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Cagliari

Capoluogo di regione

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    Cagliari

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    - Fonte -

    Cagliari ascolta[?·info] (Castéddu in sardo /ka'steɖːu/) è un comune italiano di 156.560 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Sardegna. È una delle 15 città metropolitane italiane, la cui area metropolitana (comprendente i comuni conurbati di Cagliari, Monserrato, Selargius, Quartucciu, Quartu Sant'Elena, Capoterra, Elmas, Assemini e Sestu) supera i 370.000 abitanti, che divengono 486.000 con l'agglomerato urbano diffuso. La città di Cagliari è sede universitaria e arcivescovile. Città dalla storia plurimillenaria, è il centro amministrativo storico dell'isola essendo stata, sotto la denominazione di Caralis, capoluogo della provincia di Sardinia et Corsica durante il periodo romano e successivamente capitale del Regno di Sardegna, dal 1324 al 1861. Il suo porto è classificato "internazionale" per via della sua importanza nel panorama nazionale e internazionale; svolge funzioni commerciali, industriali, turistiche e di servizio per passeggeri.

    Territorio

    La città di Cagliari è situata nella zona meridionale della Sardegna. Si trova al centro del Golfo degli Angeli e si sviluppa intorno alla Sella del Diavolo, confina a est con la catena dei Sette Fratelli, a ovest con i monti di Capoterra e a nord con la pianura del Campidano. Ha in comune con Roma, Lisbona e Istanbul il fatto di essere stata costruita su 7 colli che identificano altrettanti quartieri cittadini: Castello, Tuvu Mannu, Tuvixeddu, Monte Claro, Monte Urpinu, Colle di Bonaria, Colle di San Michele.

    Clima

    Il clima della città è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e siccitose. I valori estremi estivi talora superano di poco i 40 °C (a volte con tassi di umidità contenuti), mentre quelli invernali, solo in condizioni particolari e rare, scendono leggermente sotto lo zero. Leggermente più continentale il clima della pianura del Campidano come evidenziato dalle rilevazioni della Stazione meteorologica di Decimomannu.



    Storia antica

    La zona dove sorge l'odierna città fu abitata fin dall'età del bronzo da popolazioni sardo-nuragiche e alcuni ritrovamenti archeologici, come ad esempio le ceramiche ritrovate nel nuraghe Antigori presso Sarroch, fanno ipotizzare che le popolazioni nuragiche stanziate nell'odierno cagliaritano intrattennero intensi rapporti commerciali e culturali con i Micenei; vi sono inoltre non pochi ritrovamenti che presentano una datazione anteriore al VI millennio a.C., il che prova che i suoi porti godevano già allora di vita e di frequentazione. I Fenici, che frequentarono i porti di Cagliari e di altre zone della Sardegna sin dall'VIII secolo a.C., o in periodo comunque antecedente alla fondazione di Roma, si stanziarono all'imboccatura dello stagno di Santa Gilla. Passata ai Cartaginesi nel V secolo a.C., la città conobbe un rapido sviluppo, testimoniato tra l'altro dalle necropoli di Tuvixeddu, ritenuta la più vasta necropoli fenicia del Mediterraneo, e di Bonaria: questi furono gli estremi dell'espansione urbana di quei secoli, che vide l'abbandono degli insediamenti nuragici sui colli ed il concentrarsi lungo la costa dell'abitato, che assunse un carattere decisamente mediterraneo. Il centro cittadino fortificato, situato nell'area oggi occupata dal quartiere della Marina, era affiancato dall'area sacra che sorgeva nell'attuale zona di Stampace, ed era chiuso tra i due quartieri portuali delle zone di Sant'Avendrace e di Bonaria.Divenuta il centro principale dell'isola, ormai completamente punicizzata, passò ai Romani con tutta la Sardegna e la Corsica, nel 238 a.C., all'indomani della I guerra punica. L'aspetto dell'abitato non sembra essere cambiato molto durante la lunga dominazione romana, di cui sono notevoli resti l'anfiteatro e le ville suburbane come la Villa di Tigellio. Nei secoli successivi la Karalis romana mantenne il suo ruolo di metropoli sarda e nel 48 a.C. Cesare la premiò per averlo sostenuto nello scontro con Pompeo concedendole lo stato giuridico di municipio. Alla morte di Cesare i cittadini gli rimasero fedeli e si schierarono dalla parte del figlio adottivo Ottaviano Augusto, prima contro Sesto Pompeo, poi contro Antonio. Dopo la vittoria di Ottaviano ci fu un lungo periodo di tranquillità politica e di grande sviluppo economico, prima di cadere sotto l'occupazione dei Vandali d'Africa, comandati da Genserico, nella metà del V secolo. Caralis rimase parte del regno dei Vandali per circa ottant'anni, divenendo per un breve lasso di tempo capitale di un regno sardo indipendente proclamato dal funzionario germanico ribelle Goda. Fu conquistata da Giustiniano nel 534 d.C. ed entrò nel sistema amministrativo bizantino come sede del preside, funzionario imperiale a capo di tutta la Sardegna, e sottoposto all'esarcato d'Africa. Durante la guerra gotica, che imperversava nella penisola, contingenti di Goti occuparono per un breve periodo la città che passo poi nuovamente in mano bizantina. Nel 599 d.C. la flotta longobarda di Agilulfo compì un'incursione di saccheggio nelle coste cagliaritane ma venne respinta dalle milizie locali.

    Storia medievale

    Con la divisione dell'isola in quattro giudicati, la città, da secoli in fortissima recessione demografica e ormai ridotta al borgo di Santa Igia o Santa Gilla, rimase a capo del giudicato che ne prese il nome. Intanto aveva subìto secoli di incursioni saracene, contrastate dal principio dell'XI secolo con l'aiuto delle potenze navali di Pisa e Genova. È nota la progressiva ingerenza che le due città marinare esercitarono da allora sulla Sardegna. Il Giudicato cagliaritano, fin dalle sue più antiche attestazioni, rientrò nell'orbita dei Pisani e dei Genovesi; furono i primi che finirono con l'impadronirsene. Nel 1215, di fronte alla possibilità di un'alleanza tra la nuova giudicessa Benedetta e Genova, il pisano Lamberto Visconti ottenne con la minaccia delle armi la cessione del colle che sarebbe stato detto di Castello: infatti, quasi a guardia della capitale giudicale, vi venne presto costruita una città fortificata interamente pisana: il Castellum Castri de Kallari (1216/17).

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    La torre dell'elefante edificata durante la dominazione pisana


    Nel 1257 il neo-giudice filoligure Guglielmo III-Salusio VI scacciò i pisani da Castel di Castro (il cui colle sul quale sorgeva, era stato ceduto l'anno precedente al comune di Genova dal predecessore Giovanni Torchitorio V). Ciò accese l'ira degli altri pisani di Sardegna e di Pisa che immediatamente costituirono una alleanza comprendente i tre giudicati sardi filopisani e lo stesso comune di Pisa e attaccarono quindi Guglielmo. Il 20 luglio 1258, dopo un anno di guerra, Santa Igia venne distrutta dalla coalizione e sulle sue rovine venne sparso il sale; Guglielmo riuscì a fuggire a Genova dove morì nello stesso anno. Ebbe cosi fine il giudicato di Cagliari che venne smembrato in quattro parti: la parte settentrionale venne annessa dal giudicato di Arborea, la parte orientale dal giudicato di Gallura, l'area occidentale fu assegnata alla famiglia dei Della Gherardesca, mentre il comune di Pisa mantenne il governo di Castel di Castro, considerato "la chiave del Mediterraneo". Da allora il Castellum Castri fu identificato con la stessa Cagliari, come mostra ancora l'attuale nome sardo della città, Casteddu. Nondimeno attorno ad esso si formarono i sobborghi di Bagnaia –oggi detta Marina–, zona portuale regolata dal Breve del porto di Cagliari; della fortificata Stampace (toponimo che si riscontra anche a Pisa); e infine di Villanova; in queste appendici trovarono asilo i sardi, esclusi dal Castello che aveva invece un ordinamento comunale, regolato dal Breue Castelli Castri de Kallari, dipendente direttamente da Pisa.

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    Cupola della Cattedrale nel quartiere di Castello


    Non passarono cent'anni e un'altra dominazione sopraggiunse. Questa volta furono gli Aragonesi che, nella loro guerra di conquista della Sardegna, assediando Cagliari, edificarono una loro roccaforte su un altro colle, ancora più meridionale: quello di Bonaria. Essi tuttavia non distrussero la città nemica, come avevano fatto i Pisani con Santa Gilla; ma anzi, ottenuta la vittoria nella battaglia di Lucocisterna, lasciarono il Castello infeudato a Pisa. I toscani però non sopportavano la concorrenza del nuovo borgo aragonese di Bonaria, col suo fiorente porto: l'anno seguente ripresero le armi ma vennero nuovamente sconfitti dall'esercito catalano-aragonese in una battaglia navale svoltasi nel golfo degli Angeli tra il 26 e il 29 dicembre 1325 e quindi dovettero abbandonare per sempre la città mentre le loro abitazioni furono riassegnate a sudditi della corona d'Aragona. Sotto la dominazione iberica Caller (Cagliari), città reale non sottomessa e sede del viceré , venne dotata di un codice municipale modellato sulla base di quello di Barcellona e divenne la capitale del nuovo regno. Alcune famiglie di origine iberica che si insediarono a Cagliari in quell'epoca sono tuttora presenti in città; tra le varie si possono ricordare gli Aymerich, gli Amat, i Manca, i Canelles e i Sanjust.

    Storia rinascimentale, seicentesca e settecentesca

    Conquistata la Sardegna pisana e inglobati i possedimenti dei Malaspina, il regno dovette fronteggiare prima i Doria e poi Mariano IV d'Arborea il quale a partire dal 1353 scatenò la rivolta contro gli aragonesi cosicché il territorio regio si ridusse alle sole città di Cagliari e Alghero mentre la parte restante divenne parte del giudicato di Arborea, l'unica entità statale isolana rimasta indipendente. Questa situazione si protrasse a fasi alterne fino al 1409 quando una nuova spedizione militare aragonese, guidata da Martino il Giovane, sconfisse definitivamente i sardi nella battaglia di Sanluri, facendo si che a partire dal 1420, a seguito dell'estinzione del giudicato arborense, il territorio del regno di Sardegna, con capitale Caller, coincidesse per la prima volta con quello dell'intera isola.

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    Bastione di Saint Remy


    A Cagliari il Castello continuò ad essere interdetto a chiunque non fosse nobile, ma fu fortificata anche Bagnaria, dagli Aragonesi chiamata Llapola (pola significa 'marina' in latino medievale; la lappula o leppula portus Bagnarie dei documenti medievali sembra essere stato un luogo o un oggetto posto nel porto di Cagliari, il cui nome fu esteso al quartiere). La vita intellettuale fu relativamente vivace e nel XVII secolo venne fondata l'Università. Tuttavia pian piano la città, pur fortemente ispanizzata, cominciò a provare una certa insofferenza per la dominazione iberica: sentimento che culminò nell'assassinio del viceré Camarassa (1666). Così nel 1708, durante la Guerra di successione spagnola, i cagliaritani non opposero resistenza all'assedio anglo-olandese, che pose fine all'età spagnola. A seguito del trattato di Utrecht si assistette allo smembramento dei territori europei dell'impero spagnolo e il regno di Sardegna venne assegnato prima all'Austria dal 1713, e successivamente, dopo l'effimera occupazione del cardinale Giulio Alberoni che cercava di riconquistare la Sardegna agli spagnoli (1717), Cagliari, come deciso al trattato di Londra del 1718, passò con tutto il regno sotto il dominio sabaudo (8 agosto 1720). L'età di riforme che seguì in tutta Europa vide un relativo rilancio della città, con la riorganizzazione dell'Università e dell'ospedale, la creazione dell'Archivio di Stato e della Biblioteca universitaria, di una scuola di Chirurgia e della Stamperia reale. Anche i piemontesi furono tuttavia non ben tollerati e quando, dopo che Cagliari aveva stavolta resistito con vigore all'assedio navale dei francesi rivoluzionari (1793), i sardi videro rifiutare la loro richiesta di una maggiore autonomia e del rispetto degli antichi privilegi, la città insorse (27 aprile 1794) e cacciò temporaneamente i piemontesi; ma la rivolta, pur propagatasi subito al resto dell'isola, dove prese una piega anti-feudale, fu alla fine soffocata.

    Storia ottocentesca

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    Interno del palazzo regio di Cagliari. Fu dimora dei Vicerè e per brevi periodi dei Re di Sardegna fra il 1337 e il 1847


    Cagliari, rioccupata, divenne dal 1798 al 1815, oltre che capitale, centro politico-amministrativo del Regno di Sardegna e ospitò nel Palazzo reale (oggi detto spesso Viceregio) la corte sabauda, cacciata da Torino dai francesi, i quali avevano costituito la Repubblica Piemontese, mentre non avevano potuto conquistare la Sardegna. Nella prima metà dell'Ottocento, l'età d'oro della cultura sarda, si registrò il declino dell'aristocrazia feudale a favore di un'aristocrazia culturale che, con l'abolizione del feudalesimo e la concessione dello Statuto Albertino (1848), divenne la classe dirigente. Con le nuove tecniche belliche a Cagliari, privata del ruolo di piazzaforte all'indomani dell'Unità d'Italia, furono abbattute le mura e si posero le basi per la grande espansione dell'ultimo secolo.Attirati dalle tante potenzialità inespresse, si stabiliscono in questo periodo a Cagliari numerosi imprenditori (soprattutto liguri, piemontesi, svizzeri e francesi) che favoriranno la modernizzazione cittadina importando le prime forme di industrializzazione; avviene cosi il passaggio da una società d'Ancien Régime ad una società di tipo capitalista. Gli architetti sardi (e non), tra cui Gaetano Cima e Dionigi Scano, ridisegnano il centro urbano secondo i gusti dell'epoca; si diffonde lo stile neoclassico e neogotico, sorgono i caratteristici palazzi liberty.

    Storia novecentesca e contemporanea

    Nel primi decenni del novecento la città continua a crescere e a fine anni venti, in periodo fascista, con l'annessione dei comuni di Pirri, Selargius, Quartucciu e Monserrato raggiungerà i 100.000 abitanti cosi da poter essere annoverata fra le grandi città d'Italia. Durante la seconda guerra mondiale, Cagliari subì numerosi bombardamenti (l'80% della città venne raso al suolo, tanto che Cagliari fu dichiarata Città Martire e ricevette una medaglia d'oro al valore militare) dei quali possiamo ancora vedere i segni in alcune zone del centro storico. Nel 1948 diventa ufficialmente capoluogo della Sardegna secondo l'articolo 2 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna. Dal secondo dopoguerra in poi la popolazione di Cagliari crebbe ulteriolmente fino a raggiungere un massimo di 220.000 abitanti circa nel 1981 per poi calare drasticamente a seguito dei referendum svoltisi fra metà anni ottanta e inizio anni novanta che sancirono l'autonomia dei vari comuni circostanti, oggi inglobati nell'area metropolitana cagliaritana. Nel corso del XX secolo il centro urbano si è esteso fino al litorale del Poetto e alla zona di Monte Urpinu facendo sorgere i quartieri di San Benedetto, Bonaria, La Vega, Tuvumannu e San Michele.

    Etimologia

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    Palazzo Civico "Ottone Bacaredda" di Cagliari


    In passato Cagliari era chiamata Krly dai fenicio-punici mentre in latino era Càralis (Cărălis) o al plurale Calares o Karales. Intorno al XVI secolo Roderigo Hunno Baeza, un umanista sardo, affermò che Karalis derivasse dal greco κάρα che significa testa, poiché Cagliari era il principale centro dell'Isola. Il semitista Guglielmo Gesenius fece derivare il toponimo da Kar Baalis, che in fenicio significa "città di Dio". Questa derivazione venne, seppur con qualche differenza, accettata da Giovanni Spano; egli, infatti, sostenne che Cagliari derivi dal nome fenicio Kar-El, che significa anch'esso "città di Dio". Max Leopold Wagner fece risalire il termine Karalis al protosardo, trovando riscontro con i toponimi Carale di Austis, Carallai di Sorradile, Karhalis o Karhallis della Panfilia e Karhalleia della Pisfidia. Inoltre il toponimo Karalis è da collegare con gli appellativi cacarallai, criallei, crielle, chirelle, ghirelle (crisantemo selvatico e macerone) e garuleu, galureu, galileu (polline depositato nel miele, che è di colore giallo oro), che hanno affinità con l'etrusco garouleou (crisantemo selvatico).

    300px-Cagliari_Cupole
    In primo piano: Sant'Anna (barocco piemontese) In secondo piano: San Michele (barocco spagnolo) Campanile in fondo: Chiesa del carmine (architettura moderna)


    Francesco Artizzu notò che la radice "kar" nel linguaggio dei popoli mediterranei significava "pietra/roccia" e il suffisso "al/ar" dava valore collettivo, e si sarebbe formato così Karali, che significherebbe "luogo di comunità sulla roccia" o semplicemente "località rocciosa". Quanto poi al plurale Kalares, Artizzu lo spiega col fatto che, da un nucleo iniziale, si sarebbero uniti altri nuclei vicini, aumentando così l'estensione della città. In conclusione, molto probabilmente in origine Karalis/Caralis aveva il significato di «luogo di comunità sulla roccia/rocca gialla o bianca». Durante l'epoca Giudicale il centro della città divenne quello che oggi è il quartiere Santa Gilla e in sardo medioevale veniva pertanto chiamata "Santa Igia". Con l'arrivo dei Pisani venne identificata nei documenti pisani come Kastrum Karalis e successivamente dagli aragonesi come Castel de Càller in catalano antico. Successivamente all'affermarsi del castigliano durante il dominio spagnolo il nome divenne Callari e infine nel periodo sabaudo il nome venne semplicemente translitterato in italiano ottenendo l'attuale Cagliari. In lingua sarda il nome attuale Casteddu viene dall'identificazione della città con il quartiere fortificato di Castello edificato durante la dominazione pisana.

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    Esempi di architettura stile liberty (Palazzata di via Roma, Palazzo Balletto, Palazzo Valdès).


    Progetti per il futuro


    Negli ultimi anni Cagliari ha iniziato un processo di sviluppo urbanistico con l'obiettivo di diventare una città turistica di rilevanza internazionale, dando vita a numerosi progetti. È stato inaugurato nel 2008 il primo tratto della metrotranvia, da piazza Repubblica a Monserrato, uno dei sobborghi della città che sarà collegato alla cittadella universitaria nei prossimi anni. Esistono dei progetti per nuove linee della MetroCagliari ma per ora i lavori non hanno preso inizio. Sul lungomare è stato realizzato un terminal crociere adatto a ricevere qualsiasi tipo di nave (ha recentemente accolto la Independence of The Seas, la nave da crociera più grande del mondo), il porto commerciale e quello passeggeri saranno spostati verso la zona del porto canale, lasciando in Via Roma solo il Terminal Crociere e facendo dell'ex porto commerciale un porto turistico per imbarcazioni da diporto di grossa stazza denominato "Portus Karalis - Città di Cagliari". Entro il 2011 saranno completati i lavori di rifacimento del water front tra la Stazione Marittima e la Darsena. Nel 2011 dovrebbero iniziare i lavori per la realizzazione del nuovo stadio del Cagliari calcio, la Caralis arena. Tuttavia ci sono delle possibilità che il nuovo impianto possa sorgere nel comune di Elmas, facente parte dell'hinterland, nella zona della chiesetta di Santa Caterina dalla quale prenderà il nome. Sempre per quanto riguarda le infrastrutture sportive, dovrebbe sorgere in zona Via San Paolo un nuovo palazzetto dello sport che potrà ospitare alcune gare del mondiale di volley in programma in Italia nel 2014; i lavori dovrebbero iniziare entro il 2011 e terminare entro il 2013. Altri progetti che cambieranno il volto del capoluogo sardo sono il nuovo quartiere fieristico, il parco archeologico di Tuvixeddu e il nuovo campus universitario di Viale la Playa (dove sorgeva la S.E.M. Semoleria Italiana) progettato dall'architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha: all'interno dovrebbero sorgere teatri, biblioteche, campi sportivi e altro, ma il comune non ne permette la costruzione perché supererebbe la cubatura consentita, mentre invece preferirebbe un progetto da loro approvato dove però il Campus sarebbe solo un dormitorio; è prevista la riqualificazione del vecchio ospedale marino (in stato di abbandono) sulla spiaggia del Poetto che verrà riconvertito in un moderno centro benessere, un nuovo porticciolo per la piccola pesca costituirà invece il primo passo verso la riqualificazione del quartiere Sant'Elia. Entro la primavera del 2011 sarà ultimato il "Parco della musica", situato tra l'esclusivo T Hotel e il Teatro Lirico di Cagliari. In via di ultimazione anche la nuova area residenziale di Via Santa Gilla, che al suo interno ospiterà inoltre un cinema multisala, un planetario, bar, ristoranti, supermercati e uffici.

    Monumenti e luoghi di interesse

    Oltre al museo archeologico nazionale, che ospita al suo interno una ricca collezione di reperti risalenti alle varie epoche preistoriche e storiche, si segnalano l'Anfiteatro romano, del II secolo, modificato in epoca recente con l'installazione di una struttura in legno e ferro, inizialmente dichiarata amovibile, ma di fatto diventata permanente, con grave ed irreversibile danno dovuto ai fori operati per l'ancoraggio delle gradinate al monumento; la Basilica di San Saturnino la più antica chiesa della Sardegna di cui si abbia notizia, fondata nel V secolo e rimaneggiata in età romanica, oggi ristrutturata e riconsacrata di recente; il quartiere fortificato di Castello, che fino alla seconda guerra mondiale, fu la residenza dei nobili. Da visitare sono anche i quartieri di Stampace, Marina e Villanova. Il primo era il quartiere dei borghesi e dei mercanti, il secondo era il quartiere dei pescatori e marinai, il terzo quello dei pastori e dei contadini.

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    L'Anfiteatro Romano il cui profilo è stato drasticamente modificato negli ultimi anni per poter ampliare la struttura da adibire a teatro all'aperto per concerti ed altre manifestazioni con ampia copertura metallico-lignea apposta dalle ultime amministrazioni

    Il Bastione di Saint Remy

    Il Bastione di Saint Remy venne costruito alla fine del XIX secolo sulle mura antiche della città, risalenti agli inizi del XIV secolo, collegando fra loro i tre bastioni meridionali della Zecca, di Santa Caterina e dello Sperone, per unire il quartiere Castello con quelli sottostanti di Villanova e Marina.

    L'Orto Botanico

    Il sito, che secoli dopo diventerà l'orto botanico, era già esistente in età romana e faceva parte della rete di raccolta delle acque della Cagliari antica. Al suo interno si possono ammirare, oltre che le numerose specie di piante, cisterne, pozzi e cave di epoca romana. Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, l'orto botanico venne usato come rifugio antiaereo grazie alle gallerie e cisterne che fungevano da protezione per i cagliaritani.

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    Necropoli punica di Tuvixeddu

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    Basilica di San Saturnino

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    Cattedrale di Cagliari

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    Santuario Nostra Signora di Bonaria

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    Orto Botanico di Cagliari

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    Palazzo Boyl nel quartiere di Castello

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    Quartiere Marina

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    Fonsarda, uno dei quartieri di Cagliari in piena espansione

    Altri monumenti

    Di età fenicio punica e romana
    • Necropoli punica di Tuvixeddu
    • Sepolcro romano di Aptilia Pomptilla ("Grotta della Vipera")
    • Villa romana di Tigellio
    • Fullonica
    • Tempio di Via Malta
    • Area archeologica di Santa Eulalia
    • Necropoli di San Paolo

    Di età bizantina e giudicale
    • Basilica di San Saturnino
    • Castello di San Michele
    • Chiesa di San Lorenzo
    • Chiesa di San Pietro dei Pescatori

    Di età pisana
    • Cattedrale di Santa Maria
    • Chiesa di Sant'Alenixedda
    • Chiostro di San Domenico
    • Mura e torri pisane (Torre dell'Elefante, Torre di San Pancrazio, Torre dello Sperone, Torre dell'Aquila)

    Di età aragonese e spagnola
    • Santuario di Nostra Signora di Bonaria
    • Palazzo reale (o viceregio)
    • Ex Palazzo di Città
    • Chiesa della Purissima
    • Chiesa di San Sepolcro
    • Chiesa di San Michele
    • Chiesa di Santa Rosalia
    • Chiesa di Santa Restituta
    • Chiesa di San Lucifero
    • Chiesa di San Francesco di Paola
    • Chiesa di Sant'Agostino
    • Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina

    Di età sabauda
    • Palazzo dell'Università
    • Chiesa di Sant'Efisio
    • Collegiata di Sant'Anna
    • Palazzo Boyl
    • Villa Pollini
    • Cimitero monumentale di Bonaria
    • Piazza Yenne

    Di età italiana e contemporanea
    • Palazzine liberty
    • Orto botanico
    • Monumento ai caduti delle guerre d'indipendenza
    • Città del sale
    • Monumento a Carlo Felice
    • Piazza del Carmine
    • Palazzo civico "Ottone Bacaredda"
    • La Scala di Ferro
    • Parco delle Rimembranze
    • Legione dei Carabinieri
    • Padiglione della Cassa per il Mezzogiorno all'interno del quartiere fieristico
    • Scalinata di Bonaria
    • Palazzo del Consiglio regionale della Sardegna
    • Palazzo ENEL
    • Sede del CIS
    • Terminal Crociere
    • Campus Tiscali-Sa Illetta

    Parchi
    • Parco di Monte Urpinu (247.000 mq)
    • Parco del colle di San Michele (253.000 mq)
    • Parco di Terramaini (127.000 mq)
    • Parco di Monte Claro (250.000 mq)
    • Orto Botanico (50.000 mq)
    • Parco della ex-vetreria Pirri (25.000 mq)
    • Giardini pubblici (17.000 mq)
    • Parco naturale Molentargius-Saline (16.000.000 mq)
    • Laguna di Santa Gilla (13.500.000 mq)

    Musei e gallerie
    • Collezione sarda "Luigi Piloni"
    • ExMà
    • Galleria comunale d'arte
    • Museo archeologico nazionale di Cagliari
    • Museo dell'Arciconfraternita dei Genovesi
    • Museo civico d'arte siamese Stefano Cardu
    • Museo di Bonaria
    • Museo delle cere anatomiche Clemente Susini
    • Museo del Duomo
    • Museo di fisica di Sardegna
    • Museo di mineralogia "Leonardo de Prunner"
    • Museo sardo di antropologia ed etnografia
    • Museo sardo di geologia e paleontologia "D. Lovisato"
    • Museo del tesoro di Sant'Eulalia
    • Orto botanico di Cagliari
    • Pinacoteca nazionale

    Teatri
    • Teatro Lirico
    • Teatro Massimo
    • Teatro Civico
    • Auditorium Comunale
    • Teatro Alfieri
    • Teatro delle Saline
    • Auditorium del Coservatorio
    • TeatroClub

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    Polo museale di Cagliari "Cittadella dei musei"

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    Galleria comunale d'arte


    Spiagge

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    le limpide acque fra la Sella e Capo Sant'Elia

    Il Poetto (in sardo Su Poettu) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant'Elena. Altra spiaggia degna di nota è la piccola spiaggia di Calamosca situata nel tratto di mare tra la zona di Capo Sant' Elia e il Poetto.



    Nei comuni facenti parte dell'area metropolitana di Cagliari si trovano inoltre le spiagge di:
    Quartu Sant'Elena
    • Cala Regina
    • Capitana
    • Is Mortorius
    • Kal'e Moru
    • Mari Pintau
    • Sant'Andrea
    • Stella di Mare

    Capoterra
    • Frutti d'Oro
    • La Maddalena
    • Torre degli Ulivi

    Lingua

    La lingua autoctona di Cagliari è il sardo (sardu), e per la precisione il campidanese (campidanesu) nella sua variante cagliaritana (casteddaiu). Tale idioma è parlato sempre meno dalle nuove generazioni del luogo, che utilizzano l'italiano, in quanto, oltre ad essere l'unica lingua di cultura largamente diffusa nell'isola, tramite l'istruzione e i mezzi di comunicazione di massa, è diventata ormai anche la lingua predominante nei rapporti sociali, formali ma anche informali, specie nelle città maggiori, e particolarmente nel cagliaritano, relegando sempre più il sardo al ruolo sociologico di dialetto; spesso i giovani hanno solo la competenza passiva del sardo, dovuta al rapporto con i parenti anziani che ancora lo parlano, mentre con i genitori (per scelta di questi ultimi in merito alla loro educazione) hanno sempre parlato in italiano. La variante cagliaritana del sardo nei suoi registri alti ha tradizionalmente rappresentato il modello linguistico di referenza per tutta l'area meridionale dell'isola, variante diastratica alta utilizzata dal ceto borghese in tutto il dominio campidanese, nonché modello letterario di riferimento per scrittori e poeti.

    Religione

    La grande maggioranza dei cagliaritani è di religione cattolica ma sono presenti in città anche delle minoranze appartenenti ad altri fedi religiose, principalmente ortodossi e musulmani. La città è sede dell'Arcidiocesi di Cagliari, che ha origini antichissime, seppure non documentata si ha notizia del primo vescovo sant'Avendrace già intorno al 70 d.C.; nel territorio di sua competenza si trovano 133 parrocchie. Altre Chiese presenti sono la chiesa evangelica, la chiesa evangelica battista, la chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni e i Testimoni di Geova.


    Edited by Simona s - 27/7/2013, 06:18
     
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    Cattedrale di Santa Maria

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    - Fonte -

    La Cattedrale di Santa Maria di Castello, dedicata alla Vergine Assunta e a santa Cecilia martire, si trova a Cagliari in piazza Palazzo. Duomo del capoluogo regionale sardo, è la chiesa madre dell'arcidiocesi di Cagliari, sede della cattedra dell'arcivescovo metropolita di Cagliari; inoltre è la parrocchiale del quartiere storico Castello. La chiesa si presenta come un connubio di diversi stili artistici e custodisce sette secoli di memorie storiche della città di Cagliari.Costruita nel corso del duecento, in stile romanico pisano, venne elevata al rango di Cattedrale nel 1258. Quando Cagliari fu capitale del regno di Sardegna, al suo interno prestavano giuramento i rappresentanti dei tre Stamenti (bracci del parlamento Sardo). Nel corso del seicento e del settecento il tempio fu rinnovato secondo i canoni dello stile barocco. Negli anni trenta del novecento venne innalzata l'attuale facciata in stile neoromanico, ispirata al prospetto del Duomo di Pisa. La Cattedrale, oltre ad essere un importante luogo di culto cattolico, in cui si svolgono le principali celebrazioni dell'anno liturgico presiedute dall'arcivescovo, è uno dei più noti e visitati monumenti di Cagliari.

    Storia

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    Particolare della facciata


    Il primo impianto della chiesa si deve ai pisani, che la costruirono entro le mura della loro roccaforte, il Castel di Castro. Fondata probabilmente già nel 1217 (quando i pisani si insediarono nel colle di Castello), la prima menzione che attesta l'esistenza della chiesa di sancte Marie de Castello risale al 1254. In forme romaniche, questa chiesa originaria aveva pianta rettangolare, divisa in tre navate da colonne, con volta a crociera sulle due navate laterali e copertura in legno della navata centrale ed era dedicata, come la cattedrale di Pisa, a Santa Maria Assunta. Nel 1258, dopo la distruzione da parte dei pisani della capitale giudicale Santa Igia e della cattedrale di Santa Cecilia, la chiesa di Santa Maria di Castello fu elevata al rango di cattedrale della diocesi cagliaritana, affiancando il culto a santa Cecilia nell'intitolazione. Agli inizi del XIV secolo venne realizzato il transetto, che rese la pianta della chiesa a forma di croce latina, e le relative due porte laterali. Sulla facciata venne inoltre aperta una bifora gotica e vennero eseguiti interventi sul campanile. Al primo ventennio del XIV secolo si fa risalire la costruzione della prima cappella, in stile gotico italiano, innestata nel braccio sinistro del transetto. Con la conquista di Cagliari da parte degli aragonesi venne completato il transetto destro ed edificate altre cappelle, delle quali solo quella della "Sacra Spina" (detta anche "Cappella Aragonese") è rimasta intatta. Nel 1618 si conclusero i lavori con i quali l'arcivescovo Francisco Desquivel fece rialzare il presbiterio per costruire il Santuario dei Martiri. Il 22 novembre 1669 (giorno della festa di Santa Cecilia) un altro vescovo spagnolo, Pietro Vico, ordinò di rifare gli interni e la facciata in stile Barocco, affidando la direzione dei lavori a Domenico Spotorno. La ristrutturazione, che durò fino al 1704, cancellò quasi completamente la primitiva chiesa romanica: nel 1702 la facciata fu rifatta dall'architetto Pietro Fossati in stile barocco, il pavimento venne sostituito con tarsie marmoree, pilastri calcarei presero il posto delle colonne romaniche, all'incrocio tra la navata centrale ed il transetto venne edificata la cupola e le cappelle gotiche del transetto vennero murate. Al loro posto vennero edificati i monumenti funebri degli arcivescovi Machin e La Cabra. Nei primi anni del Novecento, in seguito al distacco di alcuni elementi marmorei, la facciata barocca fu demolita al termine di una disputa che vide protagonista l'allora soprintendente ai monumenti Dionigi Scano il quale confidava nella speranza di ritrovarvi sotto l'antica facciata romanica. La Cattedrale rimase circa venti anni priva di facciata, finché, nel 1933 venne edificata l'attuale facciata neoromanica in stile pisano utilizzando pietra calcare del colle di Bonaria e frammenti scultorei della chiesa originaria. Il progetto venne attuato su disegno dell'architetto Francesco Giarrizzo. Nel 1999 è stato effettuato un restauro della cupola, del tetto e del campanile.

    Il quartiere

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    La Cattedrale dalla Torre dell'Elefante


    La Cattedrale di Cagliari è situata nel quartiere medioevale del Castello, nel cuore fortificato del centro storico della città sarda. Il Castello fu, dal XIII secolo alla fine del XIX, il quartiere in cui, oltre alle massime autorità civili, militari e religiose, avevano le loro residenze i nobili cagliaritani. Coloro che si recavano nel Castello, come gli artigiani che lavoravano nelle botteghe del quartiere, a differenza dei nobili, la notte erano obbligati a tornare nelle proprie case negli altri quartieri cittadini, ovvero Stampace, Marina e Villanova, prima che le porte di Castello venissero chiuse. Il Castello sta ora lentamente risorgendo dopo un lungo periodo di incuria e abbandono, attraverso numerosi interventi di recupero, restauro e abbellimento degli antichi palazzi, delle chiese, delle vie e delle piazze. La Cattedrale sorge sulla vasta piazza Palazzo, dove si affacciano anche il Palazzo Reale, che oggi ospita uffici della Prefettura e della Provincia di Cagliari, e il vecchio Palazzo comunale.

    Esterno

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    Prospetto del braccio sinistro del transetto (XIV secolo)

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    Prospetto del braccio destro del transetto (XIV secolo). All'interno dell'arco trilobato è incassato un frammento ofago romano in cui, sul tondo centrale, attorniato da putti, si trova il ritratto del defunto


    L'edificio sacro si annuncia da lontano grazie all'alta cupola ottagonale che, insieme al profilo della torre trecentesca di San Pancrazio e della torre dell'Elefante, rende inconfondibile lo skyline di Castello. Il prospetto principale (1933), come detto sopra in stile neoromanico, è a salienti. Nella parte bassa della facciata, scandita da lesene e archetti pensili, si aprono tre portali, architravati e sormontati da archi a tutto sesto. L'architrave del portale mediano è l'originale della fabbrica romanica, decorato con motivi floreali, mentre sulla lunetta soprastante si trova un mosaico raffigurante la Theotokos. Nelle lunette sopra i portali laterali sono rappresentati, sempre in mosaico, a sinistra san Saturnino martire, patrono di Cagliari, raffigurato con una palma in mano, a destra santa Cecilia martire, compatrona della Cattedrale, raffigurata col suo simbolo, l'organo. Nella parte superiore la facciata si sviluppa su tre livelli, decorati con finte logge, costituite da archetti romanici sostenuti da sottili colonnine. Sopra la loggia intermedia si legge l'iscrizione dedicatoria in latino: Sanctae Mariae Reginae Sardorum (A Santa Maria Regina dei Sardi). Affianca il prospetto l'imponente torre campanaria, originaria della fabbrica duecentesca romanico pisana, a canna quadra, decorata alla sommità da archetti pensili. Alla fase costruttiva del primo ventennio del XIV secolo appartengono i prospetti laterali dei due bracci del transetto con i rispettivi portali, nei quali si nota chiaramente il passaggio dall'originario stile romanico - pisano al nuovo gusto gotico; infatti si presenta in stile tipicamente romanico il portale sul braccio settentrionale, mentre è già gotico e più elaborato quello del braccio meridionale, impreziosito fra l'altro da un frammento di sarcofago romano e da una scultura della Madonna col Bambino (XIV secolo) di scuola toscana.

    Interno

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    L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, è a tre navate con transetto e cappelle laterali; di queste, tre si aprono su ciascuna delle due navate laterali, quattro si aprono sul transetto.
    All'ingresso sono poste due acquasantiere del XVII secolo. Il pavimento, rifatto nel 1956 ripetendo il disegno originale del '600, è in tarsie marmoree policrome. Sulla volta della navata centrale sono rappresentate l'Esaltazione della croce, le Storie della diffusione della fede in Sardegna e la Pietà, di Filippo Figari (1885-1975).

    Pergamo di Maestro Guglielmo

    Ai lati del portale centrale vi sono due pulpiti derivati da un unico ambone (commissionato nel 1158 e terminato nel 1162), opera di Maestro Guglielmo eseguito per il Duomo di Pisa. Nel 1312 l'ambone viene sistemato nella Cattedrale di Cagliari. Originariamente si trovava a destra della navata centrale vicina alla terza colonna. Durante la ristrutturazione del 1669 il pergamo fu rimosso e diviso ed i due pulpiti vennero trasportati nella loro posizione attuale. Prima della divisione il pergamo doveva essere sostenuto da sette colonne di cui quattro poggiavano sui quattro leoni che ora sono collocati ai piedi del presbiterio.

    Cappelle della navata destra

    Dedicata a Santa Cecilia, Patrona della Cattedrale, è in stile barocco-piemontese.Al centro vi è un dipinto raffigurante Le Nozze mistiche di Santa Cecilia con San Valeriano, opera di Pietro Angeletti. Sul tabernacolo in argento sbalzato è raffigurata La cena di Emmaus, attribuita a Lorenzo Lavy.

    Cappella di Nostra Signora di Sant'Eusebio
    (detta anche Cappella della Madonna Nera)

    È chiamata anche Cappella della Madonna Nera per la presenza di una statua della Madonna di colore nero. La statua, in cedro del Libano ed alta 1,55 metri, è una delle tre copie dell'originale statua della Madonna nera che Sant'Eusebio, cagliaritano e vescovo di Vercelli portò con sé al ritorno dal suo esilio in Palestina nel 362 (le altre due si trovano a Crea e ad Oropa).

    Cappella di San Michele

    Sull'altare marmoreo, tra due coppie di colonne tortili, si trova la scultura che rappresenta San Michele mentre scaccia gli angeli ribelli, opera settecentesca di Giuseppe Massetti. Ai lati le due statue rappresentano San Giovanni Evangelista e il Profeta Isaia. È stata restaurata nel 1939.

    Cappelle della navata sinistra

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    Battistero

    Cappella del Battistero

    Fu costruita da Domenico Spotorno (che per farlo demolì due lati del campanile) e venne ristrutturata da Francesco Cucchiari in stile neoclassico nel 1824. Dell'originale secentesco rimane il vascone marmoreo che serviva a conservare l'acqua benedetta.

    Cappella di Santa Barbara

    Venne costruita per volere di mons. Raulo Costanzo Falletti, viceré della Sardegna e arcivescovo di Cagliari. La cappella presenta al centro un dipinto raffigurante Santa Barbara rifiuta di adorare gli idoli pagani, attribuito da alcuni a Corrado Giacquinto, da altri ad uno dei fratelli Carracci, e ai lati i monumenti a Raulo Costanzo Falletti e a suo fratello Gerolamo.

    Cappella della Madonna della Mercede

    Fu fatta erigere da Bernardo di Cariñena, arcivescovo che apparteneva all'Ordine di Santa Maria della Mercede. Al centro, Madonna e santi dell'Ordine Mercedario, dipinto di Giacomo Altomonte. Sotto la tela, statua della Vergine del Pilar e statua dell'arcivescovo Cariñena. Ai lati: monumento di don Luigi Amat dei baroni di Sorso, cavaliere dell'Annunziata, e dell'arcivescovo Paolo Maria Serci.

    Braccio destro

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    Altare di Sant'Isidoro


    Nella parete destra si trova il Mausoleo dell'arcivescovo Bernardo de La Cabra, monumento funebre in stile barocco che ricorda monsignor Bernardo de La Cabra, arcivescovo di Cagliari e prima vittima in città della peste del 1655. Alla parete di fondo è collocato l'imponente Altare di Sant'Isidoro, fatto erigere dall'arcivescovo e viceré della Sardegna Diego Fernandez De Angulo nel 1683 per celebrare la canonizzazione di sant'Isidoro agricoltore, la cui statua è alla sommità dell'altare. Al centro, la tela raffigurante la Madonna Immacolata col Bambino. Il quadro è detto anche Madonna degli Stamenti Sardi perché davanti ad esso, nel 1632, il Parlamento sardo giurava, a nome di tutto il regno di Sardegna, di difendere e insegnare la purissma Concezione di Maria. Sotto la mensa dell'altare è il monumento a Diego Fernandez De Angulo; ai lati sono le statue di Santa Barbara di Nicomedia, San Bonaventura di Bagnoreggio, San Francesco d'Assisi, San Diego D'Alcalà, San Saturnino (quest'ultima, in legni policromi, scolpita da Antonio Lonis nel 1759) e di due angeli. Nella parete sinistra, sopra la porta di accesso alla sacrestia, si trova il Polittico della Crocifissione, dipinto tra il 1528 e il 1530 e attribuito a Michele o a Pietro Cavaro. Il dipinto comprende la Madonna col Bambino, la crocifissione di Gesù, l'Annunciazione, San Gerolamo, San Matteo e San Bartolomeo.

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    Cappella della Sacra Spina


    Poco oltre si apre la cappella del Santissimo Sacramento, conosciuta come Cappella Aragonese o della Sacra Spina, edificata intorno al 1328, anno in cui gli Aragonesi presero possesso del Castello di Cagliari. La cappella infatti, a pianta semiottagonale, è uno dei primi esempi di architettura in stile gotico - aragonese edificati in Sardegna. Sui capitelli che reggono l'arco ogivale e sulla chiave della volta ombrelliforme e costolonata vi è lo stemma della Casa d'Aragona; viene chiamata "della Sacra Spina" perché vi si conserva, in una nicchia sul lato destro, una spina che la tradizione vuole provenga dalla corona di Cristo. Sull'altare è collocato un prezioso tabernacolo d'argento, risalente al 1610, opera dell'artigiano cagliaritano Giovanni Mameli, mentre dalla volta pende la lanterna, anch'essa in argento e risalente al XVII secolo. Nella cappella è sepolto l'arcivescovo di Cagliari mons. Ernesto Maria Piovella, le cui spoglie vennero qui traslate dal cimitero di Bonaria nel 1965. Nell'ambiente successivo, la Cappella del Sacro Cuore di Maria, si conserva un organo positivo del 1758 costruito dal napoletano Carlo Mancini, proveniente dalla vicina chiesa della Purissima. Sopra l'altare vi è una statua della Madonna. Una volta questa cappella era dedicata a San Saturnino, patrono di Cagliari. Sulla volta del braccio destro del transetto sono raffigurate La potenza di Maria e la sua protezione sui sardi e Santa Cecilia, sempre di Filippo Figari.

    Braccio sinistro

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    Cappella Pisana


    Nella parete destra del braccio sinistro del transetto si aprono due cappelle, simmetriche a quelle del Sacro Cuore di Maria e della Sacra Spina. La prima, quella più prossima al presbiterio, è la Cappella del Crocifisso, settecentesca, interamente ricoperta di marmo nero venato, che ospita nell'altare un crocifisso ligneo del XVI - XVIII secolo e le due statue secentesche in legno di San Sebastiano e San Rocco. La successiva cappella, destinata alle celebrazioni nei giorni feriali, detta Cappella pisana (in passato chiamata anche del Sacro Cuore di Gesù o del SS. Sacramento), a pianta quadrata, con volta a crociera, in stile gotico toscano, è la cappella più antica della Cattedrale: risale infatti al primo ventennio XIV secolo. Sotto la mensa vi è un frammento di leggio d'ambone del XIII secolo. Nella parete di fondo si innalza il Mausoleo di Martino il Giovane, imponente monumento funebre a Martino I di Sicilia (1374-1409), Infante di Aragona, morto durante la conquista della Sardegna nel 1409. Il suo nome è legato alla vittoria nella battaglia di Sanluri del 30 giugno 1409 contro il Regno di Arborea e alla ferocia dei suoi soldati, tanto che ancora oggi il luogo della battaglia si chiama S'occidroxiu (lo scannatoio).

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    Mausoleo di Martino I di Sicilia


    L'autore del mausoleo, ispirato al barocco ligure-piemontese, è Giulio Aprile, che vi lavorò dal 1676 al 1680, anno in cui venne inaugurato il mausoleo (ma la salma di Martino vi fu collocata solo nel 1689). In basso vi sono 4 statue di guerrieri e due angeli che sostengono uno scudo, al centro lo stemma dei re d'Aragona e un'iscrizione che riporta la data della sua morte, in alto, tra due statue di leoni, l'urna contenente il corpo di Martino e la statua del re, della Morte, della Giustizia e della Fede. Nella parete sinistra è posto il Monumento a Mons. Ambrogio Machìn, sepolcro di monsignor Ambrogio Machìn, arcivescovo di Cagliari e Maestro Generale dell'Ordine Mercedario, opera di Domenico Martini. Al di sopra si nota la cosiddetta "Galleria Reale", una loggia in legno da cui la famiglia reale assisteva alla messa durante il periodo di esilio a Cagliari (1799 - 1814). Sulla volta sono raffigurati Cristo Re e San Saturnino, del Figari.

    Presbiterio

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    I quattro leoni marmorei, oggi ai piedi della balaustra del presbiterio, in origine sostenevano il Pergamo del Maestro Guglielmo


    Il presbiterio del duomo è rialzato di circa un metro e mezzo dal pavimento della chiesa e cinto da una balaustra marmorea arricchita da pregevoli intarsi. Questa sistemazione si deve alla volontà dell'arcivescovo Francisco de Esquivel, il quale volle che sotto il presbiterio trovasse posto, nel 1614, il Santuario dei Martiri. Ai piedi della balaustra si trovano i quattro leoni stilofori, risalenti alla metà del XII secolo, in origine collocati alla base delle colonne che sostenevano il pulpito di maestro Guglielmo, quando era ancora integro. Sul lato destro si trova una elegante credenza in marmo a forma di altare, fatta costruire dal canonico Pietro Sanna nel 1702, in cui è collocato in alto un bassorilievo con l'immagine di Santa Cecilia, raffigurata con la palma del martirio e l'organo. Al centro del presbiterio si trova l' altare maggiore, una semplice mensa marmorea sostenuta da cinque colonnine dello stesso materiale. Si tratta dell'originario altare dell'antica chiesa romanica, che nel corso dei secoli, particolarmente nel '600, venne ricoperto di numerosi ornamenti, dai quali è stato liberato nel corso dei restauri del 2007. Il paliotto che ricopriva l'altare, in lamina d'argento lavorata a sbalzo e a cesello, realizzata a Madrid a metà del 1600, in cui sono raffigurati San Lucifero, Santa Cecilia, San Saturnino, San Giorgio, Sant'Efisio e San Sebastiano, è attualmente conservato nel museo del Tesoro della Cattedrale
    Sempre in seguito agli ultimi restauri, il prezioso tabernacolo in argento a forma di tempio che sovrastava l'altare è stato trasferito nella cappella della Sacra Spina, cosi come la lampada che pendeva dalla cupola. Dietro l'altare si trova il coro ligneo del XVII secolo, al centro del quale è posta la cattedra vescovile, ornata dallo stemma dell'arcivescovo Pietro Vico. Nella parete di fondo trova posto, in una preziosa nicchia, la statua marmorea della Madonna di Monserrato, titolo che gli Aragonesi aggiunsero a tutte le chiese dedicate alla Madonna. L'organo, a trasmissione elettrica, è stato costruito dalla casa Vincenzo Mascioni di Cuvio nel 1955 (op.712) e ampliato nel 2007, le canne sono poste nelle due tribune ai lati del presbiterio. È dotato di tre tastiere e pedaliera. Nelle vele della cupola sono rappresentati I quattro evangelisti, sempre di Filippo Figari, mentre nella volta sopra il coro il quadro raffigurante la Gloria di Santa Cecilia è opera di Antonio Caboni.

    Cripta della Cattedrale

    Sotto i pavimenti marmorei del duomo esistono diversi ambienti sotterranei, la maggior parte non visitabile, destinati nel corso dei secoli alle sepolture di diversi personaggi, tra cui arcivescovi, nobili e viceré.

    Santuario dei Martiri

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    Particolare delle decorazioni marmoree del Santuario dei Martiri

    La parte più nota dei sotterranei, l'unica attualmente visitabile, è il Santuario dei Martiri, costituito da tre ambienti, scavati sotto il presbiterio per volontà dell'arcivescovo de Esquivel all'inizio del XVII secolo.

    La Dormitio Virginis

    La titolare del Duomo di Cagliari è la Vergine Assunta, colei alla quale i pisani dedicarono la chiesa romanica da loro eretta nel Castel di Castro. Nella Cattedrale cagliaritana, come in diverse chiese dell'Isola, il culto dell'Assunta si fonde con quello strettamente connesso della Dormizione di Maria. Nei giorni immediatamente precedenti il 15 agosto, solennità dell'Assunzione di Maria, e per tutta l'ottava (la settimana successiva), il simulacro della Dormitio Virginis (la Vergine Maria raffigurata dormiente, in attesa della resurrezione e assunzione in cielo in anima e corpo) viene collocato, su di un catafalco preziosamente ornato da 10 angioletti dorati, nella navata centrale, per essere venerato dai fedeli. Il simulacro della Madonna dormiente, opera di scuola siciliana del XIX secolo, venne donato dalla futura regina Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice di Savoia, durante il periodo di permanenza della corte sabauda a Cagliari (1799 – 1814). Ancora oggi, in occasione della esposizione in duomo, il simulacro viene rivestito con sontuosi abiti dalle rappresentanti delle stesse famiglie nobili a cui appartenevano le dame di corte di Maria Cristina a Cagliari, ovvero le famiglie Amat, Manca di Villahermosa e Sanjust, in ossequio al privilegio loro concesso dalla stessa Maria Cristina per l'adempimento del singolare compito. La statua lignea della Madonna venne donata alla Municipalità di Cagliari e per questo era conservato inizialmente nel palazzo di Città, di fianco al Duomo; quando, agli inizi del XX secolo, la Municipalità si trasferì nel nuovo palazzo in via Roma, il simulacro venne affidato al Capitolo Metropolitano e quindi conservato nella sacrestia della Cattedrale.

    Sacra Spina e Trittico di Clemente VII

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    La Cappella Aragonese nel braccio destro del duomo cagliaritano custodisce un oggetto che i cattolici venerano come reliquia, ovvero una spina che si vuole appartenesse alla corona che cinse il capo di Gesù Cristo durante la sua passione. Tramite antichi documenti custoditi nell'archivio del Capitolo Metropolitano di Cagliari, si conosce che la Spina, insieme ad altre reliquie e preziose opere d'arte, giunsero nel settembre del 1527 nelle mani dell'arcivescovo di Cagliari, tale Gerolamo di Villanova. Le reliquie e gli altri oggetti, trafugati da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio durante il sacco di Roma erano parte del carico di una nave che da Gaeta doveva fare approdo a Cagliari. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta; questo fatto indusse chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, a confessare il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, forse spinti dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi. Una volta giunti a Cagliari, i religiosi informarono dei fatti l'arcivescovo, il quale istruì un processo e si preoccupò di informare il pontefice, papa Clemente VII, affinché potesse rientrare in possesso degli oggetti rubati. Il pontefice, appresi i fatti, decise con Breve Pontificio del 23 luglio 1531, di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina, e un prezioso trittico fiammingo in segno di riconoscenza alla città, con obbligo di esporli durante la festa dell'Assunzione, tradizione che è stata conservata fino ad oggi. Il suddetto trittico fiammingo, risalente al XV secolo e attribuito al pittore Rogier Van der Weyden, era proprietà dello stesso Clemente VII, il quale lo aveva collocato nella sua camera da letto e che venne trafugato nel 1527 dai Lanzichenecchi dell'Imperatore Carlo V. Nell'opera è rappresenta al centro la Pietà con la Vergine addolorata e il Cristo incoronato di spine, mentre a sinistra vi è Sant'Anna, la Madonna ed il Bambino Gesù, e a destra Santa Margherita e il drago. Alla venerazione della Sacra Spina, durante l'esposizione di metà agosto, è legata la possibilità di lucrare l'indulgenza plenaria, previe le altre condizioni previste dalla Chiesa. L'indulgenza è stata riconfermata nel 1992 da papa Giovanni Paolo II.


    Edited by Simona s - 27/7/2013, 06:19
     
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