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Scandale

Provincia di Crotone

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    Scandale

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    - Fonte -

    Scandale (Σχανδάλη in greco, Scandali in calabrese), è un comune di 3.295 abitanti della provincia di Crotone.

    Storia


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    Villa Greco-Romana, IV secolo a.C.
    Il Comune di Scandale si trova su una collina al centro del Marchesato, in provincia di Crotone, tra il mar Jonio e le montagne della Sila. Il nome Scandale (Σχανδάλη) deriva dal greco ed è precisamente il “legno della trappola nel quale si attacca l’esca”. In senso generale significa “trappola”. Un comune omonimo si trova sull’isola greca di Lesbo. Il paese è di remote origini, nel territorio sono stati trovati alcuni reperti antichi, quali una grande ascia neolitica di pietra scura, reperti litici e fittili che si possono ammirare nel museo di Crotone. In particolare il materiale che fu rinvenuto in contrada Prebenda, già segnalato dall’archeologo Paolo Orsi, proveniente dalla stipe di un santuario rurale del IV-III secolo a.C. Tra le offerte votive alcune statuette con symplegma, una veste indossata in modo particolare, figure femminili in terracotta del tipo tanagrine e busti fittili con corone di foglie. Ragguardevole, per le dimensioni, è la parte inferiore di una statuetta in terracotta con schiniere, adornata da un corto mantello. Alla fine dell’Ottocento, intorno a Scandale, il marchese Armando Lucifero trovò una ventina di tombe che gli studiosi collocano tra il VI e il III secolo a.C. Il vecchio paese, che si trovava poco distante dall’attuale Scandale, scomparve nel Quattrocento, finché dal XIII al XV secolo divenne feudo della nobile famiglia Sanfelice. L'odierna Scandale è stata fondata nel 1555 dal conte Galeotto Carafa di Santa Severina, su una collina popolarmente conosciuta col nome di Gaudioso. I suoi abitanti godevano di tutti i privilegi, le immunità e le giurisdizioni contenuti nei diciannove capitoli concessi nel 1555 al tempo della fondazione del Casale. Secondo la documentazione del tesoriere di Calabria Ultra, Turino Ravaschieri, nel 1561 in questo paese abitavano 25 famiglie albanesi e una sola italiana. Dal 1555 fece parte del territorio di Santa Severina, insieme a San Mauro, quindi ebbe come feudatari i Ruffo, i Carafa, gli Sculco di Crotone e infine i Grutther. Essendo il paese filoborbonico, nel 1799 gli scandalesi furono i primi ad unirsi all'esercito della Santafede del Cardinale Fabrizio Ruffo: dopo aver assaltato Crotone e confiscato i beni dei cosiddetti “giacobini”, molti seguirono il Cardinale fino a Napoli. Il 26 luglio del 1806, il Comune di Scandale rispose negativamente alla richiesta di viveri fatta dalle truppe francesi comandate dal generale Reynier. Quest’ultimo, per vendetta, mandò vari reparti di cavalleria e fanteria al comando del generale Berthier e del famoso Guglielmo Pepe, allora giovane ufficiale di Napoleone, a saccheggiare il paese. Nello scontro che seguì, morirono 25 scandalesi ed un numero imprecisato di soldati francesi. Nel terremoto del 1832 crollarono decine di case, tre persone morirono e molte rimasero ferite. Le case crollate furono ricostruite dal barone Drammis e dal Comune. Le due chiese più antiche sono: la Chiesa Madre dedicata a San Nicola, costruita subito dopo il 1555 e la chiesa dell’Addolorata, anticamente chiesa dell’Annunziata, fondata nel 1571. Il Professor Manlio Rossi-Doria, dell'Istituto di Economia e Politica Agraria di Napoli – Portici, condusse a Scandale, tra il 1954 ed il 1956, un’ indagine sulla Riforma agraria per conto dell’UNESCO. La relazione finale che ha come titolo “Un paese di Calabria” è stata pubblicata nel 2007 dal Professor Michele De Benedictis. L’indagine presenta un precisa analisi tecnica ed economica e un quadro illuminante della vita della piccola comunità scandalese, in una fase di rottura di antichi equilibri economici e sociali.

    - Fonte -

    Scandale è un tipico villaggio meridionale arroccato su una collina tra il mare Jonio e le montagne della Sila. Si trova al centro del Marchesato: territorio che in pratica coincide con la provincia di Crotone, uno degli angoli più suggestivi della Calabria. Nella zona si possono ammirare molte testimonianze del passato come antiche abbazie, siti archeologici, castri bizantini, castelli e borghi medievali. Il vecchio paese, che si trovava poco distante, dal XIII al XV secolo fu feudo della famiglia Sanfelice. L’attuale Scandale, che per un certo periodo fu chiamata anche Gaudioso, fu fondata nel 1555 dal principe Galeotto Carafa, sulla collina dove c’era una volta la chiesa della “Pietà”. Il paese si estese poi nella parte bassa. Da allora passò a far parte integrante del territorio di Santa Severina, assieme a San Mauro, quindi ebbe come feudatari i Ruffo, i Carafa, gli Sculco di Crotone e infine i Grutther. Nel periodo della spedizione del Cardinale Fabrizio Ruffo, nella primavera del 1799, gli scandalesi furono molto attivi sia nell’assedio di Crotone, che nella confisca dei beni dei cosiddetti giacobini. A queste confische, risale l’arricchimento di molte famiglie scandalesi. Nel luglio del 1806, il Comune di Scandale rispose negativamente alla richiesta di viveri fatta dalle truppe francesi comandate dal generale Reynier. Questi, per vendetta, mandò vari reparti di cavalleria e fanteria a saccheggiare il paese. Nello scontro che seguì morirono molti scandalesi ed un numero imprecisato di soldati francesi. Nel terremoto del 1832 crollarono decine di case, tre persone morirono e molte rimasero ferite. Nel 1960 il regista Renato Castellani girò alcune scene del film Il Brigante: molte persone del paese parteciparono come comparse. Poco distante dal paese, in quella che ora è la masseria Galloppà, c’era fino al 1571 il piccolo vescovado di San Leone, distrutto dagli arabi nell’840. Secondo lo storico Pericle Maone, ciò che è rimasto del muro di cinta, sarebbe l’ultimo relitto della antica Cattedrale. Oltre all’insediamento principale esiste anche una frazione di nome Corazzo, situata nella zona pianeggiante antistante il fiume Neto, nata negli anni Cinquanta grazie alla riforma agraria e su iniziativa dell’Opera Valorizzazione Sila (OVS). Prese questa denominazione nel 1225, quando Federico II assegnò tutto il territorio che va dal fiume Neto fino a Fota, all’abate Milo dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo. Di questa abbazia adesso rimangono solo i ruderi in provincia di Catanzaro. Va ricordato che nel 1276, ma anche nei secoli precedenti e successivi, la zona più abitata sulla riva destra del Neto era la contrada Turrotio di Corazzo che aveva all’epoca 904 abitanti, cioè il doppio di quelli di Scandale. Il paese è di remote origini. Nel suo territorio sono stati trovati vari reperti archeologici risalenti al Neolitico, che si possono ammirare nel museo di Crotone. In particolare il materiale rinvenuto in contrada Prebenda, già segnalato dall’archeologo Paolo Orsi, proveniente dalla stipe di un santuario rurale del IV-III secolo a.C. Tra le offerte votive alcune statuette con symplegma, una veste indossata in modo particolare, figure femminili in terracotta del tipo tanagrine e busti fittili con corone di foglie. Ragguardevole, per le dimensioni, è la parte inferiore di una statuetta in terracotta con schiniere, vestita con un corto mantello. Alla fine dell’Ottocento il marchese Lucifero trovò una ventina di tombe che gli studiosi collocano tra il VI e il III secolo a.C.

    La frazione Corazzo e l'antica Leonia

    Oltre all’insediamento principale esiste anche una frazione di nome Corazzo, situata nella zona pianeggiante antistante il fiume Neto, nata negli anni Cinquanta grazie alla Riforma agraria e su iniziativa dell'Opera Valorizzazione Sila (O.V.S.). Prese questa denominazione nel 1225, quando Federico II assegnò tutto il territorio che va dal fiume Neto fino a Fota, all'abate Milo dell'Abbazia di Santa Maria di Corazzo. Di questa abbazia adesso rimangono solo i ruderi in provincia di Catanzaro. Va ricordato che nel 1276, ma anche nei secoli precedenti e successivi, la zona più abitata sulla riva destra del Neto era la contrada Turrotio di Corazzo che aveva all'epoca (cioè nel 1276), 904 abitanti, il doppio di quelli di Scandale. Poco distante dal paese, in quella che ora è la masseria Galloppà, c'era fino al 1571 il piccolo vescovado di San Leone, distrutto dagli arabi nell'840, insieme a Santa Severina. Secondo alcuni storici, sembra che anticamente si chiamasse Leonia e sorgeva in località San Leo nei pressi di Scandale e fu successivamente ricostruita a Galloppà, prendendo la denominazione di San Leone.

    I Baroni Drammis


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    Palazzo Drammis

    La famiglia Drammis discende dal Colonnello Salvatore Drammis, che venne in Italia al tempo della calata degli Spagnoli in questo paese. Egli vi si stabilì e prese in acquisto le terre di Fota, come pure la Baronìa che ne dipendeva. Tutti i dipendenti di questo Salvatore Drammis si sono distinti per le virtù sociali, la loro intelligenza ed il il loro patriottismo. Nicola Drammis sposò la nobile signorina Donna Domenica Orsini; da questo matrimonio è nato il barone Salvatore Drammis. Per dieci anni, Nicola fu a capo del partito liberale e vi restò fino alla restaurazione. Ebbe per amici e corrispondenti, lo storico Pietro Colletta e Giuseppe Poerio. Salvatore ereditò dai suoi le virtù patriottiche, che sono ereditarie nella famiglia, e per l quali ebbe a soffrire discretamente, da parte del Governo d'allora, che non essendo riuscito a guadagnarlo col terrore, fece ricorso all'onore ed alla lusinga: ma tutte le sue offerte furono respinte con dignità. Nell'anno 1832, che vide il terribile terremoto della Calabria, Salvatore Drammis fece costruire a sue spese 40 case a Scandale, suo paese, e le diede in proprietà a dei poveri del luogo, senza chiedere altra ricompensa che quella che dà la coscienza per aver adempiuto un dovere di filantropia. In tutti gli avvenimenti che si sono succeduti, la sua patria ha trovato in lui la devozione di un vero padre: così l'affezione dei suoi concittadini è senza pari. Durante le malattie contagiose, i poveri lo hanno visto accanto al loro letto, affinché essi non avessero a soffrire per la mancanza di medico, per la mancanza di medicamenti e di nessun'altra cosa necessaria all'umanità che soffre. Nel 1843, la carestia decimò le popolazioni della Calabria Ulteriore, ma gli abitanti di Scandale furono eccettuati, perché Salvatore Drammis procurò loro grano e farina che egli comprava al mercato di Crotone ad un prezzo meno elevato di due terzi che questo, dai venditori. Atti di beneficenza sotto un gran numero di aspetti riempirono tutta la sua esistenza. Nel 1860, egli fornì, a suo rischio e pericolo, un gran numero di giovani al generale Garibaldi e li equipaggiò a sue spese. Nel 1861, alla testa di cento uomini circa, tutti pagati da lui, Salvatore Drammis vinse la reazione e preservò dalle invasioni, non solo la sua località, ma anche parecchi villaggi: a Sua Maestà sembrò che ciò fosse meritorio della Croce di Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Medaglia d'argento al valor militare.. Il barone Drammis si occupò dell'allevamento ed inoltre della coltura delle graminacee. Avendo introdotto nella sua proprietà dei soggetti esteri di razza bovina ed ovina, ottenne dall'incrocio che fece fare di ciascuna di queste razze, un tipo che, a buon diritto, si ritiene esser superiore a quelli calabresi. È a lui che si rivolgono tutti i proprietari per avere dei tori. Dopo tanti stenti e lunga esperienza finì per acclimatare parecchi cereali di prima qualità, per i quali ottenne la Medaglia di bronzo all'Esposizione Internazionale di Londra e del Re Vittorio Emanuele II, una promozione all'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Corrispondente della Società Reale di Catanzaro, il barone Salvatore si occupò, dopo due anni, della coltura dei cotoni esteri; i campioni che egli ha, quest'anno, inviato all'Esposizione di Torino, hanno contribuito molto a far meritare al dott. Luigi Grimaldi, Segretario Perpetuo della Società, la Medaglia d'argento, che gli fu aggiudicata dalla Commissione. Il barone Salvatore Drammis è in età di 51 anni. Dal suo matrimonio con Donna MAriangela Fazio, discendente da illustre famiglia albanese, stabilitasi da cinque secoli in questo paese, sono nati sei bambini. Uno di questi, la futura donna Mica, andrà a Napoli a studiare e frequenterà la stessa scuola della figlia del Re Ferdinando II, con la quale intreccerà rapporti di affettuosa e fraterna amicizia, come il padre barone Drammis aveva fatto con il Re, illustre genitore della ragazza. Andava spesso a trovarlo alla corte. Lo annunciavano: <<viene il barone delle Calabrie>>, ed otteneva subito il passo; il sovrano lo riceveva da amico. Se pur forse in diversa misura, la stessa cosa fu con i suoi successori ed in seguito, il barone di turno con i principi e sovrani di Casa Savoia, fino all'ultimo erede al trono, lo sfortunato Principe di Piemonte che il barone don Guglielmo Drammis, di ancora fresca memoria, padre e nonno degli attuali eredi don Antonio e figli, du il primo a ricevere a fianco del podestà pro tempore, quando negli anni trenta Umberto II di Savoia passò per Scandale. Nacquero solidi rapporti tra nobili e funzionari, tant'è che il barone Drammis progettava di consolidare ulteriormente il matrimonio della figlia Domenica con un nobile Marchese napoletano alla corte di Ferdinando II, amico del Re. Ma donna Mica non si sentì di amare il Marchese, poiché amava proprio uno degli amministratori del padre, sin da quando egli era alle sue dipendenze ed anche dopo, quando il giovane emerse socialmente. Il noto patriota, poeta ed educatore Vincenzo Gallo-Arcuri, un fine intellettuale vissuto nell'800, ebbe a dedicare alla nobile signorina scandalese, Mica dei Baroni Drammis, la tragedia in cinque atti "Vanetta Orseolo" con nota biografica di Benedetto Croce, edita da Barbera di Firenze nel 1870, quando il poeta carbonaro diede segni di cedimento. La dedica: "Alla prestantissima / per cuore e per mente / signorina Domenica Drammis di Scandale / questa tragedia / che Ella fu per prima a leggere / e generosa a compatire / consacro...

    La torre di avvistamento

    Sulla strada che porta da Scandale a Crotone, sono visibili i pochi ruderi di un'antica torre, importante per gli avvistamenti delle orde turco-saracene. L’ingegnere Giovan Battista Manni, nel 1687, citando i confini del Corso di Gullo, cita la torre di Scandale, già all’epoca disabitata: “Il Corso di Gullo confina […] da Ponente con la Gabella di Scandale la Torre, nel quale passa il ruscello detto di Crisafi, da Maestro con li beni dell’Università [cioè del Comune], e da tramontana con il Feudo di Fota. Possiede in detto Corso la Gabella di Scandale la Torre, territorio seminatorio, mediocre colline, dentro del quale vi è una Torre diruta senza tetto”.

    Altri monumenti, palazzi e luoghi di attrazione
    • Monumento dedicato ai caduti in guerra;
    • Monumento in ricordo della chiesa di Santa Maria della Pietà;
    • Palazzo baronale di Gaudioso;
    • Palazzo Orsini;
    • Palazzo Cizza;
    • Villa Condoleo;
    • Ruderi della chiesa della Stella;
    • Località Gullo, antica necropoli;
    • Bosco di Manco Ferrato;
    • Località San Leo, pinete;

    Piazze
    • Piazza San Francesco d'Assisi;
    • Piazza Condoleo;
    • Piazza St. Georgen im Schwarzwald;
    • Piazza de Cardona;
    • Piazza Fratelli Bandiera;
    • Piazza Oberdan;
    • Piazza Municipio;

    Sagra del Fico d'India

    E' anch'essa tradizione nel mese di settembre, organizzare la Sagra del fico d'India, a cura della Pro Loco, che prepara piatti dolci tipici a base di fico d'india. Tantissima la gente che giunge da tutta la provincia, e non solo, per assaggiare un po' di risotto al fico d'india, o magari una coppetta di gelato, passando per il liquore, ai vari dolci. Un evento che attira la partecipazione di tutti e che anno dopo anno cresce sempre di più. Oramai è giunta alla settima edizione e ogni anno si organizza sempre qualcosa di più abbondante e suggestivo, da far leccare i baffi alla gente che giunge. Oltre alla sagra, tutto il centro storico è allestito con stendardi, infatti viene organizzata una piccola mostra artistico-artigianale.

    Curiosità

    • Il regista Renato Castellani girò a Scandale tra il mese di maggio del 1960 e l’aprile del 1961 il film “Il Brigante”. Film che durava all’inizio tre ore e mezza, ma fu tagliato, per presentarlo al Festival di Venezia il 30 agosto del 1961. Molte persone del paese parteciparono come comparse.
    • Vennero girate alcune scene del film "Nessuno deve sapere", un film di Mario Landi proiettato dalla RAI in Italia nel 1973.

    Persone legate a Scandale
    • Luigi Antonio Cantafora, vescovo della diocesi di Lamezia Terme.
    • Antonio Fava, attore teatrale, scrittore, autore e maestro di Commedia dell'Arte e di discipline comiche.
    • Gino Scalise, scrittore, poeta.
    • Gian Paolo Callegari, giornalista, scrittore, sceneggiatore e regista. Nel 1943 venne ricoverato all'interno di un ospedale da campo a Scandale, dove durante i due mesi di convalescenza conobbe un centenario, Nicola Tiano, che gli raccontò la sua vita al servizio dei baroni Drammis. In seguito a questi racconti ed a un carteggio borbonico inedito, Callegari scrisse il romanzo I Baroni, pubblicato da Garzanti nel 1950. Il romanzo ebbe un seguito con Janchiceddra, pubblicato da Casini nel 1956.
    • Manlio Rossi-Doria, economista, politico e accademico. Condusse a Scandale, tra il 1954 ed il 1956, un'indagine sulla riforma agraria per conto dell'UNESCO. La relazione finale, che ha come titolo Un paese di Calabria, è stata pubblicata nel 2007 dal professor Michele De Benedictis.

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    Edited by Isabel - 4/11/2014, 11:00
     
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    Ma che bello, sempre piu' bei posti in questa Italia....Forse non ce ne rendiamo conto dei bellissimi luoghi che abbiamo.... :wub:
     
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