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Italia

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  1. Isabel
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    Italia

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    Info - Scheda Wikipedia

    « il bel paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe »

    Le Origini del Nome

    L'origine del termine Italia, dal latino: Italia, è incerto. Secondo una delle spiegazioni più comuni, il termine è stato preso in prestito dal greco attraverso l'osco Víteliú, che significa "terra di bovini giovani" (cfr Lat vitulus "vitello", umb vitlo "vitello"). Il toro è stato un simbolo della tribù e del sud Italia e spesso raffigurato mentre incornava la lupa romana come atteggiamento di sfida durante le guerre sannite.
    Il nome Italia, originariamente applicato solo a una parte di quella che ora è l'Italia meridionale, secondo Antioco di Siracusa, la parte meridionale della penisola Bruttium ovvero l'odierna Calabria. Ma dal suo tempo Enotria e Italia erano diventati sinonimi, e il nome fu applicato allo stesso modo anche per la maggior parte della Lucania. I Greci a poco a poco applicarono il nome "Italia" a una sempre più ampia regione, fino al momento della conquista romana quando il termine è stato esteso fino a coprire l'intera penisola.
    L'Italia, ufficialmente Repubblica italiana, è uno Stato (301.338 km², 60.231.214 abitanti al 31 luglio 2009) dell'Europa meridionale il cui territorio coincide in gran parte con l'omonima regione geografica.
    Confina ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzera e l'Austria e ad est con la Slovenia. I microstati San Marino e Città del Vaticano sono enclave interamente comprese nel suo territorio, mentre il comune di Campione d'Italia costituisce una exclave situata nella regione italofona del Canton Ticino in Svizzera.
    L'Italia è una repubblica parlamentare; l'attuale presidente della repubblica è Giorgio Napolitano e il presidente del consiglio è Silvio Berlusconi. La lingua ufficiale è l'italiano. La Costituzione prevede il bilinguismo col tedesco nella provincia di Bolzano. Altre 12 lingue parlate (tutelate come minoranze linguistiche): friulano, ladino, tedesco, sloveno, occitano, francese, francoprovenzale, albanese, greco, sardo, catalano e croato.
    Dal 1871 la capitale è la città di Roma, "erede" di Firenze, sede (per cinque anni) degli organi statutari che sostituì Torino nel 1865; durante la seconda guerra mondiale, per circa un anno (settembre 1943-agosto 1944) la capitale fu trasferita a Salerno.
    Lo Stato indipendente ed unitario, nato nel 1861 come Regno d'Italia sotto la dinastia di casa Savoia, aveva un'estensione territoriale che non comprendeva ancora Roma e gran parte dell'attuale Lazio, che formavano lo Stato Pontificio (incorporato il 20 settembre 1870), il Veneto e il Friuli che erano parte dell'Impero d'Austria (acquisiti nel 1866), la Venezia Giulia ed il Trentino-Alto Adige anch'essi sotto dominio asburgico (annessi a seguito della prima guerra mondiale); ha assunto l'attuale forma repubblicana il 18 giugno 1946 a seguito del risultato del referendum del 2 giugno indetto per stabilire la forma istituzionale dello Stato dopo la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente, l'Assemblea costituente eletta lo stesso giorno del referendum elaborò la Costituzione che, entrata in vigore il 1º gennaio 1948, dà alla Repubblica un carattere parlamentare.
    Chiamata spesso "Penisola" in ragione della sua natura geografica prevalente, "stivale" in ragione della sua caratteristica forma, "Belpaese" in ragione del suo clima e delle sue bellezze naturali ed artistiche, geograficamente l'Italia è costituita da tre parti: una continentale, delineata a nord dalle Alpi e a sud dalla linea convenzionale che congiunge La Spezia con Rimini, una peninsulare, che si allunga nel Mediterraneo in direzione nord ovest - sud est, ed una insulare, rappresentata principalmente dalle due maggiori isole del Mediterraneo, la Sardegna e la Sicilia presso la quale, in corrispondenza dell'isola di Pantelleria, si ha la minima distanza dall'Africa, distante circa 70 chilometri. I confini territoriali si estendono complessivamente per 1.800 chilometri, mentre lo sviluppo costiero raggiunge i 7.500 chilometri.
    Avendo istituito (Trattato di Parigi) il 18 aprile 1951, assieme al Belgio, alla Francia, alla Germania Occidentale, al Lussemburgo e ai Paesi Bassi, la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), l'Italia è membro fondatore dell'Unione europea ed ha partecipato a tutti i principali trattati di unificazione europea, compreso l'ingresso nell'area dell'Euro nel 1999. Inoltre è membro fondatore della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea Occidentale, aderisce alle Nazioni Unite (per il biennio 2007-2008 è stato membro non-permanente del Consiglio di sicurezza), e fa parte del G7, del G8 e dell'OCSE.

    Preistoria
    Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata almeno a partire dal periodo Paleolitico. Tra i più interessanti siti archeologici italiani risalenti a questo periodo si ricorda quello di Monte Poggiolo, presso Forlì e la Grotta dell'Addaura, presso Palermo.

    Prime Popolazioni

    Espansione della civiltà etrusca nel corso dei secoli

    Le informazioni sulle genti abitanti la penisola in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a revisione continua. Popolazioni di ceppo indoeuropeo, trasferitesi in Italia dall'Europa Orientale e Centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini, ecc.), si sovrapposero ad etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse. In Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi erano i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti) stanziati in Liguria e parte del Piemonte mentre nell'Italia nord-orientale vivevano i Veneti (paleoveneti) di probabile origine illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.
    Nell'Italia più propriamente peninsulare accanto agli Etruschi, convivevano tutta una serie di popoli, in massima parte di origine indoeuropea, fra cui: Umbri in Umbria; Latini, Sabini, Falisci, Volsci ed Equi nel Lazio; Piceni nelle Marche ed in Abruzzo Settentrionale; Sanniti nell'Abruzzo Meridionale, Molise e Campania; Apuli, Messapi e Iapigi in Puglia; Lucani e Bruttii nell'estremo Sud; Siculi, Elimi e Sicani (non indoeuropei, probabilmente autoctoni) in Sicilia. La Sardegna era abitata, fin dal II millennio a.C., dai Sardi, risultato, forse, di un connubio tra le preesistenti popolazioni megalitiche presenti nell'Isola ed il misterioso popolo dei Shardana.

    Colonie fenicie

    I primi colonizzatori stranieri sono i Fenici che fondano inizialmente vari empori sulle coste della Sicilia e della Sardegna, alcuni di questi in breve diventano piccoli centri urbani e si sviluppano parallelamente alle colonie greche, tra i principali centri vi sono le città di: Mozia, Palermo e Solunto in Sicilia e Nora, Sulki e Tharros in Sardegna.

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    L'ultima colonna del Tempio di Hera Lacinia a Crotone

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    Il tempio della Concordia ad Agrigento

    La Magna Grecia

    Tra l'VIII ed il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia si stabiliscono sulle coste del sud Italia e della Sicilia. Le prime componenti sono ioniche e peloponnesiache: i Focesi fonderanno Elea, gli Eubei e i Rodi fondano Cuma, Reggio Calabria, Napoli, Naxos e Messina, i Corinzi Siracusa (i siracusani quindi fonderanno Adria ed Ankon, l'odierna Ancona), i Megaresi Leontinoi, gli Spartani Taranto, mentre i coloni provenienti dall'Acaia fondano Sibari (alcuni esuli sibariti fonderanno Paestum) e Crotone. Altre colonie importanti sono Metaponto, fondata anch'essa da coloni Achei, Heraclea e Locri Epizefiri.
    La colonizzazione greca pone a contatto i popoli italici con forme di governo democratiche caratterizzate da forti responsabilizzazioni del cittadino, e con espressioni artistiche e culturali elevate.

    L'età romana

    La regione geografica italiana fu unita politicamente per la prima volta in epoca romana con la Repubblica romana (509-27 a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste effettuate nei secoli seguenti da Roma e dai socii italici finì per snaturare il carattere nazionale che la regione geografica italiana stava acquisendo sul finire del I secolo a.C..
    Giunta all'apice dello sviluppo politico, economico e sociale, Roma con il suo impero è considerata una tappa importantissima della storia, con un'irripetibile organizzazione socio-politica e per l'importanza del segno lasciato nella storia dell'umanità. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i romani costruirono città, strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli, ancora dopo la fine dell'impero, queste genti continuarono a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale.
    L'unione politica della regione geografica italiana realizzatasi in epoca romana termina nel 476 d.C con la fine dell'Impero romano d'Occidente (anno in cui per convenzione viene anche fatta terminare l'Antichità e iniziare il Medioevo). Nel 476 il re degli Eruli, Odoacre, ultimo di una lunga schiera di condottieri germanici che nel periodo di decadenza dell'Impero romano d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depone infatti l'ultimo imperatore d'occidente, Romolo Augusto.

    Il Medioevo

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    La Corona Ferrea del Regno d'Italia durante il Medioevo

    A partire dal 493, con il Regno ostrogoto, si realizza di nuovo l'unità politica della penisola italiana. Il Regno ostrogoto sarà la prima di tante occasioni mancate nel Medioevo per affermare anche nella regione geografica italiana un processo di formazione di coscienza nazionale come già era avvenuto in altri Paesi europei. A partire dal 535, e fino al 553, la penisola italiana è infatti teatro della guerra gotica che vede l'imperatore d'Oriente Giustiniano I deciso a riconquistare il Regno ostrogoto, il cui territorio nel secolo precedente era stato dell'Impero romano d'Occidente. La conquista della penisola italiana da parte di Giustiniano I sarà completata solo nel 553 con la sconfitta definitiva degli Ostrogoti e l'annessione di tutto il territorio del Regno ostrogoto all'Impero romano d'Oriente. Il conflitto, protrattosi per quasi un ventennio, devasta l'intera penisola italiana, tanto da portarla a una grave crisi demografica, economica, politica e sociale.
    A partire dal 553 la penisola italiana dunque si trova di nuovo unita politicamente sotto l'Impero romano d'Oriente, ma anche quest'unione politica è destinata a durare poco. Gli anni della dominazione dell'Impero romano d'Oriente sono funestati, oltre che da un aggravamento delle condizioni di vita dei contadini a causa della forte pressione fiscale, anche da una terribile pestilenza che spopola ulteriormente la penisola italiana tra il 559 e il 562. La penisola italiana, indebolita e impoverita, non ha quindi la forza di opporsi a una nuova invasione germanica, quella dei Longobardi capeggiati da Alboino. Tra il 568 e il 569 i Longobardi, spesso appoggiati dalla popolazione esasperata dalla fiscalità bizantina, occupano gran parte delle penisola italiana: entrando dal Friuli, ben presto conquistano gran parte dell'Italia centro-settentrionale, che prende il nome di Langobardia Maior, e poi dell'Italia meridionale, che chiamano Langobardia Minor.

    L'Italia nell'anno 1000

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    L'Italia nell'anno 1000

    Il regno dei Longobardi si protrarrà per circa due secoli, fino a quando essi verranno sconfitti a nord da Carlo Magno nel 774, e a sud, più tardi, dai Normanni. Da allora la penisola perde definitivamente un'unità politica che non ritroverà fino al 1861 con la nascita del Regno d'Italia.
    Ciò nonostante, ci sono nei secoli successivi dei tentativi di costituire un Regno d'Italia autonomo dal Sacro Romano Impero tedesco, ad opera in particolare di Berengario del Friuli (850-924), e poi di Arduino d'Ivrea (955-1015), nei quali una certa storiografia nazionalista vedrà due esponenti precoci della lotta per l'affrancamento dell'Italia dalla dominazione straniera, anche se spesso attribuendo loro un'importanza eccessiva.
    Se durante l'alto Medioevo il sentimento nazionale italiano si mantiene piuttosto in ombra, partecipando alla contesa tra le due potenze di allora, il Papato e l'Impero, con i quali si schierano rispettivamente i Guelfi e i Ghibellini, esso tuttavia rimane sempre vivo. La vittoria nella battaglia di Legnano ad opera della Lega Lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa (1176), e la rivolta dei Vespri Siciliani contro il tentativo del re di Francia di assoggettare la Sicilia (1282), saranno assunte dalla retorica romantica ottocentesca come i simboli del primo risveglio di una coscienza di patria. Questi episodi nascondevano tuttavia interessi di altra natura, soprattutto economici.
    Un vero e proprio sentimento nazionale italiano in realtà covava già da tempo, anche se non riconducibile alle categorie politiche di oggi. Esso si alimentava soprattutto del ricordo dell'antica grandezza di Roma, e trova nell'identità religiosa rappresentata dalla Chiesa, idealmente erede delle istituzioni romane, un senso di comune appartenenza. Lo sviluppo delle Repubbliche marinare (Amalfi, Genova, Pisa e Venezia), e poi dei liberi Comuni di popolo, la cui vita civile ruota attorno all'edificio della Cattedrale, nasce appunto da un tale desiderio di autonomia e di libertà che sarà alla base del Rinascimento italiano, il quale fu anticipato, secondo lo storico Burdach, già dal risveglio religioso che si era avuto nel Duecento con le figure di Gioacchino da Fiore e Francesco d'Assisi.

    L'età moderna

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    Cosimo de' Medici, Pater Patriae. (Galleria degli Uffizi)

    Diversi fattori impediscono tuttavia la nascita di uno stato unitario come sta avvenendo nel resto d'Europa: oltre alla suddivisione in tanti piccoli Comuni, che si tramutano via via in Signorie, c'è anche il timore da parte del Papato di veder sorgere una potenza statale in grado di compromettere la sua autonomia. Sarà per questo ed altri motivi che l'Italia deve supplire con l'intelligenza strategica dei suoi capi politici alla superiorità di forze degli stati nazionali europei. Esemplare è in proposito la figura del Signore di Firenze Cosimo de' Medici (1389-1464), non a caso soprannominato Pater Patriae, ovvero "Padre della Patria", e considerato uno dei principali artefici del Rinascimento fiorentino: la sua politica estera, infatti, mirante al mantenimento di un costante e sottile equilibrio fra i vari stati italiani, sarà profetica nell'individuare nella concordia italiana l'elemento chiave per impedire agli stati stranieri di intervenire nella penisola appofittando delle sue divisioni.
    L'importanza della strategia di Cosimo, proseguita dal suo successore al comando di Firenze Lorenzo il Magnifico (1449-1492) nella sua continua ricerca di un accordo tra gli stati italiani in grado di sopperire alla loro mancanza di unità politica, non viene tuttavia compresa dagli altri prìncipi della penisola, ed essa si conclude con la morte di Lorenzo nel 1492. Da allora l'Italia diventa il teatro di numerose invasioni straniere: dapprima da parte dei Francesi ad opera di Carlo VIII, poi delle truppe spagnole di Carlo V. L'inizio della dominazione straniera si deve quindi non a sterile arrendevolezza ma al ritardo del processo politico di unificazione, e anzi fa registrare anche coraggiosi episodi di patriottismo: celebre è rimasto quello della disfida di Barletta, in occasione del quale tredici cavalieri italiani, capeggiati da Ettore Fieramosca, sconfiggono in duello altrettanti cavalieri francesi che avevano osato insultare gli italiani accusandoli di viltà e codardia. Questa sfida, che sarà comunque una delle tante, segna tra l'altro la fine della predominanza francese e il subentro di quella spagnola.
    Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, già indebolita anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della Riforma protestante in Europa, che avevano portato ad episodi luttuosi come il sacco di Roma del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la Repubblica di Venezia riuscirà a mantenere una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento sarà invece un secolo di crisi per tutto il resto della penisola. La Chiesa, che ha dovuto subìre la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca ora con la Controriforma di rafforzare la sua presenza nei paesi rimasti cattolici, operandovi iniziative educative e assistenziali ma anche isolandoli dall'influsso degli Stati protestanti. Se l'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si accendono oltralpe, ne sconta però le conseguenze in termini di carestie, spesso seguite da epidemie[18]. Scoppiano perciò numerose rivolte contro il dominatore spagnolo, la più celebre delle quali si verifica a Napoli nel 1647 ad opera di Masaniello, ma non portano a nessun cambiamento.
    Nel Settecento finisce il lungo periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastadt, gli Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani, e subentrano agli spagnoli. Dalla seconda metà del secolo, poi, con la diffusione dell'illuminismo, anche l'Italia viene investita da importanti riforme. Nel Lombardo-Veneto Maria Teresa d'Austria e Giuseppe II danno nuovi impulsi all'economia, compilano il catasto ai fini di una tassazione più equa e ordinano l'obbligatorietà della scuola elementare. In Toscana Francesco di Lorena e Pietro Leopoldo sopprimono molti privilegi feudali, emanano moderni codici legislativi e bonificano alcune terre paludose. A Napoli Carlo III di Borbone esegue un nuovo concordato con la Chiesa riducendo i privilegi del clero. Nel 1742 dà vita al catasto onciario sottoponendo alla fiscalità statale molti beni precedentemente esenti da imposte.

    L'Unificazione

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    Giuseppe Garibaldi

    Secondo la storiografia risorgimentale, l'unità politica della nazione italiana sarebbe stata la meta di un sentimento nazionale che si inizierebbe ad osservare per la prima volta solo in epoca napoleonica con l'arrivo nella penisola italiana delle truppe napoleoniche (anno 1796).
    Il primo accenno esplicito di riscossa nazionale italiana si può individuare al termine dell'epoca napoleonica, nel Proclama di Rimini, con cui Gioacchino Murat, il 30 marzo 1815 durante la guerra austro-napoletana, rivolge un interessato appello a tutti gli italiani affinché si uniscano per salvare il Regno di Napoli posto sotto la sua sovranità, unico garante della loro indipendenza nazionale contro un occupante straniero.
    Il periodo della storia d'Italia in cui l'affermarsi di una coscienza nazionale porta all'unità politica e all'indipendenza della nazione italiana è detto Risorgimento. Tale periodo occupa un lungo arco temporale di vari decenni, e si concluderà solo nel 1861 con la nascita del Regno d'Italia sotto la dinastia di Casa Savoia.
    Esso vede i primi patrioti aderire inizialmente alla Carboneria, che dà luogo ai moti del 1820-21, duramente soppressi dagli austriaci, i quali processano e condannano severamente, tra gli altri, Silvio Pellico, Federico Confalonieri, e Piero Maroncelli. Seguono altri tentativi insurrezionali, tra cui: quelli sfortunati dei fratelli Bandiera (1844); i moti del 1848 che portano alla prima guerra di indipendenza contro l'oppressione austriaca, e vedono il coinvolgimento anche delle popolazioni cittadine, in particolare durante le famose cinque giornate di Milano; e la spedizione nel 1857 di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie, conclusasi con un massacro. Soltanto con la seconda guerra di indipendenza italiana del 1859 l'Austria cederà la Lombardia al Regno Sabaudo, e si innescherà così il definitivo processo di unificazione, culminante con l'impresa dei Mille (1860).
    Le personalità coinvolte in tale processo furono molte altre, ma quattro spiccano su tutte: Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovane Italia e figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo; Giuseppe Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, per molti un eroico ed efficace combattente per la libertà in Europa ed in Sud America; Camillo Benso conte di Cavour, statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del Regno di Sardegna; Vittorio Emanuele II di Savoia, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.

    Il Regno d'Italia e il fascismo (1861–1946)

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    Stemma del Regno d'Italia


    Lo stato italiano nacque nel 1861 e la popolazione, rispetto l’originario Regno di Sardegna, quintuplicò. Istituzionalmente e giuridicamente il Regno d'Italia venne configurandosi come un ingrandimento del Regno di Sardegna, esso fu infatti una monarchia costituzionale. Il neonato Stato si ritrovò a tentare di risolvere problemi di standardizzazione delle leggi, di mancanza di risorse a causa delle casse statali vuote per le spese belliche, di creazione di una moneta unica e, più in generale, problemi di gestione per tutte le terre improvvisamente acquisite. A questi problemi, se ne aggiungevano altri, come ad esempio l’analfabetismo e la povertà diffusa, nonché la mancanza di infrastrutture. Le questioni che tennero banco nei primi anni della riunificazione d’Italia furono la cosiddetta "questione meridionale" ed il brigantaggio antisabaudo delle regioni meridionali (soprattutto tra il 1861 e il 1869).
    L'inizio del regno vide l'Italia impegnata anche in una serie di guerre di espansione coloniale: Eritrea (1884 - 1941), la Somalia (1890 - 1941), Tientsin (Cina) (1901 - 1943), Libia (1911 - 1943), il Dodecaneso (1912 - 1943), Saseno (1914-1920).
    Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Italia assunse inizialmente una posizione di neutralità, per poi scendere al fianco degli alleati il 23 maggio 1915 in seguito alla firma del segreto Patto di Londra. Dopo i primi due anni di guerra di posizione, fatta di piccoli avanzamenti e ritirate, l'Italia subì nella battaglia di Caporetto il pesantissimo attacco delle forze austro-tedesche (24 ottobre 1917), la cui avanzata venne fermata però sulla linea del Piave. A partire da questo fiume, divenuto sacro alla patria, l'esercito italiano riuscì, con l'apporto di nuove leve ancora diciassettenni, a sferrare una controffensiva nel giugno 1918, fino alla vittoria finale ottenuta nella battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre). Con la fine della Grande Guerra l'Italia completò la sua riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli ancora irredenti. Queste regioni avevano fatto parte, fino ad allora, della Cisleitania nell'ambito dell'Impero Austro-Ungarico (ad eccezione della città di Fiume, incorporata nel Regno d'Italia nel 1924 e posta in Transleitania). Il prezzo fu altissimo: 651.010 soldati, 589.000 civili per un totale di 1.240.000 morti a fronte di una popolazione di soli 36 milioni, con la più alta mortalità nella fascia di età compresa tra 20 e 24 anni. Le conseguenze sociali ed economiche furono pesantissime: l'Italia con la sua economia basata sull'agricoltura perse una grossa fetta della sua forza-lavoro causando la rovina di moltissime famiglie. Inoltre, l'Italia non vide riconosciuti i diritti territoriali sulla Dalmazia (incluse le città di Zara, Sebenico e Tenin) acquisiti in base al Patto di Londra, con cui aveva negoziato la propria entrata in guerra.

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    Mussolini con Hitler


    Tale era il contesto nel quale il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano il primo fascio di combattimento, un nuovo movimento che espresse la volontà di «trasformare, se sarà inevitabile anche con metodi rivoluzionari, la vita italiana», autodefinendosi partito dell'ordine e riuscendo così a guadagnarsi la fiducia dei ceti più ricchi e conservatori, contrari a ogni agitazione e alle rivendicazioni sindacali che caratterizzarono il cosiddetto biennio rosso.
    In vista delle elezioni del 6 aprile 1924 Mussolini fece approvare una nuova legge elettorale (c.d. "Legge Acerbo") che avrebbe dato i tre quinti dei seggi alla lista che avesse raccolto il 40% dei voti. Il listone guidato da Mussolini ottenne il 64,9% dei voti.
    Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti prese la parola alla Camera contestando i risultati delle elezioni. Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso.
    Con questo discorso Mussolini si era dichiarato dittatore. Nel biennio 1925-1926 vennero emanati una serie di provvedimenti liberticidi: furono sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ogni libertà di stampa, di riunione o di parola, venne ripristinata la pena di morte e venne creato un Tribunale speciale con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime.
    Dal 1938 in Europa si iniziò a respirare aria di guerra: Hitler aveva già annesso l'Austria e i Sudeti e con la successiva Conferenza di Monaco gli venne dato il lasciapassare per l'annessione di tutta la Cecoslovacchia mentre Mussolini, dopo l'Etiopia, stava cercando nuovi obiettivi per non perdere il passo dell'alleato tedesco. La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile 1939), con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati, Tirana fu conquistata.
    Il 22 maggio 1939 venne firmato il Patto d'acciaio tra Germania e Italia.
    Il 10 giugno 1940 l'Italia entrò nella Seconda Guerra Mondiale come alleata della Germania contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 fu dichiarata guerra all'Unione Sovietica e con l'Impero giapponese agli Stati Uniti d'America. Mussolini, confortato dagli schiaccianti successi della Germania di Hitler, credeva in una guerra lampo risolta in breve tempo a favore dell'alleato tedesco, assieme al quale avrebbe potuto sedere al tavolo dei vincitori.
    In realtà le difficoltà oggettive delle truppe italiane e le ingenti forze a disposizione dell'alleanza nemica, portarono non poche sconfitte all'esercito regio. Le difficoltà militari colpirono anche Mussolini. Il 24 luglio 1943 si riunì il Gran Consiglio del Fascismo e il mattino seguente il duce venne sfiduciato. Vittorio Emanuele III decise quindi di sostituirlo a capo del governo con Pietro Badoglio. Proprio mentre si trovava a colloquio con il re, Mussolini venne arrestato. Il Paese si trovò nel caos e diviso in due: il Regno del Sud a fianco degli alleati contro la Germania e la Repubblica Sociale Italiana, formata dai reduci fascisti. Di fatto, erano entrambi due stati-fantoccio, rispettivamente degli anglo-americani e dei tedeschi. In questo quadro drammatico, nacquero però le prime formazioni partigiane che con la Resistenza, soprattutto nel centro-nord, diedero vita al primo nucleo dell'Italia libera. Nell'aprile del 1945 le forze nazi-fasciste vennero sconfitte anche con il consistente contributo delle forze partigiane, formate da ex-militari sbandati dopo l'armistizio ma anche da donne, ragazzi ed anziani, e con un forte supporto delle popolazioni, che costò spesso gravi massacri per rappresaglia da parte delle forze occupanti.
    La fine della guerra vide l'Italia in condizioni critiche: i combattimenti ed i bombardamenti aerei avevano ridotto molte città e paesi a cumuli di macerie, le principali vie di comunicazione erano interrotte.
    Il numero di italiani morti a causa della guerra fu molto elevato: sono stimati tra 415.000 (di cui 330.000 militari e 85.000 civili) e 443.000 morti, stimando che la popolazione italiana all'inizio del conflitto fosse di 43.800.000 persone si arriva conteggiare circa una vittima ogni 100 italiani.

    Dalla nascita della Repubblica ai giorni nostri (1946–2009)

    Dopo la fine della guerra in Italia lo scontento popolare, soprattutto nell'Italia settentrionale, nei confronti della monarchia era elevatissimo. Il 2 giugno del 1946 un referendum istituzionale sancì la fine della monarchia e la nascita della Repubblica Italiana; in contemporanea vennero eletti i delegati all'Assemblea Costituente. Per la prima volta in Italia, per questa occasione, anche la donne ebbero il diritto al voto. Il 1 luglio Enrico de Nicola viene nominato il primo Presidente della Repubblica Italiana. Il primo Presidente del Consiglio dei Ministri fu Alcide De Gasperi, della Democrazia cristiana e, salvo poche eccezioni, dal 1946 al 1993 la Presidenza del Consiglio fu democristiana. La nuova costituzione repubblicana entrò in vigore il 1 gennaio 1948.
    In questi anni si tentò di riparare i danni provocati prima dal fascismo e poi dalla guerra. L'Italia diventò un grande cantiere, anche grazie agli aiuti del Piano Marshall. Iniziava quello che fu chiamato il "miracolo economico". Il Prodotto interno lordo crebbe del 6.3%, un record nella storia del paese. Il reddito pro-capite passò da 350.000 a 571.000 lire. Tra il 1958 e il 1959 gli investimenti lordi crebbero del 10% e tra il 1961 e il 1962 l'incremento fu del 13%. Questi numeri ridussero sensibilmente il divario storico con i grandi Paesi europei: Inghilterra, Germania e Francia.
    La crescita del reddito pro capite produsse l'aumento dei consumi individuali che registrarono una crescita media di cinque punti percentuali l'anno. La domanda di beni durevoli (automobili, elettrodomestici, ecc. ) raggiunse una crescita annua pari al 10.4%.
    L'industria registrò una crescita pari all'84% tra il 1953 e il 1961. L'elevata disponibilità di manodopera era dovuta ad un forte flusso di migrazione dalle campagne alle città e dal sud verso il nord.
    Questo notevole sviluppo fu possibile anche grazie all'intervento dello Stato nell'economia che intervenne con politiche economiche di stampo Keynesiano soprattutto attraverso l'aumento della spesa pubblica e la creazione di società a partecipazione statale.
    Infine, contribuì alla crescita dell'Italia un fattore esterno, cioè, la creazione del Mercato comune europeo (MEC), preceduta dalla creazione, nel 1951, della Comunità europea del carbone e dell'acciaio e la creazione della CEE nel 1957, a cui l'Italia aderì immediatamente. Con la creazione del MEC vi fu l'apertura delle frontiere europeee ai commerci, col conseguente aumento delle esportazioni e degli scambi commerciali europei.
    Il 1968 vide l'Italia trasformarsi radicalmente sul piano sociale, in seguito alle migliorate condizioni di vita dovute al boom economico degli anni precedenti ed al sorgere di movimenti radicali, soprattutto comunisti, di giovani e operai, che portarono profonde modifiche al costume, alla mentalità generale e particolarmente alla scuola.
    Negli anni '70 alcuni dei numerosi movimenti politici, sorti negli anni precedenti, si estremizzarono e degenerarono nel terrorismo rosso (le Brigate Rosse), accompagnato da quello nero (i gruppi neofascisti come i NAR) caratterizzando quelli che furono chiamati gli anni di piombo.
    Con gli anni '80 iniziano quelli che Indro Montanelli chiamerà anni di fango. La strage di impronta fascista alla Stazione di Bologna e lo scandalo della loggia massonica P2 causarono un lento declino del potere dei sindacati e della partecipazione politica, crebbe inoltre la disaffezione per i partiti.
    La caduta del Muro di Berlino nel 1989 ebbe ripercussioni anche in Italia, assumendo il significato di un crollo ideale dell'alternativa al capitalismo. L'anno successivo il PCI deliberò il proprio scioglimento, costituendo una nuova forza politica che abbandonò la tradizione comunista.
    Nel 1992 le indagini di Mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti (lo scandalo venne chiamato "Tangentopoli"), portarono al coinvolgimento di numerosi esponenti nazionali e locali di tutto il pentapartito che, alle elezioni amministrative del 1994, fu duramente punito dall'indignazione degli elettori. Lo scandalo decretò la fine dei tradizionali partiti di governo.
    Dagli anni del secondo dopoguerra fino ad oggi, Cosa nostra, la più potente organizzazione criminale presente in Sicilia e in Italia, ha esteso il suo potere negli ambienti della finanza e della politica italiana, arrivando addirittura a corrompere uomini politici e banchieri. Tra gli anni '80 e gli anni '90, i giudici siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vittime essi stesse per la causa, aiutati da valenti uomini della polizia, sono riusciti a fare arrestare i maggiori membri di Cosa nostra.
    Nel caos politico derivato dalla disintegrazione dell'ordine precedente emergeva un nuovo partito costituito dall'imprenditore Silvio Berlusconi, Forza Italia, che si poneva come alternativa al vecchio sistema pur inglobando alcuni dei suoi protagonisti. In questa fase, definita "Seconda Repubblica", si consolida il principio del bipolarismo e l'alternanza fra i governi dei due schieramenti di centrosinistra e centrodestra: dal 1996 al 2001 i governi dell'Ulivo, dal 2001 al 2006 quelli della Casa delle Libertà, dal 2006 quello dell'Unione, una nuova coalizione dei partiti di centro-sinistra e dal 2008 quello del Popolo della Libertà.

    Geografia

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    Le zone altimetriche d'Italia

    L'Italia è unita al tronco centrale del continente europeo dalla catena delle Alpi. Grazie alla sua posizione, costituisce un ponte di passaggio tra l'Europa, l'Asia e l'Africa.
    L'Italia separa, inoltre, il bacino occidentale del Mar Mediterraneo da quello centrale: cioè il Mar Tirreno dallo Ionio, che nell'Istmo di Catanzaro il punto più stretto della penisola distano solo 28 km, prolungandosi verso occidente con la Calabria e la Sicilia, che insieme formano geologicamente un'estensione peninsulare. Tra quest'ultima e l'Africa (penisola tunisina) intercorrono solo 140 km: tanti ne misura il canale di Sicilia (o canale di Tunisi).
    Ad oriente la penisola salentina (Puglia) dista dalla costa albanese, nel punto più stretto del canale d'Otranto, 70 km. Si tratta di Punta Palascìa, situata a 40° 7' di latitudine nord e 18° 31' di longitudine est. A settentrione del Salento si spinge l'insenatura lunga e stretta del mare Adriatico.
    Le isole di Sardegna e di Corsica dividono poi il mar Tirreno dal mar di Sardegna.
    Lo sviluppo costiero della penisola è notevole: 7 456 km; molto più esteso di quello della penisola iberica, molto meno di quella balcanica.
    Il suolo italiano è oggi il risultato dell'antropizzazione ed è in parte montuoso, in parte collinare, in parte vulcanico (riviere Euganee) in parte endolagunare con dossi, polesine, isole, prosciugate dalle bonifiche (Bonifiche Circeo, Ferraresi, Comacchio, Ostiense, Pisana e così via) con sempre maggiori innalzamenti di argini (per esempio il prelievo di un miliardo e settecento milioni di metri cubi all'anno d'acqua dolce, da venti consorzi per il solo Veneto).
    L'Italia presenta una prevalenza di zone collinari (il 41,6% del territorio) rispetto a zone montuose (il 35,2% del territorio), o a zone pianeggianti (23,2%). L'altitudine media del territorio italiano è di circa 337 metri sul livello del mare.
    Le catene montuose si estendono per buona parte della nazione. Del sistema alpino appartiene all'Italia tutto il versante meridionale per una lunghezza di circa 1000 km. Le vette più elevate si trovano nelle Alpi Occidentali, dove numerose sono le cime che superano i 4000 m tra cui il Monte Rosa (4634 m), il Cervino (4478 m) e il Monte Bianco che con i suoi 4810 m è la montagna più alta d'Europa. A sud delle Alpi si trova la Pianura Padana, una grande distesa alluvionale formata dal fiume Po e dai suoi affluenti. La catena degli Appennini percorre tutta la lunghezza della penisola, dalla Liguria alla Sicilia, fino a concludersi nelle Madonìe in quest'ultima regione, raggiungendo l'altezza massima con il Gran Sasso (2912 m). L'Italia è nota anche per la presenza di numerosi vulcani: i più famosi sono il Vesuvio vicino a Napoli, l'Etna vicino Catania che con i suoi 3323 m è il vulcano più alto d'Europa, e lo Stromboli in provincia di Messina.

    • Punto più elevato: Monte Bianco (AO) 4.810,90 m
    • Punto meno elevato: Le Contane (FE) -3,44 m
    Il comune più a nord d'Italia è Predoi, il più a sud Lampedusa e Linosa, il più a est Otranto e il più a ovest Bardonecchia.

    Ripartizioni

    La regione fisica italiana risulta distribuita in tre parti:

    • Italia continentale: comprendente il versante meridionale della catena delle Alpi, la pianura padano-veneta e l'Appennino Ligure fino alla linea convenzionale che congiunge La Spezia a Rimini;
    • Italia peninsulare: tutta la parte a sud della linea sopra ricordata, fino alla punta Melito in Calabria (RC) (che è il punto più a sud della penisola) ed al Capo Santa Maria di Leuca in Puglia;
    • Italia insulare: comprendente la Sardegna, la Sicilia, la Corsica (politicamente della Francia) e numerose isole minori, disseminate o raggruppate in arcipelaghi nei mari che bagnano le coste della penisola.

    Morfologia

    In quanto stretta tra la placca africana e la placca euroasiatica, l'Italia è territorio soggetto a terremoti. La pressione delle due placche ha provocato con il trascorrere dei millenni le formazioni rocciose che attraversano tutto il territorio Italiano. Per fare un esempio, le rocce che formano le Dolomiti in realtà sono dei minuscoli molluschi che per millenni hanno vissuto sul fondo del mare; la pressione della placca africana ne ha prodotto il sollevamento.
    Solo un quarto della superficie della regione italiana è occupato da pianure vere e proprie; tali infatti non possono essere considerate le conche appenniniche dell'Italia centrale, le strisce costiere dei golfi del mar Tirreno, le maremme, o le foci pianeggianti dei fiumi appenninici lungo l'Adriatico.

    Vulcani

    L'elevato numero dei vulcani, sia attivi che spenti, è una caratteristica della regione italiana. I principali vulcani tuttora attivi sono almeno quattro:

    • l'Etna (il maggiore vulcano attivo d'Europa) domina il catanese e la Sicilia nord-orientale e si staglia su Catania con il suo gruppo di crateri sommitali (3340 m) costituendo un elemento paesaggistico caratterizzante di Reggio Calabria che si affaccia sulla costa Siciliana, da dove appare innevato per oltre metà dell'anno. Esso mantiene attivi pure altri crateri secondari, i quali si aprono sul lento declivio delle sue pendici.
    • Il Vesuvio (1277 m) domina la città di Napoli ed il golfo omonimo, di cui costituisce un elemento paesaggistico noto in tutto il mondo. Famosa è la sua eruzione avvenuta nel 79 d.C., quando fu completamente sepolta sotto la lava e le ceneri la regione di Ercolano, Pompei e Stabiae. L'ultima eruzione è avvenuta nel 1944, in piena guerra mondiale, e da allora il vulcano è quiescente.
    • Lo Stromboli, perennemente attivo, eleva direttamente dal mare il suo cono eruttivo e fa parte delle isole Eolie.
    • Vulcano, altro vulcano delle Eolie, che trova sede sull'omonima isola, la più meridionale delle Lipari. Dal quale hanno preso nome tutti i vulcani del genere.

    Più numerosi, anche se meno grandiosi, sono invece i vulcani spenti o in fase quiescente ormai da molti secoli. Sono specialmente disseminati in tutta la fascia dell'Antiappennino toscano, dove le numerose sorgenti termali ed i famosi soffioni boraciferi (Larderello) sono le postume manifestazioni del vulcanesimo locale.
    Il monte Amiata, nelle cui viscere abbondano i minerali, i monti Volsini, Cimini e Sabatini situati sulla destra del fiume Tevere, ed i colli Albani, sulla sinistra del medesimo, sono anch'essi residui di grandi vulcani, che hanno un tempo largamente profuso intorno le loro lave; attualmente perciò hanno pendici molto fertili. In cima a questi colli, entro gli antichi crateri, si trovano i maggiori laghi della penisola: lago di Bolsena, (monti Volsini), lago di Vico (monti Cimini), lago di Bracciano (monti Sabatini), lago di Albano e lago di Nemi (colli Albani).
    Nell'Antiappennino campano, oltre al Vesuvio, una manifestazione postuma di attività vulcanica si incontra nei Campi Flegrei, situati poco a nord di Napoli; tali sono anche le solfatare di Pozzuoli e di Agnano.
    I monti di Roccamonfina (tra il Volturno ed il Liri), l'Epomeo nell'isola d'Ischia e gli isolotti vicini dell'arcipelago campano hanno pure origine vulcanica; così dicasi del Monte Vulture, sulla destra dell'Ofanto in Basilicata, ed in parte dei colli Euganei e dei colli Berici della pianura veneta, i primi nella provincia di Padova, i secondi in quella di Vicenza.

    Geologia

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    Carta geologica generale del territorio italiano. Sono visibili i principali elementi e domini strutturali. A nord, la catena alpina, suddivisa in senso est-ovest dalla Linea Insubrica nel dominio alpino propriamente detto e nel Dominio Sudalpino; la catena appenninica, suddivisa in due parti all'altezza della linea tettonica Ancona-Anzio; l'area dell'avampaese apulo, relativamente indisturbata; l'arco calabro-peloritano, di pertinenza alpina; la Sicilia, appartenente prevalentemente al dominio africano e in continuità con esso. Il Blocco Sardo Corso è invece un elemento distaccatosi dal margine continentale europeo franco-spagnolo e colliso con il margine africano-appenninico. Sono visibili inoltre le estese coperture di depositi vulcanici e i massicci intrusivi la cui messa in posto ha accompagnato i complessi eventi geodinamici che hanno portato all'attuale assetto geologico dell'Italia.

    La geologia dell'Italia è molto complessa: l'assetto fisiografico e geologico attuale dell'area comprensiva della penisola italiana, delle sue isole e dei bacini marini adiacenti, è il risultato di numerosi eventi geodinamici successivi riconducibili in estrema sintesi all'interazione tra due placche litosferiche, la placca africana e quella europea a partire dal Cretacico superiore, periodo nel quale iniziò la progressiva chiusura del paleo-oceano della Tetide. Il margine meridionale africano, frammentandosi durante l'avvicinamento al continente settentrionale europeo, ha originato una serie di microplacche interposte la cui successiva accrezione ha dato luogo nel corso del Cenozoico all'attuale territorio peninsulare e siciliano.

    In questo assetto si riconoscono due domini paleogeografici fondamentali, separati dalla linea Insubrica (Alpi centrali):
    • un dominio europeo, dato dal margine meridionale della placca europea, che include il blocco Sardo Corso e parte del mar Tirreno, l'arco Calabro Peloritano, il bacino del Mediterraneo occidentale, il sistema di falde alpine a vergenza europea, costituite principalmente da rocce metamorfiche e intrusioni di batoliti che testimoniano il regime di compressione derivato dal movimento della placca africana verso nord e dalla collisione con la placca continentale europea;
    • un dominio africano (in senso lato) costituito dall'insieme del Dominio Sudalpino e dei domini adriatico e apulo, che rappresentano l'insieme di microplacche accrezionate appartenenti al margine del continente meridionale.

    Il Dominio Sudalpino è formato da un sistema di falde a vergenza adriatica, costituite principalmente da sequenze carbonatiche e miste che si prolungano ad est nelle Dinaridi. Nella catena appenninica, la linea tettonica "Ancona - Anzio" separa l'Appennino settentrionale, principalmente costituito da flysch terrigeni, dall'Appennino meridionale ove le formazioni carbonatiche sono più frequenti. L'assetto strutturale appenninico è caratterizzato nel suo insieme da un sistema di falde che sovrascorre sull'avampaese apulo. Questo sistema di falde, che costituisce la parte affiorante della placca adriatica, si estende dal mar Ionio fino all'estremità occidentale della val Padana e rappresentava in origine una sorta di "promontorio" settentrionale della placca africana. L'avampaese apulo (costituito sostanzialmente dal territorio pugliese), rappresenta un dominio di piattaforma carbonatica stabile, persistente dal Mesozoico al Miocene e successivamente emerso, coinvolto solo marginalmente nell'orogenesi appenninica. La Sicilia è formata nella parte centro-orientale da rocce carbonatiche e silicoclastiche appartenenti al margine convergente africano deformato ("unità maghrebidi"), mentre nella sua parte nord-orientale (Monti Peloritani) è di pertinenza europea ("unità peloritane"); le unità "sicilidi" e "numidiche" interposte rappresentano la copertura sedimentaria del dominio oceanico tetideo, in gran parte di natura flyschoide, scollata dal substrato originario di crosta oceanica (non conosciuto) e sovrascorsa sul margine africano.
    Il blocco sardo corso costituisce un elemento strutturale appartenente al continente europeo, originariamente solidale al margine meridionale franco-spagnolo e distaccatosi in età oligo-miocenica, ruotando in senso antiorario fino a collidere con il margine continentale africano. Nel quadro tardo e post-collisionale dell'area si inserisce il processo di espansione oceanica in corso del Mar Tirreno. Il mar Tirreno ha una crosta oceanica neogenica in espansione in due aree: bacino di Marsili e di Vavilov; si ritiene che una crosta oceanica mesozoica si trovi nello Ionio sotto una massiccia copertura sedimentaria.
    Il rilevante vulcanismo neogenico e la elevata sismicità della maggior parte del territorio nazionale, testimoniano il complesso assetto geodinamico ancora attivo.
    Dal punto di vista stratigrafico, le rocce sedimentarie affioranti databili con sicurezza in base al contenuto paleontologico risultano di età compresa tra il Cambriano e il Quaternario. Metamorfiti di basso grado affioranti nella parte meridionale della Sardegna, costituite da arenarie alternate con peliti, sono datate dubitativamente al Precambriano. La maggior parte della copertura sedimentaria affiorante in territorio italiano è post-paleozoica. Il Paleozoico Inferiore non metamorfico affiora solamente in Sardegna e in Carnia, mentre il Paleozoico Superiore (permo-carbonifero) è presente in lembi più o meno estesi nei domini sudalpino e appenninico.

    Terremoti

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    Epicentro del sisma di Reggio Calabria e Messina, 1908

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    La sede della Prefettura dell'Aquila dopo il terremoto del 2009


    I fenomeni sismici costituiscono un primato dell'Italia in Europa. Essi sono per lo più connessi a fenomeni vulcanici. Non tutte le regioni italiane vanno però egualmente soggette ai moti sismici; ma anche là dove il fenomeno si manifesta più volte in un anno, i danni non sono in genere gravi.
    Le zone meno soggette a fenomeni sismici sono la Sardegna, la Maremma grossetana, la penisola salentina e la regione alpina occidentale, eccettuate le zone di Belluno, della Carnia e delle Alpi Marittime. Dovuti spesso a movimenti rapidi di enormi masse rocciose situate in profondità sotto la superficie terrestre, sono invece i frequenti e spesso disastrosi terremoti che avvengono nella zona degli Appennini.
    Gli ultimi eventi sismici che hanno provocato danni a persone e strutture sono stati il terremoto del Molise del 2002 e il terremoto dell'Aquila del 2009.

    Isole

    Le isole maggiori sono la Sicilia e la Sardegna, quest'ultima geologicamente parte della micro zolla sardo-corsa assieme alla Corsica.
    La maggior parte delle isole minori è raccolta in arcipelaghi, quali l'arcipelago Toscano – che comprende l'Isola d'Elba – le isole Pontine o Ponziane e le Isole Flegree nel Tirreno di fronte alla penisola (per non dimenticare le isole di Capri e Ischia); le isole Eolie o isole Lipari, le isole Egadi e le isole Pelagie attorno alla Sicilia (oltre alle isole di Ustica e di Pantelleria); l'arcipelago della Maddalena, le isole del Sulcis: (Isola di Sant'Antioco ed Isola di San Pietro), l'isola dell'Asinara a poca distanza dalla Sardegna.
    Vi sono poi le isole Tremiti, a nord del Gargano; le isole Cheradi nel golfo di Taranto, l'Isola di Sant'Andrea nelle acque di Gallipoli; le Isole Pedagne a largo di Brindisi; le isole Palmaria, Tino e Tinetto del golfo della Spezia (entrate dal 1997 tra i patrimoni dell'umanità nell'UNESCO) e altre ancora, come l'isola di Dino.

    Idrografia

    L'Italia grazie alla presenza di diversi rilievi montuosi, acque sorgive e ghiacciai è una terra ricca di corsi d'acqua. In genere i fiumi che nascono nell'Appennino non sono molto lunghi ed hanno carattere torrentizio al contrario di quelli che hanno origine nelle Alpi.
    Il maggiore fiume come lunghezza e portata è il Po (lungo 652 km) che attraversa la pianura padana sfociando nel mare adriatico.
    I primi dieci fiumi d'Italia in ordine di lunghezza sono: Po, Adige, Tevere, Adda, Oglio, Tanaro, Ticino, Arno, Piave, Reno.
    I maggiori laghi italiani in ordine di superficie sono il lago di Garda, il lago Maggiore ed il lago di Como. Quest'ultimo detiene il primato della profondità nella Penisola che ammonta a 410 metri.

    Clima

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    Carta dei climi d'Italia

    La regione italiana (compresa tra il 47º ed il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona temperata dell'emisfero boreale.
    Dal punto di vista climatico è, inoltre, favorita dalla grande massa d'acqua dei mari mediterranei che la circondano quasi da ogni lato. Tali mari costituiscono, soprattutto per la penisola italiana (meno per quelle ellenica, iberica ed anatolica), un benefico serbatoio di calore e di umidità. Determinano infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima particolare detto temperato mediterraneo.

    Secondo la classificazione di Koppen, l'Italia è suddivisa in nove tipi di clima:
    • Clima temperato subtropicale (CS): aree costiere della Sicilia, della Sardegna meridionale e della Calabria centrale e meridionale.
    • Clima temperato caldo (Csa): gran parte della Sardegna, della Sicilia, della Calabria e della Puglia, intera fascia costiera occidentale dalla Riviera di Ponente alla Calabria, intero litorale jonico e coste adriatiche dall'Abruzzo alla Puglia.
    • Clima temperato sublitoraneo (Csb): fascia costiera delle Marche a sud di Ancona, aree collinari di Toscana, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Basilicata, Sardegna e Sicilia.
    • Clima temperato subcontinentale (Cfa): gran parte della Pianura veneto-friulana, coste dell'Adriatico a nord di Ancona, le aree montane di Sardegna e Sicilia e le aree interne di alta collina dell'Italia centrale e meridionale.
    • Clima temperato continentale (Cfb): Pianura Padana e Pianura Veneta occidentale, con precipitazioni in autunno e primavera e con l'inverno più siccitoso dell'estate.
    • Clima temperato fresco (Cfc): zone prealpine e gran parte delle aree montuose appenniniche.
    •Clima temperato freddo (Dw): vette più elevate della dorsale appenninica e monti dell'arco alpino con cime inferiori ai 2.000 metri s.l.m.
    • Clima freddo di altitudine (H): arco alpino a quote superiori ai 2.000 metri s.l.m., caratterizzato da rigide temperature notturne ed invernali e da precipitazioni soprattutto estive.
    • Clima nivale (Ef): vette più elevate delle Alpi ricoperte da neve perenne, con quote generalmente superiori ai 3.500 metri s.l.m.


    Demografia, emigrazione ed immigrazione

    Con 60.702.570 abitanti (al 30 aprile 2011), l'Italia è il quarto paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania, Francia e Regno Unito); la sua densità demografica è di 201,44 abitanti per chilometro quadrato, più alta della media dell'Unione.
    La popolazione, concentrata principalmente nelle zone costiere e pianeggianti del paese, è caratterizzata da un alto numero di anziani (l'indice di vecchiaia è pari a 144,5, il 20,3% della popolazione), da un basso tasso di natalità, pari a 9,2 ogni mille abitanti e da una speranza di vita di 79,1 anni per gli uomini e di 84,3 per le donne.
    Alla fine del XIX secolo l'Italia è un paese di emigrazione di massa, fenomeno che si manifesta prima nelle regioni settentrionali e poi in quelle meridionali. Le principali destinazioni sono le Americhe (Stati Uniti, Argentina, Brasile) e l'Europa centro-settentrionale (in modo particolare la Germania). Nel XX secolo l'emigrazione diviene anche interna, attratta dallo sviluppo industriale di alcune aree settentrionali del Paese. Il numero di Italiani residenti all'estero che conservano la cittadinanza italiana è stimato in circa 4.000.000.
    Per quanto riguarda il fenomeno dell'immigrazione, invece, il numero di immigrati o residenti stranieri regolari in Italia è aumentato considerevolmente a partire dagli anni novanta e, secondo i dati ISTAT, al 1º gennaio 2011 contava circa 4.563.000 unità, il 7,5% della popolazione; le comunità più numerose sono quella rumena, circa 1.000.000 di unità, quella albanese, 491.000, e quella marocchina, 457.000. A questi dati vanno aggiunti gli stranieri irregolari, circa 560.000 secondo un rapporto del 2010 sull'immigrazione.

    Religione

    In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale. La Costituzione demanda al Concordato i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica e a specifiche intese quelli con le altre confessioni religiose.
    I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici: nel 2001 il 97,7% di essi risultava battezzato, nel 2006 l'87,8% si dichiarava cattolico e il 36,6% praticante, percentuale scesa, per effetto di un crescente processo di secolarizzazione, al 24,4% secondo il rapporto Eurispes 2010, nel quale il 10,7% si dichiara agnostico e il 7,8% ateo, per un totale del 18,5% della popolazione di non credenti.
    La Chiesa cattolica in Italia è organizzata in 225 diocesi più un ordinariato militare e riconosce il Papa come proprio Primate.
    Fra le religioni minoritarie sono presenti diverse altre confessioni cristiane (in modo particolare ortodossi e protestanti, questi ultimi in massima parte pentecostali), ebrei, mormoni e testimoni di Geova.
    L'immigrazione contribuisce ad alimentare alcune tra le minoranze religiose presenti nel paese, le più numerose delle quali sono gli ortodossi, i musulmani, i buddhisti e gli induisti.

    Lingua italiana

    L'italiano è la lingua ufficiale e più parlata; è inoltre una delle lingue ufficiali dell'Unione europea. Appartiene al gruppo delle lingue romanze orientali della famiglia delle lingue indoeuropee e, in particolare, è la trasformazione dell'antico dialetto fiorentino del Trecento, idioma diffusosi e affermatosi in tutta Italia grazie anche a grandi scrittori come Dante, Boccaccio e Petrarca che ne hanno fatto uso nelle loro opere. Tuttavia, in Italia, esistono un gran numero di lingue e dialetti che si sono sviluppati autonomamente dall'italiano, evolvendosi dalla lingua latina.

    Altre lingue

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    Raggruppamenti delle lingue e dei dialetti d'Italia


    A livello locale sono riconosciute come co-ufficiali le seguenti lingue:
    • francese: in Val d'Aosta
    • sloveno: in Friuli-Venezia Giulia (province di Trieste e Gorizia)
    • tedesco: in provincia di Bolzano
    • ladino: nei comuni ladinofoni del Trentino-Alto Adige

    In queste regioni gli uffici pubblici e la segnaletica stradale sono bilingui o trilingui (come i comuni ladini dell'Alto Adige e walser dell'alta valle del Lys), i documenti ufficiali possono essere redatti in italiano o nella lingua straniera.
    Le minoranze linguistiche storiche presenti all'interno dei confini della Repubblica italiana sono elencate dalla Legge 15 dicembre 1999, n. 482. Essa tutela "le popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo". Vi sono inoltre diverse parlate regionali che, sebbene siano censite dall'UNESCO come lingue minoritarie e dalla comunità linguistica internazionale come lingue non riconducibili all'italiano, non godono di alcun riconoscimento o tutela da parte dello Stato Italiano.
    Il livello di tutela di alcune minoranze è stabilito sia dalla normativa italiana che dai trattati internazionali: è il caso della minoranza germanofona dell'Alto Adige e dei comuni bilingui della Provincia di Trento, il cui status è regolato dall'Accordo De Gasperi-Gruber, e di una parte della minoranza slovena della Venezia Giulia, contemplata dal Memorandum di Londra col quale Italia e Jugoslavia assunsero l'amministrazione civile delle zone A e B del Territorio Libero di Trieste.
    La lingua dei segni italiana (LIS), ossia la lingua visiva dei cittadini sordi, è riconosciuta dalla regione Valle d'Aosta dal 2006.

    Ordinamento dello Stato

    La Costituzione della Repubblica Italiana approvata dall'Assemblea costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il successivo 27 dicembre da Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948, è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano.
    Il sistema politico italiano è quello tipico di una repubblica parlamentare, in cui il parlamento è l'unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare.

    Le maggiori istituzioni sono:
    • il Presidente della Repubblica Italiana: è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale; viene eletto dal Parlamento; nomina il governo e scioglie le camere.
    • il Parlamento bicamerale (Camera dei deputati e Senato della Repubblica): esercita il potere legislativo e vota la fiducia al Governo;
    • il Governo (costituito dal presidente del Consiglio, i ministri e il consiglio dei ministri: è formato dall'unione dei precedenti organi), esercita il potere esecutivo;
    • la Magistratura: indipendente, esercita il potere giudiziario (sia quello inquirente che quello giudicante);
    • il Consiglio superiore della magistratura: ha compiti di autogoverno della magistratura, svincolandola totalmente dalle influenze del governo, in particolare dal Ministero della Giustizia;
    • la Corte costituzionale: svolge la funzione di garante della Costituzione, pronunciandosi sulla conformità delle varie norme ad essa.

    Vi sono due Biblioteche Nazionali Centrali sedi del deposito legale dello Stato, a Firenze e a Roma. L'Istituto Geografico Militare è l'ente cartografico di stato e si trova a Firenze.

    Simboli

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    Il Vittoriano


    I principali simboli che rappresentano l'unità nazionale italiana sono:
    • la bandiera italiana, nata il 7 gennaio 1797 a Reggio nell'Emilia come bandiera della Repubblica Cispadana, la cui conformazione è stabilita dall'art. 12 della Costituzione;
    • l'emblema della Repubblica Italiana, approvato dall'Assemblea costituente nella seduta del 31 gennaio 1948 e promulgato dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola il successivo 5 maggio, costituito da vari elementi simbolici;
    • lo Stendardo presidenziale italiano, più volte modificato nel corso degli anni, che rappresenta il segno distintivo della presenza del Presidente della Repubblica;
    • il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Inno di Mameli, o Fratelli d'Italia, scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e composto musicalmente da Michele Novaro, adottato come inno nazionale in modo provvisorio il 12 ottobre 1946 e definitivamente il 17 novembre 2005;
    • il Vittoriano, ovvero il complesso monumentale a Roma dedicato al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II.

    Forze armate e pubblica sicurezza

    La Repubblica italiana, per difendere militarmente il suo territorio e per supportare decisioni di politica interna ed estera si serve di numerose forze armate e forze di polizia. In ordine di grandezza sono: l'Arma dei Carabinieri, l'Esercito Italiano, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria, l'Aeronautica Militare, la Marina Militare ed infine la Forestale. Esse sfilano nella parata militare per la Festa della Repubblica italiana assieme ai Corpi dei Vigili del Fuoco e della Polizia municipale di Roma (in rappresentanza delle altre polizie locali che, a seconda della tipologia, dipendono dalla regione, dalla provincia o dal comune), e al personale civile di altre associazioni, come la Croce Rossa Italiana e la Protezione civile.
    Secondo il SIPRI, nel 2010 in Italia la spesa militare ha sfiorato i 30 miliardi di euro, collocandola in nona posizione nella classifica mondiale.

    Cittadinanza italiana

    La legge del 15 febbraio 1992, numero 91, articolo 1, comma 1, stabilisce che è cittadino per nascita:
    • il figlio di padre o di madre cittadini;
    • chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, o se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori, secondo la legge statale di questi.

    In accordo a modalità previste dalla legge, si può acquisire la cittadinanza italiana pur appartenendo a tutti gli effetti ad un altro paese.

    Sistema sanitario

    Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è un sistema pubblico di carattere universalistico che, come stabilito dall'art. 32 della Costituzione italiana, garantisce il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette, percepite dalle aziende sanitarie locali, derivanti dai ticket sanitari (cioè le quote con cui l'assistito contribuisce alle spese) e dalle prestazioni a pagamento.
    Una ricerca del 2000 dell'organizzazione mondiale della sanità colloca il sistema sanitario italiano al secondo posto nel mondo, dopo la Francia, in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure pubbliche per i cittadini. Tuttavia, solo il 35,8% della popolazione si dichiara soddisfatto del sistema sanitario e il 42% dell'assistenza ospedaliera, mentre il 79,4% ritiene intollerabili i tempi di attesa nelle strutture sanitarie.

    Libertà d'informazione
    Secondo il rapporto 2009 di Reporters sans frontières (RSF) l'Italia si colloca al 49º posto (su 175) nel mondo per la libertà di stampa. Nello stesso anno l'istituto di ricerca Freedom House ha indicato l'Italia come nazione «parzialmente libera», unico caso nell'Unione europea oltre a Romania e Bulgaria.

    Economia

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    Palazzo Mezzanotte sede della Borsa di Milano


    Membro del G8, secondo la Banca Mondiale l'Italia rappresenta la settima potenza economica del pianeta per PIL nominale assoluto, davanti al Brasile e dietro al Regno Unito. Il Paese è anche il terzo contribuente dell'Unione europea, ed il sesto per le Nazioni Unite.
    Nel 2009 l'Italia si pone su scala mondiale alla 23ª posizione per PIL pro capite nominale (12ª nell'Unione europea) e alla 23ª per PIL pro capite per potere d'acquisto (13ª nell'Unione europea), ponendosi nel contempo all'ottavo posto per valore delle esportazioni e al settimo per quello delle importazioni.
    1 euro italiano
    L'economia italiana è fortemente orientata verso il settore dei servizi, che nel 2006 ha rappresentato quasi i 2/3 del PIL prodotto. Il tessuto produttivo dell'economia è formato in prevalenza di piccole e medie imprese: quelle di maggiori dimensioni sono gestite in gran parte dalle famiglie fondatrici e, in taluni casi, da gruppi stranieri. Il modello di public company, impresa a capitale diffuso gestita da un management, è poco diffuso.
    Durante gli anni novanta l'Italia ha perseguito una rigida politica fiscale per far fronte alle richieste dell'Unione economica e monetaria, e ha tratto beneficio dai tassi più bassi di inflazione e di interesse. Tuttavia, problemi come l'evasione fiscale, l'elevato debito pubblico (115,2% del PIL) e, nel Mezzogiorno, la malavita organizzata, continuano ad ostacolare lo sviluppo dell'economia nazionale.
    Il Paese ha aderito all'euro nel 1999, sostituendo la lira a partire dal 2002.
    A causa della dura crisi economica del 2008-2010, nel 2009 il tasso di disoccupazione, compresi i cassintegrati, in Italia ha raggiunto il 10,1%.

    Risorse minerarie

    Il territorio italiano presenta giacimenti minerari di varia tipologia che, fino al termine del XX secolo, hanno consentito una fruttuosa produzione di mercurio, antimonio, piombo, zinco, argento, ferro e di minerali quali pirite, fluorite, amianto e bauxite. Successivamente, tuttavia, i giacimenti con un potenziale sfruttamento economico sono diminuiti, e l'attività mineraria rimasta si è concentrata sui sali evaporitici, le marne cementizie, le argille (principalmente bentonite e montmorillonite) e i feldspati, per l'industria ceramica e i refrattari; sempre attiva l'attività estrattiva, tipica per l'Italia, delle numerose cave di marmo ed altre rocce per l'edilizia, l'estrazione di pomice, ossidiana, pozzolana e talco.

    Agricoltura

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    Oliveti nel Gargano


    Nel corso del XX secolo l'Italia si è trasformata da paese prevalentemente agricolo a paese industriale vero e proprio. Di conseguenza, il settore agricolo (comprensivo di selvicoltura e pesca) ha visto l'occupazione calare drasticamente, passando dal 43% al 6% del totale, una percentuale minima nel quadro economico nazionale. Bisogna altresì considerare che pur avendo una conformazione prevalentemente montuosa, non adatta per l'agricoltura, al 2009 l'Italia impiega in questo settore una forza lavoro di circa 1,05 milioni di unità. L'Italia produce grandi quantitativi di cereali, come frumento (8.951.590 tonnellate), mais (9.789.401 tonnellate) e riso (1.388.927 tonnellate) di soia (353.761 tonnellate) e di barbabietola da zucchero (3.845.791 tonnellate); tutte coltivate principalmente nelle regioni del nord. L'Italia contende alla Francia il primato mondiale della produzione di vino ed è seconda solo alla Spagna per la produzione di olio d'oliva. Il meridione è specializzato nella coltura degli ortaggi (pomodori, insalata, finocchi, peperoni, cavolfiori, sedano), segnatamente la Puglia, che fornisce oltre il 10% della produzione agricola nazionale e il 31,4% della produzione olearia nazionale. Inoltre è la prima nazione al mondo per la produzione di kiwi.
    Per quanto concerne gli alberi da frutto il Trentino-Alto Adige è specializzato nella produzione di mele, la Sicilia e la Calabria in agrumi, l'Emilia-Romagna in pere e pesche, la Campania in albicocche e fichi, la Puglia in ciliegie.
    L'allevamento, soprattutto suino, ovino e bovino, rispettivamente con 9.252.447, 8.175.196 e 6.179.086 capi, è praticato in tutta Italia, anche se in quantità e modalità differenti da zona a zona. Tuttavia questa attività non riesce a soddisfare il fabbisogno interno.
    Riguardo alla pesca, la produzione italiana si attesta, nel 2001, a 582.755 tonnellate, comprensiva di pesce, crostacei, molluschi e acquacoltura. Un terzo del pescato italiano viene dalla Sicilia, seguita dalla Puglia e dalle Marche.

    Industria

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    Il Lingotto di Torino


    L'Italia, che si è affermata nella lavorazione e produzione di manufatti, presenta una differenza fondamentale rispetto agli altri paesi industrializzati: una grande diffusione di aziende medio-piccole di proprietà familiare. A partire dal Nord-Est del Paese, si sono affermati i cosiddetti distretti industriali, un modello che ha visto una consistente diffusione lungo la dorsale adriatica, al punto da costituire una delle caratteristiche peculiari dell'economia italiana.
    Avanzata e diversificata, l'industria italiana è particolarmente sviluppata nei settori della cantieristica navale, degli elettrodomestici, chimico, farmaceutico, metallurgico, agroalimentare e della difesa. Nel settore automobilistico, che assieme al petrolchimico e al siderurgico è stato alla base dell'industrializzazione postbellica del Paese, l'Italia risulta agli ultimi posti in Europa per produzione di automobili (fortemente penalizzata dalla delocalizzazione produttiva) ma mantiene una grande rilevanza a livello europeo e mondiale grazie alla presenza del gruppo FIAT, azienda multinazionale che nel 2008 ha prodotto 2.524.325 veicoli in tutto il mondo. L'Italia è inoltre ai vertici mondiali per i suoi prodotti di lusso nel campo della moda.

    Design

    Lo stile italiano – soprattutto nel disegno industriale, nell'arredo, nell'auto – si contraddistingue per la mescolanza di fantasia e rigore progettuale e si caratterizza in modo particolare per l'uso di materiali considerati scarti, ma al tempo stesso innovativi. Nato negli anni trenta del secolo scorso, oggi il design italiano può contare sulla presenza di diverse aziende, scuole di specializzazione, musei, associazioni (come l'Associazione per il Disegno Industriale) e riconoscimenti, come il Premio Compasso d'oro, considerato il più antico e prestigioso premio mondiale di design.

    Settore terziario

    In Italia il terziario rappresenta il settore più importante dell'economia, sia per numero di occupati (il 67% del totale) che per valore aggiunto (il 71%). Dai dati Confcommercio 2008 il settore risulta di gran lunga il più dinamico: il 54,8% degli oltre 5.000.000 di imprese operanti in Italia appartiene al settore dei servizi, e il 47,4% all'area Confcommercio, settore in cui nascono oltre il 67% delle nuove imprese.
    Turismo, commercio e servizi sono tra le attività chiave per il sistema-paese: secondo l'ufficio studi Confcommercio nel 2006, nel commercio, si contano 1.600.000 imprese pari al 26% delle imprese italiane e oltre 3.500.000 lavoratori. Nei trasporti, comunicazioni, turismo e consumi fuori casa, si contano oltre 582.000 imprese pari al 9,5% del totale, con un totale di 3.500.000 lavoratori. Servizi alle imprese: 630.000 imprese pari al 10,3% del totale presentano 2.800.000 di lavoratori. I servizi alle imprese sono maggiormente sviluppati e diffusi nelle grandi città e nelle regioni economicamente più avanzate.
    Sul finire degli anni '80 e nel decennio successivo vari fattori, come deregulation, disintermediazione e nuove tecnologie hanno spinto, in linea con l'andamento internazionale, i settori bancario e assicurativo a processi di concentrazione e a forme d'integrazione normati dalla L. 287/90 contro gli abusi da posizione dominante. Questi gruppi bancari ricoprono, attraverso la partecipazione azionaria in importanti industrie o società di servizi o tramite la presenza nei patti parasociali aziendali, un ruolo primario nel sistema economico italiano.

    Divario Nord-Sud

    Anche dopo l'Unità d'Italia, il processo d'industrializzazione e di sviluppo economico del paese è progredito in modo diseguale tra le aree centro-settentrionali e quelle meridionali.
    Tale differenza si è protratta fino all'epoca contemporanea, con un Centro-Nord del paese caratterizzato da un forte sviluppo economico, e un Sud che evidenzia un maggiore tasso di disoccupazione. Le ragioni dell'arretratezza economica del Sud sono motivo di dibattito: maggiore difficoltà nel gestire le imprese e creare posti di lavoro, inadeguata amministrazione dei territori e, in alcune regioni, presenza di criminalità organizzata. Uno studio del Censis stima nel 2,5% la perdita annuale di ricchezza nel Mezzogiorno dovuta alla presenza pervasiva delle organizzazioni criminali, nel periodo 1981-2003 e valuta che senza di essa il PIL pro-capite del Mezzogiorno avrebbe raggiunto quello del Nord. Alcune aree del Mezzogiorno, tuttavia, vedono un intensificarsi dell'imprenditoria privata, incentivata dal basso livello dei prezzi e del lavoro.

    Trasporti

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    La rete autostradale italiana

    La rete infrastrutturale italiana è costituita da 183.705 km di strade (suddivise in statali, regionali, provinciali e comunali), 6.629 km di autostrade, 16.643 km di ferrovie in esercizio (divisi tra rete estera, rete fondamentale, rete complementare e rete di nodo), 352 portie 96 aeroporti.
    Il trasporto pubblico urbano si serve di tram, filobus, autobus, funicolari, taxi e, nelle maggiori città, di metropolitane. Alcune località, inoltre, data la loro conformazione geografica, si servono anche del trasporto navale.
    L'Italia, tuttavia, non brilla per la qualità e quantità di trasporti e infrastrutture, che rappresentano limiti allo sviluppo e alla competitività, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Vari studi comparativi attestano che il Bel paese sconta un ritardo rispetto a molti paesi europei per dotazione infrastrutturale e trasporti. Le motivazioni si riconducono agli iter particolarmente complessi con cui vengono approvati i progetti, alla criminalità organizzata molto attiva nel settore delle costruzioni e alla corruzione della politica locale.

    Edited by Isabel - 18/8/2013, 10:07
     
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  2. irene18
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    Grazie Isabel, molto interessante.
     
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  3. occhidigatto244
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    caspita quante informazioni, grazie Isabel!!!! :piacere:
     
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  4. Monellaneroazzurra
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    Mamma mia! Mi rendo conto che in alcune cose sono proprio ignorante nonostante abbia prosciugato i miei genitori con gli studi...... Non sapevo che il friulano fosse una lingua..... e tantomeno sapevo che l'inno d'Italia è provvisorio!!!! Tutto ciò non mi fa per niente onore..... :blink:
     
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  5. AdriBY91
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    Se è per quello non sei la sola monella anche io sono totalmente ignorante su certe cose nonostante abbia studiato..grazie isabel per tutte queste informazioni
     
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  6. muminal
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    e poi c'è chi dice che i blog sono solo uuna perdita di tempo... si imparano un sacco di cose, invece!!!!
     
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  7. principessaorchidea
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    :piacere: molto brava isabel
     
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  8. Isabel
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    Turismo

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    Le Dolomiti, Venezia, i Sassi di Matera e i Faraglioni di Capri


    Un settore di primaria importanza per l'economia italiana, che secondo il Rapporto Eurispes 2011 occupa poco meno di 2.500.000 di addetti e la cui incidenza sul PIL è del 9,5%, continua ad essere il turismo, nonostante il Paese abbia perso da molti anni il primato di visitatori stranieri all'anno (nel 2007 erano 43.700.000). L'Italia, la cui quota mondiale di turismo si attesta al 4,1%, è al quinto posto nel mondo dopo Cina (54.700.000 turisti stranieri annui), Stati Uniti (56.000.000), Spagna (59.200.000) e Francia (81.900.000).
    L'Italia è al quarto posto per entrate derivanti dal turismo internazionale, con 42,7 miliardi di dollari nel 2007, contro i 54,2 della Francia, i 57,8 della Spagna ed i 96,7 miliardi di dollari degli Stati Uniti.

    Ambiente

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    I parchi nazionali delle Cinque Terre, d'Abruzzo, dell'Asinara, del Pollino, Sila e dell' Aspromonte


    L'articolo 9 della costituzione italiana fissa i principi atti a salvaguardare il paesaggio e i beni storico-artistici della nostra civiltà. Nonostante questo, l'articolo è rimasto disatteso fino alla fine degli anni settanta, quando, anche in Italia, cominciò ad diffondersi una prima coscienza ambientale. A fronte di questo, con la legge 8 luglio 1986 n. 349, è stato istituito il Ministero dell'Ambiente con il compito di coordinare il risanamento delle aree colpite dal degrado e di tutelare quelle rimaste ancora intatte.

    Aree protette

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    Vista delle cascate delle Marmore


    L'elenco ufficiale delle aree protette (EUAP) italiane è quello relativo al 6º Aggiornamento approvato il 27 aprile 2010 e pubblicato nel Supplemento ordinario n. 115 alla Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2010; si tratta di 871 aree naturali protette corrispondenti a circa l'11% del territorio italiano. La Legge quadro sulle aree protette, n. 394 del 6 dicembre 1991, le suddivide in:

    Parchi nazionali italiani: sono 24, coprono complessivamente una superficie di oltre 15.000 km² e corrispondono a circa il 5% del territorio nazionale. I più antichi sono il Parco nazionale del Gran Paradiso (istituito nel 1922), il Parco nazionale d'Abruzzo (1923), il Parco nazionale dello Stelvio (1935) e il Parco nazionale del Circeo (1935). La loro sorveglianza è affidata al Corpo Forestale dello Stato;

    Parchi regionali italiani: l'EUAP ne contempla 134, per una superficie di circa 13.000 km²;
    • Riserve naturali statali (147) e regionali italiane (365);
    • Aree marine protette italiane: sono 27 e coprono una superficie a mare di oltre 222.400 ettari. La più importante è il Santuario dei cetacei, costituito in cooperazione con la Francia e il Principato di Monaco;
    • Altre aree protette, nazionali e regionali: sono zone protette che non rientrano nelle precedenti classificazioni; in Italia sono oltre 170.

    Ad esse vanno aggiunte le zone umide italiane, 52 aree per un totale di 60.223 ettari, considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar.

    Biodiversità e minacce

    L'Italia è ricchissima di biodiversità ed è il paese europeo con più specie di piante superiori, molte delle quali endemiche. Questo è dovuto a una molteplicità di fattori quali l'eterogeneità ambientale, la complessa struttura dell'orografia italiana, le vicissitudini biogeografiche e la storia geologica. L'Italia, assieme alla penisola iberica ed al sud dei Balcani, è stata inoltre un rifugio per molte specie animali e vegetali estintesi nelle zone centrali e settentrionali del continente europeo durante le glaciazioni pleistoceniche. L'ampia estensione latitudinale della penisola, di circa 10°, la pone a cavallo tra le zone climatiche temperate, centroeuropea (Cfa o Cfb secondo Köppen) e calda mediterranea (Csa secondo Köppen) e quindi almeno su due zone di vegetazione molto diverse.

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    Esempi di flora e fauna rappresentativi della biodiversità in Italia


    Le aree più ricche di endemismo sono, oltre alle isole, soprattutto la Sardegna, gli alti massicci montuosi isolati tra aree più basse, considerabili come "isole biogeografiche": alcuni esempi sono le Alpi Apuane per le piante e le Prealpi orientali per gli insetti cavernicoli. La fauna d'acqua dolce è spesso differenziata tra i fiumi del nord Italia (bacino del Po) e quelli del centro.
    La vegetazione naturale potenziale del territorio italiano è il bosco su tutto il territorio tranne che sulle vette più elevate del piano nivale e nelle zone più aride delle isole circumsiciliane, oltre che nelle aree più prossime al mare. I boschi italiani sono fortemente sfruttati per la selvicoltura che prende la forma di ceduazione per i boschi di querce (che principalmente producono legna da ardere) e di castagno (per la produzione di pali) mentre quelli di faggio e di conifere sono perlopiù trattati a fustaia.
    I boschi mediterranei di leccio sono quasi sempre degradati dalla ceduazione, dagli incendi e dal pascolo ovicaprino; gli stadi di degradazione sono noti come macchia mediterranea quando si ha un denso ed impenetrabile cespuglieto alto qualche metro e di gariga se il terreno è coperto di vegetazione bassa che lascia scoperto il terreno, spesso ricco di affioramenti rocciosi. Gli stadi di macchia e gariga comunque portano un contributo positivo alla biodiversità italiana in quanto ricche di specie rare e da proteggere, tra cui numerose, splendide, orchidee. Non è da trascurare l'uso ricreativo che hanno le foreste (soprattutto pinete di pino marittimo) prossime ai centri urbani.
    La fauna italiana è molto ricca di endemismi, soprattutto negli invertebrati, nei pesci d'acqua dolce, negli anfibi e nei rettili. Gli uccelli ed i mammiferi, animali più mobili, sono caratterizzati da un minor tasso di endemismo.
    L'elevata densità di popolazione, l'industrializzazione di vaste aree del paese, l'urbanizzazione di gran parte delle zone costiere e planiziari, l'inquinamento delle acque, l'introduzione di specie aliene, l'agricoltura intensiva e, non ultimi, alcuni comportamenti criminali, come l'abusivismo edilizio, il bracconaggioe gli incendi boschivi dolosi fanno sì che la difesa della biodiversità e degli ambienti naturali siano questioni particolarmente rilevanti.

    Arte

    Nel corso dei secoli l'Italia, secondo tutti gli storici, ha portato un contributo di primo piano alla cultura mondiale. In particolare nei due periodi in cui il territorio italiano fu il centro della civiltà del tempo, ovvero durante l'Impero romano ed il Rinascimento, il ruolo che ebbe nella storia della conoscenza umana fu di grande rilevanza. Dai templi greci ai borghi medievali, dalle terme romane alle ville settecentesche, l'Italia possiede molteplici monumenti nazionali, dichiarati tali da una legge apposita che ne riconosce l'importanza culturale e artistica per la comunità. Sebbene vari istituti si occupino della catalogazione dei beni artistici italiani, non è possibile formulare una stima affidabile del patrimonio artistico nazionale, che peraltro ha subito e subisce una consistente opera di dispersione.

    Architettura

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    Il Colosseo


    Durante l'Impero romano l'architettura sviluppa caratteri omogenei e la sua influenza si protrarrà nelle chiese paleocristiane, costruite sul modello delle basiliche civili romane; pregevoli esempi, con influenze bizantine, nelle basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare Nuovo in Ravenna.
    Nel VII secolo nascono i complessi abbaziali unitamente alle espressioni dell'architettura longobarda, con significative testimonianze nel tempietto di Cividale del Friuli e nella chiesa di Santa Sofia a Benevento. Della renovatio carolingia e il recupero della classicità attuati da Carlo Magno, nel IX secolo, permangono importanti complessi architettonici principalmente a Roma (basilica di Santa Prassede), Bardolino, Spoleto e Milano.

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    Il Duomo di Pisa


    Il X e l'XI secolo vedono la fioritura delle cattedrali romaniche, come la basilica di San Marco e il duomo di Pisa, mentre nel secolo successivo si diffonde nell'Italia meridionale l'architettura arabo-normanna che ha nel palazzo dei Normanni a Palermo e nel duomo di Monreale alcuni fra gli esempi più caratterizzanti. Contemporaneamente nell'architettura civile fanno la loro comparsa numerose torri gentilizie; celebri quelle di San Gimignano e di Bologna.

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    Duomo di Milano


    L'architettura gotica, introdotta dai cistercensi, spazia dall'originale protogotico della basilica di San Francesco ad Assisi alle chiese di Firenze, Siena, Orvieto, Napoli, Bologna, Venezia e Milano. Fra i castelli disseminati per tutta l'Italia, spicca il celebre Castel del Monte.

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    Duomo di Firenze


    Il primo Rinascimento trova testimonianza a Firenze nella cupola di Santa Maria del Fiore e nello spedale degli Innocenti costruiti dal Brunelleschi e nell'attività di Leon Battista Alberti, mentre il pieno Rinascimento, essenzialmente romano, vede Bramante, Raffaello e Michelangelo attivi nella ricostruzione della basilica di San Pietro. Per le realizzazioni urbanistiche rinascimentali mirabile esempio è l'Addizione Erculea a Ferrara. Il passaggio dal Rinascimento al Manierismo si evidenzia nelle figure di Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano e Andrea Palladio (che influenzerà notevolmente l'architettura europea con l'avvento del neopalladianesimo).

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    Duomo di Reggio Calabria


    La Cattedrale di Reggio ripropone un'architettura dallo stile eclettico-liberty (largamente diffuso in città durante l'ultima ricostruzione) che tende a reinterpretare l'arte medievale romanica e gotica, fondendo elegantemente alcuni elementi di entrambi gli stili.
    Lo stile barocco, preannunciato da Jacopo Barozzi da Vignola, si sviluppa a Roma, dove si concentrano le principali realizzazioni, influenzando tutto il mondo cattolico. Alle prime opere di Carlo Maderno e Martino Longhi il Giovane seguono i capolavori del Bernini, del Borromini e di Pietro da Cortona.

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    La Reggia di Caserta vista dai giardini


    Alla prima metà del Settecento risale il più significativo esempio tardo barocco e rococò: la palazzina di caccia di Stupinigi, progettata da Filippo Juvara. Invece, nel Regno di Napoli, con Luigi Vanvitelli, viene avviata, dal 1752, la costruzione della reggia di Caserta. Dopo la seconda metà del secolo l'architettura neoclassica produce, anche nella sua variante neogreca, diverse opere di valore come la grande basilica di San Francesco a Napoli. Con l'unità d'Italia prevale lo stile neorinascimentale o, più in generale, l'eclettismo.

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    Colosseo quadrato


    L'Art Nouveau ha in Giuseppe Sommaruga, Ernesto Basile e Raimondo D'Aronco i principali esponenti, mentre un linguaggio nuovo si preannuncia con Antonio Sant'Elia. Il razionalismo, che si manifesta nel Gruppo 7 e MIAR, con Giuseppe Terragni e Gio Ponti, riscontra il suo massimo sviluppo nel dopoguerra e trova nella testata della Stazione di Roma Termini una delle sue opere paradigmatiche; tuttavia durante il periodo fascista avrà maggiore fortuna il "Neoclassicismo semplificato" di Marcello Piacentini. Al Neorealismo architettonico di Giovanni Michelucci ed altri fanno seguito il neoliberty e il brutalismo. Il postmoderno, anticipato da Paolo Portoghesi, trova la sua consacrazione nelle opere di Aldo Rossi.
    Tra i principali architetti attivi in Italia tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo si ricordano Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Gae Aulenti, lo svizzero Mario Botta e l'irachena Zaha Hadid.

    Pittura e scultura

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    La Gioconda


    Le prime rilevanti produzioni artistiche in Italia risalgono al Neolitico. Nell'evo antico, etruschi e romani costituiscono grandi poli artistici in grado di rivaleggiare con l'arte greca. Con il tardo impero e le invasioni barbariche si avvia quel processo di decentramento che porta a far fiorire più capitali e più centri artistici come Milano, Ravenna e Pavia. Eccezionale e irripetibile è la fioritura di Palermo sotto gli arabi. Dopo l'anno Mille si ha una ripresa della produzione artistica, che culmina nei grandi cantieri architettonici romanici, in cui viene riavviata anche la scultura monumentale, come con Wiligelmo e Benedetto Antelami.
    La pittura invece subisce sorti alterne, restando fermamente ancorata ai modelli bizantini fino al XIII secolo. I mercanti delle Repubbliche marinare, soprattutto Pisa e Venezia, portando in patria modelli e spunti da tutto il Mediterraneo, danno impulso alle scuole locali, in cui non mancano di manifestarsi graduali progressi. In Toscana Nicola Pisano, Cimabue e Giotto pongono infatti le basi per una vera e propria rivoluzione figurativa, dove la rappresentazione veritiera dello spazio, della figura umana e dei suoi affetti è alla base di futuri, straordinari sviluppi. L'arte gotica, sebbene non attecchisca in architettura, fiorisce con risultati di estrema eleganza in centri come Siena, Milano, Napoli.

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    I Bronzi di Riace


    Il Rinascimento è un fenomeno culturale di ampia portata, che affonda le radici nell'Umanesimo letterario trecentesco e nel rinnovato interesse per l'arte romana. Agli albori del Quattrocento, a Firenze, Filippo Brunelleschi, Donatello e Masaccio stimolano uno sviluppo delle arti all'insegna di un rinnovato rigore, della rinuncia all'"ornato" superfluo e della costruzione geometrica dello spazio, la prospettiva. La loro lezione viene ripresa da altri artisti, che nei loro viaggi diffondono il nuovo stile contaminandolo con le scuole locali e dando origine al periodo straordinario delle corti, in cui centri come Urbino, Ferrara, Mantova, Padova, Rimini, Napoli e l'Umbria, oltre a Firenze, forniscono nuove idee all'insegna di un panorama estremamente ricco e variegato.
    Il Cinquecento si apre con figure universali come Leonardo, Raffaello e soprattutto Michelangelo, facendo dell'Italia il modello imprescindibile di riferimento per tutta l'arte europea. La straordinaria stagione della Roma papalina fornisce un modello artistico dominante, al quale solo Venezia, con Giorgione e Tiziano, è in grado di fornire un'alternativa altrettanto valida. Eventi tragici come il Sacco del 1527 portano alla dispersione degli artisti, garantendo però una nuova fioritura periferica.

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    Il David


    Quando già le bizzarrie del manierismo, estremo sviluppo del Rinascimento romano e fiorentino, fanno presa in tutta Europa, la storiografia artistica vede la sua nascita con l'opera di Giorgio Vasari, il primo, grande, consapevole documentatore dei fatti artistici fin dai tempi della Grecia classica.
    Il Seicento si apre con l'invenzione di un nuovo stile, il barocco, a Roma, che domina la scena artistica europea per un secolo e oltre. Artisti come Caravaggio, Bernini e Borromini sono i mattatori di un rinnovamento di grande impatto, che si affranca dai canoni dell'arte classica.
    Dopo essere diventata la meta di artisti di tutto il mondo, col Grand Tour, aver espresso la grande scuola dei vedutisti veneziani (Canaletto su tutti) e figure del calibro di Giambattista Tiepolo, nonché aver ricoperto un ruolo importante durante il periodo neoclassico con Antonio Canova, l'Italia dell'arte perde peso culturale al cospetto degli altri paesi europei. Si deve aspettare la fine del XIX secolo per ritrovare esperienze figurative di rilevanza europea con il movimento dei macchiaioli e quello dei divisionisti.
    Durante il XX secolo l'Italia partecipa a pieno titolo alle rapide vicissitudini dell'arte moderna, con il futurismo (la prima delle avanguardie storiche), la metafisica, l'arte povera e la transavanguardia, fino agli artisti contemporanei, alcuni vere e proprie celebrities rinomate anche all'estero.

    Letteratura

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    Dante, Foscolo, Pirandello e Leopardi

    La nascita della letteratura italiana canonicamente si fa risalire alla prima metà del XIII secolo con la diffusione, all'interno di circuiti assai privati e modesti, di manoscritti di carattere religioso, laico e giocoso, ad uso della comunità religiosa e laica, ma sempre ad un alto livello della scala sociale (per esempio i notai). Ciò che permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua. Infatti, prima del duecento la lingua utilizzata per scrivere i documenti era il latino.
    Essa nasce in ritardo rispetto ad altre letterature europee perché molto ancorata alla tradizione del latino. Nel XIII secolo si hanno le prime esperienze letterarie, la poesia religiosa in Umbria (il Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi e le Laudae di Jacopone da Todi), la scuola siciliana (nata a Palermo alla corte di Federico II) e, alcuni decenni più tardi, la lirica toscana. A cavallo tra XIII e XIV secolo la letteratura italiana possedeva già tre grandi opere letterarie: la Divina Commedia di Dante Alighieri, il Canzoniere di Francesco Petrarca e il Decameron di Giovanni Boccaccio. In questo periodo, inoltre, emergono i poeti Guittone d'Arezzo, Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti, in cui è assente la componente religiosa usata dai suoi predecessori.
    Nel XV secolo si distinguono invece personaggi poliedrici come Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Lorenzo de' Medici, letterato e mecenate, che promuove la nuova letteratura in volgare, Angelo Poliziano, che traduce dal greco al latino l'Iliade, e Matteo Maria Boiardo, che compone l'Orlando Innamorato. Nel XVI secolo Ludovico Ariosto, compone il poema Orlando Furioso, Niccolò Machiavelli scrive Il Principe, Baldassarre Castiglione scrive Il Cortegiano e Torquato Tasso è autore della Gerusalemme liberata. Nel XVII secolo emergono le figure di Giovan Battista Marino e di Alessandro Tassoni: il primo è considerato massimo rappresentante della poesia barocca in Italia, il secondo, invece, l'ideatore del poema eroicomico.
    A cavallo tra XVIII e XIX secolo spiccano Vittorio Alfieri, maggior poeta tragico del Settecento, Silvio Pellico, autore de Le mie prigioni, Vincenzo Monti, che traduce l'Iliade in lingua italiana, Ugo Foscolo, tra i principali esponenti del neoclassicismo, patriota e sostenitore di Napoleone, Alessandro Manzoni, autore dei Promessi Sposi (una delle maggiori opere della letteratura italiana) e Giacomo Leopardi, ritenuto il maggior poeta italiano del XIX secolo. Da citare anche la figura di Francesco de Sanctis, ritenuto il maggior critico e storico della letteratura italiana nell'Ottocento. Nel XX secolo si distinguono Giosuè Carducci (premio Nobel per la letteratura nel 1906), Giovanni Verga, considerato il maggior esponente del verismo, Grazia Deledda (Nobel nel 1926), Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio (i maggiori autori del decadentismo italiano) e Luigi Pirandello (Nobel nel 1934). Altri autori importanti del periodo sono stati Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Nobel nel 1959, Italo Svevo ed Italo Calvino, considerati i maggiori scrittori del Novecento italiano, Eugenio Montale, Nobel nel 1975.

    Teatro

    Il teatro è presente come forma d'arte sin dai tempi dell'antica Roma, vedendo all'apice della sua espressione Livio Andronico, Plauto, Terenzio (per la commedia) e Seneca (per la tragedia). Dopo un periodo di decadimento generale delle arti successivo alla caduta dell'impero romano, nel Medioevo il teatro riprende nuovo vigore grazie alle sacre rappresentazioni e all'opera buffonesca e satirica dei giullari.
    In età moderna emerge la figura di Carlo Goldoni, che supera la tradizione della commedia dell'arte e introduce una nuova forma di teatro, in cui le maschere vengono progressivamente eliminate e si passa dall'improvvisazione degli attori ad una recitazione che segue un copione preciso; bisogna inoltre ricordare il melodramma del Metastasio e l'Opera dei Pupi, un teatro delle marionette diffusosi nell'Italia meridionale tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo e inserito dall'UNESCO tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità.
    Durante il XX secolo spicca la figura di Luigi Pirandello, vincitore del premio Nobel nel 1934, la cui apparizione costituisce uno degli avvenimenti chiave del teatro europeo contemporaneo. Tra gli altri esponenti del periodo vanno annoverati Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo, Francesco Cilea, Gilberto Govi e Dario Fo, Nobel nel 1997.

    Musica

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    Verdi, Vivaldi, Pavarotti e Puccini


    La musica italiana comincia a svilupparsi nel Trecento con la diffusione dell'ars nova, che introduce la polifonia nella musica profana. In questo periodo, città come Mantova, Firenze, Ferrara, Venezia, Milano e Roma diventano centri di primo piano nel panorama musicale europeo, mentre nel Quattrocento si ricordano i canti carnascialeschi nati a Firenze nell'epoca di Lorenzo il Magnifico.
    Nel Cinquecento si ricordano Costanzo Festa, primo polifonista di fama internazionale, Gioseffo Zarlino, che dà un notevole contributo alla teoria del contrappunto, Pierluigi da Palestrina, Luca Marenzio, Carlo Gesualdo, uno dei principali innovatori del linguaggio musicale e Claudio Monteverdi, grazie al quale nasce e si afferma l'opera lirica e in particolare il melodramma.
    Nel Seicento l'Italia è sede delle prime grandi scuole di musica strumentale, che influenzeranno i musicisti di tutta Europa soprattutto attraverso le opere degli autori del periodo barocco Giovanni Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Arcangelo Corelli, che dà un notevole contributo allo sviluppo dell'arte violinistica e del concerto grosso, Antonio Vivaldi, che accentua il virtuosismo individualistico e con il quale il concerto assume una sua struttura definitiva,Domenico e Alessandro Scarlatti, che rinnovano le composizioni per clavicembalo e Giovanni Battista Pergolesi.
    Nel Settecento, Luigi Boccherini, Luigi Cherubini e Antonio Salieri, compositore ufficiale della corte asburgica, sono i maggiori rappresentanti della musica strumentale e operistica italiana. Da ricordare anche Baldassare Galuppi, Niccolò Piccinni, Domenico Cimarosa e Pietro Alessandro Guglielmi che contribuiscono allo sviluppo dell'opera buffa.
    Del periodo romantico si ricordano opere liriche come il Guglielmo Tell e Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, I puritani di Vincenzo Bellini, l'Aida, il Nabucco, La traviata e il Rigoletto di Giuseppe Verdi, la Turandot, Madama Butterfly, la Tosca e La bohème di Giacomo Puccini e la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.
    Nel XX e nel XXI secolo, in seguito al risveglio musicale in atto nei vari paesi europei, alcuni compositori italiani cercano di proporre un nuovo linguaggio musicale come Ildebrando Pizzetti, Alfredo Casella, Ottorino Respighi, Gian Francesco Malipiero e Goffredo Petrassi durante le due guerre mondiali; Bruno Maderna, Franco Donatoni, Luciano Berio, Luigi Nono, Aldo Clementi dal dopoguerra sino ai nostri giorni.
    Vanno ricordati anche strumentisti come Niccolò Paganini, uno dei maggiori violinisti del XIX secolo,[190] Arturo Benedetti Michelangeli, raffinato interprete di pianoforte del XX secolo, Maurizio Pollini, Salvatore Accardo e Uto Ughi, violinisti di fama internazionale e Mario Brunello.
    Fra i direttori d'orchestra spiccano Arturo Toscanini, Ferruccio Busoni, Riccardo Muti, Claudio Abbado.
    Sono italiani molti interpreti importanti della lirica sia nel XIX che nel XX secolo: i tenori Luciano Pavarotti ed Enrico Caruso, i soprani Renata Tebaldi e Katia Ricciarelli, il mezzosoprano Cecilia Bartoli, i bassi-baritoni Ruggero Raimondi e Sesto Bruscantini e i contralti Marietta Alboni, Clorinda Corradi e Rosmunda Pisaroni. Da ricordare anche il cantante castrato Carlo Broschi, in arte Farinelli, il più celebre sopranista del Settecento.
    La musica leggera italiana degli ultimi decenni può contare su rassegne canore di rilevanza internazionale come il Festival di Sanremo e lo Zecchino d'Oro. A partire dal dopoguerra, si sono distinti molti gruppi musicali, cantanti e cantautori tra cui Renato Carosone, Domenico Modugno, Lucio Battisti, Fabrizio de Andrè, Mina, Adriano Celentano, Gianni Morandi, la Premiata Forneria Marconi, Eros Ramazzotti, Laura Pausini e Andrea Bocelli.

    Cinema

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    Loren, Lollobrigida, Sordi e Fellini


    Agli inizi del Novecento, pochi anni dopo l'avvento del cinématographe, l'industria cinematografica italiana si afferma nel genere muto con pellicole come La presa di Roma, Gli ultimi giorni di Pompei e Cabiria; nello stesso genere Rodolfo Valentino diviene celebre in America. Gli anni trenta vedono l'apertura di Cinecittà e il successo internazionale del festival del cinema di Venezia. Nel dopoguerra si sviluppa il movimento culturale del neorealismo, che si riflette nella cinematografia italiana nelle opere di registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Luchino Visconti che ottengono importanti riconoscimenti in patria e all'estero. Alla generazione successiva, quella del cinema d'autore, appartengono Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, ai quali si affianca la figura unica e anticonformista di Pier Paolo Pasolini.
    Nella seconda metà degli anni cinquanta si sviluppa anche il genere della commedia all'italiana, con caratteri di satira di costume, con registi come Pietro Germi, Mario Monicelli, Ettore Scola, Luigi Comencini e Dino Risi. A tale filone appartengono attori affermati come Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Claudia Cardinale, Totò, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Alberto Sordi.
    Negli anni sessanta e settanta, contemporaneamente al giallo all'italiana, un altro genere ottiene un grande successo, a livello nazionale ed internazionale: è lo "spaghetti-western", di cui il maggior rappresentante fu il regista Sergio Leone.
    Sul finire degli anni settanta, con l'avvento della televisione commerciale, inizia la crisi del settore cinematografico che aumenterà nella prima metà degli anni ottanta e si protrarrà per oltre un decennio.
    Negli anni successivi l'importanza del cinema italiano è per lo più legata a singoli film o singoli registi e attori, come Franco Zeffirelli, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti, Massimo Troisi, Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores e Roberto Benigni, per arrivare, nel 2008, a Matteo Garrone con Gomorra.
    Negli anni duemila ad incassare maggiormente al botteghino sono i cosiddetti film di Natale o cine-panettoni, caratterizzati da comicità grossolana, spesso ambientati in luoghi esotici.

    Scienza

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    Leonardo

    Tra gli scienziati si distinguono Galileo Galilei, il fondatore della scienza moderna e Leonardo da Vinci, uno dei geni dell'umanità. Pittore, scultore, architetto, ingegnere, anatomista, letterato, musicista e inventore, rappresenta, nel Rinascimento italiano, lo spirito universalista che lo porta alle maggiori forme di espressione nei diversi campi dell'arte e della conoscenza.

    Scienze matematiche, fisiche e naturali

    Matematica

    Nel corso del Medioevo e del Rinascimento Leonardo Fibonacci introduce i numeri arabi, Niccolò Tartaglia risolve l'equazione cubica e Girolamo Cardano e Paolo Ruffini contribuiscono allo sviluppo dell'algebra. A partire dal XVIII secolo, diversi matematici italiani contribuiscono alla nuova disciplina dell'analisi matematica, tra questi Giuseppe Luigi Lagrange, fondatore della meccanica analitica, Jacopo Riccati, Ulisse Dini, Vito Volterra, Guido Fubini, Renato Caccioppoli, Ennio De Giorgi ed Enrico Bombieri; a Bruno de Finetti è dovuta la riformulazione dei fondamenti della probabilità e statistica. Nei secoli XIX e XX, si sviluppano la scuola italiana di geometria algebrica e quella di geometria differenziale (i lavori di Luigi Bianchi, Tullio Levi-Civita e Gregorio Ricci-Curbastro forniscono ad Albert Einstein gli strumenti matematici per la formulazione della relatività generale). Gli assiomi di Peano costituiscono tuttora uno dei capitoli fondamentali della logica e dei fondamenti della matematica.

    Fisica

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    Volta, Galilei, Marconi e Fermi


    Nel campo della fisica, oltre al già citato Galileo, sostenitore del sistema eliocentrico e della rivoluzione copernicana, che introduce il metodo scientifico e la relatività galileiana, spicca Alessandro Volta per le scoperte relative all'elettricità. Nel Novecento risaltano le figure di Guglielmo Marconi, inventore della radio, Enrico Fermi (e i ragazzi di via Panisperna) per i contributi alla fisica nucleare, Emilio Segrè, scopritore dell'antiprotone, Carlo Rubbia nell'ambito della fisica subnucleare e Riccardo Giacconi per la scoperta di sorgenti cosmiche di raggi X, tutti vincitori del premio Nobel per la fisica. Nel campo della fisica delle particelle lo studioso Nicola Cabibbo contribuisce alla teoria sulle interazioni deboli.

    Chimica

    Contributi importanti sono dati da scienziati come Stanislao Cannizzaro inventore della reazione di Cannizzaro, nell'ambito della chimica organica, Ascanio Sobrero, inventore della nitroglicerina, Giacomo Fauser e Luigi Casale, ideatori di un processo di sintesi dell'ammoniaca diffusosi in tutto il mondo. Nell'ambito della chimica industriale si distingue Giulio Natta, insignito del Premio Nobel per la chimica grazie ai suoi studi sui polimeri.

    Medicina

    La tradizione medica italiana ha origini medievali, con la Scuola medica salernitana, la prima e più importante istituzione medica del Medioevo. Continua attraverso i secoli grazie alle scoperte effettuate da numerosi medici come Gabriele Falloppio, che descrive la struttura delle trombe uterine, Giovanni Maria Lancisi, il primo medico ad ipotizzare la trasmissione della malaria tramite le zanzare e Lazzaro Spallanzani, che confuta la teoria della generazione spontanea; nel XX secolo si sono distinti medici come Camillo Golgi, Daniel Bovet, Salvador Luria, Renato Dulbecco, Rita Levi-Montalcini e Mario Capecchi, tutti insigniti del Premio Nobel per la medicina.

    Scienze umane

    Economia

    In ambito economico nel Settecento e nell'Ottocento vanno ricordate le figure di Pietro Verri, fondatore de Il Caffè, di Gian Rinaldo Carli, di Cesare Beccaria, figura di spicco dell'illuminismo italiano, di Quintino Sella, ministro delle finanze di tre governi e presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei e di Vilfredo Pareto. Nel Novecento spiccano Francesco Saverio Nitti, che elabora diverse proposte per risolvere la questione meridionale, Luigi Einaudi, intellettuale ed economista di fama nonché Presidente della Repubblica e Governatore della Banca d'Italia, Piero Sraffa, Franco Modigliani, vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 1985, Paolo Sylos Labini e Tommaso Padoa-Schioppa, ministro delle finanze e dirigente del Fondo Monetario Internazionale.

    Geografia

    L'interesse alle esplorazioni geografiche, che nel Duecento aveva portato Marco Polo fino in Cina seguendo la Via della seta, raggiunge il culmine nel XV e XVI secolo: in tale periodo si collocano i viaggi di Cristoforo Colombo, a cui si deve la scoperta dell'America, di Giovanni Caboto, che scopre il Canada arrivando in Nuova Scozia, di Amerigo Vespucci, che esplora il Nuovo Mondo che, in suo onore, verrà chiamato America e di Giovanni da Verrazzano, che esplora le coste atlantiche nordamericane. Nel XX secolo Umberto Nobile, a bordo del dirigibile Norge, è il primo a trasvolare il Polo nord.

    Storia e filosofia

    Tra gli storici figurano Landolfo Sagace, che integra la Historia romana di Paolo Diacono con la sua Historia Miscella, Lorenzo Valla, filologo, iniziatore del revisionismo storiografico, Francesco Guicciardini, noto per aver scritto la Storia d'Italia, Ludovico Antonio Muratori, considerato il padre della storiografia italiana e personaggio di primo piano del settecento italiano, Scipione Maffei, punto di riferimento per intellettuali italiani e governanti riformatori durante il Settecento, Gaetano De Sanctis, direttore della Rivista di Filologia e di Istruzione Classica e presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana dal 1947 al 1954, Gioacchino Volpe, Federico Chabod, direttore della Rivista storica italiana, e Renzo De Felice, considerato il massimo esperto sul fascismo.
    Nel campo della filosofia si distinguono in epoca tardo romana e medievale Severino Boezio, le cui opere influenzano la filosofia cristiana del Medioevo, perciò considerato da alcuni fondatore della Scolastica, Tommaso d'Aquino, filosofo scolastico tra i più noti e Bonaventura da Bagnoregio. Per quanto riguarda la filosofia moderna, vanno citati Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, esponenti del neoplatonismo, Bernardino Telesio, precursore dell'empirismo moderno, Giordano Bruno, che anticipa per via filosofica le scoperte dell'astronomia e Tommaso Campanella. Durante il XVIII e il XIX secolo spiccano Giambattista Vico, Antonio Rosmini, filosofo cattolico, critico verso l'illuminismo e il sensismo, che entra in polemica con socialismo e comunismo e Vincenzo Gioberti. Tra i filosofi contemporanei vanno ricordati lo storicista Benedetto Croce e Giovanni Gentile, entrambi esponenti del neoidealismo, e Antonio Gramsci di tradizione marxista.

    Altre scienze

    Nell'ambito delle scienze politiche vanno citati Niccolò Machiavelli, uno dei padri della scienza politica moderna, Gaetano Mosca, sostenitore dell'elitismo, Augusto Del Noce, politologo di ispirazione cattolica e Norberto Bobbio, influente personalità culturale dell'Italia del ventesimo secolo.
    Nel campo antropologico Giustiniano Nicolucci, fondatore della scuola italiana di antropologia e autore di Delle Razze Umane, il primo trattato italiano di antropologia e paletnologia, Paolo Mantegazza, uno dei primi divulgatori in Italia delle teorie darwiniane, Cesare Lombroso, pioniere degli studi sulla criminalità e Ernesto de Martino.
    Fra gli psicologi vanno ricordati Roberto Ardigò, promotore di una concezione scientifica della psicologia, Sante De Sanctis, fondatore della neuropsichiatria infantile in Italia, Giulio Cesare Ferrari, pioniere della psicologia sperimentale italiana, Vittorio Benussi, esponente di spicco della Scuola di Graz e maestro di Cesare Musatti, padre della percettologia e della psicoanalisi in Italia.
    Per la pedagogia Ferrante Aporti, pioniere dell'educazione scolastica infantile, i già citati Roberto Ardigò e Giovanni Gentile, Maria Montessori, che propone un nuovo metodo educativo, le Sorelle Agazzi, pedagogiste sperimentali e Mario Lodi. Nel campo della linguistica il poeta Giacomo Leopardi, Luigi Ceci e Antonino Pagliaro, i fondatori della glottologia moderna mentre tra i giuristi, oltre a Vico, si ricordano Baldo degli Ubaldi, Cesare Beccaria, Costantino Mortati, Giuseppe Dossetti e Francesco Cossiga.
    Da ricordare anche il geologo Giuseppe Mercalli, inventore della Scala Mercalli, che realizza la prima carta sismica del territorio italiano.

    Sport

    Nel 2009 le federazioni sportive affiliate al CONI sono 45 con 4.185.843 praticanti, a cui ne vanno aggiunti altri 205.212 di 16 discipline associate. Il calcio è lo sport più praticato, con il 26,9% di tesserati, seguito da pallavolo, col 7,8%, e basket, col 7,7%.
    A livello amatoriale, nel 2010 risultano oltre 19 milioni di individui che praticano almeno uno sport, pari al 33% della popolazione, a fronte di oltre 22 milioni, esattamente il 38,3%, che non svolgono alcuna attività fisica. Secondo un rapporto CENSIS-CONI del 2008, le attività ginniche equivalgono al calcio come sport più praticato, seguite dagli sport acquatici, il ciclismo, l'atletica leggera, gli sport invernali e il tennis.
    La Serie A del campionato italiano di calcio è uno dei più importanti e seguiti campionati calcistici del mondo, nonché il quarto più competitivo d'Europa secondo il ranking stilato dall'UEFA nel 2011. La Nazionale italiana è una delle più titolate, avendo vinto quattro coppe del mondo e un europeo.

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    Ferrari da Formula 1


    Tra gli altri sport popolari vi sono il basket, la pallavolo, il rugby, il ciclismo (che conta competizioni internazionali come il Giro d'Italia e la Milano-Sanremo), l'atletica leggera, la scherma e gli sport acquatici, come nuoto, pallanuoto e tuffi; infine, negli sport motoristici (automobilismo e motociclismo), vanno ricordati gli autodromi di Monza, Imola e del Mugello, le case motociclistiche, come Aprilia, Gilera e Ducati e automobilistiche, come la Ferrari, che in Formula 1 detiene il record di titoli per piloti e costruttori, di vittorie per singole gare e di presenza ininterrotta dall'istituzione del campionato del mondo.
    Per quanto riguarda i Giochi olimpici, Roma ha ospitato i Giochi della XVII Olimpiade, Cortina d'Ampezzo i VII Giochi olimpici invernali e Torino i XX Giochi olimpici invernali.
    Nonostante le severe sanzioni delle federazioni sportive, anche lo sport italiano risente di effetti negativi come la diffusione del doping tra gli sportivi, professionisti e amatori (nel 2007 le federazioni hanno eseguito 11.250 controlli, con un tasso di positività dello 0,6%), la corruzione (caso eclatante nel 2006 è stato calciopoli), gli eccessi economici, la violenza negli stadi e le discriminazioni.

    Gastronomia

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    La pizza Margherita


    La cucina italiana, una delle più note ed apprezzate nel mondo, conta su una vasta gamma di prodotti enogastronomici, molto vari da zona a zona, dovuti sia a fattori storici (numerosi popoli l'hanno abitata nel corso dei secoli) che climatico-territoriali, dal clima montano delle Alpi a quello mediterraneo dell'Appennino meridionale.
    Come in altri paesi europei del mediterraneo, sono presenti tratti distintivi ed elementi che caratterizzano la dieta mediterranea, un modello nutrizionale che usa alimenti naturali come legumi, cereali, carni bianche e pesce azzurro, frutta e verdura e pochi grassi (con utilizzo prevalente dell'olio extravergine di oliva), inserita nel 2010 nella lista dei patrimoni immateriali dell'umanità. Alcuni alimenti, come la pasta e la pizza, sono simboli universalmente riconosciuti della cucina italiana.
    I prodotti agroalimentari tradizionali italiani sono inclusi dal Ministero dell'Agricoltura in un apposito elenco; ad essi vanno aggiunti, ai sensi del Regolamento CE 510/2006, i prodotti DOP e IGP italiani ed i vini IGT, DOC e DOCG.
    Alcune associazioni, come Slow Food e l'Accademia Italiana della Cucina, si occupano della riscoperta per la gastronomia e l'enologia e della salvaguardia delle tradizioni regionali italiane.
     
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