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Fiumefreddo Bruzio

Provincia di Cosenza

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  1. Isabel
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    Fiumefreddo Bruzio
    [Jiumifriddu]

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    - Fonte -

    « Dai monti, dal piano
    sospesa sempre
    tra cielo e mare
    Fiumefreddo t'appare.
    Né resisti al suo richiamo!
    V'accedi per porta d'Oriente
    e s'apre al tuo cuore
    e rischiara la mente
    . »
    (dalla poesia di Franco Del Buono)

    Fiumefreddo Bruzio (Jiumifriddu, in dialetto calabrese) è un paese di 3.162 abitanti situato nel Basso Tirreno Cosentino, in provincia di Cosenza. Luogo turistico di grande pregio inserito dal novembre 2005 nel prestigioso club dei Borghi più belli d'Italia, ed insieme ad Altomonte e Morano Calabro rappresenta una delle meraviglie storiche paesaggistiche e culturali della provincia cosentina. È il comune dove la Miss Italia 2009, Maria Perrusi, è residente dalla nascita.

    Geografia

    Fiumefreddo Bruzio è ubicata lungo la costa del mar Tirreno nella parte meridionale della provincia di Cosenza e confina a nord con Falconara Albanese ed a sud con Longobardi Marina. Il comune conta su una superficie di circa 30 km2 la quale, pur essendo prevalentemente collinare, è caratterizzata da una spiccata differenza morfologica, infatti parte dal livello del mare e sale prima bruscamente, poi sempre più gradatamente, fino ad arrivare ai 1541 mt. del Monte Cocuzzo il quale è la cima più alta dell'Appennino Paolano. Il territorio è costituito da un massiccio montuoso-collinare nell'interno, è ricco di boschi di querce, castagni e mortella nel cui sottobosco crescono spontanee piante officinali e aromatiche come: menta, origano, felci, e radure dove pascolano liberi ovini e bovini. Dal massiccio partono due falangi collinari divise da una stretta valle fluviale alla base della quale scorre una tipica fiumara appenninica e caratterizzate prima da sommità tondeggianti per finire poi, nella parte più succedanea al mare, in forma di pianori, su uno dei quali è edificato il borgo medievale che costituisce il centro storico di Fiumefreddo; in questa zona è dominante la macchia mediterranea e numerosi sono gli uliveti e i vigneti oltre ai frutteti. Infine, dalle pareti dei dei due pianori che cadono a strapiombo fino al livello del mare, parte una lingua di terra pianeggiante di natura prevalentemente alluvionale che si estende per poche centinaia di metri tra le colline e la spiaggia e sulla quale in tempi relativamente recenti sono sorte le frazioni della "marina", dello "scaro" e del "reggio" le quali sono prevalentemente vocate ad accogliere e promuovere il turismo balneare.

    Il nome

    - Fonte -

    Fiumefreddo prende nome da Flumen frigidum, cioè dal fiume di acqua potabile - chiamato anticamente frigidum, freddo, per le sue fresche acque - che sgorga dalla roccia a pochi km dal mare. L’appellativo Bruzio denota il territorio ed è stato aggiunto nel 1860 per distinguerlo da paesi omonimi.

    Storia

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    • IX-X sec., i Saraceni devastano quella che era probabilmente una colonia romana (tracce archeologiche sulla collina detta Cutura). Il luogo è nel dominio dei Longobardi (prima di Benevento, poi di Salerno) e confina a sud con le terre in potere dei Bizantini. Il nucleo abitato si ricostituisce intorno al Mille.
    • 1054, i Normanni occupano la regione e il loro condottiero Roberto il Guiscardo costruisce una torre di difesa a Fiumefreddo, in virtù dei suoi strapiombi naturali.
    • 1201, Simone de Mamistra, governatore della Calabria e barone in epoca sveva, trasforma la torre normanna in castello fortificato e dona il cenobio basiliano di Valle Cent’Acque a Gioacchino da Fiore, monaco ed esegeta, fondatore dell’Ordine detto florense.
    • XIII-XV sec., il feudo di Fiumefreddo passa di barone in barone, prima sotto gli Angioini e poi sotto gli Aragonesi.
    • 1528, l’imperatore Carlo V assegna la baronia al capitano Pietro Gonzales de Mendoza, per le vittorie riportate in Calabria contro l’esercito francese. Sposando l’unica figlia di Fernando de Alarcon, uno dei più celebri generali spagnoli nelle guerre d’Italia, il capitano de Mendoza si lega a un potente casato. A lui si devono la ricostruzione del castello e il consolidamento delle mura di cinta.
    • 1638, un catastrofico terremoto colpisce il borgo.
    • 1807, il presidio borbonico rintanato nel castello, è costretto alla resa dalle truppe napoleoniche. L’anno dopo l’ultima erede degli Alarcon y de Mendoza, Beatrice, vende i beni di Fiumefreddo, compreso il castello diroccato dall’artiglieria francese.

    Salvatore Fiume

    Nel 1975 il pittore siciliano Salvatore Fiume si offrì gratuitamente di rivitalizzare il centro storico del paese. Tra il 1975 ed il 1976 dipinse alcune pareti interne ed esterne del castello semidiroccato e nel 1977 la cupola della cappella di San Rocco. Successivamente collocò, durante gli anni novanta, una statua di bronzo in ognuna delle due piazze fiumefreddesi rivolte verso il mare.

    Gli incantesimi di Salvatore Fiume disseminati nel borgo.

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    Aspettando il completo recupero del centro storico, che già lascia intravedere segnali positivi, come la rimozione delle saracinesche e degli elementi di degrado dalle facciate storiche, e dei parcheggi davanti alle piazze, Fiumefreddo ha l’aria della Calabria che vuole riscattarsi e guardare avanti. L’ingresso al centro storico, da oriente, è la Porta merlata che si apre su Piazza del Popolo, dove già s’intravedono i vicoli ciottolati in pietra viva, e i cui contorni sono segnati da tre monumenti. La Chiesa Matrice di S. Michele Arcangelo, edificata nel 1540 e rimaneggiata nei secoli, si presenta con l’aspetto posteriore al terremoto del 1638 e conserva pregevoli tele di Francesco Solimena (1657–1747) e Giuseppe Pascaletti (1699-1757), buon artista locale, autore anche della pala d’altare. Sulla piazza, si affacciano a destra il Palazzo del Barone Del Bianco e a sinistra il Palazzo Gaudiosi. Proseguendo per via Risorgimento si arriva, passando davanti a Palazzo Zupi, dotato di splendido portale, ai ruderi del Castello, costruito nella parte alta del borgo sugli strapiombi del vallone. A ridurlo in rovina furono le truppe napoleoniche che nel 1807 vi assediarono i partigiani dei Borboni. Una delle sale è decorata dagli affreschi di Salvatore Fiume, purtroppo minacciati dalle intemperie. Da Largo Castello ci si dirige verso Piazza Vittorio Veneto, il punto focale della vita cittadina, dove fa bella mostra di sé Palazzo Pignatelli, di fattura cinquecentesca e dimora di diversi feudatari. Andando verso Largo Torretta s’incontra la Chiesa dell’Addolorata, di antichissima origine (XI sec.) ma di aspetto barocco, con pregiati lavori di stuccatori calabri all’interno. Uscendo dalla chiesa, dirigendosi a sinistra si raggiunge Largo Santa Domenica con i ruderi dell’omonima chiesa e una bella vista a mare, mentre prendendo la destra ci s’incammina verso il seicentesco Palazzo Mazzarone e, subito dopo, la Chiesa di S. Francesco di Paola, costruita nel 1709 con uno splendido portale barocco. L’attiguo convento dei frati Minimi è oggi sede del Comune. Di fronte, sulla Torretta, si ammira la scultura di Salvatore Fiume slanciata verso il mare che segna d’azzurro l’orizzonte. Si torna quindi alla Chiesa di S. Francesco per andare a vedere, poco oltre, in Largo Pascaletti, la Chiesa di Santa Chiara, datata 1552. Qui era collocata la pala d’altare del Solimena che oggi si trova nella Chiesa Matrice. Ci si dirige poi verso la Rupe dove sorge la Chiesa di S. Rocco del XVIII sec., costruita a pianta esagonale sulla cinta muraria e nei pressi della Porta di mare. Gli affreschi dell’interno sono di Salvatore Fiume (1980) e rappresentano S. Rocco che salva il popolo colpito dalla peste. Salendo da Largo S. Rocco per via Porta di Mare, si giunge a Largo dei Follari, antica sede di filande, dove si trova Palazzo Santanna. Proseguendo per via Manzoni, si incontrano sulla sinistra Palazzo Pitellia, con cortile interno di scuola romana del XVIII sec., e più avanti, sulla destra, Palazzo Castiglione-Morelli del sec. XVI. Prendiamo un vicoletto, ed eccoci di nuovo in Piazza del Popolo. Resta da vedere, in una cornice di verde in località Badia, la Chiesa di Santa Maria di Fonte Laurato, eretta dai monaci basiliani, distrutta nel 1201, ricostruita da Simone de Mamistra e affidata all’abate Gioacchino da Fiore, morto nel 1202 in odore di santità e citato nella Commedia di Dante come “di spirito profetico dotato”. Il campanile, in stile cistercense, ha una campana del 1510 e l’altra d’inizio Settecento.

    Monumenti e luoghi d'interesse

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    La marina vista dal paese



    Chiese e conventi
    • Chiesa Madre di Santa Maria ad Adnexis; l'edificazione con l'attuale aspetto del principale luogo di culto del borgo venne completata nel 1674, data incisa sul portale principale. Noti,oltre ad alcuni dipinti interni, i due portali seicenteschi.
    • Chiesa di San Francesco di Paola;
    • Chiesa di San Rocco.
    • Abbazia di Fonte Laurato.

    Palazzi e ville
    • Ex-Convento dei Frati Minimi;
    • Ex-Convento delle Clarisse;
    • Palazzo Pignatelli;

    Castelli e fortificazioni
    • Castello della Valle.

    Fontane e monumenti
    • La Fontana Monumenetale - Opera del Maestro Salvatore Fiume;
    • La Fortuna - Opera del Maestro Salvatore Fiume;

    Gastronomia

    Importante è anche la gastronomia locale, la quale insieme alle attrattive paesaggistiche e balneari e a quelle artistiche e archeologiche, è anch'essa una forte attrattiva turistica. Come in generale tutta la cucina meridionale e soprattutto quella calabrese, la cucina locale è caratterizzata da pietanze semplici, ma molto speziate: immancabili in qualunque campo o aiuola del paese sono il peperoncino, il prezzemolo, il basilico, il rosmarino, l'aglio e la cipolla. I piatti tipici che caratterizzano particolarmente la cucina di Fiumefreddo Bruzio sono soprattutto due. Il primo è la Filiciata, cioè un formaggio tenero appena cagliato posto su delle felci, un piatto che inizialmente veniva preparato il 15 agosto in occasione della festa ormai secolare in onore dell'Assunzione di Maria V. e che ora sta riscoprendo il successo; l'altro è la frittata di patate una sorta di torta rustica preparata con le patate fornite in magna copia dai campi circostanti la quale nonostante sia così chiamata, non annovera tra i suoi ingredienti le uova. Tra le altre pietanze tipiche dell'area cosentina che è possibile gustare a Fiumefreddo si ricordano: i cuddurieddri o grispeddre, le polpette di melanzane e le alici imbottite. Non meno importante è la produzione di formaggi tipici artigianali come la grana calabrese, la provola casareccia, il pecorino, il caprino, la ricotta nonché di salumi anch'essi tipici quali la soppressata calabrese, la salsiccia piccante, il guanciale, il prosciutto crudo, la pancetta e il capocollo. Infine altrettanto fiorente nell'agro fiumefreddese è la produzione di olio extravergine d'oliva e di vini locali.

    Immagini


    Edited by Isabel - 20/9/2013, 14:38
     
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  2. pifa953
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    io sono stata a Fiumefreddo Bruzio a villeggiare per circa 4/5 anni e sono state estati indimenticabili allora avevo i bimbi piccoli ed avevamo trovato una casa proprio sul mare davvero un periodo fantastico pieno di ricordi ed emozioni: la spiaggia, il mare splendido anche quando era agitato, Fiumefreddo paese con i suoi vicoli ed il castello veramente spettacolare
     
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1 replies since 14/5/2011, 16:38   454 views
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