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Nocera Terinese

Provincia di Catanzaro

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    Nocera Terinese

    noceratorinese

    Info - Scheda Wikipedia

    Nocera Terinese è un comune italiano di 4.817 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria. È l'ultimo comune della provincia sul mar Tirreno in direzione nord, subito dopo inizia il territorio dell'importante centro cosentino di Amantea con la frazione Campora San Giovanni. Secondo gli ultimi rilievi emersi dalle rilevazioni archeologiche, nel territorio di Nocera Terinese era posta, sin dal IV secolo a.C., la città magnogreca di Temesa, che probabilmente era formata da una confederazione di villaggi e gravitava nell'area tra i fiumi Savuto e Oliva. L'antica Temesa doveva sorgere sul vasto pianoro, circa 30 ettari, denominato Piano di Tirena, posto tra i fiumi Savuto e Grande a poca distanza dal mare.

    Storia

    - Info -

    A circa quattro chilometri dalla riva del Mar Tirreno, presso l’estremità nord del golfo di S. Eufemia, su di uno degli ultimi speroni del monte Mancuso, che lentamente degradano verso il mare, alla confluenza delle due vallate del torrente Grande e del Rivale, su di un piccolo promontorio, dalla sommità pianeggiante, in sito forte per natura e soleggiato, esisteva, sin dalla più remota antichità, un nucleo abitato, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Esso ebbe il nome di Nucrinon o Nuceria o Nuceria dei Brezi, ricordata dallo storico Filisto, siracusano, secondo Stefano di Bisanzio. Furono i Brezi i suoi primi abitatori? Certo è che la nostra contrada fu abitata fin dall’epoca preistorica, come ne fanno fede i numerosi strumenti di pietra levigata che in tutti i tempi si sono rinvenuti nella parte bassa del nostro territorio, quali asce o accette di pietra verdastra, di varie dimensioni, di forma triangolare dal taglio affilato, da servire per istrumenti da lavoro e per armi di difesa. Di questi i nostri contadini si son serviti da pestelli per il sale o da “scaramanzia” contro i fulmini. . La località era adatta alla vita dell’uomo primitivo, per il clima temperato, la presenza di numerosi corsi d’acqua, la vicinanza al mare, l’abbondanza dei boschi e della selvaggina. Il nome di Grotticelle, che conserva ancora una contrada alle falde dell’altopiano di “Terina”, induce a credere che ivi fossero le prime grotte di abitazione, prossime al fiume Grande, al mare, esposte a mezzogiorno, riparate dai venti del nord. Attualmente nulla rimane delle antiche vestigia, a causa delle continue erosioni determinate dal sottostante torrente Grande, il quale ha prodotto, attraverso i secoli, e produce tuttora, la disgregazione della costa, cambiando completamente la configurazione del luogo. L’ Orsi, nella sua fugacissima campagna archeologica, nell’inverno 1913-14, constatò, nella contrada suddetta, tracce preistoriche per cui scrisse: “Nelle ripetute escursioni ho potuto riconoscere delle tenuissime tracce preistoriche, nella punta sud-ovest dell’altipiano (di Terina), dove, in mezzo alle arene, avvertii degl’informi coccetti che hanno il carattere della ceramica preellenica”. Col volgere del tempo, a causa delle favorevoli condizioni ambientali, si sviluppò la pastorizia e, nel piccolo acrocoro, sito poco più a monte, detto Rivellino o Motta, trovarono stanza più conveniente. Nocera Terinese è una cittadina della provincia di Catanzaro che sorge a cinque km dal mar Tirreno, sulle falde del monte Reventino, con il centro storico circondato dai monti Destro, Mancuso ed Eliceto. Il paese si apre, come un grande belvedere, sulla vallata del fiume Savuto e sul mare Tirreno, con un’altitudine di 327 m.s.l.m.. Per le eccezionali condizioni climatiche naturali, l’agricoltura è l’attività prevalente: vi si coltivano cereali, olive, che danno un ottimo olio di frantoio, e uva di vitigni pregiati con la quale si producono apprezzati vini DOC. Le origini storiche sono antichissime, le si fanno risalire al periodo preistorico. Dagli scavi effettuati da Paolo Orsi nel 1913/4, nella zona tuttora chiamata “Grotticella”, vennero alla luce numerosi strumenti di pietra levigata, accette di pietra verdastra, altre pietre affilate, di forma triangolare da servire quali armi da offesa e come strumento da lavoro (età neolitica). In seguito fu colonia Magno-Greca (Nucrinon – Temesa – Terina?). Dopo la battaglia di canne(216 a. C.) fu distrutta da Annibale; passò poi sotto il dominio romano e, nel 960, fu distrutta completamente dai Saraceni. I superstiti ripararono in luoghi nascosto, non lontano dal mare, tra il monte Eliceto e il Destro, alla confluenza dei due fiumi Grande e Rivale. Sorse come “Castrum” e, aumentando di popolazione, divenne “Oppidum”; il nucleo primitivo si insedio in località “Timpone Motta”. Il primo ricordo scritto della città “ Nucera” risale al 1240 in un documento di Federico II d’Hohenstaufen. Nocera subì la dominazione normanna, la spagnola ed in seguito quella francese, la restaurazione borbonica contribuì alla nascita, intorno al 1846, di una associazione della Giovine Italia. La città ha da poco preso la denominazione attuale, veniva infatti indicata con il nome di “Nocera di Calabria”. Nel centro storico si possono ammirare: un arco medievale di stile Dorico in pietra tufacea, nel rione Motta, adiacente la chiesa S. Maria della Pietà (sec. XVI) ; il “Portale del Palazzo Procida” appartenente alla omonima famiglia estinta nel 1900 e risalente al XV° sec.; il ponte di collegamento tra il rione Motta ed il resto del centro storico (detto “La Ponta”); il Convento dei Padri Cappuccini; la Chiesa di S. Francesco; la chiesa di S. Maria della Pietà; la chiesa di S. Giovanni Battista, patrono della città; la chiesa della SS. Annunziata; la chiesa “Maria Regina della Famiglia”.

    noceradinotte
    Panorama


    Temesa

    Info - Scheda Wikipedia

    « Adesso sono approdato ... con la nave e i compagni, navigando sul mare scuro come vino verso genti straniere, verso Temesa, in cerca di rame, e porto ferro fiammante. »
    (Omero, Odissea, I vv.182-184; trad. Privitera)

    « ab eo Bruttium litus, oppidum Blanda, flumen Baletum, portus Parthenius Phocensium et sinus Vibonensis, locus Clampetiae, oppidum Tempsa, a Graecis Temese citum, et Crotoniensium Terina sinusque ingens Terinaeus. oppidum Consentia intus. . »
    (Plinio, Historia Naturalis, III 71-74)

    Temesa (in latino Tempsa) fu una città della Magna Grecia, poi colonia romana, collocata sulla costa tirrenica Altrettante autorità storiche come Tommaso Bartoli, La Bonia la collocano invece sulla fascia Ionica precisamente nell'odierna cittadina di Longobucco famosa per le sue miniere di Argento, Rame e Galena. Temesa è citata da Licofrone (Alessandra, vv. 1067-1069), da Strabone (Geographia, VI,1,5) e da Plinio (Storia Naturale, III 71-74).

    La Temesa omerica

    Alcuni studiosi locali identificano Temesa magnogreca con la città citata da Omero (Odissea, I, vv.180-184). Non solo non esiste alcuna prova di ciò ma trattandosi di una città <ricca di rame> è molto probabile che il riferimento del poeta sia alla Temesa di Cipro (il luogo del rame per antonomasia), la Tamasso in epoca storica. Non esistono infatti giacimenti di rame nel comprensorio della Temesa calabrese. È evidentemente un caso di omonimia, comune alle colonie greche, utilizzato da storici e archeologi locali che, per nobilitare i propri luoghi d'origine o il proprio lavoro, riprendono una tradizione di mitizzazione ecistico-fondativa tipica del passato classico.

    Storia

    Secondo Strabone, Temesa venne abitata prima dagli Ausoni e poi dagli Etoli di Toante, mentre Solino ne attribuisce la fondazione agli Ioni. Strabone, che parla anche dell'esistenza di un heroon di Polite, uno dei compagni di Ulisse, la colloca in Calabria poco più a nord di Terina. Fu probabilmente colonia, in epoche successive, di Sibari (VI secolo a.C.), di Crotone e di Locri Epizefiri. A questo periodo si riferisce la monetazione in argento che riporta il tripode delfico sul recto e l'elmo corinzio con legenda TEM sul retro. Nel IV e III secolo a.C. Temesa fu dominata da altre popolazioni, tra cui i Bretti e sopravvisse con il nome di Noukria. Annibale distrusse la vicina Terina nel 203 a.C. circa e lasciò intatta Temesa, che successivamente nel 194 a.C. divenne colonia romana col nome di Tempsa. Nell'VIII secolo sarebbe stata ancora sede di diocesi. Al tempo dei Saraceni la vecchia Temesa venne abbandonata e i suoi abitanti si sarebbe spostati nella cittadina che stava sorgendo leggermente più a nord e che prese il nome di Amantea. La Tabula Peuntingeriana segna questa località (Temsa) a miglia romane a nord del fiume Tanno, identificato con il : ma il sito, a suo tempo da taluni proposto, di Piano della Tirrena (un'alta collina pianeggiante prospiciente il mare alla confluenza del Savuto con il torrente Grande nel comune di Nocera Terinese), alla luce delle nuovissime risultanze non appare convincente. Il sito potrebbe infatti trovarsi tra Campora San Giovanni e Serra d'Aiello; sia nel primo che nel secondo paese, durante scavi negli anni 2005-2007 sono state rinvenute delle necropoli e la sede di un antico heroon (tempio), il cui rinvenimento nella località Imbelli, sede di numerosi altri rinvenimenti archeologici, è stato presentato durante un recente convegno tenutosi a Campora San Giovanni (estate 2007): ciò costituisce una forte spinta a ritenere proprio questo il territorio della antica Temesa insieme alla collina, Cozzo Piano Grande, che sorge a monte della citata località Imbelli lungo una strada secondaria che congiunge Campora a Serra d'Aiello.

    Il demone di Temesa

    Narra Pausania che Ulisse, dopo la presa di Troia, vagabondando per le città dell'Italia meridionale, approdò a Temesa: qui un suo compagno ubriaco, Polite, violentò una giovane vergine del posto. Gli abitanti inferociti lo lapidarono e Ulisse se ne andò proseguendo il viaggio. Il demone dell'uomo lapidato cominciò, per vendetta, ad uccidere gli abitanti del villaggio che, su consiglio della Pizia, gli costruirono un recinto sacro ed un santuario (heroon) dove, ogni anno, portavano in sacrificio la vergine più bella del paese per placare la sua furia. Ciò accadde finché Eutimo, pugilatore di Locri, vincitore per ben tre volte ad Olimpia, non passò da quelle parti e decise di mettere fine a questo doloroso tributo: sfidò il demone, che aveva preso il nome di Alibante, lo batté e lo sprofondò per sempre nel mare. Pausania aggiunge nel suo racconto di aver udito la vicenda da un mercante e di aver visto un quadro, copia di uno più antico, in cui erano raffigurati Eutimo e il demone, terribilmente nero e tremendo in tutto il suo aspetto, rivestito di una pelle di lupo. La circostanza narrata testimonierebbe uno stato di soggezione degli abitanti di Temesa, risolta dall’intervento di Locri (probabilmente nel 472 a.C., come si può evincere dal confronto con il fr. 98 degli Aitia di Callimaco); la storia integra reminiscenze mitiche e religiose: il tipo di condanna cui viene sottoposto Polite, lapidato da vivo e precipitato in mare, poi, come demone, presenta decise analogie con i riti di esecuzione dei Pharmakoi.


    Terina

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    1. Ninfa Terina, sotto triscele 2. Nike seduta su cippo

    Info - Scheda Wikipedia

    Terina (in greco Τερίνα) fu una città della Magna Grecia. Da recenti[non chiaro] studi, infatti, alcuni studiosi collocano l’antica città nel territorio di Lamezia Terme, anziché nell’ubicazione tramandata da secoli, ossia nel Piano di Tirena nel comune di Nocera Terinese.

    Storia

    La città greca di Terina fu fondata nel VI secolo a.C. dai Crotoniati, che intendevano estendere così il loro dominio sul Mar Tirreno e garantirsi il completo controllo dell’istmo di Marcellinara, assicurato già, sulla costa ionica, dalla città di Skylletion. Fra il V e il IV secolo a.C. cadde, come molte città greche della Calabria, sotto il dominio dei Siracusani finché, nel III secolo a.C. venne conquistata dai Bruzi. Nel 272 a.C., con la fine della guerra contro Taranto, cadde sotto l'autorità di Roma. Venne infine distrutta da Annibale nel 203 a.C. perché non aveva voluto schierarsi al fianco dei cartaginesi.

    Posizione

    A lungo si discusse su dove si sarebbe potuta collocare esattamente l'antica città di Terina, non essendo venute alla luce prove inconfutabili della sua posizione. Secondo l'archeologo Paolo Orsi, la città era situata nella valle alluvionale del torrente Bagni, in prossimità della frazione di Sant'Eufemia del Golfo e in particolare sulle sue rovine sarebbe sorta l'Abbazia Benedettina di Sant'Eufemia nel 1062. Egli sostenne questa teoria basandosi sul ritrovamento di un "tesoretto" trovato nelle vicinanze di questa località, appunto, Sant'Eufemia del Golfo. Secondo l'insigne studioso il promontorio di S. Eufemia Vetere avrebbe potuto essere l'acropoli della città. A partire dal 1997 sono stati condotti, a cura della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, degli scavi nella zona che hanno portato al ritrovamento un impianto urbano organizzato, con l'individuazione di due strade e delle fondamenta di alcuni edifici. Questi ritrovamenti sembrano avallare le tesi dell’Orsi collocando nei pressi Abbazia Benedettina di Sant'Eufemia l'antica città greca. Secondo altri studiosi, invece, Terina sorse sul Piano di Tirena, collina di circa 30 ettari di superficie, nella parte marina del territorio di Nocera Terinese.

    Monetazione

    La monetazione di Terina è ampia. Inizia verso l'inizio del V secolo a.C., probabilmente intorno al 480 a.C. Le prime monete presentano al dritto una testa femminile, le ninfa Terina, con la scritta "TEPINA" in alfabeto greco. Al rovescio una figura femminile alata, Nike, in piedi. L'iscrizione è "NIKA". Il disegno è di tipo arcaico come anche l'alfabeto usato. Una seconda fase di monete, probabilmente da ascrivere alla seconda metà dello stesso secolo, presentano al diritto lo stesso tipo mentre al rovescio la Nike è ora seduta su un cippo. L'iscrizione recita ora TEPINAIΩN, il genitivo plurale del nome degli abitanti. Alcune monete hanno la firma dell'incisore ΦΙΛΙΣ. Le monete di Terina sono al pari, come eleganza, alle migliori monete greche. Secondo una leggenda a Terina fu seppellita la ninfa Ligea.


    Chiesa San Giovanni Battista

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    - Info -

    La Chiesa Matrice di Nocera Terinese è intitolata a San Giovanni Battista. Si pensa che la sua fondazione risalga intorno al XIII-XIV secolo. Rimaneggiata più volte durante il corso dei secoli, presenta elementi architettonici di gusto tardo barocco. L’interno della chiesa è composto da un’unica navata con le cappelle del Crocifisso e dell’Addolorata nel transetto, e altre sei cappelle ai lati della navata stessa. Si possono ammirare diverse opere ed oggetti di arte sacra: la statua in marmo di San Giovanni Battista, proveniente dall’Abbazia di S. Eufemia Vetere, una tela raffigurante il Cenacolo realizzata dal Pascaletti e alcune antiche sculture raffiguranti S. Caterina, S. Pietro, l’Addolorata, e la statua di Maria SS.ma del Suffragio. Particolare attenzione meritano i tre grandi dipinti che rappresentano i momenti più significativi della vita del Battista, opera del pittore F. Colella di Nicastro, XIII secolo.

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    Facciata principale

    campanile
    Campanile

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    Cupola campanile

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    Cupola

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    Torre Campanaria

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    Statua di San Giovanni Battista

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    Particolare della facciata

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    Particolare del Campananile

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    Ingresso

    fiancata
    Fiancata



    Chiesa di San Martino

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    - Info -


    La Chiesa di San Martino, detta anche del Suffragio dei Morti, sorge accanto alla Chiesa Madre di San Giovanni Battista ed fu edificata nel XV secolo e restaurata più volte nel corso della storia. Molte delle decorazioni attualmente visibili furono infatti realizzate nel XVIII secolo, che impreziosirono un luogo di culto importante per la cittadinanza, che qui veniva a pregare per le anime dei propri defunti. L’importanza spirituale della Chiesa di San Martino per gli abitanti di Nocera è sottolineata anche dal fatto che questa rappresenta una delle tappe della processione dei ‘vattienti’ i flagellanti che per devozione inondano con il loro sangue le strade e i luoghi più significativi della città. Oggi la chiesa si presenta complessivamente in buono stato, anche se l’esterno andrebbe rinfrescato nei colori. In ogni caso potrete notare l’elaborata architettura di un portale in pietra dall’ampio timpano, con al centro un simbolo solare, sorretto da quattro colonne di ordine ionico. Il portale, in lieve rientranza, è ad arco a tutto sesto con uno spesso architrave sorretto da due colonne dai capitelli dorici. All’interno attireranno la vostra attenzione le tante decorazioni in metalli preziosi in stile barocco, presenti anche sul caratteristico soffitto con volte a botte. L’altare maggiore è sormontato da una pala la cui elaboratissima cornice riprende i temi della facciata, con puttini laterali e colonne di ordine corinzio.

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    Campanile

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    Ingresso

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    Particolare dei Capitelli

    timpano
    Timpano

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    Vista della facciata



    Personalità legate a Nocera Terinese
    • Francesco Acerbo, o Acerbi (Nocera Terinese, 1606 – Napoli, 7 marzo 1690), è stato un poeta e gesuita italiano;
    • Ernesto Pontieri (Nocera Terinese, 1896 – Roma, 1980) è stato uno storico, accademico e rettore italiano, ricordato per le qualità di storico e didatta, e per le capacità organizzative che incisero profondamente sulle strutture dell'università di Napoli, nel decennio del suo rettorato (1950-1959);
    • Pasquale Sposato, dell'ordine dei Minimi, storico;
    • Ignazio Ventura, ingegnere, autore dell'unica monografia storica sul paese.

    Edited by terryborry - 26/6/2012, 11:09
     
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    Torre Piano del Casale o Pietra della Nave

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    - Info -

    «Di forma troncoconica (con il lato monte crollato), la Torre, appartenente per struttura a quelle edificate nel 14º secolo, è situata su un pianoro a circa 140 metri s.l.m., immediatamente a ridosso della Marina di Nocera Terinese, da cui è ben visibile. La sua sagoma è anche evidente dall'Autostrada A3, ma solo in direzione sud, circa 3 chilometri prima dello svincolo per Falerna. Per raggiungerla, bisogna imboccare la SP164 dalla SS18 all'altezza di Nocera Marina e seguire le indicazioni per Nocera Terinese (sede comunale). Subito dopo il km 8 della provinciale in oggetto, in un incrocio dove è presente una grande quercia, svoltare a destra. Proseguire su una stradina che è inizialmente asfaltata (primi 500 metri) e successivamente sterrata. Al secondo crocevia che si incontra, posteggiare l'auto e procedere a piedi in direzione mare. La Torre, se la vegetazione lo permette, dovrebbe essere visibile già da questo punto, ma, in ogni caso, lo sarà sicuramente dopo una piacevole passeggiata di cinque minuti. Visto che il Forte è inserito in una proprietà privata, bisogna chiedere, sempre e comunque, le dovute autorizzazioni per accedere al luogo indicato».



    Torre Piano di Tirena

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    «Anche se tra le più recenti per quanto riguarda la sua edificazione (forse del ‘700), la Torre Tirena è certamente la più interessante, in quanto situata in un luogo di grande valenza archeologica. è infatti su questo pianoro, stretto tra i fiumi Grande e Savuto che, probabilmente, aveva ubicazione la città magnogreca di Temesa. Di fatto, il ritrovamento, a qualche centinaio di metri dalla nostra Torre, di diversi reperti di epoca classica, tra cui delle mura di cinta e un acquedotto, lascia sempre più supporre che, la prima località calabrese ad essere citata da Omero nell’Odissea, fosse localizzata proprio qui. A questo terrazzo mesopotamico, posto a circa 170 metri sul livello del mare, nel Comune di Nocera Terinese, si accede lasciando la SS 18 all’altezza dello svincolo A3 di Falerna e, dopo 500 metri, invece di svoltare a destra verso le rampe di accesso autostradali, procedere dritti per Nocera. Dopo tre chilometri di provinciale, perfettamente piana, che corre all’interno dell’abitato, inizia una leggera salita con una curva destrorsa. Procedendo per qualche centinaio di metri, si giunge ad un bivio. Svoltare a sinistra per Salerno. Si sta percorrendo la SP 164 (ex SS 18 dir.), la quale, attraversato il torrente Grande, costeggia le rocce affioranti situate alla base del piccolo altopiano di Tirena. Dopo circa tre km dal bivio precedente, subito dopo esser passati sotto i cavi aerei di un elettrodotto, svoltare a destra su una stradina stretta e sterrata. Inizia la scalata verso il pianoro che, forse, custodisce la leggendaria Temesa. Bisogna ora salire all’interno di un bellissimo e secolare uliveto, attraverso un sentiero sorretto a monte e a valle da splendidi ed antichissimi muri a secco. Purtroppo non è sempre possibile andare in auto fino alla sommità dell’altopiano, in quanto vi è una catena metallica che ne impedisce l’accesso. Si tratta di una proprietà privata. Bisogna chiedere il permesso ai proprietari e, magari, lasciare l’auto a valle e farsi una bella e salutare mezz’oretta di passeggiata all’ombra degli ulivi. Ma ne vale veramente la pena! Giunti alla fine della salita, si gode di uno stupendo panorama mozzafiato: da un lato, la valle del Savuto, dalla Sila fino al mare, dall’altro, questo terrazzo sul Tirreno, ricoperto da un tappeto erbaceo, interrotto da qualche ulivo ed alcune querce che cercano di celare la vista della Torre, posizionata dal lato opposto del piano. Essa è lì da secoli, solitaria, tra il mare ed il cielo, con il suo compito di avvistare i nemici e comunicare, con il fuoco o con il fumo, il loro arrivo all’entroterra. Probabilmente all’abitato di Nocera Terinese, che da qui si vede chiaramente, senza intralci. Il torrione è di forma parallelepipeda, costruito con pietre e mattoni, il ché, secondo il Faglia, farebbe supporre la datazione settecentesca. L’ingresso è posto sul lato monte, le altre aperture d’avvistamento sono situate sui quattro lati: piccole sul pianoterra, grandi su quello superiore. Lo spessore delle pareti del piano basso è di circa un metro e mezzo e la lunghezza dei lati misurata all’esterno è di circa 10 metri. La volta del piano terra è a botte, mentre il tetto è crollato. ...».
     
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1 replies since 13/9/2011, 08:21   329 views
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