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Belmonte Calabro

Provincia di Cosenza

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    Belmonte Calabro

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    Info - Scheda Wikipedia

    Belmonte Calabro (IPA: belmònte kàlabro, conosciuta semplicemente come Belmonte, Bellimontis in latino, Bellimunti in dialetto belmontese) è un comune italiano di 2.255 abitanti, della provincia di Cosenza, in Calabria. Il paese, situato circa quattro chilometri nell'entroterra in posizione panoramica su una collina che domina un vasto tratto di mar Tirreno, venne fondato dagli Angioini nella seconda metà del Duecento. Il feudo fu governato dai Cossa, dai Di Tarsia, dai Ravaschieri, dai Pinelli ed infine dai Pignatelli. Nel 1619 venne creato il titolo di principe di Belmonte, soppresso solo dalla costituzione repubblicana del 1948. Oggi il comune è interessato dal fenomeno del turismo balneare estivo, che rappresenta la principale industria del territorio, accanto al tradizionale settore primario legato all'allevamento.

    Geografia fisica


    200px-Mare_tramonto
    Un tramonto sul mar Tirreno dalla
    località Campo di Mare (75 m s.l.m.)

    Secondo la "Carta Geologica d'Italia" del Servizio Geologico d'Italia il territorio belmontese è in gran parte classificato come zona scf ("scisti lucenti"), mentre una parte consistente (il centro storico e le località di Bastia, Campo, Vadi, il corso del fiume Verre) è classificata come suolo a tipologia m2a ("arenarie con denti di squalo e bacchette di echini"), segno dell'antica presenza del mare anche a quote attualmente piuttosto elevate. La località Annunziata, il cimitero e le loro immediate vicinanze si trovano su un banco isolato di serpentino, chiamato localmente "marmo verde di Belmonte Calabro". Infine, la Marina di Belmonte e tutta la fascia della pianura costiera è una zona alluvionale.

    Idrografia


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    San Pietro in Amantea dalla località
    Annunziata (397 m s.l.m.)

    Il corso d'acqua più importante del territorio belmontese è il Verre (fiume)|fiume Verre, chiamato anche "fiume di Belmonte": esso scaturisce da diversi corsi d'acqua alle pendici di Monte Cocuzzo, presso la località significativamente chiamata Capo di Fiume (725 m s.l.m.) e scorre in un suggestivo scenario di piccoli "canyon" e di antichi mulini ad acqua abbandonati fino alla località Acquicella, presso la quale sfocia nel mar Tirreno. Nell'ultimo tratto segna il confine meridionale del comune di Belmonte con Amantea.

    Altri corsi d'acqua a carattere torrentizio che bagnano il territorio belmontese sono il torrente Santa Croce, corso d'acqua che delimita il confine settentrionale tra Longobardi e Belmonte, di lunghezza relativamente considerevole, che si origina dalle falde di Monte Cocuzzo ed è sottopassato dalla Strada Statale 18 Tirrena Inferiore con una galleria subalvea; il torrente Santa Barbara, corso d'acqua che si origina da sorgenti situate presso la località omonima e Campo di Mare ed è sottopassato dalla Strada Statale 18 Tirrena Inferiore con un'altra galleria subalvea; il torrente San Martino, corso d'acqua che si origina presso la località Piane e arriva al mare sovrappassando la Strada Statale 18 Tirrena Inferiore che passa attraverso una galleria subalvea; il torrente Cozzino, corso d'acqua che si origina presso la località Petrone (500 m s.l.m.) e scorre verso il mar Tirreno scavando profondi "canyon"; il torrente Peopaio, corso d'acqua che si origina da due vene d'acqua presso il Cozzo Varallo, e nel suo corso scava profondi canyon nel suolo di arenaria; il torrente dell'Acqua della Chiesa, che solca l'omonimo vallone ed affluisce nel fiume Verre presso la località Palombelli.


    Orografia


    200px-Boschi_Campo_Belmonte
    Vallelonga, dove scorre il fiume
    Verre nel primo tratto del suo corso,
    dal rimboschimento della pineta
    Casilini in località Campo.
    Sullo sfondo, Vadi
    Nonostante il comune di Belmonte si estenda fino alle pendici di Monte Cocuzzo (1530 m s.l.m.), la cima dello stesso ricade in comune di Mendicino, segnando anche il confine con i comuni di Fiumefreddo Bruzio e Longobardi: l'altitudine massima raggiunta in territorio belmontese è perciò quella del Cozzo Serralto (1129 m s.l.m.). Un'altra montagna che supera i 1000 metri di altezza è la Pietra del Corvo (1038 m s.l.m.), che assieme al Cozzo Pescato (974 m s.l.m.) ed al Cozzo Burrara (921 m s.l.m.) segna il confine con il comune di Lago. Gran parte del territorio rimanente è caratterizzato da una notevole asperità del terreno: se la località più elevata, Campo, si trova a 623 m s.l.m., la località più bassa, Marina di Belmonte, è a 5 m s.l.m.: in posizione intermedia si trovano la Sellina (una caratteristica alture "a due gobbe", delle quali una misura 566 m s.l.m. e l'altra 525), Palombelli e Cava (514 m s.l.m.), Vadi (463 m s.l.m.), Salice (460 m s.l.m.) e la dirimpettaia Spineto (444 m s.l.m.), Buda (411 m s.l.m.), Santa Barbara (400 m s.l.m., anche se il centro abitato è dislocato su più livelli, dai 298 m s.l.m. della Motta Vacanti ai 493 di San Pietro), Annunziata (397 m s.l.m.), Viglia (181 m s.l.m.), Bastia (146 m s.l.m.), Campo di Mare (75 m s.l.m.), Cuoco e Regastili (80 m s.l.m.), Acquicella (38 m s.l.m. in comune di Belmonte, 52 in comune di Amantea). La chiesa dell'Immacolata Concezione al centro storico è situata a circa 300 m s.l.m., la località Serra a 299 m s.l.m.: lo stadio comunale in località Oliveto, lungo il fiume Verre, è invece a 107 m s.l.m. Il Vallone della Porta, infine, è a 140 m s.l.m.

    Storia


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    Il sito dell'attuale abitato di Belmonte non fu in età antica, stando ai resti pervenuti ai giorni nostri, sede di alcun abitato pre-romano o romano. Tuttavia, nel vasto territorio belmontese sono state attestate presenze antiche, anche collegate a stabilimenti di coloni Greci nella zona. Il territorio belmontese era incluso all'epoca della colonizzazione greca e poi in età romana nel territorio della città di Clampetia, identificata o nel territorio di Fiumefreddo Bruzio o, secondo l'ipotesi più diffusa, nel territorio di Amantea. In località Cuoco è stato attestato sorgesse in età pre-romana e poi romana un piccolo villaggio, stazione di posta sulla via Traianea. Presso quest'area è venuta alla luce negli ultimi anni del XX secolo una necropoli risalente all'incirca al II secolo a.C. Il reperto più interessante è rappresentato da un'anfora d'argilla alta 1.05 metri, conservata oggi presso il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide a Sibari, in comune di Cassano allo Ionio, contenente lo scheletro di un bambino di diciotto mesi inumato secondo il rituale funerario punico dell'enkytrismos, introdotto dunque attraverso legami commerciali con Cartagine. Questi legami con altre zone del mar Mediterraneo sono anche testimoniati dai ripostigli di Belmonte Calabro, vasi di terracotta rinvenuti in località Serra nel 1935 contenenti in tutto ventitré monete provenienti dalle zecche di Locri, Crotone e Cartagine risalenti grosso modo all'età della seconda guerra punica. In località Regastili, poco lontano dalla località Cuoco, sorgeva secondo alcune ipotesi un tempietto pagano o un'antica officina. Il toponimo Regastili infatti deriverebbe o dal greco antico εργαστηριον ("ergasterion", "officina, fabbrica") o dalla corruzione del greco antico δεκα στιλους ("dieci colonne"), nomi che farebbero pensare comunque ad una costruzione antica presente nel sito, di cui fino ad oggi non si è trovata traccia. La località Annunziata è anche denominata Greci, il che sarebbe giustificabile con la presenza di un antico tempio dedicato alla dea Venere, su cui sarebbe sorta con l'avvento del Cristianesimo l'attuale Chiesa dell'Annunziata, che sarebbe uno dei primi luoghi di culto cristiani della zona.

    Le origini del nome


    Il toponimo Belmonte deriva secondo l'ipotesi più accreditata dal nome del maresciallo del Regno di Napoli Drogone di Beaumont che nel 1270 fondò il castello. Altre fonti invece lo farebbero derivare dal sito su cui sorge l'abitato, appunto un "monte", "bello" per via della posizione dominante sia sul mar Tirreno che sulla vallata del fiume Verre. L'attributo Calabro venne aggiunto prima con delibera del Consiglio comunale del 1º novembre 1862 e successivamente con Regio Decreto 4 gennaio 1863, per la necessità di distinguere il paese da altre località italiane omonime, quali Belmonte Castello (FR), Belmonte del Sannio (IS), Belmonte in Sabina (RI), Belmonte Mezzagno (PA), Belmonte Piceno (AP).

    Medioevo

    Dopo la caduta dell'Impero Romano, nell'846 i Saraceni conquistarono la città bizantina di Nepetia, collocata nel sito dell'attuale Amantea e il cui territorio comprendeva anche quello di Belmonte, e ne rimasero padroni dopo aver creato un Emirato fino all'885 quando i Bizantini al comando di Niceforo Foca il vecchio riconquistarono la città. I primi abitati attestati nel territorio belmontese in età medioevale sono i casali di Santa Barbara, corrispondente con molta probabilità all'attuale frazione omonima, e Tinga, corrispondente probabilmente alle località attuali di Annunziata e Serra. Nel casale di Santa Barbara c'erano due chiese, Santa Barbara e San Pietro, menzionate per la prima volta nel 1097, quando il duca di Puglia e Calabria Ruggero Borsa concesse queste chiese in beneficio all'abbazia benedettina della SS. Trinità di Mileto. In seguito nel giugno 1202 Riccardo vescovo di Tropea concesse le stesse chiese all'abbazia florense di Fontelaurato di Fiumefreddo. Durante il tentativo di Corradino di Svevia di conquistare il regno di Napoli, la città fortificata di Amantea, poiché si era ribellata agli Angioini, venne assediata e conquistata da questi ultimi nel 1269. Per mantenere sotto controllo la città irrequieta, Carlo I d'Angiò ordinò al maresciallo Drogone de Beaumont di costruire un castello di proprietà demaniale in territorio amanteano. Nacque così, tra il 1270 ed il 1271, Belmonte. Dall'inizio del XIV secolo il castello di Belmonte vene infeudato ad alcuni esponenti della nobiltà napoletana. Tra il 1305 ed il 1338 fu sottoposto alla famiglia Mastroiodice o Mastrogiudice, tra il 1338 ed il 1367 ai Cossa o Salvacossa, dal 1367 al 1443 alla famiglia Sacchi. Negli stessi periodi, i casali di Santa Barbara e Tinga avevano una loro successione feudale, fino a che non scomparvero e vennero unificati anche loro nel territorio di Belmonte.
    Un diploma della regina di Napoli Giovanna I di Napoli risalente al 1345 delimitò il territorio di Belmonte separandolo da quello di Amantea, sancendo de iure l'autonomia del primo paese dalla città costiera.

    Età moderna

    La famiglia Di Tarsia entrò in possesso del castello e dei suoi casali nel 1443 e lo mantenne fino al 1578 tra alterne vicende. Il 15 luglio 1562 viene posata la prima pietra del convento dei Padri Carmelitani, su un terreno donato appositamente dal barone Tiberio Di Tarsia e da sua moglie Ippolita Carafa. La signoria dei Di Tarsia si interrompe momentaneamente quando Tiberio Di Tarsia vende il feudo a Camillo Sersale per la somma di 15.000 ducati, con diritto di retrovendita dopo dieci anni. Nel 1570 Tiberio morì a Napoli senza eredi legittimi, e lasciò i suoi beni al nipote Cola Francesco Di Tarsia, che aveva dei precedenti con la giustizia spagnola. Il Demanio nel frattempo requisì Belmonte e gli altri feudi ai Di Tarsia, in forza del testamento di Galeazzo Di Tarsia che sanciva, in assenza di figli maschi di Tiberio, che i suoi beni sarebbero stati donati alla Corona.

    Architetture religiose

    Collegiata di Santa Maria Assunta


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    La Collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo è un luogo di culto cattolico situato nel paese di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, nell'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano. La Collegiata è stata fondata nel 1586 per volere di Carlo Ravaschieri, nei locali della Curia cittadina. Presso una cappella laterale della chiesa aveva sede la Confraternita del Sacramento, presso cui era un Monte di pietà. Nel 1753 la chiesa venne elevata ad arcipretura e nel 1759 a Collegiata dal Vescovo di Tropea. Il campanile è stato in parte modificato dopo il terremoto del 1908, nel quale crollò parte dell'alto campanile oggi ricostruito.

    Chiesa dell'Immacolata Concezione

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    Edificata nel 1622 per devozione della Comunità di Belmonte, all'epoca poco fuori dalle mura dell'abitato, all'interno si conservano alcuni affreschi di scuola napoletana del XVIII secolo. Oggi la chiesa è di nuovo aperta dopo anni di restauro, e al suo interno è possibile osservare affreschi seicenteschi di notevole bellezza.


    Convento e Chiesa del Carmine

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    Fondato dai PP. Carmelitani il 15 luglio 1562, nel 1583 il conte Torino Ravaschieri fece ricostruire la chiesa, dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, dove sono sepolti molti dei principi di Belmonte. Soppresso il convento nel 1807 con la legge Murat sulla soppressione degli ordini religiosi, venne venduto a privati nel 1820. Presso la chiesa si festeggia la festa compatronale della Madonna del Carmelo.

    Convento e Chiesa dei Cappuccini

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    La Chiesa di San Giuseppe, anche denominata di Sant'Antonio Abate, è un luogo di culto cattolico situato nel comune di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, nell'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano. È annessa all' ex-Convento dei PP. Cappuccini. Nel 1603 moriva Carlo Ravaschieri Fieschi, figlio di Conte Torino Ravaschieri Fieschi dei Conti di Lavagna. La sorella Anna Caracciolo-Ravaschieri Fieschi, per adempiere ad una volontà testamentaria del defunto fratello, nel 1606 richiede ai PP. Cappuccini di installare un convento del loro ordine a Belmonte. Nel 1607 i religiosi risposero affermativamente e vennero ad installarsi in una abitazione rustica presso il terreno destinato loro per la fabbrica del convento, in località Cava di Strugnile

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    Il campanile della chiesa

    Nel novembre 1608, alla presenza di Padre Matteo da Corigliano delegato del Vicario della Provincia cappuccina di Cosenza venne posata la prima pietra della fabbrica. Anzitutto venne completata la chiesa, intitolata a San Giuseppe, e poi entro il 1611 la struttura del convento. Nel 1650 una Relazione sullo stato dei conventi della Provincia Cappuccina attestava la presenza nel convento di Belmonte di 14 celle e 9 inquilini, di cui 5 religiosi e 4 laici. Nel 1798 i rivoluzionari giacobini penetrano nel convento sradicandone un albero che servirà poi come albero della libertà. Durante i fatti del 1806, invece, le truppe francesi che assediavano Belmonte si installarono nel convento bersagliando da lì il sottostante castello. Nel 1807 il governo napoleonico di Gioacchino Murat promulgò le leggi eversive dei beni ecclesiastici (note come Leggi Murat), che colpirono anche questo convento, che venne perciò chiuso ed accorpato al Demanio. Nel 1829 venne venduto a privati.

    Architettura

    La Chiesa, dedicata "saeraphico patri Divo Josephi", cioè a San Giuseppe, è stata in tempi recenti in realtà officiata in onore di Sant'Antonio, a cui era stata dedicata solo la cappella laterale dove erano sepolti i membri della Ravaschieri Fieschi Principi di Belmonte.

    Chiesa dell'Annunziata

    La chiesa di Santa Maria dei Greci, anche detta chiesa dell'Annunziata, è un luogo di culto cattolico situato nella località Annunziata del comune di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, nell'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano. La chiesa sorge su un antico tempio pagano dedicato ad Afrodite. In seguito vi sorse una chiesa cristiana. Venne rinvenuto nella chiesa un sarcofago raffigurante san Giorgio nell'atto di uccidere il drago, che sarebbe la prima testimonianza della penetrazione del Cristianesimo in questa zona. La vecchia chiesa crollò nel 1434. Perciò l'arcivescovo di Cosenza Carlo de Carreto nel 1490 volle far ricostruire una chiesa, che venne terminata solo nel 1523.

    • Chiesa del Purgatorio, sorta forse in contemporanea con il Castello (1270), fino al 1585 la piccola chiesina di Santa Maria o del Purgatorio svolse le funzioni di Chiesa Parrocchiale di Belmonte. Nel 1506 fu in questa chiesa che si sposarono Vincenzo Di Tarsia, signore di Belmonte, e Caterina Del Persico. Vi era la sede della Confraternita del SS. Rosario, attiva fino a pochi decenni fa. Oggi la chiesa è chiusa al culto e di proprietà della famiglia Del Giudice.
    • Chiesa di Santa Barbara
    • Chiesa di San Filippo di Baylon
    • Chiesa di San Pietro
    • Chiesa di Santa Maria di Poliano
    • Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo

    Architetture civili

    Palazzo Ravaschieri della Torre

    Palazzo Ravaschieri della Torre o palazzo Ravaschieri-Del Giudice è un palazzo nobiliare seicentesco ubicato nel centro storico del paese di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza. Costruito tra il 1639 ed il 1640 per iniziativa del principe Orazio Giovan Battista Ravaschieri dopo il devastante terremoto del 1638 nella zona più bassa del paese, con una panoramica visuale sul mar Tirreno e sulla pianura costiera della Marina di Belmonte, divenne residenza ufficiale della famiglia Ravaschieri durante i loro ritiri belmontesi. Il palazzo consta in un complesso ad "U" aperto su un cortile dove avevano sede le scuderie e le stalle. Sotto al palazzo, lungo la cerchia muraria, c'è il giardino, dal quale parte anche un passaggio segreto sotterraneo che conduce al Palazzo del Rivellino alla Marina di Belmonte. Acquistato nel 1798 dalla famiglia Del Giudice, durante i fatti di sangue legati all'assedio di Belmonte del 1806 Tommaso Del Giudice vi venne ucciso dai giacobini e la sua testa sgozzata venne fatta trovare alla consorte incinta sul davanzale della finestra. Quella stessa finestra venne quindi murata, e tale rimase fino agli anni settanta del XX secolo.

    Palazzo del Rivellino

    Il Palazzo del Rivellino, o semplicemente Rivellino, è un palazzo storico che ebbe in origine funzioni difensive situato nel comune di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, nella località Marina di Belmonte. Il primo nucleo del palazzo venne edificato come torre costiera a pianta quadrata nel 1579 dal conte Torino Ravaschieri, a difesa di quel tratto di costa contro eventuali sbarchi dal mar Tirreno. La torre venne trasformata in palazzo nel 1627 dal principe Orazio Giovan Battista Ravaschieri. In seguito tra il 1806 ed il 1807 il palazzo divenne di proprietà demaniale e quindi fu venduto alla famiglia Giuliani. Attualmentte è lottizzato tra vari privati. Notevole è il cortile interno, ed alcune parti delle stanze interne. Al palazzo arriva anche un passaggio sotterraneo che sbuca all'aperto, lungo le rive del torrente Cervella.

    Palazzo Barone-Del Giudice

    Palazzo Barone-Del Giudice è un palazzo nobiliare risalente nella sua attuale conformazione al XIX secolo, situato nel centro storico del paese di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza. La costruzione del palazzo iniziò ad opera della famiglia Barone nel XVIII secolo. L'ultima componente di questa famiglia, Michelina Barone, portò il palazzo in dote al marito Eugenio Del Giudice, il quale iniziò l'opera di trasformazione del palazzo come appare tutt'ora. Presso il palazzo c'è anche un giardino.

    Palazzo Pignatelli

    Costruito all'inizio del XVIII secolo dal principe Antonio Pignatelli sulla principale arteria del centro storico, l'attuale via IV Novembre. Sono pregevoli gli affreschi del salone, opera del pittore settecentesco Baldassare Buontempo. Diversi terrazzi rivolti a settentrione sono stati in seguito chiusi. Il palazzo, sequestrato al tempo dei francesi, tanto che fu anche loro quartier generale dopo la presa del paese a seguito dell'assedio di Belmonte del 1806. Venne acquistato da ultimo dalla famiglia Del Giudice. Nel centro storico ci sono poi almeno otto abitazioni appartenenti o appartenute a storiche famiglie belmontesi dotate di feritoie: queste sono Casa Guercio, Casa Bassareo, Casa Osséo, Casa Cuvelli, Casa Giuliani, Casa Aloisio, Casa Barone, Casa Bossio.

    Architetture militari

    Belmonte nasce essenzialmente da un complesso fortificato, rappresentato dal Castello di Belmonte|Castello, di fondazione angioina, e dalla successiva espansione della cerchia muraria. Il sistema fortificato del paese era composto da:


    Castello di Belmonte Calabro

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    Il Castello Angioino di Belmonte Calabro è una fortificazione edificata in età angioina e rimasta in uso fino al 1807 situata nel centro storico di Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza. Il castello è stato edificato tra il 1270 ed il 1271 dal maresciallo angioino Drogone de Beaumont, la sua fondazione sancì l'inizio della storia del paese moderno. Composto da una cerchia muraria quadrangolare potenziata ai lati da quattro torrioni, il castello era uno dei più potenti e strategici della zona. Al tempo della dominazione feudale dei Di Tarsia, attorno al XV secolo, venne ricostruito il Palazzo Baronale e vennero migliorate le fortificazioni. Nel terremoto del 1638 il castello subì alcuni danni, aggravati dal terremoto del 1783 e quindi dai cannoneggiamenti francesi durante l'assedio di Belmonte del 1806. Il colpo finale al castello venne dato dal terremoto del 1908, in seguito al quale venne distrutto del tutto per motivi di sicurezza dal Genio Civile. Oggi tra i resti è stato aperto un centro culturale, oltre alla Biblioteca Comunale ed al Museo della Civiltà Contadina.

    • Mura di cinta; edificate dopo il XIII secolo in seguito all'espansione dell'abitato sul colle, oggi ne restano alcuni spezzoni. Alcuni tratti non presentavano cerchia muraria, ma solo le pareti delle case: ogni casa eleggeva, in caso d'emergenza, un capitano a guerra che aveva il compito di coordinare la difesa di quel tratto della cerchia. Nel perimetro murato c'erano almeno cinque torrioni, sia rivolti verso la valle del fiume Verre sia verso il Vallone della Porta. Uno, il torrione oggi riadibito a belvedere antistante Palazzo Ravaschieri della Torre, è chiamato 'A Turra, a causa del fatto che è la torre più in vista del paese, che caratterizza l'immagine del paese stesso visto dalla Marina di Belmonte. Un tratto della cerchia era anche, ed è ancora, chiamato 'u Muraglio, ed è collocato nell'area dell'abitato denominata 'u Diestru. Quattro erano le porte che davano accesso al paese:
    • Porta di Mare; accesso del paese dal mare, era situata sull'antico tracciato stradale che saliva lungo il colle della torre di Bastia e la località Paganelli, e che oggi è ridotto ad un sentierello.
    • Porta del Vallone; attualmente murata e ridotta a sostruzione dei giardini di Palazzo Barone-Del Giudice, durante alcuni lavori negli anni settanta vi venne rinvenuta praticamente un'intera armeria risalente all'epoca dell'assedio di Belmonte del 1806.
    • Porta di Terra; rasa al suolo con l'espansione orro-novecentesca del paese, dava accesso agli antichi sentieri per i conventi suburbani e per le frazioni montane, oltre che per il fontanile pubblico situato presso la Chiesa dell'Immacolata Concezione.

    Una piccola posterla verso la vallata si apriva presso 'u Muragliu nell'area de 'u Diestru. Le torri costiere venne istituite in Calabria, come in altri luoghi, per la necessità di difendere le coste e i loro abitanti dalle frequenti incursioni e da attacchi militari soprattutto da parte dei Saraceni. Il viceré spagnolo del regno di Napoli don Pedro de Toledo nel 1550 inviò il marchese Fabrizio Pignatelli sulle coste calabresi con il compito di far costruire torri difensive sulla costa, a distanza uguale e visibili l'una con l'altra. A quest'epoca all'incirca risalgono le due torri costiere presenti nel territorio belmontese:

    Torre di Bastia

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    Anche detta torre di Barbarise, sorgeva sul colle Bastia poco distante dal centro storico. Alta tra i quindici ed i venti metri, di forma rotonda, venne rasa al suolo nel 1931 per la costruzione del monumento a Michele Bianchi.
    • Torre di Verri; deve il suo nome ala corruzione del toponimo del fiume Verre, che scorre proprio sotto l'altura su cui sorge la torre, ai confini con il territorio di Amantea.

    Anche il Palazzo del Rivellino della Marina di Belmonte nacque come torre costiera edificata nel 1576 ed in seguito tramutata in edificio residenziale e commerciale.

    Monumento a Michele Bianchi

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    Il Monumento a Michele Bianchi è un monumento funebre di enormi dimensioni, edificato a Belmonte Calabro, in provincia di Cosenza, negli anni trenta del XX secolo dal regime fascista in onore del gerarca e quadrumviro della Marcia su Roma Michele Bianchi, nativo appunto di Belmonte. È l'unico monumento funebre di grandi dimensioni ancora oggi esistente in onore di un gerarca del cessato regime fascista. Il monumento consiste in un'alta colonna circolare rivestita di travertino, ispirata alla Colonna Traiana di Roma. All'interno dell'intero fusto corre una scala a chiocciola che arriva fino alla balconata superiore, al centro della quale è posta una croce, che anticamente serviva come faro. Alla base della colonna, c'è la camera funeraria del gerarca, arredata all'interno con gagliardetti e arredi bronzei trafugati non appena caduto il fascismo, ed oggi in parte rinvenuti e conservati presso gli scantinati del Municipio di Belmonte Calabro. Lungo tutta la base del monumento corrono fregi raffiguranti i momenti salienti della vita del gerarca. Attorno al monumento, è stata piantata una folta pineta. Il colle, denominato di Bastia o Vastia, era anticamente occupato dalla torre di Bastia, torre costiera di vedetta sul mar Tirreno.
    • Monumento ai Caduti.
    • Monumento a Padre Giacinto da Belmonte.
    • Calvario.

    Lingue e dialetti

    Accanto alla lingua italiana, a Belmonte è nel suo territorio è parlato il dialetto belmontese, facente parte dei dialetti calabresi influenzati in parte dal dialetto napoletano in parte da quello siciliano.

    Religione

    Belmonte Calabro è inclusa nell'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, e sotto-raggruppata nella Forania Marina. Tutto il territorio comunale è incluso in un'unica parrocchia, quella della Collegiata di Santa Maria Assunta. La sua estensione è di 23.89 km2 e la sua popolazione di circa 2000 anime. A partire dal XVII secolo e fino a 1807, erano presenti a Belmonte due istituti religiosi maschili, il Convento dei Padri Carmelitani, che assolveva anche all'istruzione dei ragazzi, e quello dei Padri Cappuccini. In precedenza, altre comunità monastiche risulta avessero monasteri in alcune chiese rurali, ma questi insediamenti monastici gradualmente scomparirono. Numerose erano anche le Confraternite e spesso ingenti i patrimoni della Chiesa cattolica, in parte ceduti con l'istituzione della Giunta di Cassa Sacra nel 1784 e con l'abolizione degli ordini religiosi nel 1806 da parte di Gioacchino Murat.

    Musei

    Con il completamento dei restauri ai locali ricavati nell'area del Castello nel 2002, in quattro sale al piano terra è stato inaugurato Il Museo della Civiltà Contadina, che raccoglie interessanti reperti di un passato agreste alla fine non così remoto, vestiti tipici, strumenti da lavoro e tavole riepilogative sul territorio belmontese. All'interno di una sala del Museo, è possibile vedere attraverso un apposito pavimento in vetro trasparente una delle antiche cisterne annesse al Castello.

    Cucina

    • Pomodoro di Belmonte: particolare per le sue enormi dimensioni, è un prodotto DOP;
    • Capocollo di Calabria e Soppressata di Calabria: prodotti di origine suina che caratterizzano un po' l'intera regione;
    • Fichi secchi del Tirreno Cosentino: la prima ditta a produrli è sorta nel 1910 a Belmonte, e da allora sono una specialità culinaria della gastronomia regionale.

    Località

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    Marina di Belmonte (estate 2007).


    Il comune di Belmonte ha numerose località abitate dislocate nei 2300 ettari di territorio, in buona parte montagnoso. Tutte queste località sono oggi sostanzialmente isolate e in buona parte disabitate, e collocate in zone montuose, eccezion fatta per la vitale Marina di Belmonte. Almeno una delle località di Belmonte, Santa Barbara, esiste da prima della fondazione di Belmonte stessa.

    • Acquicella; situata al confine con il comune di Amantea lungo l'antico tracciato della Strada Statale 18 Tirrena Inferiore, solo una parte di questa località ricade in territorio belmontese, ed esattamente la parte posta sulla sinistra del fiume Verre.
    • Annunziata; situata a nord del centro storico, è una località piuttosto antica ed importante di Belmonte, situata nell'area probabilmente dell'antico casale di Tinga. Abitata già dal tempo della colonizzazione greca, la Chiesa dell'Annunziata è forse uno dei luoghi di culto cristiani più antichi della zona. Posta ad un'altitudine 384 m s.l.m., conta oggi circa 141 abitanti.
    • Bastia.
    • Buda; situata a 377 m s.l.m. sulla sommità di un'altura panoramica sul mar Tirreno, presso l'antico tracciato della Strada Statale 18 Tirrena Inferiore per Longobardi, conta oggi circa 67 abitanti. Marina di Belmonte; situata sulla costa del mar Tirreno, lungo le direttrici della Strada Statale 18 Tirrena Inferiore e della Ferrovia Tirrenica Meridionale, è il centro più vitale del comune anche se il più recente. Vi sorgono il seicentesco Palazzo del Rivellino, la sede Riserva Marina Naturale WWF Scogli di Isca e la chiesa di San Pasquale di Baylon. Posta ad un'altitudine di 10 m s.l.m., conta oggi circa 690 abitanti.
    • Palombelli.
    • Petrone.
    • Regastili.
    • Salice.
    • Santa Barbara; situata nell'entroterra, è uno dei due casali precedenti la fondazione del castello di Belmonte stesso. Anticamente suddivisa in due zone, San Pietro e Santa Barbara, oggi è un centro abitato di 235 abitanti circa posto a 300 m s.l.m.
    • Spineto.
    • Vadi; situato su un colle a oriente del centro storico di Belmonte, fronteggia quest'ultimo. Collocato in prossimità del valico della strada per Lago, oggi conta circa 395 abitanti ed è a 425 m s.l.m.

    Personalità legate a Belmonte Calabro
    • Galeazzo di Tarsia (Napoli 1520 - Belmonte Calabro 1553). Poeta rinascimentale nonché signore di Belmonte, conobbe Vittoria Colonna. Fu letterato raffinato ma feudatario prepotente, tanto che venne esiliato a Lipari e poi forzato in domicilio coatto a Napoli.
    • Padre Giacinto da Belmonte (Belmonte Calabro 1839 - Acri 1899). Religioso cappuccino, trovò la vocazione e partì dalle montagne della frazione di Santa Barbara per imboccare una strada che lo portò fino a Roma, al servizio di papa Gregorio XVI, e poi ad Acri, quale fondatore del santuario del Beato Angelo.
    • Michele Bianchi (Belmonte Calabro 1889 - Roma 1930). Quadrumviro della marcia su Roma, ministro del Regno col dicastero dei Lavori Pubblici, molte delle strade e delle opere pubbliche della Calabria sono dovute a lui, che fu anche l'unico dei quadrumviri ad avere una tomba monumentale.


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    Edited by terryborry - 2/7/2012, 20:11
     
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