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Sassari

Capoluogo di provincia

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    Sassari

    fotosassari

    - Fonte -

    « Sassari non ha bisogno di formarsi un giardino pubblico, se le sue circostanze formano un giardino così vario, ameno e vago, che non potrebbe l’arte far di meglio »
    (Vittorio Angius, Dizionario Angius-Casalis, 1851-1856)

    Sassari ([sàs-sa-ri], Sassari in sassarese, Tàtari in sardo, Sàsser in catalano) è una città italiana di 130.665 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Sardegna. Sede universitaria, arcivescovile e di corte d'appello, primo comune per estensione e secondo centro dell'isola per popolazione Sassari costituisce il centro di un'area vasta di circa 275.000 abitanti.

    Territorio

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    La città di Sassari è il polo urbano storico del Capo di sopra dell'isola. Con i suoi 546,08 km², è il comune più esteso della regione e il più esteso d'Italia dopo Roma, Ravenna, Cerignola e Noto. Essa sorge su un tavolato calcareo declinante a nord-ovest verso il Golfo dell'Asinara e la pianura della Nurra, mentre a sud-est il terreno è prevalentemente collinare. Il territorio urbano e suburbano è caratterizzato da valli e gole che incidono profondamente l'altopiano su cui è adagiata la città. Coltivazioni ortive, oliveti e boschi circondano il centro urbano e costituiscono l'aspetto paesaggistico peculiare di tutto il settore orientale del territorio comunale.

    Clima

    Sassari gode di un clima temperato caldo di tipo mediterraneo. Gli inverni sono miti e umidi, le estati calde e secche. Le precipitazioni si concentrano soprattutto nei mesi invernali e primaverili. Le nevicate sono eventi rari ma non eccezionali.

    Le origini del toponimo Sassari

    L'origine resta ignota e oggetto di speculazioni accademiche. L'odierno toponimo ricorre dalla metà del XII secolo in diverse forme, fra quali Sassaris, Sassaro, Sasser, Sacer alternato con Thathari, Thathar, Táttari, essendo non raro il passaggio ss-th in sardo. Secondo Massimo Pittau troverebbe riscontro in altre località (sássari, sátzari, sátzeri, perda'e sássari, perda'e sassu, sássinu-a), tradotto come "ciottoli di fiume" dal sardiano, antecedente al latino saxum. Questo confermerebbe l'origine non medioevale, bensì nuragica e forse prenuragica, dell'insediamento nelle valli sassaresi, ricche di sorgenti e corsi d'acqua. Secondo Salvatore Dedola, la radice originaria sarebbe Thar- (come per Thar-ros), il cui raddoppio è derivato dal sumerico e accadico per indicarne le pertinenze territoriali, e persisterebbe in altri esempi come Buddi-Buddi. Circa l'origine del secondo toponimo Sàssari esistono le opzioni di ša-šērru (utero, bimba, sorella), ša-ašari (dello stesso posto), šāššaru-m (dente, simbolo del Dio Sole Šamaš).

    Storia

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    La proclamazione della Repubblica sassarese (Il Consiglio della Repubblica sassarese),
    di Giuseppe Sciuti, circa 1880. Palazzo della Provincia in Piazza d'Italia.


    Le origini e il Libero Comune


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    Gli Statuti Sassaresi nella versione
    in sardo logudorese (XIII-XIV secolo)

    È solo nel 1131 che la città compare per la prima volta nelle carte geografiche col nome di Jordi de Sassaro. Numerose informazioni circa la città sono contenute nel Condaghe di San Pietro in Silki, codice medievale scritto in sardo, custodito nella Biblioteca dell'Università degli Studi di Sassari - Sala Manoscritti -, compilato dal 1150 al 1180. Fu l'ultima capitale del Giudicato di Torres, nel 1294 diviene Libero Comune, confederato a Genova, a seguito della promulgazione degli Statuti Sassaresi, che erano un corpus di leggi redatto sia in latino che in sardo logudorese, che regolava tutte le attività cittadine: dall'urbanistica, alle attività economiche, alla giustizia. Gli statuti sassaresi sono uno dei documenti identitari più importanti non solo per la città di Sassari ma per l'intera isola. È in questo periodo che, contesa fra le repubbliche marinare, Sassari si dotò delle prime mura.

    Sassari aragonese e spagnola

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    Veduta dalla Valle di Rosello, 1849, John Warre Tyndale

    Alla notizia dell'intervento aragonese, la borghesia cittadina si avvicinò ai reali d'Aragona, presentando nel 1323 una propria delegazione alla corte dell'infante Alfonso e offrendosi di essere parte del nascente Regno di Sardegna, ottenendo nel 1331 l'elevazione di Sassari allo status di Città Regia. Ciononostante i sassaresi mal tollerarono la sudditanza e scarsa autonomia, così, sotto la spinta della Repubblica di Genova e dei Doria, la città si ribellò ai catalano-aragonesi, dando inizio ad un periodo di rivolte popolari, che videro la città divenire l'ultima capitale del Giudicato di Arborea dal 1410 al 1420, cessando solo con la vendita dei diritti di quest'ultimo e l'avvento di Alfonso V il Magnanimo. Gli aragonesi costruirono il castello di Sassari, con lo scopo principale di difendersi dalle rivolte degli stessi sassaresi, che venne demolito nel 1877 per decisione del Consiglio comunale come simbolo dell'oppressione straniera e dell'oscurantismo religioso, essendo stato sede dell'Inquisizione spagnola. I resti del castello, comprendenti le fondazioni e due corridoi dell'antemurale cinquecentesco che ospitava le artiglierie, sono stati recentemente riportati alla luce e sono visitabili nell'omonima piazza. Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo Sassari visse un periodo di grave crisi economica e sociale. Nel 1527-28 venne ripetutamente invasa e saccheggiata dai francesi, le continue incursioni piratesche nel Mediterraneo impoverirono l'economia cittadina basata sul commercio e diverse epidemie uccisero molti dei suoi abitanti.

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    La facciata barocca della
    Cattedrale di San Nicola
    Nella seconda metà del XVI secolo la città si risollevò dopo anni di crisi, rinacque culturalmente, rifiorirono le arti, grazie all'introduzione della stampa, si diffuse il pensiero umanistico, grazie anche all'opera di Giovanni Francesco Fara, e del vescovo Salvatore Alepus. Tra i pittori che svolsero la loro attività in città, a quel tempo, sono da menzionare Giovanni Muru, il Maestro di Ozieri (Giovanni del Giglio), Andrea Lusso, il fiorentino Baccio Gorini, e vari artisti di scuola fiamminga. Nel 1562 venne istituito uno studio generale aperto dai Gesuiti che, nel 1617, portò alla fondazione della prima università della Sardegna cui contribuirono, fra gli altri, Alessio Fontana, funzionario della cancelleria di Carlo V, che, nel 1558, nel proprio testamento lasciò i suoi beni alla municipalità per l'istituzione dell'Ateneo, e l'arcivescovo Antonio Canopolo che nel 1619 fondò un collegio di educazione, ancora oggi in attività col nome Istituto Nazionale Canopoleno. La cosiddetta lotta per il primato acuì la rivalità con la città di Cagliari; la competizione tra le capitali del Capo di sopra e del Capo di sotto, porterà i sassaresi ad applicare persino un diverso calendario, a rivendicare il diritto ad avere un Parlamento nella propria città, e la sede del Sant'Uffizio dell'Inquisizione. Nel 1582 la città viene colpita da una grave epidemia di peste, e con la decimazione della popolazione a seguito di questa ed altre epidemie Sassari cessò di essere il maggior centro dell'isola. L'ultima fase della colonizzazione spagnola sono anni di decadenza per Sassari, e per tutta la Sardegna, visto il minor interesse da parte degli iberici all'isola, dopo che l'Impero spagnolo iniziò la sua espansione sul Nuovo Mondo.

    Sassari sabauda


    Fontana_Rosello
    La fontana di Rosello
    simbolo di Sassari

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    Piazza Tola

    Col Trattato di Utrecht nel 1713, inizia la breve dominazione austriaca. Pochi anni dopo nel 1720, la Sardegna compresa la città, passa ai Savoia. Sul finire del XVIII secolo, si vive un'intensa stagione politica, e in città approfittando dei sommovimenti locali, come la rivolta cagliaritana del 28 aprile 1794, e dei sentimenti generati dalla rivoluzione francese, la nobilità e i feudatari sassaresi sfruttarono l'occasione per chiedere al Re l'autonomia da Cagliari. Questo provocò la reazione dei cagliaritani, che cercarono l'appoggio dei vassalli locali, e degli abitanti di tutto il Logudoro per manifestare in città il 28 dicembre 1795 cantando il famoso inno Su patriottu sardu a sos feudatarios. Il ViceRé Filippo Vivalda, preoccupato di una possibile degenerazione in rivolta inviò a Sassari Giommaria Angioy, funzionario e giudice della Reale Udienza, con la carica di alternòs, ovvero rappresentante del Governo con delega dei poteri viceregi, dove fu accolto come un liberatore trionfante. Angioy cercò per tre mesi di riconciliare feudatari e vassalli, ma resosi conto del diminuito interesse e sostegno governativo e cagliaritano, lavorò ad un piano eversivo con emissari francesi, durante invasione napoleonica dell'Italia. Tuttavia venendo meno ogni possibile appoggio esterno con l'armistizio di Cherasco e la Pace di Parigi, decise di effettuare una marcia antifeudale su Cagliari ma dal Viceré gli vennero revocati i poteri, e dovette arrestare la marcia dopo esser stato abbandonato da molti sostenitori all'accoglimento reale della cinque richieste degli Stamenti Sardi, fuggendo a Parigi. Ristabilito il controllo, i Savoia sedarono il dissenso senza tuttavia far cessare del tutto le rivolte e dissidi che continuarono sporadici fino alla metà dell'Ottocento, come nel 1833 quando il patriota sassarese Efisio Tola venne fucilato a Chambery perché accusato di essere vicino agli ideali della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Fra la fine del XVIII e tutto il XIX secolo, si vive un'era di rinascita culturale e urbanistica, l'Università viene riaperta, la città dopo cinque secoli si espande oltre il tracciato delle Mura di Sassari, fortificazioni pisane trecentesche, (quando in concomitanza di un'epidemia di colera venne dato il permesso di abbatterle in grande parte, dando così sfogo ad un abitato che era divenuto estremamente compatto e denso), si costruiscono nuovi quartieri, prendendo come modello la nuova capitale del regno, cioè Torino, con strade a maglia ortogonale, viene realizzato il nuovo ospedale, le carceri, il teatro civico, scuole e piazze, la rete ferroviaria e fognaria, l'illuminazione a olio, e più avanti, a gas, il vicino Porto di Torres, viene ristrutturato, si attivano i primi collegamenti navali di linea tra il porto sardo e Genova, con l'impiego di navi a vapore, come il Gulnara, prima imbarcazione che utilizzava questo tipo di propulsione, in Italia. La città si apre ad importanti attività imprenditoriali, l'industriale sassarese Giovanni Antonio Sanna, acquisisce la miniera di Montevecchio, si crea un'area industriale a ridosso della nascente ferrovia, diventa la seconda città italiana per la produzione del cuoio. La nuova espansione urbanistica seguì uno sviluppo geometrico regolare, costretto a fertili compromessi con la realtà del territorio e gli eventi storici. L'asse centrale, il corso Vittorio Emanuele, venne prolungato dando vita a via Roma, strada principale del quartiere umbertino.

    Sassari contemporanea


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    Stemma di Sassari nella tarda
    età spagnola

    Nel Novecento, i successivi piani regolatori ampliarono la griglia inserendo nuovi assi generatori verso le principali emergenze architettoniche dei dintorni, estendendo l'abitato oltre i limiti delle valli e procedendo con diverse zonizzazioni a carattere residenziale e commerciale. Passando indenne la seconda guerra mondiale e scampando a tre bombardamenti programmati (che fecero cadere una sola bomba nei pressi della stazione causando una vittima), la città crebbe principalmente per la migrazione interna, grazie al costante afflusso dai paesi del nord Sardegna, esercitando una forte influenza nella vita pubblica italiana, sia in campo militare grazie alla Brigata Sassari, sia nelle vicende politiche (vedansi i Presidenti della Repubblica Italiana Antonio Segni e Francesco Cossiga, nonché Enrico Berlinguer), molti dei quali legati all'episodio dei cosiddetti giovani turchi. Fino alle creazione della provincia di Olbia-Tempio, Sassari era capoluogo della più grande provincia d'Italia, e nonostante il distacco della ex-frazione di Stintino è ancora il quinto comune italiano per estensione territoriale con una superficie di 546 km². Raggiungendo una popolazione di 130.000 abitanti, in leggera ma costante crescita, Sassari resta la seconda città dell'isola e il centro di riferimento del Capo di sopra.

    Monumenti e luoghi d'interesse

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    Vista di Piazza d'Italia da via Roma

    Architetture religiose


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    Chiesa di Santa Caterina (XVI secolo)

    • Chiesa rupestre di Funtana Gutierrez, VII-IX secolo.
    • Chiesa di San Pietro di Silki, XI-XVII secolo, monastero dove fu compilato l'omonimo condaghe.
    • Cattedrale di San Nicola, XII-XVIII secolo.
    • Chiesa di Santa Maria di Betlem, XII-XIX secolo.
    • San Michele di Plaiano, XII secolo.
    • Santa Barbara di Innoviu, XIII secolo.
    • Nostra Signora di Latte Dolce, XIII secolo.
    • San Donato, XIII-XVII secolo.
    • San Giacomo di Taniga, XIV secolo.
    • Cappella dell'Annunziata e Cappella dell'Ospedale di Santa Croce, XV secolo.
    • Sant'Agostino, XVI-XVII secolo.
    • San Giacomo, XVI-XVII secolo.
    • Santa Caterina, XVI secolo
    • Madonna del Rosario, XVII secolo
    • Sant'Andrea, XVII secolo.
    • Episcopio, XVII secolo.
    • Chiesa e convento del Carmelo, XVII-XVIII secolo
    • Chiesa e convento delle Cappuccine, 1673-1695
    • Sant'Antonio Abate, 1700-1707
    • Basilica del Sacro Cuore, 1936-1952

    Architetture civili


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    Palazzo della Presidenza
    del Banco di Sardegna


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    "Grattacielo nuovo"

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    Sede centrale dell'Università

    • Casa aragonese, XV-XVI secolo.
    • Case gotiche catalane, corso Vittorio Emanuele, XV secolo.
    • Canopoleno-Casa professa gesuitica, XVI secolo, architetto Fernando Ponce de Leon
    • Palazzo d'Usini in piazza Tola, dal nome del Barone d'Usini, sede della Biblioteca Comunale, XVI secolo.
    • Università e Estanco del tabacco, XVI-XVII secolo.
    • Palazzo Moros y Molinos, XVII secolo.
    • Fontana di Rosello, 1585-1606
    • Palazzo della Frumentaria, XVI-XVII secolo, antico deposito pubblico del grano
    • Palazzi di San Saturnino e San Sebastano, inizi XIX secolo.
    • Palazzo Ducale, dal Duca dell'Asinara, sede del Comune di Sassari, 1775-1804, architetto Carlo Valino
    • Palazzo e Teatro Civico, 1826-1830
    • Palazzo Sciuti in piazza d'Italia, sede della Provincia di Sassari, 1873
    • Palazzo Giordano, piazza d'Italia, sede del Sanpaolo IMI, 1878
    • Palazzo Cugurra in Via Roma, sede di uffici della Regione Sardegna
    • Villa Mimosa già Villa Sant'Elia, sede della Confindustria locale
    • Ponte Rosello, 1934
    • Padiglione per l'Artigianato "Eugenio Tavolara" per l'esposizione dell'ISOLA, 1956
    • Borghi minerari dell'Argentiera e di Canaglia






    Siti archeologici


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    Altare di Monte d'Accoddi

    • Complesso prenuragico di Monte d'Accoddi, piramide a gradoni di origine prenuragica, IV millennio a.C.
    • Giacimento fossile di Fiume Santo, dove è stato rinvenuto lo scheletro di un Oreopithecus bambolii, primate antropomorfo vissuto 8-9 milioni di anni fa
    • Necropoli di Montalè, presso Li Punti
    • Necropoli di Ponte Secco, persso Ottava
    • Necropoli di Li Curuneddi
    • Nuraghi Giagamanna, Li Luzzani, Gio

    Architetture militari

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    Castello Aragonese - acquerello di Simone Manca - XIX secolo

    • Mura di Sassari, costruite nel XIII secolo, cingevano la città intervallate da 36 torri di cui ne rimangono solo 6, tra le quali l'unica torre tonda detta anche Turondola accessibile da piazza Università. Le mura sono visibili lungo il perimetro della città medioevale, ed in particolare in Corso Vico, Corso Trinità e via Torre Tonda.
    • Castello di Sassari, costruita nel 1330. Costruito dagli Aragonesi, fu demolito nel 1877 e nell'area, dove esso sorgeva, fu costruita la Caserma La Marmora, sede della Brigata Sassari e ricavata l'omonima piazza. Gli scavi archeologichi nella piazza hanno portato alla luce le fondazioni dell'antica struttura ora in fase in valorizzazione.

    Aree naturali


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    Parco di Monserrato

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    Spiaggia di Porto Palmas

    In città sono presenti vari giardini e parchi, fra i quali i Giardini pubblici (situati al centro della città fra viale Pasquale Stanislao Mancini e corso Margherita di Savoia), i Giardini di via Venezia, i Giardini di Monte Rosello, Giardini di via Di Vittorio nel quartiere Luna e Sole, i Giardini di Li Punti, il Parco di Monserrato recentemente restaurato e situato tra la SS 131 e l'asse viario di via Budapest, il Parco di Baddimanna, grande pineta nel quartiere Monte Rosello, e il Parco di Bunnari, che recentemente riqualificato, offre un centro polifunzionale, una piscina, la ricostruzione di un villaggio nuragico e i due laghi artificiali del Bunnari, ora in secca.
    • Parco di Monserrato, XVII-XIX secolo.
    • Parco di Baddimanna
    • Giardini pubblici Emiciclo Garibaldi.
    • Foresta della Valle dei Ciclamini o Badde Olia, accesso alla Grotta dell'Inferno
    • Valli del Rosello, Riu Mascari, Fosso della Noce, Logulentu, Bunnari
    • La Rotonda, pineta, ginepreto e stagno di Platamona
    • Lago di Baratz
    • Spiagge di Ezzi Mannu, Porto Ferro e Porto Palmas
    • Area naturale di Lu cantaru a Monte Forte
    • Riserva faunistica di Bonassai

    Musei


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    Museo Archeologico Nazionale
    G.A. Sanna

    • Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico "G. A. Sanna"
    • Museo della Brigata Sassari
    • Museo Universitario Geomineralogico "Aurelio Serra"
    • Museo Etnografico Francesco Bande
    • Collezione Sironi
    • Museo Diocesano
    • Museo del Tesoro del Duomo
    • Museo d' Arte Contemporanea (MASEDU)
    • Pinacoteca nazionale MUS'A, ex Collegio Gesuitico Canopoleno
    • Museo Della Scienza e della Tecnica, Collezione Anatomica Luigi Rolando
    • Museo Della Scienza e della Tecnica, Collezione Entomologica
    • Museo Della Scienza e della Tecnica, Collezione di Botanica Farmaceutica
    • Museo Della Scienza e della Tecnica, Collezione Zoologica
    • Museo Della Scienza e della Tecnica, Collezione di Fisica
    • Museo di Storia dell'Agricoltura e Collezione Agronomica
    • Museo storico della città di Sassari
    • Museo dei Gremi e dei Candelieri
    • Galleria "Giuseppe Biasi"

    Teatro


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    Teatro civico

    Sono attualmente presenti cinque teatri principali: il Teatro Verdi, il Teatro Ferroviario, il Teatro Civico, il Teatro Smeraldo e il nuovo Teatro Auditorium Comunale. Esiste una grande tradizione di recitazione in vernacolo sassarese, con decine di spettacoli in cartellone ogni anno e diverse compagnie attive, fra cui "Paco Mustela", "La Quinta" e "Teatro Sassari". Altre compagnie attive in città sono la "Compagine Teatrale Ouroboros", i "Meridiano Zero", "Theatre En Vol" e "S'Arza", oltre a un Teatro Stabile d'innovazione per l'infanzia e la gioventù (ex teatro ragazzi) della compagnia "La botte e il cilindro" e dal 2007 un teatro di prosa in lingua italiana, la "Compagnia delle Arti".

    Musica
    Fra i principali cantautori in sassarese troviamo Ginetto Ruzzetta, Tony Del Drò, Giovannino Giordo, Franco Russu, Trio Latte Dolce e i gruppi Trio Folk "Sassari in carthurina" e La cumpagnia. In città si sono sviluppati gruppi di musica leggera di fama nazionale, come i Bertas e i Tazenda, che hanno partecipato al Festival di Sanremo, più altri gruppi come il Coro degli Angeli. La città offre inoltre un panorama di associazioni che hanno ricevuto importanti riconoscimenti a livello internazionale, come il Corpo Bandistico Luigi Canepa, la più antica formazione bandistica sassarese, fondato alla metà del 1800 come banda civica dallo stesso illustre compositore, l'Associazione Corale Luigi Canepa, il più antico gruppo corale in Sardegna, l'Associazione Polifonica Santa Cecilia e il Coro dell'Associazione Musicale "Gioacchino Rossini". Il conservatorio cittadino è intitolato al musicista e compositore Luigi Canepa. Dal 1942, l'Ente Concerti Marialisa De Carolis è responsabile per la tradizionale stagione lirica che fino al 2011 era ospitata nello storico Teatro Verdi. Per la 69ª stagione lirica, l'opera Roméo et Juliette di Charles Gounod ha inaugurato nell'ottobre 2012 il più grande e tecnologicamente avanzato teatro auditorium comunale di piazza Cappuccini, spazio che dominerà la nuova cultura musicale di Sassari. Il panorama jazzistico offre vari interpreti rilevanti, essendo la città sede dell'Orchestra Jazz della Sardegna la quale organizza Scrivere in Jazz, importante concorso di composizione jazzistica, e vari eventi come Time in Sassari, legato al festival Time in Jazz di Paolo Fresu.

    Lingue e dialetti


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    In arancio la zona di diffusione
    del sassarese

    Oltre all'italiano nell'intero territorio di Sassari, come nei tre Comuni confinanti verso nord, si parla la lingua Sassarese, parlata locale di vocazione mercantile nata nel periodo medievale dalla fusione di elementi corso-toscani e genovesi, influenzata poi da contributi catalani e spagnoli, e in misura più rilevante dal logudorese nel lessico e nella pronuncia, e in parte nella sintassi. Più studiosi rintracciano la componente primaria nel dialetto pisano, come lo storico sassarese Enrico Costa, che scrive «Ai Pisani dobbiamo anche il nostro dialetto, che per la maggior parte è quasi lo stesso che vi si parla oggi - una specie di toscano del secolo XIII - corrotto più tardi da un po' di corso e da molto spagnuolo» e come lo studioso Mario Pompeo Coradduzza «il sassarese deriva dalla lingua italiana e, più precisamente, dal toscano antico, poi trasformatosi lentamente in dialetto popolare fin dal secolo XII, quando ancora i borghesi e i nobili parlavano in sardo logudorese. Durante l'età del Libero Comune (1294 - 1323), il dialetto sassarese non era altro che un pisano contaminato, al quale si aggiungevano espressioni sarde, corse e spagnole; non è quindi un dialetto autoctono, ma continentale e, meglio determinandolo, un sotto - dialetto toscano misto, con caratteri propri, diverso dal gallurese di importazione corsa», dove entrambi non sembrano propendere per un'influenza più rilevante del sardo rispetto ad altri apporti linguistici. La lingua che nacque con Sassari divenne patrimonio della popolazione e della classe mercantile, e viene oggi considerata un idioma a sé stante. Le città di Porto Torres, Stintino e Sorso trovano un'affinità fra loro e con Sassari, in quanto condividono la parlata sassarese, detta anche turritano, dal nome del Giudicato di Torres. Per Sorso è una grande peculiarità, data la brevissima distanza da Sennori, dove si parla sardo logudorese, seppure con la curiosa caratteristica di avere al plurale solo sostantivi di genere maschile, fatto unico in Sardegna. L'uso della lingua si estende nella restante fascia costiera fino alla foce del Coghinas, nella sua variante castellanese di transizione verso il Gallurese, nei comuni di Castelsardo, Tergu e Sedini. Nella città di Sassari infine, per via dell'immigrazione dai paesi sardofoni, è diffuso anche il logudorese.

    Tradizioni e folclore


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    Costume di Sassari

    Nel 2002 è stato ricostruito un costume "tradizionale", quello rosso degli ortolani di Sassari, sulla base della documentazione iconografica esistente, per quanto frammentaria e lacunosa, e facendo riferimento all'immigrazione popolare dal Logudoro, specie dai centri prossimi alla città.



    Cucina

    La cucina tipica sassarese è ricca e variegata, composta da molte pietanze fortemente legate alla tradizione contadina della città ma diffusa e legata anche alle tradizioni dei centri vicini. Le verdure sono infatti regine nella maggior parte delle pietanze locali, assieme alle parti meno pregiate degli animali da macello, in particolare agnello e maiale. Gli ortaggi più conosciuti ed utilizzati della cucina sassarese sono la melanzana (mirinzana), la cipolla (ziodda) e le fave (faba).
    • Tra i primi piatti troviamo la mineshtra e fasgiori o mineshtra e patati, una zuppa preparata con fagioli, patate, lardo, finocchietto selvatico e pomodori secchi. La classica fabadda viene tradizionalmente preparata nel periodo di carnevale: è una zuppa molto densa a base di fave secche, cavolo, finocchi, cotenna e carne di maiale. In genere è consumata in occasioni conviviali, con larga presenza di parenti o amici. Tra i primi a base di pasta ricordiamo i giggioni, ossia gli gnocchi conditi con sugo di salsiccia. Altri piatti a base di verdure sono le fave cotte a ribisari, cioè lessate e condite con aglio e prezzemolo; e i carciofi, preparati tradizionalmente con le patate (ischazzofa e patati).
    • Tra i secondi piatti, principalmente a base di carne, troviamo la cordula con piselli, un piatto preparato con le interiora dell'agnello avvolte nell'intestino e cotte con piselli, cipolle e salsa di pomodoro; la trippa cotta nel sugo di pomodoro da mangiare spolverata di abbondante pecorino grattugiato; i pedi d'agnoni, ovvero i piedini dell'agnello cotti in salsa di pomodoro oppure con solo aglio e prezzemolo. Un posto importantissimo occupano le chiocciole (spesso chiamate lumache) nelle loro varie pezzature: dalle lumachine "Theba pisana"(ciogga minudda) lessate con delle patate, alle lumache "Eobania vermuculata" (ciogga grossa) preparate con un sugo piccante o con aglio a prezzemolo- ai lumaconi "Helix aspersa" (coccoi) che vengono serviti ripieni di un impasto di formaggio, uova, prezzemolo saporitta e pangrattato. Non mancano le monzette, cotte in padella con aglio, olio, prezzemolo e pangrattato.
    • Il piatto tipico più conosciuto è invece lo ziminu, zimino, cotto in grabiglia, cioè le interiora del vitello come diaframma (parasangu), intestino (cannaculu), cuore, fegato e milza, cotte in graticola sulla brace. Attualmente le norme emanate dalla Comunità Europea in materia di encefalopatia spongiforme bovina impediscono la commercializzazione e il consumo della specialità. Alla brace vengono preparate anche le sardine, anche queste molto apprezzate dai sassaresi.
    • Tra i dolci, oltre a quelli tipici della Sardegna settentrionale come papassini, tiricche e seadas, sono proprie della città e dei dintorni le frittelle lunghe (li frisgiori longhi o "sas frigjolas"): preparate principalmente durante il carnevale, sono fatte di un impasto di farina, acqua, zucchero, anice e scorza d'arancia grattugiata, fritto in forma di lunghi cordoni. Piatto tipico "adottato" è la fainé genovese. È ottenuta da un impasto molto semplice di farina di ceci, olio, acqua e sale (spesso arricchita da più ingredienti a piacere come le cipolle o le salsicce), cotta in teglia ad alta temperatura e servita già tagliata, spesso con pepe nero tritato. Viene preparata in alcuni locali tipici (dove è l'unico piatto servito) ma anche in molte pizzerie e paninoteche.

    Economia


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    Centrale termoelettrica E.ON
    di Fiume Santo

    L'economia della città è incentrata sul terziario avanzato, in particolare nei servizi al territorio, la grande distribuzione e la gestione amministrativa del nord Sardegna; la grande industria è localizzata in località Fiume Santo ove è presente una centrale termoelettrica, mentre numerose sono le piccole e medie imprese, dislocate nell'area industriale di Predda Niedda, di Muros e nel nuovo insediamento produttivo di Truncu Reale, sito a poca distanza dal complesso petrolchimico di Porto Torres. Notevole importanza ha assunto il settore finanziario che vede Sassari sede delle principali banche dell'isola, il Banco Di Sardegna e la Banca di Sassari, oltre che della Sardaleasing leader nella locazione finanziaria. Nel territorio sono ancora in attività produzioni agricole tradizionali come quella olearia, ortofrutticola, vinicola, casearia e tessile. È sede di numerosi enti di ricerca (come quelli universitari, del CNR, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, il Servizio Agro-meteorologico della Sardegna, l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, l'Istituto Zootecnico Caseario della Sardegna, l'Ufficio Studi della Confcommercio) ed istituzioni locali.

    Personalità legate a Sassari
    • Giuseppe Abozzi, politico
    • Cristoforo Alasia, matematico
    • Salvatore Alepus, arcivescovo del Concilio di Trento, teologo e poeta
    • Edina Altara, artista
    • Giovanni Maria Angioy, funzionario e politico
    • Vittorio Angius, presbitero, scrittore, giornalista, storico e politico
    • Efisio Arru scienziato parassitologo
    • Domenico Alberto Azuni, giurista
    • Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano
    • Mario Berlinguer, politico
    • Giuseppe Biasi, pittore
    • Daniel Bovet, biochimico Premio Nobel
    • Giacomo Camilla, scultore
    • Antonio Cano, arcivescovo
    • Antonio Canopolo, arcivescovo, fondò l'istituto Canopoleno
    • Annunzio Cervi, poeta e due volte medaglia d'argento al valor militare
    • Francesco Cetti, religioso gesuita, zoologo e matematico
    • Fernando Clemente, architetto
    • Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica Italiana
    • Enrico Costa, scrittore e saggista
    • Stanis Dessy, pittore, incisore e scultore
    • Giovanni del Giglio pittore, noto come Maestro di Ozieri
    • Santi Licheri, magistrato e personaggio televisivo
    • Vico Mossa, architetto
    • Costantino Nivola, scultore
    • Oreste Pieroni, Sindaco del dopoguerra e del miracolo economico
    • Antonio Pigliaru, filosofo del diritto e intellettuale
    • Luigi Rolando, fisiologo
    • Palmiro Togliatti, politico
    • Efisio Tola, patriota
    • Pasquale Tola, giurista e storico
    • Giovanni Antonio Sanna, imprenditore, politico e mecenate
    • Aligi Sassu, pittore e scultore
    • Antonio Segni, Presidente della Repubblica Italiana
    • Mario Sironi, pittore e fra i fondatori del gruppo Novecento
    • Giovanni Spano, linguista, scrittore e archeologo
    • Eugenio Tavolara, artista, incisore e scultore
    • Michele Zanche, politico, citato da Dante nella Divina Commedia
    • Gavino Angius, politico
    • Rosanna Baiardo, pallavolista con 119 presenze in nazionale
    • Gian Paolo Bazzoni, scrittore
    • Marco Bazzoni, cabarettista
    • Bianca Berlinguer, giornalista direttrice del TG3 RAI
    • Giovanni Berlinguer, politico
    • Luigi Berlinguer, ex-ministro dell'Istruzione, membro del CSM
    • Sergio Berlinguer, politico, ambasciatore e ministro pluripotenziario
    • Gianvittorio Campus, ex-Sindaco e politico
    • Elisabetta Canalis, attrice e showgirl
    • Massimo Chessa, cestista
    • Bruno Dettori, sottosegretario all'Ambiente del Governo Prodi II
    • Gianfranco Ganau, attuale Sindaco
    • Antonello Grimaldi, regista
    • Pier Francesco Loche, attore, comico e musicista
    • Luigi Manconi, già segretario dei Verdi e sottosegretario nel Governo Prodi II
    • Salvatore Mannuzzu, scrittore
    • Astrid Meloni, attrice
    • Angelo Mundula, poeta
    • Adolfo Orrù, pittore, incisore e scultore
    • Arturo Parisi, politico ex-ministro della Difesa
    • Pino & gli anticorpi, compagnia di comici
    • Gianluca Piredda, scrittore e sceneggiatore
    • Giuseppe Pisanu, ex-ministro dell'Interno e Presidente della Commissione Antimafia
    • Bruno Pistidda, scrittore, poeta e pugile
    • Bianca Pitzorno, scrittrice
    • Giovanni Puggioni, velocista campione italiano nei 100 e 200 metri
    • Luigi Ruggiu, filosofo
    • Mariotto Segni, politico ed ex-europarlamentare
    • Tazenda, gruppo musicale
    • Tressardi, compagnia di comici
    • Giommaria Uggias, europarlamentare ex-Sindaco di Olbia

    Immagini

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    Piazza d'Italia con Palazzo Provincia

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    Palazzo Giordano costruito fra il 1877 e il 1878

    piazzaduomoinnotturna
    Piazza Duomo in notturna




    Edited by Isabel - 20/7/2013, 07:37
     
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  2. AdriBY91
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    Io non sono proprio di sassari ma di una paese della provincia di sassari
     
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  3. Maria_ grazia
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    Amo vedere posti nuovi e fotografarli …..
    Io a Sassari ci sono stata di passaggio quest’estate e devo dire che la Sardegna è un bellissimo posto ha delle spiagge meravigliose ecco alcune foto fatte da me a Sassari sul Duomo!! …

    Immagini


    Questa invece era una torre sulla strada andando a Sassari che ho fotografato ma non so il suo significato non ho avuto il tempo di approfondire ….


    Edited by Isabel - 20/7/2013, 07:56
     
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  4. Harun_Al_Rashid
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    Due piccole correzioni per Ellevù:

    1) la foto in notturna raffigura piazza del Duomo e non piazza d'Italia;
    2) la foto sopra raffigura Palazzo Giordano, uno dei gioielli della città di Sassari. Costruito fra il 1877 e il 1878 l'edificio fu realizzato dal barone Giuseppe Giordano con una spesa per allora iperbolica: oltre 600 mila lire.
     
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  5. Isabel
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    © Impostazione sotto Copyright dell'Isabel Forum - Telenovelas Italiane

    Le chiese

    - Fonte -



    Cattedrale di San Nicola

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    « Alzo gli occhi e un enorme naviglio mi viene addosso: la facciata del Duomo; come mai ne vidi di un barocco così esotico. Dapprincipio si direbbe in legno, un gigantesco mobile tarlato. Ma presto si capisce con quanto peso di pietre e torreggi. È di una pietra color tortora. Formicola, anzi vermina, di tutte le sue foglie e le sue teste d' angioli. Pure non le si vorrebbe toglier nulla; non ha un segno che sia suprefluo. »
    (Elio Vittorini, Sardegna come un'infanzia, 1936)

    La Cattedrale di San Nicola è la chiesa principale della città di Sassari. Si trova nel centro storico, in piazza del Duomo. Comunemente chiamato Duomo, il tempio è sede della cattedra dell'Arcivescovo metropolita dell'Arcidiocesi di Sassari. Consacrata a San Nicola di Mira, la Cattedrale è anche una chiesa parrocchiale della città.

    Storia

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    Torre campanaria


    L'esistenza di una chiesa dedicata a san Nicola a Sassari si fa risalire al XII secolo, essendo citata in un documento monastico, il Condaghe di san Pietro di Silki, ma in realtà sorge su un preesistente edificio paleocristiano, i cui resti sono visibili sotto l'attuale abside. Tale chiesa venne ricostruita nel XIII secolo in stile romanico – pisano. La pieve di San Nicola rimase l'unica parrocchiale di Sassari fino al 1278, anno in cui furono istituite altre parrocchie in città. Tra il 1435 e il 1518 la chiesa venne radicalmente rinnovata in stile gotico – catalano, in seguito al trasferimento della cattedra vescovile da Porto Torres a Sassari nel 1441, anno in cui la pieve di san Nicola venne innalzata al rango di Cattedrale. Nel XVII secolo venne demolita la prima delle tre campate del tempio, per problemi di stabilità. Tra il XVII e il XVIII secolo si edificò l'attuale facciata della Cattedrale, in stile barocco.

    Esterno

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    La Cattedrale si presenta con un alto campanile, che si eleva sul fianco sinistro, la cui base, a canna quadrata, ornata da archetti pensili, bifore e monofore, costituisce quasi tutto ciò che resta dell'antica pieve romanica. Al di sopra, il campanile si innalza ancora con una snella torretta ottagonale cupolata, aggiunta nel Settecento. Caratterizzano l'esterno del Duomo anche la cupola semisferica e i doccioni, che sporgono lungo i fianchi, alcuni originali della ricostruzione gotica del quattro - cinquecento, altri rifatti in epoche successive.

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    Particolare

    L'elemento però che più colpisce è il prospetto principale del tempio, in stile barocco, col suo trionfo di decorazioni. Tale facciata è distinta in tre livelli: nel primo si apre un portico a tre archi a tutto sesto, nel secondo tre nicchie riccamente ornate ospitano le statue dei tre santi martiri turritani, nel terzo e ultimo si apre la nicchia con la statua di san Nicola. Chiude la facciata una scultura del Padreterno, all'apice del fastigio curvilineo.

    Interno

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    Navata

    Superato il portico, voltato a crociera stellata, si accede al Duomo dal portale principale. L'interno è ampio, a una navata, divisa in due campate da arcate ogivali, su cui si impostano le volte, a crociera delineate da costoloni. Lateralmente si aprono otto cappelle, due per campata, alle quali si accede attraverso archi a tutto sesto. A destra, all'altezza dell'ultima cappella, si trova il pulpito marmoreo, scolpito da Giuseppe Gaggini nel 1840 in forme neoclassiche; sul parapetto, semicircolare, sono rappresentati in bassorilievo i quattro evangelisti.

    Transetto

    Oltre la seconda campata si innesta il transetto, al centro del quale, sopra un ampio ambiente quadrangolare, si innalza la cupola semisferica, di gusto rinascimentale, su quattro pennacchi angolari, impostati su mensole con sopra scolpiti gli emblemi dei quattro evangelisti, di cui oggi rimane solo l'aquila di San Giovanni. Lungo il tamburo della cupola si aprono sedici bifore, di gusto gotico - catalano, tra le quali alcune sono cieche. Nel transetto si aprono due cappelle, in cui si trovano due imponenti altari marmorei.

    Braccio destro

    Nel Braccio destro si trova la cappella del Santissimo Sacramento, con un altare del XIX secolo, scolpito tra il 1818 e il 1820 da Francesco Orsolino e Giacomo Gaggini in forme tardobarocche, con qualche concessione al neoclassicismo; l'altare ospita una tela, rappresentante la Coena Domini, dipinta dal Marghinotti nel XIX secolo. Del gruppo scultoreo di questo altare facevano parte anche le due statue di santi vescovi, oggi collocate sulla controfacciata, in due nicchie.

    Braccio sinistro

    Nel braccio sinistro si trova la cappella intitolata a sant'Anna, con l'altare del XVIII secolo. Il braccio sinistro del transetto ospita anche il gruppo scultoreo del Mausoleo di Placido Benedetto di Savoia, Conte di Moriana, opera marmorea di Felice Festa in stile neoclassico, del 1807.

    Presbiterio e abside

    Al centro del transetto, sotto la cupola, si trova il presbiterio. L'area presbiterale, nella sistemazione tardo seicentesca, è sopraelevata rispetto al piano dell'aula e chiusa da una balaustra in marmo. Dello stesso materiale sono i due leoni, posti ai lati della scala di accesso. La base della balaustra è decorata con bassorilievi raffiguranti alcuni santi. In marmo è anche l'altare maggiore, del 1690, di gusto classico, caratterizzato da due coppie di colonne, con capitelli di ordine corinzio, reggenti una trabeazione, sopra il quale è un timpano spezzato con al centro un'edicola e la colomba raffigurante lo Spirito Santo. Sull'altare è esposta l'icona del XIV secolo, detta Madonna del Bosco, dipinto di scuola senese. Dietro l'altare si apre l'arco ogivale che immette nell'abside, costituita da due ambienti: il primo ambiente, a pianta quadrata, voltato a crociera gotica, originario della ricostruzione del XV e XVI secolo, il secondo ambiente, semicircolare, voltato a quarto di sfera, del XVIII secolo. L'abside ospita un interessante coro ligneo, intagliato da artigiani locali nel XVIII secolo.

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    Contrafforte



    Chiesa di Sant'Agostino

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    Sant'Agostino è una chiesa parrocchiale di Sassari, situata in piazza Sant'Agostino. Vi ha sede il Gremio dei viandanti.

    Cenni storici e descrizione

    La costruzione della chiesa di Sant'Agostino iniziò attorno all'anno 1574. La facciata venne completata nel 1605, grazie al lascito testamentario di Juan Deliperi Vaca. Nel corso del XVII secolo vennero costruite le cappelle laterali. Nel 1952 l'edificio è stato restaurato; durante questi lavori venne eretto il portico davanti alla facciata e ricostruito il campanile, per problemi di staticità. La chiesa venne edificata secondo i canoni dello stile gotico catalano. Presenta pianta rettangolare, a navata unica, con cappelle laterali e abside rettangolare più stretta e più bassa dell'aula. La navata è scandita da paraste, da cui hanno origine le arcate ogivali che dividono l'aula in cinque campate. Le campate sono voltate a crociera costolonata con gemma scolpita al centro. Le cappelle laterali sono in numero di cinque per lato; presentano archi di accesso a tutto sesto, ribassato, a sesto acuto, e volte a botte, a crociera semplice o a crociera costolonata, testimonianza del fatto che non furono erette tutte durante la stessa fase costruttiva. Le due cappelle mediane di ciascun lato risultano più sviluppate in profondità rispetto alle altre; la cappella mediana sinistra, dedicata alla Madonna del Buon Cammino (patrona del gremio dei Viandanti), presenta volta a botte e abside semicircolare, mentre la cappella mediana sul lato opposto è costituita da due campate voltate a crociera. Nella gemma della volta a crociera sul presbiterio è scolpita un'immagine della Madonna col Bambino




    Chiesa di Sant'Andrea

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    Sant'Andrea è una chiesa di Sassari, situata nel corso Vittorio Emanuele II. È sede della confraternita del Santissimo Sacramento.Il priore della confraternita del Santissimo Sacramento è Francesco Carboni.

    Cenni storici e descrizione

    Il tempio venne eretto per volere di Andrea Vico Guidoni, medico di origine corsa. La costruzione iniziò dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1648, e terminò nel XVIII secolo con il completamento della facciata, secondo i canoni dello stile rococo di importazione piemontese. Il prospetto si sviluppa su due ordini ed è suddiviso in tre specchi, tramite lesene; lo specchio centrale culmina in un timpano e si raccorda agli specchi laterali tramite due volute curvilinee. Sotto il timpano si trova una serliana, mentre nella zona inferiore della facciata, al centro, si apre il portale. Ai lati si innalzano due piccoli campanili. L'interno è a pianta rettangolare, con navata unica voltata a botte. Su ciascun lato si aprono due cappelle, dove sono altari in stucco dipinto, caratterizzati da colonne tortili; in uno di essi è esposto un crocifisso ligneo del XVII secolo, di scuola napoletana, mentre gli altri altari ospitano tre tele. Il presbiterio, chiuso da una balaustra semicircolare, ospita la lapide tombale di Andrea vico Guidoni. L'abside semicircolare presenta sul catino una decorazione in stucco a forma di conchiglia.




    Chiesa di Santa Caterina

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    Santa Caterina è una chiesa monumentale di Sassari, attualmente sede della cappellania universitaria, situata in piazza Santa Caterina, nel centro storico. La chiesa di Santa Caterina è stata la prima in Sardegna ad essere costruita secondo canoni liturgico-architettonici controriformisti, delineati dal Concilio di Trento.

    Cenni storici

    I Gesuiti giunsero a Sassari nel 1559. In seguito a controversie col capitolo della diocesi Turritana, poterono intraprendere la costruzione della loro chiesa solo a partire dal 1579. Il progetto della chiesa venne elaborato dai padri gesuiti architetti Giovanni Maria Bernardoni e Giovanni de Rosis, che si ispirarono alle linee della romana chiesa del Gesù. Il tempio sassarese, intitolato a Gesù e Maria, venne inaugurato nel 1609. La chiesa di Gesù e Maria assunse il titolo di Santa Caterina nel 1853, quando venne demolita la duecentesca chiesa di Santa Caterina, che sorgeva nell'attuale piazza Azuni.

    Descrizione

    La cinquecentesca chiesa gesuitica di Gesù e Maria, oggi Santa Caterina, venne eretta secondo i canoni del classicismo rinascimentale, con alcune concessioni ad elementi dello stile tardogotico, in particolare per quanto riguarda le volte. La facciata si sviluppa su due ordini ad è coronata da un timpano curvilineo. L'ordine inferiore è diviso in tre specchi tramite paraste. Il portale, sormontato da un timpano triangolare, all'interno del quale è lo stemma dell'arcivescovo Alfonso De Lorca (1576-1603), è incorniciato da coppie di semicolonne, due delle quali, le più esterne, proseguono come semipilastri verso l'ordine superiore, determinandone la tripartizione. L'ordine superiore presenta due finestre rettangolari (le due laterali sono cieche), timpanate. L'apertura centrale presenta una vetrata colorata, opera di Filippo Figari. Sopra il portale è collocato lo stemma dei Gesuiti. L'interno della chiesa presenta pianta a croce latina, con navata unica e cappelle laterali. La navata, scandita da paraste, è divisa in tre campate, voltate a crociera costolonata. Presentano questo tipo di volta anche le sei cappelle laterali e i due bracci del transetto. Una volta a botte copre l'abside, a pianta rettangolare, mentre all'incrocio tra la navata e il transetto si innalza la cupola, su tamburo ottagonale. La prima cappella a sinistra è il battistero, dove si trovano il fonte battesimale e una tela settecentesca, rappresentante gli episodi evangelici che vedono Gesù a dodici anni discutere con i dottori nel Tempio di Gerusalemme e il suo ritrovamento da parte di Maria e Giuseppe. La cappella successiva è dedicata ai santi Martiri turritani, e custodisce una tela settecentesca che li rappresenta. La terza cappella a sinistra, dedicata a san Luigi, presenta un altare ligneo barocco, databile tra il XVII e il XVIII secolo, una statua del titolare e una tela raffigurante san Luigi con Gesù bambino, entrambe opere seicentesche, e una scultura raffigurante santa Filomena giacente, ottocentesca. Nel braccio sinistro del transetto si innalza un altare in stucco dedicato a sant'Ignazio di Loyola, risalente alla fine del XVI secolo. Sull'altare è collocata la tela raffigurante la Visione di Sant'Ignazio alla Storta, opera seicentesca del Bilevelt.

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    La facciata

    Il presbiterio accoglie l'altare maggiore marmoreo, opera risalente all'inizio del XIX secolo, che sostituì un precedente altare ligneo. Nella nicchia dell'altare è collocata la statua lignea di santa Caterina d'Alessandria, proveniente dall'antica chiesa di Santa Caterina, opera di matrice iberica databile al primo ventennio del XVII secolo. Nel presbiterio trovano posto anche due tele del Bilevelt, un crocifisso ligneo seicentesco e due candelabri del medesimo periodo. Alla parete di fondo dell'abside sono collocate due tele del Marghinotti, raffiguranti il Sacro Cuore di Gesù e la Madonna col Bambino. L'altare nel braccio destro del transetto è simile a quello del braccio sinistro. È dedicato all'Incoronazione della Vergine, raffigurata nella tela posta sull'altare, opera del Bilevelt. Ai lati dell'altare sono le due tele raffiguranti il Riposo nella fuga in Egitto e il Transito di S. Giuseppe, attribuite a Domenico Fiasella. La prima cappella del lato destro, cominciando dall'ingresso, è dedicata ai santi Pietro e Paolo. Nella tela seicentesca dell'altare sono raffigurati i santi Pietro e Paolo e la basilica Vaticana, col caratteristico cupolone. La cappella custodisce anche una statua lignea del tardo seicento, raffigurante il Re David, e alcune lapidi con iscrizioni in memoria del marchese di Putifigari, Don Vittorio Pilo-Boyl Richelm (1778-1834), di padre Giovanni Sebastiano De Campo e padre Salvatore Pischedda (Ploaghe, 27 ottobre 1551-Sassari, 28 marzo 1624), morto quest'ultimo in fama di santità. La seconda cappella a destra è dedicata al Santissimo Crocifisso e presenta un altare ottocentesco neogotico. Sull'altare è posto un crocifisso ligneo, chiamato il "Taumaturgo", risalente al XVII secolo, di matrice spagnola. Ai lati della statua sono le immagini dipinte di santa Maria Maddalena e san Giovanni Evangelista, realizzate nel 1933 da Mario Delitala. Un Cristo deposto, in legno policromato e risalente alla seconda metà del XVI secolo, è collocato sotto la mensa dell'altare. La terza e ultima cappella a destra è dedicata a san Francesco Saverio e ospita un altare marmoreo in stile barocco, di matrice ligure. Nella controfacciata si trovano due tele del Bilevelt e l'iscrizione che ricorda la consacrazione del tempio, da parte dell'arcivescovo di Sassari Carlo Francesco Casanova, il 4 febbraio 1753. Nella sacrestia sono custodite altre opere d'arte, tra cui una paratoria seicentesca e una tela del Marghinotti.




    Chiesa di San Michele di Plaiano

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    La chiesa di San Michele di Plaiano o Plaianu (in turritano Santu Miali de Li Plani, dal cognome del latifondista latino Plarianus) è una chiesa campestre della romangia ed il più antico edificio medievale del territorio. Appartiene spiritualmente alla parrocchia di Nostra Signora del Latte Dolce dell'Arcidiocesi di Sassari.

    Territorio

    L'edificio è collocato a 8-9 km da Sassari in direzione nord-ovest, lungo la SP 60 detta Buddi Buddi, coperta dalla stessa strada e visibile solo in direzione della città. Situata al centro di una piccola vallata lungo le pendici collinari di un percorso che giunge fino alla chiesa di Santa Croce a Sorso lungo la via del mercato e prosegue seguendo il fiume Silis fino a Santa Maria di Tergu.

    Storia

    Nel 1082 il giudice di Torres Mariano I offrì le fertili terre di Plaiano della curatoria di Romangia all'Opera di Santa Maria di Pisa, ente che amministrava le donazioni dei fedeli per la costruzione della Cattedrale di Pisa, che nel 1115-1116 passarano al monastero di San Zenone di Pisa. Il 3 settembre 1127, su richiesta dello stesso abate di Plaiano, Mauro, dei confratelli e dei patroni la chiesa con tutte le sue pertinenze (composte da terreni, vigne, servi, ancelle e le quattro chiese dipendenti di Santa Maria di Sennori, Santa Anastasia di Tissi, Sant'Eugenia di Musciano e San Simplicio di Essala) passò di mano dai Camaldolesi ai Vallombrosani, principali artefici del successo economico, politico e religioso del complesso. I monaci vallombrosani restarono nel monastero sino al XV secolo, quando scomparvero del tutto lasciando ogni cosa in abbandono. Tra le cause vi sono le guerre interne, lo spopolamento rurale dovuto alle carestie e alle malattie, la mancanza di beni monetari e manodopera. L'8 dicembre 1503 la bolla di Papa Giulio II attesta il passaggio dell'abbazia alla diocesi di Tempio-Ampurias, unitamente alla chiesa di Santa Maria di Tergu, ma il 17 giugno 1585 grazie alla pressione di Filippo II di Spagna le vendite del complesso furono concesse con una nuova bolla di Papa Sisto V all'Inquisizione spagnola in Sardegna, lasciando però al vescovo di Tempio titolo e giurisdizione spirituale. L'ultimo passaggio si ha il 7 novembre 1769, quando una nuova bolla la assegna all'ospedale di Sassari, dal quale insieme al monastero e terreni passò a privati e successivamente per mancato pagamento al Credito Fondiario Sardo, che la adibisce a deposito.

    Architettura

    All'interno della categoria delle chiese romaniche pisane di campagna, costruite sul modello di Santa Maria del Regno di Ardara, presenta diverse analogie con la chiesa di San Nicola di Trullas a Semestene, come con la Chiesa di Santa Anastasia a Tissi, che riprende il primo impianto della chiesa nelle proporzioni allungate dell'aula, formata da 3 moduli quadrati in sequenza.





    Basilica del Sacro Cuore

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    La basilica del Sacro Cuore è una chiesa di Sassari, parrocchiale dell'omonimo quartiere popolare, sorto a partire dal 1925. La fondazione del tempio si deve all'arcivescovo Mazzotti, che commissionò il progetto ad Ambrogio Annoni, allievo di Camillo Boito e di Luca Beltrami. Annoni presentò due progetti; il primo, del 1936, prevedeva per la chiesa una facciata a capanna, con linee che si rifacevano a modelli tradizionali, mentre il secondo e definitivo progetto, del 1937, presenta linee più moderne. La prima pietra fu posta nel 1943 e nel 1952 l'edificio fu benedetto. La conclusione dell'opera, nel suo apparato decorativo, avvenne nel 1969. Nel 1980 la chiesa fu elevata alla dignità di basilica minore. L'esterno presenta la facciata rettilinea, scandita da lesene, con al centro un alto campanile. L'interno ha navata unica, con larghezza più ampia verso il presbiterio. Le decorazioni illustrano temi legati al Sacro Cuore. Gli affreschi e alcune pale d'altare, realizzate tra il 1960 e il 1968, sono opera del pittore Costantino Spada, che preparò anche i disegni per le vetrate e per i mosaici.




    Chiesa di San Giacomo

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    Ingresso da Piazza Duomo

    San Giacomo è una chiesa di Sassari, sede dell'arciconfraternita dell'Orazione e Morte. Sorge nel centro storico, all'interno di un cortile raggiungibile da via Decimario.

    Cenni storici

    La chiesa di San Giacomo è situata all’interno di un cortile il cui ingresso prospetta in Via Decimario, proprio di fronte al Duomo, tra il Palazzo Farina (oggi indicato come “Casa del Mercante” perché a metà del XIX secolo fu proprietà dello speziale Diez), e il palazzo Manca di Mores, oggi Peretti. E’ dalla seconda metà del secolo XVI di proprietà della Venerabile Arciconfraternita dell’Orazione e Morte, antica confraternita cittadina dedita alle opere di misericordia che accetta tra i suoi membri solo persone appartenenti alla nobiltà. E’ detta anche la Canonica perché anticamente in un edificio adiacente ad essa, fatto costruire tra il 1438 e il 1441 dall’Arcivescovo di Sassari Pietro III Spano (1422 - 1448, fu l’ultimo Arcivescovo di Torres e il primo di Sassari), era la canonica, dove il Corpo Capitolare della Cattedrale viveva in vita claustrale. La chiesa, allora intitolata al Santo Sepolcro, assolveva alle funzioni di oratorio. Il tempio ha origini certamente più antiche, risale almeno al XIII secolo, come attesta una lapide ritrovata durante i restauri del 1907 - 1908, oggi al Museo Sanna, una copia della quale è possibile vedere all’interno della chiesa murata nella parete di sinistra per chi entra dalla porta principale. In essa è scritto <<+ANNO D. MCCLXVIIII H. OP. FACTV. TPR. DNI. PET. FAA. PEB.>>, che va così letto: ”Anno Domini 1269 hoc opus factum est tempore domini Petro Fata plebani” (Quest’opera fu fatta nell’anno del Signore 1269 al tempo del pievano Don Pietro Fata). Nel XV secolo il tempio venne riattato e consolidato. Intorno alla metà del 1500 i Canonici abbandonarono la vita comune e la chiesa e le sue pertinenze furono cedute nel 1568 all’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte detta in antico del Santo Sepolcro che, tra il 1600 e il 1603, ricostruì la chiesa per ben due volte – poiché non appena terminato il primo intervento questa crollò – e le cambiò intitolazione dedicandola al proprio Santo protettore: San Giacomo o Jago. La città contribuì alla riedificazione con 200 ducati. La Canonica ancora per poco tempo abitata decadde rapidamente e divenne prima il Decimario (locale dove venivano versate le decime spettanti alla Chiesa), quindi, nella seconda metà del XIX secolo, fu incorporata nel Palazzo Manca di Mores, edificio ampliato da Don Simone Manca Isolero che nel 1844 ottenne anche di poter allargare la sua casa coprendo con una volta ad arco l’ingresso del cortile della chiesa. Opera che fu realizzata nel 1907 - 1908. Sino ad allora il cancello era sormontato da un arco sul quale stava una nicchia in cui era collocato un simulacro di San Giacomo. La nicchia e la statua sono oggi alloggiate sopra la porta laterale della chiesa.

    Descrizione

    Il cancello che da accesso al cortile del tempio è sormontato da una lunetta in cui compaiono i simboli della Confraternita: la clessidra, il teschio con due ossa incrociate e una croce. Sopra la centina dell’arco, incisa in una lastra di marmo, è la scritta <<chiesa DI SAN GIACOMO>>. Attraversato l’archivolto ci si trova nel cortile davanti alla porta laterale del tempio sormontata da una nicchia con il simulacro di San Giacomo; il tutto disegnato dal pittore P. Bossi nel 1840. L’architrave della porta è oggi rovinato da un malaccorto restauro. Quella che abbiamo di fronte è la fiancata laterale destra, segnata da tre possenti contrafforti e da un campanile a vela molto grazioso che presenta anch’esso un teschio con due femori incrociati. Dal cortile molto bello si può vedere il retro della casa Farina, assai interessante; di particolare fascino sono le gargoille, ovvero caditoie per l’acqua piovana a forma di teste mostruose, che si possono osservare sotto il cornicione. La facciata della chiesa è piuttosto semplice, a capanna delimitata da paraste. il timpano presenta alla base una cornice aggettante. Il portale architravato è sormontato da un arco di scarico e da un’ampia finestra centinata. In angolo con la facciata, a sinistra, è la così detta Casa del Rettore della metà del XIX secolo dalla facciata classicista. L'interno presenta pianta rettangolare voltata a botte e Capilla Mayor (abside) in stile gotico, a pianta quadrangolare, voltata a crociera costolonata. Sopra l'arco di accesso ad essa si trova lo stemma di Pio X tra due angeli, ornamento in stucco realizzato all'inizio del XX secolo. Alle pareti laterali dell'aula si trovano quattro grandi nicchie (due per lato), che fungono da cappelle laterali. La prima cappella a sinistra è dedicata al Crocefisso ed ospita un altare ligneo in stile barocco, risalente al 1762opera del Sassarese Antonio Usai. Sull'altare si trova un Crocifisso ligneo, databile tra il XVI e il XVII secolo. Altare e scultura provengono dalla chiesa di Santa Elisabetta (demolita nel 1904). La prima cappella a destra è invece dedicata a san Maurizio e ospita un altro altare ligneo barocco, risalente al XVIII secolo, con una scultura lignea policroma raffigurante San Maurizio a cavallo, opera del settecento. Sulla mensa dell'altare sono collocate le sculture lignee argentate dei santi Proto e Gianuario, risalenti al XVII secolo. In seguito alle conseguenze di un restauro, le due statue appaiono oggi dorate; nella finta edicola de fastigio, una tela raffigurante "Il seppellimento del Cristo" ricorda l'originaria intitolazione della chiesa. Le restanti due cappelle presentano altari e ornamenti in stile rococo. Vennero realizzate entrambe tra gli anni '70 e '80 del XVIII secolo, per volere di don Francesco Brunengo, conte di Monteleone, il cui stemma campeggia sopra gli archi delle due cappelle. Quella a sinistra, dedicata a san Francesco di Paola, custodisce il simulacro ligneo del titolare, settecentesco, e quello della Madonna del Pilar, seicentesco, proveniente da Santa Elisabetta. A destra si trova invece la cappella della Pietà, con la statua lignea della "Pietà" databile alla metà del XVIII secolo, verosimilmente opera del noto scultore Giuseppe Antonio Lonis. La statua raffigura la Madonna piangente, con il cuore trafitto da uno spadino d’argento, che tiene nel grembo il corpo di Gesù appena calato dalla croce che si erge alle sue spalle. Un simulacro simile, ascrivibile al medesimo artista, è conservato nella sacrestia sinistra della vicina Chiesa Cattedrale di San Nicola. Il tempio ospita anche altre opere d'arte, quali due stendardi processionali, uno dei quali datato 1826 è firmato "Gaetano Basso"; e un tronetto per l'esposizione del Santissimo Sacramento, in legno dorato, d'area veneta o austriaca, risalente alla fine del settecento.




    Chiesa di Santa Maria di Betlem

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    Santa Maria di Betlem è una chiesa di Sassari, ubicata, con l'annesso convento dei frati francescani, in piazza Santa Maria. Il tempio è dedicato alla Vergine Assunta, patrona della città.

    Cenni storici

    Tra il secondo e il terzo decennio del XIII secolo, la comunità francescana si insediò a Sassari, dopo aver ricevuto in dono il monastero di santa Maria in Campulongu, che nel 1106 era stato donato ai benedettini di s.Vittore di Marsiglia dal giudice di Torres Costantino I di lacon-Gunale. Negli anni 70 - 80 del XIII secolo fu modificato l'impianto preesistente della chiesa e del convento. Il primo intervento consistente è quello collocato tra il 1440 e il 1465 quando la chiesa venne ampliata e praticamente rifondata, con la realizzazione tra l'altro di alcune cappelle in stile tardogotico, mentre nel XVII secolo fu aggiunta l'abside semicircolare. Le capriate lignee della copertura della navata vennero sostituite nel XVIII secolo con volte a crociera. Tra il 1829 e il 1834 la chiesa venne restaurata su progetto del frate architetto Antonio Cano, che introdusse nella fabbrica elementi architettonici e decorativi dello stile rococò e neoclassico; tra gli altri interventi, venne realizzata la struttura cupolata, a pianta ellittica, che andò a sostituire il transetto a volta stellare del precedente impianto. Lo stesso Cano, nel 1813 aveva curato il restauro del convento. Nel 1846, l'architetto Antonio Cherosu realizzò la torre campanaria a canna cilindrica che sostituì il campanile gotico catalano a pianta ottaganale del XIV secolo. La chiesa é sede di 7 gremi cittadini : il gremio dei Muratori, quello dei Sarti, degli Ortolani, dei Falegnami, dei Contadini, dei Piccapietre e degli Autoferrotrnvieri.

    Descrizione


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    La cupola

    La facciata a capanna, risalente all'originaria fabbrica duecentesca, è in pietra arenaria. Alla base è presente l'alto zoccolo, dal quale originano le robuste paraste angolari. Il prospetto si sviluppa su tre livelli; nel primo, delimitato da una cornice decorata da una serie di archetti pensili (1236-1238), si apre il portale strombato, architravato e sormontato da un arco a tutto sesto. Il livello intermedio ospita il grande rosone, mentre nel terzo livello si trova un oculo, aperto probabilmente nel XVIII secolo. Caratterizzano l'esterno della chiesa anche la cupola ellittica e il campanile cilindrico, sormontato da un cupolino. Internamente, il tempio si presenta a navata unica, con cappelle laterali, transetto e presbiterio particolarmente profondo. La navata, coperta da volte a crociera, è scandita da paraste, aggiunte dal Cano nel XIX secolo, e presenta tre cappelle sul lato destro e quattro sul lato sinistro, frutto di ampliamenti quattro - cinquecenteschi. Il transetto cupolato, opera ottocentesca del Cano, ha pianta centrale e vi si aprono quattro cappelle e alcune nicchie in cui sono ospitate le effigi di santi francescani, separate da colonne con capitelli compositi.





    Chiesa di San Pietro di Silki

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    San Pietro di Silki è una delle chiese più antiche di Sassari. La chiesa, annessa al convento dei frati francescani, è ubicata in una zona periferica, a sud ovest del centro storico, e si affaccia su una vasta piazza accessibile da via delle Croci, traversa del viale San Pietro. Il tempio è sede del Gremio dei Massai.

    Cenni storici

    La fondazione della chiesa (nel sito di un antico villaggio chiamato Silki), in origine annessa a un'abazia di Benedettine, è compresa tra gli anni 1065 e 1082, stando al Libellus Judicum Turritanorum. Le testimonianze sul complesso monastico di Silki tra l'XI e il XIII secolo derivano dal Condaghe di San Pietro di Silki, documento redatto nel monastero. L'edificio venne riedificato in stile romanico nel XIII secolo, e a quest'epoca risalgono le poche parti della chiesa risparmiate dalle successive riedificazioni, effettuate tra il XV e il XVII secolo. Ufficialmente il monastero di Silki passò ai francescani (nello specifico i frati Minori osservanti) nel 1467, concesso loro dall'arcivescovo Antonio Cano e dalle autorità cittadine.

    Descrizione interna

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    Altare maggiore in legno dorato


    San Pietro presenta una facciata seicentesca in stile classico, tripartita da quattro lesene e con tre aperture rettangolari (le due laterali sormontate da timpano) disposte lungo una cornice, nella zona mediana del prospetto. Il coronamento è a lunetta. Tramite un arco a tutto sesto, sormontato dallo stemma del cagliaritano Antonio Mereu (che finanziò il restauro della facciata con un lascito di 1.125 Lire nel 1677) si accede al portico che precede l'interno del tempio. Il piano superiore del portico ospita la cantoria. L'interno è a pianta rettangolare, con quattro cappelle aperte sul lato sinistro e la cappella presbiteriale rettangolare sul fondo. Alcuni tratti murari della aula mononavata risalgono alla fabbrica duecentesca, cosi come i primi due ordini del campanile, decorato esternamente da archetti pensili. L'attuale volta a botte della navata sostituì nel seicento le originarie capriate lignee. La prima cappella dopo l'ingresso, particolarmente sviluppata in profondità, è dedicata alla Madonna delle Grazie e venne edificata tra il 1472 e il 1478, in stile gotico-catalano, e ampliata nel XVII secolo. Il primo vano della cappella, il più antico, accessibile tramite un arco ogivale retto da pregevoli capitelli scolpiti, è voltato a crociera costolonata; i due vani successivi sono frutto degli ampliamenti seicenteschi. Sul fondo si trova un altare in marmi policromi. La cappella e di proprietà dell antico gremio dei massai e ne ospita il suo antico candeliere che risale alla meta dell'Ottocento e tutti gli anni partecipa alla faradda Il presbiterio ospita il fastoso altare maggiore in legno dorato.


    Edited by Isabel - 20/7/2013, 07:47
     
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    Chiesa di San Donato

    - Fonte -


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    La chiesa di San Donato è un edificio di culto di Sassari, eretto nella seconda metà del Duecento. Divenne sede di parrocchia nel 1278, quando sorse anche la chiesa di San Sisto nell'ambito dell'urbanizzazione della zona. Oggi si trova in via Lamarmora.

    Descrizione
    L'impianto della chiesa di San Donato risale all'ultimo quarto del XIII secolo. Il più antico documento che la riguardi, in cui si dà notizia del suo status di chiesa parrocchiale, risale al 1278. Edificata in forme gotiche di matrice italiana, conservò l'aspetto originario - nonostante i numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli - sino alla fine del Seicento, quando alcuni lavori di ampliamento ne comportarono una quasi integrale ricostruzione. Dell'impianto medievale, che aveva pianta longitudinale e navata unica con abside quadrangolare voltata a crociera, sopravvivono parte del lato s. della facciata, col portale a sesto acuto sormontato da un oculo accecato, e il fianco N, con portale architravato, due monofore ogivali a doppio strombo e una teoria di archetti pensili acuti e trilobati. Il nuovo edificio, la cui fabbrica fu diretta dall'albanil Pedro Falqui, capomastro attivo a Sassari in fabbriche civili e religiose dal 1676, risponde ai canoni classicistici seicenteschi di eredità herreriana, adottati anche in altre chiese della città. La facciata, in conci calcarei a vista e priva di ornamenti, è delimitata da due lesene angolari sormontate da acroteri troncoconici; al centro, leggermente spostato verso s., è il portale quadrangolare contornato con architrave cui si affianca quello gotico; al di sopra, ma al centro, si apre una finestra quadrangolare. L'interno riprende e amplifica l'austerità della facciata. L'impianto è ad aula mononavata divisa in quattro ampie campate da paraste tuscaniche; sulla cornice modanata, che prosegue anche nella cappella absidale e poggiante sulle paraste, si imposta la volta a botte scandita da tre arconi trasversi e dalle lunette entro le quali si collocano le finestre quadrangolari contornate. La cappella absidale a pianta quadrata, più stretta e bassa della navata, si raccorda all'aula tramite un arco trionfale a tutto sesto particolarmente alto; l'ambiente è illuminato da una finestra reniforme che si apre sulla parete di fondo. Le cappelle laterali, quattro su ciascun lato e poco profonde, hanno archi di accesso a tutto tondo.



    Chiesa di San Giuseppe

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    - Fonte -

    San Giuseppe è una chiesa parrocchiale di Sassari, sede dell'arcigremio della Mercede dal 1982. L'edificio sorge nel corso Margherita di Savoia.

    Cenni storici e descrizione

    La chiesa di San Giuseppe sorse tra il 1884 e il 1888, su progetto dell'ingegnere del comune Francesco Agnesa, in un'area allora periferica ed isolata rispetto al centro urbano. Il quartiere attorno alla chiesa si sarebbe sviluppato solo a partire dal 1907, e vi sarebbero sorti, nel giro di pochi anni, un istituto Magistrale (1912- 1913), una scuola elementare (1932-1936) e la casa della GIL (1935). Per il progetto della chiesa, l'ingegner Agnesa si rifece al purismo architettonico di Gaetano Cima. La facciata venne ideata sul modello del prospetto della palladiana basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia. Per il campanile fu presa a modello la torre campanaria della chiesa di Santa Caterina a Mores, opera di Salvatore Calvia risalente al 1871. L'interno, a pianta rettangolare, presenta tre navate voltate a botte, cappelle laterali e abside semicircolare. Nella prima cappella a destra è custodito il simulacro ligneo seicentesco di Nostra Signora della Mercede, patrona dell'arcigremio della Mercede (che ha sede in San Giuseppe dal 1982). L'effigie mariana, molto venerata dai fedeli, venne solennemente incoronata il 5 ottobre 1985 dal padre Domenico Acquaro, maestro generale dell'ordine Mercedario. La prima cappella a sinistra ospita invece un altare di Antonio Usai, allievo di Giuseppe Sartorio.




    Chiesa delle Monache Cappuccine

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    - Fonte -

    La chiesa delle Monache Cappuccine e l'attiguo convento costituiscono un complesso monastico situato nel centro storico di Sassari, in via Monache Cappuccine.

    Cenni storici e descrizione

    Le clarisse Cappuccine, provenienti dal convento reale di Madrid, arrivarono a Sassari nel 1670. Si insediarono presso un gruppo di case adiacenti alla chiesa di San Salvatore (oggi scomparsa), donate loro dal medico sassarese Salvatore della Croce. L'autorizzazione alla fondazione del monastero, da parte del magistrato di Cagliari, giunse nel 1690, confermata nel 1691 dall'arcivescovo di Cagliari. Nel frattempo le monache ricevettero diverse donazioni per la costruzione del complesso, anche da parte di illustri personaggi, quali il re Filippo IV di Spagna e l'Inquisitore generale. La chiesa, dedicata a Gesù, Giuseppe e Maria, venne consacrata nel 1692 e completata nel 1695, grazie al contributo del nobile sassarese Giovanni Tola, con la costruzione dell'antiportico. La semplice facciata a capanna è ornata dallo stemma marmoreo del Tola. Oltre il portale si accede all'atrio (costruito prendendo a modello la chiesa di San Pietro di Silki) e da qui all'interno della chiesa, a navata unica, voltata a botte lunettata. L'imposta della volta è percorsa da una cornice aggettante, decorata da triglifi e dentelli. Nell'ultima delle tre campate si aprono le due cappelle laterali, poco profonde, dedicate rispettivamente a Sant'Antonio di Padova e alla Santa Croce; quest'ultima ospita un altare ligneo con al centro un crocifisso seicentesco. L'abside, a pianta quadrangolare, presenta la stessa ampiezza della navata. L'altare maggiore, ligneo policromo, è classicheggiante; risale ai primi anni del XVIII secolo, realizzato da una bottega locale, ed è ornato da statue lignee raffiguranti la Madonna, san Francesco e santa Chiara d'Assisi, la Sacra Famiglia. Nel tempio sono custodite anche alcune tele, tra le quali spicca la Decollazione di san Gavino, del calabrese Mattia Preti.



    Chiesa di San Sisto

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    - Fonte -

    La chiesa di San Sisto è un edificio di culto di Sassari, sede della parrocchia di San Donato e San Sisto. Sorge nell'omonima via del centro storico.

    Cenni storici e descrizione

    Menzionata la prima volta nel 1278, anno della fondazione delle prime cinque parrocchie cittadine, venne ricostruita nel 1848, per volere dell'arcivescovo Varesini, nelle attuali forme neoclassiche, ad opera dell'architetto Angelo Maria Piretto. L'edificio si presenta all'esterno con una semplice facciata, costituita dal timpano triangolare, retto da due coppie di lesene. L'interno è costituito da un'unica navata, voltata a botte, con tre cappelle per lato. Gli arredi risalgono all'età moderna, fatta eccezione per l'altare maggiore, l'altare della seconda cappella a sinistra e il pulpito, ottocenteschi. Le pareti sono ornate dagli affreschi del sassarese Costantino Spada, che raffigurano l'Ultima Cena, la Vergine Immacolata e il Martirio di San Sisto. La statua del titolare, collocata vicino al pulpito, è settecentesca. Dalla chiesa di San Sisto proviene il crocifisso in legno policromo, a grandezza naturale, di epoca medievale, attualmente custodito nella pinacoteca di Sassari.


    Edited by Isabel - 20/7/2013, 07:54
     
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