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Carfizzi

Provincia di Crotone

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  1. Isabel
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    Carfizzi

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    - Fonte -

    Carfizzi (Karfici in arbëreshë) è un comune italiano di 769 abitanti a 20 km dalla costa jonica (Cirò Marina) e a 50 km dall'altopiano della Silacomune, ed è il più piccolo comune della provincia di Crotone. È di origine greco-albanese e conserva la lingua arbëreshë e le tradizioni dei padri, ma ha adottato il rito latino rinunciando al rito bizantino greco.

    Il paese

    - Fonte -

    Carfizzi (veduta aerea, mappa stradale) è un piccolo paese dell'entroterra crotonese a 20 km dalla costa jonica (Cirò Marina) e a 50 km dall'altopiano della Sila. E' posizionato su una splendida collina a 450 m. s.l.m. (cartina) e gode di un'incantevole veduta panoramica. E' un paese di origine albanese e conserva ancora molto bene lingua e tradizioni. Conta una popolazione di circa 1500 abitanti molti dei quali sono emigrati all'estero e nell'Italia settentrionale. Carfizzi è poco noto ai più ma chi lo ha già visitato né conserva un piacevole ricordo, sia per la squisita ospitalità, che per le naturali bellezze che lo caratterizzano. Chiunque abbia visitato Carfizzi non dimentica le passeggiate per le vie ed i vicoli del paese. All'interno del Centro storico ci sono il Centro di Integrazione Sociale, ricavato dalle rovine di un antico palazzotto nobiliare, e una palestra completa di campo di pallacanestro e pallavolo. Alla Piazza centrale (Rahji), punto di riferimento di ogni momento della vita sociale, è attiguo il Largo Skanderbeg, "salotto" di lunghe serate estive da cui si gode una veduta panoramica mozzafiato. Percorrendo il corso principale, via Roma, si arriva alla Villa Comunale dove si trova l'Anfiteatro Comunale capace di contenere 1.000 spettatori. Gli impianti sportivi (Campi di calcio, tennis e calcetto) e l'attrezzatissimo Centro Turistico sono a poche centinaia di metri, sulla collina Menzivono quasi alla sommità del Parco Montagnella per proteggere e valorizzare uno dei più completi esempi di macchia mediterranea dell'immediato entroterra dell'Italia meridionale. Il territorio si estende tra quelli dei comuni di Cirò, Melissa, Pallagorio, S. Nicola dell'Alto, Umbriatico, sulla fascia collinare presilana a Nord del Marchesato di Crotone. L'abitato è sulla cima di un poggio, isolato da profondi solchi di due torrenti affluenti del fiume Lipuda, nella bassa Valle del Neto.

    Cenni storici e territorio

    Il territorio si estende tra quelli dei comuni di Cirò, Melissa, Pallagorio, S. Nicola dell'Alto, Umbriatico, sulla fascia collinare presilana a Nord del Marchesato di Crotone. L'abitato è sulla cima di un poggio, isolato da profondi solchi di due torrenti affluenti del fiume Lipuda, nella bassa Valle del Neto. Dopo il 1468 numerosi gruppi di albanesi, per sfuggire ai turchi, si rifugiarono nei territori di Irene, principessa di Bisignano e figlia del defunto re albanese Scanderberg. I rifugiati, in massima parte, si stabilirono sulla dorsale appenninica cosentina, altri invece preferirono avvicinarsi un pò più al mare, dal quale un tempo si traeva ricchezza. Si vuole che gli abitanti dell'antica Crisma, saliti sulle montagne per mettersi al riparo dagli attacchi saraceni, abbiano dato origine a tre villaggi: Carfidi, Trivio e Santa Venera, dai quali, intorno al 1530, prese vita Carfizzi (così detto, probabilmente, da Carfidi che assorbì gli altri due villaggetti. Fino al 1563 rimase infeudato alla famiglia Morano, già titolare del feudo di Santa Venera. Alienato ai Badolato (1563-1576) fu rivendicato dai Morano, estinti nel 1630 in casa Sersale. Passato per vendita ai De Filippis (1648), poi ai Pisciotta (1687), fu dei Moccia, che nel 1698 acquistarono il titolo di Duca, estinti nel 1732 nella famiglia Crispano. Nel 1767 questi lo vendevano ai Malena i quali così acquistarono il titolo di Marchese, e rimasero fino all'eversione della feudalità (1806). Nel 1807 fu assoggettato al Governo di Strongoli, e nel 1811 passò frazione di S. Nicola dell'Alto. Nel 1816 dalla provincia di Cosenza passò a quella di Catanzaro, per volere dei Borboni. Ai fatti del Risorgimento Carfizzi fu presente con la partecipazione di Giuseppe Basta, Francesco e Martino Fazio. Dal 1904 il centro venne distaccato da S. Nicola dell'Alto e costituito in comune autonomo. Maggiori dettagli qui.

    Cultura

    Carfizzi è fra i paesi che hanno conservato la cultura e le tradizioni greco-albanesi, nonché la lingua, ma ha perso il rito greco-ortodosso. Oltre ai paesi arbëreshë di San Nicola dell'Alto e Pallagorio, detiene il primato di gemelleggi e di contatti con il paese d'origine, l'Albania. Infatti ogni anno, tra il paese balcanico e il piccolo centro del Marchesato crotonese, si intrattengono una serie di visite con scambi culturali, che via via si stanno intensificando di numero, coinvolgendo sempre più persone e istituzioni, con l'organizzazione e lo svolgimento di manifestazioni teatrali e musicali nel neo anfiteatro. Il paese nel periodo estivo è arricchito dalla presenza di molti stranieri per il Festival dei Popoli che si svolge da qualche anno, organizzato dall' amministrazione.

    Prodotti tipici artigianali

    - Fonte -

    Tessuti fatti a mano; pizzi e merletti. Ormai in disuso la «szocha», il vestito di origine albanese che un tempo indossavano le donne nei giorni di festa, ricco di lavori e ricami fatti a mano. In alcune famiglie resta ancora la tradizione del lavoro con il telaio a mano (scialli, sciarpe, coperte di lino e lana, con disegni ispirati a motivi bizantini, continuando una tradizione secolare, nonchè oggetti casalinghi come le ceste di paglia. Non esistendo un vero mercato, è possibile procurarsi questi prodotti solo ricorrendo al privato. Carfizzi vanta una solida tradizione nell’arte orafa. Infatti, si tramandano tradizionali tecniche dell’arte orafa greco albanese che permettono la creazione di oggetti unici nel loro genere.

    Prodotti tipici alimentari

    A Carfizzi si produce dell’ottimo vino rosso a trasformazione esclusivamente artigianale, cosi come la produzione dell’olio extravergine d’oliva, dei formaggi (ricotta, pecorino, cacio cavallo) e, soprattutto, della produzione familiare dei salumi (salsiccia, soppressata, capocollo, prosciutto crudo. Caratteristica del luogo è la produzione del mosto cotto (sciroppo dolcissimo derivante dalla bollitura e conseguente concentrazione del mosto), usato come ingrediente in alcuni dolci tipici. PiattI tipicI: «furisiscka'», (minestra di zucchine e fiori di zucca condita con olio di oliva crudo, da accompagnare con bruschette di pane caldo da inzuppare); «Bukëvale», caratteristica pizza a base di farina e rimazujet (ciccioli).

    Varie: si parla correntemente l'Arbëresh (lingua albanese antica) che, da qualche tempo, si va italianizzando, ma che conserva ancora le sue radici etimologiche fondamentali. L'albanese è, in massima parte, solo parlato e non scritto, quindi tramandato in modo esclusivamente orale: è questo il motivo per cui questo idioma è continuamente minacciato di estinzione.

    Parco 'Montagnella'

    Il clima e la flora mediterranea rifulgono qui in tutta la loro bellezza. Dalle acque della Valle del Giglietto fino alla cima del Monte Pizzuta, passando per le terrazze verdi di Menzivono, Stazzovecchio, Monachello, Capraro, Montagnella e per le fonti di crosari è tutto un susseguirsi di verde lussureggiante e di natura incontaminata.

    Flora

    La vegetazione del parco è rappresentata da una boscaglia fitta e spesso inestricabile, nelle quale predominano suffrutici, arbusti e piccoli alberi che formano il complesso vegetale tipico della Macchia Mediterranea. La vegetazione comprende migliaia di specie e di sottospecie, varianti e ibridi, che con i loro colori arricchiscono un paesaggio caratterizzato prevalentemente dal verde cupo del Leccio, del Farnetto, e della Roverella. Sempreverde è anche l'Alloro, i cui fiori giallognoli all'inizio della primavera profumano tutto il bosco, L'Olmo fornisce il verde brillante arricchito dal porporino dei suoi fiori primaverili mentre nel sottobosco domina l'Erica da sempre ricercata per ricavare pipe pregiate dalle radici e fare scope dai suoi fusti. Il Cisto, presente in varie tipologie viene usato per i tradizionali falò che precedono le feste del periodo prenatalizio. Il Rosmarino, noto come pianta aromatica, ospita spesso crisomelidi dai colori metallici verdi e rossi e si trova solo nei luoghi più aridi e rocciosi. Il Citiso scopario e la Ginestra spina, specie assai simili, colorano di giallo i pendii rocciosi arricchendoli di profumi molto intensi. Il primo è un cespuglio di modeste dimensioni, che non presenta molte foglie, ma è ricco di germogli e rami mentre la seconda è spinosa e ricca di fiori a grappolo offrendo un buon riparo per la fauna. Dove i suoli sono più profondi e areati appaiono il Sughero, l'Oleastro, il Lauro, il Pistacchio, il Mirto, il Ginepro e il Carpino. Salendo verso il paese troviamo la Stipa, il Lentisco e soprattutto il Corbezzolo che vivacizza il paesaggio con gustosi frutti autunnali di un colore giallo intenso che diventa rosso vivo a maturazione raggiunta. Nel sottobosco rappresentato da un insieme di specie xerotolleranti e facilmente incendiabili, sono diffuse anche specie lianose quali l'Hedera, la Clematis Vitalba, la Vite Americana ormai rara nelle altre aree della regione. Lungo le fiumare il paesaggio estivo è dominato dai fiori bianchi e rosa dell'Oleandro e dal Tamerisco.

    Fauna

    Il patrimonio faunistico del parco comprende tutte le specie animali che hanno nella Macchia il loro habitat ideale. La ricchezza di pascolo, l'abbondanza di acque sorgive e il bosco fitto ne fanno un rifugio sicuro per il Cinghiale ed il Gatto selvatico, mentre più bassa è la densità della Lepre, vittima di una caccia eccessiva. Assai varia è la situazione dei Galliformi selvatici: dalla Starna, presente fino a pochi anni orsono, si è persa ogni traccia, ma la sua nicchia ecologica è stata ocuupata dal Fagiano ormai diventato il principale oggetto di caccia di tutta la zona. Altrettanto varia è la presenza della specie di Avifauna minore. Anche se la tradizione selvaggina di passo autunnale non abbonda più, buona è la presenza del Colombaccio e della Colombella, che, nei primi giorni di ottobre trsformano tutta la zona in un'importantissima via di immigrazione. In tutto il complesso nidificano, con una certa frequenza, il Rigogolo, la Ballerina bianca, la Capinera, la Cinciarella e l'Usignolo. Anche gli Alaudidi (Pettirosso e Scricciolo) sono abbastanza frequenti e popolano, assieme allo Strillozzo, gli spazi aperti. Al Picchio, scarsamente rappresentato, si aggiunge, durante il periodo estivo, il Torcicollo. Tra le specie Ornitiche nidificanti sono ben rappresentati anche il Merlo, il Fringuello, il Cardellino, il Verdone, la Peppola, il Frosone, il Passero, la Ghiandaia e la Cornacchia grigia. Vi sono anche notizie di ritrovamenti di nidi di Beccaccia. Numerosi sono gli Strigiformi rappresentati soprattutto dalla Civetta e dal Gufo comune. Fra i Falconiformi è degna di nota la Poiana, mentre durante il passo autunnale si segnala pure il Falco Pellegrino che assieme alla Beccaccia, alla Tardella, alla Tortora e alla Quaglia, arricchisce la già cospicua avifauna stanziale. Fra i Mammiferi predatori vanno segnalati la Faina, la Martora e la Volpe. Del tutto caratteristica è la presenza del Tasso, dell'Istrice e del Riccio. La forma di caccia più diffusa è quella con cane da ferma al Fagiano e alla Beccaccia, acui si aggiunge la caccia alla Volpe con i cani da seguito. Ha grande diffusione anche la caccia al Cinghiale. In ogni caso la scarsa viabilità, l'ampiezza dei luoghi e le forti pendenze selezionano in modo drastico i cacciatori, consentendo l'attività solo ai più appassionati che, nella maggioranza dei casi, dimostrano di possedere una corretta coscienza venatoria.

    Personalità legate a Carfizzi
    • Giorgio Basta, deputato.
    • Carmine Abate, scrittore.

    LE GOLE DELL'ANGOTTO


    Edited by Isabel - 4/11/2014, 13:29
     
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