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Caltanissetta

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  1. Isabel
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    Caltanissetta

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    - Info -

    Caltanissetta è un comune italiano di 63.034 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Sicilia.

    È il settimo comune capoluogo di provincia più alto d'Italia, preceduto in Sicilia solo da Enna,nonché il quattordicesimo d'Italia per superficie, il terzo in Sicilia dopo Noto e Monreale. I suoi abitanti sono detti nisseni.
    Di origini incerte, probabilmente sicane, deve l'attuale nome agli Arabi che colonizzarono la Sicilia nel IX secolo. Trasformata in feudo dai Normanni, dopo varie vicissitudini passò nel 1405 sotto il dominio dei Moncada di Paternò, che furono i titolari della contea fino al 1812.
    Per tutto l'Ottocento, Caltanissetta visse un notevole sviluppo industriale che si protrasse fino alla seconda metà del Novecento: la presenza di vasti giacimenti di zolfo la rese un importante centro estrattivo, tanto da essere conosciuta in passato con l'appellativo di capitale mondiale dello zolfo. L'importanza che rivestì nel settore solfifero è testimoniata dalla fondazione, nel 1862, del primo istituto minerario d'Italia, accanto al quale è sorto un museo mineralogico.

    Geografia fisica

    Territorio

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    Veduta del Vallone
    da Caltanissetta
    La città di Caltanissetta si colloca in posizione di rilievo dominante l'intera valle del Salso, che si estende fino a includere la vicina Enna. Morfologicamente ricalca perfettamente le caratteristiche del territorio circostante, molto aspro e di composizione calcareo-argillosa.
    La città sorge fra tre colli (Sant'Anna, Monte San Giuliano e Poggio Sant'Elia) che, disposti ad arco, formano una conca entro la quale si sviluppa parte del centro storico e tutti i quartieri meridionali.
    Nel vigente Piano Territoriale Paesistico della provincia di Caltanissetta, della Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali ed Ambientali, gran parte del territorio di Caltanissetta ricade nei paesaggi locali n. 9 "Aree delle Miniere", n. 8 "Sistemi urbani di Caltanissetta e San Cataldo" e n. 5 "Valle del Salito".

    Geologia

    Il comune di Caltanissetta ricade, secondo la letteratura geologica, nell'area conosciuta come "Bacino di Caltanissetta". Il rilevamento geologico, delle formazioni geologiche affioranti nell'area del Bacino di Caltanissetta, fu effettuato da Luigi Baldacci e Sebastiano Mottura. Intorno agli anni trenta nuovi studi furono effettuati dal geologo tedesco Behermann. Leone Ogniben (1957) effettuò importanti studi sulla serie solfifera siciliana. Nel 1965 le serie stratigrafiche furono ricostruite da Paolo Schmidt Di Friedberg. Decima e Wezel pubblicarono studi sulle evaporiti Messiniane, introducendo in Sicilia il complesso evaporitico inferiore e il complesso evaporitico superiore. Ulteriori recenti studi sono stati effettuati da Aureli A. (1994) "Geomorfologia del Bacino del Fiume Salito (parte orientale)", che tratta aspetti della geologia, di un'area estesa circa 100 chilometri quadrati, del territorio comunale, area compresa tra Caltanissetta, San Cataldo e Santa Caterina Villarmosa.
    Recentemente la geologia del territorio di Caltanissetta è stata pubblicata sul web nell'ambito del progetto nazionale CARG (ISPRA - Servizio Geologico - Regione Siciliana - Università di Catania) sulla base dei rilevamenti geologici al 10:000.
    Ulteriori conoscenze scientifiche afferenti le scienze geologiche e inerenti al territorio di Caltanissetta sono reperibili nel Piano Territoriale Paesistico della Provincia di Caltanissetta in corrispondenza dei paesaggi locali n. 9, n. 8 e n. 5.

    Clima

    Il clima è piuttosto continentale, rigido e secco d'inverno, caldo e ventilato d'estate.
    Il vento è un elemento climatico della città. Nel periodo invernale possono essere presenti brevi e sporadiche precipitazioni nevose. Le piogge si concentrano nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile, ottobre e dicembre, quasi del tutto assenti in estate.
    La temperatura varia molto: le massime invernali sono in media di 9-12 °C, mentre quelle estive di 30-35 °C; le minime variano dalla media di 4-6 °C invernale a quella di 15-20 °C estiva. I picchi sono stati di -7 °C (minimo registrato nel 1934) e di 44.0 °C - massima raggiunta nell'estate del 1983.

    Storia

    Età preistorica ed Età antica

    Gli albori di Caltanissetta vanno cercati in epoca antichissima: reperti dell'età del bronzo trovati nei pressi della città, indicano che la zona è abitata fin dal IV millennio a.C. La posizione strategica fu certamente il motivo per cui gruppi di uomini, già a partire dall'ultimo neolitico, decisero di insediarsi in questa particolare zona della Sicilia centrale, su delle alture da cui si poteva dominare tutto il paesaggio circostante, molto vicini alla costa settentrionale e collegati alla costa meridionale dall'Imera meridionale, fiume che all'epoca risultava essere navigabile.
    Il primo nucleo urbano, di origine sicuramente sicana, si formò nella zona del monte Gabal al Habib ("la montagna panoramica?"), attestato da un'epigrafe del 397 a.C., poi rivelatasi falsa, nella quale si sarebbe letto per la prima volta il nome Nissa che, con l'arrivo dei Greci intorno al VII secolo a.C., sarebbe stata posta sotto il presidio di Siracusa. Dopo la seconda guerra punica, la Sicilia passò sotto il domino dei Romani, ma come nel resto dell'isola, la loro influenza a Nissa rimase superficiale. Fino a qualche anno fa si pensava che nel 123 a.C. Nissa fosse stata invasa dai Romani guidati dal console Lucio Petilio, che vi installarono una colonia chiamata "Petiliana" in suo onore. Oggi, dopo recenti studi, si tende a pensare che la colonia Petiliana corrisponda alla vicina Ravanusa. Ciononostante si è voluto che il passaggio del console rimanesse un segno indelebile nella toponomastica della zona (per esempio Borgo Petilia) in realtà nome attribuito dal Fascismo nel XX secolo. Un importante indizio della presenza latina risiede nei resti di una villa a nord-ovest di Sabucina, da dove provengono vari reperti archeologici, tra cui un busto dell'imperatore Geta.

    Età Medievale

    Durante il dominio arabo, delle famiglie di origine berbera si stanziarono in un borgo corrispondente all'attuale quartiere degli Angeli, che battezzarono Qalʿat an-nisāʾ ("castello delle donne").
    In base ai suoi studi sull'origine del toponimo Caltanissetta, lo studioso Luigi Santagati sostiene che i primi ad abitare nell'attuale luogo della città potrebbero essere stati i Bizantini, che nella seconda metà dell'VIII secolo avrebbero edificato il castello di Pietrarossa e l'annesso borgo che avrebbero chiamato Nissa dal possibile nome della città di provenienza degli stratioti fondatori sita in Cappadocia. Con l'arrivo degli Arabi, intorno all'846, il nome sarebbe diventato Qalʿat an-nisāʾ per assonanza con il vecchio nome bizantino.

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    Il Gran Conte Ruggero
    Nel 1087, la città venne occupata dai Normanni, e divenne possedimento del Gran Conte Ruggero, che la trasformò in feudo per vari membri della sua famiglia e fondò l'abbazia in stile romanico di Santo Spirito, laddove si trovava un villaggio rupestre ed un convento basiliano sorto forse sui resti di una fattoria di origine romana. Primo feudatario di Caltanissetta, dopo Adelasia, nipote del Gran Conte Ruggero, fu Gosfredo di Lecce, signore di Montecaveoso forse dal 1153 al 1155.
    Durante il dominio aragonese nel 1296 Federico III nominò conte Corrado Lancia. Nel 1361 i baroni Francesco Ventimiglia e Federico Chiaramonte assediarono Federico IV nel Castello di Pietrarossa, dove aveva trovato rifugio, e fu salvato dai nisseni, che non sopportavano la prepotenza dei due baroni.
    Nel 1365 Guglielmo Peralta, che già controllava Sciacca e Caltabellotta divenne il signore di Caltanissetta. Nel 1358 aveva riunito nel Castello di Pietrarossa gli altri tre uomini più potenti della Sicilia di allora: Artale Alagona, Manfredi Chiaramonte, Francesco Ventimiglia, che si spartirono l'intera Sicilia nel cosiddetto Governo dei Quattro Vicàri, che tuttavia durò fino al 1392, quando Martino I di Sicilia intervenne militarmente. Il re Martino I regnò fino al 1409, quando gli successe il padre Martino I di Aragona, che però morì un anno dopo, nel 1410.
    Nel 1407 Caltanissetta passò ai Moncada di Paternò (con la nomina di Matteo Moncada conte da parte di Martino I), a cui resterà per 405 anni, fino all'abolizione della feudalità in Sicilia, nel 1812.

    Età moderna

    Nel 1553 fu costruito il Ponte Capodarso sul fiume Salso per facilitare le comunicazioni. Nella realtà la costruzione, ad un'unica arcata, alta quasi 20 metri, poi trasformata nel 1844 con l'aggiunta di due archi laterali, venne sino a quel momento scarsamente utilizzata. Percorso oggi dalla SS122, è ancora esistente e percorribile: addirittura è parte del tracciato della Coppa Nissena.
    Nel febbraio del 1567 un forte terremoto colpì la città, e il castello di Pietrarossa ne rimase gravemente danneggiato. A quel punto i ruderi del castello vennero utilizzati come cava per la ricostruzione del resto della città, e rimasero in piedi solo i resti di tre torri, due delle quali sono visibili ancora oggi.
    Nel 1718 a Caltanissetta scoppiò una rivolta antisavoiarda, come in molti altri centri siciliani. L'11 luglio di quell'anno le truppe sabaude di Vittorio Amedeo II di Savoia, guidate dal viceré Annibale Maffei attraversarono la città. Durante la battaglia ci furono 53 vittime tra i nisseni e 17 tra i soldati piemontesi.

    L'Ottocento

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    Giuseppe Garibaldi
    Nel 1816, in pieno periodo borbonico, Caltanissetta fu elevata a capoluogo di provincia, grazie alla mediazione del giurista Mauro Tumminelli. Per questo motivo la popolazione nissena si rifiutò di partecipare ai moti separatisti di Palermo del 1820, e la città dovette subire un saccheggio da parte di alcune bande armate, formate da galeotti ed ex carcerati, capitanate da Salvatore Galletti, principe di San Cataldo, che devastarono il quartiere della Grazia. Da questo evento nacque la ormai proverbiale rivalità tra le due città.
    La città fu colpita dal colera nel 1837 e successivamente per altre due volte (1854 e 1866).
    Aderì ai moti rivoluzionari ed indipendentisti del 1848-1849, guidati da Ruggero Settimo, che ebbero termine proprio a Caltanissetta, dove fu firmata la capitolazione dei rivoluzionari.
    Garibaldi e i suoi Mille giunsero a Caltanissetta il 2 luglio 1860 e vi fecero ritorno il 10 agosto. Come l'intera Sicilia venne annessa al Regno d'Italia lo stesso anno.
    Dopo l'Unità d'Italia fu interessata da un grande boom economico dovuto soprattutto ad un'intensa attività mineraria, che però fu spesso accompagnata da varie sciagure: il 27 aprile 1867 morirono 47 persone a causa di un'esplosione di grisou nella miniera di Trabonella, 65 minatori persero la vita a Gessolungo il 12 novembre 1881 sempre per un'esplosione, e altri 51 nel 1911 a Deliella e a Trabonella.
    Le strade rotabili la collegavano a Piazza Armerina, Barrafranca e Canicattì fin dal 1838, ma la ferrovia arrivò solo nel 1878. Nel 1867 giunse l'illuminazione a gas, nel 1914 l'arrivo dell'elettricità permise l'apertura del primo cinematografo.

    Dal Novecento al presente

    Durante la Seconda guerra mondiale, nel quadro dello sbarco degli Alleati in Sicilia, subì diversi bombardamenti, che durarono dal 7 al 17 luglio 1943 durante i quali persero la vita 351 civili. Truppe americane sbarcarono a Licata la mattina del 10 luglio 1943 alle ore 2,45 nella spiaggia di Mollarella con la 3ª divisione fanteria Sbarco in Sicilia e il 18 luglio occuparono la città di Caltanissetta.
    Pian piano Caltanissetta iniziò a rimarginare la maggior parte delle ferite ricevute in eredità dopo la guerra: negli anni cinquanta iniziò il restauro della Cattedrale, distrutta da i bombardamenti dell'aviazione americana nel 1943 e le strade erano state liberate dalle macerie negli anni precedenti. Negli anni cinquanta-sessanta, con l'approvazione di un nuovo piano regolatore, la città ha conosciuto una notevole espansione urbanistica, che ha portato alla nascita di nuovi quartieri e di nuove arterie di comunicazione. Nei primi anni settanta venne meno il settore dell'estrazione dello zolfo: la crisi irreversibile del settore, iniziata a partire dagli anni venti grazie al nuovo processo Frasch messo a punto negli USA, raggiunse in quegli anni il punto di non-ritorno e furono così chiuse anche le ultime solfare nissene.

    I bombardamenti alleati del luglio 1943

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    Soldati americani e civili davanti
    la Cattedrale bombardata nel 1943

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    Santa Lucia esterno
    prima bombardamento
    Tra il 9 e il 13 luglio 1943 Caltanissetta fu teatro di pesanti bombardamenti da parte delle forze aeree anglo-americane. Tali eventi furono anticipati da un mitragliamento aereo occorso in città la notte tra il 17 e il 18 giugno precedenti. Inoltre, alla fine dello stesso mese, una colonna tedesca venne mitragliata nelle vicinanze del ponte Capodarso.
    La città subì tre bombardamenti. Il primo e più devastante avvenne alle 17.30 di venerdì 9 luglio, ad opera di 81 aerei divisi in tre formazioni di 27 aeroplani. Quella stessa notte alle 4.45, sulla spiaggia di Gela, iniziava lo sbarco da parte della 1ª divisione americana, insieme alla 45ª divisione che sbarcava invece nei pressi di Scoglitti. I due successivi bombardamenti avvennero l'11 e il 13 luglio.
    Nei vari bombardamenti perirono 350 civili (351 secondo altra fonte), di cui 100 bambini, su un totale di 750 vittime dell'intera provincia; solo nel bombardamento del pomeriggio del 9 luglio, il più grave e devastante, perirono circa 300 persone.
    Il patrimonio architettonico della città subì gravi danni. Tra i monumenti danneggiati o distrutti vi furono: la cattedrale, con un parziale crollo della volta della navata centrale affrescata dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans; la chiesa di San Sebastiano, della quale restò in piedi la sola facciata; la chiesa di Santa Lucia, interamente distrutta e poi riedificata; la chiesa di San Giovanni nel quartiere Angeli, anch'essa distrutta. Tra gli edifici civili danneggiati un’ala dell’ospedale, il municipio, ed anche parte dell'edificio scolastico di Santa Lucia.
    I bombardamenti su Caltanissetta avevano come obiettivi i presidi militari presenti in città, ma soprattutto perché si riteneva che la città ospitasse il Comando militare della VI Armata del generale Alfredo Guzzoni con i suoi 230.000 uomini, che invece era dispiegato ad Enna.
    Il 18 luglio, cinque giorni dopo l'ultimo bombardamento, la città fu occupata dai soldati della 179ma compagnia della 45ª Divisione americana, la stessa divisione di fanteria che nell'aprile del 1945 libererà il lager di Dachau, vicino Monaco in Germania.

    Dal dopoguerra agli anni '60

    Sul piano politico, negli anni ’50 si succedono ben 7 sindacature: alla guida di Palazzo del Carmine si succedono Restivo (1948-52), Longo (1952-54; 1954-56), Papa (1954), Rizza (1956-57), Traina (1957-59) e D’Angelo (1959-61). Si tratta quasi sempre di esponenti della Democrazia Cristiana; tuttavia nel 1954, anche se solo per pochi mesi, a Caltanissetta viene eletto il primo sindaco comunista d’Italia nella persona di Gioacchino Papa. Negli anni cinquanta il Comune approva il piano regolatore e di ricostruzione, un documento in cui vengono previste le nuove direttrici per l’espansionismo edilizio: in esso compaiono già alcune arterie fondamentali della futura parte moderna della città, come via Palmintelli e via Colajanni, nonché la presenza di due nuovi quartieri residenziali pensati per accogliere le famiglie dei minatori, il villaggio S. Barbara ed il quartiere De Amicis. Tuttavia, nonostante la presenza del piano di ricostruzione, anche a Caltanissetta, come in altre città siciliane, prende presto piede la piaga dell’abusivismo edilizio: sorgono così nelle attuali via Malta, piazza Europa, corso Sicilia, via Guastaferro, via Turati, via De Cosmi, via Leone XIII e via Aretusa numerosi complessi residenziali abusivi, anche destinati all’edilizia popolare. L’abusivismo non risparmia neppure vie prestigiose del centro cittadino, come il viale della Regione, viale Trieste e via Paladini. Per iniziativa pubblica, invece, sorgono anche i due complessi residenziali di INA Casa e UNRRA Casas. Nel 1954-55 vengono inaugurate anche la sede della Questura di via Catania e numerose scuole elementari e medie, mentre il nuovo Palazzo di giustizia, la cui costruzione inizia proprio in questi anni, sarà inaugurato solo nel 1966. L’anno successivo scoppia in città un vivace dibattito mediatico in merito alle proporzioni assunte dal fenomeno dell'edilizia selvaggia, di cui rappresenta il culmine la realizzazione della nuova sede provinciale della Banca d’Italia: un edificio moderno inserito senza alcun raccordo urbanistico nel quadro architettonico ottocentesco di corso Umberto I, in pieno centro storico. Pochi anni dopo, per volontà del sindaco Ottavio Rizza, viene inaugurato il basamento della Fontana del Tritone, opera di Tripisciano, nella centralissima piazza Garibaldi, che diventerà presto l’emblema della città, e viene deciso lo spostamento del Monumento ai Caduti della Grande Guerra nella sua sede attuale del viale Regina Margherita. Sempre al sindaco Rizza si deve l’entrata in servizio della prima ambulanza pubblica gratuita per i meno abbienti. Nel 1953 è edificato l’ostello della Gioventù sul monte S. Giuliano, che sarà distrutto da un incendio doloso nel 1989. Gli anni ’50 rappresentano anche degli anni di vivacità culturale alquanto insoliti per una piccola cittadina dell’entroterra. Artefice dello splendore culturale, che porterà alcuni letterati a definire la città con l’appellativo di “Piccola Atene”, può essere indubbiamente considerato Salvatore Sciascia. A lui si deve l’apertura di una libreria e di una piccola casa editrice nel pieno centro storico, la cui sede diventerà un autentico salotto letterario, frequentato da personalità del calibro di Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Salvatore Quasimodo, Luigi Monaco, Luigi Russo, Pier Maria Rosso di San Secondo e Pier Paolo Pasolini, del quale Sciascia pubblicherà nel 1954 anche una delle prime opere: Dal Diario. Nel 1948 Sciascia inizierà anche la pubblicazione di “Galleria”, una rivista letteraria che continuerà a sopravvivere fino al 1986. Sempre sul finire degli anni ’50 si segnala anche l’apertura degli scavi archeologici nel sito di Sabucina, fortemente voluti dalla Sovrintendenza Regionale, guidata dalla responsabile Maria Luisa Sedita. Gli anni sessanta non sono caratterizzati da un grande splendore economico per la città, che continua ad essere principalmente terra d’emigrazione, così come lo era stata nei decenni precedenti. La città, infatti, continua a vivere principalmente di agricoltura e di attività estrattive dello zolfo, queste ultime già in pieno declino. Nel 1962 è comunque motivo di vanto e di respiro per l’economia cittadina l’inaugurazione della prima edizione della manifestazione espositiva della Fiera Centro-Sicula, la quale continua a sopravvivere fino al presente. I sindaci che si succederanno nel decennio ’60 saranno Calogero Traina (1961-62; 1965-67) ed Umberto Traina (1962-65). Nel 1967 sarà eletto Piero Oberto, il quale sarà successivamente travolto da alcune inchieste giudiziarie in merito al suo ruolo nell’abusivismo edilizio, che lo condurranno anche al carcere. Proprio durante il suo mandato, nel ’68, aveva visto la luce la proposta per il piano regolatore, che tuttavia sarà approvato solo oltre vent’anni dopo, nel 1993.

    Dagli anni '70 agli anni '80

    Gli anni settanta si aprono con le dimissioni, a seguito delle minacce ricevute, del sindaco neo-eletto Raimondo Collodoro. A Collodoro subentreranno alla guida di Palazzo del Carmine, nell’ordine, Giuseppe Giliberto (1972-74; 1975; 1980-82), Giuseppe Sapia (1974-75), Vincenzo Assennato (1975-77) ed Aldo Giarratano (1977-1980). Ancora sul finire del decennio, al di fuori di una specifica ed organica regolamentazione urbanistica, si continuano ad aprire nuove vie di comunicazione e si inaugurano intere aree residenziali, come i quartieri-dormitorio Calcare, Balate e Pinzelli (con il contestatissimo agglomerato del cosiddetto “piano Geraci”). Nel corso del decennio vengono ammodernate le vie di comunicazione della città: nel 1971 è inaugurata la SS 640 di Porto Empedocle a scorrimento veloce, che diventa il collegamento più breve con Agrigento, in luogo del vecchio e tortuoso itinerario della SS 122. Nel 1973, invece, è inaugurata l’autostrada A 19 Palermo-Catania, infrastruttura di fondamentale importanza per tutta la Sicilia centrale. Tra il 1976 e il 1980 la città deve fare però i conti con più emergenze: inizialmente con l’epidemia di tifo ed epatite virale, dovute alle pessime condizioni delle reti idriche e fognarie, e successivamente con una legge regionale del 1979 che chiude la maggior parte delle miniere isolane, ormai largamente improduttive ed in crisi. Sul piano culturale, gli anni ’70 rappresentano la nascita di nuove emittenti radio-televisive locali, come Telenissa, Tele Centro-Sicula e Radio Cl-1. Nel 1975, invece, è fondata la Compagnia del Teatro Stabile Nisseno. Nel 1980, per iniziativa di padre Sorce, nasce l’Associazione Casa Famiglia Rosetta, dedita alla cura dei malati e dei tossicodipendenti., tuttora attiva. Gli anni 80’ sono segnati da 5 sindacature: a Giliberto seguono Raimondo Maira, che assumerà due mandati (1982-84; 1988-90), cercando anche l’accordo con i comunisti, Salvatore Vizzini (1984-85), Silvestro Coco (1985), e Massimo Taglialavore (1985-88). Nel corso del decennio il Consiglio Comunale approverà il primo piano regolatore industriale, cui ne seguiranno altri due; può così nascere il Consorzio ASI, con il determinante apporto della Regione. Di lì a poco verrà inaugurata la Zona Industriale di contrada Calderaro. Anche in questo decennio prosegue l’espansionismo edilizio nisseno, dunque, che porta alla creazione di nuove aree residenziali; vengono altresì intrapresi i lavori di metanizzazione della città e prende avvio privatizzazione del servizio di raccolta rifiuti. Nel 1979, dopo quindici anni di lavori, viene inaugurato il nuovo ospedale "Sant’Elia", che va a sostituire il vecchio nosocomio "Vittorio Emanuele II"; contemporaneamente le varie amministrazioni comunali che si succedono nel tempo inizia la costruzione di numerosi impianti sportivi di medio livello, tra cui spicca l’appalto per i lavori, iniziati nel 1982 e terminati circa dieci anni dopo, per la realizzazione del nuovo campo sportivo di Pian del Lago. Nel maggio del 1992 saranno ultimati anche i lavori per l’elettrificazione delle direttrici ferroviarie Palermo-Catania e Catania-Agrigento. Gli anni ’90 sono da annoverare come tra i più bui per Caltanissetta. Il decennio si caratterizza per l’inchiesta della magistratura sull’abusivismo edilizio e sulla collusione tra mafia e politica denominata Operazione Leopardo, che non risparmia politici, imprenditori e funzionari pubblici locali. Verranno condotti numerosi arresti eccellenti, tra cui quello di G. Madonia. Perfino l’ex sindaco Rudy Maira, una delle figure politiche più importanti della città, verrà accusato di essere il tramite politico con le cosche, accuse che se non troveranno mai conferma definitiva. Coinvolto dallo scandalo, nel 1993 il Comune di Caltanissetta, all’epoca guidato da Aldo Giarratano, è commissariato ed affidato al commissario straordinario Onofrio Zaccone. Proprio mentre la città è travolta dallo scandalo giudiziario, essa è però onorata dalla visita del papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita apostolica in Sicilia. Nel 1993 vengono celebrate le prime elezioni amministrative con la nuova legge elettorale ispirata al metodo maggioritario: le elezioni sono vinte da Giuseppe Mancuso, che reggerà il Comune fino al 1997. Al sindaco Mancuso si devono alcune opere pubbliche di rilievo e l’inaugurazione di nuovi impianti sportivi, la sistemazione della Villa Cordova, il “giardino della città”, la ripavimentazione della storica via Palermo e l’adeguamento della rete fognaria del nuovo quartiere di San Luca. Nello stesso periodo è inaugurato il CEFPAS, il centro permanente per la formazione del personale sanitario, una struttura di eccellenza regionale che entrerà in funzione nel 1996. Nello stesso anno a Caltanissetta, dalla collaborazione del Comune, della Provincia, di alcuni Atenei siciliani e di altri enti pubblici, è creato il Consorzio Universitario: in breve saranno attivati alcuni corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Scienze della formazione, Relazioni pubbliche, Biologia ed Ingegneria. Nel 1997 alle elezioni amministrative trionfa il giovane Michele Abbate; al nuovo sindaco si deve la riapertura, dopo un lungo calvario, del Teatro Margherita, ad appena un anno dalla scomparsa di uno dei fondatori della Compagnia dello Stabile nisseno, Giuseppe Nasca. L’esperienza del giovane sindaco sarà tuttavia molto breve: nel 1999 Caltanissetta ottiene una triste ribalta nazionale a causa dell’attentato mortale al giovane primo cittadino nisseno Abbate ad opera di uno squilibrato; alcuni anni dopo l’efferato omicidio, il sindaco Messana gli dedicherà il centro culturale comunale.

    Sviluppi recenti

    Dopo il temporaneo affidamento del Comune al commissario Stefano Agliata, nel 1999 le elezioni confermano la vittoria del candidato di centro-sinistra Salvatore Messana, il quale otterrà un secondo mandato nel 2004, confermandosi il sindaco più “longevo” di Caltanissetta. Nel 2002 la zona nota come “Terrapelata”, nel Villaggio S. Barbara, è stata oggetto di una serie di dissesti idrogeologici. L’emergenza delle “maccalube” si ripresenterà in maniera ancor più intensa nell’estate del 2008. Sul fronte della viabilità, nel 2006 vengono ultimati i lavori di completamento della nuova SS 626 della Valle del Salso, a scorrimento veloce: l’arteria permette così di abbreviare i tempi di percorrenza tra Caltanissetta e Gela, il principale centro della provincia. Tuttavia anche sull’appalto di questi lavori sorgeranno inchieste giudiziarie per presunte infiltrazioni mafiose. Nel 2009, invece, sono iniziati i lavori sulla SS 640 per trasformarla in superstrada. Al sindaco Messana si deve l’ideazione del progetto di riqualificazione urbanistica del centro storico nisseno noto come “Grande Piazza”, che sarà concretamente realizzato tra il 2009 ed il 2013 dal successore di centro-destra Michele Campisi, eletto nell’estate del 2008. Il progetto, il più ardito dal dopoguerra in poi, perseguiva l’esigenza di riqualificare le due arterie principali della città vecchia, viale Vittorio Emanuele II e corso Umberto e la piazza Garibaldi: tal fine si è perseguita l'idea strategica di pedonalizzare tutta l'area del centro storico con un incremento dei servizi di trasporto pubblico, l'aumento di aree destinate a parcheggi per i veicoli di privati e la netta separazione di aree pedonali e carrabili.

    Origine del nome

    Il toponimo deriva dall'arabo Qalʿat an-nisāʾ, letteralmente traducibile come "rocca delle donne" (o "castello delle donne"), che è il nome con cui il geografo arabo Idrisi indica la città nel 1154. La conferma della traduzione dall'arabo è stata trovata in un testo di Goffredo Malaterra del XI secolo, in cui scriveva:

    « Caltanissetta, che, tradotto nella nostra lingua, significa Castello delle donne »
    (Goffredo Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius)

    Con l'arrivo dei Normanni, nel XI secolo la città iniziò ad assumere il nome latinizzato di Calatenixet, secondo la versione del Malaterra, o Calatanesat, come mostra una bolla del papa Eugenio II[non chiaro]. Già alla fine del XII secolo, lo storico Ugo Falcando, nel suo Liber De Regno Sicilie, parla di Caltanixettum, che risulta essere la traduzione ufficiale dell'odierno nome in latino.
    Secondo una ricerca dello studioso Luigi Santagati, il toponimo dimostrerebbe l'esistenza, mai confermata, di un borgo preesistente di origine bizantina. Secondo questa teoria, nisāʾ ("donna" in arabo) sarebbe la storpiatura di Nissa, il nome della città dell'Anatolia da cui provenivano gli stratioti bizantini che avrebbero costruito il castello di Pietrarossa ed il vicino villaggio, che avrebbero chiamato Nissa, lì dove oggi sorge il quartiere degli Angeli. In seguito alla conquista da parte degli Arabi, questi avrebbero aggiunto al nome originale del borgo il prefisso Qalʿat ("castello"), analogamente a quanto fecero a Henna (l'odierna Enna, che rinominarono Qasr Yannae) e in altre località di cui storpiarono o integrarono il nome bizantino.

    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose

    Cattedrale di Caltanissetta - Duomo di Santa Maria la Nova

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    Cattedrale di Caltanissetta
    La cattedrale di Caltanissetta, situata nel centro storico della città, venne costruita tra gli anni 1560-1620 e fu aperta al pubblico nel 1622. Venne intitolata così per distinguerla dalla Chiesa Madre, eretta nel Cinquecento ai piedi della fortezza di Pietrarossa, e che venne conseguentemente soprannominata “la Vetere”. All'interno vi si trova la Cattedra del Vescovo della Diocesi di Caltanissetta.

    Abbazia di Santo Spirito
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    Vista esterna delle absidi dell'
    abbazia di Santo Spirito
    L'abbazia fu commissionata dal conte Ruggero e realizzata su un antico casale arabo a sua volta costruito probabilmente su un edificio di culto già esistente in epoca bizantina, dedicato allo Spirito Santo. La chiesa, consacrata nel 1153, possiede notevoli elementi artistici, quali il fonte battesimale e i numerosi affreschi che ricoprono le pareti interne.

    Chiesa di Sant'Agata al Collegio

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    Sant'Agata al Collegio
    La chiesa di Sant'Agata al Collegio venne costruita tra il 1600 e il 1610 su una preesistente chiesa, anch'essa dedicata a Sant'Agata, mentre i lavori del contiguo Collegio gesuitico (da cui la chiesa prende il nome) iniziarono nel 1589 e terminarono solo nella seconda metà dell'Ottocento. La chiesa, con impianto a croce greca, è certamente una delle più ricche della città. Il collegio oggi ospita la Biblioteca Comunale Luciano Scarabelli e il Liceo Musicale.

    Chiesa di Santa Maria degli Angeli
    La chiesa di Santa Maria degli Angeli (detta la Vetere) sorge a ridosso del Castello di Pietrarossa, sul lato settentrionale di quest'ultimo. Fu la seconda parrocchia della città, divenuta sede parrocchiale cittadina nel 1239 e, in seguito, regia cappella di Casa Sveva.
    Il nome originale sembra essere quello di Maria Santissima Assunta, poi cambiato in quello attuale, in seguito alla donazione di un dipinto della Madonna degli Angeli, oggi conservato nella chiesa del Collegio di Maria.
    Costruita in epoca Normanna, successivamente all'edificazione dell'abbazia di Santo Spirito, sembra sia stata consacrata nel 1100. Intorno al 1400 la parrocchia fu trasferita ad altre chiese, a causa delle sue ridotte dimensioni e, nel 1622 venne definitivamente assunta dalla chiesa di Santa Maria la Nova. Nel 1601, la chiesa di Santa Maria degli Angeli venne concessa ai Frati Minori Osservanti che, grazie alle generose offerte della Contessa Luisa de Luna y Vega, costruirono il proprio cenobio nel 1604. Con l'occasione, venne eseguito un rammodernamento ed ingrandimento dell'antica chiesa. Nel 1636 il convento dei minori subì un crollo parziale in seguito al quale fu approntata un'altra opera di restauro facendo uso, per ripristinare la parte crollata, delle pietre del vicino castello. Storia travagliata fu anche quella della costruzione del noviziato, iniziata nel 1688 e terminata soltanto nel 1709 a causa della mancanza di fondi. Un ulteriore restauro ed ampliamento della chiesa fu condotto dal 1740 al 1771, come testimoniato da un'iscrizione che si trovava nell'arcata tra l'abside e la navata e riportata dallo storico nisseno Camillo Genovese.
    Nel 1867, durante un'epidemia, il convento venne adibito ad ospedale per colerosi e successivamente, nel 1873, la chiesa venne definitivamente chiusa al culto, per passare alla proprietà del Ministero della Guerra, che l'adibì a caserma e magazzino militare. Questo passaggio segna l'inizio di un periodo di completo abbandono della chiesa che culminò con il crollo parziale del tetto, nel 1964 e la successiva realizzazione, nel 1972, di un solaio in cemento armato.
    Purtroppo, dell'interno dell'edificio non rimane più nulla, ma possiamo ancora ammirarne l'impianto planimetrico, tipicamente normanno, che consta di una singola navata. Inoltre, si trovano nella parte esterna, alcuni preziosi elementi decorativi, spesso rovinati dalle sopraedificazioni e dagli inappropriati restauri condotti.
    Degna di particolare rilievo è la porta maggiore occidentale, a causa dei particolari fregi che l'adornano: costruita in pietra arenaria, possiede un archivolto a sesto acuto in tre livelli, sostenuto da quattro colonnine cilindriche dotate di capitelli.

    Chiesa di San Giovanni

    Situata nella parte più antica del centro storico, non lontano dalla chiesa di San Domenico, venne fondata intorno al 1100. Completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale, fu ricostruita nel 1945. Presenta una sola navata nella quale trovano posto tre scomparti laterali con annessi altari. Nel prospetto realizzato in pietra arenaria spicca un asse determinato dalla sovrapposizione degli elementi portale-edicola-finestrone. L'interno della chiesa, invece, è decorato con gli affreschi del Pollaci. Tra le opere presenti ricordiamo: l'Immacolata, piccola statua opera del Biangardi; il San Giuseppe in legno realizzato nel XVIII secolo ed infine un dipinto di San Giuseppe realizzato dal Pollaci. Nel 2008 la Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali di Caltanissetta ha eseguito dei lavori di restauro che hanno interessato sia l'interno (conservazione di stucchi e dipinti) che l'esterno del luogo di culto (realizzazione di una copertura con capriate in legno lamellare).

    Chiesa di San Sebastiano

    Sorta intorno al Cinquecento come omaggio al Santo da parte della popolazione per la liberazione dalla peste, la chiesa di San Sebastiano è situata in Piazza Garibaldi, proprio di fronte alla Cattedrale.
    La chiesa fu più volte ridimensionata e restaurata. Nel 1711, ad esempio, fu modificata nel senso della lunghezza per cedere spazio all'antistante piazza. In quella occasione fu abbellita sia all'interno sia nel prospetto principale. L'elegante facciata, progettata dall'architetto Pasquale Saetta sul finire dell'Ottocento, è arricchita da colonne appartenenti a tutti e tre gli ordini classici: nella parte inferiore le doriche, al centro le ioniche ed in cima le corinzie. Vi sono inoltre bifore e nicchie in cui sono collocate alcune statue dello scultore Biancardi. Le sculture della parte centrale rappresentano i santi Pietro e Paolo, mentre nella fascia superiore, si può ammirare San Sebastiano trafitto dalle frecce, posta in memoria del suo martirio.

    Chiesa di San Domenico

    La chiesa di San Domenico è stata fondata nel 1400 dopo l'arrivo dei Moncada a Caltanissetta. L'edificio venne costruito al centro del quartiere Angeli, dove allora non esistevano altre chiese.
    La costruzione della chiesa si intreccia con la storia della città e della famiglia Moncada. Antonio Moncada, infatti, nel 1458 per ereditare il suo titolo, dovette rinunciare all'abito talare e, pertanto, come "risarcimento" all'ordine domenicano, cui apparteneva, fece costruire una chiesa con annesso convento. La chiesa continuò ad essere arricchita e migliorata nel tempo. Il prospetto della chiesa, convesso nella parte centrale e concavo lateralmente, fu costruito, ad esempio, nel Seicento, ed allo stesso periodo risale la preziosa tela del toscano Filippo Paladini, dipinto che ritrae la Madonna del Rosario. Questa tela ha un'importante valenza storica, oltre che artistica, in quanto vi sono ritratti i figli del conte Francesco Moncada.
    Recenti ricerche hanno mostrato la presenza di una cripta nascosta nella chiesa, di cui non si aveva prima notizia, probabilmente uno dei luoghi più antichi della città.

    Chiesa di Santa Croce

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    La reliquia della
    pietra con la
    Santa Croce

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    Particolare del
    Crocifisso
    La Chiesa di Santa Croce, chiesa del Santissimo Salvatore fino al 1590, e l'annesso convento delle suore Benedettine risalgono al 1531 quando il Conte Antonio Moncada lo fece edificare. Nel 1590 la contessa Moncada donò una reliquia di una Croce in pietra e da allora la chiesa prese il nome di Chiesa dell'Santa Croce.
    Nel 1660 un contadino nei pressi della Abazia di Santo spirito trovò una pietra dove sembra scorgersi naturalmente l'effigie della Croce, da allora questa pietra, accertato ed escluso ogni intervento uomano, venne consacrata e svolge la funzione di reliquia gelosamente conservata nella chiesa omonima.
    La chiesa ha una sola navata, caratteristiche sul prospetto esterno le gelosie delle finestre che si affacciano lungo tutto l'asse maggiore del prospetto seicentesco di stile austero, impreziosito da conci in pietra arenaria.

    Monumento al Redentore
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    Il monumento a Cristo Redentore
    eretto sul monte S. Giuliano
    Il monumento al Redentore si trova sulla vetta più alta del Monte San Giuliano, che sovrasta tutta Caltanissetta. Si tratta di un piedistallo contenente nel suo interno una cappella, che inizia a pianta quadrata e diventa circolare per concedere un adeguato appoggio alla statua del Redentore.
    All'inizio del XX secolo vennero commissionati da papa Leone XIII diciannove monumenti a Cristo Redentore, una in ogni regione d'Italia (all'epoca 19). Tra le regioni che risposero all'appello del Papa vi fu la Sicilia che scelse come luogo per l'erezione del monumento la vetta del Monte San Giuliano, nel cuore dell'isola. Il progetto fu affidato all'architetto Ernesto Basile, figlio di Giovan Battista Filippo Basile (l'architetto del Teatro Massimo di Palermo).
    La prima pietra venne posata il 13 maggio 1900. La statua del Redentore arrivò da Roma il 30 luglio, ma non furono fatti grandi festeggiamenti perché il re d'Italia Umberto I era stato appena assassinato a Monza ed era stato proclamato il lutto nazionale. Sempre per questa ragione l'inaugurazione del monumento venne rimandata: dalla fine di agosto fino al 30 settembre del 1900 in città vi furono grandi festeggiamenti e l'inaugurazione avvenne alla presenza di cardinali, vescovi, clero e popolo venuti da tutta la Sicilia.

    Conventi

    Nella città di Caltanissetta sono stati edificati tre conventi dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
    Il primo convento fu edificato in contrada Xiboli, tra il 1540 e il 1552. Dopo 45 anni viene abbandonato, per essere inglobato nel 1868 nei terreni della Fabbrica distilleria Averna.
    Il secondo convento nel viale Regina Margherita già contrada Pigna vicino alla chiesa di San Giuseppe fuori le mura. Fu edificato nel 1570 in sostituzione del primo convento troppo distante alla città e insalubre. La chiesa del nuovo convento fu dedicata all'Immacolata concezione. Nel 1759 i frati Cappuccini istituiscono un Ospizio per i monaci questuanti. Sui terreni circostanti il convento nel 1821 furono iniziati i lavori per un giardino pubblico, che fu completato nel 1828; il giardino fu intitolato nel 1890 ad Amedeo di Savoia, da questi prende il nome la Villa Amedeo. Nel 1866 il convento fu trasformato in nosocomio, e successivamente nel 1905 divenne l'Ospedale Civile Vitt. Emanuele.
    Il terzo convento fu edificato, per la tenace opera di Padre Angelico Lipani, dopo lo sfratto dal convento di Viale Regina Margherita. Ciò per un Regio Decreto che espropriava i beni ecclesiastici. Prende il nome di Convento di San Michele, per la preesistente omonima chiesa del XVII secolo; ieri in contrada Sallimi, oggi via Sallemi.

    Architetture civili

    Molti sono i palazzi di interesse storico, presenti nel centro storico ed abitati in passato da importanti famiglie cittadine. Tra di essi ricordiamo:
    • Palazzo Testasecca, realizzato durante il XIX secolo in stile neoclassico dalla famiglia del Conte Ignazio Testasecca. Si trova in Corso Vittorio Emanuele, di fronte al Palazzo Benintende.
    • Palazzo Benintende, realizzato dall'architetto Giuseppe Di Bartolo, che presenta un'interessante sovrapposizione di ordini architettonici: le colonne al piano nobile sono in stile ionico, mentre quelle del secondo piano in stile dorico; numerosi sono anche i medaglioni e le lesene che aumentano il valore architettonico del palazzo. Nel 1862 vi alloggiò Giuseppe Garibaldi. È sito in Corso Vittorio Emanuele.
    • Palazzo Provinciale, la cui realizzazione fu iniziata dallo stesso Giuseppe di Bartolo nella prima metà del XIX secolo. L'architetto voleva costruire un enorme edificio che fosse sede sia degli uffici provinciali che di quelli comunali. La complessità dell'opera, però, risultò tale che nel 1870 il palazzo era ancora ben lontano dall'essere completato. Il progetto fu allora ridimensionato dall'ingegnere Agostino Tacchini e fu destinato ad ospitare i soli uffici della Provincia. Tra gli artisti che contribuirono alla realizzazione del palazzo, si ricordano: il nisseno Luigi Greco che realizzò l'aula consiliare e lo scalone principale; un altro nisseno, Michele Tripisciano, per le sculture che ornano il palazzo; il catanese Pasquale Sozzi per le decorazioni interne.
    • Palazzo delle Poste, realizzato a seguito della demolizione della Chiesa di Sant’Antonino (costruita nel 1637) nel secondo decennio del Novecento, è progettato per rendere più funzionali gli uffici e il telegrafo. Il progetto del Palazzo, costruito nel 1931 e inaugurato il 29 ottobre del 1934, è dell’ingegnere G. Lombardo. Si sviluppa su tre piani, l’ultimo dei quali con funzioni di attico occupa solo la parte centrale. L’insieme architettonico risente dello stile del ventennio fascista, testimoniato dagli affreschi dell'artista palermitano Gino Morici e dalle soluzioni architettoniche. Passato nella proprietà della Banca del Nisseno nel 2004, l’edificio è stato reso fruibile dopo un ventennio di abbandono grazie a un restauro rigorosamente conservativo. Oggi è anche sede della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Caltanissetta che lo ha sottoposto a vincolo con D.A. nº 6669 del 22 giugno 1999 dichiarandolo di importante interesse storico-artistico e architettonico.

    Palazzo del Carmine

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    Palazzo del Carmine,
    sede del municipio
    di Caltanissetta
    La costruzione del palazzo iniziò intorno all'anno 1371. La zona in cui sorge attualmente, all'epoca, si trovava ben fuori dalle mura cittadine ed ospitava una chiesetta rurale dedicata a San Giacomo. Per volere di Guglielmo Peralta e di sua moglie Eleonora d'Aragona, figlia del marchese di Randazzo, vicino la chiesetta fu edificato il convento dei Carmelitani scalzi e l'annessa chiesa di Maria Santissima Annunziata, comunemente chiamata Madonna del Carmine.
    Con l'espansione urbanistica che ebbe la città nei secoli successivi (ed in particolare nel XVI secolo), il complesso conventuale si trovò inglobato nel tessuto cittadino, affiancato dalla nuova chiesa di San Giacomo e dalla chiesa di San Paolino.
    Durante il XIX secolo, a causa della soppressione degli ordini religiosi, i Carmelitani Scalzi lasciarono il convento che fu abbattuto per costruire la sede municipale; le chiese che lo affiancavano furono demolite e, al posto di quella del Salvatore, arretrata, fu costruito il teatro cittadino (il Teatro regina Margherita). Attualmente il palazzo ospita il Municipio della città ed è stato, negli anni, talmente arricchito nel prospetto che l'unica traccia dell'antico convento è costituita da alcuni spezzoni di muratura inglobati nei muri attuali.

    Palazzo Moncada

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    Facciata di palazzo Moncada
    con i preziosi fregi zoomorfi
    ed antropomorfi barocchi
    Il palazzo Moncada detto anche Bauffremont fu edificato nella prima metà del XVII secolo dal principe Luigi Guglielmo I Moncada e doveva essere uno dei più importanti palazzi signorili della Sicilia, come testimoniano l'imponenza dell'edificio e i pregiati fregi (antropomorfi e zoomorfi) dei balconi. Tuttavia, la sua costruzione non venne portata a termine, in quanto Guglielmo ricevette la nomina a Viceré di Valencia e si trasferì in Spagna.
    Restato proprietà dei Moncada fino agli inizi del XX secolo, nel 1915 fu acquistato dalla Principessa Maria Giovanna di Bauffremont, la quale lo privò del suo uso residenziale e vi fece costruire un'ampia sala con galleria in stile liberty, che fu adibita alla rappresentazione di spettacoli teatrali.
    Nel 1938 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Trigona della Floresta ed in seguito adibito, con la costruzione di una sala all'interno del cortile, alla rappresentazione di spettacoli cinematografici e teatrali, con il nome di Cineteatro Trieste. Tuttora ottempera a questo ruolo, ma dal 2009 il nome di Cineteatro Bauffremont è stato sostituito con Multisala Moncada.
    Dal 2010 sono inoltre aperte nuove sale dell'edificio adibite a galleria d'arte, per ospitare mostre di vario genere ed eventi estemporanei. Qui sono presenti due mostre permanenti: una sugli antichi signori di Caltanissetta, i Moncada appunto, e l'altra dedicata al grande scultore nisseno Michele Tripisciano.

    Castello di Pietrarossa

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    Ruderi del castello
    di Pietrarossa
    Il castello di Pietrarossa si trova su un'altura nei pressi di Caltanissetta. Si presume che sia stato costruito nel IX secolo su precedenti insediamenti anche Sicani. Durante il Medioevo fu un centro strategico ed intorno alla fine dell'XI secolo vi fu collocata la tomba della regina Adelasia, nipote del re Ruggero il Normanno e nel 1378 all'interno di esso si tenne un parlamento dei baroni siciliani per nominare i quattro vicari che dovevano governare la Sicilia (Governo dei Quattro Vicàri). Nel 1567 una forte scossa di terremoto provocò il crollo del castello di cui rimasero in piedi solo i resti di due torri, visibili ancora oggi. Ai piedi dei ruderi del Castello di Pietrarossa fu edificato il cimitero monumentale degli Angeli.

    Fontana del tritone
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    La fontana del tritone
    (sullo sfondo è visibile
    il Duomo di Santa
    Maria la Nova)
    La fontana del tritone è costituita da un gruppo bronzeo raffigurante un tritone che tenta di domare un cavallo marino di fronte a due mostri marini che lo insidiano. Ispirata alla mitologia greca il Tritone è un dio marino con il corpo per metà uomo e per metà pesce, figlio di Poseidone e Anfitrite. La figura mitologica è stata spesso usata nella costruzione di fontane e ninfei, anche il Bernini lo ha collocato nella sua famosa fontana a Roma.
    Fu scolpita dal nisseno Michele Tripisciano nel 1890 ed inizialmente posta nell'androne di Palazzo del Carmine: la fontana fu creata dall'architetto Gaetano Averna per essere posta nella sua attuale locazione, al centro di Piazza Garibaldi, dove fu inaugurata il 15 dicembre 1956, in sostituzione ad un vecchio lampione in ferro a cinque luci.

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    Inizi del '900: due cartoline
    d'epoca della piazza Garibaldi
    con vista su Corso Umberto I
    Tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, l'intera piazza Garibaldi è stata sottoposta a lavori di pavimentazione in basoli di pietra lavica per impedire il passaggio di automobili e consentire il libero transito dei pedoni. In questa occasione anche la fontana del tritone è stata restaurata e vi sono stati installati impianti di illuminazione che l'hanno riportata così all'antico splendore.Spesso la fontana del tritone, anche stilizzata, viene usata come simbolo distintivo della città.
    L'impianto radiotrasmettitore di Caltanissetta è un impianto, ora inattivo, per la radiodiffusione in onde lunghe, medie e corte. Il suo principale elemento è un'antenna omnidirezionale di 286 metri di altezza, che detiene il primato per la struttura più alta d'Italia, essa si erge su una collina di 660 metri di altezza s.l.m..
    In data 2 novembre 2013 la giunta comunale della città nissena ha deliberato l'acquisto del manufatto in metallo, delle costruzioni annesse e dell'area circostante per la somma di 537.000 €. Le motivazioni alla base della decisione dell'acquisto sono state l'interesse ad evitare che l'antenna venga demolita da parte della RAI e che il circostante parco alberato diventando di proprietà comunale venga trasformato in un parco pubblico attrezzato per la città.

    Cimitero degli Angeli

    Il cimitero monumentale degli Angeli o come più comunemente è chiamato: cimitero degli Angeli a Caltanissetta. è il cimitero cittadino che venne costruito alla fine dal 1878 nelle vicinanze della chiesa di Santa Maria degli Angeli, dell'annesso convento dei frati minori osservanti e del castello di Pietrarossa.
    Cimitero monumentale degli Angeli a Caltanissetta, ingresso contiguo alla chiesa di Santa Maria degli Angel
    Il cimitero degli Angeli è uno dei due cimiteri di Caltanissetta, l'altro è il piccolissimo cimitero dei Carusi presso la miniera Gessolungo creato a ricordo di una disgrazia mineraria del 12 novembre 1881 dove persero la vita 19 carusi di cui nove rimasti senza nome.

    Strade, piazze principali e ville comunali

    In città esistono diverse vie e piazze con un notevole interesse storico e urbanistico; alcune di esse sono:
    piazza Garibaldi, nel cuore del centro storico, in cui convergono i quattro quartieri storici della città,
    corso Vittorio Emanuele,
    corso Umberto I,
    viale Regina Margherita.
    Sono presenti tre ville comunali:
    • villa Cordova, in viale Conte Testasecca,
    • villa Amedeo, in viale Regina Margherita,
    • villa Monica, in via Filippo Turati.
    Delle tre, la villa Amedeo è il giardino pubblico di maggiori dimensioni e costituisce il polmone verde della città. Sono inoltre presenti altre aree verdi pubbliche attrezzate per attività ludiche, come il parco Robinson, nel quartiere Redentore. Nonostante ciò il verde pubblico fruibile si attesta sull'1,83 m² per abitante collocando il capoluogo nisseno al 98º posto nella classifica nazionale.
    Altre aree verdi di minore rilievo si trovano in piazza della Repubblica; in piazza Giovanni XXIII; in via Candura (il "giardino della legalità" del quartiere San Luca) in piazza Falcone e Borsellino; nell'area compresa tra via Catania e via Galilei; in via Niscemi; in piazza Jacono e in via Monte San Giuliano, dove è situato il belvedere della città.

    Musei

    In città sono presenti vari musei:
    • Museo archeologico - A partire dal 2006, ha sostituito il Museo civico, che si trovava nei pressi della stazione centrale. Ora è sito accanto all'abbazia di Santo Spirito, nell'omonima contrada, ospitato in un moderno stabile (arch. Minissi). Nel museo sono raccolti una gran numero di reperti archeologici relativi ai primi insediamenti nell'area della Valle del Salso e del territorio limitrofo. I siti da cui proviene la maggioranza delle testimonianze sono le necropoli di Mazzarino e i siti indigeni di Gibil Gabib e Sabucina, situati a pochi chilometri dal centro abitato di Caltanissetta. Essi erano posti su alture a controllo del fiume Salso, una delle principali vie di penetrazione commerciale e militare dell'antichità. Le collezioni, tra le più importanti della Sicilia, comprendono corredi, vasi attici decorati a figure rosse, utensili e manufatti di bronzo e di ceramica. Al suo interno è custodito il celebre Sacello di Sabucina.
    • Museo mineralogico, paleontologico e della zolfara - Ospitato in passato all'interno dell'istituto ex-mineralogico "Sebastiano Mottura" (ora istituto di istruzione secondaria superiore), è stato trasferito in una adiacente più moderna e funzionale struttura realizzata ad hoc, inaugurata il 15 dicembre 2012. Il museo, mediante l'esposizione di minerali (in particolare campioni di zolfo, rocce, fossili ed attrezzature specifiche) testimonia l'attività svolta in passato di sfruttamento delle varie miniere per l'estrazione dello zolfo presenti sul territorio nisseno. Al suo interno sono custodite collezioni di minerali e fossili, oltre a pezzi di particolare pregio mineralogico.
    Sono, inoltre, esposte anche cartine geologiche e piani topografici delle zolfare, nonché una ricca collezione di foto di'epoca. Presente anche una collezione di macrofossili, catalogati in ordine stratigrafico, dal periodo Siluriano al Quaternario.
    • Museo Tripisciano - La galleria d'arte è allestita in una vasta ala di Palazzo Moncada su quattro sale. Il museo al suo interno conserva diverse opere dello scultore nisseno Michele Tripisciano (quasi tutti realizzati in gesso) opere donate dall'autore al Comune al momento della morte. Il museo è stato inaugurato nel 2010.
    Inoltre, la struttura ospita inoltre una sala interamente dedicata ai Moncada, antichi proprietari del nobile palazzo. Nella Galleria Moncada vengono frequentemente allestite esposizioni culturali estemporanee.
    • Museo diocesano - Sito in Viale Regina Margherita, presso il Vescovado, ospita diverse collezioni, provenienti da molte chiese del territorio che offrono un'ottima testimonianza del fermento culturale degli artisti locali fra Seicento e Settecento. All'interno sono custoditi numerosi dipinti, vasi d'argento, paramenti sacri, arredi e preziosi codici miniati.
    • Museo della Settimana Santa (da inaugurare), nel palazzo ex GIL, che dovrebbe servire ad esporre i gruppi scultorei in gesso e cartapesta che sfilano per le vie del centro storico durante le manifestazioni della Settimana Santa.


    Tradizioni e folclore
    La Settimana Santa di Caltanissetta è un evento tradizionale che si ripete da secoli durante la settimana che precede la Pasqua nel centro di Caltanissetta. Essa si compone di varie manifestazioni religiose che si concatenano l'un l'altra, dalla domenica delle Palme alla domenica di Pasqua.
    L'avvenimento, che attira ogni anno in città migliaia di turisti, per l'importanza e la tradizione che porta con sé, è gemellato con la più famosa Settimana Santa di Siviglia, in Spagna.

    Festa di San Michele
    A Caltanissetta il 29 settembre viene celebrata la festa patronale in onore di San Michele Arcangelo; secondo la leggenda questo era apparso a un frate cappuccino annunciando che avrebbe protetto la città.
    Quando nel 1625 dilagò nella città la peste, le mura della città furono difese da guardie, poste proprio lì per impedire agli appestati di accedervi, sempre secondo la leggenda, San Michele fulminò uno di questi nell'atto di entrare.
    In passato, il culto era sentito così profondamente che era previsto un periodo di digiuno, a partire dal primo lunedì dopo Pasqua. Questa pratica doveva essere seguita per nove anni consecutivi e iniziata sempre lo stesso giorno. Passati i nove anni, venivano prese nove candele da accendere al momento della morte della persona che in vita aveva osservato il digiuno, al fine di assicurare alla persona la protezione degli angeli al momento del trapasso.
    Il 29 settembre, in occasione della festa, la statua dell'Arcangelo, risalente al 1600 e scolpita da Stefano Rivolsi, viene portata in processione dalla cattedrale al santuario di San Michele, dove rimane per alcuni giorni, durante il pellegrinaggio dei fedeli.
    Si narra che lo scultore provò molte volte a plasmare il volto del Santo, ogni volta restando insoddisfatto. Dopo vari tentativi, stremato, si addormentò e al suo risveglio trovò il volto del Santo già scolpito e bellissimo.

    Presepe vivente

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    Entrata in cattedrale della
    Sacra Famiglia il presepe
    vivente del Natale 2013,
    sullo sfondo la chiesa
    di San Sebastiano
    Dal 2009 ogni anno, dalla notte di Natale fino all'Epifania, si svolge un caratteristico e frequentatissimo presepe vivente “Betlemme agli Angeli”; che vanta la partecipazione di oltre 150 figuranti in costume. Questi sono per tradizione tutti residenti nel più antico quartiere della città: il quartiere di San Domenico che prende il nome dall'omonima chiesa, in città il quartiere è altrimenti conosciuto come il quartiere degli Angeli per la presenza del vicino cimitero monumentale degli Angeli.

    Persone legate a Caltanissetta
    • Agostino Lo Piano Pomar, politico
    • Antonio Lanzirotti politico
    • Antonino Caponnetto, magistrato antimafia
    • Benedetto Del Castillo politico
    • Beppe Cino, regista, sceneggiatore, produttore
    • Calogero Manasia sacerdote e bibliotecaio
    • Domenico Marco d'Ivrea prefetto
    • Francesco Biangardi scultore
    • Francesco Pulci canonico, scrittore e storico locale
    • Francesco Guadagnuolo pittore
    • Gaetano Costa magistrato
    • Giovanni Mulè Bertòlo storico
    • Girolamo Ciulla scultore contemporaneo
    • Giuseppe Antonio Brugnone gesuita e malacologo
    • Giuseppe Gabrielli progettista aeronautico
    • Guido Chiarelli ingegnere
    • Leonardo Sciascia scrittore e deputato
    • Luigi Vannucchi attore e doppiatore
    • Marco Sbriziolo tossicologo e chimico
    • Michele Cordaro critico d'arte
    • Michele Tripisciano, scultore
    • Padre Angelico Lipani monaco beato nel 1997.
    • Pier Maria Rosso di San Secondo letterato
    • Placida Antonina Flores supercentenaria
    • Pompeo Colajanni partigiano e deputato
    • Rosario Assunto filosofo
    • Roberto Scarpinato, magistrato
    • Salvatore Sciascia, editore
    • Sebastiano Mottura teologo e ingegnere
    • Sergio D'Antoni politico e sindacalista
    • Ugo Longo dirigente sportivo
    • Tommaso Tamburino gesuita
    • Vitaliano Brancati letterato

    Edited by PatriziaTeresa - 29/6/2015, 10:18
     
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