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Gonnostramatza

Provincia di Oristano

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  1. Isabel
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    Gonnostramatza

    sandroatz00

    - Fonte -

    Gonnostramatza è un comune italiano di 939 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna. Situata nella Marmilla, ha un clima temperato mediterraneo. Le occupazioni principali sono la pastorizia e l'agricoltura, ma si stanno sviluppando a poco a poco anche nuove fonti di reddito, come il turismo e l'artigianato. Le campagne circostanti contengono resti e reperti dell'età nuragica, con nuraghi, necropoli ed abitazioni millenarie.

    - Fonte -

    Comune di collina, di origine nuragica, che basa la sua economia soprattutto sulle attività agro-pastorali. I gonnostramatzesi, che mostrano un indice di vecchiaia inferiore alla media, si concentrano per la maggior parte nel capoluogo comunale; il resto della popolazione si distribuisce in poche case sparse. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 60 a un massimo di 356 metri sul livello del mare, e offre un panorama di indiscutibile fascino. Qui si trova una parte della Sardegna che, pur nell’evolversi degli usi e delle tradizioni, ha conservato un ambiente intatto e incontaminato; sono presenti esempi di architettura domestica, con case in pietra calcare marnoso di color giallino o con scisti e lastre misti a mattoni crudi, detti “ladiri”. L’abitato, interessato da una forte crescita edilizia, ha un andamento plano-altimetrico tipico di pianura. È situata nella parte sud-orientale della provincia, a confine con quella di Cagliari, sui colli della Marmilla, tra i comuni di Gonnoscodina, Siddi (CA), Collinas (CA), Mogoro e Masullas. È raggiungibile mediante la strada statale n. 131 Carlo Felice, che si trova a 9 km dall’abitato. La stazione ferroviaria di riferimento è posta sulla linea Cagliari-Ozieri/Chilivani, a 15 km. Il collegamento aereo è garantito dall’aeroporto di riferimento, posto nel capoluogo regionale e distante 61 km; per le linee intercontinentali dirette si utilizza l’aerostazione di Roma/Fiumicino. Il porto più vicino dista 43 km, mentre il terminale del traffico marittimo per i movimenti merci e passeggeri di maggiori dimensioni, si trova a 64 km. La popolazione gravita sul capoluogo di provincia per i servizi e le esigenze di tipo burocratico-amministrativo che non possono essere soddisfatte sul posto.

    Storia

    Il toponimo è composto dal termine latino GONN, ‘monte’ e da quello sardo “tramattsu”, ‘tamerice’, col significato di ‘collina del tamerice’. Il borgo è di probabile origine nuragica. Poche sono le notizie relative alle sue vicende storiche: si sa che appartenne alla diocesi di Terralba Prebenda di Sardara e, nel periodo dei giudicati, alla curatoria di Mogoro. Nel Settecento fu sede di una Cassa di Credito Agricolo, istituita dai Savoia. Il territorio presenta un patrimonio archeologico di rilievo. Le testimonianze più antiche risalgono al periodo nuragico: il nuraghe di Pranu Aidu, con le torri, era un’officina per la lavorazione dell’ossidiana. Di notevole importanza anche i siti di Bruncu S’Arbia, Su Seddarxiu, Bruncu S’Omini Mortu, Sa Costa Manna, Scaba Axeddu, Chiccu Leus, Miali Crabus a Sa Turriga. In località San Giuanni sono stati rinvenuti numerosi reperti di epoca romana: vasi, tegole e blocchi squadrati degli edifici crollati. Tra le altre opere architettoniche più importanti meritano di essere citate: la parrocchiale, dove è conservato il polittico di Lorenzo Cavaro, datato 1501 e la chiesa di San Paolo, del XIII secolo in regione Serzala.

    Economia

    È sede di Pro Loco e di stazione dei carabinieri. Il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione locale. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, ortaggi, foraggi, vite, olivo e frutteti. Si pratica anche l’allevamento di ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore industriale risulta ancora di dimensioni alquanto modeste; tuttavia si registrano aziende che operano nei comparti dell’abbigliamento, dell’edilizia e della produzione alimentare. Il terziario si compone di una modesta rete commerciale sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della popolazione ma mancano servizi più qualificati, come quello bancario. Per il sociale, lo sport e il tempo libero mancano strutture di una certa rilevanza. Le strutture scolastiche garantiscono la frequenza delle classi dell’obbligo; quelle culturali sono rappresentate dalla biblioteca comunale. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. A livello sanitario, localmente è assicurato il solo servizio farmaceutico.

    Tradizioni e altro

    La carenza di adeguate strutture ostacola la piena valorizzazione turistica della zona, che offre la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. È poco frequentata per lavoro, in quanto le sue attività produttive non consentono di assorbire neppure tutta la manodopera locale, costretta ogni giorno a raggiungere il capoluogo provinciale e le altre aree più sviluppate. I rapporti con i comuni del circondario non sono molto intensi: gli abitanti vi si rivolgono, oltre che per motivi di studio, anche per usufruire dei servizi non disponibili localmente. Tra le manifestazioni che allietano il borgo e contribuiscono a richiamare visitatori dai dintorni meritano di essere citate: la festa di Sant’Antonio Abate, a gennaio, e la caratteristica processione, a maggio. Il Patrono, San Michele, si festeggia il 29 settembre.


    Edited by Isabel - 27/7/2013, 10:17
     
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    Chiesa di San Michele Arcangelo

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    - Fonte -

    La chiesa di San Michele Arcangelo è la parrocchiale di Gonnostramatza. Al suo interno è custodito il cinquecentesco Retablo dell'Annunciazione, di Lorenzo Cavaro.

    Cenni storici e descrizione


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    La chiesa di San Michele è un edificio di origini cinquecentesche, la cui esistenza è attestata dal 1524. L'edificio attuale è frutto della successiva ricostruzione, attuata tra il XVII e il XVIII secolo, e dei rimaneggiamenti posti in essere nel secondo dopoguerra. La facciata risale al 1954; a sinistra si eleva la settecentesca torre campanaria, eretta a partire dal 1752, a canna quadrata e sormontata da una piccola cupola. Sempre nel XVIII secolo venne eretta la torre dell'orologio, poi demolita nel 1899 perché pericolante. L'interno è a navata unica voltata a botte, con tre cappelle per lato. L'abside quadrangolare si presenta nello stile originario della fabbrica cinquecentesca, il tardogotico catalano; la volta a crociera è costolonata, su peducci scolpiti.

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    Nel presbiterio è collocato il Retablo dell'Annunciazione, opera datata 1501 e firmata da Lorenzo Cavaro. Il retablo, stilisticamente legato alla tradizione gotico catalana, ma con alcune concessioni ai modi rinascimentali (per quanto riguarda la raffigurazione di ambienti esterni e paesaggi di sfondo), è suddiviso in diversi scomparti dipinti ad olio e tempera su tavola. Al centro del retablo si trova la Madonna col Bambino e angeli musicanti, sormontata dallo scomparto con la Crocefissione di Gesù. Ai lati, gli scomparti superiori recano l'Annunciazione, con l'arcangelo Gabriele inginocchiato (scomparto a sinistra) e la Vergine Maria mentre ascolta l'annuncio (scomparto a destra). Gli scomparti laterali in basso raffigurano i santi Pietro apostolo (a destra) e Paolo di Tarso (a sinistra). Sulla predella, divisa in nove scomparti (dei quali i tre centrali corrispondono al tabernacolo), sono dipinti (da sinistra): santa Caterina d'Alessandria, san Giorgio, san Sebastiano, l'Addolorata, la Pietà, san Giovanni, san Pantaleo, e san Giuliano.


    Edited by Isabel - 27/7/2013, 10:17
     
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