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Seconda guerra mondiale - Campagna d'Italia

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  1. Isabel
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    Seconda guerra mondiale - Campagna d'Italia

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    La HMS Warspite apre il fuoco sulle coste siciliane

    Info - Scheda Wikipedia

    La Campagna d'Italia fu l'insieme delle operazioni militari condotte dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale, dal giugno 1943 al maggio 1945, per invadere, e costringere alla resa il Regno d'Italia, al fine di provocarne la fuoriuscita dall'Asse. Come conseguenza della resa incondizionata dell'8 settembre 1943 anche l'Italia dichiarò la propria cobelligeranza a fianco degli Alleati. Dopo tale data le manovre alleate si concentrarono contro le forze armate tedesche ed ebbero come obiettivo la riconquista dei territori dell'Italia centro-settentrionale occupati dalla Wermacht nell'ambito dell'Operazione Achse (e successivamente passati, in parte, sotto l'amministrazione della RSI). Da quel momento il conflitto armato è noto, dal punto di vista italiano, come Guerra di liberazione e vide un importante apporto delle truppe regolari (inquadrate prima nel Primo Raggruppamento Motorizzato e poi nel Corpo Italiano di Liberazione) e del movimento di resistenza formato da sbandati delle forze armate italiane e civili di ogni età e appartenenza politica antifascista (dai democratici ai comunisti, dai socialisti ai liberali), che distrasse rilevanti forze militari tedesche e della Repubblica Sociale Italiana dal contrasto agli Alleati lungo la linea del fronte.

    Pianificazione

    Ancor prima della conclusione vittoriosa della Campagna del Nord Africa, tra il 14 e il 24 gennaio 1943 il presidente americano Franklin D. Roosevelt e il primo ministro inglese Winston Churchill si incontrarono a Casablanca, in Marocco, per tracciare la nuova strategia militare da attuare. Alla fine, nonostante disaccordi sugli obiettivi primari, venne deciso di pianificare ed attuare l'invasione d'Italia: di fatto era chiaro che il popolo italiano non era più entusiasta di partecipare alla guerra, e si sperava che un'invasione avrebbe provocato il crollo del fronte interno e quindi l'uscita del paese dal conflitto.

    Invasione della Sicilia

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    Truppe canadesi marciano per Modica in atteggiamento rilassato ma con le baionette in canna


    Dopo la conquista di Lampedusa e Pantelleria l'11-12 giugno, operazione Corkscrew, il 10 luglio 1943 forze di terra e aviotrasportate anglo-americane iniziarono l'invasione della Sicilia (operazione Husky). Gli alleati disponevano di 160.000 uomini divisi in due armate: la 7a armata americana del generale George Smith Patton e l'8a britannica al comando del generale Bernard Law Montgomery supportati da 4.000 aerei e 600 carri armati soprattutto del modello M4 Sherman. L'armata di Patton aveva il compito di conquistare le coste tra Licata e Vittoria, mentre quella di Montgomery doveva prendere le coste tra la penisola di Pachino e Siracusa. A contrastarli si trovavano 230.000 soldati italiani e 40.000 tedeschi. Gli italiani (al comando del generale Alfredo Guzzoni) erano raggruppati in quattro divisioni: Aosta, Assietta (di stanza tra Palermo e Trapani), Livorno (di stanza a Caltagirone) e Napoli (di stanza fra Siracusa e Augusta). Numerose inoltre erano le brigate, le divisioni e i reggimenti costieri del Regio Esercito.

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    Un M4 Sherman sulle spiagge della Sicilia


    I 40.000 tedeschi (al comando del generale Wilhelm Schmalz) raggruppati nella divisione paracadutisti Hermann Göring, più altri tre gruppi della 15a divisione. Il comando delle forze dell'Asse si trovava ad Enna. Durante la battaglia di Gela le divisioni Livorno ed Hermann Göring della 6° Armata italiana tentarono di rioccupare le spiagge di Gela dove stava sbarcando la 1st Infantry Division statunitense nell'ambito dell'operazione Husky. Il tentativo, sebbene le forze dell'Asse siano arrivate a poche centinaia di metri dalle spiagge, fu frustrato dalle artiglierie, dall'intervento di forze corazzate e dal supporto navale statunitensi. L'11 luglio, dopo aspri combattimenti, caddero Siracusa e Augusta, un'importante base navale. In soli 10 giorni la 7a armata americana e l'8a britannica conquistarono due terzi dell'isola. Palermo venne pesantemente bombardata e si arrese il 22 luglio. Conquistata Palermo le unità alleate puntarono su Messina, dove erano di presidio le divisioni Livorno e Napoli e il XIV corpo d'armata tedesco. Si procede quindi a bombardare pesantemente molte città italiane in particolare Napoli e Roma al fine di ostacolare l'afflusso delle forze armate italo-tedesche da nord, piegare il morale della popolazione e costringere l'Italia alla resa. Napoli viene sottoposta quasi ad un bombardamento al giorno (bombardamenti di Napoli). Particolarmente drammatico si rivela il bombardamento del quartiere San Lorenzo a Roma il 19 di luglio. Il 22 luglio la città di Foggia viene sottoposta ad un inaspettato e pesantissimo bombardamento che coinvolge anche la popolazione civile fatta oggetto di ripetuti mitragliamenti dai caccia americani P38. Davanti ad una situazione così drammatica il re Vittorio Emanuele il 25 luglio costringe Benito Mussolini alle dimissioni, ne ordina l'arresto e avvia i contatti segreti con gli Alleati per giungere ad un armistizio. Le unità dell'Asse resistettero a Messina fino al 17 agosto, ma dovettero poi ritirarsi varcando così la costa per riparare in Calabria. La campagna costò 8.603 morti, 20.000 feriti e 140.000 prigionieri di guerra per l'Asse. La 7a armata subì 2.237 perdite e 6.544 tra feriti e dispersi, mentre l'8a 2.721 morti e 10.122 tra feriti e dispersi.

    Invasione dell'Italia meridionale

    Il 3 settembre 1943, con l'Operazione Baytown, l'8a Armata britannica di Bernard Montgomery iniziò l'invasione d'Italia continentale con i primi sbarchi in Calabria. L'8 settembre il generale Eisenhower da Radio Tunisi rende noto l'armistizio di Cassibile, con il quale l'Italia usciva di fatto dalla guerra; tuttavia le forze tedesche presenti in Italia si erano preparate a questa eventualità, e iniziarono le operazioni per l'occupazione del Regno d'Italia. Il 9 settembre forze americane sbarcarono a Salerno nell'ambito dell'operazione Avalanche mentre truppe britanniche occupavano Taranto nell'ambito dell'operazione Slapstick.

    I bombardamenti aerei nel Mezzogiorno d’Italia

    «La morte che viene dal cielo»

    - Info -

    Nel periodo 1940-45, i bombardamenti sono la causa principale di morte nel Mezzogiorno. Ma non solo: a causa dei bombardamenti, il numero delle vittime civili è molto elevato, coerentemente con quanto avviene nel secondo conflitto mondiale preso nel suo insieme. Le incursioni dell' aviazione furono una costante del secondo conflitto mondiale. In Italia, incursioni rovinose si susseguirono a partire dall'inizio del conflitto. I primi raids si ebbero su Torino", Napoli, Palermo e Catania, Cagliari, per opera dei bombardieri della RAF, nei giorni immediatamente successivi al 10 giugno 1940, data d'inizio del conflitto per l'Italia.

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    Bomabardamenti Cagliari


    In questa fase i bombardamenti erano di precisione ed erano effettuati su obiettivi logistico-militari: nodi ferroviari, porti e aeroporti. Va detto inoltre che, dai porti del Sud, in particolare da Napoli, partivano truppe e rifornimenti per l'Africa settentrionale e nordorientale, dove esisteva un altro fronte di guerra tra italiani e inglesi. I bombardamenti nel Mezzogiorno, ebbero un' escalation nella seconda metà del 1941. Il 6 luglio, e poi ancora il 28, fu colpita Palermo e venne bombardato a tappeto tutto il sistema aeroportuale siciliano. A Napoli, il 10 luglio 1941, si ebbe una violentissima incursione aerea. Qualche tempo dopo fu la volta di Brindisi dove, il 7 novembre, vennero distrutti porto e rete ferroviaria.

    bombardamentiaerei

    Nel 1942 i bombardamenti continuarono: a Messina, durante le incursioni del 25, 26 e 30 maggio, vennero colpiti il porto e l'ospedale civile Principe di Piemonte. Cagliari fu bombardata nella notte tra il 7 e l'8 giugno 1942 e Taranto venne nuovamente attaccata tra il 9 e il 10 giugno. Nel frattempo si intensificava la collaborazione tra inglesi e americani e quindi tra RAF e USAAF. Di lì a poco iniziarono le incursioni americane con bombardieri potentissimi: nella memoria collettiva sarebbe rimasto a lungo l'incubo delle "fortezze volanti". A inizio novembre 1942 fu avviata l'operazione Torch, lo sbarco anglo-americano in Nord Africa, preceduto dalla vittoria di El Alamein, dove l'VIII armata inglese, comandata dal generale Montgomery, sconfisse le truppe di Rommel, che si ritirarono in Tunisia.

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    Molo bombardato - Napoli


    Sul finire dello stesso anno, con il bombardamento di Napoli del 4 dicembre 1942, le incursioni aeree americane, da allora anche diurne, si collocavano in una precisa strategia, tesa a produrre effetti destabilizzanti tra la popolazione civile delle grandi aree urbane. Il bombardamento diurno, infatti, sconvolgeva il ritmo della vita quotidiana perché costringeva a interrompere il lavoro, le attività scolastiche, le funzioni religiose. Le incursioni colpivano sempre più frequentemente obiettivi civili: treni, tram, fabbriche, chiese, alla fine persino ospedali. Nel Mezzogiorno pertanto, come del resto nell'intero paese, i bombardamenti, a partire dalla seconda metà del 1942 e soprattutto nel 1943, diventarono esperienza quotidiana. Reggio Calabria il 31 gennaio 1943, Palermo il 3 febbraio; a Palermo le incursioni si ripeterono il 5, l'8, il 20, il 22 e il 28 dello stesso mese. Devastanti le incursioni del 17,26 e 28 febbraio 1943 in Sardegna, che colpirono in particolar modo Cagliari e le città portuali di Olbia, Porto Torres, La Maddalena e Alghero. Da Malta partirono, tra il 22 e il 24 aprile, attacchi durissimi contro Siracusa, Cassibile, Ragusa e Lampedusa. Nel frattempo, l'8 maggio 1943, in Tunisia si arresero i reparti tedeschi. Ciò permise a inglesi e americani di ottenere un risultato logisticamente importante, vale a dire la possibilità di entrare nel Mediterraneo. L'8 maggio iniziò l'offensiva aerea contro Pantelleria, cui si aggiunse il cannoneggiamento navale. Le incursioni s'intensificarono in previsione dello sbarco in Sicilia. Nel maggio 1943 vi furono 45 incursioni aeree a Catania, 43 a Palermo, 32 a Messina e vennero bombardate anche colonne di profughi. L'incursione del 6 maggio 1943 a Reggio Calabria fu effettuata in pieno giorno e, da allora fino al 3 settembre, quando entrò in città l'esercito angloamericano, i raids effettuati furono 24.

    Bombardamenti di Reggio Calabria del 1943

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    Popolazioni del sud Italia in fuga dalla guerra


    Quello di Reggio Calabria fu uno dei più pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale in Italia. La città che contava circa 130.000 abitanti era una zona strategica, aveva un aeroporto, un importante nodo ferroviario, due porti e una piccola zona industriale. La città, inoltre, disponeva di diverse Caserme, di batterie antiaeree e soprattutto antinave e presso il porto aveva base la Squadriglia Navale "Freccia" e anche un paio di idro "Cant Z.506" per il soccorso naufraghi. A nord del porto c'era una "stazione di buncheraggio" con enormi cisterne di carburante per navi, collegate alle banchine con apposite condotte sotterranee. Reggio era infatti un'importante via di transito per i rifornimenti delle truppe dell’asse schierate prima in Tunisia e poi in Sicilia. Il numero e la frequenza delle incursioni aeree testimoniano che la provincia più colpita della Calabria, anche per ovvie ragioni geografiche, è stata quella di Reggio Calabria (non solo il capoluogo – martoriato da 24 bombardamenti – ma anche centri minori quali Villa San Giovanni, Bagnara Calabra, Gioia Tauro, Palmi, Locri, Roccella Jonica). I bombardamenti della città iniziarono il 27 gennaio 1943 con attacchi americani di giorno e inglese di notte e si protrassero con una certa regolarità fino ad agosto del 1943. Nel maggio 1943 con i B17, sia statunitensi che britannici, fu bombardata la periferia nord, a metà giugno venne bombardato l'aeroporto e il centro storico. Ma i bombardamenti peggiori avvennero fra luglio e agosto, quando furono effettuati otto raids. La popolazione era allo stremo, in 35.000 abbandonarono la città. In settembre tutti i punti strategici erano stati distrutti eppure vennero effettuati altri due raids contro la popolazione. Il 4 settembre i britannici entrano nella città gravemente provata. I morti, a seguito dei bombardamenti, furono 3.986, i feriti 12.043 e il 70% degli edifici distrutto o danneggiato.

    Il tragico maggio 1943

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    Un B-24 Liberator statunitense


    I pesanti raid aerei che subì la città nel mese di maggio furono preannunciati il 30 aprile intorno alle ore 13,00 circa, da 50 quadrimotori che lanciarono su Reggio migliaia di manifestini che invitavano la popolazione a rifugiarsi nelle campagne in quanto la città sarebbe stata presto bombardata. Puntualmente, dopo il raid del primo maggio, alle ore 14,30 del 4 maggio la città venne bombardata. Le zone interessate furono quelle del Annunziata e rione S. Brunelllo (quartiere di Reggio Calabria). I danni furono lievi. Ma il bombardamento più rovinoso fu quello del 6 maggio 1943 quando due successive formazioni comprendenti 50 Liberetors complessivamente, provenienti dalla base dell'US Air Force di Bengasi, si alternarono, con inizio alle ore 11,20, sulla città scaricando, secondo fonti "alleate", 110 tonnellate di bombe che colpirono pesantemente l centro storico, il porto, il rione di Santa Caterina ed impianti ferroviari.

    Secondo il prof. Vincenzo Larizza nel suo testo "Cronistoria di Reggio Calabria nella seconda guerra mondiale 1939/1945" si legge:
    « ... da una sommaria analisi sul primo bombardamento aereo diurno del 6 maggio 1943 sulla città, e sulle centinaia di bombe che il nemico disseminò su quasi tutti i quartieri cittadini, sembrò che Reggio Calabria fosse stata punita con inaudita ferocia ! ... Si disse, e insistenti furono le voci che nessuno smentì, che quel 6 maggio 1943 le persone massacrate dagli aerei statunitensi "Liberator" furono oltre duemila, e che il 90% di queste si contarono solo nel rione Santa Caterina. »


    Il 6 maggio alle ore 11,20 con due ondate cinquanta quadrimotori americani lanciarono il loro carico di morte nelle zone del Duomo, Piazza Carmine, Stazione Centrale, Distretto Militare,Duomo, Santa Caterina (quartiere di Reggio Calabria), Tremulini e Porto, Sbarre Centrali. A seguito di questa incursione risultano oltre 250 i morti e 277 i feriti. Secondo altri(prof. A.Trombetta) i morti furono oltre 600 e secondo V.Larizza circa 2000. Il 9 maggio dalle 11,30 alle 12,45 quaranta quadrimotori statunitensi bombardarono Messina e Reggio senza causare gravi danni. Il 13 maggio ci fu un altro raid con altri danni e vittime. Il 21 maggio la città venne flagellata per oltre due ore da due pesanti incursioni che provocarono ingenti danni agli edifici ed oltre cento vittime, tra cui 33 bambini lattanti, 14 nutrici ed una monaca uccisi nel Brefotrofio cittadino. Il 24 maggio intorno alle ore 02,00 oltre duecento quadrimotori devastarono Reggio e Messina: al termine delle incursioni che dureranno incessantemente per circa quarantotto ore si contarono centinaia di feriti tra la popolazione e 52 morti. Le zone colpite furono la Prefettura, il Distretto Militare, Piazza S. Agostino, la Cattedrale, il Seminario del Rione Modena, la polveriera ubicata nello stesso rione, la zona di Montevergine, a nord di Santa Caterina, il porto.

    I bombardamenti di giugno e luglio 1943

    Il 5 giugno numerosi quadrimotori americani continuarono a martellare l'intera città. I raid del 6 giugno causarono 50 morti e 7 feriti, il bollettino n. 1108 del 7 giugno 1943 delle forze dell'Asse comunicava: «Plurimotori avversari hanno bombardato Messina, Reggio Calabria ed altre località minori dello Stretto». Il 10 giugno oltre 200 quadrimotori continuano a devastare l'area dello stretto. Altri raid aerei si verificarono il 19 giugno, il 21 giugno con 58 morti e oltre 60 feriti e il 22 giugno con 14 morti e 52 feriti. Nei bombardamenti dell'11 luglio 1943 venne completamente distrutto l'aeroporto della città che disponeva di una linea di aerei da caccia che andava dai Macchi M.C.202 ai Fiat G50 e ai Dewoitine 520 (francesi, di preda bellica). . Dalle ore 04,00 alle ore 06,30 del 15 luglio le zone sud e nord della città vennero interessate da altri bombardamenti che causarono altre vittime tra la popolazione civile.

    La conquista della città

    « Le forze anglo-americane, precedute da violenta preparazione di artiglieria attuata dalle numerose batterie schierate sulla costa siciliana e appoggiate dal fuoco della flotta e della preponderante aviazione, sono riuscite ieri a costituire alcune teste di sbarco sull'estrema regione meridionale della Calabria. Dopo aspri combattimenti, in cui gravi perdite venivano inflitte al nemico dalle truppe della difesa con il concorso dell'arma aerea, Villa San Giovanni, Reggio Calabria e la zona di Melito Porto Salvo dovevano essere sgombrate... »
    (Bollettino n. 1197 del 4 settembre 1943)


    Tra il 3 e il 4 settembre 1943, mentre proseguivano i bombardamenti aerei devastatori sulle città d'Italia e gli esponenti politici e militari italiani del governo Badoglio andavano da un lato concludendo le trattative di armistizio e di collaborazione con gli anglo-americani e dall'altro rassicurando i tedeschi sulla fedeltà italiana all'Asse Roma-Berlino, l'8ª Armata britannica si apprestava a sbarcare sulla costa calabra dando così avvio all'Operazione Baytown. Nella notte tra il 3 ed il 4 settembre e nelle prime ore del 4, i mezzi anfibi inglesi partiti direttamente dalla costa siciliana, prendevano terra sulla estrema punta della Calabria, incontrando scarsa resistenza. Il primo giorno di battaglia le forze dell'Asse perdevano già il controllo di Reggio Calabria, Villa S. Giovanni e Melito di Porto Salvo.

    I successivi bombardamenti

    In Sardegna, i bombardamenti si intensificarono nel luglio. In Puglia i bombardamenti colpirono Brindisi, Taranto e soprattutto Foggia. La città, evacuata dalla popolazione, rimase di fatto terra di nessuno fino all'arrivo delle truppe inglesi dell'VIII armata, il 27 settembre 1943. I bombardamenti colpirono pesantemente anche l'Abruzzo e in particolare le città di Sulmona e Pescara, entrambe importanti nodi ferroviari e stradali. A Pescara, nell'incursione del 27 agosto 1943, morirono 1.600 civili, a Sulmona, nella stessa giornata, persero la vita 300 persone. Avezzano in pochi mesi subì ben 83 incursioni. Le città venivano distrutte dai raids per poi essere minate dai tedeschi. In Campania, Napoli fu la città dei 101 bombardamenti. In un primo tempo essi vennero effettuati di notte e colpirono obiettivi militari e industriali, ma, a partire dall’incursione del 4 dicembre 1942, diventarono sempre più spesso diurni e colpirono indiscriminatamente obiettivi civili. Altre città campane, quali Avellino, Benevento, Capua non furono risparmiate. Salerno fu bombardata il 21 giugno 1943. Seguirono numerose ricognizioni in preparazione dello sbarco previsto nell'operazione Avalanche. Il Sud subì anche alcuni bombardamenti tedeschi: Napoli il 23 ottobre e il l° novembre 1943 e, ancora, il 15 marzo 1944; Bari, il 2 dicembre 1943. I bombardamenti furono un elemento centrale nella percezione del conflitto come guerra totale che attraversa e devasta il quotidiano: contro la morte per bombardamento si può fare ben poco, non si può attivare nessuna delle strategie di sopravvivenza che, invece, sono praticate per fronteggiare gli altri disagi della guerra, in primo luogo la fame.

    Versante adriatico

    Le truppe inglesi della 1a Divisione aviotrasportata formata dalla 1a, 2a e 4a Brigata Paracadutisti, sotto il comando del viceammiraglio Arthur Power comandante della forza navale di scorta, sbarcarono direttamente nel porto di Taranto senza nemmeno utilizzare i mezzi anfibi d'assalto perché il comandante tedesco Richard Heidrich preferì ripiegare e non opporre resistenza allo sbarco. I paracadutisti però vennero sbarcati senza mezzi di trasporto, e quindi non poterono procedere speditamente verso il foggiano, che comunque venne raggiunto dopo alcune settimane; inoltre il comando Alleato preferì consolidare l'apparato logistico prima dell'avanzata, permettendo ai tedeschi di riorganizzarsi. La divisione era sparpagliata in vari campi nella Tunisia sotto controllo Alleato e non poteva essere usata altrove nel suo specifico ruolo per mancanza di aerei da trasporto; due giorni dopo le truppe Alleate raggiunsero Brindisi, nella quale Vittorio Emanuele III aveva portato il governo italiano dopo la sua fuga da Roma sotto l'attacco tedesco; il 22 settembre i paracadutisti inglesi raggiungevano via terra Bari, in concomitanza dello sbarco della 78a divisione di fanteria inglese, ma la città era stata liberata dai tedeschi già l'8 settembre dagli italiani. Il 3 ottobre sbarcò a Termoli una brigata dello Special Service seguita da una brigata della 78a divisione britannica, creando una testa di ponte, mentre Foggia ed il complesso di aeroporti di Amendola venivano occupati il 27 settembre e le truppe da terra si ricongiungevano alla testa di ponte dopo alcuni giorni.

    Versante tirrenico

    Alle 3,30 del 9 settembre, la Quinta Armata alleata sbarcò su una lunghezza di costa di 40 chilometri, fra Minori e Paestum, le forze alleate erano formate dal VI Corpo d’Armata americano comandato dal generale E. Dawley che sbarcò a sud, nei pressi di Paestum, e dal X Corpo d’Armata inglese comandato dal generale sir Richard L. Mac Creery che sbarcò a nord, nella zona di Salerno e Minori. Ognuno dei due corpi comprendeva tre divisioni per complessivi circa 200.000 uomini. All'inizio le operazioni sembrarono procedere favorevolmente, a causa della netta superiorità degli Alleati; l'11 settembre sbarcò anche la 45º Divisione americana allargando la linea d'invasione a 70 chilometri, fra Amalfi e Agropoli. A questo punto iniziò la controffensiva tedesca con l'intervento della 29. Panzergrenadier-Division e di 2 battaglioni di fanteria con 20 carri armati che riescono a fermare il X Corpo d’Armata inglese. Intervenne anche la 21 Panzer Grenadieren, con una parte della 16ª divisione che cacciò gli inglesi da Battipaglia e gli statunitensi da Persano. Il 12 settembre, la 16. Panzergrenadier-Division accorse nella zona di Eboli, la 29ª PG in quella di Contursi e un quarto della Divisione Paracadutisti nel territorio di Montecorvino. In un secondo momento si aggiunge anche metà della Divisione H. Göring. Gli Alleati sono costretti a ripiegare, la situazione critica viene risolta dall'arrivo di rinforzi dal mare costituiti dalla 82ª Divisione aerotrasportata e dalla settima Divisione corazzata inglese, fondamentale sarà il massiccio bombardamento aeronavale del 14 e 15 settembre sulle posizioni tedesche. Rommel decise di non lanciare altre forze nella battaglia, ritenendo ormai impossibile ricacciare in mare gli Alleati, e il 16 settembre venne dato ai tedeschi l'ordine di ripiegare.

    L'avanzata verso nord

    Dopo il successo degli sbarchi l'invasione alleata procedette verso nord lungo le tre direttrici previste: da Reggio Calabria, da Taranto e da Salerno. Tuttavia la conformazione del terreno, con moltissimi fiumi e fiumiciattoli e con colline e monti più o meno grandi, non era adatta ad una rapida avanzata per cui tutto ciò, unito alle varie opere difensive tedesche, determinò di fatto un rallentamento dell'avanzata alleata per il resto dell'anno. Hitler non attribuiva un valore strategico all'Italia Meridionale ed era convinto della necessità di tenere il minimo delle forze in Italia per non scoprire gli altri fronti e non concesse a Kesselring i rinforzi richiesti. I tedeschi decidono dunque di lasciar avanzare gli Alleati per fermarli dove la conformazione geografica dell'Italia è più favorevole alla realizzazione di una serie di linee di difesa. La zona prescelta è quella fascia compresa fra Termoli e Pescara ad est e Napoli e Roma a ovest dove la penisola si restringe offrendo anche l'ostacolo degli Appennini e di vari corsi d'acqua; la reazione tedesca fino a quel momento si affiderà ad operazioni militari che avranno solo lo scopo di rallentare l'avanzata alleata per permettere il ripiegamento delle truppe e l'organizzazione della difesa. La partecipazione italiana alla liberazione della penisola inizialmente fu limitata ad una simbolica unità, il Primo Raggruppamento Motorizzato, che venne costituito il 26 settembre 1943 ed iniziò le operazioni con la battaglia di Montelungo, in realtà un sanguinoso test per dimostrare agli Alleati la volontà del Regno d'Italia di partecipare alla "cobelligeranza" (termine che sintetizzava la partecipazione italiana alle operazioni in quanto l'Italia non poteva ancora essere considerata parte integrante degli Alleati). In seguito vennero creati diversi gruppi di combattimento, che operarono nell'ambito del Corpo Italiano di Liberazione fino al termine delle ostilità, per un totale di circa 60.000 effettivi alla fine del 1944. In Calabria la manovra diversiva non ha raggiunto lo scopo, i tedeschi si sono ritirati avendo deciso di concentrare le forze nella zona di Salerno, gli inglesi sono così avanzati per 300 km verso nord senza trovare resistenza. Il 16 settembre elementi della V Armata USA e dell'VIII Armata Inglese si sono così ricongiunti presso Vallo della Lucania. A Taranto dopo lo sbarco gli inglesi della prima divisione aviotrasportata sono avanzati nell'interno ed hanno raggiunto l'Adriatico conquistando Brindisi l'11 settembre e Bari il 14 settembre. Il 16 settembre la 4a brigata paracadutisti occupa l'aeroporto di Gioia del Colle. I tedeschi arretrano ordinatamente opponendo agli inglesi l'azione delle loro retroguardie mediante imboscate e blocchi stradali. In uno di questi scontri a fuoco muore il 9 settembre presso Castellaneta il comandante della 1ma Divisione aerotrasportata il generale George Frederick Hopkinson. Verrà sostituito dal comandante della 1a Brigata Paracadutisti generale Ernest Down. Il giorno 21 gli alleati sono a Trani. Il 24 settembre sono liberate Andria e Barletta. Il 25 settembre gli inglesi attraversano l'Ofanto. Il 27 settembre i tedeschi abbandonano Foggia facendo prima saltare in aria alcune importanti infrastrutture, lo stesso giorno arrivano le forze speciali inglesi del Popsky Private Army subito seguite da alcune compagnie della Prima Divisione aviotrasportata. Il 29 settembre il generale Bernard L. Montgomery al comando dell'VIII armata entra a Foggia. Il 1 ottobre elementi del Popski's Private Army completano la liberazione degli aeroporti della zona di Foggia raggiungendo il primo dei due obiettivi che si erano prefissi gli alleati. Sul fianco occidentale, il 23 settembre comincia l'offensiva del X Corpo d'Armata Inglese che supera il Passo di Molina e Cava dei Tirreni conquista Nocera il 28 settembre superando l'accanita resistenza della Divisione Goering ed entra nella piana di Sarno. Il 1 ottobre gli Alleati entrano a Napoli e trovano la città liberata dai tedeschi cacciati dalla rivolta dei cittadini durante le famose Quattro giornate di Napoli 27-30 settembre e raggiungono così il secondo obiettivo della campagna militare.

    Conseguenze strategiche

    Con l'occupazione di Napoli e di Foggia gli Alleati possono dire di avere ottenuto gli scopi che si erano prefissati. Napoli diverrà una importantissima base per le truppe ed il suo porto avrà un ruolo fondamentale nel prosieguo della guerra; l'occupazione Alleata segnerà profondamente la città partenopea lasciando una traccia indelebile nella sua storia. Napoli ancora oggi ospita basi americane ed è sede dell'AFSOUTH, il centro di comando delle forze navali ed aeree Alleate nell'Europa Meridionale. Nella zona di Foggia gli Alleati allestiscono un numero elevato (circa una trentina ma qualcuno arriva a sostenere che erano un centinaio) di aeroporti e piste di atterraggio che saranno utilizzate per bombardare il nord d'Italia e d'Europa. Si valuta che dagli aeroporti della zona di Foggia partirono circa 2.600 missioni di guerra fra cui quelle che distrussero quasi completamente le raffinerie di petrolio di Ploieşti in Romania. Di tutti questi aeroporti militari oggi sono attivi solo quello di Gino Lisa riconvertito ad uso civile e quello di Amendola ampliato dagli Alleati fino a renderlo il più grande d'Europa. Dopo la fine della guerra è stato ceduto all'Italia.

    La Resistenza italiana

    Le prime operazioni armate contro i tedeschi furono compiute da militari sbandati che si riunirono, di norma sotto il comando di ufficiali del Regio Esercito, in formazioni con armamento leggero che adottavano tattiche da esercito regolare, cercando di presidiare il territorio in modo stabile. Ben presto la pressione tedesca costrinse a prendere atto dell'inefficienza di queste tattiche, inapplicabili contro un avversario dotato di aviazione, artiglieria e mezzi corazzati, oltre che di linee di rifornimento stabili e retrovie. Quindi la guerriglia passò in mano a formazioni agili, che apparivano e scomparivano sul territorio sottraendosi agli accerchiamenti con una efficiente rete di avvistamento ed erano in grado se necessario di dissolversi, nascondendo il materiale bellico in luoghi sicuri per ricomparire in altro momento ed altro luogo. Anche le stagioni influivano sulla dimensione delle formazioni, che si assottigliavano durante l'inverno o nei periodi legati ai cicli dell'agricoltura e riprendevano consistenza con la primavera. Il risultato fu quello di costringere le truppe tedesche e della RSI ad incessanti operazioni di bonifica e controllo del territorio, oltre che alla costante insicurezza con la quale gli stessi si spostavano anche sul territorio apparentemente controllato, a causa dei numerosissimi attentati compiuti da partigiani in uniformi tedesche o fasciste o muniti di false ma ben realizzate credenziali, tanto che i tedeschi, in un opuscolo destinato alle loro truppe dal nome di "Achtung! Bandengefahr!" del 1943 creato dal comando del I Corpo Paracadutisti germanico, parlavano tra l'altro della intraprendenza dei partigiani che sfruttavano spesso "la credulità dei comandi tedeschi locali per impadronirsi di carte d'identità d'ogni specie, e del rispetto che le ronde germaniche hanno per ... ogni sorta di timbri e sigilli", ma illustravano anche la struttura organizzativa del CLN, del CLNAI e del CVL, le tattiche di combattimento delle bande nei vari ambienti operativi (città, montagna) e le precauzioni da seguire nell'approccio alla zona di combattimento e nel mantenere la riservatezza delle informazioni. I gruppi partigiani, parte dei cui armamenti ed equipaggiamenti erano stati forniti dalle forze alleate grazie ad opportuni lanci, impegnarono fino a sette divisioni tedesche, e con le insurrezioni di Genova, Milano e Torino a partire dal 23 aprile, ottennero la resa diretta di due di queste.

    La Linea Gustav, lo sbarco ad Anzio e la battaglia di Monte Cassino

    Sul fianco orientale l'VIII Armata inglese prende il posto della Prima divisione aerotrasportata, di questa rimarrà solo la Seconda brigata paracadutisti; lungo la costa avanza la 75ª divisione, nell'interno procede la prima divisione canadese. Reparti di commandos inglesi occupano agevolmente il porto di Termoli nella notte fra il 2 ed il 3 ottobre ma l'avanzata rallenterà davanti alle reazione tedesca e si fermerà davanti alla cittadina di Ortona caposaldo della cosiddetta Linea d'inverno e della linea Gustav. Ortona sarà conquistata dopo un sanguinoso assedio dalla Prima divisione di Fanteria canadese 20-28 dicembre 1943, la battaglia di Ortona passerà alla storia come la "piccola Stalingrado". Sul fianco occidentale gli Alleati superano gli ostacoli della Linea difensiva del Volturno fra il 12 ed il 16 ottobre, della Linea Barbara nel mese di ottobre e della linea Bernhardt nei mesi di novembre e dicembre ma dovranno fermarsi davanti alla ben più agguerrita Linea Gustav. Per i restanti mesi del 1943 la Linea Gustav rappresentò il principale ostacolo nell'avanzata verso nord degli Alleati, bloccandone, di fatto, lo slancio iniziale. Nel tentativo di sbloccare tale impasse, gli Alleati sbarcarono in forze presso Anzio (Operazione Shingle), non riuscendo comunque a cogliere gli obiettivi sperati. Il fronte venne rotto solo in seguito ad un attacco frontale a Monte Cassino, nella primavera del 1944, e con la successiva liberazione di Roma in giugno. Ci vollero più di quattro mesi per percorrere i 50 km che separano Anzio da Roma.

    La linea gotica e le battaglie degli Appennini settentrionali

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    Una jeep della PPA (Popski's Private Army) in Piazza San Marco a Venezia.

    Dopo la conquista della capitale del Regno d'Italia gli Alleati si trovarono davanti all'ulteriore ostacolo della linea Gotica, linea voluta da Hitler per contrastare l'avanzata alleata. La linea andava da Pesaro a Lucca ed era in sostanza formata da due linee difensive poste ad una ventina di km di distanza. La campagna d'Italia procederà ancora più lentamente sia a causa della resistenza opposta dalle truppe tedesche e sia dal progressivo spostamento degli interessi degli Alleati in nord Europa a seguito dell'apertura del secondo fronte in Francia con lo sbarco in Normandia. Ulteriori truppe verranno ritirate durante l'estate dal fronte italiano ed utilizzate per invadere la Francia anche da sud il 15 agosto 1944, Operazione Dragoon. La Campagna d'Italia divenne un fronte secondario nella strategia alleata, nonostante i ripetuti inviti di Churchill a premere per una risoluta avanzata in Italia. Gli Alleati nel 1944 raggiungono obiettivi limitati conquistando Ancona e Rimini sul versante adriatico e Firenze dalla parte del Tirreno. L'operazione militare più rilevante fu l'Operazione Olive con la quale gli alleati riuscirono a superare la linea gotica nei pressi di Rimini dopo una dura battaglia. I tedeschi però riuscirono a ritirarsi ordinatamente e non vi furono conseguenze strategiche rilevanti. Gli Alleati dovranno aspettare la fine dell'inverno per poter riprendere l'iniziativa in modo efficace.

    L'offensiva di primavera e l'epilogo

    Gli Alleati, dopo la pausa invernale, ripresero le operazioni e con l'offensiva di primavera del 1945 riuscirono a sfondare la linea gotica ed a penetrare nella Pianura Padana. L'operazione, nome in codice Grapeshot, venne coordinata dal generale americano Clark, comincia il 9 aprile con un massiccio bombardamento aereo e d'artiglieria, Bologna viene liberata il 21 aprile, gli americani attraversano il Po il 22 aprile e proseguono secondo tre direttrici: Milano, Torino e Genova. L'VIII Armata inglese attravers il Po il 25 aprile ed avanza verso nord-est per liberare Venezia e Trieste. Il 25 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale dichiara l'insurrezione generale. La liberazione del nord Italia dalle truppe tedesche e dal governo della RSI, coinciderà dunque con la fine della guerra in Europa. Intanto erano già cominciati i contatti fra i vertici tedeschi, gli Alleati e la Resistenza italiana per una cessazione delle ostilità sul fronte italiano, Operazione Sunrise. Il generale Heinrich von Vietingoff invia suoi rappresentanti a trattare la resa a Caserta il 28 di aprile, la resa viene firmata il 29 aprile. La fine delle ostilità in Italia comincia ufficialmente il 2 maggio 1945.

    Edited by terryborry - 22/8/2012, 10:10
     
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