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Regione: Campania

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  1. Isabel
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    Campania

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    - Info -

    « Quando si ama la Campania, si amano tutti i popoli che l'hanno abitata. »
    (Roger Peyrefitte)

    La Campania ([kam'panja]) è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia meridionale di 586.9029 abitanti (terza regione per numero di abitanti e prima per densità). Incuneata tra il mar Tirreno, a ovest, e l'Appennino meridionale, a est, la regione confina a nord-ovest con il Lazio, a nord con il Molise e a est con Puglia e Basilicata. Oltre al capoluogo di regione Napoli, le città capoluogo di provincia sono Avellino, Benevento, Caserta e Salerno.

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    La Torre del Consiglio Regionale della Campania nel centro direzionale di Napoli progettato da Kenzō Tange

    L'entroterra era abitato già nel III millennio a.C. da popolazioni sannite, osche e volsche. A partire dall'VIII secolo a.C. si svilupparono lungo la costa diversi insediamenti di popolazioni di civiltà greca dai quali ebbero origine le colonie magnogreche di Pithecusa, Cuma, Parthenope, Neapolis e Poseidonia. L'area costituì anche l'estremo limite meridionale dell'espansione etrusca. L'interno rimase invece abitato dalle stirpi dei Sanniti. Nella seconda metà del IV secolo a.C., con le guerre sannitiche la regione fu posta sotto l'influenza di Roma, che la ribattezzò Campania felix in riferimento alla sua prosperità. Con il tramonto della civiltà romana, si disgregò anche l'unità politica della regione, che dal V secolo finì in gran parte sotto l'influenza longobarda e in misura minore sotto quella bizantina.
    Solo nel X secolo con l'ascesa della dinastia normanna la regione insieme a buona parte dell'Italia meridionale trovò unità politica sotto la corona del Regno di Sicilia. Dal XIII secolo al XIX, nonostante il susseguirsi delle dinastie angioine, aragonesi e borboniche, il regno di Napoli ed in particolare la capitale e la sua corte divennero uno dei principali poli culturali, artistici ed economici d'Europa. La marginalizzazione dell'area seguita all'unità d'Italia è alla base del declino economico e sociale che si registra dalla seconda metà del XIX secolo, usualmente indicato con la locuzione di questione meridionale.
    La Campania annovera sei siti insigniti del titolo di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO, più di ogni altra regione italiana; tra i quali il centro storico di Napoli, il più vasto del Vecchio Continente. In Campania si trovano 5 dei primi 20 siti italiani più visitati nel 2013 secondo il Ministero dei Beni e delle Attività culturali.

    Etimologia

    Il toponimo Campania non è di certa etimologia. Esso deriverebbe, secondo alcuni, dal termine latino campus, che vuol dire campagna, e, per commistione linguistica, dal termine osco Kampanom, con il quale si indicava l'area nei pressi della città di Capua antica. Non essendo gli studi al riguardo giunti a conclusioni univoche altri studiosi sostengono che la derivazione trovi invece coincidenza con il significato di "campagna", come farebbe presupporre la nota espressione "Campania felix". In questo secondo senso si sottolinea che il sostantivo latino "campus" ha appunto il significato di "pianura, campagna aperta", che indicherebbe, unitamente al clima favorevole altrettanto noto, la particolare fertilità ed amenità dell'area.

    Geografia

    La Campania è prevalentemente collinare (50,8%), il 34,6% di essa è montuosa e il 14,6% pianeggiante.
    Monti principali: Matese, monti Trebulani, Monti Picentini, monti Lattari, Taburno, Avella, Terminio, Cervialto, Polveracchio, Alburno, Cervati.
    Altopiani e conche: Benevento, Apice, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino, Montevergine, Valle Caudina, Vallo di Diano, Valle Telesina, Valle Vitulanese, Alta Valle del Sele.
    Vulcani: Vesuvio, Campi Flegrei, Roccamonfina, monti Lattari, Monte Massico, Ischia.
    Fiumi principali: Garigliano, Volturno, Sarno, Sele, Tanagro, Calore Irpino, Ofanto.
    Laghi principali: lago di Conza, lago Falciano, lago del Matese, lago d'Averno (di origine vulcanica), lago di Patria, lago Lucrino, lago Fusaro, lago Miseno, lago di Telese, lago Laceno.
    Pianure: Pianura Campana, piana del Sele.
    Isole: Ischia, Capri, Procida, Nisida, Vivara.
    Coste: Costiera domitiana, costiera flegrea, costiera sorrentina, costiera amalfitana, costiera cilentana.
    I confini amministrativi della regione non sono da sempre gli stessi, ma si sono modificati (anche drasticamente) più volte nel corso della sua storia. Parte del Cilento per esempio, anticamente faceva parte della Lucania, mentre fino al 1927, i territori della provincia di Caserta comprendevano anche i circondari di Sora e Gaeta, oltre che le isole Ponziane, prima che per volontà di Mussolini venissero inglobati nei territori dell'odierno Lazio, sciogliendo così la storica Campania felix.


    Subregioni

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    La Terra di Lavoro nel XVIII secolo
    Oggi la regione, al di là della suddivisione amministrativa, include quattro aree storicamente, culturalmente e morfologicamente diverse tra loro. Partendo da nord, le subregioni sono: la Terra di Lavoro, il Sannio, l'Irpinia, ed il Cilento.

    Terra di Lavoro
    La Terra di Lavoro è una regione storico-geografica legata alla Campania, ma suddivisa oggi tra Lazio (corrispondente al circondario di Sora e Gaeta), Molise (corrispondente all'area venafrana) e Campania (corrispondente alla piana campana).
    Un primo ridisegno della Terra di Lavoro avvenne nel 1806 con l'istituzione della provincia di Napoli durante il dominio francese, la seconda invece nel 1927 durante il regime fascista, che ne sancì la definitiva soppressione.
    Le motivazioni tuttora non sono ben chiare, tuttavia l'ipotesi (che non ha mai trovato riscontri oggettivi) vuole che la soppressione di Terra di Lavoro avrebbe dato a Napoli un respiro territoriale e ne avrebbe esaltato il ruolo di "perla del Mediterraneo", che il regime voleva propagandisticamente esaltare.
    Con l'avvento del primo governo post-bellico presieduto da Ivanoe Bonomi, gran parte del territorio di Terra di Lavoro costituirà quella che oggi è la Provincia di Caserta, ufficialmente istituita l'11 giugno 1945.

    Sannio

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    Il Sannio secondo l'Historical Atlas
    di William R. Shepherd (1911)
    Il Sannio è una regione storica-geografica dell'Italia centro-meridionale, abitata dal popolo dei Sanniti (in osco Safineis) tra il VII-VI secolo a.C. e i primi secoli del I millennio d.C.. Il territorio era in massima parte nella zona appenninica, fra l'Abruzzo, il Molise, la Campania, la Lucania e la Puglia. Oggi la subregione, in Campania, comprende il versante meridionale dei monti del Matese (Sannio Alifano in provincia di Caserta), e l'intera provincia di Benevento.

    Irpinia
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    Tipico paesaggio irpino
    L'Irpinia, facente parte della più vasta regione storica del Sannio, è una regione storico-geografica che oggi comprende gran parte della provincia di Avellino. L'Irpinia confina a nord con la provincia di Benevento, ad ovest con l'Agro Nolano e l'Agro nocerino sarnese, a sud con la provincia di Salerno e ad est con il Vulture e la Daunia. La regione si estende sulla parte centro-orientale della Campania, non ha sbocco al mare e presenta un territorio prevalentemente montuoso. Il territorio, articolato in valli ed alture, presenta un clima rigido d'inverno, con precipitazioni a carattere nevoso, e relativamente mite d'estate.

    Cilento

    Il Cilento è una subregione montuosa della Campania che si protende come una penisola tra i golfi di Salerno e di Policastro, nella zona meridionale della regione, dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. Anticamente il Cilento era parte della Lucania (insieme con il Vallo di Diano e il golfo di Policastro). La subregione è un polmone verde e una miniera di ricchezza storica e paesaggistica per il territorio campano. Proprio nel Cilento infatti vi sono 11 tra le 12 bandiere blu che la regione detiene, Importanti resti archeologici come i templi di Paestum ed importanti luoghi culturali ed artistici come la Certosa di San Lorenzo. Lungo la costa, oltre ad altri punti suggestivi, c'è la nota Baia degli Infreschi. Tra gli altri siti, vi si trovano anche gli scavi di Velia, l'antica Elea. Infine, quasi tutta l'area cilentana (180.000 ettari), nel 1991 è divenuta parco nazionale. Nel Vallo di Diano, che insieme agli Alburni ed al Cilento formano il parco nazionale, si trovano le grotte di Pertosa ovvero le grotte dell'Angelo di Pertosa-Auletta.

    Pianure

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    Vallo di Diano (Cilento)

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    Panorama dei Monti Picentini
    dal Monte Sassosano (Montella)
    Di tutta la regione, circa solo un quinto è formato dalle pianure. Le principali sono localizzate essenzialmente nel casertano e lungo la costiera cilentana. Le pianure più importanti sono: a nord quella del fiume Garigliano e quella del fiume Volturno; quest'ultima confina a sud con il solco del fiume Sarno e costituisce la Pianura Campana propriamente detta, fertile ed intensamente popolata. Ricordiamo, inoltre, la pianura del fiume Sele a sud, formante la piana di Paestum e la pianura di Salerno.
    Ad est, nel Cilento, sono diverse le colline ed i rilievi che caratterizzano quella fetta di regione. Tra le principali vi sono il Vallo di Diano, che si distende tra i massicci dell'Alburno e del Cervati attraversato dal fiume Tanagro che in origine era un grande lago pleistocenico, ed il Vallo della Lucania.

    Rilievi e colline
    Tra i rilievi si possono distinguere la dorsale appenninica centrale, decorrente da nord-ovest a sud-est e comprendente diversi massicci (Matese, monti Trebulani, Taburno, Avella, Terminio, Cervialto, Alburno, Cervati), Tuoro, seguita verso est da una zona di altopiani e conche (Benevento, Apice, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino ecc.). Nella zona litorale troviamo massicci di origine vulcanica (Somma-Vesuvio, Campi Flegrei, Roccamonfina) e di origine sedimentaria (Monti Lattari e Monte Massico).
    Persino il capoluogo di regione, pur affacciandosi sul mare, si struttura su diverse colline. Le principali sono quella di Posillipo, quella del Vomero, quella dei Camaldoli e quelli Aminei.

    Coste e isole

    Le coste campane, incluse quelle delle isole del golfo di Napoli, sono tutte bagnate dal mar Tirreno. Tra i tre capoluoghi di provincia che si affacciano sul mare, quella di Caserta è l'unico che lo fa interamente in pianura. La città di Napoli invece, di 225 km di costa solo il 31% è basso. Diverso il discorso per la provincia di Salerno che si divide a metà con il 47% delle coste basse.
    Tra le coste più importanti e famose, per natura, bellezza e cultura, ci sono quelle della penisola sorrentina e la cilentana. La penisola sorrentina, è un territorio attraversato all'interno dai monti Lattari e proteso verso il mar Tirreno. Amministrativamente è appartenente per metà alla città metropolitana di Napoli e per l'altra metà alla provincia di Salerno. Il versante che si affaccia sul golfo di Napoli costituisce la costiera sorrentina, quello che si affaccia sul golfo di Salerno, invece, forma la costiera amalfitana.
    L'arcipelago Campano è composto da tre isole principali: Ischia, Capri e Procida, famose in tutto il mondo per le loro bellezze naturali e da altre due isole minori, Vivara (collegata a Procida da un ponte) e Nisida (collegata al continente).

    Coste

    Le più importanti coste sono queste:

    Costiera sorrentina
    La costiera sorrentina è una costiera appartenente alla penisola sorrentina che si affaccia sul versante che dà al golfo di Napoli. Data la bellezza paesaggistica, storica, culturale della costa e data la sua rilevanza gastronomica, la stessa è intensamente sfruttata per fini turistici. I comuni che costituiscono la costa sono sette: (da sud verso nord) Massa Lubrense, di cui fa parte Sant'Agata sui due golfi con il panoramico monastero del Deserto, Sorrento, Sant'Agnello, Piano di Sorrento, Meta, Vico Equense e Castellammare di Stabia.

    Costiera amalfitana
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    Scorcio da Amalfi

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    Panorama da Massa Lubrense

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    I faraglioni di Capri

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    Vista su Capri
    La costiera amalfitana è uno dei tratti di costa più famosi al mondo, simbolo dell'Italia all'estero ed uno dei punti d'eccellenza del turismo nazionale. Delimitato ad ovest da Positano e ad est da Vietri sul Mare e divenuta, nel 1997, patrimonio dell'umanità UNESCO, la costa prende il nome dalla città che costituisce il cuore della stessa, non solo geograficamente ma anche storicamente: Amalfi. I comuni che fanno parte della costa sono quindici: Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Corbara, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Sant'Egidio del Monte Albino, Scala, Tramonti e Vietri sul Mare. Poco dopo la Punta della Campanella, nel Golfo di Salerno, tra le varie insenature, si trova la rinomata baia di Iéranto, bene del FAI.

    Costiera cilentana
    La costiera cilentana comprende il tratto di costa che va dal golfo di Salerno a quello di Policastro ed è un tratto di costa molto noto per la sua bellezza naturalistica. Delle dodici bandiere blu regionali, ben dieci appartengono a questa costa. I comuni (o frazioni) che ve ne fanno parte sono: Agropoli, Ascea (con Velia e Marina di Ascea), Camerota (con Marina di Camerota), Capaccio-Paestum (con Paestum, Laura, Licinella e Torre Kernot), Casal Velino (con Marina di Casalvelino), Castellabate (con Santa Maria, San Marco, Licosa ed Ogliastro Marina), Centola (con Palinuro), Ispani (con Capitello), Montecorice (con Agnone Cilento e Case del Conte), Pisciotta (con Caprioli e Marina di Pisciotta), Pollica (con Acciaroli e Pioppi), San Giovanni a Piro (con Scario), San Mauro Cilento (con Mezzatorre), Santa Marina (con Policastro Bussentino), Sapri e Vibonati (con Villammare).

    Isole

    Capri

    L'isola di Capri è un'isola nel golfo di Napoli. Situata di fronte alla costiera Sorrentina, è celebre per la sua bellezza sin dai tempi dell'antica Grecia. L'isola è, a differenza delle vicine Ischia e Procida, di origine carsica. Inizialmente era unita alla Penisola Sorrentina, ma successivamente è stata sommersa in parte dal mare e separata quindi dalla terraferma, dove oggi si trova lo stretto di Bocca Piccola. Capri presenta una struttura morfologica complessa, con cime di media altezza (Monte Solaro 589 m e Monte Tiberio 334 m) e vasti altopiani interni, tra cui il principale è quello detto "di Anacapri".

    Ischia

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    Porticciolo di Lacco Ameno,
    comune dell'isola d'Ischia
    L'isola d'Ischia con i suoi 46 km² di superficie e i circa 61 000 abitanti è la terza isola più popolosa d'Italia. Dal punto di vista amministrativo si divide in sei comuni: Barano d'Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Ischia, Lacco Ameno, Serrara Fontana, anche se è stata presentata una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per poter giungere ad un Comune Unico dell'Isola d'Ischia, da realizzarsi attraverso un referendum popolare. Attualmente si è in attesa della sua indizione da parte della Regione Campania, anche se non vi è alcun obbligo in merito. Dal punto di vista strettamente naturale l'isola presenta diverse peculiarità, dovute anche alla sua origine vulcanica, che tra l'altro ha reso possibile lo sviluppo di una fiorente attività economica, legata al turismo sia esso turismo termale, che turismo balneare. Il Monte Epomeo, è la cima più alta dell'isola d'Ischia con i suoi 789 metri. Per raggiungerlo si può arrivare sino alla località detta Fontana e poi si deve proseguire a piedi sino alla vetta o, come usavano i contadini di un tempo, a dorso di un asino. In prossimità della vetta in tufo verde vi sono i resti di un eremo e la chiesetta dedicata a S. Nicola di Bari. Dalla cima si può ammirare uno scenario di incomparabile bellezza che va da Capri, a Ponza, Gaeta, Napoli, il Vesuvio, i Monti Lattari e la penisola Sorrentina.

    Li Galli

    Il Li Galli è un arcipelago appartenente al comune di Positano ubicato pochi chilometri a sud della Penisola Sorrentina e costituito da tre isole tutte disabitate: Gallo Lungo, La Rotonda e Dei Briganti a nord della Rotonda (nota come Castelluccio o La Castelluccia).

    Megaride

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    Isolotto di Megaride
    L'isolotto di Megaride è una piccola isola di Napoli che fu di fatto il primo nucleo greco insediatosi in città. Lo sbarco avvenne intorno al IX secolo a.C. costituendo prima la città di Parthenope e solo dopo il V secolo a.C., spostatosi nella zona interna della città, si costituì la Nea Polis. Domina sull'isolotto il Castel dell'Ovo (costruito in epoca romana come villa) e nell'area circostante ad esso sorge il borgo Marinari, caratterizzato da casette e ristoranti. L'isolotto di Megaride, infine, secondo una leggenda greca, vedrebbe sepolta al suo interno il corpo della sirena Parthenope, lasciatasi morire subito dopo il rifiuto di Ulisse.

    Nisida

    Nisida (dal greco Nisida, piccola isola) è una piccola isola appartenente all'arcipelago delle isole Flegree, posta a pochissima distanza dalle coste di Capo Posillipo, all'interno del territorio della città di Napoli. Il suo "status" di isola, anticamente pacifico, viene oggi contestato dai cittadini perché è collegata alla terraferma da un ponte di pietra, che a sua volta ha "preso con sé" un altro isolotto.

    Procida

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    La Corricella (Procida)
    L'isola di Procida con i suoi 3,7 km² è la terza in termini di superficie dell'arcipelago campano. Il suo territorio rientra nel comune omonimo insieme alla piccola Vivara. Procida dista dalla costa solo 3,4 km ed è collegata con Vivara mediante un ponte. La sua formazione è dovuta probabilmente all'eruzione di una moltitudine di vulcani appartenenti alla regione dei Campi Flegrei separati dalle sue coste dal canale di Procida, il suo rilievo principale è in realtà una modesta collina chiamata Terra Murata (91 m.s.m.). La gran parte del suo litorale è compreso nell'area marina protetta Regno di Nettuno.

    Vivara

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    Vivara vista da Procida
    L'isola di Vivara è una piccola isola del golfo di Napoli situata a poca distanza dalle isole di Procida e Ischia e appartenente al gruppo delle isole Flegree. L'isola misura circa 0.4 km² e ha un perimetro di circa 3 km con una forma a mezzaluna; il rilievo più elevato misura 110 metri sul livello del mare ed è situato nel centro dell'isola. Vivara è sottoposta alla giurisdizione amministrativa del Comune di Procida, cui è collegata da un sottile ponte. È attualmente disabitata ed è una riserva naturale statale, parte del parco regionale dei Campi Flegrei. Tutto il suo litorale è inoltre compreso nell'area naturale marina protetta da Regno di Nettuno. I punti estremi sono la punta di Mezzogiorno a Sud e la punta Capitello a Nord, rivolta verso l'isola di Procida. La punta d'Alaca, ad Ovest, definisce il punto più stretto del canale d'Ischia, mentre tutta la costa orientale, ripida e scoscesa, viene chiamata La Carcara.

    Idrografia

    Laghi

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    Lago del Matese
    I laghi della Campania sono diversi ma quasi tutti, ad eccezioni di qualcuno, di piccole dimensioni. I più importanti sono sicuramente il lago di Conza e il Lago Laceno per quanto riguarda l'area dell'avellinese; i laghi di lago Falciano e Matese per quanto riguarda il casertano; il lago d'Averno (di origine vulcanica), il lago Lucrino, il lago Fusaro, il lago Miseno e il lago Patria per quanto riguarda la napoletano; il lago di Telese per quanto riguarda il beneventano; non sono presenti bacini lacustri signivicativi nel salernitano.

    Fiumi

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    Il fiume Sele
    La Campania è solcata da pochi corsi d'acqua, dei quali molti hanno un corso tortuoso, con ripide gole tra i vari massicci della regione. Il fiume Volturno è quello più importante e più lungo (circa 170 km) dell'Italia meridionale. Le sue acque sono impiegate per la pesca, l'irrigazione, la nautica sportiva e la produzione di energia idroelettrica. La principale località attraversata è la città di Capua, anticamente attrezzata con un porto fluviale che la metteva in comunicazione con il Mar Tirreno e le altre città della costa. Il secondo fiume della Campania e del mezzogiorno è il Sele (lungo 65 km). Esso taglia in lungo l'intera area del salernitano. I principali affluenti di questo corso d'acqua sono il Tanagro ed il Calore Lucano. Il primo è lungo circa 100 km mentre il secondo è lungo 70 km. Se si esclude l'Ofanto, che termina nell'Adriatico, tutti gli altri principali corsi d'acqua della Campania sfociano nel Tirreno.
    Altri fiumi minori della Campania sono il Sarno, l'Alento, il Bussento, il Mingardo, il Picentino, il Lambro, il Tammaro, il Calore Irpino, e il canale dei Regi Lagni.

    Aree naturali protette

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    Cascata Acquabianca, Parco
    regionale Monti Picentini
    Le aree naturali protette della Campania occupano un territorio pari al 25% dell'intera superficie regionale e coprono per lo più il piano montano o collinare, salvo in rare eccezioni come nella valle del Sele e del Volturno
    Di queste aree fanno parte due parchi nazionali: il Parco nazionale del Vesuvio ed il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, quest'ultimo importante per la sua vastità (infatti è parco di tutta la regione) e per la presenza della celebre Primula palinuri.
    Altri importanti parchi sono: il parco regionale Monti Picentini, il parco regionale del Partenio, il parco regionale del Matese, il parco regionale del Taburno - Camposauro, il parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano, il parco regionale dei Campi Flegrei, il parco regionale dei Monti Lattari.
    Tra le riserve naturali si distinguono: la riserva naturale Cratere degli Astroni, riserva naturale Castelvolturno.
    Le oasi principali sono invece: l'oasi naturale del Monte Polveracchio, l'oasi naturale Bosco Camerine, l'oasi naturale Valle della Caccia.
    Tra le aree marine protette abbiamo: l'area naturale marina protetta Punta Campanella, il parco sommerso di Gaiola, il parco sommerso di Baia, tutte nella città metropolitana di Napoli.

    Clima

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    L'alba vista da Napoli
    La Campania può essere suddivisa in due zone climatiche: la zona a clima mite, influenzata dalla presenza del mare, che comprende la costa del casertano, il napoletano e la costa del salernitano (insieme naturalmente all'arcipelago) dove si possono sentire maggiormente i benefici del mare; e la zona a clima più rigido, che comprende le zone interne dove si nota l'aumento della presenza della montagna: infatti in inverno nelle zone montuose si registrano temperature rigide, ed anche nelle valli non mancano gelate e banchi di nebbia, talvolta accompagnate da nevicate che si fanno sempre più copiose man mano che ci si addentra nell'entroterra e si sale di altezza. In estate si possono raggiungere temperature alte e vi sono giornate di pieno Sole, tuttavia le caratteristiche orografiche e l'influenza benefica del mare, rendono il caldo maggiormente sopportabile.
    Dal punto di vista precipitativo, gran parte della regione risulta esposta ai venti umidi atlantici per la relativa vicinanza della dorsale appenninica alla fascia costiera. Ne conseguono valori piuttosto abbondanti anche lungo le coste (media attorno ai 1.000 mm annui, salvo alcuni valori leggermente inferiori lungo il litorale casertano), mentre i valori minimi di pioggia si registrano paradossalmente nel più lontano entroterra al di là dello spartiacque appenninico: quest'ultimo tende a far salire ad ovest fino a 2.000 mm i valori pluviometrici di alcune località dell'Irpinia, mentre oltre lo spartiacque ad est (nelle zone confinanti con la Puglia) si scende bruscamente fino a 600–700 mm.

    Geologia

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    Lago d'Averno (lago di origine vulcanica dei Campi Flegrei)

    La Campania è una regione molto variegata nella sua conformazione morfologica. Caratterizzata dalla catena montuosa degli Appennini e da distese collinari nel suo interno. Le zone pianeggianti sono distribuite principalmente nell'area del casertano e nella provincia di Salerno.
    In Campania sono presenti sei importanti centri vulcanici: il famosissimo Vesuvio con il Monte Somma, il Roccamonfina, al confine tra Lazio e Campania, i Campi Flegrei, il complesso vulcanico dell'isola di Ischia e Monte Epomeo con i vulcani di Procida e Vivara ed infine i vulcani marini situati sul fondale del golfo di Napoli. Nel corso della storia, le attività di questi vulcani hanno determinato l'attuale struttura morfologica della regione e dell'intero paese; in particolar modo c'è da sottolineare l'importanza che hanno avuto in tal senso le eruzioni dei Campi Flegrei.
    Secondo i dati offerti dalla protezione civile italiana, la Campania è una regione a medio-alto rischio sismico. Tra i più distruttivi e gravi eventi che si sono registrati, va ricordato su tutti il terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980, che con un magnitudo momento di circa 6,9, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.La regione, in particolare l'area flegrea, infine è caratterizzata anche da diversi eventi di bradisismo.

    Vesuvio

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    Eruzione del Vesuvio
    del 1872
    (foto di
    Giorgio Sommer)

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    La solfatara di Pozzuoli
    (Campi Flegrei)
    Il Vesuvio è un vulcano esplosivo attivo (attualmente in stato di quiescenza) situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale. È attualmente alto 1281 m.e sorge all'interno di una caldera di 4 km di diametro. La caldera rappresenta ciò che resta dell'ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., eruzione che ha creato la caldera dove poi si è formato il Vesuvio. Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuviano. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del centro di Napoli. Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo. A ridosso del Vesuvio si sono via via nel tempo sempre più creati centri fittamente urbanizzati. Ciò ha creato un problema in caso di eruzione del vulcano. I suddetti comuni, ufficialmente esposti a maggior rischio da eruzione, costituiscono zona rossa e si estendono per circa 200 km². Oltre al percorso che porta al cratere e ad altri percorsi del parco nazionale, c'è anche l'osservatorio vesuviano, il più antico osservatorio vulcanologico al mondo, fondato da Ferdinando II di Borbone, oggi museo e sede di uno degli osservatori campani.

    Campi Flegrei
    I Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli, includendo anche una parte di essa (Fuorigrotta, Soccavo, Posillipo, Pianura ed Agnano) ed includendo le isole di Ischia, Procida e Vivara. La parola "flegrei" deriva dal greco flègo che significa "brucio", "ardo". Da qui si capisce che l'area è caratterizzata dalla forte presenza di vulcani che ne determinano un'enorme rilevanza storica, paesaggistica e territoriale. Di particolare interesse è la solfatara di Pozzuoli, cratere ancora attivo dove si manifestano potenti fumarole che erompono i loro vapori sulfurei ad oltre 160 °C. Da rilevare anche il Lago d'Averno, anch'essa una caldera vulcanica considerata dagli antichi l'entrata all'oltretomba e le numerose sorgenti di acque termali che vi sgorgano. Famosissime le terme di Ischia, di Agnano e di Pozzuoli.

    Terremoto dell'Irpinia

    Il terremoto colpì alle ore 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità colpì un'area che si estendeva dall'Irpinia al Vulture. Tra i comuni più duramente colpiti vi furono quelli di Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Calabritto, Senerchia e altri paesi limitrofi. Non mancarono però effetti del sisma anche a tutta l'area centro meridionale della penisola, compreso Napoli.

    Storia

    Dalle origini all'impero romano

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    Conza della Campania
    rasa al suolo
    dal terremoto

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    Tempio di Poseidone (Paestum)

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    Resti dell'acropoli di Cumae
    A partire dal II millennio a.C. circa, la Campania fu abitata da popolazioni molto antiche come gli Osci o Opici, gli Aurunci, gli Ausoni, i Sidicini ed i Sanniti; i quali parlavano la lingua osca, una lingua indioeuropea del gruppo italico. Successivamente, anche la Campania, come altre zone dell'Italia meridionale, fu soggetta a colonizzazione greca. Quando avvennero i primi insediamenti lungo le coste della regione, portarono alla nascita di luoghi come Pithecusa (Ischia), Kyme (Cuma), Parthenope prima e Neapolis poi (Napoli), Dikaiarcheia (Pozzuoli), Poseidonia (Paestum), Elea-Velia (Ascea), Pixunte (Policastro Bussentino), la Campania divenne uno dei centri culturali più importanti della Magna Grecia la quale quest'ultima influenzerà nel corso dei secoli la società romana e la civiltà occidentale stessa. Si pensi a Cuma che diffuse in Italia la cultura greca e l'alfabeto calcidese, che assimilato e fatto proprio dagli Etruschi e dai Latini, divenne l'alfabeto della lingua e della letteratura di Roma e poi di tutto l'occidente.
    La prima delle colonie greche in Campania e, più in generale, dell'Italia meridionale, fu l'isola di Ischia (già sede di insediamenti punico-cartaginesi a partire dal X secolo a.C.), dove agli inizi dell'VIII secolo a.C. un élite tecnico culturale proveniente da Calcide di Eubea si insediò priva di armi e con il consenso dei Cartaginesi nella baia di Lacco Ameno, loco ben noto ai Cartaginesi, in funzione osservativa delle abilità tecnologiche delle comunità etrusche nel lavorare il ferro dell'Elba. Il primo stanziamento, detto dai greci Pithecusa, ebbe carattere misti tra la cultura greca e quella cartaginese e precedette temporalmente anche quelli di Naxos e Megara Hyblaea nella Sicilia meridionale (in realtà, il geografo Strabone, nonché l'attento studio del mito della Sirena Partenope e degli altri fatti storici riconducibili a quel periodo, hanno fornito buone tesi a proposito di un antecedente insediamento Rodio posto nell'isolotto di Megaride, attuale Castel dell'Ovo. Esso, riconducibile al IX secolo a.C., costituirebbe il primo nucleo delle futura Napoli). In seguito ai buoni rapporti intessuti da questa avanguardia, tra cui va ricordato il passaggio dell'alfabeto greco agli etruschi, avvenne lo stanziamento di coloni che dapprima interessò l'isola di Ischia e poi si allargò in terraferma ad un'area limitata e di marginale interesse per la preesistente civiltà etrusco-sannita ed in particolare nel napoletano.


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    Plateia maggiore (Napoli)
    Dapprima essi si insediarono a Cuma (il punto della terraferma più vicino a Lacco Ameno) e poi si insediarono a Dicearchia (Pozzuoli), Parthenope e poi presso la definitiva Nea Polis (ovvero la Napoli attuale), nella quale fu organizzato il tipico impianto urbanistico ippodameo costituito da plateiai e stenopoi, divenuti poi nell'epoca romana l'area dei decumani di Napoli. È interessante inoltre notare come tuttora la popolosa provincia di Napoli occupi uno spazio marginale della complessiva superficie regionale. L'insediamento greco avvenne infatti solo lungo le coste, mentre la parte interna era abitata dagli etruschi che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua, Nuceria, Nola, Acerra, Suessula.

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    Anfiteatro campano (Santa Maria Capua Vetere). Probabilmente il primo anfiteatro costruito dai romani

    Successivamente la regione costiera subì prima l'influenza politico-militare Sanniti (intorno al V secolo a.C.) e poi divenne un obiettivo espansionistico di Roma. A seguito delle tre guerre sannitiche (343-290 a.C.), con esito infausto per le popolazioni locali, fu occupata dai Romani, che vi fondarono parecchie colonie (come quella di Puteoli, l'attuale Pozzuoli). Durante la seconda guerra punica, solo poche città si allearono ai Cartaginesi, mentre la maggior parte della regione restò fedele a Roma. Amministrativamente fece parte della Regio I; ai tempi di Diocleziano acquisì poi autonomia. Durante l'occupazione romana, molti potenti costruirono lungo la costa le proprie ville estive. Anche dal punto di vista economico ci fu uno straordinario sviluppo dell'agricoltura e del commercio, la regione era infatti da sempre una delle zone più ricche del mondo classico e romano e ciò gli valse l'appellativo di Campania Felix.
    A Napoli, infine, nel castel dell'Ovo, con la morte dell'imperatore Romolo Augusto avvenuta dopo il 511, si decretò definitivamente la caduta dell'Impero romano d'Occidente.

    Dai longobardi al viceregno spagnolo

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    Castello normanno (Ariano Irpino)
    Sul finire del V secolo d.C. i longobardi scesero in Italia arrivando fino in Campania. Con la fondazione del Ducato di Benevento e poi con la caduta di Pavia divenne principato e verso il XI secolo divenne possedimento del pontefice (denominato dagli storici il balcone del Papa sul Sud Italia), la Campania perse la sua unità, poiché piccole parti del territorio andarono a Bisanzio e tutto il resto ai principi Longobardi. Il Ducato di Napoli cadde in mano bizantina nel 536, ma ben presto tale territorio si ribellò alle autorità centrali, divenendo un vero e proprio stato autonomo.
    Nell'anno 1030 i normanni acquisirono il feudo di Aversa, ceduto da uno degli ultimi duchi di Napoli: un episodio storico che provocò l'ascesa della potente dinastia normanna. Nel giro di un secolo, da quell'avamposto, furono in grado di unificare e sottomettere politicamente buona parte dei territori dell'Italia meridionale. La Campania venne compresa nel Regno di Sicilia, e affidata ai rispettivi sovrani (Altavilla, Hohenstaufen, Angioini e Aragonesi).



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    Castello Aragonese ad Ischia
    Con i Vespri siciliani, ci fu l'inizio della guerra dei novant'anni. La Sicilia si divise dal Regno e alla dinastia Angioina rimase il Sud Italia continentale che divenne quindi Regno di Napoli. Seguì poi la dinastia Aragonese, sotto il cui regno Napoli divenne uno dei più importanti centri del Rinascimento e dell'Umanesimo. Alfonso V d'Aragona, riuscì a ricostituire momentaneamente l'unificazione dei due Regni. Napoli sotto questo sovrano divenne una vera e propria capitale del Mediterraneo.
    Con Carlo V il Regno di Napoli divenne un viceregno della Spagna, con capitale Napoli. La politica dei sovrani spagnoli, non di rado fu incentrata su una gravosa pressione fiscale dovuta alle molte guerre del tempo in cui era coinvolta la Spagna; il viceregno napoletano era infatti uno dei principali fornitori di denaro e uomini per la causa spagnola: ciò a volte scatenò rivolte da parte delle classi più povere. Una delle figure rivoluzionarie di quest'epoca fu Masaniello, che condusse un'accesa campagna contro il viceré.

    La famiglia dei Borbone ed il Regno delle Due Sicilie

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    Bandiera del Regno
    delle Due Sicilie
    Dopo la guerra di successione polacca e la parentesi austriaca, la Campania passò al regno dei Borbone di Napoli. Il primo re fu Carlo di Borbone, rimasto famoso per avere intrapreso e attuato molte riforme in campo economico e legislativo. La capitale, Napoli, sottolineò i suoi status politici, architettonici, artistici, culturali, ecc. fattori che la ponevano tra le principali capitali europee, alla pari di Londra, Vienna e Parigi. Inoltre, durante il suo regno, con lo scopo di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli ed al suo reame, fu costruita la reggia di Caserta. Opera di Luigi Vanvitelli e terminato nel 1845, tutto il complesso fu definito l'ultima grande realizzazione del barocco italiano.
    Dopo la brevissima ma intensa esperienza della Repubblica Partenopea di Napoli, nel 1799, Napoleone Bonaparte nominò Re di Napoli suo cognato Gioacchino Murat che abolì definitivamente il feudo. Dopo l'età napoleonica il Congresso di Vienna riaffidò il Regno di Napoli ai Borbone che lo riuniranno al Regno di Sicilia dando vita al Regno delle Due Sicilie, con Napoli capitale.
    Durante il Regno delle due Sicilie, la Campania ed in particolare Napoli, ottennero primati storici in ogni settore, dando vita alle celebri innovazioni borboniche.


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    La Reggia di Caserta
    In Campania nacque il maggior complesso industriale metalmeccanico d'Italia (Pietrarsa oggi museo), la maggior industria navalmeccanica d'Italia (a Napoli e Castellammare di Stabia quest'ultimo, con 1.800 operai, era il primo d'Italia per grandezza), la prima nave a vapore dell'Europa continentale (la Ferdinando I, realizzato nel cantiere di Stanislao Filosa al Ponte di Vigliena, presso Napoli, varato il 27 settembre 1818), il primo codice marittimo Italiano (varato da un giurista di Procida), il primo albergo per i poveri, la prima ferrovia e prima stazione in Italia (1839, la Napoli-Portici), la prima galleria ferroviaria del mondo (nel nolano), il primo teatro lirico d'Europa (il San Carlo), il primo osservatorio astronomico (a Capodimonte), il primo osservatorio sismologico al mondo (nel vesuviano), i primi conservatori musicali, le prime università d'Europa laiche (la Federico II) ed il primo statuto socialista del mondo (seterie di San Leucio).

    Dall'Unità d'Italia ai giorni d'oggi

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    1863, un bersagliere del
    neonato regno d'Italia
    esibisce il corpo
    di Nicola Napolitano,
    brigante appena fucilato
    Anche la Campania fu poi coinvolta nelle rivolte liberali e nei moti per l'Unità d'Italia. Nel 1861 la regione venne conquistata ed annessa al Regno d'Italia. A causa delle nuove politiche nazionali post-unitarie in campo economico e della conseguente pessima gestione dei beni pubblici da parte del neonato stato unitario, la regione fu centro di emigrazione e si impoverì notevolmente così come tutto il meridione d'Italia.Espressione del mal contento generale post-unitario fu il fenomeno del brigantaggio che, nato in Basilicata, coinvolse subito tutta la popolazione del meridione d'Italia.



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    Uno «scugnizzo» armato
    durante le quattro giornate
    di Napoli
    Durante la seconda guerra mondiale la Campania fu teatro di alcune famose operazioni militari, come lo sbarco a Salerno e le Quattro giornate di Napoli. Nel periodo che seguì lo sbarco la città di Salerno ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale divenendo di fatto capitale d'Italia fino alla liberazione di Roma (metà agosto 1944).
    Nel dopoguerra la Campania fece parte di quel gruppo di regioni del Sud Italia fonte di emigrazione soprattutto verso il Nord Italia, pur conservando una struttura economica più solida rispetto al resto del Mezzogiorno.
    Negli anni settanta e ottanta si è visto un aumento della criminalità organizzata (in questo caso la Camorra) che ha portato molti disagi di tipo sociale alla regione. Ancora oggi la Campania resta una regione italiana con diverse problematiche, prime su tutte la criminalità organizzata.
    Nel 1994, infine, l'intera regione versa in uno stato di emergenza relativo allo smaltimento ordinario dei rifiuti solidi urbani (RSU). Lo stato di emergenza è poi cessato ufficialmente dopo oltre 15 anni, sulla base di un decreto legge approvato dal Governo il 17 dicembre 2009 che ha decretato il termine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.






    Cultura popolare e tradizioni

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    Il cardinale Crescenzio Sepe
    durante il rito dello scioglimento
    del sangue di san Gennaro

    La cultura popolare campana ha origini ben radicate ponendo la regione stessa ai vertici nazionali tra eventi di cultura popolare e tradizioni locali. Tra le manifestazioni popolari più note presenti in regione, si ricordano quella dello scioglimento del sangue di san Gennaro, che avviene tre volte l'anno a Napoli presso il duomo della città, e la festa della tamorra che si svolge una volta l'anno, durante la prima settimana di giugno, in una località della regione non fissa.
    Tra le tradizioni più radicate in regione, merita citazione la plurisecolare arte presepiale costituita dalle botteghe artigianali di via San Gregorio Armeno, a Napoli, che ogni anno, dal primo di novembre a metà gennaio, attira migliaia di turisti da tutto il mondo.
    La forte impronta culturale della Campania fa sì che questa si sia diffusa in tutto il mondo, contribuendo alla creazione del "tipico" stereotipo italiano. Non a caso nota è la percezione che il mondo ha dell'Italia popolare secondo cui quest'ultima è una terra di tarantelle e danze popolari, di pizza e spaghetti, di mandolino e musica, di bassi e vicoli stretti e bui con i panni stesi e di culti religiosi. Tutti questi aspetti, come si può notare, sono tipici della regione campana. Inoltre, importante è ricordare che la lingua napoletana risulta essere l'idioma italico più esportato e conosciuto nel mondo, divenendo in molti casi vero e proprio accento italiano (si veda il cosiddetto "broccolino", ovvero l'accento italo-americano).

    Cultura

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    Un vicolo napoletano
    La Campania ed i suoi comuni, nel corso della loro storia, hanno avuto più volte ruoli di primaria importanza in ambito locale e sovraregionale. Le posizioni di primo piano che si sono trovate a ricoprire in diverse epoche hanno fatto sì che nella regione si sviluppasse un importante e radicato connubio tra quella che è la cultura popolare (danze popolari, artigianato, gastronomia, etc) e quella artistica (pittura, architettura, poesia, filosofia etc).
    Grazie ai suoi contenuti storici, artistici, archeologici, architettonici, religiosi e grazie all'immenso straordinario patrimonio artistico presente a Napoli, città con il centro storico più vasto d'Europa, la Campania risulta essere una delle regioni a maggior densità di risorse culturali d'Italia.
    Nel 2013, a Napoli si svolgerà il IV Forum Universale delle Culture, oltre ad aver già ospitato nel 2012 il World Urban Forum. Per la sua complessa storia la città è stata più volte candidata dal governo come probabile sede di istituzioni europee e/o organismi internazionali (è il caso dell'assemblea europarlamentare ACP/UE, Banca Euromed, ecc.).




    Arte

    Archeologia

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    Piscina Mirabilis (Bacoli)
    Data la sua storia trimillenaria, la Campania è una regione ricchissima di siti e risorse archeologiche che vanno dall'età preistorica fino a quella romana. Gli stessi siti sono distribuiti pressoché equamente in tutta la regione, trovando punti di maggior concentrazione nell'area flegrea, vesuviana e cilentana. Tuttavia, nel casertano sono conservati importanti resti archeologici come l'anfiteatro campano a Santa Maria Capua Vetere, l'antica Capua, che fu il primo anfiteatro romano e secondo per dimensioni dopo il Colosseo di Roma. A Santa Maria si trova anche il Mitreo, esempio ben conservato di edificio di culto del Mitraismo. Per quanto concerne l'arte paleocristiana, questa sarà molto radicata nel territorio ed oggi è soprattutto visibile nelle Catacombe(Napoli, Prata di Principato Ultra, Teano, Capua, Calvi) e basiliche di Napoli.
    Nell'area flegrea si registrano importanti resti come l'acquedotto romano del Serino, l'anfiteatro Flavio di Pozzuoli, gli scavi archeologici di Cuma e l'importantissima Piscina Mirabilis di Bacoli. Quest'ultima era originariamente una cisterna di acqua potabile romana costruita in età augustea. Si tratta della più grande cisterna nota mai costruita dagli antichi romani, ed aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi che trovavano ormeggio e ricovero nel porto di Miseno. Ci sono poi il parco archeologico di Baia, il parco sommerso di Baia ed il museo dei Campi Flegrei, all'interno del castello Aragonese. Diversi siti ospitano infatti vari musei archeologici. Oltre ai suddetti beni, che per quanto siano spesso solo parzialmente aperti sono comunque abbastanza accessibili, ce ne sono altri, più piccoli, in area flegrea, spesso chiusi o aperti su prenotazione o in determinate occasioni o parzialmente. Per esempio, a Bacoli, vi sono anche Cento camerelle, complesso di cisterne, la Grotta della Dragonara, cisterna dell'acqua poi probabilmente utilizzata come luogo di sepoltura, il Sacello degli Augustali, adibito ai riti di culto degli imperatori, poi i resti del teatro romano, la tomba di Agrippina (in realtà odeion, teatro poi trasformato in ninfeo esedra di una villa). Anche a Pozzuoli vi sono altri beni archeologici tra cui il Rione Terra.

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    Resti del teatro
    greco-romano
    (Napoli)

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    Resti di alcune vittime
    dell'eruzione del Vesuvio
    del 79
    (Scavi archeologici
    di Pompei)
    A Napoli sono presenti un numero elevatissimo di siti archeologici, per lo più risalenti all'epoca greca. Si ricordano i principali: la Napoli sotterranea, complesso di cunicoli e cavità di origine greca scavate nel tufo e poste nel sottosuolo della città, riutilizzati poi dai romani come acquedotto e durante la seconda guerra mondiale come rifugio; gli scavi di San Lorenzo; il Cimitero delle Fontanelle; le catacombe di San Gaudioso; le Catacombe di San Gennaro; i decumani di Napoli, impianto stradale greco costituente plateiai e stenopoi, ribattezzato poi dai romani come decumani (superiore, maggiore e inferiore) e tanti altri siti ancora.


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    Arco di Traiano (Benevento)
    Nell'area vesuviana, grazie alle storiche eruzioni del vulcano che caratterizza quella zona e grazie ai lavori di recupero dei siti avviati durante il periodo borbonico sotto il dominio di Carlo III, sono presenti siti di inestimabile valore ed importanza, che costituiscono oggi il traino di tutta l'attività turistica regionale e nazionale. Pompei, su tutti, presenta scavi archeologici che ricoprono un'area di circa 60 ettari e costituisce il sito più visitato in Italia dopo i musei vaticani. Il valore del sito è stato stimato intorno ai 40 miliardi di euro ed è il sito archeologico più visitato in Italia e tra i più nel mondo (nel 2010 è stato visitato da 2.319.668 persone). Sempre nell'area vesuviana, altri siti di primaria importanza sono gli scavi di Ercolano, Oplonti, dove si trova una villa romana relativamente intatta, Boscoreale, con villa ed antiquarium, e Castellammare di Stabia, ville romane abbastanza intatte, tra il Monte Faito ed il mare. Questi numerosi ritrovamenti archeologici (soprattutto quelli di Pompei ed Ercolano) hanno fornito importanti informazioni sull'uso antico della pittura, caso emblematico è il rosso pompeiano, ed hanno determinato inoltre spunti per correnti architettoniche future, questo è il caso del neoclassicismo.
    Sempre risalente al periodo romano, databile tra il 114 e il 117 d.C., risulta essere l'arco di Traiano. L'opera scultorea fu dedicata all'imperatore Traiano in occasione dell'apertura della via Traiana e, giuntoci integro, compresi i numerosi rilievi scultorei che ne decorano le superfici, risulta essere l'arco trionfale romano meglio conservato. L'arco, alto 15,45 m ed a un fornice di 8,60 m, presenta dei rilievi scultorei rappresentanti le gesta di Traiano nelle province conquistate, scene di pace dell'imperatore in Italia e delle benemerenze dell'imperatore nei confronti di Benevento.
    Nell'area cilentana, infine, sono presenti i resti greci di Paestum, antica città della Magna Grecia sacra a Poseidone. Il sito risulta essere il più importante d'Italia, assieme a quelli ospitati nella Valle dei Templi di Agrigento. Nel Cilento sono presenti anche gli scavi di Velia, l'antica Elea, patria della scuola eleatica, nel comune di Ascea.Altri resti di epoca romana sono presenti nella provincia di Benevento e di Avellino(Atripalda,Avella,Carife,Mirabella Eclano), mentre a Nola, è conservato uno dei siti archeologici risalenti all'età del bronzo più importanti d'Italia. Ad Eboli, in provincia di Salerno, invece, sono presenti tre fornaci di epoca romana (III-IV secolo a.C.) e sono tra le meglio conservate d'Europa, se non del mondo. In diverse località sono presenti anche musei archeologici legati ai suddetti siti.

    Architettura

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    Duomo di Salerno

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    Duomo di Amalfi

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    La Rocca dei Rettori
    di (Benevento)

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    Basilica di Santa Chiara (Napoli)

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    Duomo di Benevento

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    Facciata della Certosa di Padula

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    Chiesa dei Girolamini (Napoli)

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    Castel Nuovo di Napoli

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    Palazzo Donn'Anna (Napoli)


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    Basilica di San Francesco
    di Paola (Napoli)
    Avendo la regione subito influssi longobardi, cassinesi, bizantini, islamici e romanici, il patrimonio architettonico della stessa offre un'elevata varietà di stili, che vanno dal romanico al gotico, dal Rinascimento napoletano al barocco napoletano fino al neoclassicismo. Nonostante il fatto che, per diversi motivi storici, il fulcro principale risulti essere il capoluogo di regione, comunque non mancano altre opere presenti di rilievo su tutto il territorio che rappresentano una delle eccellenze dello stile e dell'arte in Italia. Si ricorda per esempio il Duomo di Casertavecchia, il Duomo di Amalfi, il Duomo di Benevento e quello di Salerno, importanti esempi di architettura romanica, la Cattedrale di Avellino, nonché due pregevoli testimonianze dell'architettura longobarda in regione, entrambi a Benevento: la Rocca dei Rettori ed il Complesso monumentale di Santa Sofia, patrimonio dell'umanità UNESCO.
    Tra gli architetti più importanti campani, si annoverano su tutti Luigi Vanvitelli, Gian Lorenzo Bernini (quest'ultimo però mai direttamente operante in Campania in quanto, per motivi accidentali, ha dovuto sempre rifiutare le commissioni offertegli), Francesco Solimena e Domenico Antonio Vaccaro.
    L'architettura gotica, vede l'avvento in Campania grazie a l'imperatore Federico II di Svevia e nei secoli successivi alle dinastie Angioina e Aragonese del Regno di Napoli. Tra le opere di questo periodo si ricordano ancora la Chiesa di San Pietro a Majella, la Basilica di San Lorenzo Maggiore, la Chiesa di Sant'Eligio Maggiore, la Chiesa di San Domenico Maggiore, la chiesa di S. Giovanni a Carbonara.
    Nel periodo rinascimentale, trova essenzialmente maggior spicco l'arco trionfale del Maschio Angioino, con il quale Napoli dona il proprio contributo artistico a tutto il Rinascimento italiano. Esso fu eseguito da diversi autori, dalle cui collaborazioni nacquero una sintesi di influssi e modi. I principali furono Francesco Laurana, Domenico Gagini, Guillem Sagrera, e poi altri autori di scuola donatelliana. L'arco rappresenta la conquista del regno da parte del re Alfonso e del successo della dinastia. Altre opere rinascimentali, e più precisamente riconducibili al Rinascimento toscano e veneziano sono il chiostro della Certosa di San Martino, il già citato esterno della Chiesa del Gesù Nuovo, la Chiesa dei Girolamini, la chiesa di S. Anna dei Lombardi, la Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, con annessa la celebre ruota degli esposti.
    Dal XVI secolo si diffuse in quel il barocco napoletano, corrente che si discostava leggermente da quella classica romana. A Napoli, le opere di quest'ultimo periodo rappresentano la stragrande maggioranza. Tra queste, la basilica di S. Paolo Maggiore, la chiesa del Gesù, la Cappella del Monte di Pietà.
    Nel resto della regione, assume un importante ruolo la Certosa di Padula, che con una superficie di 50.500 m² sulla quale sono edificate oltre 320 stanze e con il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 m²), contornato da 84 colonne è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità UNESCO. A Napoli, invece, la figura di maggior rilievo l'assunse Cosimo Fanzago che lavorò nella Certosa di San Martino (definita opere barocca per eccellenza), innalzò la chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, il Palazzo Donn'Anna e la Guglia di San Gennaro, quest'ultima definita gioiello del barocco napoletano. Altri autori cardine nel proseguimento di questa corrente furono Ferdinando Sanfelice e Domenico Antonio Vaccaro. Il primo ha tra le principali opere il palazzo dello Spagnolo, il secondo il palazzo dell'Immacolatella ed il chiostro maiolicato di Santa Chiara. Proprio riguardo al palazzo dello Spagnolo, si deve ricordare che nel barocco napoletano assumevano fondamentale importanza le scale dei palazzi, le quali si innestavano nei cortili divenendo lo scenografico punto di fuga della visuale d'insieme del palazzo.
    Anche sotto Carlo III di Spagna, sovrano attento all'arte, la Campania vede il suo fulcro artistico principalmente nel suo capoluogo. Importante fu anche l'affermazione di eccellenti scultori che hanno lasciato direttamente o indirettamente il segno nella città, diventando punto di riferimento anche per quelli che sarebbero stati gli anni a venire. A partire dal XVIII secolo, tra le ultime correnti artistiche ed architettoniche presenti in regione, si diffuse il neoclassicismo, divisibile in due distinte categorie: la prima, legata ancora al tardo barocco, è caratterizzata da interni voluminosi e policromi, mentre la seconda è costituita da una maggiore severità degli spazi, preludendo al neoclassico puro. Vanvitelli su tutti pone le basi per la nascita del movimento, le cui radici sono posate a Napoli.
    La città diventa così all'avanguardia per quanto riguarda lo sviluppo della corrente che a sua volta si basa sulla ripresa del gusto antico. Grande influenza nello stile neoclassico ebbero gli scavi di Pompei che, avviati alla metà del Settecento da Carlo di Borbone, ispirarono lo stile di Luigi Vanvitelli, primo vero autore neoclassico. Tra le opere neoclassiche più importanti in Campania si ricordano la Basilica di San Francesco di Paola (definita l'opera neoclassica meglio eseguita), alcuni ambienti della Reggia di Caserta (proprio del Vanvitelli), la facciata del Teatro San Carlo, la Villa Floridiana di Napoli e la casina Vanvitelliana di Bacoli. Del secondo settecento è il conosciuto Real sito di San Leucio, setificio di origine borbonica, con appartamenti reali, il belvedere e le vicine case per gli operai. Risale inoltre al 1700 la ristrutturazione della farmacia degli Incurabili.
    Di stile rococò e neoclassico, furono eseguite le ville dell'area vesuviana che costituiscono il Miglio d'oro, definite d'oro proprio per la ricchezza storica e paesaggistica delle stesse. Delle oltre centoventi ville, oggi molte sono in rovina. Alcune strutture, parzialmente rimaste, sono la villa Campolieto, la villa Ruggiero e la villa Favorita, dal bel parco con veduta, ad Ercolano, la villa Bruno e la villa Vannucchi a S.Giorgio a Cremano e la villa delle Ginestre a Torre del Greco, la quale è stata una delle residenze di Leopardi. Gli architetti che lavorarono al progetto di Carlo di Borbone, furono: Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo. Un altro architetto che ha arricchito il patrimonio partenopeo e campano in generale è Domenico Fontana, il quale eresse numerosi edifici imponenti come il Palazzo Reale di Napoli o il Real Albergo dei Poveri.
    Tra le opere di architettura contemporanea si possono annoverare il centro direzionale di Napoli, realizzato su progetto dell'architetto giapponese Kenzo Tange, il centro commerciale "Vulcano Buono" di Nola, opera di Renzo Piano, la Cittadella Giudiziaria di Salerno di David Chipperfield, la stazione marittima della stessa città disegnata da Zaha Hadid e l'Auditorium di Ravello, tra le ultime opere realizzate da Oscar Niemeyer.

    Pittura

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    Sette opere
    di Misericordia
    (Caravaggio)

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    Santi patroni di Napoli adorano
    il crocifisso (Luca Giordano)
    Per quanto riguarda la pittura Napoli giocò un ruolo importante potendo contare sulla scia artistica che il Caravaggio lasciò in città. Dopo il passaggio del Merisi, in città nacquero, nel corso del XVII e XVIII secolo importanti autori campani che costituirono il filone del caravaggismo. Si ricorda su tutti Carlo Sellitto, che fu il primo caravaggista napoletano. La prematura scomparsa di Sellitto, ricercato dai membri dell'aristocrazia partenopea in quanto definito il miglior ritrattista della città, non fermò lo sviluppo della corrente. In seguito, ci furono infatti: Battistello Caracciolo, l'autore che più fu influenzato dal Merisi, Jusepe de Ribera, pittore spagnolo ma operante soprattutto a Napoli, e Massimo Stanzione.
    In parallelo, altri importantissimi artisti del barocco che si formarono in città furono Bernardo Cavallino, Micco Spadaro e Salvator Rosa.
    A cavallo tra il XVII e XVIII secolo, vi furono poi altri due importantissimi pittori in Campania, uno nativo ed un altro "importato". Il primo fu Luca Giordano, uno dei più prolifici pittori che ci siano mai esistiti avendo all'attivo circa 3000 dipinti effettuati, e l'altro fu Mattia Preti, importantissimo artista che eseguì numerosi dipinti per le più importanti chiese della città. Luca Giordano superò definitivamente la tradizione del barocco seicentesco inaugurando l'arte del secolo successivo con i suoi vivaci colori, assimilati osservando la pittura veneta e grazie allo studio di autori del cinquecento (Raffaello e Michelangelo). Le opere del Giordano sono diffuse in tutto il mondo, dal Louvre di Parigi, al Museo del Prado di Madrid, fino alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Proprio a Firenze, l'autore eseguì una delle sue opere più rilevanti: esse sono il ciclo di affreschi nel Palazzo Medici Riccardi.
    All'inizio del settecento, è l'opera di Francesco Solimena ad avere maggior risonanza, anche in ambito europeo. I suoi lavori furono eseguiti nelle più importanti chiese del capoluogo campano e soprattutto nella Reggia di Caserta. Continuatore del Solimena, fu poi il suo allievo Francesco De Mura, del quale si ricordano soprattutto le donazioni postume fatte al Pio Monte della Misericordia, istituto che custodisce alcuni dei dipinti napoletani più importanti del XVI e XVII secolo.

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    Marina di Posillipo
    (Giacinto Gigante)

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    Le tentazioni di sant'Antonio
    (Domenico Morelli)
    L'ottocento fu un periodo d'avanguardia per la pittura napoletana, abbandonando ogni residuo tardo-barocco o caravveggesco e inserendosi in un più vasto movimento artistico, paesaggistico e romantico, che assume connotati propri con la Scuola di Posillipo (1820-1850). Seguaci di tale corrente furono un tardo Salvator Rosa e Micco Spadaro. Il movimento riprende gli splendidi paesaggi napoletani del golfo, del Vesuvio, di Pompei ed è sostenuto anche da altri esponenti stranieri della scuola che si ritrovano a Napoli in occasioni di viaggi e durante il percorso del gran tour. Uno di questi fu Anton Sminck van Pitloo, che dopo un soggiorno a Parigi, giunge a Napoli per dipingere in splendidi olii ricchi di luce ed effetti cromatici i paesaggi più classici della città partenopea. Altro esponente, simile nel soggetto ma diverso nella tecnica, fu il napoletano Giacinto Gigante, che in tarda età abbraccerà anch'egli la scuola di Posillipo. I suoi quadri, con un taglio quasi fotografico, riprendono principalmente suggestivi paesaggi come quelli di Amalfi, Capri, Caserta, il Vesuvio.
    Successivamente alla scuola di Posillipo, nella seconda metà del XIX secolo, si annovera tra i più importanti pittori nazionali e regionali, Domenico Morelli, la cui arte fonde verismo a tardo-romanticismo. L'autore operò essenzialmente nell'accademia delle Belle Arti di Napoli, nella quale fu prima studente, poi insegnante, poi direttore e poi presidente.
    Alla fine del XX secolo, infine, si annoverano tra i principali pittori quelli del movimento transavanguardista, dei quali, ben tre dei “magnifici cinque” della Transavanguardia sono campani: Mimmo Paladino, Nicola De Maria e Francesco Clemente.

    Scultura

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    L'Angelo custode
    (Domenico Antonio
    Vaccaro, 1712)
    Tra gli scultori più importanti nativi in Campania vi sono Domenico Antonio Vaccaro, Giuseppe Sanmartino e Vincenzo Gemito.
    Il San Martino, in particolare, fu nel XVIII secolo l'esecutore di una delle più importanti opere scultoree di quel periodo: il Cristo Velato. L'opera suscitò persino l'invidia di Antonio Canova che avrebbe voluto addirittura acquistarla. Il complesso che ospita la statua marmorea è la famosa Cappella Sansevero, la quale ospita altre importanti opere all'interno, come la pudicizia ed il disinganno.
    Tra gli scultori più importanti in Campania, entrambi del barocco, vi furono Cosimo Fanzago e Domenico Antonio Vaccaro. Entrambi contribuirono allo sviluppo del barocco napoletano, corrente fatta di ricchissimi intarsi di marmi colorati che ornano strutture ancora permeate di rigore manierista. Il primo vede tra le sue principali opere scultoree i lavori eseguiti all'interno della Chiesa del Gesù Nuovo, la fontana del Sebeto, l'obelisco di San Gennaro e tante altre ancora. Il secondo invece, lavorò principalmente nelle chiese, progettandole per intero, come avvenne per la certosa di San Martino, o eseguendo decorazioni o sculture interne. Tra le opere principali si ricordano: l'Angelo custode, il chiostro maiolicato di santa Chiara e diverse altre ancora.


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    La fontana di Eolo (reggia di Caserta)
    A cavallo tra il XIX e XX secolo si annovera tra le principali opere scultoree d'Italia il gruppo di fontane che caratterizzano il parco della Reggia di Caserta. Queste furono il frutto di diversi scultori dell'epoca che lavorarono al progetto del Vanvitelli, morto prima di concludere l'opera nel 1773. Tra i principali artisti si ricorda Gaetano Salomone, il quale compì molte delle statue che adornano i giardini.
    Tra i principali scultori del XIX secolo, si ricorda Vincenzo Gemito, le cui opere principali sono, Il pescatorello (Museo Bargello di Firenze), L'acquaiolo (Museo michelangiolesco di Arezzo), ed Il Giocatore di carte (Museo di Capodimonte a Napoli).
    Altri importanti scultori che hanno eseguito opere per la città di Napoli furono: Donatello (per il sepolcro del cardinale Rainaldo Brancacci), Pietro Bernini (per diverse opere), Michelangelo Naccherino (per le fontane cittadine) e Antonio Canova (che eseguì le statue equestri in Piazza del Plebiscito ed altre opere in città).

    Siti UNESCO e patrimoni dell'umanità

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    La costiera amalfitana - vista su Positano

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    Napoli

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    Complesso di Santa Sofia (Benevento)

    I siti UNESCO patrimonio dell'umanità presenti in Campania sono:
    Centro storico di Napoli, dal 1995;
    Reggia e parco di Caserta con l'Acquedotto Carolino e il complesso di San Leucio, dal 1997;
    Aree archeologiche di Pompei, di Ercolano e di Oplonti, dal 1997;
    Costiera Amalfitana, dal 1997;
    Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e di Velia e la certosa di Padula, dal 1998;
    Complesso monumentale longobardo di Santa Sofia di Benevento, dal 2011.

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    Acquedotto di Vanvitelli (Maddaloni)
    Sono comunque molti i luoghi di particolare rilevanza ma non appartenenti all'Heritage list. Tra questi vi fanno parte i ritrovamenti avvenuti in Eboli di tre fornaci (una piccola, per i manufatti, una media e una grande, per le tegole) del VI secolo a.C.; importanti borghi medievali dell'avellinese come Gesualdo, Nusco e del beneventano, come Sant'Agata de' Goti; Morcone; luoghi memorabili della costiera sorrentina; l'antiquarium di Boscoreale; gli scavi di Stabiae a Castellammare di Stabia; le isole di Ischia, Capri e Procida del golfo di Napoli; la Piscina Mirabilis e la Casina Vanvitelliana a Bacoli; l'anfiteatro Flavio e la solfatara a Pozzuoli; gli scavi archeologici di Cuma; il villaggio preistorico dell'età del Bronzo di Nola; l'anfiteatro campano a Capua; e tanti altri ancora.
    Nel 2010, il Vesuvio è stato candidato come "bellezza naturale italiana" per partecipare alla votazione che decreterà le sette meraviglie del mondo naturale.

    Turismo

    Il turismo è sostenuto dall'abbondante presenza di bellezze artistiche e naturalistiche che attirano ogni anno milioni di persone. Il flusso turistico vede nella città metropolitana di Napoli raccogliere più della metà dei turisti stranieri dell'intera regione.Su tutte le località, spicca senza dubbio Pompei, sito archeologico più visitato in Italia in cui si registra una media di tre milioni di turisti. Vi sono poi le arcipelago campano isole del golfo Capri ,Ischia e Procida, il Vesuvio e la costiera sorrentina. Negli ultimi anni/prev, inoltre, si è riscontrata nel porto di Napoli una notevole crescita nel settore croceristico.
    Dati turistici su altri siti presenti in Campania evidenziano importati primati che la regione detiene in ambito nazionale e mondiale. Tra questi su tutti spiccano i dati relativi a Capri che è l'isola minore più visitata in Italia e tra le più ambite del mondo, ed infine il Vesuvio, vulcano più visitato e conosciuto al mondo.
    È da registrare, inoltre, il crescente afflusso turistico verso il Cilento Paestum e Certosa di Padula. Stabile invece, risulta essere il turismo della città di Caserta e Salerno, mentre ancora poco conosciuto è quello dell'Irpinia e del Sannio.
    Per quel che riguarda il turismo balneare, la Campania è la regione con più bandiere blu tra le meridionali ed i siti premiati sono dieci appartenenti alla provincia di Salerno. Tra i luoghi di mare che registrano elevato apprezzamento da parte dei turisti vi sono le tre isole del golfo di Napoli,Procida, Ischia , Capri, la costiera sorrentina dove la qualità ambientale e l'offerta ricettiva raggiunge livelli di prestigio internazionale.
    Il turismo che attira la regione è diversificato potendo rispondere ad ogni tipo di scelta da parte del visitatore, dal turismo storico-artistico al turismo religioso a quello balneare fino ad arrivare al turismo naturalistico ed enogastronomico con la rivalutazione delle aree interne de Sannio e dell'Irpinia.
    Negli ultimi anni la regione ha avuto un'importante crescita turistica, dopo alcuni anni di calo dovuti all'emergenza rifiuti regionale.


    Teatri in Campania

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    Teatro San Carlo di Napoli
    • Teatro San Carlo (Napoli)
    • Teatro Giuseppe Verdi (Salerno)
    • Teatro Vittorio Emanuele (Benevento)
    • Teatro Don Bosco (Caserta)
    • Teatro Giuseppe Garibaldi (Santa Maria Capua Vetere)
    • Teatro Carlo Gesualdo (Avellino)
    • Teatro Augusteo (Napoli)
    • Teatro Bellini (Napoli)
    • Teatro Mercadante (Napoli)
    • Teatro Politeama (Napoli)





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    Il centro direzionale di Napoli



    Edited by PatriziaTeresa - 27/6/2015, 19:54
     
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  2. Isabel
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    Penisola sorrentina

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    - Info-

    La Penisola Sorrentina è una penisola italiana nonché una delle principali mete turistiche appartenenti alla Campania, protesa nel mar Tirreno.

    Geografia fisica

    È situata tra il golfo di Napoli e il golfo di Salerno (dividendolo), rientra nelle provincie di Napoli e di Salerno. È ricca di zone famose per le loro bellezze storiche e naturali. Tutte le località della penisola hanno una antica e consolidata vocazione turistica e sono conosciute in tutto il mondo. Il territorio è completamente attraversato dalla catena montuosa dei Monti Lattari, che degradando verso il mare terminano con la località di Punta Campanella. Di fronte a Punta Campanella, a poche miglia marine, c'è l'isola di Capri che un tempo era attaccata alla penisola sorrentina ed attualmente ne rappresenta un ideale proseguimento.

    I comuni della penisola

    La penisola si estende su di una superficie di 192,13 km² su cui si trovani 21 comuni campani, 9 in provincia di Napoli e 12 in provincia di Salerno.

    Provincia di Napoli
    • Agerola
    • Castellammare di Stabia
    • Massa Lubrense
    • Meta
    • Piano di Sorrento
    • Pimonte
    • Sant'Agnello
    • Sorrento
    • Vico Equense

    Provincia di Salerno
    • Amalfi
    • Atrani
    • Cetara
    • Conca dei Marini
    • Furore
    • Maiori
    • Minori
    • Positano
    • Praiano
    • Ravello
    • Scala
    • Vietri sul mare




    Cilento

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    - Info -

    Il Cilento è una subregione montuosa della Campania che si protende come una penisola tra i golfi di Salerno e di Policastro, nella zona meridionale della regione, dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.Fino alla creazione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano il territorio cilentano era individuato tra i paesi ai piedi del Monte della Stella (1131 mt) e altri delimitati a est dal Fiume Alento. Per ragioni oggettive si è voluto estendere il Cilento a buona parte della provincia costiera e interna meridionale di Salerno. Anticamente il Cilento era parte della Lucania (insieme con il Vallo di Diano e il golfo di Policastro). Ne è rimasto segno nel dialetto, nelle tradizioni gastronomiche e nella toponomastica (Vallo della Lucania, Atena Lucana).

    Storia

    Mitologia

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    Panorama cilentano a
    Santa Maria di Castellabate

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    Panorama di San
    Mauro La Bruca

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    Capelli di Venere
    (Casaletto Spartano)
    Il Cilento da decenni ha ispirato poeti e cantori . Molti dei miti greci e romani che sono alla base della nostra cultura occidentale, sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell'isola delle sirene, nell'Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni sugli scogli. L'isoletta che ispirò il Cantore dell'antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare all'albero di maestra per ascoltare quell'ingannevole canto. Un altro mito importante è quello di Palinuro, il nocchiero di Enea. Durante il viaggio verso le coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un'estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l'attuale Santuario di Hera Argiva).

    Dalla preistoria ai grandi filosofi greci
    Lasciamo la leggenda e la forza dell'immaginario per la storia vera dell'uomo, che in questa terra ha trovato ospitalità da almeno mezzo milione di anni. Tracce della sua presenza sono evidenti dal Paleolitico medio al Neolitico, fino alle età dei metalli. I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i resti dell'omo camaerotensis. A Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell'industria della pietra. Nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate, dove si sono ritrovati reperti paleolitici. A Capaccio e a Paestum, dove sono emersi corredi funerari di età neolitica della locale civiltà del Gaudo. La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell'interno lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di culto e di mercato); mentre il mare lo avvicinava alle civiltà nuragiche, a quelle egee e mediterranee. Poi tra il VII e il VI secolo a.C. arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti degli Achei, fondarono Posidonia: divenuta in epoca romana Paestum. Nello stesso periodo per mano dei Focesi, provenienti dall'Asia Minore, sorse Elea (poi divenuta la Velia romana): il fiorente centro cilentano ospiterà la Scuola Eleatica di filosofia, l'artefice è Senofane nel VI secolo a.C., e quella medica da cui trasse origine l'importante Scuola Medica Salernitana, madre della moderna medicina occidentale. Mentre a Paestum si continuò a battere moneta, diritto tramandato dagli Achei (esperti in quest'arte), anche in epoca romana.

    Patrimonio mondiale dell'umanità

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    Velia

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    Parco Nazionale, foto
    nei pressi di Cannalonga
    Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli. Legando vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare alimenti destinati alle mense romane), a fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno, l'avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta a Capaccio nel 1246 contro Federico II), fino ai primi "moti del Cilento" del 1828, con l'insurrezione contro Francesco I di Borbone e i suoi ministri, seguiti vent'anni dopo da nuovi moti antiborbonici, quindi all'adesione all'unità d'Italia cui rapidamente seguirono gli anni del brigantaggio postunitario.

    Tracce, ricordi, monumenti, culture, sentieri legati a questa ricca storia sono salvaguardati grazie al Parco Nazionale del Cilento. Dal giugno 1997, il Cilento è inserito nella rete delle Riserve della biosfera del Mab-Unesco (dove Mab sta per "Man and biosphere"): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura.
    Nel 1998 inserito insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di patrimonio mondiale dell'umanità. Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco, rappresentano i luoghi della Dieta Mediterranea, inscritta alle liste del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel novembre 2010. Nel 2010 il Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano ed Alburni è stato inserito nella rete europrea dei Geoparchi.

    Posizione

    La zona è limitata a nord dalla catena dei monti Alburni e ad est dal Vallo di Diano. Se ne fa derivare il nome da cis Alentum ("al di qua dell'Alento"), quantunque il fiume non ne segni più il confine.

    L'ipotesi di una nuova provincia

    All'inizio degli anni novanta fu proposta la costituzione di una sesta provincia campana, quella del Cilento e del Vallo di Diano, che avrebbe compreso tutti i comuni della provincia di Salerno oltre i confini del fiume Sele, oltre i confini comunali di Eboli, Olevano sul Tusciano, Montecorvino Rovella ed Acerno. Piuttosto lontana dall'essere realizzata, la nuova provincia ebbe anche la questione della scelta di un capoluogo. Le 4 candidate erano Vallo della Lucania (in posizione centrale), Agropoli (la più popolata, situata a nord), Sala Consilina (il centro maggiore del Vallo di Diano) e Sapri (centro principale del Cilento meridionale e maggiore nodo ferroviario). In quel periodo vi furono vari convegni (anche televisivi, in ambito regionale) che vedevano promotori della nuova provincia a 4 teste i sindaci delle 4 cittadine sopra citate, ma poi l'iter rimase de facto lettera morta.

    Storia - Mitologia

    Il Cilento da millenni ha ispirato poeti e cantori.Molti dei miti greci e romani che sono alla base della nostra cultura occidentale, sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell'isola delle sirene, nell'Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni sugli scogli. L'isoletta che ispirò il Cantore dell'antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate.Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare all' albero di maestra per ascoltare quell'ingannevole canto. Un altro mito importante è quello di Palinuro, il nocchiero di Enea. Durante il viaggio verso le coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò una estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio (dove sorge il paese di Palinuro) prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito, è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l'attuale Santuario di Hera Argiva).

    Dalla preistoria ai grandi filosofi greci

    Lasciamo la leggenda e la forza dell'immaginario per la storia vera dell'uomo, che in questa terra ha trovato ospitalità da almeno mezzo milione di anni. Tracce della sua presenza sono evidenti dal Paleolitico medio al Neolitico, fino alle età dei metalli. I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i resti dell'omo camaerotensis. A Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell'industria della pietra. Nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate, dove si sono ritrovati reperti paleolitici. A Capaccio e a Paestum, dove sono emersi corredi funerari di età neolitica della locale civiltà del Gaudo. La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell'interno lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di culto e di mercato); mentre il mare lo avvicinava alle civiltà nuragiche, a quelle egee e mediterranee. Poi tra il VII e il VI secolo a.C. arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti degli Achei, fondarono Posidonia: divenuta in epoca romana Paestum. Nello stesso periodo per mano dei Focesi, provenienti dall'Asia Minore, sorse Elea (poi divenuta la Velia romana): il fiorente centro cilentano ospiterà la Scuola Eleatica di filosofia, l' artefice è Senofane nel VI secolo a.C., e quella medica da cui trasse origine l' importante Scuola Medica Salernitana, madre della moderna medicina occidentale. Mentre a Paestum si continuò a battere moneta, diritto tramandato dagli Achei (esperti in quest'arte), anche in epoca romana.

    Patrimonio mondiale dell'umanità

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    Roscigno Vecchia

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    La Fontana, il simbolo di
    Roscigno Vecchia
    Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli. Legando vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare alimenti destinati alle mense romane), a fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno, l'avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta a Capaccio nel 1242 contro Federico II), fino ai "moti del Cilento" del 1828, con l'insurrezione contro Francesco I di Borbone e i suoi ministri, e alla successiva epopea del brigantinaggio contro l'invasione Sabauda. Tracce, ricordi, monumenti, culture, sentieri legati a questa ricca storia oggi sono salvaguardati anche grazie al Parco Nazionale del Cilento. E grazie a quegli importanti riconoscimenti internazionali conseguiti di recente. Il primo è del giugno 1997, che ha visto l'inserimento del Cilento nella prestigiosa rete delle Riserve della biosfera del Mab-Unesco (dove Mab sta per "Man and biosphere"): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura. Così il Parco del Cilento oggi, oltre ai suoi preziosi habitat naturali, può a maggior diritto salvaguardare quegli scenari consacrati dalla storia dell'uomo e permeati dalle sue tradizioni: borghi e antichi sentieri, anche se a "macchia di leopardo" in un ambiente più ampio da difendere e da promuovere. Il parco, infatti, se giovane, è visto da molti come speranza e strumento dello sviluppo del Cilento.Secondo riconoscimento nel 1998 con il suo inserimento insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di patrimonio mondiale dell'umanità. Questa consacrazione rinforza il valore di questo "Paesaggio vivente", riconoscendone il ruolo delle civiltà che lo hanno frequentato e popolato nel corso dei millenni. "Come le specie naturali anche i popoli hanno trovato in questi luoghi i contatti, gli incroci e le fusioni, l'arricchimento del patrimonio genetico" si legge nella candidatura del Parco, "nel Cilento si realizza l'incontro tra mare e montagna, occidente e oriente, culture nordiche e africane".

    Ambiente

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    Un secolare albero
    d'Olivo nel centro
    di Ascea
    Il gruppo montuoso del Cilento è a tavolieri, con allineamento principale verso l'Appennino, ma, per l'erosione esterna che l'ha inciso in più sensi, ha un'orografia complicata e confusa. È costituito da calcare del Cretaceo e da dolomia, perciò vi si verificano dei fenomeni carsici. Le vette più importanti sono il Monte Cervati (m. 1899), il Monte Gelbison (o Monte Sacro) (m.1705), il Monte Bulgheria (m.1225) che, pur superato da altre cime, spicca per il suo isolamento.Il Cilento ha boschi di faggi e di lecci, è scarsamente popolato e impervio ed i suoi centri maggiori si trovano a notevole altezza, anche sopra i 600 m.

    Comuni che fanno parte della costiera:
    • Agropoli, col capoluogo stesso e Mattine
    • Ascea, con Velia e Marina di Ascea
    • Camerota, con Marina di Camerota
    • Capaccio-Paestum, con Paestum, Laura, Licinella e Torre Kernot
    • Casal Velino, con Marina di Casalvelino
    • Castellabate, con Santa Maria, San Marco, Licosa ed Ogliastro Marina
    • Centola, con Palinuro
    • Ispani, con Capitello
    • Montecorice, con Agnone Cilento e Case del Conte
    • Pisciotta, con Caprioli e Marina di Pisciotta
    • Pollica, con Acciaroli e Pioppi
    • San Giovanni a Piro, con Scario
    • San Mauro Cilento, con Mezzatorre
    • Santa Marina, con Policastro Bussentino
    • Sapri
    • Vibonati, con Villammare

    Parco Nazionale

    Dal 1991, in seguito all'istituzione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, gran parte del territorio del Cilento è protetto. Rientrano nell'area protetta circa 181.000 ettari di territorio, 8 comunità montane ed 80 comuni. La sede istituzionale dell'ente parco è situata nel centro più importante dell'area, Vallo di Diano.

    Mondo vivo delle tradizioni

    Prendendo in prestito dalla biologia il concetto di patrimonio genetico, si può dire che, nei paesi Cilentani, se la cultura ne avesse uno allignerebbe nelle antichissime tradizioni contadine. Addirittura importate da quei coloni Greci che raggiunsero questi lidi quasi 3000 anni fa.Esempi evidenti sono nelle numerose manifestazioni folcloristiche che si tramandano da secoli nei centri del Parco. È il caso di Casaletto Spartano, dove il 1º maggio gruppi di giovanotti questuanti, vanno di casa in casa a chiedere legumi di ogni tipo. Vengono cotti separatamente e poi la sera nella piazza del paese sono preparati tutti insieme (13 tipi diversi) in una grande caldaia e conditi con olio e sale. I paesani ne prendono una porzione come augurio di prosperità e abbondanza dei raccolti. Questo caratteristico piatto, con qualche variante, è consumato anche a Ispani, dove si chiama "cuccìa", dal greco "kykeon" miscuglio: in questo comune, e precisamente nella frazione di San Cristoforo, viene allestita ogni anno ad agosto la Sagra della Cuccìa, con giochi per adulti e bambini, una sfilata di costumi d'epoca e al culmine della serata viene servito il tradizionale piatto. Quest'ultimo è noto anche a Cicerale dove si chiama "cecciata", a Castel San Lorenzo e Stio noto come "cicci maritati", a Pellare, Moio, Vallo della Lucania. Mentre a Castellabate i cicci si cuociono nel giorno dei morti. Un cibo rituale analogo era la pansperma, ottenuta dalla mescola di tutti i semi, presente nella Grecia arcaica: ne ha parlato nel Timeo il grande Platone a proposito dell'azione divina della semenza universale. Un altro esempio di ricchezza di tradizioni, questa volta religiose, sono i riti della settimana santa. Il Venerdì Santo nell' area del Monte Stella si svolgono le processioni delle "congreghe", lungo percorsi di sofferenza: "Visita ai sepolcri". Ogni paese ha la sua. Queste confraternite laiche escono dal proprio paese per andare a rendere omaggio alle chiese di quelli vicini, e solo dopo andranno nelle proprie.Indossano i classici sai e cappucci bianchi, con una mantella corta, e a coppia di due, guidati dal priore e al ritmo dei colpi di un lungo bastone, si inginocchiano davanti al sepolcro. Finita la cerimonia sono accolti dai paesani con dolci e vino. Un altro piatto tipico del cilento e in particolare di Palinuro sono dei gustosi rotoli di pizza, spesso conosciuti come le Viviane, imbottiti con una base di pomodoro e mozzarelle e farciti a piacere.

    Edited by PatriziaTeresa - 4/5/2015, 17:11
     
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