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La Sila - Parco nazionale della Sila

Province di Catanzaro, Crotone e Cosenza

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  1. lasperanza
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    La Sila

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    - Fonte -

    Se non fosse per la mancanza dell’erica con le sue caratteristiche sfumature violacee il viaggiatore potrebbe credere di essere in Iscozia
    (Norman Douglas)

    Pascola nella grande Sila una bella giovenca: essi (i tori) suscitano tra di loro battaglie con molto impeto e con ferite frequenti: il nero sangue bagna i loro corpi e le corna rivolte agli avversari contrastanti sono spinte con profondo gemito e le selve e il vasto cielo risuonano
    (Virgilio nelle Georgiche)

    La Sila (nel calabrese locale Sièla) è un altopiano situato nella zona settentrionale della regione Calabria. Esso si estende per 150.000 ettari (il più grande d'Europa) attraverso le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro. Si divide (da nord a sud) in Sila Greca, Sila Grande e Sila Piccola e i rilievi più alti sono: Monte Botte Donato (1.928 m), Monte Nero (1.881 m), Monte Curcio (1.788 m), Monte Gariglione (1.765 m), Monte Femminamorta (1.723 m), Monte Volpintesta (1.710 m), Monte Pettinascura (1.689 m), Monte Carlomagno (1.669 m), Monte Scuro (1.633 m) e Monte Reventino (1.417 m). La Sila è entrata nell'immaginario collettivo per le grandi nevicate, la presenza stabile dei lupi, quella stagionale dei funghi porcini e per i suoi bellissimi laghi. È il più vecchio parco nazionale della Calabria, tra i primi 5 nati in Italia: con D.P.R. 14.11.2002 sono stati istituiti il Parco Nazionale della Sila ed il relativo Ente, che ricomprende i territori già ricadenti nello "storico" Parco Nazionale della Calabria (1968) e tutela aree di rilevante interesse ambientale per complessivi 73.695 ettari.

    Cenni storici

    Le prime testimonianze umane in Sila risalgono all'homo erectus (circa 700.000 anni da oggi) e sono state individuate sulle sponde del lago Arvo. Altre testimonianze, sulle rive del lago Arvo e del lago Cecita, risalgono all'uomo di Neandertal. Tra la fine del neolitico e l'inizio dell'età del rame (3800-3300 a.C.), tutta la Sila venne occupata da insediamenti di agricoltori e pescatori che sfruttavano le antiche conche lacustri (Arvo e Cecita) con un particolare metodo di pesca con la rete. Ulteriori testimonianze risalgono all'antica età del bronzo (lago Ampollino e Cecita). I Bruzi, antico popolo di pastori e artigiani, ma anche di fieri combattenti, non furono quindi i primi frequentatori dell'altopiano silano. Sicuramente essi vennero a contatto con i Greci che avevano colonizzato le zone costiere con la fondazione di Sibari, di Crotone, di Petelia, di Krimisa e con loro probabilmente stabilirono inizialmente rapporti di "buon vicinato". Il più importante insediamento di età greca( VI-III secolo a.C.), in Sila, è costituito dal santuario scoperto - a breve distanza da Camigliatello Silano - nel lago Cecita ad opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Dopo la distruzione di Sibari avvenuta nel 510 a.C. ad opera dei Crotoniati, essi continuarono ad abitare prevalentemente nelle zone interne. Solo molto più tardi, dopo le guerre puniche, Roma iniziò ad interessarsi a tutta la Calabria ed anche a questo territorio montano traendone soprattutto legname pregiato utilizzato nella costruzione di navi e per l'estrazione della pece (pix bruttia). Scavi ad opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria hanno messo in luce un importante insediamento di età romana dedicato all'estrazione e lavorazione della pece, attivo tra il III secolo a.C. ed il III secolo d.C. Con la caduta dell'Impero Romano ebbero luogo le invasioni barbariche. Nel VI secolo i Bizantini ristabilirono l'ordine, la pratica dell'allevamento e dell'agricoltura. Nel VIII secolo i Longobardi sottrassero molti terreni a Costantinopoli. Le successive invasioni arabe lungo le coste calabre costituirono la decadenza definitiva dei Bizantini.

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    La Sila innevata

    Dal 1045 al 1060 si sostituirono i Normanni che contribuirono a diverse fondazioni monastiche che diedero vita (nel XII secolo) alla costruzione delle abbazie cistercensi. Alcuni esempi sono l'Abbazia di Santa Maria della Matina a San Marco Argentano, l'Abbazia di Santa Maria di Acquaformosa, l'Abbazia di Santa Maria della Sambucina a Luzzi, l'Abbazia di Santa Maria di Corazzo a Castagna, frazione di Carlopoli e l'Abbazia Florense a San Giovanni in Fiore. I monasteri furono luoghi di studio, centri di cultura e di stimolo per la rinascita agricola. Le genti delle coste migrarono verso le Pendici dell'Altopiano Silano, dove fondarono i cosiddetti Casali. In quell'epoca venne realizzato un grandioso monastero ad opera di Gioacchino da Fiore intorno al quale si sviluppò il primo centro abitativo dell'altopiano: San Giovanni in Fiore. Tra il 1448 e il 1535 molti esuli dall'Albania si insediarono nelle terre del versante ionico della Sila creando alcune comunità dette Sila Greca. Oggi i comuni di lingua albanese sono circa trenta. I loro usi, costumi e tradizioni sono rimasti inalterati nel tempo. Il territorio successivamente appartenne alle diverse dinastie regnanti; da ultimi i Borbone prima che tutto il Sud e le Isole vennero annesse al Regno d'Italia dopo la spedizione dei Mille ad opera di Garibaldi. Solo nei decenni scorsi venne realizzata la Paola Cosenza Crotone, per iniziativa di Giacomo Mancini nel 1974, oggi SS 107 che attraversa tutto l'Altipiano dal Tirreno allo Jonio. Per rompere l'isolamento dei paesi montani, in inverno drammatico a causa della neve, vennero realizzate, con opere di ingegneria a volte spettacolari come viadotti e tracciati di montagna, alcune ferrovie: la Cosenza-Camigliatello-San Giovanni in Fiore delle Ferrovie Calabro Lucane (a scartamento ridotto) e la Paola-Cosenza a cremagliera, delle Ferrovie dello Stato. Molti villaggi agricoli finirono per diventare insediamenti a carattere turistico.

    Fauna

    Il territorio silano ospita la fauna tipica delle zone appenniniche. È ancora presente il lupo malgrado le persecuzioni, la scomparsa del suo habitat ideale e la rarefazione dei mammiferi selvatici che costituiscono la sua base alimentare.

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    Il Lupo della Sila
    Il lupo, protetto dalla legge dal 1976, nei decenni passati era in via di estinzione ma grazie all'istituzione del Parco Nazionale della Calabria è stata possibile una ricolonizzazione di questo carnivoro sia all'interno che all'esterno dell'area protetta. Attualmente è presente in Sila uno dei nuclei più consistenti di lupo dell'Appennino. Numerosa è la rappresentanza, sull'Altopiano, dei piccoli predatori. Il gatto selvatico è piuttosto raro e in Sila rischia l'estinzione. La volpe è diffusa e attacca ancora i pollai dei casolari silani. Diverse specie di mustelidi sono presenti in Sila anche se, per la loro rarità e per le loro abitudini notturne, è difficile avvistarli. Ci riferiamo al tasso, il più grande della famiglia (raggiunge i 90 cm.) con le caratteristiche bande nere su fondo chiaro che partendo dal naso passano per gli occhi e le orecchie; alla martora, abile predatrice di scoiattoli; alla faina che si distingue dalla martora per la macchia bianca anziché gialla sul petto; alla donnola ed alla puzzola. Tra i roditori sono presenti il ghiro e lo scoiattolo nero caratteristico dell'Italia meridionale. Altri mammiferi attualmente presenti in Sila sono il capriolo ed il cervo che si erano estinti all'inizio del secolo e sono stati reintrodotti insieme al daino dal Corpo Forestale dello Stato. Sono presenti anche il cinghiale e la lepre. Fra la popolazione ornitologica nidificante sono presenti dei rapaci come l'astore, lo sparviero, la poiana, il nibbio reale, il gufo reale, il barbagianni e la civetta. Tra i corvidi, diffusissima ed infestante è la cornacchia grigia avvistabile in grandi stormi. Fra i picidi, in Sila, vivono il picchio rosso, il picchio verde ed il raro picchio nero. Non è raro osservare, nei laghi silani, anatre, svassi, aironi e gru nei periodi di migrazione. Tra gli anfibi che vivono in Sila segnaliamo, oltre alle comuni rana verde, raganella e rospo, anche la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali esclusiva dell'Appennino meridionale. Tra i rettili è presente il ramarro verde, che raggiunge i 40 centimetri, e serpenti come la vipera, il biacco, il cervone. La vipera è diffusa e si trova nelle forme a dorso grigio, a dorso scuro e ventre chiaro, a dorso completamente nero. Il biacco è un comunissimo serpente interamente nero, non velenoso, di abitudini diurne. Il cervone è il più grande rettile dell'Altopiano. Questo serpente, che può superare i 2 metri di lunghezza, è denominato, in dialetto, "mpasturavacche" per la credenza che si nutra del latte dei bovini che attingerebbe direttamente dalle mammelle una volta bloccate le mucche attorcigliandosi alle loro zampe. La trota fario è il pesce più diffuso nei corsi d'acqua e nei laghi silani. Nonostante i numerosi sbarramenti, dovuti agli impianti idroelettrici, ancora oggi si riescono a pescare esemplari di anguilla.

    Flora

    La Sila, le cui caratteristiche paesaggistiche richiamano alla memoria scenari montani nordici, presenta un patrimonio floristico di grande valore scientifico. La flora silana è composta da più di 900 specie. Alcune di queste sono esclusive dei rilievi calabresi come la Soldanella calabrese e la Luzula calabra, altre sono esclusive dell'Appennino meridionale come l'acero della varietà Acer lobelii e altre ancora sono esclusive dell'Appennino calabro-peloritano come la Rosa viscosa. Numerose sono le erbe officinali presenti. Ad esempio citiamo la valeriana, il sambuco, la malva, l'ortica e lo stesso pino di cui si raccolgono, per scopi medicinali, le gemme.

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    Pinus nigra ssp. laricio nella Riserva biogenetica naturale di Fallistro


    Ad eccezione di poche radure, utilizzate in genere come pascoli, in Sila domina il bosco sia di pineta pura, sia come pino consociato a faggio o faggio con abete bianco. Gran parte dei prati silani sono di origine secondaria, cioè derivano dalla distruzione del bosco primogenio. Nei prati utilizzati come pascolo le specie floristiche foraggiere si indeboliscono e tendono a diffondersi specie non commestibili come piante che contengono sostanze tossiche ad esempio l'asfodelo ed il narciso oppure piante dotate di robuste spine come la Genista anglica. Quest'ultima pianta è una leguminosa a fiori gialli, originaria delle coste europee dell'oceano Atlantico, che in Italia vegeta solo in Sila ed in Aspromonte. L'area boschiva silana si può far ricadere in due fasce altimetrico-climatiche caratterizzate da una diversa specie di pianta predominante.

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    Genista anglica, originaria delle coste europee dell'oceano Atlantico, che in Italia vegeta solo in Sila ed in Aspromonte


    La prima fascia è quella del Pino laricio. Comprende zone come la Fossiata, Gallopane, Colle del Lupo, Cozzo del Principe, Macchia della Giumenta e il Fallistro dove si trovano 50 superbi esemplari ultrasecolari di Pino laricio. In questa prima fascia, il Pino laricio, trova il suo ambiente ottimale e vi domina incontrastato. Al limite inferiore della fascia del Pino laricio, questa pianta, si mescola con il cerro o con il castagno. Al limite superiore, invece, si mescola con il faggio. Il pino tende ad occupare le pendici esposte a sud, il faggio quelle rivolte al nord. La seconda fascia è denominata fascia del faggio perché questa pianta vi ha trovato l'ambiente ottimale per il suo sviluppo. Comunque, in vaste zone come sul Monte Gariglione, Macchia dell'Orso e Vallone Cecita, il faggio si trova mescolato con l'abete bianco. Nel sottobosco sono diffuse la felce aquilina ed arbusti delle rosacee come la rosa canina. Negli ambienti più umidi si trova una felce particolare, la Bechnun spicant, ed il lampone.

    Le acque

    La Sila è la parte territoriale più piovosa della Calabria e vi insitano su questo territorio i principali bacini idrici, oltreché vi nascono e scorrono sulla Sila, anche i principali corsi d'acqua regionali. Gli attuali laghi silani sono tutti artificiali, realizzati nella prima metà del secolo scorso. I bacini sono stati realizzati in aree particolarmente paludose, presso ampie vallate, particolarmente favorevoli nell'ospitare bacini idrici, considerando la posizione geografica e la geologia del terreno.

    I fiumi

    I principali corsi d'acqua sono il fiume Crati e il fiume Neto, i due più lunghi ed importanti fiumi della Calabria. Ad essi si associano una serie di affluenti, alcuni molto rilevanti per simbiosi biogenetica.


    I laghi

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    Rive del lago Arvo


    I laghi silani sono il lago Cecita, il lago Ampollino, il lago Arvo e il lago Ariamacina. Da segnalare è la presenza accertata di alcuni laghi del passato, estinti migliaia di anni fa a causa di forme di erosione delle loro soglie.
    Questi laghi sono il Mucone, che interessava pressoché l'areale dell'attuale lago Cecita, e il lago Trionto, sito in località Difesella di Trionto. In entrambi i casi sono state trovate tracce di depositi pleistocenici contenenti materiale organico, elementi che farebbero presupporre l'esistenza dei laghi.

    Aria

    Secondo recenti studi condotti dal Ricercatore Stefano Montanari, direttore del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, in collaborazione con Antonietta Gatti, in Sila e nello specifico, in un'area del parco precisamente nel villaggio di Tirivolo una località di Zagarise ai piedi di Monte Gariglione, si respirerebbe l'aria più pulita d'Europa;

    Attività possibili


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    Impianti di risalita di Camigliatello Silano

    La Sila è sede di numerosi campeggi attrezzati
    • Escursioni in mountain bike, grazie ad una serie di percorsi ciclo-turistici;
    • Trekking sui numerosi percorsi tracciati dal CAI;
    • Escursioni a cavallo presso i numerosi maneggi che si trovano all'interno del parco;
    • Sci di fondo e discesa, presso i centri turistici di Camigliatello Silano, del Villaggio Palumbo, di Lorica, di Fago del Soldato e infine Carlomagno e Montescuro (per lo sci da fondo);
    • Orienteering
    • Vela e canoa presso il lago Arvo e Ampollino;
    • Torrentismo o canyoning;
    • Tiro con l'arco;
    • Bio e bird-watching presso il lago Ariamacina;
    • Fattorie Aperte
    • Trenino del Parco

    Eventi

    Ogni anno nel mese di ottobre si celebra la tradizionale sagra del fungo a cui prendono parte micologi, politici, commercianti, amministratori locali e turisti provenienti da ogni parte della Calabria.



    Immagini


    Edited by Isabel - 19/6/2014, 02:01
     
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  2. alixia 44
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    che posti stupendi hai fatto bene a postare la sila lasperanza BRAVO126

    Edited by terryborry - 4/7/2012, 10:18
     
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  4. lasperanza
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    SONO CONTENTA CHE VI SIA PIACIUTA , AVREI VOLUTO FARE DI MEGLIO MA NON SONO RIUSCITA INFATTI AVEVO MESSO DEI LINK ORA NON CI SONO PERò SE AVETE VOGLIA POTETE CERCAR ANCORA NOTIZIE ..è DAVVERO UN BEL LUOGO!!!

    Edited by lasperanza - 20/10/2009, 20:40
     
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  5. lasperanza
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    I paesi delle Grotte

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    I comuni di Caloveto, Cropalati, Pietrapaola mostrano un vero e proprio lavoro di traforo a cielo aperto, eseguito nella tenera pietra di tufo che ospita i rispettivi abitati. Grotte di centinaia e centinaia di anni che diedero rifugio ad esuli, asceti, anacoreti, eremiti e santi, ma anche, in tempi più recenti, a sfollati e briganti. Presenze diffuse un po’ in tutto il ter ritorio pedemontano della Sila Greca, ugualmente rinvenibili a Rossano, Campana, Paludi, Calopezzati. Si tratta degli antichi e suggestivi resti dell’architettura rupestre di tipo eremitico o lauritico, altrimenti detta ipogea (=sottoterra): grotte artificiali realizzate a partire dal VII-VIII secolo da pazienti monaci calabro-greci, conosciuti come “basiliani”, i quali, in fuga dai territori dell’Impero bizantino, “edifi carono scavando”, in tutte le zone arenarie e tufacee, rifugi, chiese e monasteri. Con questa tecnica realizza rono importanti insediamenti e centri di cultura monastica ancora oggi famosi, fondando a Caloveto, per esempio, il celebre monastero di S. Giovanni Calibita, che ha dato nome al paese. Oppure quello meno noto, ma altrettanto vivo, di Calopezzati, ricostruito e aggregato poi dai Normanni al Patirion di Rossano ma nato inizialmente nelle laure segrete della collina, spicconate dai monaci. Tra le grotte della rupe del Salvatore, a Pietrapaola, si distingue infine una delle realizzazioni di arte rupestre più interessanti di tutta la Comunità montana: la Grotta del Principe, caratterizzata da un triplice ricovero con feritoie per la difesa, che serviva a dare al feudatario dell’epoca una possibilità di salvezza, in caso di attacco nemico al castrum fortificato sulla som mità della cittadella.

    I Giganti della Sila

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    I "Giganti del Fallistro" sono 53 alberi di Pino Laricio Calabrese di dimensioni colossali, con tronchi colonnari che si innalzano fino a circa 45 metri di altezza e vantano un diametro alla base di circa due metri


    I Giganti della Sila sono degli altissimi Pini Larici Calabresi che dominano con la loro imponenza la zona del Fallistro. La Sila è il cuore della Calabria ed il “Parco Nazionale della Calabria”, istituito nel 1997, non poteva trovarsi che lì, in un immensa distesa di boschi, radure e torrenti. Il Parco Nazionale calabrese più conosciuto è stato ottenuto riunendo i due nuclei del preesistente Parco della Calabria, sorto nel 1967. Attualmente il Territorio protetto occupa una superficie di 73.695 ettari nelle province di Catanzaro Cosenza e Crotone, rappresentando nel suo genere un‘area di sorprendente bellezza per molti versi ancora poco conosciuta dal turismo di massa. Il Pino Laricio della Calabria nasce tra gli azzurri specchi d’acqua dei laghi (Cecita - Arvo - Ampollino), grandi foreste di alberi sempreverdi ed estesi pascoli dove sboccian narcisi, orchidee e ciclamini,mentre sotto i pini nascono fragole, more e funghi. Il Parco Nazionale è formato dalla Sila Grande e la Sila piccola:.

    La Sila Grande si estende a sud dei corsi dei fiumi Trionto e Mucone fino alle valli del Savuto e dell'Ampollino, e rappresenta il cuore geografico dell'altopiano, dove le foreste di conifere si susseguono a perdita d'occhio, intervallate soltanto da grandi praterie che illuminano il fondo delle conche fluviali. A sud dei corsi del Savuto e dell'Ampollino si estende la Sila Piccola, che forma un arco convesso a partire dalla Val di Tacina (la più bella e incontaminata tra le valli silane) a est, fino a raggiungere la valle del Savuto a ovest. Qui non vi sarà difficile riconoscere i percorsi delle mandrie e delle greggi: la pastorizia transumante fra la Pre-Sila ionica e l'altopiano della Sila Grande è una tradizione di origini antichissime.

    Nella Sila Piccola, il Parco comprende parte della foresta demaniale di Roncino-Buturo e la foresta Gariglione ed è proprio in località Fallistro che si possono ammirare “I giganti della Sila”, ultimi superstiti di pini secolari appartenenti alla famiglia detta Pinus Nigra, conifere presenti anche in Sicilia e Corsica . I "Giganti del Fallistro" sono 53 alberi di Pino Laricio Calabrese di dimensioni colossali, con tronchi colonnari che si innalzano fino a circa 45 metri di altezza e vantano un diametro alla base di circa due metri. Il nostro invito è quello di fare una visita al “Parco Nazionale della Sila” non appena ne abbiate la possibilità: una volta lì una visita ai Giganti è d’obbligo, così come è assolutamente indispensabile rispettare il delicato ecosistema naturale in cui sono immersi.

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    La patata della Sila IGP

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    La patata della Sila IGP che significa indicazione geografica tipica, è uno di quei prodotti calabresi che negli ultimi anni si è conquistato un posto di tutto rispetto all'interno del panorama gastronomico regionale e nazionale. Considerato un alimento 'povero' della nostra cucina, è un prodotto a forte caratterizzazione territoriale e il riconoscimento da parte dell'Unione Europea del marchio IGP ha sortito l'effetto auspicato dal consorzio omonimo, ossia quello di indirizzare maggiormente i consumatori verso l'acquisto e l'opportuna valorizzazione degli alimenti tipici, fortemente legati ai territori di produzione relativa. La zona di produzione della Patata della Sila comprende esclusivamente il territorio dei seguenti comuni: Acri, Aprigliano, Bocchigliero, Celico, Colosimi, Longobucco, Parenti, Pedace, Rogliano, San Giovanni in Fiore, Serra Pedace, Spezzano della Sila, Spezzano Piccolo, in provincia di Cosenza e il comune di Taverna in provincia di Catanzaro. In pratica la sua coltivazione avviene nel territorio denominato Parco Regionale della Sila ed è un prodotto "particolare" in quanto nasce ad oltre 1000 metri di altezza dal livello del mare. Questo fatto, gli consente di avere forti connatazioni organolettiche e di essere l'unico prodotto di alta montagna del centro Mediterraneo. La percentuale di amido in essa contenuta è decisamente superiore alla media e questo fattore la rende più saporita di quella che ordinariamente si riesce a trovare in commercio. L’ottima reputazione della Patata della Sila è testimoniata anche dall’enorme successo che hanno le manifestazioni e le sagre sul tema, le quali richiamano una miriade di turisti, che ogni autunno giungono sull’altopiano silano desiderosi di gustare il prelibato tubero. Dal punto di vista climatico l’Altopiano della Sila presenta un clima estremamente secco d’estate e freddo d’inverno. Le temperature registrate riportano valori crescenti nel periodo tra aprile e maggio, ideale quindi per le semine. La crescita delle piante è inoltre favorita dall’escursione termica giornaliera e dalla radiazione prolungata che permettono di ottenere una crescita costante e lenta ed una maturazione finale della pianta consona all’ottenimento di un prodotto adatto alla lunga conservazione. La coltivazione della patata nella Sila ha una storia lunga e documentata. Un primo cenno si ritrova nella Statistica del Regno di Napoli del 1811. Nel 1955 nasce il “Centro Silano di Moltiplicazione e Selezione delle Patate da Seme (CE.MO.PA. Silano) con il compito di favorire la diffusione del seme certificato. Alcuni studi alla fine degli anni ‘80 (1988) attestano che l’Altopiano Silano era tra i maggiori bacini di produzione di patate da semina registrando l’ampiezza media maggiore in assoluto degli stabilimenti. Il disciplinare che istituisce il marchio IGP, designa il tubero della specie Solanum tuberosum, della famiglia delle Solanacee ottenuto dalle varietà Agria, Desirèe, Ditta, Majestic, Marabel, Nicola, e che deve presentare al consumo le seguenti caratteristiche.

    Di seguito se ne riportano le principali insieme ad un estratto dello stesso disciplinare.
    1) La forma deve essere tonda, tonda-ovale, oppure lunga -ovale.
    2) Il Calibro dev'essere di 28 mm minimo e di 42 mm massimo. Questo tipo si chima mezzanella o tondello; tra 43 mm. e 75 mm è chiamata la tipologia Prima; oltre 76 mm. la tipologia fiorone.
    3) La Buccia dev'essere consistente soprattutto dopo sfregamento.
    4) La Polpa, anch'essa consistente, senza cedimenti alla pressione.
    5) All’atto dell’immissione al consumo i tuberi devono essere sani, non germogliati, interi, puliti, esenti da macchie aventi una profondità superiore a 3 mm e/o danni provocati da attacchi parassitari. È ammessa la presenza di tagli e/o unghiature e/o spellature su una quantità in peso di tuberi inferiore al 5% del totale.
    6) Il tubero deve provenire da tuberi-seme certificati secondo le norme sementiere nazionali. Questi devono essere seminati nel territorio di cui all’art. 3 per un ciclo produttivo. E’ ammesso l’utilizzo di semi autoriprodotti, per non più di un ciclo produttivo, dall’azienda agricola produttrice. Le dimensioni dei tuberi-seme devono essere di calibro compreso tra 28-55 mm. I tuberi-seme devono essere conservati in ambienti aerati con finestre e/o con sistemi di ventilazione forzata, con umidità relativa superiore all’80% e temperatura statica compresa tra 4 e 12°C. È ammessa la frigoconservazione alla temperatura compresa tra 4 e 6°C nel periodo dal 1 marzo al 31 maggio, al fine di evitare la germogliazione.
    7) È ammessa una pre-germogliazione dei tuberi-seme, allo scopo di stimolare un anticipo del ciclo produttivo della tuberificazione. Il periodo di pre-germogliazione può variare da 10 a 20 giorni prima della messa a dimora (semina), al termine del quale i germogli devono raggiungere una lunghezza compresa tra 1 e 1,5 cm. Per i tuberi-seme di dimensione superiore ai 45 mm è ammesso il taglio manuale o meccanico, rispettando rigorosamente un periodo di almeno 4 giorni di cicatrizzazione prima della messa a dimora. Sono ammessi trattamenti concianti al seme con principi attivi registrati.
    8) I terreni destinati alla coltivazione della “Patata della Sila” devono essere preparati per facilitare lo sgrondo dell’acqua ed evitare la presenza di ristagni. L’aratura si deve praticare in autunno nel periodo che va dal 21 settembre al 21 dicembre o in primavera nel periodo che va dal 21 marzo al 21 giugno. È ammesso l’interramento della paglia o dei residui delle coltivazioni in modo da incrementare la sostanza organica nel terreno. È ammessa la fresatura del terreno.
    9) La semina deve essere effettuata nel periodo compreso tra il 15 aprile ed il 30 giugno. Non può essere superata una densità massima di 80.000 tuberi/ha. Irrigazione Le irrigazioni, effettuate con tecniche a pioggia, per scorrimento o gocciolatoi, devono essere effettuate a partire dall’epoca di tuberizzazione adottando volumi non superiori ai 45 mm. Difesa Salvo condizioni favorevoli, i trattamenti dovranno iniziare alla chiusura delle file ed in via preventiva dovranno essere utilizzati prodotti di contatto, mentre in caso di attacco, si potranno utilizzare prodotti sistemici in miscela con citotropici o citotropici + contatticidi. Il trattamento con piretroidi deve essere fatto su terreno umido.
    10) La raccolta La raccolta della “Patata della Sila” avviene manualmente o meccanicamente prelevando il tubero dal terreno esclusivamente nel seguente periodo: dal 20 di agosto fino al 30 di novembre. L’epoca precisa di raccolta viene determinata quando il periderma è completamente formato e consistente. Fase di post-raccolta La conservazione della “Patata della Sila” avviene al coperto, in bins o in cumuli di altezza non superiore ai 4 metri. In questo secondo caso si deve prevedere l’arieggiamento del prodotto attraverso la creazione di cunicoli di aerazione forzata sia orizzontali che verticali. Per favorire l’asciugatura e la cicatrizzazione del prodotto occorre arieggiare il locale per 10-15 giorni dalla raccolta attraverso l’apertura di finestre, oppure favorire l’immissione di aria tramite impianti di areazione forzata.
    11) La “Patata della Sila” deve essere conservata al buio a temperatura ambiente per un periodo di massimo 8 mesi e comunque non oltre il 30 aprile dell’anno successivo, oppure in apposite celle frigorifere con temperatura comprese tra 5° e 10° C e umidità pari a 93-98% per un massimo di 10 mesi e comunque non oltre il 30 maggio. I risultati hanno dimostrato come la patata coltivata sull’Altopiano Silano presenti livelli di sostanza secca molto più elevati, quindi una migliore attitudine alla frittura, nonché un sapore tipico più marcato rispetto alle altre provenienze. La capacità di conservazione e il mantenimento delle caratteristiche organolettiche rendono la patata della Sila storicamente molto utilizzata per le provviste invernali in tutte queste aree. La coltivazione della patata ha rappresentato da sempre un’importante fonte economica per l’Altopiano silano. Nel corso degli anni le famiglie contadine silane hanno continuamente tramandato la coltivazione della patata e, sebbene le origini della sua introduzione siano antiche, è solo a partire degli ultimi decenni che intorno alla sua coltivazione si è sviluppato un positivo sistema economico e produttivo. Dal punto di vista “sociale”, la pataticoltura impegna circa 1.200 famiglie. Il solo settore della produzione si attesta su un fatturato di oltre 15 milioni lordi di euro, ma se a questo dato viene aggiunto l’indotto rappresentato da trasporti, prestazioni tecniche e contabili, attrezzature, macchine ed impianti, materiali per la lavorazione, consumi di carburante, etc., il comparto pataticolo raggiunge la consistente cifra di circa 500 milioni di euro. Questi dati, dal punto di vista economico fanno trasparire una fondamentale fonte di reddito per gli operatori locali che, peraltro, impegnati nel processo produttivo stesso, garantiscono l’insediamento stabile di cose e persone nell’Altopiano, rendendolo sempre vivo in ogni periodo dell’anno.

    Le Sagre più importanti

    • Camigliatello Silano, dove dal 1978 si celebra, nel mese di ottobre, la famosa Sagra della Patata della Sila, unitamente alla Mostra Mercato della Patata della Sila e delle Macchine Agricole.
    • Parenti, dove dal 1980 consecutivamente l’ultima domenica di Agosto, si svolge una grande manifestazione sulla Patata della Sila a carattere folcloristico e culinario.

    Il paradiso dei Pescatori

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    Questa rubrica vuole essere un punto di riferimento per tutti gli appassionati di pesca e soprattutto per coloro i quali non hanno mai praticato questo sport sui laghi e i fiumi della Sila. Iniziamo così un ipotetico cammino tra i luoghi dell’altipiano che più si adattano alla pratica di questa disciplina sportiva descrivendo ,di volta in volta, le caratteristiche principali di ciascuno di essi.

    Sciare a San Giovanni in Fiore

    Lo sci di Fondo a San Giovanni in Fiore sta attraversando sicuramente una fase di evoluzione, infatti, pian piano ci si accorge che sempre più gente si avvicina alla pratica di questo sport e lo fa utilizzando una delle zone che, a livello paesaggistico, non ha nulla da invidiare alle rinomate Asiago, Cogne, Predazzo, Sappada, Tesero e via di seguito, stiamo parlando del bellissimo altopiano di Carlomagno. Proprio su questo altopiano vengono tracciate e battute grazie allo Sci Club Montenero le piste del Centro Fondo Florense, tutte preparate per lo skating e la tecnica classica. Sono predisposte piste da: Km 2.5 – 3 – 4 – 5 – 7.5 omologate a livello Nazionale ed una pista da 10 Km a carattere amatoriale.Vi è poi una infinita serie di possibilità per fare chilometriche escursioni tra i boschi o tra i piani splendidamente innevati.Tutte le piste del Centro Fondo Florense, che vanno dal tracciato per l’amatore alla pista per l’agonista puro, offrono, oltre all’emozione tecnica, tutta una serie di piacevoli sensazioni grazie all’incantevole paesaggio silano, con i suoi laghi, i suoi fiumi ed i suoi boschi, pronti a dare cornice ad uno scenario innevato già di per sé incantevole.Noi vi invitiamo a farci visita, ed avremo l’occasione di gustare insieme questo “spettacolo bianco”!

    Villaggio Palumbo

    Di diversa tipologia per una lunghezza totale di 25 Km:Cima Bianca; Nevaio; Futura; Tramontana; Parabolica; Calfor; Turistica; Massima; Canalone; Stradale; Guido; Costantino; Pista Facile; Annalisa; Felix; Pian del Sole 1 e 2. Piste da Fondo.PalaghiaccioPista di pattinaggio su ghiaccio coperta estiva-invernale m. 20×30 dotata di tutti i servizi per l’attività.Piste di BOB artificialeEstiva invernale su scivolo in acciaio inox (la prima del genere impiantata in Italia) con partenza dalla stazione intermedia della seggiovia a quota 1500. Lunghezza m. 1000.Seconda pista per atleti, per agonisti ed esperti da quota 1500 a valle, alla stazione di partenza delle seggiovie. Lunghezza m. 950.Impianti di risalitaSeggiovia Biposto – lunghezza m. 1000; portata oraria 600 persone.Nuova seggiovia triposto – lunghezza m. 1000; portata oraria 1800 persone.Sciovia Caprarella – lunghezza m. 250; portata oraria 600 persone.Sciovia Cima Bianca – lunghezza m. 400; portata oraria 1000 persone.Nuova Sciovia Bucaneve – lunghezza m. 600; portata oraria 900 persone.Manovia – lunghezza m 200; portata oraria 300 persone.


    Edited by Kelly C. - 20/8/2013, 19:17
     
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  6. rubi17
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    nn ci sono mai stata ma sono paesaggi stupendi, conoscevo una persona anni fa originaria della provincia di Cosenza e trasferitasi a Milano per lavorare che rimpiangeva ogni giorno di aver dovuto lasciare il suo paese per necessità.
     
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  7. noemar
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    la sila ci sono stata nel lontano 1986...abitavo a Montalto Offugo CS,mi trasferì li perchè mio padre lavorava a Cosenza...ci siamo andati quando era tutto innevato...fantastico...ma la cosa più bella che mi è rimasta dentro è la grande ospitalità...evviva la calabria
     
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  8. ikkoku
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    la sila è molto bella io vado molto spesso ma sopratutto nella sila bassa
     
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  9. Isabel
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    Parco nazionale della Sila

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    Info - Scheda Wikipedia

    Il Parco nazionale della Sila è un parco nazionale, il terzo per ordine cronologico ad essere stato fondato in Calabria dopo il Parco nazionale del Pollino ed il Parco nazionale dell'Aspromonte. Sito nel cuore della Sila si estende per 73.695 ha assumendo una forma allungata nord-sud. La sede del parco si trova a Lorica, mentre il perimetro coinvolge territorialmente tre delle cinque province calabresi, la Provincia di Catanzaro, la Provincia di Cosenza e la Provincia di Crotone. Il Parco è stato istituito nel 1997 con legge n. 344, mentre l'istituzione definitiva è avvenuta per D.P.R. del 14 novembre del 2002, dopo un iter politico iniziato nel 1923, quando in Italia si cominciò seriamente a parlare di Aree naturali protette, istituendo i primi parchi nazionali. Al suo interno il Parco nazionale della Sila custodisce uno dei più significativi sistemi di biodiversità. Il simbolo del Parco è il lupo, specie depredata per secoli e fortunatamente sopravvissuta fino al 1970, anno in cui venne istituita una legge a favore della sua salvaguardia. All'interno del Parco vi si trovano 3 dei 6 bacini artificiali presenti sull'altopiano silano e la sua superficie boschiva è molto ampia, tant'è che fra i Parchi nazionali italiani è quello con la maggior percentuale di superficie boscata, circa l'80% del totale, costituita principalmente da faggete e pinete del tipico pino silano, il Laricio. Ampie sono le vallate che si aprono lungo le dorsali del Parco ove è praticata la pastorizia, con forme di transumanza ed alpeggio che resistono tutt'oggi, e l'agricoltura legata soprattutto alla coltivazione della patata della Sila I.G.P..

    Storia

    Il Parco nazionale della Sila è stato istituito nel 2002 quando lo stesso si dotò di una struttura gestionale ed amministrativa propria il 14 novembre 2002 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 63 del 17 marzo 2003), dopo un iter legislativo che ne segnò il percorso, ridisegnando più volte i confini territoriali a causa di forti contrasti tra i comuni ricadenti nel Parco stesso. Con la nascita del Parco nazionale dell'Aspromonte, che inglobò nel suo perimetro una delle tre aree protette del vecchio Parco nazionale della Calabria, nacque la necessità di una forma integrata di gestione di un'area protetta in Sila che coinvolgesse anche le due aree protette rimaste con sede vacante, aree che erano più che altro una sorta di "riserva naturale" anziché delle aree integranti di un parco nazionale, considerate insufficienti al cospetto dell'enorme patrimonio bio-genetico custodito dalla Sila che bisognava tutelare.

    Origini

    La storia del Parco nazionale della Sila ha una storia legislativa lunga quasi un secolo, già nel 1923 si discuteva della: « ...necessità di un parco nazionale in Calabria, che abbia come centro la Sila e si irradi a comprendere le zone che le sono attorno è oggi improrogabile. Non si tratta soltanto di conservare le tracce del primo manto boschivo che ebbe l'Italia, la cosiddetta "Silva", ma la fauna, la flora e la natura geologica di quel magnifico massiccio dell'Appennino con le linee di paesaggio che non hanno eguali al mondo... »
    (Antonino Anile, deputato calabrese, disegno di legge per l'Istituzione di un parco nazionale in Sila, 1923).

    Purtroppo il disegno di legge, a differenza degli altri due D.L. che erano riusciti a portare all'istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso e di quello dell'Abruzzo, non riuscì a completare il suo iter, finendo per decadere. Le necessità dell'istituzione di un parco nazionale erano poggiate sulla difficile situazione che le foreste silane vivano sin dalla fine del 1700, devastate a più riprese da atti di usurpazione delle aree demaniali perpetrate da privati, pronti a disboscare le terre per metterle a coltura. Tutto ciò generò un pesante conflitto sociale che spesso sfociava in atti incendiari verso lo stesso bosco, ritenuto esso stesso "ladro di terra" da parte dei contadini e pastori, atti dolosi così gravi da far intervenire il governo centrale che inviò in varie occasioni funzionari statali per prendere atto e visione dei danni perpetrati al bosco e per mitigare le tensioni sociali. Anche se in realtà forme di avversione da parte di agricoltori e contadini ed in particolare da parte di gruppi di ordini religiosi differenti, avvennero già dal 1200 quando monaci dell'ordine basiliano si sentirono depredati dai monaci florensi ai quali furono donati ampi territori silani. Grosse opere di disboscamento avvennero poi ad inizio secolo scorso da parte di grandi industrie boschive straniere, che fecero risaltare anche nelle alte sfere politiche il problema della salvaguardia delle foreste silane: questo momento è ritenuto l'inizio simbolico della pratica istituzionale del Parco della Sila.

    Le prime iniziative

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    Canis lupus ssp. italicus


    Ma il primo atto legislativo fu il disegno di legge di Antonino Anile a favore dell'istituzione del Parco. Alla sua decadenza però, non fecero seguito altre iniziative similari, ma solo esposti o annunci giornalistici e dichiarazioni politiche mai però veramente finalizzate allo scopo dell'istituzione di un'area protetta. Si arrivò così ad un affievolimento delle stesse iniziative a favore del Parco quando le aree più interne della Sila che fino ad inizio secolo scorso erano fondamentalmente selvagge e pressoché prive di forme di antropizzazione permanente (ad esclusione del paese di San Giovanni in Fiore), cominciarono a subire un rapido aumento della popolazione e il sorgere di numerosi villaggi rurali. La costruzione della ferrovia trans-silana in progetto già da alcuni decenni e che avrebbe dovuto collegare Cosenza con Crotone, insieme all'intensificarsi dello sfruttamento delle aree boschive, portarono nel periodo del dopo guerra ad una situazione drammatica per le foreste della Sila; situazione che ebbe il suo apice con il pegno di guerra da parte delle forze anglo-americane che disboscarono ampie aree dell'acrocoro calabrese. La situazione divenne allarmante in quanto frequenti erano gli smottamenti e forme di erosioni gravi dei costoni silani, tant'è che una prima forma di protezione da parte della neonata repubblica italiana, fu l'istituzione dell'Opera di Valorizzazione della Sila, che ebbe fra gli scopi primari, quello di ripristinare le foreste danneggiate con ampi interventi di rimboschimento.

    Istituzione legislativa

    L'attenzione sulla protezione dei boschi della Sila subì una forma di generalizzazione nel 1968 che portò all'istituzione delle 3 aree protette facenti parte del Parco nazionale della Calabria, uno dei 5 parchi storici d'Italia istituito nel 1968 (legge n. 503 del 2/4/68). In realtà prima di stabilire il Parco della Calabria, nel 1960 venne avanzata una nuova proposta di legge per l'istituzione del Parco nazionale della Sila con perimetro e caratteristiche ben definite; lo stesso accadde nel 1963. La proposta avanzata da politici locali di sinistra si scontrò con l'altra parte della politica calabrese contraria all'istituzione del Parco, fomentata dalle associazioni venatorie che avanzavano preoccupazioni riguardo al futuro della caccia in Calabria. Le divergenze fra le due posizioni politiche portò al compromesso del 1968 con la creazione del Parco nazionale della Calabria che in realtà nulla aveva di un Parco nazionale, dalla mancanza dell'Ente Parco (la gestione delle tre aree protette venne affidata all'allora "Azienda di Stato per le Foreste Demaniali"), alla continuità territoriale, con la creazione di 3 Riserve distanti fra loro decine di chilometri. Inaugurazione della sede dell'Ente Parco Nazionale della Sila nel 2006, con Alfonso Pecoraro Scanio (allora Ministro dell'Ambiente), Mario Oliverio (Presidente della Provincia di Cosenza), Diego Tommasi (allora Assessore regionale all'ambiente) e l'arcivescovo di Cosenza-Bisignano Salvatore Nunnari
    Dall'iter storico, ed in particolare da quest'ultimo atto, emerse un acuto disinteresse della politica locale riguardo ai temi ambientali, poco propenso nell'accomodare antiche richieste e pretese di attenzione verso le aree protette, raggirando in maniera semplicistica e fin troppo superficiale l'ostacolo. Le tre aree istituzionalizzate come protette inoltre, erano sì delle aree di alto pregio naturalistico, ma cingevano a se solo aree demaniali della Regione Calabria, escludendo aree private di grande pregio. A conclusione dell'iter che portò all'istituzione del Parco della Calabria, pesa certamente anche il difficile periodo socio-economico in cui versava la regione, con la politica locale concentrata più che altro verso altri obiettivi, trascurando le peculiarità ambientali delle montagne calabresi.

    La sferzata necessaria a far nascere il Parco della Sila verrà data dopo alcuni determinati avvenimenti, fra i quali
    • l'emanazione della legge quadro sulle aree protette del 1991 n. 394;
    • la creazione del Parco nazionale dell'Aspromonte nel 1989, e del Parco del Pollino nel 1993, confermate dalla legge n. 394;
    • la soppressione di una delle 3 aree del Parco nazionale della Calabria assorbita dal neo Parco nazionale dell'Aspromonte;
    • l'intenzione di gestire le restanti 2 aree, come una sorta di laboratorio naturalistico sperimentale

    Gli ultimi due avvenimenti segnarono in maniera incisiva l'iter dell'istituzione del Parco, in quanto il Parco della Calabria, o ciò che restava di esso, fu eliminato dagli elenchi dei Parchi nazionali d'Italia. Negli anni novanta, nonostante il periodo favorevole a nuove istituzioni di parchi nazionali, sulla possibilità di istituire il Parco nazionale della Sila poche e flebili erano le speranze, alimentate solo dalla volontà di alcune associazioni ambientaliste ed in particolare di Legambiente. Attraverso le sollecitazioni delle associazioni nel 1992 si propose una nuova bozza di d.d.l. con perimetrazione precisa del Parco che abbracciava 3 Province e le 3 aree geografiche silane, dalla Greca a nord, fino alla Piccola a sud. La proposta di Legambiente e di alcuni comitati promotori, trovò la benevolenza da parte di politici locali di entrambi gli schieramenti, che presentarono in Parlamento una bozza creata sulle linee guida proposte dalle associazioni. Nonostante l'iter si rivelò assai difficoltoso, l'8 ottobre del 1997 con l'art. 4 della legge n. 344, venne formalmente istituito il Parco nazionale della Sila, a ben 75 anni dalla prima formulazione proposta da Antonino Anile.

    Geologia e Geomorfologia

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    Radura silana


    La storia geologica del territorio del Parco ricalca la storia della Sila, un acrocoro, un massiccio montuoso formato essenzialmente da due gruppi di litologie: rocce magmatiche e rocce metamorfiche, che occupano l'area centrale granitica, attorno la quale si estendono margini collinari calcarei formati da rocce sedimentarie terziarie e quaternarie. Il complesso di rocce metamorfiche è sottoposto a rocce magmatiche di tipo granitico formando il maggior tipo litologico di affioramento. Questo complesso di rocce farebbe risalire la Sila ad un'orogenesi e ad una struttura geologica simile alle Alpi, tant'è che Giovanni Marinelli nel 1898 coniò la denominazione di "Alpi Calabresi". Il suolo dell'altipiano è formato dalla degradazione delle rocce fatte di granito, diorite, scisti, micascisti, gneiss e porfidi, è si differenzia da quello dell'Appennino calcareo, con notevole caratteristica diversità vegetativa.

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    Rocce di affioramento presso il Monte Volpintesta


    Le rocce presenti in Sila e nell'area del Parco in particolare, offrono la sensazione di essere state sovrapposte ed inserite nel territorio durante il periodo del Miocene medio, in una posizione che si può chiaramente definire subaerea o semi-sommersa. Ciò spiegherebbe come l'acrocoro silano sia stato coinvolto nei processi di modellazione della superficie che sono avvenuti sin dalla formazione dell'altipiano, sin dal Miocene stesso. Tale processo di modellazione è dovuto ad una forma di erosione, e come spiegherebbe il geologo Pierre Gueremy, sul territorio silano si sarebbero concentrate due forme erosive, una di tipo meccanico, con erosione, trasporto e messa sul posto delle rocce e di tutti i materiali geologici, ed un'altra forma di tipo chimico legata alle caratteristiche ed agli effetti climatici del Miocene terminale e del Pliocene.

    Glaciazioni

    La Sila porta ancora oggi ampie tracce dei passaggi climatici che l'hanno coinvolta. I climi finora accertati sono: tropicale, temperato, glaciale, periglaciale, temperato freddo e temperato caldo. Pare che il territorio non abbia avuto ghiacciai, poiché il periodo climatico con temperatura più bassa riscontrata è quella periglaciale, molto prossima ai ghiacciai.

    Aree geografiche

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    Vallata di San Nicola in Sila Grande


    Il perimetro del Parco abbraccia perimetralmente tutte e tre le regioni silane (Sila Greca, Sila Grande, Sila Piccola). Le aree più coinvolte sono la Sila Grande e quella Piccola, mentre solo i territori con maggiore interesse naturalistico della Sila Greca sono stati inclusi nel Parco.

    • Per quanto riguarda la fascia della Sila Greca che è l'area più a nord, questa è la meno coinvolta. Il Parco abbraccia il comprensorio del Monte Paleparto (1.481 m), del Monte Altare (1.653 m) e del Monte Sordillo (1.551 m); quest'area geografica termina con il lago Cecita e il pianoro di Campo San Lorenzo che però non rientrano nei confini del parco della Sila.
    • La fascia centrale è quella della Sila Grande, l'area più estesa e che comprende le maggiori cime di tutto il Parco, oltreché tutti i principali bacini idrici, le varie SIC e ZPS; le principali vette che fanno parte di questa fascia sono il Monte Botte Donato (1.929 m) il più alto monte della Sila, il Montenero (1.881 m), le Montagne della Porcina (1.826 m), il Monte Curcio (1.768 m), il Monte Volpintesta (1.729 m), il Monte Carlomagno (1.669 m) e il Monte Scuro (1.621 m); i bacini idrici appartenenti al Parco che rientrano in questa fascia sono il lago Arvo e il lago Ariamacina;

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    Il centro storico di Zagarise


    • compare erroneamente su alcune cartine geografiche anche l'ormai ex Lago Votturino, svuotato tra la fine degli anni ottanta e gli inizi degli anni novanta; di questa fascia fanno parte anche le grandi vallate di Macchiasacra e Macchialonga, oltre a numerose altre vallate minori; questa parte geografica termina con il lago Ampollino che delimita l'ultima area silana;
    • La fascia della Sila Piccola inizia dal lago Ampollino fino a giungere presso i villaggi turistici del catanzarese; fanno parte del Parco la fascia del Monte Scorciavuoi (1.745 m), con le cime del Timpone della Guardiola (1.667 m) e del Timpone della Monaca (1.598 m), separato tramite la Valle del Tacina con la fascia del Monte Gariglione (1.765 m), con le cime del Petto di Mandra (1.681 m), del Cozzo del telegrafo (1.679 m) e del Timpone Morello (1.665 m), questa fascia separata tramite il Vallone del Soleo dall'ultima fascia della Sila Piccola e del Parco, quella del Monte Femminamorta (1.730 m), con le cime del Timpone Vecchio (1.648 m) e della Timpa del Cucco (1.507 m); nella fascia della Sila Piccola numerose sono le vallate fra le quali la principale è certamente la Valle del Savuto, solcata dall'unico grande fiume silano che sfocia nel mar Tirreno.

    Le acque

    La Sila è la parte territoriale più piovosa della Calabria e vi insitano su questo territorio i principali bacini idrici, oltreché vi nascono e scorrono sulla Sila, anche i principali corsi d'acqua regionali. Gli attuali laghi silani sono tutti artificiali, realizzati nella prima metà del secolo scorso. I bacini sono stati realizzati in aree particolarmente paludose, presso ampie vallate, particolarmente favorevoli nell'ospitare bacini idrici, considerando la posizione geografica e la geologia del terreno.

    I fiumi

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    Fiume Crati

    I principali corsi d'acqua che attraversano l'area del Parco sono il fiume Crati e il fiume Neto, i due più lunghi ed importanti fiumi della Calabria. Ad essi si associano una serie di affluenti, alcuni molto rilevanti per simbiosi biogenetica.

    I laghi

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    Rive del lago Arvo


    I laghi silani che ricadono nel territorio del Parco sono 3: il lago Ampollino, il lago Arvo e il lago Ariamacina. Vi è inoltre un bacino, ad oggi completamente vuoto, che è il lago Votturino, anch'esso presente nel territorio del Parco. Da segnalare è la presenza accertata di alcuni laghi del passato, estinti migliaia di anni fa a causa di forme di erosione delle loro soglie. Questi laghi sono il Mucone, che interessava pressoché l'areale dell'attuale lago Cecita, e il lago Trionto, sito in località Difesella di Trionto. In entrambi i casi sono state trovate tracce di depositi pleistocenici contenenti materiale organico, elementi che farebbero presupporre l'esistenza dei laghi.

    Aria

    Secondo recenti studi condotti dal Ricercatore Stefano Montanari, direttore del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, in collaborazione con Antonietta Gatti, in Sila e nello specifico, in un'area del parco precisamente nel villaggio di Tirivolo una località di Zagarise ai piedi di Monte Gariglione, si respirerebbe l'aria più pulita d'Europa.




    Fauna

    La presenza faunistica della Sila e delle aree del Parco è profondamente mutata dal periodo dell'ultima glaciazione ad oggi. La presenza di alcuni mammiferi, soprattutto di grandi dimensioni, è stata influenzata dalla presenza dell'uomo che ha modificato l'habitat e la sopravvivenza di alcune specie, in particolare del cervo, estinto ad inizio secolo scorso e reintrodotto solo negli ultimi anni.

    Mammiferi

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    Caprioli imbalsamati presso il Museo naturalistico del Cupone


    Secondo studi firmati ad inizio secolo scorso dal prof. Cavara dell'Università di Napoli, in basse a saggi paleontologi effettuati su varie aree della regione, dopo l'ultima fase di glaciazione in Sila erano presenti mammiferi come lo stambecco (Capra ibex), il capriolo (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama), l'uro (Bos taurus primigenius), il cinghiale (Sus scrofa), il cervo (Cervus elaphus) e il camoscio (Rupicapra rupicapra). I maggiori predatori di questi mammiferi erano invece il lupo (Canis lupus italicus), l'orso (Ursus arctos) e la lince (Lynx lynx).

    Ai nostri giorni è documentata la presenza dei seguenti animali:

    Ungulati

    Capriolo (Capreolus capreolus)

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    Capriolo (Capreolus capreolus), la sua presenza risultava compromessa negli anni settanta, ma con la introduzione di caprioli provenienti dalle Alpi orientali la presenza di questo ungulato è notevolmente accresciuta. Restano dubbi però, sulla razza autoctona, poiché pare che la reintroduzione dell'altra specie abbia geneticamente cambiato l'aspetto originario di questo mammifero, anche se non si esclude la presenza di ceppi autoctoni.


    Cervo (Cervus elaphus subsp. hippelaphus)

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    Cervo (Cervus elaphus subsp. hippelaphus), estinto ad inizio secolo scorso, venne reintrodotto negli anni ottanta nella Riserva naturale di Golia-Corvo. Questa specie è considerata fondamentale per la catena alimentare del Parco, sia per l'adattamento della specie nei boschi silani, e sia perché è una delle principali prede da parte del lupo. Nel 2010, 20 esemplari sono stati liberati nel Parco nei pressi della località Fossiata. Il suo areale principale è la parte settentrionale del Parco.


    Daino (Dama dama)

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    Daino (Dama dama), si ritiene che questo animale non fosse presente originariamente in Sila ma solo in alcune aree costiere della Regione. Nel Parco venne introdotto alcuni anni fa nella Riserva naturale Golia - Corvo, ed oggi è possibile ammirarlo presso il Centro visite del Cupone in un'area recintata nella riserva ad esso dedicata.


    Cinghiale (Sus scrofa)

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    Cinghiale (Sus scrofa), molto presente in Sila e preda ambita dai cacciatori nelle aree silane al di fuori del Parco, il cinghiale ad oggi è presente in maniera piuttosto consistente grazie anche ai continui interventi di ripopolamento per scopi venatori.


    Mustelidi

    Il Tasso

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    Tasso (Meles meles), carnivoro notturno, presente in ampie aree del Parco; la presenza e l'importanza di questa specie per il Parco della Sila è confermata anche grazie all'istituzione della Riserva naturale Tasso Camigliatello Silano, un'area protetta di oltre 200 ha dove la specie è molto diffusa.

    Lontra (Lutra lutra)

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    Lontra (Lutra lutra), prezioso indicatore ambientale, sulla lontra è stato effettuato un'importante indagine nazionale ricognitiva della specie, presente nella prima metà del secolo scorso in popolazioni molto numerose, lungo i principali corsi d'acqua e nei laghi silani. Un'indagine condotta nella metà degli anni ottanta, accertò il declino e la scomparsa della lontra in gran parte del territorio italiano ed in particolare calabrese. In Sila, pur accertata la presenza della specie, si ritenne oramai compromessa la presenza della lontra con prossima estinzione, considerazione che si appaiava ad un'indagine relativa alla presenza dell'animale nel settentrione, ma nella seconda metà degli anni novanta, si registrò un trend positivo della presenza di questo mustelide che pare si stia nuovamente riproducendo in gran numero e ripopolando tutti i corsi
    d'acqua e i laghi principali.

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    Donnola (Mustela nivalis)

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    Faina (Martes foina)

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    Puzzola (Mustela putorius)



    Roditori

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    Ghiro (Glis glis)

    Ghiro (Glis glis), diffusissimo su tutto il territorio del parco ed un tempo anche cacciato ed utilizzato nella cucina calabrese di montagna

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    Moscardino (Muscardinus avellanarius)

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    Quercino (Eliomys quercinus)

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    Driomio (Dryomys nitedula), specie molto rara, presente in alcune aree delle Alpi e nel territorio calabrese su tutte e tre i Parchi nazionali.

    Scoiattolo (Sciurus vulgaris ssp. meridionalis, Zaccarella in forma dialettale)

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    Scoiattolo (Sciurus vulgaris ssp. meridionalis, Zaccarella in forma dialettale) caratterizzato dal mantello di colore nero, merita una menzione a parte in quanto questo animaletto è il principale roditore presente sui boschi della Sila. Ha colonizzato praticamente tutto il territorio montano silano, e lo si può trovare anche nei Parchi comunali dei paesini della pre-sila e nei centri abitati. La sua enorme presenza sul territorio silano, come specie endemica e propria del territorio è confermata anche dalla presenza di tale animale nel Museo civico di storia naturale di Milano che lo cataloga come "Scoiattolo Silano". La colorazione del mantello è nera con sfumature di grigio sui fianchi e il ventre di colore bianco.

    Istrice (Hystrix cristata)

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    Istrice (Hystrix cristata), presente nelle aree più orientali e sull'orlo esterno dell'altipiano




    Altri mammiferi

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    Lupo imbalsamato presso il Museo e Centro Visite del Cupone

    Oggi dopo le misure restrittive di protezione di alcune specie, e dopo la reintroduzione di alcune specie, nel Parco vivono questi mammiferi

    Lupo appenninico (Canis lupus subsp italicus)

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    Lupo appenninico (Canis lupus subsp italicus), 3 branchi di lupi accertati, composti da 3 - 4 individui ciascuno, per un totale di circa 15 - 20 esemplari su tutta la Sila. Simbolo del Parco questo mammifero è considerato il più importante predatore dei boschi dell'Appennino e della montagna calabrese. Nel 1970 subì un grave declino demografico, rimanendo sull'orlo dell'estinzione, con la presenza certa stimata solo nelle aree Abruzzesi e in quelle silane. Con l'approvazione della legge in favore della sua conservazione (Convenzione di Berna), questo predatore sta pian piano accrescendo la propria comunità in tutto il territorio italiano. A suo favore sono stati promossi piani di reintroduzione di alcune specie di prede preferite dal lupo quali cervi e caprioli, piani che hanno portato ad una costante crescita della specie, che si sta diffondendo su tutto il territorio nazionale. In Calabria la sua presenza è accertata su tutti e tre Parchi nazionali.

    Gatto selvatico (Felis silvestris)

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    Gatto selvatico (Felis silvestris), mammifero raro e protetto diffuso su tutto l'areale della Sila; non si hanno molti fonti e dati certi al riguardo di questo felino, vi sono dunque scarse informazioni relative alla distribuzione e all'abbondanza di questa specie anche se è certa la sua presenza;

    Lepre comune o europea (Lepus europaeus)

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    Lepre comune o europea (Lepus europaeus), molto presente fino alla prima metà del secolo scorso, la presenza di questo animale ha subito una forte diminuzione causa dell'attività venatoria che ne ha compromesso la presenza sul territorio del parco;

    Volpe (Vulpes vulpes)

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    Volpe (Vulpes vulpes), diffusissimo nelle aree silane specie in quelle con il clima più mite (zone collinari e campagne), la volpe negli ultimi anni ha avuto un progressivo e sempre più cospicuo proliferare della propria comunità, grazie soprattutto al totale disinteresse dei cacciatori verso questo animale; negli ultimi anni si è registrata una cospicua presenza del mammifero presso i centri urbani silani, in particolare nelle aree periferiche con presenza di cassonetti dell'immondizia, dove la volpe riesce con facilità a procacciarsi residui alimentari;

    Lince (Lynx lynx)

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    Lince (Lynx lynx) sicuramente presente all'inizio del secolo scorso (lo cita Norman Douglas nel suo celebre libro Old Calabria), è ufficialmente dichiarata estinta. Poiché è un animale che difficilmente si lascia trovare dall'uomo, è ipotizzabile una sua presenza su tutto l'Appennino compresa la Sila.

    Talpa (Talpa europaea)

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    Talpa (Talpa europaea), Tupin'ru in forma dialettale, ampiamente diffusa su tutto il parco; anche la presenza nei centri urbani è notevolmente aumentata negli ultimi anni;

    Riccio (Erinaceus europaeus)

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    Riccio (Erinaceus europaeus), è un animale diffusissimo su tutto il territorio del parco, spingendosi fino ai centri urbani.



    Uccelli

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    Il Capovaccaio

    L'avifauna è piuttosto vasta poiché numerose aree del parco sono mete di sosta durante le migrazioni delle tratte Sicilia-Stretto di Messina-Calabria, tratta importante delle rotte migratorie Nord-Sud, e di nidificazione di molte specie di uccelli. Secondo un'indagine condotta dall'ente parco sono stati individuati 113 specie di uccelli sulla Sila, 57 dei quali considerati di "interesse conservazionistico".


    Rapaci

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    Poiana

    Gruppo consistente presente nei cieli silani, è rappresentato dalle famiglie dei Falconidae e degli Accipitridae. Da considerare anche l'ordine degli Strigiformes, ossia i rapaci notturni, presenti nel Parco con le famiglie dei Tytonidae e degli Strigidae.

    Accipitridae

    Volatiti dal corpo robusto e grandi ali, nidificano fra gli alberi e negli anfratti delle rocce, in Sila sono presenti: l'astore (Accipiter gentilis), il più grande rapace delle foreste silane, lo sparviero (Accipiter nisus), il biancone (Circaetus gallicus), la poiana (Buteo buteo), il nibbio reale (Milvus milvus) e il nibbio bruno (Milvus migrans) riconoscibili dalla coda biforcuta. Interessante è inoltre la presenza del capovaccaio (Neophron percnopterus) avvoltoio che si nutre di carogne, che nidifica nelle are più miti della costa calabrese e si spinge in Sila alla ricerca di cibo. Per quanto riguarda la presenza dell'aquila reale (Aquila chrysaetos), vi sono casi di presunti avvistamenti di questo grande rapace sulle cime più alte dell'altipiano, specie nei periodi più freddi; purtroppo gli avvistamenti non sono confermati da reperti fotografici o video.

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    Lo sparviero (Accipiter nisus)

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    Il biancone (Circaetus gallicus)

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    La poiana (Buteo buteo)

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    Il nibbio reale (Milvus milvus)

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    Il nibbio bruno (Milvus migrans)

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    Capovaccaio (Neophron percnopterus)

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    L'aquila reale (Aquila chrysaetos)


    Falconidae

    Presenti il gheppio (Falco tinnunculus), il falco pellegrino (Falco peregrinus) grande predatore dalla formidabile velocità in picchiata, il lanario (Falco biarmicus), il falco della regina (Falco eleonorae), il lodolaio (Falco subbuteo) e il falco cuculo (Falco vespertinus).

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    Il gheppio (Falco tinnunculus)

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    Il falco pellegrino (Falco peregrinus)

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    Il lanario (Falco biarmicus)

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    Il falco della regina (Falco eleonorae)

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    Il lodolaio (Falco subbuteo)


    Strigiformes

    Fra i rapaci notturni che abitano nel Parco vi sono il barbagianni (Tyto alba) e l'allocco (Strix aluco) presenti in comunità numerose. Presenti anche la civetta (Athene noctua) e il gufo comune (Asio otus). Meno numerosi sono le comunità di assioli (Otus scops) e gufi reali (Bubo bubo), molto rari se non completamente estinti in Sila.

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    Il barbagianni (Tyto alba)

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    L'allocco (Strix aluco)

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    La civetta (Athene noctua)

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    Gufi reali (Bubo bubo)



    Piciformi

    Di quest'ordine sono presenti:

    Il picchio nero (Dryocopus martius)

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    Il picchio nero (Dryocopus martius), specie rara e da considerarsi la più importante fra i piciformi presenti sulla Sila dal punto di vista conservazionistico e zoogeografico

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    Il picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius) anch'esso specie molto rara

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    Il Picchio verde (Picus viridis)

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    Il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) diffuso su tutta l'area della Sila Grande

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    Il torcicollo (Jynx torquilla)


    Altri uccelli

    Corvidi

    Di questa famiglia nidificano nell'area del Parco la ghiandaia (Garrulus glandarius), la taccola (Corvus monedula), la gazza (Pica pica), la cornacchia grigia (Corvus cornix) e il corvo imperiale (Corvus corax), il più grande di questa famiglia e tra i più grandi volatili presenti in Sila.

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    La ghiandaia (Garrulus glandarius)

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    La taccola (Corvus monedula)

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    La gazza (Pica pica)

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    La cornacchia grigia (Corvus cornix)

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    Il corvo imperiale (Corvus corax)


    Passeriformi

    Due alaudi di interesse comunitario nidificano nel Parco, la tottavilla (Lullula arborea) e la calandrella (Calandrella brachydactyla); sempre di quest'ordine abbiamo l'allodola (Alauda arvensis), il pettirosso (Erithacus rubecula), il merlo (Turdus merula), la rondine (Hirundo rustica), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), la capinera (Sylvia atricapilla), la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major), il fringuello (Fringilla coelebs), il rampichino (Certhia brachydactyla), la ballerina gialla (Motacilla cinerea) e il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), quest'ultimi due presenti lunghi i corsi d'acqua.

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    L'allodola (Alauda arvensis)

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    Il pettirosso (Erithacus rubecula)

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    Il merlo (Turdus merula)

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    La rondine (Hirundo rustica)

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    Lo scricciolo (Troglodytes troglodytes)

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    La cinciarella (Parus caeruleus)

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    La cinciallegra (Parus major)

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    Il fringuello (Fringilla coelebs)

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    Il rampichino (Certhia brachydactyla)

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    La ballerina gialla (Motacilla cinerea)

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    Il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus)


    Uccelli acquatici

    Il germano reale (Anas platyrhynchos) e lo svasso maggiore (Podiceps cristatus) sono tra le specie nidificanti quelle più presenti in Sila e che sostano presso gli specchi d'acqua dell'area del Parco specie durante le migrazioni, ma sono state monitorate anche le presenze della folaga (Fulica atra) e della gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), che nidificano presso i laghi. Fra i Ciconiiformes ricordiamo l'airone cenerino (Ardea cinerea) che sosta lungo i laghi del parco anche se è dubbia la sua nidificazione in Sila.

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    Il germano reale (Anas platyrhynchos)

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    Lo svasso maggiore (Podiceps cristatus)

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    La folaga (Fulica atra)

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    La gallinella d'acqua (Gallinula chloropus)

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    L'airone cenerino (Ardea cinerea)

    Altri volatili

    Altre specie degne di menzione sono il cuculo (Cuculus canorus), di carattere parassitario nidificando in nidi di altre specie; il colombaccio (Columba palumbus) specie spiccatamente silana, di notevoli dimensioni vive e nidifica nei boschi ad alto fusto; l'upupa (Upupa epops). Rilevata la presenza anche della quaglia (Coturnix coturnix), della coturnice (Alectoris graeca) e della beccaccia (Scolopax rusticola), specie che si nutrono di invertebrati, e particolarmente ambite durante il periodo venatorio.

    Anfibi e Rettili

    Nel Parco nazionale della Sila sono presenti 22 specie di interesse erpetologico (12 anfibi e 10 rettili) su 31 specie documentate nella regione Calabria, che corrisponde a circa il 25% della diversità erpetologica italiana composta da 91 specie (40 anfibi e 51 rettili). Alcune specie sono comuni e molto diffuse in Italia mentre altre sono decisamente rare e di interesse comunitario. Il clima rigido degli inverni silani ha sfavorito il popolamento di alcune specie di rettili, mentre altre sono riuscite ad integrarsi e ad interagire con l'ambiente silano. Vi sono, però alcune specie di rettili che fino a qualche tempo fa si pensava non fossero presenti nel territorio del parco, quali il Cervone, alcuni gechi e la Testuggine di Hermann, in realtà si sono insediate nelle estremità perimetrale del Parco, in aree a temperature più moderate.


    Anfibi

    Anuri


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    Tritone crestato italico


    Nel Parco sono presenti l'ululone appenninico (Bombina pachypus), piccolo rospo dal colore grigio-bruno e con il ventre giallo-arancio, il rospo smeraldino (Bufo balearicus), il rospo comune (Bufo bufo), la raganella italiana (Hyla intermedia), piccolo anuro dalla pelle liscia, di colore verde brillante e dalle caratteristiche ventose alle estremità delle zampe, e il complesso delle rane verdi quali la rana di stagno italiana bergeri (Pelophylax bergeri), la rana agile (Rana dalmatina) e la rana appenninica (Rana italica), piccola rana che predilige gli ambienti umidi quali torrenti e ruscelli.

    Urodeli

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    La salamandrina


    Per quanto riguarda gli anfibi urodeli nel Parco si trova la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), piccolo anfibio filiforme e dalla lunga cosa, con 4 dita nel piede ed una tipica macchia a forma di "V" fra gli occhi, la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), il tritone italiano (Lissotriton italicus), il più piccolo tritone europeo (80 mm max di lunghezza) specie endemica del centro-sud Italia, e il tritone crestato (Triturus cristatus), tritone di dimensioni medio grandi con il dorso di colore scuro e dalla caratteristica cresta vertebrale dentellata.

    Rettili

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    Vipera comune

    Il clima montano della Sila non ha certamente favorito la diffusione di rettili nell'areale del Parco nazionale, ciò nonostante vi è comunque una rilevante presenza di rettili dell'ordine Squamata (serpenti e sauri), mentre assenti sono i rettili dell'ordine Chelonia (testuggini).

    Sauri

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    L'orbettino


    Tra i Sauri presenti nel Parco vi sono 5 specie: il ramarro occidentale (Lacerta bilineata), esemplare diffuso su tutta l'area del Parco, comune nei prati, nelle siepi, nelle pietraie e nelle radure erbose della Sila i cui esemplari raggiungono anche la lunghezza di 45 cm, con una colorazione verde brillante sul dorso; la luscegnola (Chalcides chalcides), sauro che raggiunge i 40 cm dal corpo serpentiforme, molto comune nei prati ben soleggiati; l'orbettino (Anguis fragilis) dalla colorazione ramata, è un sauro senza arti che predilige habitat piuttosto umidi e paludosi, lo si può trovare dunque lungo i corsi d'acqua e i ruscelli silani; la lucertola muraiola (Podarcis muralis) e la lucertola campestre (Podarcis sicula) molto comuni e diffuse su tutto il territorio.

    Serpenti

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    La biscia dal collare


    Tra i serpenti abbiamo: il saettone occhirossi (Zamenis lineatus), tipico del meridione, è un serpente che può raggiungere anche notevoli dimensioni (200 cm); ha una colorazione che va dal grigio al verde oliva fino al marrone, si nutre di piccoli mammiferi ma anche di uova di uccelli; la vipera comune (Vipera aspis), dal corpo tozzo e massiccio e dalla coda corta, la si trova spesso nelle boscaglie, nelle radurem nelle zone roccioso e nei litorali sabbiosi; la biscia dal collare (Natrix natrix) che vive solo in ambienti acquatici; il biacco (Hierophis viridiflavus), "Cursuni" in forma dialettale; il colubro liscio (Coronella austriaca) e il cervone (Elaphe quatuorlineata), del quale è stato ritrovato alcuni anni fa un rarissimo esemplare albino.

    Pesci

    Le specie ittiche presenti negli ambienti idrici del Parco possono essere divise in pesci di interesse conservazionistico (Allegato II Direttiva 92/43/CEE) che sono specie autoctone, da specie aliene inserite nell'habitat silano per effetto di ripopolamento dei corsi avvenuto durante il secolo scorso a scopo di pesca sportiva, che sono specie alloctone.

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    Un Cobite


    Tra le specie autoctone vi sono la trota mediterranea o trota macrostigma (Salmo cettii), la rovella (Rutilus rubilio) e il cobite (Cobitis bilineata).
    Tra le specie alloctone vanno menzionate la trota fario (Salmo trutta fario) per molti anni scambiata per specie autoctona, e la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) immessa per scopi di pesca sportiva. Tra gli anguilliformi risulta presente l'anguilla (Anguilla anguilla), mentre tra i cipriniformi abbiamo la tinca (Tinca tinca), introdotta per la pesca sportiva e presente nei principali laghi silani, il carrassio (Carassius carassius), abbondante nelle acque più paludose, il cavedano (Squalius squalus), l'alborella (Alburnus arborella), la scardola (Scardinius erythrophthalmus) e la carpa (Cyprinus carpio), pesce che nel lago Ariamacina, area SIC ove vige il divieto di pesca, può raggiungere e oltrepassare ampiamente i 15 kg di peso.

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    Il persico sole


    Tra i perciformi abbiamo il persico reale (Perca fluviatilis), diffuso nei laghi e preda ambita dagli appassionati di pesca sportiva, e il persico sole (Lepomis gibbosus). Merita infine una menzione lo spinarello (Gasterosteus aculeatus). Le specie indigene risultano minacciate dalla presenza delle specie alloctone, che ben si sono adattate sia nei laghi che nei fiumi silani. Questo ha determinato fenomeni di competizione trofica oltre che di ibridazione fra ceppi diversi, determinando una pesante contrazione della comunità delle specie autoctone. Questo fenomeno è registrato in particolare per quanto riguarda la trota macrostigma. Un'altra minaccia deriva anche da alcune opere idrauliche atte alla regimentazione delle acque che hanno in molti casi compromesso l'habitat di alcune specie autoctone modificando i corsi fluviali.


    Flora

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    Prato di crochi in Sila Grande


    Il patrimonio floreale del Parco nazionale della Sila è strettamente collegato all'orografia e alla morfologia del territorio silano. Le caratteristiche geologiche e del suolo avvicinano la Sila e i suoi territori a quelli degli ambienti alpini oltre che dal resto degli ambienti appenninici. La dimostrazione di ciò è insita nello spettro floreale ricco e vario che accomuna l'ambiente silano con quello appenninico e alpino. Il paesaggio silano, pur apparendo compatto ed omogeneo, in realtà possiede un notevole e diversificato patrimonio vegetale e floreale. La costituzione di questo ricco patrimonio la si deve sia alle varie altitudini e alla sua storia geologica, sia all'azione dell'uomo che utilizzando il legname e le valli per il pascolo ha inciso in maniera profonda alle caratteristiche originari dell'altopiano. L'areale floristico del Parco è dunque strettamente collegato alle tipicità territoriali silane, oltre che da fattori ecologici come il clima e il sub-strato e da fattori storico-geografici. Il Parco della Sila rappresenta un limite meridionale di distribuzione per un nutrito gruppo di specie vegetali con distribuzione discontinua spesso anche di notevole distanza. Ciò deriverebbe dalla combinazione dei fattori precedentemente citati e soprattutto dai mutamenti climatici che la regione silana ha subito provocando la scomparsa di alcune specie e lo spostamento di altre nei restanti areali territoriali. La Sila è un massiccio a base quadrangolare di forma pressoché piramidale con le cime principali (i vertici) situate in posizione nord-ovest. Tale forma fa si che la vegetazione assuma la forma a corollario dell'intero massiccio cui seguono per ogni fascia altimetrica una diversa vegetazione. La vegetazione del Parco può essere studiata dunque, in base alle sue fasce d'altitudine ed in relazione fra l'altimetria e il clima. Ogni fascia presenta proprie caratteristiche vegetative e si caratterizza per l'omogeneità della stessa. Il Parco racchiude nel suo perimetro la parte più elevata del massiccio silano e i principali pianori, mentre non comprende nessuna delle aree pre-silane che gravitano intorno l'acrocoro. Questo limita il patrimonio vegetativo silano ai soli habitat vallivi, fluviali, montani e sub-montani.

    Habitat

    Il Parco nazionale della Sila conserva dunque, al proprio interno una diversificazione ambientale molto varia, che possiamo riassumere attraverso gli habitat floreali distinti in otto diverse tipologie:
    • Faggete degli Appennini con la presenza di abeti bianchi (Abies alba). Questa tipologia di habitat si riscontra sui suoli profondi e subacidi o presso substrati silicei con la presenza di graniti e rocce metamorfiche. L'altitudine di questo habitat è compresa fra i 1.100 e i 1.900 m di quota
    • Torbiere di transizione e instabili, habitat rinvenibile fra i 1.400 e i 1.700 m presso terreni montani a carattere iperumido e caratterizzati da un'alta acidità del terreno.

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    Pino laricio silano


    • Pinete sub-mediterranee di pini neri endemici di pino laricio silano (Pinus nigra laricio) su terreni ricchi di substrati granitici che danno origine a suoli acidi e sabbiosi, terreni particolari ove il pino silano predomina rispetto al faggio poiché essendo una pianta piuttosto rustica (xerofila e frugale), si adatta meglio a questi ambienti.

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    Frassino maggiore


    • Foreste alluvionali formate da ontano nero (Alnus glutinosa) e frassino maggiore (Fraxinus excelsior) che si estendono lungo tutti i corsi d'acqua della fascia montana e collinare del Parco. Tali habitat e relative piante necessitano di suoli abbondantemente irrorati.
    • Langhe oro-mediterranee endemiche e ginestre spinose, habitat dove nascono e crescono formazioni arbustive spinose tipiche delle alte montagne del Mediterraneo. Fa parte di questo habitat l'astragalo calabrese (Astragalus calabrus) la cui presenza si trova presso substrati granitici molto poveri, derivanti da una degradazione del granito stesso tra i 1.000 e i 1.700 m.
    • Bordure parziali, montane e alpine di megaforbis idrofile, frequenti lungo i corsi d'acqua in ambiente sia forestale che in ambiti aperti.
    • Formazioni erbose ricche di specie, aride o mesofiche caratterizzate da un'ampia ricchezza di specie presenti su terreni acidi e poveri di nutrienti. Fa parte di questo habitat il nardeto italiano anche se la sua presenza non sempre è attiva, ma lo si trova presso zone stagnanti o molto acide.
    • Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con fitocenosi acquatiche eliofile caratterizzate da fasci di erba in acqua stagnante. In base al livello d'acqua dominano le specie della comunità Littorelletea uniflorae e Isoëto-Nanojuncetea.

    Piano montano e submontano

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    Pinus nigra ssp. laricio nella Riserva biogenetica naturale di Fallistro

    La varietà della vegetazione è attribuibile a due fattori principali, l'influenza del clima mediterraneo e la distanza dal mare che rende alcune aree della Sila, in particolar modo la Sila Grande, tipiche aree interne dal clima continentale. La foresta, sia di aghifoglie che di caducifoglie, è la caratteristica distintiva del Parco, che spazia dai rilievi più bassi fino alle cime più elevate della Sila(piano montano e submontano). La foresta silana è formata nelle quote inferiori che vanno dai 600 ai 1.000 m da boschi di caducifoglie e da in particolar modo da querceti decidui mesofili. Presente, anche se spesso limitata a lembi ai confini dell'area del Parco, il castagno (Castanea sativa) sia ceduo da frutto che ad alto fusto. Di questa fascia fa parte anche l'ontano napoletano (Alnus cordata), pianta rustica che si adatta anche a terreni poveri, che si è molto diffusa nell'ultimo secolo a dispetto del castagno quando quest'ultimo, un tempo di primaria importanza per l'economia silana, ha perso tale valore subendo un restringimento delle fasce colturali ad esso dedicato. La famiglia delle Fagaceae è ben rappresentata da varie specie di querce. Troviamo la roverella (Quercus pubescens), molto presente nelle quote più basse vicino ai 600 m, il rovere (Quercus petraea), che si trova nel Parco mista ad altre latifoglie o presente in piccoli boschetti, il cerro (Quercus cerris), che si trova soprattutto misto ai boschi di castagno. Per quanto riguarda il farnetto (Quercus frainetto) è presente soprattutto sui versanti orientali dell'acrocoro mentre nel Parco è presente nel comune di Bocchigliero presso il monte Basilicò.

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    Il faggio


    Nella fascia montana, dai 1.100 fino ai 1.600 m, domina quasi incontrastato il pino laricio (Pinus nigra laricio) il re della foresta silana, così abbondante e caratteristico nell'aver assunto forma elegante, da essere spesso citato in alcuni testi come Pino Silano. L'albero viene infatti riconosciuto come entità a se stante rispetto agli altri pini larici della Sicilia e della Corsica. Si contraddistingue per il tronco slanciato, con una corteccia formata da scaglie larghe che assume al suo interno sfumature di colore rosso. La pianta si presenta in forma così abbondante grazie al massiccio rimboschimento effettuato nel dopoguerra quando, a causa dell'eccessivo disboscamento della Sila che ha provocato una rapida azione erosiva specie nelle aree con la presenza di dirupi. In merito all'azione di contrasto contro la forma erosiva del massiccio silano, venne promulgata una legge "ad hoc" denominata "Legge Speciale della Calabria". Si preferì utilizzare il pino laricio per la facilità di attecchimento al terreno e per l'impossibilità di utilizzare conifere da impiantare su terreni in contesto di forte degrado, impiegando le poche risorse disponibili a ricoprire in maniera rapida il suolo, attenuando in questo modo il fenomeno dell'erosione.

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    Bosco di Faggio nel Parco della Sila


    Oltre i 1.400 m è il faggio (Fagus sylvatica) che occupa l'area delle cime più alte. Nell'area del Parco si possono individuare due tipi di faggeta, il Campanulo-Fagetum che vegeta nelle cime più alte, e il Galio hirsuti-Fagetum. Il primo tipo di biocenosi è caratterizzato da specie mesofiche fra le quali Calamintha grandiflora, Campanula trichocalycina, Lamium galeobdolon, Orthilia secunda, Oxalis acetosella e Ranunculus brutius.

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    Abeti bianchi


    Il faggio spasso lo si incontra con l'abete bianco (Abies alba), la terza specie più diffusa della fascia. Quest'albero dall'elegante portamento si trova nelle zone del Parco della Sila Piccola, presso il Monte Gariglione dove sono presenti alcuni esemplari di notevoli dimensioni, e sul Monte Femminamorta. Nella Sila Grande gli esemplari di abete bianco sono sparsi lungo tutta l'area in combinazione sia con faggi che con pini, ma un gruppo piuttosto nutrito di abeti bianchi sono presenti presso Monte Scuro Di questa fascia alle quote superiori ai 1.400 m sono presenti numerosi depressioni umide con particolare sedimentazione organica, che favoriscono la diffusione di comunità vegetali delle torbiere. Queste specie vegetali, risalenti al periodo delle glaciazioni, furono spinte verso sud e scomparvero nelle zone circostanti a causa dei cambiamenti climatici. Tali specie vegetali sono Carex stellulata, Veronica scutellata, Potamogeton polygonifolius e Potentilla erecta.


    Vegetazione sinantropica e riparia

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    Ontani neri lungo il fiume Neto


    L'agricoltura da secoli è in conflitto con l'habitat forestale dell'altipiano; già nel periodo protostorico i popoli dediti alla transumanza e alla coltivazione di piccole terre assursero l'idea di "bosco ladro di terra" ingegnando tecniche particolari per distruggere le foreste guadagnando in questo modo terre da dedicare al pascolo. Questo concetto si sviluppò ancor più dal Settecento in poi quando attraverso l'usurpazione di terre demaniali da parti dei privati, che venivano disboscate per essere messe a coltura costituendo le cosiddette "difese". Queste tensioni nei secoli hanno sistematicamente portato alla distruzione di centinaia di ettari di bosco attraverso incendi dolosi per realizzare nuove terre da coltivare. Questa situazione si aggravò specie tra il Settecento e l'Ottocento tant'è che i governi centrali cercarono di trovare un rimedio fermando questo fenomeno che pian piano stava distruggendo il bosco compromettendo l'assetto idro-geologico, inviando in Sila funzionari incaricati di indagare sui fatti. Oggigiorno nei pianori oltre alla coltivazione cerealicola ed ortofrutticola. I pianori che si prestano a tale coltivazione si trovano soprattutto tra i complessi montuosi di tutti i principali monti del Parco (Botte Donato, Montenero e Gariglione) e comprendono la Valle di San Nicola, la Valle di Campo San Lorenzo, la Vallate di Torre Garga, la zona di Sculca, Righio e Coporosa e la vallata nei pressi di Bocca di Piazza nel comune di Aprigliano. Molte sono le aree del Parco dedite al pascolo e alla pastorizia in generale, così come è diffusa la pratica della transumanza e dell'alpeggio. Le zone umide sono caratterizzate dai percorsi formati dagli ontani neri (Alnus glutinosa) e dai frassini maggiori (Fraxinus excelsior), che seguono tutti i tratti fluviali principali quale il Neto, il Crati, il Trionto, l'Arvo e il Lese.

    Vegetazione dei prati e peculiarità floristiche

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    Soldanella montana


    La quasi totalità delle praterie silane sono di origine "secondaria" derivata, cioè dalla distruzione dei boschi per fare spazio al pascolo. I prati di origine primaria si trovano solo lungo i pianori più umidi dove difficile è l'attecchimento di specie vegetali, nei pianori della Sila Grande e della Sila Piccola. Fattore che condizione in maniera sensibile la composizione floristica silana è la presenza o meno dell'acqua.

    Vegetazione dei prati

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    Chaerophyllum hirsutum var. calabricum

    Questa genera aree compatte con vegetazione tipica. Abbiamo dunque:

    • aree depresse stagnanti con formazioni di Caltha palustris, Ranunculus fontanus, Chaerophyllum hirsutum var. calabricum, Crepis paludosa e Cardamine silana;
    • bordi di aree stagnanti con presenza di Viola palustris e Soldanella calabrella, pianta endemica della Sila;
    • praterie inondate con presenza della Deschampsia caespitosa, Filipendula ulmaria e Polygonum bistorta;
    • aree più asciutte e compatte con presenza di Nardus stricta, una graminacea dura e particolarmente irta;

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    Anthemis cretica subsp. calabrica


    • aree scoscese dove è assente il ristagno dell'acqua, con prati pingui caratterizzati da una massiccia abbondanza floreale, e prati magri adatti al pascolo. Nei prati pingui è facile trovare la Viola messanensis e la Dactylorhiza sambucina. Nei prati magri ricca è la presenza di graminacee e leguminose, e molto comune è la presenza, in maniera piuttosto massiccia, della Genista silana, una ginestra molto vicina alla Genista anglica, ma tipicamente endemica calabrese.
    • aree rocciose con presenza di graniti e dossi, su suolo sabbioso, che presentano una copertura discontinua di Cytisus spinescens e Astragalus calabrus.

    Endemismi

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    Anthemis cretica subsp. calabrica


    Oltre a quelli già citati nell'area del Parco sono presenti molti endemismi dei monti calabresi tra le quali Anthemis cretica subsp. calabrica, Cardamine battagliae, Epipactis schubertiorum, Hypericum calabricum, Limodorum brulloi e Luzula calabra. Altre specie sono endemiche dell'Appennino meridionale, quali Cirsium vallis-demonis, Euphorbia gasparrinii e Rosa viscosa, mentre tipiche endemiche silane sono considerate Adenocarpus tenoreanus, Allium julianum, Armeria brutia, Centaurea sarfattiana e Knautia dinarica ssp. silana.

    Edited by Isabel - 19/6/2014, 02:16
     
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    La Sila è veramente un posto stupendo dove amo andare almeno una volta l'anno, mi piace perché posso trovare posti dove si sta al fresco anche quando fa molto caldo, anche se devo dire che quest'anno ha fatto molto caldo e in Calabria anche a Camigliatello dove di solito ci si deve portare dietro una maglietta a maniche lunghe quest'anno, faceva veramente caldo sono riuscita a trovare un po’ di refrigerio solo nelle zone boschive dove c'era ombra, in compenso ho mangiato molti funghi porcini.
     
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  11. greppolo
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    sono anni che non vado in sila ,mamma mia che nostalgia!
     
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  12. Isabel
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    Altopiano della Sila

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    - Info -

    La Sila si trova nel cuore della Calabria. E' un altopiano che si estende per 1.700 chilometri quadrati con altitudine media superiore ai 1.300 metri s.l.m.. E' circondata da una corona di monti la cui cima più alta, Monte Botte Donato, raggiunge i 1.928 metri. E' ricoperta da una immensa foresta costituita in gran parte da conifere e faggi. Nella Sila, ricchissima di risorse idriche, sono stati creati dei laghi artificiali che si sono inseriti perfettamente nell'incantevole contesto naturale del luogo. Il territorio silano, che interessa le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, è costituito da un massiccio granitico-cristallino confinante a nord con la piana di Sibari, ad ovest con la valle del Crati, a sud con la Piana di Lamezia e ad est con le colline del Marchesato. Il territorio viene comunemente suddiviso in Sila Greca, Sila Grande e Sila Piccola. Queste denominazioni non hanno un preciso significato morfologico ma riflettono delle divisioni amministrative ereditate dal passato.

    I Monti

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    I rilievi più importanti della Sila sono: Monte Botte Donato (1.928 m.), Monte Nero (1.881 m.), Monte Curcio (1.788 m.), Monte Gariglione (1.765 m.), Monte Femminamorta (1.723 m.), Monte Volpintesta (1.710 m.), Monte Pettinascura (1.689 m.), Monte Carlomagno (1.669 m.) e Monte Scuro (1.633 m.).

    Il Monte Botte Donato, la cui cima è la più alta dell'Altopiano, si trova nella Sila Grande. E' dotato degli impianti di risalita e delle quattro piste da sci che costituiscono il Complesso del Cavaliere di Lorica.
    Monte Nero si trova tra il lago Ampollino e il lago Arvo a soli 10 chilometri in linea d'aria da S. Giovanni in Fiore in direzione sud-ovest. Privo di impianti di rilevanza turistica, conserva il suo tenebroso fascino di montagna dei lupi e dei briganti. E' in progetto una funivia che colleghi la periferia ovest di S. Giovanni in Fiore alla cima di questo monte.
    Il Monte Curcio è in Sila Grande, nei pressi di Camigliatello. Su questa montagna si trovano gli impianti per lo sport invernale che hanno fatto la fortuna della nota località turistica silana.
    Il Monte Gariglione ed il Monte Femminamorta, le cui cime distano solo quattro chilometri l'una dall' altra, sono i monti più alti della Sila Piccola. Il primo si trova nell'area sud del Parco Nazionale della Calabria.
    Il Monte Volpintesta e il Monte Carlomagno (Carrumango) si trovano nella Sila Grande ad ovest di San Giovanni in Fiore, prima di Camigliatello. La superstrada n.107 per Cosenza passa in mezzo alle due montagne.
    Il Monte Pettinascura si trova a circa metà strada tra S. Giovanni in Fiore e Longobucco, a nord della città di Gioacchino, vicinissimo al Monte Cozzo del Principe la cui cima è alta 1.628 metri.
    Monte Scuro si trova nei pressi di Camigliatello. Sulla sua cima è posta una stazione meteorologica dell'Aeronautica Militare e altri impianti di trasmissione radiotelevisiva civile. Una bellissima strada di montagna, lunga tredici chilometri, la "Strada delle Vette", collega la cima di Monte Scuro a quella di Monte Botte Donato passando vicino alla vetta del Monte Curcio.

    Ricordiamo, infine, anche il Monte Gimmella, ribattezzato da alcuni cartografi come Monte Fratelli Bandiera, e il Monte Zingomarro che si trovano vicinissimi a San Giovanni in Fiore. Distano meno di cinque chilometri in linea d'aria, rispettivamente ad est ed a sud, dal grosso centro silano.

    Fiumi Silani

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    I fiumi più importanti che attraversano la Sila sono il Crati, il Neto, il Tacina, il Savuto, l'Alli, il Coràce e il Trionto.

    La Sila è ricchissima di risorse idriche. Sull'Altopiano è presente una rete capillare di corsi d'acqua che confluiscono in grandi fiumi che in inverno diventano impetuosi. Questi fiumi, che si riversano nei mari Ionio e Tirreno, nel corso dei millenni hanno creato per sedimentazione delle piane sulle quali, nell'antichità, sono sorte importanti città della Magna Grecia come Crotone, Sibari, Lametia.

    Il Crati

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    Il Crati è il maggiore fiume della Calabria. Lungo 82 chilometri, nasce in Sila Grande dal Monte Timpone Bruno. Tocca Cosenza, dove riceve il Busento, per poi solcare la piana di Sibari. I suoi maggiori affluenti silani sono il fiume Mucone (lungo Km. 49), il fiume di Duglia (lungo Km. 27) e il fiume Arente (lungo Km. 14).

    Il fiume Neto

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    Il fiume Neto, lungo 80 chilometri, è di poco più corto del fiume Crati. Sorge nei pressi della cima del Monte Botte Donato e attraversa tutta la Sila Grande toccando S. Giovanni in Fiore. Solca la piana del Marchesato per poi sfociare nel mare Ionio tra Crotone e Strongoli Marina. I suoi affluenti più importanti sono il fiume Vitravo (lungo Km. 43), il fiume Lese (lungo Km. 39), il fiume Ampollino (lungo Km. 18) e il fiume Arvo (lungo Km: 15).


    I fiumi Tacina, Alli e Coràce

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    Il Tacina

    I fiumi Tacina (lungo Km. 58), Alli (lungo Km. 47) e Coràce (lungo Km. 46) nascono tutti e tre nella Sila Piccola e tutti e tre sfociano nel mare Ionio nel Golfo di Squillace. Tra i loro affluenti più importanti ricordiamo il Soleo (lungo Km. 23) che confluisce nel Tacina e il Melito che confluisce nel Coràce. Il fiume Savuto, lungo 48 chilometri, nasce tra il lago Arvo ed il lago Ampollino, nei pressi della località Caporose. Sbocca nel mare Tirreno vicino a Nocera Terinese.

    Il fiume Trionto

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    Il fiume Trionto, lungo 40 chilometri, è il più importante corso d'acqua della Sila Greca. Nasce vicino ad Acri, passa per Longobucco e attraversando la Sila Greca giunge alla sua foce nel mare Ionio nei pressi di Mirto Crosia.


    Laghi Silani

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    A partire dal 1920, in Sila, sono stati creati dei laghi artificiali che si sono perfettamente integrati nel contesto ambientale circostante. Nati per lo sfruttamento idroelettrico dei corsi d'acqua silani, questi invasi, hanno finito per acquisire una notevole valenza turistica. I laghi artificiali più importanti della Sila sono l'Ampollino, l'Arvo ed il Cecita.


    Il lago Ampollino

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    Il lago Ampollino, nato nel 1926, raccoglie le acque del fiume omonimo. E' circondato dai monti: Scorciavuoi, Gariglione, Zingomarro e Monte Nero. Si trova a 12 Km. da S. Giovanni in Fiore e 19 Km. da Cotronei. Sul lago sono nati i villaggi turistici Trepidò, Palumbosila, Belcastro e Lopez. La diga che forma il lago è alta circa 39 metri, si trova a 1.271 metri s.l.m. e può raccogliere circa 68 milioni di mc. d'acqua.


    Lago Arvo

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    La diga del lago Arvo, costruita a 1.278 metri s.l.m. dopo quella del Lago Ampollino, è alta circa 35 metri e può raccogliere 84 milioni di mc. d'acqua. Il lago, alimentato dalle acque del fiume omonimo, si trova in Sila Grande in mezzo alle due montagne più alte dell'Altopiano: Monte Botte Donato e Monte Nero. Intorno al bacino sono sorti numerosi villaggi, il più importante dei quali è la località turistica di Lorica.


    Lago Cecita

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    Il Lago Cecita fu l'ultimo dei tre grandi laghi silani ad essere invasato. La sua diga, ultimata nel 1951, è alta 55 metri. Si trova a 1.143 metri s.l.m. e può contenere 121 milioni di mc. d'acqua. Il lago si trova in Sila Grande tra Camigliatello e Longobucco. Vicino al lago, in località Cupone, è sorto uno dei due centri visitatori del Parco Nazionale della Sila.

    Oltre ai laghi che abbiamo descritto, in Sila, sono stati creati altri invasi minori. Sono il Lago di Ariamacina, ai piedi del Monte Volpintesta, vicino il Lago Cecita; il Lago Volturino, ai piedi del Monte Carrumango, vicino il Villaggio Silvana Mansio; il Lago Savuto vicino Bocca di Piazza e il Serbatoio del Passante vicino il Villaggio Mancuso.

    Edited by terryborry - 4/7/2012, 10:45
     
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    Geografia antropica e archeologia

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    Lago Ariamacina


    Le aree interne del Parco rispecchiano la storia antropologica della Sila. Nel corso dei secoli tali aree hanno avuto un grado di antropizzazione piuttosto limitato, specializzato nella stagionatura, con insediamenti temporanei che furono utilizzati solo durante le stagioni estive. La Sila è sempre stata considerata come una foresta vergine impenetrabile, difficilmente adatta ad ospitare comunità permanenti. Lo sfruttamento delle risorse delle foreste silane, hanno però avviato il percorso per una temporanea colonizzazione. Le aree del Parco sono state sfruttate per l'abbondanza di pece e legname già in epoca romana, anche se allora risultava scarsa la pratica dell'agricoltura e della pastorizia. Con il passare dei secoli e l'affermarsi di queste due ultime pratiche, la storia silana venne caratterizzata dalle continue lotte contadine che dal medioevo in poi, pretendevano il taglio forzato dei boschi per ottenere terre da dedicare all'agricoltura ed alla pastorizia. Tale contrasto fra bosco e agricoltura si protrarrà per molti secoli, modificando in maniera sensibile l'assetto territoriale dell'antica Selva Brutia.

    L'abitato preistorico e i primi insediamenti temporanei

    Nel 2004 hanno avuto inizio le indagini della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria che hanno messo in luce - tra l'altro - un vasto insediamento preistorico databile tra la fine del Neolitico (3800 a.C.) e l'inizio dell'Eneolitico (3300 a.C.). L'abitato preistorico sorge nei pressi del lago Cecita, vicino Camigliatello Silano, al confine con il Parco Nazionale della Sila, e sul luogo sono stati ritrovati reperti quali scodelle, olle, asce litiche, lame in selce e ossidiana. La Sila venne considerata una montagna di grande importanza, da proteggere per l'assetto idrogeologico della regione. Alcuni storici come Tito Livio o Strabone inserivano nella "regione silana", anche le propaggini di terra che scendono fino alla Piana di Sibari e in alcuni testi storici, tutte le aree montuose della Calabria fino all'antica Rhegion (Reggio Calabria) erano chiamate Silva. In epoca greca e romana, le popolazioni non riuscirono mai a spingersi oltre le prime propaggini dell'altopiano come fecero gli Itali, gli Enotri e i Morgeti. Sono comunque tutte aree che stanno al di fuori dell'attuale perimetro del Parco nazionale, così come i tanti ritrovamenti di abitazioni rupestre trovati nei territori dei comuni che fanno parte del Parco. Nei secoli successivi altre popolazioni cercarono di colonizzare l'areale silano come i Bruzi, ma anche in questo caso tali popolazioni non riuscirono ad insediarsi stabilmente nelle aree più interne dell'altopiano. I Bruzi furono la popolazione che maggiormente sfruttò le terre ed i possedimenti silani: abitavano la Sila durante i periodi più temperati, attraversandola per rifugiarvisi e per ingaggiare guerriglie contro i coloni greci. Anche i sibaritidi utilizzarono la Sila come luogo di caccia e pastorizia, e più volte riuscirono ad attraversarla per fondare le loro colonie in aree collinari o sulla costa tirrenica. La Sila in questo periodo storico, era dunque utilizzata come un grande bacino per lo sfruttamento di alcune materie (legname) o come luogo impervio nel quale popoli in fuga poterono trovarvi tranquilli ripari, come ad esempio fece Spartaco che ivi si rifugiò prima di essere sconfitto da Marco Licinio Crasso in terra di Puglia.

    Dal Medioevo fino all'unità d'Italia

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    L'Abbazia di Corazzo


    Se fino al Medioevo le popolazioni non riuscirono a creare centri urbani stabili, nel 1189 l'abate Gioacchino da Fiore risalì le pendici occidentali dell'altipiano e sulla cresta orientale dell'acrocoro vi fondò una grande abbazia. Dal monastero si generò nel 1500 la cittadina di San Giovanni in Fiore primo centro urbano stabile sorto sulla Sila oltre i 1000 m Il luogo scelto da Gioacchino, secondo recenti studi era già stato abitato in maniera stabile da qualche secolo prima, da parte dei Longobardi, tant'è che oggi tale luogo viene indicato con il nome di Faradomus. Dalla venuta in Sila dei monaci florensi, l'area del Parco, così come tutta la Sila, venne suddivisa in Sila Badiale e Sila Regia: la prima comprendente le terre concesse in donazione da Enrico VI, la seconda comprendente le terre del demanio regio. Tale divisione fu mantenuta per molti secoli. C'è da annotare come prima dell'arrivo di Gioacchino da Fiore, la Sila era terra di conquista da parte dei monaci basiliani che qui realizzarono alcuni insediamenti rupestri. In questo periodo fioriscono alcuni centri culturali, alcuni legati alla figura dell'abate Gioacchino come l'abbazia di Corazzo nella Sila Piccola, altri autonomi come il centro francescano di Pedace. Dal 1500 in poi le aree del Parco subirono violenti attacchi e devastazioni da parte dei contadini e degli agricoltori di San Giovanni in Fiore ma anche dei comuni presilani quali Aprigliano, Albi, Magisano e Spezzano Grande, che necessitavano di aree da poter coltivare. Le proteste sfociarono spesso in rappresaglie contro il bosco stesso costretto a subire numerosi incendi e tagli indiscriminati. La situazione divenne così drammatica da far spingere il governo ad inviare funzionari che constatassero l'accaduto. Si ritrovarono dinanzi a scenari "tetri ed infernali" sia Giuseppe Maria Galanti, che giunse in Sila nel 1792, che Giuseppe Zurlo nel 1852. Entrambi i funzionari constatarono i segni tangibili degli incendi che distrussero molti ettari di boschi. Le aree del Parco maggiormente colpite furono quelle della Sila Grande e soprattutto le aree della Sila Piccola. In quest'epoca i centri della fascia presilana cosentina iniziano a sviluppare un certo interesse per le aree più interne, soprattutto nel campo agricolo oltre che nello sfruttamento legato al pascolo. All'inizio del 1800 inizia ad affermarsi la coltivazione della Patata che diverrà ben presto una peculiarità delle aree della Sila e del Parco nazionale in particolare, tanto da ottenere in futuro, il prestigioso riconoscimento IGP con il marchio "Patata della Sila".

    Il XX ed il XI secolo

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    Operai So.Fo.Me. intenti ad abbattere un pino gigante nella Sila Piccola


    Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento molte aree del Parco sono soggette ad importanti cambiamenti seguiti da segnali di profondo rinnovamento che ne modificano strutturalmente il territorio. Il primo segnale di rinnovamento fu la programmazione e progettazione della ferroviaria "transilana" che avrebbe dovuto collegare Cosenza con Crotone. Nonostante l'utilizzo di alta ingegneria per l'epoca, i lavori avanzarono a singhiozzo ed il percorso non venne mai completato, con l'ultima tratta aperta solo nel 1956. Il sistema ferroviario veniva visto non solo come un'infrastruttura capace di rompere l'isolamento delle aree silane ed in particolare di San Giovanni in Fiore, ma anche come mezzo industriale per operare in Sila un'industria boschiva all'avanguardia.

    L'industria boschiva e il problema del Gariglione

    Simbolo dell'industria boschiva in Sila è certamente il Gariglione che nei primi decenni del Novecento subì un'azione di disboscamento molto rilevante da parte della So.Fo.Me. (Società Forestale Meridionale). L'area del Gariglione e della Sila Piccola in generale, era caratterizzata da una fitta forestazione formata da alberi secolari di faggio, pino ed abete, alberi maestosi dal diametro che superavano ampiamente i 2 m Molte società forestali provenienti da fuori regione, cominciarono a tagliare in modo massiccio le foreste della Sila Piccola. L'utilizzazione intenso della foresta durò circa 20 anni, dal 1929 al 1949, e migliaia di alberi secolari furono abbattuti. Il legname era così abbondante che per meglio effettuare il lavoro, le industrie boschive decisero di realizzarvi in loco, villaggi rurali per ospitare i lavoratori. Furono inoltre realizzate sia teleferiche che ferrovie a scartamento ridotto tra le quali la Ferrovia decauville Gariglione-Differenze, ferrovia forestale ormai dismessa, per il trasporto dei tronchi verso il porto di Crotone.
    Il disboscamento del Gariglione si fermò solo durante la prima guerra mondiale, momento propizio per accendere il dibattito in Parlamento nel 1923, sull'istituzione di un'area protetta in Sila per salvaguardare l'enorme patrimonio forestale. Le aree del Parco purtroppo subirono altre profonde ferite, sia durante la seconda guerra mondiale con forte richiesta di legname per scopo bellico, che come pegno di guerra dagli alleati anglo-americani, che senza criteri selvicolturali, provocarono la morte ad un'ingentissima quantità di alberi secolari. La situazione forestale divenne così drammatica da spingere il Governo ad istituire prima alcune leggi di riforma agraria ed istituire un ente preposto alla gestione delle aree silane: nasce così nel 1950, l'Opera di Valorizzazione della Sila.

    Nascita dei laghi silani e dei villaggi turistici

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    Treno a vapore presso la stazione di Camigliatello


    Altre grande e profondo rinnovamento fu dato dalla realizzazione dei laghi silani. La prospettiva industriale legata alla Sila, si riferiva alla nascita di un'industria energetica, e grandissimi investimenti vennero effettuati in questo senso. Vennero realizzate le dighe che formarono i bacini del lago Ampollino (1927) e lago Arvo (1931) (fu realizzata la Ferrovia Crotone-Timpa Grande per facilitare il trasporto dei materiali), collegati fra di loro tramite condotta forzata, che servono le centrali idroelettriche di Calusia (Caccuri) e Timpagrande (Cotronei). Nel secondo dopoguerra vennero realizzati i bacini idrici del lago Cecita (1951) e il lago Ariamacina (1956), collegati fra di loro e che alimentano le centrali di Mucone I e II e di Vaccarizzo. La nascita dei laghi mutò notevolmente il sistema territoriale silano e produssero non solo un'industria legata all'energia, ma furono anche centri dove realizzare villaggi turistici. Nacquero ad inizio secolo i villaggi turistici di Lorica, sul lago Arvo, e di Trepidò, sul lago Ampollino. Notevole sviluppo ebbe anche l'allora villaggio rurale di Camigliatello quando a pochi chilometri di distanza venne realizzato il lago Cecita. Degli anni cinquanta sono anche i villaggi turistici della Sila Piccola, quali Villaggio Mancuso e Racise, nati come mete ospitali di montagna per i cittadini del catanzarese. Negli anni cinquanta grazie alla riforma sull'agricoltura, vennero realizzati in Sila e nell'area del Parco, numerosi villaggi rurali, quali Rovale, Cagno e Germano nel comune di San Giovanni in Fiore, Sculca, Righio e Croce di Magara nel comune di Spezzano Sila, Cava di Melis nel comune di Longobucco, Caporose e Tassitano nel comune di Aprigliano, Bocca di Piazza nel comune di Parenti. Molti di questi villaggi tuttora conservano una peculiarità agricola, mentre alcuni di essi sono diventati centri turistici di villeggiatura.

    I comuni

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    Il centro storico di Longobucco


    Il Parco interessa 25 comuni distribuiti in tre province
    Provincia di Cosenza
    Acri, Aprigliano, Bocchigliero, Celico, Corigliano Calabro, Longobucco, Pedace, San Giovanni in Fiore, Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Spezzano della Sila.

    Provincia di Catanzaro
    Albi, Magisano, Petronà, Sersale, Taverna, Zagarise.

    Provincia di Crotone
    Cotronei, Mesoraca, Petilia Policastro, Savelli

    Gastronomia e artigianato

    Il Parco della Sila ospita al suo interno numerose aziende agro-silvo-pastorali che concentrano le loro attività in un'agricoltura specializzata. Da secoli le attività agro-silvo-pastorali (insieme alle attività legate alla filiera del bosco) occupano un posto rilevante nell'economia dell'altopiano silano. I terreni della Sila sono da sempre favorevoli ad alcune coltivazioni quali ortaggi e frutti (specie le mele), e soprattutto per la coltivazione della patata nella varietà della patata silana alla quale è stato riconosciuto il marchio I.G.P. nel 2010. La patata insieme ai funghi, di cui la Sila è la zona d'Italia più ricca[88] con Camigliatello Silano che è il più importante mercato di funghi d'Italia[89], sono gli elementi che più contraddistinguono la gastronomia della Sila e dei comuni del Parco in generale.

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    Caciocavallo Silano e frutti autunnali


    Per quanto riguarda la zootecnia questa si contraddistingue per un ampio diffusione di allevamenti di bovini di razza podolica, ma anche di ovini. In Sila vige ancora l'uso della transumanza e dell'alpeggio, e l'allevamento dei bovini si presta soprattutto alla produzione casearia di alcuni formaggi quale la provola, il burrino, e soprattutto del Caciocavallo Silano, formaggio che ha conseguito il marchio D.O.P., uno dei più antichi formaggi del sud Italia a pasta filata. Della categoria dei formaggi fanno parte anche le ricotte, le caciotte e le giuncate. Ampio è anche la produzione di salumi di alta montagna e dell'uso di prodotti derivati dal tipico suino nero di Calabria, quali salsicce, pancetta, soppressate e capocollo. Significativo è l'uso dei prodotti della terra quali i farinacei per la produzione del Pane della Sila, le castagne e le noci per la composizione di alimenti come il pane di castagne o la pitta 'mpigliata dolce tipico natalizio. Ampio uso si fa anche dei frutti di bosco quali more, fragole, ribes e lamponi soprattutto nelle conserve. Da segnalare anche la produzione di Olio extravergine d'oliva nelle aree a corollario del Parco, quali l'Olio del Machesato di Crotone DOP, del Vino di Calabria IGT, di alcuni liquori e distillati e delle conserve tra le quali il mosto cotto. Per quanto riguarda il settore artigianale da sottolineare l'arte tessile ancora in uso nei comuni di Longobucco e San Giovanni in Fiore, mentre per quanto riguarda la lavorazione del legno si segnalano botteghe artigiane in tutti i centri del Parco. Anche la lavorazione della pietra, in particolare del granito silano, è attività ancora diffusa ed eseguita da abili scalpellini.

    Cultura e luoghi di particolare interesse storico

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    Abbazia Florense


    I Centri storici che ricadono interamente nel perimetro del Parco Nazionale della Sila sono tre: Longobucco, Magisano, e Zagarise. Fra i centri storici più rilevanti di carattere storico ed artistico è da menzionare certamente Taverna, con il museo del Mattia Preti e le chiese di San Domenico (XVII sec.) e Santa Barbara. Altro centro storico di rilievo e ricco di arte e di storia è quello di Rossano, che ospita l'antica Chiesa di San Marco di origine bizantina, la Cattedrale di Maria Santissima Achiropita e numerosi palazzi nobiliari, mentre fuori l'antico centro storico nella Sila Greca trova sede l'Abbazia di Santa Maria del Patire del XII secolo. San Giovanni in Fiore è il centro principale della Sila, e possiede uno dei centri storici più estesi della Calabria, ricco di chiese come la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (XVI sec.), la Chiesa di Santa Maria della Sanità (XVII sec), il Convento dei Padri Cappuccini (XVII sec.) e soprattutto l'antica Abbazia Florense del XII secolo. nel centro storico trovano collocazione il Museo demologico dell'economia, del lavoro e della storia sociale silana e l'Archivio fotografico Saverio Marra, oltre a Palazzi signorili storici. Spezzano della Sila presenta numerose chiese tra le quali San Pietro, San Biagio (XV sec.), e il Convento Francescano. Da citare anche il santuario della Santa Spina di Petilia Policastro del XVIII secolo.

    La zonizzazione, divieti e strutture ricettive

    L'attuale zonizzazione (o zonazione) del Parco nazionale della Sila è quella semplice che distingue due differenti aree, una che sia "Riserva integrale" e l'altra che sia un'"Area di promozione economica e sociale" La scelta fatta nel momento della fondazione del Parco si distingue quindi, dalla classica zonazione a 4 aree A - B - C - D (Riserva integrale, Riserva Generale Orientata, Area di protezione e Area di Promozione economica), poiché si ritenne allora di attuare un piano semplice che soddisfi le prime esigenze, uno strumento snello ma temporaneo. Tale zonazione, infatti, dopo circa 10 anni verrà sostituito dal "Piano del Parco" che sarà uno strumento molto più complesso e che comprenderà la classica zonazione a 4 aree.

    Zonizzazione interna

    L'attuale zonazione divide le aree del Parco in:
    • zona 1, che comprende le aree di rilevante interesse naturalistico e paesaggistico con inesistente o limitato grado di antropizzazione;
    • zona 2, che invece si differenzia per il marcato grado di antropizzazione e la presenza delle attività agro-silvo-pastorali. Attraverso la "Carta delle zone del Parco", possiamo ben vedere come si distinguano le due zone, con la zona 2 comprendente un'area molto più estesa della zona 1. Per quanto riguarda la zona 1, possiamo dire che su quest'ultima area ricadono esclusivamente:
    • le aree del vecchio Parco nazionale della Calabria che comprendeva le foreste demaniali dello Stato più altre aree pubbliche;
    • tutti i SIC ricadenti nel Parco;
    • tutte le "Riserve naturali dello Stato".

    Sono dunque le aree naturalistiche più pregiati che nella Sila Grande si trovano in prossimità del lago Cecita, nella zona dei villaggi Serrisi e Germano e presso il monte Pettinascura; nella Sila Piccola invece, comprende le aree dei monti Gariglione, Femminamorta e Scorciavuoi, e i villaggi turistici e rurali compresi nella vallata di Ciricillà.

    Divieti generali

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    Raccolta di "Tabelle di Divieto" esposte presso il Centro Visite del Cupone

    Nel Parco Nazionale della Sila come in altre aree protette italiane, sono in vigore misure atte alla salvaguardia del territorio e agli abitanti del Parco quali gli animali. Sono state formalmente indicati alcuni divieti, tra i quali:
    • la cattura, l'uccisione, il danneggiamento ed il disturbo delle specie animali, tranne per scopo di ricerca e di studio su autorizzazione dell'Ente Parco;
    • la raccolta e il danneggiamento della flora spontanea selvatica, salvo che nei territori in cui sono consentite le attività agro – silvo – pastorali e nel rispetto delle normativa degli usi civici locali. Di questo ambito fa parte anche la raccolta di funghi, che è disciplinata da una normativa regionale. Per la raccolta dei funghi viene rilasciato tesserino da parte del comune di residenza;
    • l'introduzione in ambiente naturale non recintato di specie vegetali o specie animali estranee alla flsilana ora e alla fauna autoctona;
    • il prelievo di materiali di rilevante interesse geologico e paleontologico, tranne che scopi di ricerca e di studio e con l'autorizzazione dell'Ente Parco;
    • l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere, di discariche e l'asportazione di minerali, tranne se regolarmente autorizzate;
    • l'introduzione di armi di cattura e di distruzione non autorizzate;
    • il campeggio, al di fuori delle aree appositamente attrezzate, ad eccezione del campeggio temporaneo autorizzato dall'Ente Parco;
    • il sorvolo non autorizzato;
    • il transito di mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, vicinali gravate da servitù, fatta eccezione per i mezzi di servizio e per i mezzi accessori all'esercizio delle attività agro-silvo-pastorali.

    Strutture ricreative

    Nel territorio del parco, presso i villaggi turistici e negli unici tre centri urbani ricadenti nel parco, sono presenti centri di visita tematici, musei naturalistici e giardini botanici a scopo didattico. In tutti questi centri è possibile reperire materiale divulgativo oltre che visitare i luoghi.

    I centri visita

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    Il museo dell'olio e della civiltà contadina di Zagarise


    • Centro visite Cupone, nella Sila Grande presso il lago Cecita nel comune di Spezzano della Sila.
    • Centro visite Monaco, nella Sila Piccola presso il Villaggio Mancuso nel comune di Taverna.
    • Centro visite Buturo-Casa Giulia, nella Sila Piccola presso il lago Cecita nel comune di Albi.
    • Centro visite Trepidò, presso il villaggio di Trepidò sul lago Ampollino nel comune di Cotronei (centro visite in allestimento).

    Musei

    • Museo naturalistico di Cupone, nella Sila Grande presso il lago Cecita nel comune di Spezzano della Sila.
    • Museo naturalistico di Monaco, nella Sila Piccola presso il Villaggio Mancuso nel comune di Taverna.
    • Museo dell'olio e della civiltà contadina di Zagarise, nella Sila Piccola a Zagarise.
    • Museo del brigantaggio e della civiltà agro-silvo-pastorale di Albi, nella Sila Piccola ad Albi (museo in allestimento).
    • Museo dell'artigianato tessile e della tradizione dell'argenteria a Longobucco, nella Sila Greca a Longobucco (museo in allestimento).

    Giardino botanico
    • Giardino botanico di Cupone, nella Sila Grande presso il lago Cecita nel comune di Spezzano della Sila[105].
    • Giardino botanico di Roncino, nella Sila Piccola presso Taverna.

    Riserve naturali

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    La caserma e la foresta del Gariglione


    All'interno del Parco nazionale della Sila sono presenti alcune fra le più importanti Riserve naturali della regione Calabria, riserve gestite dal Corpo Forestale dello Stato, in collaborazione con l'ente Parco. Le riserve naturali biogenetiche sono 9:

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    Un Gigante della Sila


    • Riserva naturale I Giganti della Sila in località Fallistro, la più rinomata fra le riserve naturali presenti, comprende 56 alberi di notevoli dimensioni ed età (dai 2 ai 6 metri di circonferenza, alcuni alberi hanno 2 metri di diametro ed hanno più di 350 anni di età) 50 alberi sono di Pino Laricio (Pinus nigra laricio) la razza di Pino predominante in Sila, mentre vi sono anche 5 piante di Acero montano (Acer pseudoplatanus) della stessa età, oltre che faggete e castagni di varie dimensioni che ben rappresentano come doveva essere la Sila prima della sua antropizzazione.
    • Riserva naturale Golia Corvo, area di diffusione e ambientamento dei cervi. Questa riserva è stata utilizzata per la riproduzione del Cervo atto alla reintroduzione di questa specie nell'areale silano. Il cervo infatti, si era estinto ad inizio secolo scorso, e la sua reintroduzione del parco fa parte del quadro generale di ripristino della catena alimentare degli animali presenti nel Parco. Il cervo infatti è una delle prede più ambite del lupo.
    • Riserva naturale Gallopane, ubicata non distante dalla S.S. “Fossiata” per Bocchigliero e prossimo al "Centro visite del Cupone", è una preziosa riserva che custodisce recinti faunistici dove vengono "ospitati" esemplari di capriolo, cervo, daino, lupo e muflone, a scopo di tutela di questi esemplari. Vi si trova inoltre un orto botanico ed un Giardino ecologico molto ricco di esemplari floreali.
    • Riserva naturale Tasso Camigliatello Silano, ubicata nelle vicinanze di Camigliatello Silano, è una riserva finalizzata alla conservazione del patrimonio genetico della foresta silana. Nelle sue vicinanze si trova la Stazione meteorologica di Monte Scuro, dell'Aeronautica Militare.
    • Riserva naturale Poverella Villaggio Mancuso, ubicata vicino il "Centro visite Monaco" di Villaggio Mancuso, all'interno del quale è stato realizzato il "Museo Verde" dove praticare attività didattica di educazione ambientale, la riserva è dotata di sentieri facilmente percorribili ove vengono illustrate tramite tabelle, la presenza floreale e faunistica della Sila Piccola.
    • Riserva naturale Coturelle Piccione, ubicata in Sila Piccola a 50 km di distanza da Catanzaro, è una riserva che custodisce una ricca comunità faunistica soprattutto avicola, che floreale.
    • Riserva naturale Gariglione - Pisarello, ubicata in Sila Piccola, è caratterizzata dalla presenza di grandi boschi ad alto fusto di faggio misto ad abeti bianchi. Quest'ultimi, secondo vari studi scientifici, sono risultati particolarmente tolleranti alle piogge acide tant'è che le molte di queste piante vengono inviate nei paesi del centro-nord dell'Europa che ne fanno grande richiesta, poiché pianta riparatrice del terreno soggetto a tali piogge. Nella riserva si trova un abete dalla dimensioni colossali, ritenuto il più grande abete d'Italia. Quando il Parco venne istituito, l'albero venne dato alle fiamme da ignoti, tributo pagato in "natura" per l'istituzione dell'area protetta. Venne soprannominato "Prometeo" e misurava 35 m di altezza ed un tronco con circonferenza di 10,20 m Ritenuto di inestimabile valore, l'abete fu clonato per sviluppare nuove piante e conservare integralmente in questo modo, il suo codice e le caratteristiche genetiche;
    • Riserva naturale Macchia della Giumenta - S.Salvatore, ubicata tra la Sila Grande e quella Greca è una riserva dove vegetano numerose ed importanti soggetti vegetali e dove nidificano numerosi uccelli.
    • Riserva naturale Trenta Coste, ubicata in Sila Greca è una riserva che conserva ben 245 ha di fustaia pura di Pinus nigra laricio, oltre che boschi misti di Castagni, Abeti bianchi, Cerri e Faggi.

    Attività possibili

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    Impianti di risalita presso Camigliatello Silano


    Il Parco della Sila è sede di numerosi campeggi attrezzati
    • Escursioni in mountain bike, grazie ad una serie di percorsi ciclo-turistici;
    • Trekking sui numerosi percorsi tracciati dal CAI;
    • Escursioni a cavallo presso i numerosi maneggi che si trovano all'interno del parco;
    • Sci di fondo e discesa, presso i centri turistici di Carlomagno (per lo sci da fondo), di Lorica (sci da fondo e da discesa) e di Camigliatello Silano (sci da discesa);
    • Orienteering
    • Vela e canoa presso il lago Arvo e Ampollino;
    • Torrentismo e canyoning;
    • Tiro con l'arco;
    • Bio e bird-watching presso il lago Ariamacina;
    • Fattorie Aperte
    • Trenino del Parco

    Edited by terryborry - 4/7/2012, 10:47
     
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    La Sila Grande

    silai

    - Info -

    L'Altopiano della Sila Grande è il cuore pulsante della Calabria centrale. Circondato a nord dalla Piana di Sibari, a sud dalla piana di Santa Eufemia, a ovest dalla Valle del Crati e ad est dal Marchesato Crotonese, presenta un'altitudine media di circa 1350mt con un picco massimo di 1928mt rappresentato dalla cima del monte Botte Donato. La vicinanza al Mar Ionio e al Mar Tirreno rendono praticamente unico il clima Silano caratterizzato da un'estate “breve” con giornate calde e secche mentre l'inverno risulta rigido e nevoso assumendo nei mesi di Gennaio e Febbraio tratti tipici del clima alpino. A testimonianza di ciò la facilità del manto nevoso nel superare spesso la soglia dei 3mt di neve in particolare sulle cime di Botte Donato e Monte Scuro. Le precipitazioni sono praticamente assicurate in ogni condizione, in particolare nella fase autunno-inverno arrivando a superare i 2000mm grazie appunto alla vicinanza delle umide correnti marine. Da segnalare inoltre la possibilità di blizzard nevosi in presenza di correnti dai quadranti di nord-est, specie nelle zone orientali (Longobucco, San Giovanni in Fiore). Le temperature si attestano mediamente sui 20° estivi e sugli 0° invernali che, soventemente, durante le ore notturne crollano in territorio negativo con punte di -28° in caso di forti ondate di gelo aiutate dalla conformazione climatica dell'altopiano e,allo stesso tempo, correlato all'effetto albedo.


    La Sila Greca

    silagreca
    Il Cecita e la Sila Greca da Monte Scuro - Foto di Salvatore Vadicamo

    - Info -

    Il territorio della Sila Greca (estensione di 97076 ha) è compreso tra l’alto Ionio, la Piana di Sibari, la Sila Grande e il crotonese, presenta una ampia eterogeneità morfologica con un paesaggio dominato dalla massiccia mole della Sila cui si contrappone, a nord, la sequenza di colline che degradano verso la pianura costiera. è attraversato dal fiume Trionto, forse anticamente navigabile, e da moltissime fiumare: piccoli corsi d'acqua il cui regime passa dalle forti variazioni di portata delle piene invernali, all'aridità quasi totale di mesi estivi...
    Geologicamente le rocce della Sila sono un lembo delle Alpi piantato in Calabria. Sono costituite da antiche formazioni sedimentarie che, circa 300 milioni di anni fa, in una zona del mediterraneo diversa da dove si trovano attualmente, sono state ricoperte da spessori di altri sedimenti e sottoposte ad intrusioni di magmi granitici e intense deformazioni fino ad essere trasportate in enormi ammassi per grandi distanze.Circa 180 milioni di anni fa, tali masse cominciarono ad essere coinvolte in un processo di deformazione, conosciuto come corrugamento alpino, ancora in atto con un costante e rapido sollevamento di qualche millimetro all’anno (si deve a ciò l'intensa attività sismica dell'area calabrese e del rossanese in particolare) e dotato di un dinamismo evidenziato dal paesaggio di versanti scoscesi, dalle valli fortemente incise, dalle strette gole dei torrenti, dalle grandi frane che talora ne ostruiscono il corso formando effimeri laghi...


    La Sila Piccola

    silapiccolapercorso

    - Info -

    Compresa tra le provincia di Crotone e quella di Catanzaro, la Sila Piccola costituisce la parte meridionale dell'Altopiano Silano. Si presenta affascinante e suggestiva fra le sue numerose valli fluviali tra le più incontaminate, come quella del torrente Soleo e quella del fiume Tacina, caratterizzata da ampi pascoli e vegetazione rigogliosa. L'estesa piana di Sant'Eufemia, che si affaccia sull'omonimo golfo del Mar Tirreno, costituisce l'ideale congiunzione fra la Sila e il mare.
    Ricchissimo è il patrimonio botanico: dalla vegetazione di macchia mediterranea ai fitti boschi di conifere che ricordano quelli dei paesaggi nordici, alle distese di castagno misto a ontano e a frassino. Al di sopra dei 1100 mt., poi, la Sila Piccola è mistificata da boschi di pino laricio e, a quote più elevate, da faggi talvolta conviventi con l'abete bianco, come accade sul massiccio del Gariglione.
    Vive tra questi monti una fauna piuttosto tipica del territorio appenninico: lupi (la razza locale è, appunto, il "lupo silano"), volpi, lepri, scoiattoli, cinghiali; notevole la presenza della poiana e della rara cornacchia grigia.
    La Sila Piccola è meta di turismo durante tutto il corso dell'anno. In inverno si può praticare lo sci alpino o di fondo nel delizioso Villaggio Mancuso, che a sua volta gentilmente ospita il nostro Hotel; negli altri periodi dell'anno, nella medesima località è invece possibile praticare trekking, compiere rilassanti passeggiate, escursioni a piedi o a cavallo e in mountain-bike lungo gli itinerari opportunamente predisposti e allestiti dalla locale Guardia del Corpo Forestale.
    Nella zona più orientale della Sila piccola tutta la tradizione calabrese è rappresentata dalle aziende artigianali per la lavorazione del ferro, nonché per la tessitura con telai a mano di tipici scialli da donna (vacali) o di arazzi. Aziende di ovini, bovini e suini offrono latte e derivati (soprattutto provole), e, ultima ma di tutt'altro che esiguo interesse, la rinomata soppressata (subressata) di ottima qualità, uno speciale insaccato di carne di maiale piccante. Per gli amanti della pesca, della canoa e del windsurf, infine, si presta l'incantevole cornice del lago Ampollino, immerso nel verde intenso delle conifere. Alle pendici del Villaggio Racisi il paesaggio è reso più suggestivo dal lago artificiale Passante, incantevolmente illuminato dal tramonto.
     
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  15. Isabel
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    La Sila piccola ammantata di neve

    domenica 12 febbraio 2012
    Un nostro lettore, Salvatore Palaia, ci invia questo magnifico reportage dalla Sila Piccola ammantata di neve. Siamo in località Buturo, a 1540 metri s.l.m. Dopo la bufera della scorsa notte gli accumuli sono davvero notevoli, superando i 2 metri in alcune aree. Sul monte Gariglione, a 1765 metri di quota, il manto nevoso secondo alcune segnalazioni, avrebbe raggiunto i 3 metri sulla strada provinciale 20, interrotta al Km 14.



    Reportage forografico
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    Fonte: meteoweb.eu/
     
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22 replies since 16/10/2009, 18:44   4728 views
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