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Figline Vegliaturo

Provincia di Cosenza

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    Figline Vegliaturo

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    Figline Vegliaturo è un comune di 1.105 abitanti della provincia di Cosenza.

    Storia

    - Info -

    Figline vegliaturo è uno dei tanti paesi che sorgono intorno a Cosenza quasi a formarne una corona e sono detti Casali di Cosenza. In particolare sono denominati Casali del Manco e Casali del Destro. I Casali del Manco sono quelli posti sui declivi della Presila, nella cosiddetta “manchia”, la parte che non viene direttamente illuminata dal sole che sorge.I Casali del Destro sono quelli che il sole illumina al suo sorgere e sono posti sulle alture del versante interno della Catena Paolana. E’ tradizione che avessero avuto origine dall’esodo dei cosentini dalla città attaccata dai Saraceni, nel corso del decimo secolo, ma, anche se questo è avvenuto, è credibile che quei cosentini fuggiaschi abbiano trovato accoglienza presso nuclei di abitazioni già esistenti. Da questo evento quei villaggi ospitanti si incrementarono, presero più consistenza e organizzazione urbana.Circa l’origine dei Casali ci sono però diverse ipotesi. Gli storici contemporanei non accettano l’ipotesi che vuole i Casali sorti a causa delle incursioni saraceniche. Ritengono invece più probabile che la zona collinare tra i 400 e gli 800 metri sul livello del mare, sia stata la più idonea, come in tutta l’area del Mediterraneo, per le condizioni climatiche che consentivano l’insediamento di nuclei abitativi stabili per l’agricoltura e soprattutto per l’allevamento del bestiame, fin dal tempo dei Romani o anche prima. Collegati e parte integrante della città di Cosenza erano del Regio Demanio e non feudali come la quasi totalità dei comuni durante tutta la storia del Regno di Napoli al quale appartennero i Casali fino all’Unità d’Italia. Tuttavia per le difficoltà economiche che affliggevano il vicereame spagnolo furono venduti il 1644 al Granduca di Toscana, ma ritornarono tre anni dopo al Regio Demanio. Al momento della vendita i casali erano 82 tra piccoli e meno piccoli. Di questi oggi 26 costituiscono comune. Fino al 1808 i Casali di Cosenza erano suddivisi in venti baglive o in ventuno come ritengono alcuni tra cui Domenico Martire che le elenca così: Castiglione, Corno, Zumpano, Rovito, Celico, Spezzano grande, Spezzano piccolo, Pedace, Pietrafitta, Aprigliano, Donnici, Figline Vegliaturo, Mangone, Rogliano, Carpanzano, Grimaldi, Belsito, Paterno, Dipignano e Terzano. La bagliva di Figline , oltre all’ abitato di Figline, comprendeva i villaggi di Piane, Francolisi, Cellara, Sant’Angelo delle Chiusure. Davide Andreotti, storico, autore di una voluminosa opera intitolata “Storia dei Cosentini” scrive: “Uno di quei paesi che con tutta certezza non fu fondato dai cosentini all’ epoca dell’invasione saracenica, ma che in questa epoca fu ripopolato dai cosentini è Figline, la patria di Tommaso Aceti, a cui tanto deve la Calabria, per le sue note eruditissime apposte all’opera del Barrio. Veramente trovandosi tra i ruderi della vecchia Figline delle immagini gotiche e delle monete antichissime non pare che l’origine di questo paese possa scendere al 975”. Infatti è difficile pensare che tutta la zona della Presila, dove ora sorgono i Casali, possa essere stata disabitata fino a circa l’anno 1000. Alcuni rinvenimenti archeologici riferentisi all’epoca greco-romana come le terrecotte di Altilia e Grimaldi, le monete di Santo Stefano di Rogliano, il sepolcreto di Trenta, ne testimoniano l’antichità. Per quanto riguarda Figline, il ritrovamento avvenuto negli anni tra il 1870 e il 1880, durante gli scavi per la costruzione di una casa colonica, di quattro tombe risalenti al tempo dei romani attestano una frequentazione del territorio in data molto anteriore all’invasione saracenica. Da una di queste sepolture proviene una coppa, conservata presso il museo civico di Cosenza (inv n. 892). Secondo lo storico Tommaso Aceti: “si deve pensare che questa cittadina (Figline) abbia preso il nome da Elena, un tempo chiamata Feleni, secondo la testimonianza di Dionigi D’Alicarnasso; che sia stata costruita o sia stata accresciuta dai resti dei Sibariti, come è la tradizione degli abitanti, o dagli Enotri, che amavano abitare i luoghi alti”. Secondo il Padula il nome deriverebbe dal caldeo Hilhin che significa “le coste”. Questa voce sarebbe poi diventata Filhin e quindi Figline. Secondo altri tra cui il Rohlfs, il nome deriverebbe da figulina- ae che significa cava di argilla, o anche fabbrica di lavori di argilla. Come anche per di Figline Valdarno è questa l’etmologia più probabile e porterebbe l’origine del paese almeno all’epoca romana. Nei documenti più antichi Figline è detto Philinum, Philenum, Philanum, Fillenum, Felinum, Nel documento più antico che riguarda figline è riportato nel “Regesto” del Russo e vi si legge che figline insieme con altri paesi viene data in feudo a Othono Patavino: "10 giugno 1077. Othono Padavino, nobili Veneto et Apostolicae Sedis feudatario et gubernatori in civitata Cusentiae, terrarum Altiliae, Argusta, Sopitus, Stafignano, Cefiso, Sopravise, Carpenzano, Cellara, Cuti, Calvisi, Felglini, Rigliani etc. concedit ei ad tenendum in feudum terras nominatas; nuntiat Roberto Guiscardo Normandiae, Duci Apuliae, confalonerio et vicario S.R.E. mandavisse ut omnes officiales et subditi privilegium hoc observent”. Sull’autenticità del documento ci sono però dei dubbi per cui primo documento può essere considerato un diploma di Guglielmo II dell’anno 1138 mese di gennaio riportato dall’Aceti nelle annotazioni all’opera del Barrio nell'elenco del luoghi distrutti: dove si legge che Clausura ,villaggio di Figline, ora comunemente detto S. Angelo delle chiusure, presso Cellara è concesso ai monaci Benedettini. Concessione che viene confermata dal Papa Innocenzo II con una bolla del 18 maggio 1140 in cui si dice che al Monastero di S. Maria di Valle Josaphat è confermata la donazione fatta da Arnolfo Arcivescovo Cosentino: “Item in eadem parochia prope Philinum ecclesiam sancti Angeli cum casali et villanis et possessionibus suis , a quodam nobili viro datis nomine Radulphus." Con l’ordinamento amministrativo del 1799 divenne Comune nel Cantone di Cosenza. Con la legge19-1-1807 fu considerato Luogo, cioè Università nel governo di Pietrafitta. Con decreto del 4-5-1811 istitutivo dei Circondari diventò Villaggio di Piane nel Circondario di Aprigliano. Questa sistemazione venne confermata dai Borboni, al loro ritorno nel Regno dopo la caduta dei Napoleonidi, con la legge dell’ 1-5-1816. Il 18-10-1833 fu di nuovo comune autonomo. Con decreto del 13-12-1863 assunse il nome di Figline Vegliaturo. La deliberazione del consiglio comunale è del 15 ottobre 1863: “Considerando che diverse corrispondenze epistolari tanto dei privati, che delle pubbliche amministrazioni, son qui pervenute per identità del nome del comune che riscontrasi con altri del Regno. Considerato, che ad evitarsi gli equivoci e la dispersione della corrispondenza soprattutto per il detto inconveniente, è necessario fare un’aggiunta alla denominazione del Comune. Il Consiglio, accogliendo favorevolmente la proposta del sindaco, unanimemente delibera volere aggiungere a questo Municipio la denominazione di Figline Vegliaturo.

    Personalità legate
    • Tommaso Aceti (1687–1749) - storico, bibliotecario, filologo e vescovo
    • Rocco Granata - Cantante

    Edited by Isabel - 29/6/2012, 12:13
     
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    Convento dei Minoriti

    - Info -

    Il convento dei minoriti di più stretta osservanza, fu eretto il 1614. Ne dà notizia l'Aceti nelle annotazioni all'opera del Barrio , ma anche Giovanni Fiore da Cropani ed altri concordano sulla data di erezione. Il convento dei Padri Riformati di Figline fu secondo il Russo intitolato a S. Pasquale Baylon. I minoriti di più stretta osservanza, detti anche padri riformati furono una emanazione dell'osservan-za francescana. Essi intensificarono la devozio-ne della passione di Cristo. Conducevano una vita molto austera, mangiavano cibi cotti soltanto due volte alla settimana e gli altri giorni si cibavano di pane frutta ed erbe. Dormivano sulla nuda terra o su un tavolato, calzavano zoccoli o sandali , si alzavano di notte per il coro. Fieri avversari di ogni manifestazione di mondanità predicavano la povertà assoluta. Tra i Riformati di Figline si distinse Francesco Isola della famiglia Isola di Figline che fu eletto Provinciale dell’ordine per due volte il 1729 e il 1732. Questo padre è ricordato dall'Aceti come insigne teologo e divulgatore della parola di Dio. Francesco Siderio, fu famosissimo per essere ritenuto dotato di spirito profetico e per santità. Fu compagno del Beato Umile da Bisignano. Morì a Figline. La fama della sua santità, sparsasi ovunque, fece accorrere ai suoi funerali un'ingente moltitudine da ogni parte. Bernardino Aceti fu notissimo per integrità di costumi e per pietà. Angelo Alessio appartenente alla famiglia di S.Francesco di Paola fu notevole per santità di vita. Tommaso Alessio del villaggio di Cellara fu esimio divulgatore della parola di Dio. Ludovico da Figline fu provinciale nel 1614. Nella chiesa del convento dei Padri Riformati fu sepolto Giuseppe Aceti, filosofo e medico illustre, uomo di acuto ingegno, che pubblico’ alcune cose su S. Alessio in versi in lingua italiana. Nel convento dei padri Riformati di Figline nel corso delle sue peregrinazioni tra le varie strutture francescane della Calabria dimorò per qualche tempo Santo Umile da Bisignano. Lo storico Tommaso Aceti nella annotazioni all’opera di Gabriele Barrio “ Le Antichità e i Luoghi della Calabria” scrive : “Fiorì in Bisignano il venerabile servo di Dio Umile, minorita di più stretta osservanza, nel secolo Luca Antonio Pirozzo, nato il 26 agosto 1582 , celeberrimo dall’età più giovane per innocenza di costumi, contemplazione delle cose celesti, penitenza, spirito di profezia e miracoli. Morì in Bisignano il 26 novembre 1637. Fu compagno di frate Francesco Siderio di Figline, dello stesso istituto, uomo di santa vita, come abbiamo già detto.” In un altro luogo della sua opera l’Aceti aveva scritto : “ Fu di Figline Francesco Siderio, francescano di più stretta osservanza, famosissimo per santità e spirito di profezia; fu compagno del venerabile servo di Dio Umile da Bisignano: morì a Figline in grande fama di santità e ingente concorso di popolo”. Luigi Falcone in “ Umile da Bisignano” scrive: “Trovandosi nel nel convento di Figline, piccolo centro nei pressi di Cosenza, il Padre Guardiano vide un giorno nel coro fra' Umile in estasi con un bastone in mano; allora comandò ad alcuni religiosi che glielo prendessero. In realtà, in cuor suo il Superiore desiderava espressamente che fra' Umile non lasciasse prendersi quel bastone; difatti i confratelli, per quanti sforzi facessero, non riuscirono a levarglielo dalle mani e solo quando il Padre Guardiano cambiò volontà, fra' Umile lasciò afferrare il bastone a quei religiosi. Benché immerso nella contemplazione dei divini misteri, solo apparentemente estraneo al mondo circostante, si mostrava in effetti sempre obbediente e fedele esecutore della volontà dei superiori.”
    Fra Umile Pirozzi nacque a Bisignano il 26 agosto del 1582 da Giovanni Pirozzi e Ginevra Giardino, ricevendo al fonte battesimale il nome di Lucantonio. All'età di 18 anni decise di seguire la chiamata del Signore, ma solo nove anni dopo potè attuare il suo desiderio. Nel 1609 fu ricevuto all'Ordine dei Frati Minori Riformati. Fece l'anno di postulantato nel convento di Dipignano, quindi il noviziato presso il convento di Mesoraca (KR) ed emise la professione il 4 settembre 1610. Qui ebbe il nome religioso di fra Umile. La sua fama giunse ai Superiori maggiori dell'Ordine e perfino ai Sommi Pontefici Gregorio XV e Urbano VIII, che si avvalsero del suo consiglio. Dal 1623 al 1630 risedette nel convento romano di S. Francesco a Ripa. A causa delle forti e continue penitenze si ammalò gravemente e ottenne di ritornare in Calabria. Morì il 26 novembre del 1637 nel convento del suo paese. I processi canonici iniziarono con notevole ritardo nel 1684. Fu dichiarato beato da Leone XIII il 29 gennaio 1882. Il 25 febbraio del 1988 la Provincia dei Frati minori di Calabria ha richiesto ufficialmente la richiesta di riapertura del processo di canonizzazione del Beato Umile da Bisignano. Il 26 giugno1997, la Commissione medica istituita dalla Congregazione per le cause dei Santi, chiamata ad esprimersi sulla veridicità di un miracolo compiuto dal Beato Umile nel 1885, ha espresso parere sull'avvenuto miraco- lo. Il 19 maggio il Papa Giovanni Paolo II ha proclamato Santo il Beato umile da Bisignano.


    Convento di Santa Maria

    - Info -

    Dell’antico e famoso monastero di Santa Maria ad Cancellos esistono adesso soltanto pochi e miseri ruderi nel comune di Cellara al lato della strada provinciale, nella località denominata Cancelli. Il monastero dell’ordine dei padri Domenicani era stato fondato secondo Padre Fiore da Cropani nella sua opera “Calabria sacra e Profana” l’anno 1590. Tommaso Aceti nell’annotazione all’opera di Gabriele Barrio “Le antichità e i luoghi della Calabria” scrive che nella bagliva di Figline c’erano tre conventi: uno dei minoriti di più stretta osservanza che sorgeva nell’abitato di Figline, dedicato a San Pasquale Bajlon, era stato fondato nel 1614; un altro nei pressi dell’abitato di Piane dell’ordine dei Cappuccini, dedicato a San Francesco, fondato nel 1609; il terzo di Santa Maria ai Cancelli, che era vetustissimo. L’ Aceti, che conosceva benissimo il testo del Fiore, non accetta la data di fondazione da questi proposta, e, non potendo indicare una data precisa, dice che era antichissimo, fondato quindi prima del 1590. Nel “Regesto Vaticano” di Padre Francesco Russo è pubblicata una bolla dell’1-02-1585 in cui si parla del monastero di Santa Maria ai Cancelli. Questo documento conferma la tesi dell’ Aceti che voleva il suddetto convento vetustissimo. Nella chiesa di Santa Maria ad Cancellos c’era il nobile altare della famiglia Parisio sul quale era un celeberrimo quadro che rappresentava l’Epifania del Signore, dipinto dalla mano di un espertissimo artefice che lo stesso cardinale Pietro Paolo Parisio, o Flaminio Parisio, vescovo di Bitonto, fece ornare con lo stemma gentilizio. In questo monastero morì e fu seppellito Giacomo Bruno maestro dell’ordine dei predicatori, filosofo e teologo celebre ai suoi tempi, autore di numerose opere. All’inizio dell’Ottocento la fama di cui il monastero era stato per oltre due secoli circondato si appanna e, durante il decennio napoleonico, i cittadini di Figline e Francolisi, tra cui gli eletti Francesco Vetere, Miglio, il capo della guardia civica capitano Giuseppe Crocco, i sacerdoti Rocco Cundari e Giuseppe Greco ne chiesero la soppressione: « I rappresentanti delle comuni di Figline e Francolisi a nome e parte delle intere popolazioni unitamente ai sotto annotati particolari cittadini di essi, supplicando espongono a Vostra Eccellenza come trovandosi in detto comune un convento di frati domenicani, il quale per essere situato molto distante dall’abitato, giammai ha recato veruno utile alle suddette popolazioni, tanto allo spirituale, quanto al temporale, anzi è stato sempre di sommo danno all’uno e all’altro, giacché le rendite dello stesso che oltrepassano i mille e quattrocento ducati sono state sempre dissipate da pochi frati cosiché invece di essere di esempio sono stati di scandalo. E molto più per essere stato il detto convento un ridotto di briganti così che il giorno 4 del passato luglio, si fece del generale Verdier una spedizione di Polonnesi per abbattere molti stemmi rivoluziona- ri che si erano inalberati nei paesi di questo circondario, e passando la truppa per la parte di detto convento da ivi molti briganti fecero fuoco contro la stessa, così che furono costretti ad assediarlo e bruciare un quarto del medesimo da dove ricevevano i colpi ed in seguito furono bruciate anche molte case di questo suddetto comune. A proporzione che cresceva l’insurrezione il detto convento concentra- va numerose orde di briganti alla testa dei quali si pose il famoso fu Vincenzo Zumpano procuratore del medesimo armato di sciabola e fucile scorrendo fin dentro la città di Cosenza e commettendo dei saccheggi ed altri disordini per cui dopo tornate le vincitrici armi francesi fu arrestato dalla guardia civica di detto luogo e tradotto alla commissione militare così che morì dentro le regie forze. Pervenne posteriormente circolare il decreto del Consiglio col quale si prescriveva che ogni convento avesse rivelato se conteneva i frati briganti e mancando ad una tale rivela il convento restava immediatamente soppresso. In detto convento non si fece simile rivela perché i frati tutti erano intinti di brigantaggio. Dunque in forza di una tale legge il detto convento dovevasi sopprimere e sopratutto perché i frati prevedendo la inevitabile soppressione dello stesso con aperta frode àn fatto comparire dati a censo diversi corpi stabili con enormissima lesione sopra l’annuo canone, colludendo colle parti ed asserendo istrumenti stipulati prima la rivolta tutto a’ fini di profittare vedendosi alla giornata devortare tutti li beni di detto convento ad iscanzo di simili disordini i supplicanti abbandonati alla incorrotta giustizia di V.E. vivamente la supplicano di benignarsi di ordinare la soppressione ben dovuto al surriferito convento e convertire le rendite dello stesso in quell’uso che meglio stima per l’utile pubblico potendosi compiacere di istituire in luogo dello stesso una casa di educazione al convento dei minori osservanti che sta situato dentro l’abitato di questa comune di Figline o pure compensarne tanti patiti delle suddette comuni con le di loro case bruciate dalli briganti per il di loro notorio e deciso attaccamento alla nazione francese o in altri uso che meglio sarà dell’aggrado di V.E. per il vantaggio di dette povere comuni.» Tre anni dopo, con decreto del 7 agosto 1809, il monastero fu effettivamente soppresso, ma i suoi beni, venduti all’asta, non finirono nelle mani dei poveri “bracciali” che vi aspiravano come ad un loro sacrosanto diritto, né andarono a vantaggio “di dette povere comuni”, come auspicato dai coloro che avevano richiesto la soppressione del monastero.
     
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