonna sono posti quattro bracieri di bronzo.
    • Stele a Ibico: La stele in travertino, opera dello scultore Michele Guerrisi, poggia sui resti di una tomba di epoca ellenistica. Sul davanti, riporta l’immagine di Erato e sul retro, alcuni versi del poeta, che cantano l’eterna Primavera della città. Sul corso hanno affaccio tutta una serie di edifici in stile Liberty, Neoclassico, Rinascimentale e Veneziano progettati da architetti e ingegneri del primo novecento, autori di altre realizzazioni nazionali dell’epoca. Tra essi: Palazzo Barbera; Palazzo Romeo Retez; Palazzo De Blasio; Ex Hotel Centralino; Palazzo Fiaccadori; Villa Genoese Zerbi; Palazzo Spinelli; Palazzo Giuffrè; Albergo Miramare; Palazzo Guarna; Palazzo Spanò Bolani; Palazzo Poste e Telegrafi; Palazzo Zani; Istituto Piria; Palazzo del Bufalo; Palazzo Pellicano.



    Stadio Oreste Granillo

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    - Fonte -

    Lo stadio Oreste Granillo è un impianto sportivo di Reggio Calabria, che sorge nella zona meridionale della città. È sede degli incontri interni di calcio della Reggina ed è il più capiente stadio della Calabria. È intitolato alla memoria di Oreste Granillo, presidente della prima Reggina promossa in serie B e sindaco della città dal 1980 al 1982.

    Storia

    Nel 1932 viene edificato lo stadio "Michele Bianchi" per volontà dell'allora presidente della Reggina Giuseppe Vilardi, primo vero stadio della città di Reggio Calabria, esattamente nel sito dove oggi sorge il Granillo. Negli anni seguenti il "Michele Bianchi" cambierà diversi nomi, fino alla denominazione di "Stadio Comunale". Vengono successivamente effettuate opere di ampliamento, negli anni sessanta viene coperta la tribuna e negli anni ottanta viene costruita la curva nord (assente nella struttura originaria). Per poter ospitare un numero sempre crescente di tifosi, nel 1997 l'impianto è stato interamente rinnovato: dopo due anni di lavori, nel 1999 viene inaugurato ufficialmente il nuvo "Stadio Oreste Granillo". Il 26 aprile 2000 l'impianto ha ospitato la partita amichevole della Nazionale di calcio dell'Italia disputata contro il Portogallo, terminata sul punteggio di 2 - 0 (reti di Mark Iuliano e Francesco Totti) di fronte a circa 25.000 spettatori

    Struttura

    Il Granillo oggi è uno degli stadi italiani che offre la migliore visuale del terreno di gioco, grazie all'assenza della pista di atletica. I settori sono divisi in quattro distinte tribune (nord - sud - est - ovest), e con sediolini numerati per tutti i posti disponibili, per un totale di 27.454



    Edited by Isabel - 7/10/2014, 16:15
     
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    Provincia di Reggio Calabria

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    - Fonte -

    « Ricca, nobile e gloriosa è la Provincia di Calabria ultra detta la Magna Grecia dai Greci, oggi Provincia di Reggio, che vedendo ed ammirando l'amenità del cielo, la fertilità della terra, l'aerea salubre, e la grandezza degli abitanti, la elessero per loro stanza. »
    (Luzio D'Orsi, "Terremoti di Calabria")


    La Provincia di Reggio Calabria (Pruvincia di Rriggiu in dialetto reggino, anticamente Calabria Ulteriore Prima) è una provincia della Calabria di 566.977 abitanti. È la provincia calabrese con la più alta densità abitativa. Si affaccia ad ovest sul Mar Tirreno, a sud e ad est sul Mar Ionio, confina a nord-est con la Provincia di Catanzaro e a nord-ovest con la Provincia di Vibo Valentia; a sud-ovest dista dalla Sicilia 3,2 km.

    Geografia Fisica


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    Mappa della Provincia
    di Reggio Calabria

    La Geografia della Provincia di Reggio Calabria, data l'estensione territoriale di oltre 3.000 km², risulta essere contraddistinta da una grandissima varietà di caratteristiche territoriali, ambientali e paesaggistiche, che differenziano tra loro le varie zone. La provincia è la più a sud della penisola italiana, costituisce infatti la punta del cosiddetto stivale e si trova al centro esatto del Mar Mediterraneo; si estende dalla costa del Mar Tirreno allo Ionio da Rosarno a Punta Stilo per circa 220 Km. Il territorio della provincia di Reggio è in gran parte interessato dall'orografia del massiccio dell'Aspromonte, costituita da tre versanti principali: sud orientale e meridionale ionico, carattezizzato da coste basse, sud occidentale e nord occidentale tirrenico, caratterizzato da coste alte, separati dalla zona centrale del massiccio. L'Aspromonte (1.956 m) con il suo parco nazionale è interamente compreso nel territorio provinciale. Dalla montagna si originano numerosi torrenti e fiumare; i più importanti sono l'Amendolea e il Calopinace. Lungo il torrente Menta, principale affluente della grande fiumara dell'Amendolea, è stata di recente costruita una diga (Diga del Menta), che nei prossimi anni dovrebbe risolvere un problema di approvvigionamento idrico nel comune di Reggio. L'unica pianura è "a chjàna" (la Piana di Gioia), a sud sul Tirreno. Il territorio, che comprende il 28% della popolazione calabrese, conta 97 comuni; si estende per 3.183 km² occupando il 21,1% del territorio della Calabria.

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    La Provincia di Reggio Calabria


    La Provincia di Reggio opera il decentramento amministrativo istituendo dal novembre 1998 tre circondari:
    • Circondario dello Stretto (o circondario di Reggio) che ricopre grossomodo l'Area Metropolitana di Reggio, e che comprende la Grande Reggio (area urbana tra Villa San Giovanni e Melito di Porto Salvo fin sull'Aspromonte), la Costa Viola (area costiera compresa tra Cannitello e Palmi), e la Bovesìa o l'Area Ellenofona (tra Pentedattilo e Brancaleone) dove si parla il greco di Calabria;
    • Circondario di Palmi, che rientra parzialmente nell'Area Metropolitana di Reggio, il cui ambito coincide con la Piana di Gioia Tauro;
    • Circondario di Locri, l'area compresa tra Bianco e Monasterace al confine con la Provincia di Catanzaro.

    Comuni
    La provincia di Reggio Calabria comprende 97 comuni:
    • Africo
    • Agnana Calabra
    • Anoia
    • Antonimina
    • Ardore
    • Bagaladi
    • Bagnara Calabra
    • Benestare
    • Bianco
    • Bivongi
    • Bova
    • Bova Marina
    • Bovalino
    • Brancaleone
    • Bruzzano Zeffirio
    • Calanna
    • Camini
    • Campo Calabro
    • Candidoni
    • Canolo
    • Caraffa del Bianco
    • Cardeto
    • Careri
    • Casignana
    • Caulonia
    • Ciminà
    • Cinquefrondi
    • Cittanova
    • Condofuri
    • Cosoleto
    • Delianuova
    • Feroleto della Chiesa
    • Ferruzzano
    • Fiumara
    • Galatro
    • Gerace
    • Giffone
    • Gioia Tauro
    • Gioiosa Ionica
    • Grotteria
    • Laganadi
    • Laureana di Borrello
    • Locri
    • Mammola
    • Marina di Gioiosa Ionica
    • Maropati
    • Martone
    • Melicucco
    • Melicuccà
    • Melito di Porto Salvo
    • Molochio
    • Monasterace
    • Montebello Ionico
    • Motta San Giovanni
    • Oppido Mamertina
    • Palizzi
    • Palmi
    • Pazzano
    • Placanica
    • Platì
    • Polistena
    • Portigliola
    • Reggio Calabria
    • Riace
    • Rizziconi
    • Roccaforte del Greco
    • Roccella Ionica
    • Roghudi
    • Rosarno
    • Samo
    • San Ferdinando
    • San Giorgio Morgeto
    • San Giovanni di Gerace
    • San Lorenzo
    • San Luca
    • San Pietro di Caridà
    • San Procopio
    • San Roberto
    • Sant'Agata del Bianco
    • Sant'Alessio in Aspromonte
    • Sant'Eufemia d'Aspromonte
    • Sant'Ilario dello Ionio
    • Santa Cristina d'Aspromonte
    • Santo Stefano in Aspromonte
    • Scido
    • Scilla
    • Seminara
    • Serrata
    • Siderno
    • Sinopoli
    • Staiti
    • Stignano
    • Stilo
    • Taurianova
    • Terranova Sappo Minulio
    • Varapodio
    • Villa San Giovanni

    Comuni più popolosi

    Le dinamiche sociali, economiche ed insediative che hanno determinato gli attuali caratteri del territorio sono l’esito di processi storici complessi.

    Tra essi:
    • la complessa ed articolata struttura morfologica del territorio, che ha condizionato sia le forme dell’insediamento che le relazioni funzionali, economiche e sociali;
    • le grandi catastrofi ( i terremoti del 1783, del 1908 e le alluvioni degli anni 50), che hanno inciso sulla storia dei luoghi, sulle dinamiche sociali ed economiche, sulle organizzazioni insediative, determinando spesso l’azzeramento del patrimonio storico dei luoghi;
    • i processi migratori sviluppatisi a partire dall’inizio del secolo scorso, che hanno modificato radicalmente gli assetti del territorio provinciale.

    Il sistema insediativo della Provincia di Reggio Calabria si presenta con una forte concentrazione di territorio urbanizzato e popolazione sulle coste e conseguente addensarsi di funzioni e infrastrutture sociali e di collegamento.

    I comuni con più di 10.000 abitanti della Provincia di Reggio Calabria sono:
    • Reggio Calabria - 186.547
    • Palmi - 19.320
    • Gioia Tauro - 18.683
    • Siderno - 18.176
    • Taurianova - 15.824
    • Rosarno - 14.836
    • Villa San Giovanni - 13.792
    • Locri - 12.877
    • Melito di Porto Salvo - 11.594
    • Polistena - 11.541
    • Bagnara Calabra - 10.660
    • Cittanova - 10.512


    Clima

    Dal punto di vista climatico la Provincia di Reggio Calabria, territorio pienamente mediterraneo, presenta alcune anomalie rispetto alle caratteristiche che essa dovrebbe avere, considerando la posizione geografica e l'accentuato carattere marittimo. È l'elevata e prevalente montuosità del territorio, che racchiude alcune conche isolate dalle correnti aeree, a determinare in molte zone situazioni del tutto particolari. La provincia di Reggio presenta due stagioni ben differenziate: un inverno anche rigido e umido, un'estate nettamente calda e asciutta. L'influsso marittimo, che fa sentire i suoi effetti prevalentemente lungo la costa, si esaurisce via via che si procede verso l'interno, data la vicinanza dei rilievi al mare. È soprattutto d'inverno che sono veramente marcate le differenze. Mentre sulle coste la media di gennaio è di circa 10 °C, nelle zone interne, su quasi metà della provincia, addirittura non supera i 4 °C, che, al di sopra dei 1.700 metri sull'Aspromonte, scendono anche al di sotto dello zero. Le montagne tuttavia esercitano un'influenza ancora più significativa sulla piovosità; in modo abbastanza netto si oppongono pianure costiere aride a zone montuose interne con precipitazioni frequentemente abbondanti, e soprattutto sul versante tirrenico, con piogge tra le più abbondanti dell'Italia peninsulare, in contrasto con quello ionico, molto arido. In tutta l'area affacciata sul mare Tirreno i monti esercitano una determinante azione di cattura delle correnti umide di origine atlantica. Nella Catena Costiera e sull'Aspromonte si toccano e persino si possono superare i 2.000 mm annui di precipitazioni che, concentrandosi nell'inverno, fanno della provincia uno tra i territori con più intensa caduta nevosa dell'Italia meridionale. Per contro tutta la fascia orientale, ionica, si colloca tra i 600 e i 1.000 mm annui, con valori anche più bassi nelle aree pianeggianti.

    Storia


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    Magna Grecia (280 a.C.)

    La Provincia di Reggio Calabria corrisponde ai territori dell'antica provincia di Calabria Ulteriore Prima (nota anche come Calabria Ultra Prima o Calabria Reggina), istituita nel 1817 dalla divisione della Calabria Ulteriore in Ulteriore I e Ulteriore II. La provincia reggina è stata nell'antichità uno dei centri più fiorenti della cultura e della potenza della Magna Grecia, infatti sul territorio sorsero importanti polis come Rhegion, Locri Epizefiri, Kaulon, Medma e Metauros. Inoltre della Provincia di Reggio sono nativi molti personaggi illustri tra i quali il filosofo Tommaso Campanella, il compositore Francesco Cilea, l'archimandrita di Costantinopoli Barlaam maestro del Boccaccio e del Petrarca, celebri musicisti come Mia Martini, Loredana Bertè, Rino Gaetano e Mino Reitano, il pittore e scultore caposcuola del movimento futurista Umberto Boccioni, il celebre stilista di fama mondiale Gianni Versace, grandi scrittori e giornalisti come Corrado Alvaro, Leonida Rèpaci e Saverio Strati e molti altri ancora.

    La provincia nel corso della sua storia ha avuto delle variazioni amministrative:
    • Nel 1864 il comune di San Giorgio cambia il nome in San Giorgio Morgeto.
    • Nel 1905 viene istituito il comune di Gerace Marina (successivamente Locri) staccato dal comune di Gerace.
    • Nel 1908 viene istituito il comune di Bova Marina, staccato dal comune di Bova.
    • Nel 1928 i comuni di Latrinoli, Radicena, e Terranova Sappo Minulio vengono fusi nella città di Taurianova.
    • Nel 1936 viene istituito il comune di Melicucco, staccato dal comune di Polistena.
    • Nel 1946 viene istituito il comune di Terranova Sappo Minulio, staccato dal comune di Taurianova.
    • Nel 1948 viene istituito il comune di Marina di Gioiosa Jonica, staccato dal comune di Gioiosa Jonica.
    • Nel 1978 viene istituito il comune di San Ferdinando, staccato dal comune di Rosarno.

    Cronologia essenziale

    2000 a.C. leggendario sbarco di Aschenez, primi insediamenti di Reggio
    730 a.C. fondazione greca di Rhegion (Reggio) su un preesistente insediamento denominato Pallantiòn
    700 a.C. fondazione di Locri Epizefiri
    675 a.C. fondazione di Kaulon
    VII secolo a.C. fondazione di Medma e Metauros
    VI secolo a.C. l'alleanza tra Reggio e Locri Epizefiri sconfigge quella tra Crotone e Caulonia nella Battaglia della Sagra
    450 a.C. Metauros diviene avamposto di Reggio
    494 a.C. Anassila prende il potere a Reggio e diviene tiranno, occupa Zancle (Messina) unificando le due città dello Stretto sotto il governo reggino
    ::: Anassila fortifica la rocca di Scilla a guardia dello Stretto
    ::: Reggio si allea con Cartagine
    493 a.C. arrivo di profughi samii a Locri Epizefiri
    477 a.C. l'attaco di Leofrone (figlio di Anassila di Reggio) nei confronti di Locri Epizefiri viene evitato grazie all'intervento diplomatico di Gerone I di Siracusa, cade l'alleanza tra le due polis e Locri si allea con Siracusa
    476 a.C. Dopo la morte di Anassila, il suo successore Micito si allea con Taranto
    461 a.C. muore Micito, cade l'alleanza tra Reggio e Siracusa stretta tra Anassila e Ierone, gli Anassilaidi vengono cacciati dallo Stretto
    427 a.C. Guerra del Peloponneso, Reggio si allea con Atene mentre Locri Epizefiri si allea con Sparta
    389 a.C. le forze congiunte dei Lucani e di Dionisio I di Siracusa distruggono Kaulon
    386 a.C. dopo 11 mesi d'assedio Reggio viene espugnata da Dionisio I di Siracusa
    352 a.C. Dionisio II scacciato da Siracusa instaura la sua tirannide a Locri Epizefiri
    341 a.C. Reggio città confederata di Roma
    282 a.C. Reggio si allea con Roma contro Pirro
    280 a.C. Locri Epizefiri si allea con Pirro
    277 a.C. a Locri Epizefiri prevale il partito aristocratico, e la città viene consegnata al console romano Publio Cornelio Rufino
    275 a.C. Locri Epizefiri viene distrutta da Pirro per vendetta
    132 a.C. viene costruita la Via Popilia per collegare Roma con la civitas confederata Rhegium (Reggio)
    61 San Paolo sbarca a Reggio e diffonde il Cristianesimo
    440 fondazione di Bova
    536 Reggio conquistata da Belisario diventa bizantina
    IX secolo Reggio diventa "Metropoli dei possessi bizantini dell'Italia meridionale"
    909 Reggio nominata "Capitale del Ducato di Calabria"
    IX secolo Gli esuli di Kaulon fondano Stilo
    915 gli esuli di Locri Epizefiri fondano Gerace
    1060 Reggio conquistata da Roberto il Guiscardo diventa normanna e "Sede del giustizierato di Calabria"
    1783 grave terremoto tra Reggio e Messina che distrugge le città
    1817 viene creata la provincia di Calabria Ulteriore prima o Calabria Reggina con capoluogo Reggio, costituita dai tre distretti di Reggio, Palmi e Gerace
    1847 moti risorgimentali
    1860 conquista garibaldina
    1861 Regno d'Italia
    1908 terremoto di Reggio e Messina, il più catastrofico della storia d'Italia con 130.000 morti
    1927 attuata la "Grande Reggio", conurbazione di Reggio con 14 comuni limitrofi
    1939 viene costruito l'Aeroporto di Reggio Calabria che serve l'intera provincia
    1943 Bombardamenti di Reggio e sbarco degli Alleati
    1943 Repubblica Italiana, unificazione delle calabrie e Reggio capoluogo della Calabria
    1970 vengono istituiti gli enti regionali e istituito il capoluogo a Catanzaro, cosa che scatena la protesta dei reggini e i Moti di Reggio
    1974 viene completata l'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, considerata la maggiore opera realizzata direttamente dallo Stato
    1984 viene terminato il Porto di Gioia Tauro, il più grande scalo commerciale del Mediterraneo
    1989 viene istituito il Parco Nazionale dell'Aspromonte, che sorge interamente nella provincia reggina
    anni novanta comincia la cosiddetta "Primavera di Reggio" e della sua provincia
    2005 l'Aeroporto di Reggio Calabria viene rimodernato e diventa aeroporto internazionale
    2009 Reggio diventa Città Metropolitana dello Stato italiano

    Stemma


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    Stemma


    « Fa per Arme questa Provincia due Croci nere in campo argento, con quattro pali vermigli in campo oro, insegne di Aragonesi. Don Ferdinando Duca di Calabria, Figliolo di Alfonso Re di Napoli, per dimostrare che egli delle due Calabrie era Signore, inventò le due Croci. »
    (Luzio D'Orsi, descrizione dello stemma della Provincia di Reggio Calabria in "Terremoti di Calabria")

    L'antichissimo stemma araldico della Provincia di Reggio Calabria consta di uno scudo partito in campi uguali di oro ed argento: due croci nere in campo argento nel mezzo scudo a sinistra, a memoria del valore dei Crociati Calabresi, sotto la guida di Boemondo Duca di Calabria nelle guerre per la liberazione di Gerusalemme: i guerrieri della Croce, dopo adorato il Santo Sepolcro, erano cinti Cavalieri, in ricompensa degli eroici sforzi e degli aiuti prestati nella guerra di Gerusalemme. Da questa cerimonia ebbero poi origine, come è noto, i Cavalieri di Gerusalemme, chiamati poi Cavalieri di Malta, e l'istituzione dei Templari.
    I quattro pali perpendicolari vermigli in campo oro nell'altra metà a destra sono le armi aragonesi, poste da don Ferdinando di Aragona, Duca di Calabria. Le croci sono soltanto due perché la Calabria era divisa in due province, e sono entrambe in una sola parte dello scudo per significare che ambedue le province erano sotto il dominio di un solo Signore. I quattro pali, poi, sono uniti nello scudo alle armi di Calabria per mostrare l'unione della Calabria alla dinastia degli Aragonesi. La corona è d'oro con gemme.

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    Gonfalone
    Gonfalone della provincia Lo stemma condivide gli stessi elementi di quello della provincia di Catanzaro, anche se disposti diversamente, questo in quanto ambedue le odierne province costituivano inizialmente la provincia di Calabria Ulteriore successivamente distinta in Calabria Ulteriore Prima e Calabria Ulteriore Seconda. Lo stemma, concesso con decreto reale del 1 aprile 1938, di cm 90 x 75 x 8 di spessore con rilievo della corona di cm 16, esposto nel Salone "Mons. Ferro" del Palazzo Provinciale, è scolpito su legno pregiato "pinus cembico" e rifinito in foglia d'oro zecchino 24 carati, foglia d'argento vero 1.000 e colori a tempera anticati. Nello Stemma le perle della corona ducale sono bianche, le bacche d'oro, il nastro tricolore. Sembra chiaro che questa Provincia non faccia uso di uno stemma senza titoli e senza concessione; poiché i titoli sono il premiato valore Calabrese nelle guerre dei Crociati, e la concessione venne fatta da Ferdinando di Aragona, nel secolo decimoquinto, quando gli Aragonesi erano Signori del Reame di Napoli.

    « Consta dunque che le Armi di questa Provincia contengano in sé un fatto avvenuto nel Medio Evo, sotto il regno dei Normanni, che furono I primi signori del Reame di Napoli; cioè nel secolo decimosecondo, quando Boemondo, principe di Taranto e Duca di Calabria, figliolo di Roberto Guiscardo, con dodicimila guerrieri di Calabria, tra i quali quel Tancredi celebrato dal Tasso, passò con Goffredo in oriente, e, presa Antiochia, vi si stabilì principe di quella città. »
    (Luzio D'Orsi, descrizione dello stemma della Provincia di Reggio Calabria in "Terremoti di Calabria")


    Architetture religiose


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    Cattolica di Stilo

    Numerose le architetture religiose di pregio artistico presenti in provincia, tra le principali vanno menzionate:
    • Duomo di Reggio Calabria
    • Chiesa degli Ottimati
    • Chiesa della Graziella
    • Cattolica dei Greci
    • Chiesa di San Giorgio al Corso



    Architetture religiose della provincia


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    Monastero San
    Giovanni Therestis

    • Il monastero di San Giovanni Therestis
    • Chiesa del Carmelo di Bagnara Calabra
    • Monastero greco-ortodosso di San Giovanni Theristis di Bivongi
    • Duomo di Gerace
    • Chiesa di San Francesco d'Assisi di Gerace
    • Chiesa dell'Addolorata di Gioiosa Jonica
    • Cattedrale di Palmi
    • Eremo di Santa Maria della Stella di Pazzano
    • Santuario Maria SS. dell'Itria di Polistena
    • Santuario della Madonna di Polsi di San Luca
    • Cattolica di Stilo




    Architetture militari


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    Castello Aragonese, Reggio

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    Castello Ruffo, Scilla

    A testimonianza dell'avvicendarsi nel tempo di invasioni e dominazioni, la Provincia di Reggio é disseminata di esempi di architettura difensiva (torri, castelli, fortini) tanto sulle alture e intorno ai principali centri urbani, quanto sulla costa: più recentemente, ai primi anni dell'Ottocento, con Gioacchino Murat, e fino la seconda guerra mondiale, furono costruite batterie da costa a controllo dello stretto.

    Tra quelli in migliore stato di conservazione vanno menzionati:
    • Reggio Calabria - Castello Aragonese
    • Bagnara Calabra - Castello Emmarita
    • Candidoni - Castello Normanno
    • Caulonia - Castello di Castelvetere
    • Gioiosa Jonica - Castello Feudale
    • Monasterace - Castello
    • Motta San Giovanni - Castello di Sant'Aniceto
    • Palizzi - Castello
    • Piale - Fortino
    • Samo - Castello di Pitagora
    • Scilla - Castello Ruffo
    • Stignano - Castello di San Fili
    • Stilo - Castello Normanno di Ruggero II

    Siti Archeologici della provincia


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    Il Naniglio, Gioiosa Jonica

    • Zona Archeologica di Locri
    • Zona archeologica dell'antica Kaulon nei pressi di Monasterace
    • Zona archeologica dell'antica Medma nei pressi di Rosarno
    • Zona archeologica di Taureana
    • Zona archeologica di Gioiosa Jonica
    • Villa romana di Casignana
    • Naniglio di Gioiosa Jonica
    • Teatro greco-romano di Marina di Gioiosa Ionica
    • Teatro romano di Locri






    Aree naturali


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    La Costa Viola

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    La vallata dello Stilaro

    L’adiacenza tra mare e ambienti dai tratti tipicamente montani determina nel territorio della Provincia di Reggio Calabria una varietà di ambiti, connotati da specifici caratteri naturalistici. Nella complessità dei sistemi morfologici, idrografici e vegetazionali, nella conseguente ricchezza dei paesaggi, nella molteplicità degli ambiti, emergono due elementi dominanti: l’Aspromonte con il suo parco Nazionale e la costa. Il primo si propone come ambito naturalistico e culturale apparentemente unico, ma in realtà divaricato tra due sistemi che sono concretamente separati con caratteri differenti, a livello naturalistico ed identitario. Il secondo si impone per le sue caratteristiche di variegata bellezza ed anche in molti casi per il suo degrado, a cui si aggiunge la valenza simbolica e paesaggistica dello stretto di Messina che appare come spartiacque e nodo unificante con riferimento visivo e percettivo di tutto il sistema costiero. Questi due caratteri, il mare e la montagna, costituiscono due potenti riferimenti ambientali e culturali, sui quali si è innervata la storia del territorio provinciale, in un complesso quanto controverso rapporto tra popolazione e ambiente, che ha dato luogo a lunghe permanenze e a convulse diaspore, a radicamenti e ad abbandoni. Da un punto di vista naturalistico la complessa frammentazione del territorio reggino si affianca alla varietà di ecosistemi rari e paesaggi caratteristici mediterranei, che contribuiscono alla definizione di ambiti identitari come ad esempio, la Costa Viola, la Costiera dei Gelsomini e la Vallata dello Stilaro. A questi ambiti si affiancano altri contesti caratteristici come la Locride, con forte vocazione rurale, legate alle colture tradizionali, la Piana di Gioia Tauro, dove il ruolo assunto dal porto nei disegni strategici di carattere internazionale produce l’esigenza di coniugare l’obiettivo di rafforzamento logistico, produttivo e infrastrutturale, con le esigenze di tutela dell’ambiente e di rigenerazione del patrimonio delle risorse locali.

    Etnie e minoranze straniere

    Al 31 dicembre 2009 nel territorio provinciale di Reggio Calabria risultano essere regolarmente iscritti 22.105 stranieri.



    Di sotto sono riportate le comunità con più di 100 persone:
    Romania
    Marocco
    Ucraina
    Filippine
    India
    Bulgaria
    Cina
    Albania
    Moldavia
    Tunisia
    Algeria
    Francia
    Pakistan
    Senegal
    Russia
    Seychelles
    Nigeria
    Brasile
    Germania


    Popolazione e lingua

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    La popolazione calabrese ha sempre parlato il proprio idioma che però, come la maggior parte dei dialetti italiani, non ha alcuna ufficialità. Il dialetto reggino, che tra gli idiomi calabresi è quello parlato nella Calabria meridionale, si è evoluto negli anni: nato dal greco dei primi coloni calcidesi, che fu parlato fino all'età bizantina, fu arricchito dal latino non tanto sotto l'impero, ma più probabilmente in età medioevale con l'arrivo dei normanni. La lingua ampiamente diffusa fino qualche secolo fa in tutta la Calabria meridionale, piena di influenze di greco antico, è oggi quasi scomparsa, poiché ha perso molto in favore dell'unità linguistica nazionale quindi dell'italiano. Su di esso però si sono sviluppati un tipo di dialetto ed una parlata molto particolari, che presentano molte analogie e similitudini con la lingua siciliana (definita infatti "Lingua Calabro-Sicula"), che dà alla lingua parlata una "cadenza" (accento) simile al siciliano. Il dialetto della provincia reggina, nell'area compresa tra Scilla e Bova presenta infatti un'assenza delle consonanti "dure" tipiche del resto della Calabria, manifestando delle corrispondenze linguistico-lessicali con la lingua parlata in Sicilia.

    Minoranze linguistiche

    Nella provincia di Reggio è tutt'oggi parlato il greco di Calabria, la versione del greco d'Italia usata in Calabria. Un tempo parlato in tutta la Calabria meridionale è oggi sopravvissuto in alcuni luoghi della vallata dell'Amendolea quali Bova, Bova Marina, Roghudi, Gallicianò, Chorìo di Roghudi, ed in alcuni quartieri di Reggio Calabria come San Giorgio Extra Moenia, Rione Modena, Sbarre e Arangea.

    Economia

    L’esame della composizione del valore aggiunto per settori economici mostra come la Provincia di Reggio Calabria continui ad essere interessata da un importante peso del settore dei servizi, con un’incidenza sulla formazione della ricchezza provinciale pari all’80,4% (Italia 70,4%). Occorre evidenziare che tale incidenza è il risultato di una significativa rilevanza del commercio, delle attività consulenziali e professionali (es. legale ed amministrazione), della Pubblica Amministrazione e del settore della mobilità e della logistica. Analizzando il contributo fornito dall’agricoltura si osserva che, con un valore pari al 4,5%, Reggio Calabria presenta all’interno della Calabria l’incidenza più elevata dopo Vibo Valentia (5,8%), ma anche un peso notevolmente superiore a quello delle province del Mezzogiorno (3,5%) e dell’Italia in generale (2,1%). Per quanto riguarda il contributo dell'industria alla formazione del valore aggiunto reggino, con un livello pari al 15,2%, risulta il più contenuto sia se confrontato con le altre province della Calabria, sia con il corrispettivo valore regionale (17,5%), del Mezzogiorno (20,9%) e nazionale (27,5%). In particolare, il settore manifatturiero, fornendo l’8,9% del valore aggiunto provinciale, si distanzia dal valore medio regionale pari a 10,3%, da quello del Mezzogiorno (13,8%) ma, soprattutto, dalla quota nazionale (21,4%). Il settore edile presenta, invece, un peso più in linea con il valore medio nazionale (6,1%), anche se, da un confronto a livello regionale, emerge che l’apporto fornito dalle costruzioni alla ricchezza locale (6,3%) è inferiore a quello delle altre province calabresi. Secondo l'ultimo rapporto di Confindustria sugli Indicatori economici e sociali regionali e provinciali delle 107 province italiane curato annualmente dall'area Mezzogiorno dell'associazione degli industriali, posta uguale a 100 la media nazionale del periodo 2008-2009, nella provincia reggina l'indicatore sintetico elaborato nel volume raggiunge un valore di 72,4, collocandosi all'ottantanovesimo posto, migliore performance tra le province calabresi.

    Agricoltura


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    Un tipico uliveto della Valle
    del Tuccio


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    Un agrumeto della Piana
    di Gioia

    • Coltivazione del bergamotto, agrume che cresce unicamente nell'area costiera tra Catona e Monasterace, con produzione dell'Olio essenziale di Bergamotto di Reggio Calabria DOP.
    • Coltivazione dell'ulivo e produzione di olio d'oliva, prevalentemente nella Piana di Gioia Tauro e nella Vallata del Tuccio.
    Produzione dei vini DOC:
    Bivongi Bianco, Rosato, Rosso, Novello e Riserva;
    Greco di Bianco.
    • Produzione dei vini IGT;
    Arghillà;
    Costa Viola;
    Locride;
    Mantonico di Bianco;
    Palizzi;
    Pellaro;
    Scilla.
    • Produzione di agrumi.

    Industria
    Per quanto riguarda le aree di sviluppo industriale sono localizzate prevalentemente sulla fascia tirrenica ed in particolare nella Piana e nell’area dello Stretto con un prolungamento fino a Saline Ioniche. In tale contesto assume un ruolo fondamentale il porto di Gioia Tauro, che fino a poco tempo era considerato luogo irrisolto dell’industrializzazione ed oggi rappresenta grande opportunità della Provincia e della Regione.

    Le principali aree industriali sono:

    • Area industriale di Gioia Tauro-Rosarno-San Ferdinando, estesa 1483 ha compresa l'area portuale, dove sono localizzate aziende le cui produzioni industriali sono orientate verso il comparto alimentare, la lavorazione del legno e dei metalli.
    • Area del Consorzio ASI (Area Sviluppo Industriale), estesa per 550.000 mq nel comune di Reggio Calabria e per 870.000 mq tra i comuni di Villa San Giovanni e Campo Calabro le cui produzioni sono orientate nella fabbricazione di prodotti plastici e chimici, di locomotive e materiale ferrotranviario, nonché la lavorazione agroalimentare.

    Altre aree industriali minori sono presenti in San Giorgio Morgeto (artigianato); Taurianova, Siderno, Oppido Mamertina, Stilo (artigianato e piccola industria); Polistena (informatica, tessile, alimentari, ferro, legno). Nel territorio tra Montebello Ionico e Melito Porto Salvo è stata localizzata un'area industriale nella quale si concentrano produzione e distribuzione di energia elettrica, fabbricazione di trasmittenti radio, costruzione locomotive, fabbricazione grassi e olii vegetali.

    Energia

    Nel comune di Rizziconi opera la società "Rizziconi Energia SpA" del Gruppo EGL che è proprietaria di una centrale termoelettrica a ciclo combinato della potenza da 760 MW.

    Artigianato ed enogastronomia

    Le produzioni artigianali ed enogastronomiche caratterizzano l'economia del territorio provinciale. Ampia è la varietà delle produzioni tipiche del territorio provinciale. Infatti, alcune di esse operano nel settore vitivinicolo, altre nel settore olivicolo, altre nel settore della pasticceria artigianale, altre nel settore dei sottoli e dei sottaceti ed altre nel settore delle ceramiche artistiche, della lavorazione del legno, tutte con produzioni di eccellenza che caratterizzano e distinguono il territorio della Provincia di Reggio Calabria.

    Pesca


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    Imbarcazioni specializzate
    nella caccia al pesce spada nel
    porticciolo di Bagnara

    L'attività della pesca è assai antica e molto radicata nel tempo, soprattutto nei borghi marinari. Si rileva la presenza di imprese nel settore di attività Pesca, piscicoltura e servizi connessi in quasi tutti i comuni costieri della Provincia. Le imbarcazioni da pesca sono concentrate nei porti principali di Palmi, Bagnara, Villa San Giovanni, Reggio Calabria, Melito ma anche lungo la costa tra Villa San Giovanni e Scilla. L'attività di pesca è principalmente costituita da piccola pesca.
    • Pesca tradizionale del pesce spada a Palmi, Bagnara, Scilla e Cannitello.

    Commercio
    La città di Reggio Calabria e alcuni comuni della provincia, principalmente Gioia Tauro per la zona Tirrenica e Siderno per la zona ionica, possiedono importanti poli commerciali e aziendali di rilevanza provinciale e regionale. Il commercio rappresenta uno dei principali volani occupazionali dell'intero territorio provinciale. Nel periodo compreso tra il 31.12.2008 e il 30.11.2009 la Provincia di Reggio Calabria ha visto aumentare la sua base imprenditoriale di 504 unità ponendola al 15-esimo posto tra le province italiane.

    Commercio marittimo


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    Il grande porto di
    Gioia Tauro

    Il porto di Gioia Tauro, primo porto italiano nelle attività di transhipment di merci containerizzate, è uno dei più importanti hub del traffico container nel bacino del Mediterraneo. Il maggior punto di forza del porto è la sua localizzazione baricentrica rispetto alle rotte intercontinentali che solcano il Mediterraneo da un estremo all'altro, da Suez a Gibilterra. Altri elementi di forza sono le idonee caratteristiche fisiche e infrastrutturali (fondali profondi, banchine rettilinee, ampi piazzali di stoccaggio a ridosso delle banchine, ecc.) e la sua collocazione sul territorio continentale, che gli consente un collegamento diretto con la rete infrastrutturale terrestre europea. Il porto presenta una configurazione a canale. Attualmente in esso sono operativi un terminal container in concessione alla M.C.T. (Medcenter Container Terminal) che si sviluppa lungo il lato nord del canale, ed un terminal auto (gestito dalla società BLG Automobile Logistics Italia), localizzato in corrispondenza dei piazzali adiacenti il bacino di evoluzione nord. L'accessibilità viaria all'area portuale è garantita dall'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria (collegata al porto tramite un raccordo tangenziale) e dalla strada statale S.S. 18. Il porto è inoltre connesso alla rete ferroviaria nazionale mediante la linea S.Ferdinando-Rosarno, a doppio binario di cui uno elettrificato.

    Mercato turistico

    Già consolidato ma sempre in forte crescita è il mercato turistico in tutta la provincia, con la sua ricchissima offerta naturalistica storica e culturale.

    Trasporto aereo

    L'Aeroporto dello Stretto "Tito Minniti" di Reggio Calabria, serve l'intera provincia di Reggio e quella di Messina.

    Trasporto marittimo

    Il porto di Villa San Giovanni, che collega la sponda calabra con quella siciliana


    Nella Provincia di Reggio sorgono numerosi porti commerciali e turistici, inoltre a Reggio ha sede la direzione marittima della Calabria.

    I principali scali marittimi in provincia sono:
    • il Porto di Reggio, tra i più importanti della regione è collegato con Malta, con Isole Eolie e con Messina, le navi traghetto e gli aliscafi effettuano un intenso traffico tra le due città dello stretto; con oltre 10 milioni di passeggeri trasportati all'anno, è il secondo in Italia nel settore;
    • il porto di Villa San Giovanni, con gli approdi delle navi della Caronte&Tourist e le invasature delle navi FFS, che collega il trasporto ferroviario e il grande traffico nazionale tra l'Italia e la Sicilia;
    • il Porto di Gioia Tauro, nato per servire un centro siderurgico mai realizzato, è stato riconvertito oggi ad altra destinazione divenendo il più grande scalo commerciale del Mediterraneo, è sede di autorità portuale;
    • il Porto di Saline Joniche, nato per servire il polo industriale chimico mai entrato in funzione, oggi è insabbiato a causa dell'erosione costiera;
    • i porti turistici di Palmi, Scilla, Bagnara, Roccella Ionica, ed altri minori.

    Turismo - Principali località turistiche

    Reggio Calabria
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    Reggio Calabria, città dello Stretto situata tra il Mar Tirreno ed il Mar Ionio, rinomata per il suo Lungomare, è sede del Museo Nazionale della Magna Grecia dove sono esposti i Bronzi di Riace.

    Scilla
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    Scilla, sulla costa del Mar Tirreno, pittoresca località balneare colma di mito e leggenda, dove si pratica ancora oggi la pesca tradizionale del Pesce Spada. In particolare la zona di Chianalea di Scilla è definita uno dei borghi più belli d'Italia.

    Palmi
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    Da secoli la città è anche uno dei centri culturali della Calabria nel campo letterario, musicale, storico e archeologico. Ha dato i natali, tra gli altri, al compositore Francesco Cilea ed al letterato Leonida Repaci ed ospita il complesso museale della Casa della cultura ed il Parco Archeologico dei Tauriani, sulle rovine dell'antica città bruzia di Tauriana. In quest'ultima visse san Fantino, santo più antico della Calabria e la cripta, che contenne le sue spoglie, è attualmente il luogo di culto cattolico più antico della regione. Inoltre a Palmi vengono celebrate due festività di rilevanza nazionale. I due eventi sono la Varia di Palmi, inserita nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane, a sua volta Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dell'UNESCO, e la festa di San Rocco con il "corteo degli spinati".

    Bova
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    Bova, situata sul versante del Mar Ionio, nella vallata dell'Amendolea, è la "capitale" della cultura grecanica. È definita uno dei borghi più belli d'Italia.

    Gerace
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    Gerace, nell'entroterra della locride, è una cittadina medievale, con alcune antiche abitazioni scavate nella roccia, un castello normanno, molte importanti chiese monumentali, tra cui un'antica cattedrale anch'essa normanna. È definita uno dei borghi più belli d'Italia.

    Seminara
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    Seminara, Monastero ortodosso dei Santi Elia il Giovane e Filarete l'Ortolano.

    Siderno
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    Siderno, sulla costa del Mar Ionio, epicentro turistico della Costa dei Gelsomini.

    Stilo
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    Stilo, cittadina medievale ricca di storia, fu residenza e città natale del filosofo Tommaso Campanella, con un castello Normanno e una importante chiesa bizantina, la Cattolica. È definita uno dei borghi più belli d'Italia.

    Gambarie
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    Gambarie, nel cuore dell'Aspromonte a 1.450 m s.l.m., è la prima stazione sciistica del meridione, famosa per le piste, per gli impianti di risalita e le strutture alberghiere, l'ambiente naturale, i suggestivi paesaggi; è considerata tra le più importanti località turistiche invernali dell'Italia meridionale.

    Mammola
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    Mammola, cittadina d'arte e di gastronomia. Da visitare: il borgo antico, caratteristico per le piccole case con portali in granito, strette viuzze, piccole piazze, antiche Chiese e Palazzi gentilizi; il Museo Santa Barbara considerato uno dei più importati Musei di Arte Moderna a livello internazionale; il Santuario di San Nicodemo alla Limina (risalente al X secolo); il Geosito della Miniera Macariace; il Mulino ad acqua. Rinomata la gastronomia con lo Stocco di Mammola cucinato in vari modi, la ricotta affumicata tipica di Mammola, la "pizzata", i funghi, i salumi e l'olio extra vergine di oliva ricavato da una cultura locale (Grossa di Mammola o Mammolese).




    Gastronomia


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    Un piatto di Frìttuli

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    Stocco alla Mammolese

    La cucina della provincia è strettamente collegata alla vita religiosa e spirituale e comporta regole e abitudini spesso legate alle ricorrenze che risalgono ai tempi antichi, essendo il risultato di quasi 3.000 anni di storia, dalla Magna Grecia all'Unità d'Italia.

    Piatti tipici
    Molti i piatti tipici che caratterizzano la cucina della provincia reggina, tra essi alcuni sono:
    • Le "frittole" altro non sono che le carni meno pregiate del maiale, cucinate sapientemente da mani esperte nella "caddara", un caratteristico pentolone di rame zincato, la cui cottura, alimentata dal fuoco della legna, avviene lentamente e, come si suol dire, nel proprio grasso.
    • U "suffrittu": si tratta di un secondo piatto composto di frattaglie di vaccino in pezzetti (trippa, rene, intestino) accuratamente puliti e raschiati in acqua bollente e limone e quindi stufati in salsa molto rossa e piccante.
    • I "maccarruni": si tratta dei maccheroni con il buco, che venivano lavorati abilmente con i ferri sottili utilizzati per lavorare la lana.
    • Le "fave a maccu": si tratta di fave secche, sgusciate pazientemente, fatte sfaldare a mo' di puré, da amalgamare con abbondante cipolla e, in alcuni casi mescolate con la pasta lunga, anche spaghetti, spezzata prima di essere buttata in pentola.
    • Il pescespada, proposto sotto forma di delicati involtini con ripieno di mollica, olive, capperi e prezzemolo cosparso di salmoriglio con abbondante aglio, oppure gratinato con il pomodoro a pezzetti e la mollica, o ancora nella sua variante alla ghiotta, con pomodorino fresco, cipolla, olive bianche o nere e capperi.
    • Il pesce stocco, quello secco, che viene sapientemente ammollato in acqua corrente. I cultori di questa tecnica amano utilizzare per questa operazione le acque delle sorgenti dello Zomaro, un rinomato altopiano dell'area aspromontana. Lo stocco da servire crudo viene preparato con pomodorini di "schiocca", e dopo condito con aglio, olio e peperoncino ma si può anche gustare cucinato alla "ghiotta", con olive, capperi, cipolla, patate e poca salsa di pomodoro.
    • Costardelle, piccoli pesci azzurri muniti di minuscola spada, si gustano preferibilmente con una cottura che li propone "'ndorati e fritti" o a cipuddata, praticamente cosparsi di aceto, aglio e cipolla dopo essere stati fritti.
    • Frittelle di "nannata": si tratta del neonato pesce azzurro, che viene consumato anche crudo, condito con succo di limone ed un goccio di olio.

    Altri prodotti che caratterizzano l'alimentazione della provincia, nei lunghi inverni ma anche in altre stagioni dell'anno, solo le salsicce secche o le soppressate, ma pure i vasi delle conserve, che possono essere confezionati con giardiniera oppure con pomodori secchi sott'olio.


    Dolci


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    La pignolata

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    La nzudda

    Miele, mandorle, fichi secchi, agrumi sono alcuni degli ingredienti che danno colore e profumo alla vasta gamma di dolci tradizionali che imbadiscono le tavole reggine. Tra essi:

    • La "nzudda" rimane il simbolo di questa antichissima tradizione: miele caramellato, farina e fichi secchi prendono le forme più curiose e simpatiche per essere venduti sui colorati banconi dei venditori ambulanti, spesso dentro caratteristiche cassapanche.
    • I "petrali", dolcetti ripieni di fichi secchi, noci e canditi, e decorati con cioccolato e zucchero.
    • I "cuddhuraci", decorati con uova sode: le forme sono varie ma le più usate sono il paniere e la colomba. Un tempo la massaia usava fare un cuddhuraci particolare per la nuora o il genero, generalmente a forma di cuore e con un gran numero di uova, sinonimo di abbondanza, purché dispari per questione di superstizione.
    • La "pignolata", polpettine di pasta dolce, fritte in olio di oliva e unite tra di loro dal miele.


    Vini

    Tra i migliori vini e più famosi vanno menzionati:
    • Il "Pellaro", forte e pastoso.
    • Il "Sambatello" più leggero.
    • L'Arghilla.
    • Lo Scilla
    Ma ottimi vini sono anche quelli provenienti dal Palmese e, sulla costa ionica con il famoso "Palizzi". Una menzione particolare meritano i vini di Bianco: il "Montonico" e il "Greco", ormai famosi in tutta Italia, che sono piuttosto da dessert o comunque liquorosi.


    Curiosità

    • La provincia reggina è il centro monastico principale dell'Arcidiocesi ortodossa d'Italia con il Monastero greco-ortodosso di San Giovanni Theristis a Bivongi, che ha un Metochio a Gallicianò di Condofuri (Cappella della Madonna della Grecia); inoltre in provincia sorge anche il Monastero greco-ortodosso di Sant'Elia lo Speleota a Melicuccà, con i Metochi Cappella greco-ortodossa di San Biagio a Palmi, e Chiesa greco-ortodossa di Sant'Elia il giovane e Niceforo l'ortolano.
    • Dalla sesta giornata del campionato di Serie B 2010-2011 la Provincia di Reggio Calabria è sponsor principale della Reggina Calcio

    Edited by Isabel - 17/10/2014, 09:55
     
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  5. Mariangela89
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    BELLISSIMOOOOOOOOO....!
     
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  6. lasperanza
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    meravigliose
     
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  7. 10sabry
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    Queste foto sono davvero bellissime....io non sono mai stata a Reggio Calabria ma spero di poterci andare presto sono certa che sia molto bella :sadica/o:
     
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  8. Gigia_Alessiana78
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    mamma mia che belleeeeeeeeeeeeeeeeeeee :) stupendeeeeeee
     
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  9. Myriam Isabel
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    Provincia di Reggio di Calabria, Patria di personaggi illustri

    Locri Epizephiri, a pochi chilometri dal confine nord-orientale della provincia di Reggio Calabria, fu una delle più fiorenti città della Magna Grecia, tanto da essere definita da Platone "fiore dell'Italia per nobiltà, per ricchezza e gloria delle sue genti". Fondata nel 680 a.C. dai greci, che dall'originario Peloponneso approdarono sulla costa jonica, presto non fu più sufficiente per i suoi abitanti. I locresi iniziarono quasi subito ad estendere il proprio dominio: fondarono Samo, adagiata sul versante est dell'Aspromonte a undici chilometri dalle rive dello Jonio, dove nacque, intorno al 580 a.C., Pitagora , secondo quanto testimoniato da numerosi studiosi, come Tommaso d'Aquino.Prima di ritornare verso la costa, imboccando il bivio verso l'altra pendice dell'Aspromonte, si arriva a S. Agata del Bianco, che ha dato i natali, nel 1924, a Saverio Strati, scrittore neorealista che descrisse la realtà e le condizioni di vita di quei tempi, caratterizzati dall'emigrazione.

    Ripercorrendo verso nord la costa jonica, su una stretta e lunga piattaforma cretosa delimitata da due valloni, sorge Bovalino, dove nacque nel 1908 Mario La Cava, la cui narrativa, apprezzata da Pannunzio e Moravia, si contraddistingue per la semplicità espressiva e si pone a difesa degli umili descrivendo le loro sofferenze.Ancora più a nord il paesaggio è dominato dalla "Cattolica" di Stilo, cittadina dove nel 1568 nacque Tommaso Campanella che, con Giordano Bruno e Galileo Galilei, rappresenta uno dei massimi esponenti dell'epoca ed un eroe del libero pensiero e della scienza moderna. Attraversando verso ovest la punta dello stivale italiano si arriva a Maropati, cittadina fondata intorno al V secolo a.C. dai locresi, che raggiunsero la costa tirrenica attraverso i passi di Melia e della Limina, ed estesero il proprio dominio colonizzando Hipponion, Medma, Taurianum e Metaurum. Maropati, nata come stazione di supporto e di difesa per le strade di collegamento, e sviluppata sotto le dominazioni bizantine, normanne ed angioine come il resto del territorio reggino, ha dato i natali, nel 1903, a Fortunato Seminara, la cui prima opera narrativa, "Le Baracche", è stata definita da Elio Vittorini "la prima manifestazione italiana della nuova ondata di populismo che ha preso il nome di neo-realismo".Procedendo verso ovest si arriva sulla costa tirrenica, all'altezza di Rosarno, città nata sulle rovine dell'antica Medma. Scendendo verso sud, passato il porto di Gioia Tauro, si arriva a Palmi, dove sono nati Francesco Cilea, nel 1866, musicista che fin da ragazzino si meritò una medaglia d'oro dal Ministero della Pubblica Istruzione ed al quale è stato dedicato il teatro comunale di Reggio Calabria, e, nel 1898, Leonida Rèpaci, giornalista, scrittore ed uomo di cultura di grande fama.Proseguendo nell'entroterra si raggiunge Seminara, celebre non solo per il patrimonio monumentale e la produzione artigianale, tramandata da millenni, di ceramiche, ma anche per aver dato i natali, nel 1290, a Barlaam II, archimandrita di Costantinopoli e maestro del Boccaccio e del Petrarca.

    Ritornando verso il mare, sulla costa tirrenica, e percorrendola verso sud, si arriva a Bagnara, dove è nata, nel 1947, Domenica Bertè, in arte Mia Martini, la cui voce e le cui canzoni sono entrate di pieno diritto nella storia musicale italiana.Scendendo ancora lungo la costa Viola, dopo il castello di Scilla che si apre su un panorama mozzafiato, cui fa da sfondo la Sicilia, si giunge a Reggio Calabria, città natale di Umberto Boccioni, nato nel 1882, riconosciuto come il più rappresentativo scultore del movimento futurista, e di Gianni Versace, nato nel 1946, che ha portato la creatività reggina nella moda italiana ed internazionale.

    Continuando a costeggiare la costa verso sud, passata la punta più meridionale della penisola italiana, dopo aver lasciato la splendida rocca di Pentedattilo, e risalendo verso l'Aspromonte, si giunge nel cuore dell'area grecanica, dove a Bova, nel 1870, è nato Pasquale Natoli, che con il suo lavoro ha strappato ai silenzi della memoria uomini e cose grecaniche, vescovi e santi della terra natìa, lasciando un caposaldo della lingua e della cultura dei greci in Calabria. Il personaggio reggino che più ha lasciato una testimonianza del proprio amore per la terra natale rimane comunque Corrado Alvaro, nato a San Luca nel 1895.

    Per giungere a San Luca, cuore dell'Aspromonte, bisogna percorrere la costa dei gelsomini, e salire, dopo Bianco, verso il Parco Nazionale. Gli odori, i colori, i rumori e le sensazioni che accompagnano questo viaggio sono gli stessi che hanno ispirato Alvaro nella stesura delle novelle del 1930, raccolte nel capolavoro "Gente in Aspromonte".

    Alla scoperta di una città dalla storia antichissima, ma dall'assetto moderno, con belle strade a scacchiera e quartieri residenziali sui colli. Affacciati sul lungomare, vanto della città, si può ancora ammirare uno spettacolo misterioso e suggestivo, chiamato "Fata Morgana": un fenomeno di miraggi ottici avvicina la costa della Sicilia e crea in mare immagini di città fantastiche dalle forme irreali.
    L'antico e glorioso passato della città si può rivivere in tutto il suo splendore al Museo Archeologico Nazionale, un piccolo ma ricchissimo angolo di Magna Grecia ancora intatto. Fra i reperti più conosciuti i famosi Bronzi di Riace e la cosiddetta Testa di filosofo, risalenti circa al V secolo a.C.

    Edited by Isabel - 19/6/2012, 08:49
     
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  10. Myriam Isabel
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    Centro storico di Reggio Calabria

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    - Fonte -

    Nell'attuale suddivisione amministrativa del territorio comunale della città di Reggio Calabria il Centro Storico costituisce la prima circoscrizione municipale e comprende il territorio che partendo dal lato mare è limitato dal seguente perimetro: sottopassaggio Lido, via Maldonato, via Domenico Romeo, via Treviso (trasversale), piazza San Marco, via Reggio Campi I tratto fino alla biforcazione con via Pasquale Andiloro, Torrente Mili fino al Calopinace che costituisce il confine a sud. Il centro storico occupa una superficie di 1,41 km² (141,19 ettari) ed ha una popolazione di circa 11.000 abitanti ed urbanisticamente è caratterizzato da una maglia urbana regolare e da un tessuto edilizio di qualità. Recentemente ha riacquistato il rapporto con il fronte a mare attraverso un progetto rilevante di riqualificazione del lungomare e della fascia costiera.

    Orografia

    Il centro storico di Reggio Calabria presenta una definizione topografica ben precisa: la Collina del Trabocchetto ad Est, la riva del mare ad Ovest, il torrente Calopinace a Sud e il torrente Santa Lucia a Nord. Il tratto di territorio tra la Collina del Trabocchetto ed il mare è piuttosto breve e in linea d’aria supera di poco il chilometro. Il dislivello, invece è ben pronunciato, essendo di circa 110 m. e questo evidenzia la rigidità del versante sul quale la città è edificata. Questo dislivello, nel degradare verso il mare, si apre a ventaglio con la massima curvatura al centro dell’area urbanizzata e con orientamento verso Nord-Ovest. Tale zona così definita presenta il lato destro particolarmente tormentato ed inciso dal torrente Caserta e dalla Fiumara dell’Annunziata, mentre il lato sinistro si allarga nel doppio alveo dei torrenti Calopinace e Sant'Agata, determinando un'ampia zona che va dalla Piazza del Duomo sino all'Aeroporto. Il terreno, proprio per le sue origini fluviali, è particolarmente ghiaioso con presenza anche d’argilla.

    Storia


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    La città del 1600

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    Il vecchio Duomo
    barocco prima del sisma
    del 1908

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    Il lungomare prima
    del sisma del 1908

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    Monumento a Garibaldi
    prima del sisma del 1908

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    Il nuovo lungomare

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    Piazza Castello

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    Piazza Italia

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    Un palazzo in stile liberty
    del Corso Garibaldi

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    Terme Romane

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    Arena dello stretto

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    Piazza Federico Genoese


    L'attuale fisionomia del centro storico cittadino è la conseguenza di due catastrofici terremoti, quello del 1783 e del 1908, che ne segnarono la storia e la conformazione urbanistica. Il doppio ruolo giocato dal centro storico, quale luogo di residenza e centro di servizi e commercio, ha reso questa parte di città particolarmente sensibile ai mutamenti che hanno configurato l'attuale territorio urbano, con tutte le implicazioni che questi hanno portato, coinvolgendo ogni aspetto del vivere quotidiano nella città.

    Il centro storico medioevale
    Il centro storico medioevale, sempre sotto la minaccia di scorrerie dalla parte di mare, vittima di terremoti endemici, e stremato dagli attacchi degli arabi siciliani, crebbe a stento e sembrava piuttosto una fortezza che una città, seppure con una cattedrale ortodossa che si chiamava Cattolica, residuo del periodo bizantino, una Chiesa madre, il duomo e un fiorente quartiere ebraico. Intorno al 1700 accanto all’ospedale fu costruito un modesto palazzo municipale, che era anche sede del monte di pietà, ma privo di una piazza principale a renderlo simbolicamente solenne, perché la piazza principale era da sempre la piazza davanti al duomo. La strada maestra che attraversava la città da nord a sud aveva un andamento irregolare. Molti saranno i palazzi registrati nel catasto settecentesco tra i quali spiccava per pregio architettonico la domus magna. I palazzi erano sparsi senza costituire nell'insieme un embrione di strada monumentale, anche se sulla Marina il prato della fiera d’agosto, istituita nel 1357, aveva a suo modo un aspetto monumentale, e nella piazza all’interno delle mura si svolgeva un grande mercato.

    Il centro storico concepito dal piano Mori
    Nel 1783 un catastrofico terremoto distrusse la città cancellando l'impianto urbanistico medievale. Il clima culturale mutato suggerì di cogliere l’occasione per ricostruire il centro urbano con un programma di rinnovamento radicale. La situazione orografica della città, stretta tra il mare e la montagna, suggerì a Giovan Battista Mori, autore del piano di ricostruzione, che lo schema urbano più praticabile ed elegante fosse quello di tracciare una strada maestra parallela alla costa larga dodici metri dalla quale si doveva sviluppare la nuova e ordinata maglia a scacchiera del centro. Il centro della città veniva sottolineato dalla sequenza del palazzo municipale con la sua piazza principale, separata da una fila di case dalla strada maestra, dal teatro, dal collegio per le fanciulle nobili e per quelle povere, e dalla casa di riposo per le vedove benestanti. Contestualmente il Mori suggeriva che la zona meridionale del centro fosse il settore più pregiato della città, contrassegnato nel seguito della strada maestra dalla piazza del duomo, con il seminario e l’arcivescovado, attraversato poi dalla sequenza a quei tempi chiarissima del presidio territoriale – il governatore con la sua guarnigione intorno alla piazza d’armi sul versante a mare e sul versante a monte il castello che ospitava il carcere accanto al tribunale - e concluso dalla piazza del mercato circondata da due esedre alberate che ne fecevano la passeggiata cittadina, mentre a settentrione il settore popolare della strada maestra veniva invece concluso, molto lontano dal teatro, dalla piazza dell’orfanatrofio e del pubblico granaio. La strada principale veniva poi attraversata al centro dalla sequenza tematizzata a mare da una piazza mercantile, sito del mercato marino, cui corrispondeva una strada più larga che formava una croce equidistante dalla piazza principale e da quella del duomo, e che sottolineava l’accesso alla città dal porto, contrappuntata in tono minore da una strada trionfale più a sud, verso la fontana sulla piazza del duomo, che contrappuntava la fontana sul prato della fiera. Altra rivoluzione urbanistica dell'epoca fu la grandiosa idea del Mori di rendere monumentale la palazzata sul porto coordinandone l'architettura come a Messina nel 1600 arricchendola di monumentali porte che consentivano l'accesso al mare. Dopo dure polemiche iniziali con chi avrebbe voluto una ricostruzione com'era e dov'era, il taglio europeo del piano Mori soddisferà le ambizioni estetiche della città e la strada maestra verrà riconfermata nel corso dell’Ottocento come la sequenza esteticamente rilevante della città e non soltanto come una soluzione distributiva razionale dei nuovi spazi che si aprirono con la ricostruzione. I reggini sembrarono rendersi conto che una strada maestra così lunga poteva diventare un motivo estetico peculiare del cuore pulsante cittadino. Nella nuova strada, denominato corso Borbonico, vi verranno allocati il rinnovato palazzo municipale, il teatro, la prefettura, la camera di commercio, la banca d’Italia, mentre la piazza principale verrà evidenziata e ingrandita mediante la demolizione degli edifici che nel piano Mori la separavano dalla strada maestra. Di lì, verso sud, va emergendo come strada principale, con i negozi più prestigiosi, il tratto della strada maestra tra la piazza principale e la piazza del duomo - anche se poi il caffè dei conservatori sarà nella piazza principale e quello dei liberali nella piazza del duomo. Più oltre verranno aperti il giardino pubblico, un nuovo teatro, la piazza davanti alla stazione ferroviaria mentre, a confermare il carattere popolare del versante settentrionale - chiamato la “Siberia” - vi verrà aperto il nuovo porto. Tuttavia le famiglie nobili avranno qualche perplessità sul destino del progetto di palazzata del Mori, forse troppo ambizioso per la consistenza reale del loro ceto, che d’altra parte preferirà sempre e dovunque scegliere l’aspetto esteriore dei propri singoli palazzi anziché affidarsi ai prospetti uniformi suggeriti dal Mori, e poiché d’altra parte, come del resto in molte altre città, vogliono comunque abitare distanti dall’ambiente commerciale delle botteghe sulla strada maestra, preferiscono così dar vita con i loro palazzi alla monumentale via Aschenez, una parallela immediatamente a monte delle strada principale, sorvegliata dalla caserma dei carabinieri e caratterizzata dalla presenza del Conservatorio, del mercato coperto, del liceo, del collegio Campanella, e dove verranno edificate le chiese della Candelora e della Cattolica.

    Il centro storico attuale concepito dal piano De Nava
    Il terremoto del 1908, pur nella sua tragicità, rappresentò un'occasione per continuare, anche se con alcune modifiche radicali, l'opera di ricostruzione avviata con il piano settecentesco del Mori in un clima di un vivace dibattito tra architetti e urbanisti che ebbe come interlocutore principale Pietro De Nava, incaricato a redigere il nuovo piano di ricostruzione del centro urbano, allora coincidente con il territorio dell'intera città. Per sottolineare l'avvenuta annessione della città al Regno d'Italia si realizzò, a metà della strada maestra (Corso Garibaldi), una piazza nazionale, l'attuale Piazza Vittorio Emanuele II, dove si affacciano non soltanto il Municipio ma anche il palazzo della Provincia e della Prefettura e distante pochi metri dal nuovo Teatro. La strada principale venne successivamente conclusa a sud da una seconda piazza nazionale -Piazza Garibaldi- con la statua di Garibaldi di fronte alla stazione e a nord da una terza piazza nazionale -Piazza De Nava - dominata dal grande prospetto principale del museo archeologico nazionale e arricchita dalla statua del De Nava. Sul versante simbolico da Piazza Italia si snoda, parallelamente al corso Garibaldi e al corso Vittorio Emanuele III, la via Miraglia dove sono schierati l'uno accanto all'altro i palazzi di tutte le amministrazioni periferiche dello Stato, dall'ufficio delle imposte al genio civile e al palazzo delle poste, per poi terminare più a sud con la piazza dedicata al tenente Federico Genoese. Per perseguire una pianta geometrica ortogonale del tessuto urbano fu rifatta radicalmente la piazza del Duomo con pianta rettangolare e con due filari di portici simmetrici per renderla monumentale, raro esempio nel sud Italia, con al centro della scena la nuova cattedrale romanica-bizantina. La regolarizzazione della piazza del duomo si inscrive a sua volta in un vasto programma di rinnovamento architettonico che fa di Reggio una delle città più singolari. Crollate le case precedenti quelle nuove sono state ricostruite con soli due o tre piani fuori terra – secondo le norme antisismiche anteriori alla diffusione del cemento armato – e con facciate sorprendentemente decorate non soltanto lungo il corso Garibaldi o lungo via Aschenez ma anche nelle strade minori del centro storico. Ma l'idea più rivoluzionaria del De Nava sarà quella di profittare del trasferimento del porto nella zona nord e della demolizione delle mura per progettare, al posto di una palazzata ormai irrealizzabile, una passeggiata a mare ispirata alle promenade che si erano andate diffondendo nel corso dell’Ottocento in altre città europee di mare, organizzata su due livelli con uno splendido giardino di palme e di magnolie a dividerli e, ravvivata in seguito dal monumento per Vittorio Emanuele III e da quello ai caduti.

    Il Liberty di Reggio
    Nel campo dell'architettura la città di Reggio Calabria presenta significative costruzioni in stile liberty. Il centro storico conserva ancora il fascino di quella città risorta con il forte desiderio di essere “bella e gentile”. Le novità stilistiche del Liberty si manifestarono grazie anche all'apporto culturale degli architetti Ernesto Basile e Camillo Autore e alla sapiente attività progettuale dell'ingegnere Gino Zani. Il primo firmò l'edificio più rappresentativo della città Palazzo San Giorgio; il secondo progettò l'Istituto Tecnico e l'edificio del Liceo Classico; il terzo firmò il progetto del Palazzo del Governo e del Genio Civile oltre che progetti di edilizia privata e popolare. Ruolo non minore hanno poi avuto i progettisti locali che si ispirarono a motivi floreali nelle decorazioni di numerosi edifici. I prospetti dei palazzi risultano decorati con finti bugnati, lesene, cornici marcapiano, cagnoli che reggono esili balconcini, tutto ad imitazione degli elementi in pietra che strutturavano gli edifici crollati. Accanto alle partiture dei prospetti, tipiche dei vecchi edifici in muratura, venivano aggiunti elementi di modernità nelle decorazioni in stucco o in pietra artificiale, nei ferri battuti, nelle vetrate, tutte in stile Liberty.

    Edited by Isabel - 7/10/2014, 17:36
     
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  11. Myriam Isabel
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    L’eruzione dell’Etna vista dal Lungomare di Reggio Calabria con i primi bagni nel mare dello Stretto

    Splende il sole a Reggio Calabria, la temperatura massima oggi è arrivata a +21°C con un sole deciso: certo non è caldissimo, nè un valore particolarmente mite per metà aprile (nulla di più che la normalità a livello climatico), ma dopo quattro lunghi mesi di freddo e maltempo basta un po di sole e di aria gradevole per azzardare i primi tuffi nelle acque dello Stretto, lì, all’ombra dell’Etna in eruzione.

    Foto di Peppe Caridi e Roberto Palamà:
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    Fonte: meteoweb.eu/
     
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  12. saver71
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    Noi qui a Sassari oggi abbiamo toccato i 27° C!
    Avrò mai il piacere di ammirare un dipinto di Reggio Calabria eseguito da una certa artista reggina? :)
     
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  13. alixia 44
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    reggio calabria è stupenda e ha un mare favolosooooooooooo..........mamma mia quanto mi mancaaaaaaaaaaaa
     
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  14. Myriam Isabel
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    Reggio: arriva l’estate e il Lungomare torna a risplendere tra bagni e movida

    Torna a risplendere il Lungomare di Reggio Calabria, mentre la città pare abbia finalmente superato l’emergenza rifiuti che l’ha attanagliata per mesi. Persiste ancora qualche criticità nelle periferie ma la situazione sembra in via di risoluzione un po’ ovunque. Con l’arrivo dell’estate, il Lungomare torna quel chilometro di pulizia, decoro urbano, attività balneari e turistiche che rappresentano il fiore all’occhiello della città. Nelle fotografie, scattate stamattina, possiamo osservare il decoro del “chilometro più bello d’Italia”, in uno scenario naturale unico al mondo per paesaggio e clima. Particolarmente affollata anche la movida notturna, con musica e balli fino a notte fonda nei lidi in spiaggia, che registrano migliaia di presenze dopo già pochi giorni di attività. Buona estate, Reggio!

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    Fonte: strettoweb.com/
     
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    Isabel che bellissima citta'...e' un incanto.... Il mare e' splendido, per non parlare del lungo mare e della natura ....gif
     
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14 replies since 19/5/2008, 01:12   5297 views
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