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Mercogliano

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    Mercogliano

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    - Info -

    Mercogliano è un comune italiano di 12.471 abitanti della provincia di Avellino in Campania.

    Storia

    Il nome Mercogliano sembra derivare da Mercurianum che, secondo alcuni studiosi, indicherebbe la presenza in questi luoghi di possedimenti, praedia, dei magistri mercuriales, i magistrati, prevalentemente liberti, che amministravano il culto di Mercurio.Essendovi sorta dopo la guerra sannitica una colonia romana, il luogo conservò il nome del luogo dove, appunto si venerava il culto di Mercurio, fino al medioevo con la denominazione di "Castrum Mercuriani", da cui deriva il nome attuale. Il luogo, comunque, fino al XV secolo conserva anche nello stesso stemma civico, l'immagine del dio Mercurio. Di particolare importanza è una colonna militare romana ritrovata in località Alvanella che conferma la presenza di un'importante arteria viaria che conduceva (e conduce) a Napoli.Importanti testimonianze, iscrizioni e reperti archeologici, testimoniano la presenza nel territorio di Mercogliano di insediamenti romani risalenti al IV secolo e fatti risalire alla colonia romana di Abellinum. A questo periodo storico vanno ascritte le vicende della cristianizzazione dell'Irpinia, con i Santi Modestino (attuale patrono di Mercogliano e di Avellino) Fiorentino e Flaviano, che trovano la morte proprio nella zona di Mercogliano.La vera fondazione di Mercogliano è riconducibile agli ultimi decenni del VI secolo, in concomitanza della calata dei Longobardi nel sud Italia. Una colonia di profughi della vicina Abellinum, proprio per sfuggire ai Longobardi, occupano la collina di Mercogliano. In poco tempo viene costruito un centro abitato che lentamente si popola.Mercogliano, ancora casale di Avellino, viene citato per la prima volta in un documento nel 982. Lo sviluppo del paese continua ancora nell'anno 1000 in seguito all'invasione dei Normanni nel Sud Italia, iniziata nel 1030. In quel periodo viene costruito il Castello. Tra il 1077 e il 1089, a testimonianza di un continuo sviluppo, l'antico casale viene elevato al rango di castello. Il paese, così, acquisisce finalmente autonomia amministrativa. Signore del borgo fortificato nel 1136 era un certo Enrico di Sarno, subfeudatario del conte di Avellino Rainulfo. Nel 1137, sotto Ruggiero II, che assedò Mercogliano occupandone il castello, inizia la dominazione normanna. A quel tempo Ruggiero II fece rinchiudere nel castello Matilde, la moglie del conte Rainulfo. Il feudo venne poi donato da Ruggiero II a Riccardo de Aquila, nominato anche nel catalogo dei Baroni per l'invio in Terra Santa di alcuni cavalieri ed armigeri. A Riccardo de Aquila, diversi anni dopo, vi successero Ruggiero 1161, e la contessa Pierrone de Aquila, 1183, sposa di Ruggiero de Castelvetere.

    Geografia

    Il comune, terzo per popolazione provinciale dopo il capoluogo ed Ariano Irpino, sorge a ovest di Avellino, con cui è contiguo urbanisticamente grazie all'estensione della popolosa frazione di Torrette. Assieme con Atripalda, Aiello del Sabato, Monteforte Irpino e la stessa città di Avellino, costituisce il Sistema Urbano di Avellino (STSD2) come delineato dal Piano Territoriale Regionale.

    Frazioni

    • Montevergine: La frazione di Montevergine è composta dall'omonimo santuario cattolico, situato sull'omonima montagna e collegato al capoluogo tramite funicolare.
    • Torrette: La popolosa frazione è situata sulla Strada statale 7 Via Appia, contigua con la periferia di Avellino. Sviluppatasi urbanisticamente negli ultimi 30 anni del XX secolo, è sede di numerose attività e centri commerciali, oltre che industriali, che costituiscono la gran parte dell'abitato. Considerato come il centro economico comunale ed uno dei più grandi dell'intera provincia, è composto a nord dalla contrada di Torelli. Torelli rappresenta il nucleo storico della parte bassa della città. Il centro si è sviluppato dalla fine degli anni sessanta, grazie alla presenza del casello Avellino Ovest dell'autostrada A16 (Napoli - Canosa). Acqua delle Noci frazione a valle del centro storico di Capocastello è composta da un nucleo di abitazioni, completamente ricostruite dopo il sisma del 1980.

    Musei
    • Antiquarium, in via Via Concezione 24, in Località Capocastello

    Curiosità

    La città viene citata nella canzone C'era un re, singolo dell'album Canzoni Tour 2008 di Edoardo Bennato.



    Personalità legate a Mercogliano
    • Cosimo Sibilia, Senatore della Repubblica e Presidente della Provincia di Avellino
    • Modestino Preziosi 4 volte Campione del Mondo Maratona Estrema
    • Vitaliano Della Sala, presbitero cattolico vicino al Movimento no-global
    • Antonio Sibilia, ex presidente dell'Unione Sportiva Avellino
    • Pacello da Mercogliano, giardiniere alla corte di Francia
    • Rino Genovese, giornalista RAI

    Edited by PatriziaTeresa - 20/6/2015, 19:35
     
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  2. Isabel
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    Santuario di Montevergine

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    - Info -

    Il santuario di Montevergine, è un complesso monastico mariano di Mercogliano, situato nella frazione di Montevergine: è monumento nazionale ed è una delle sei abbazie territoriali italiane. Al suo interno viene venerato il quadro della Madonna di Montevergine e si stima che ogni anno sia visitato da circa un milione e mezzo di pellegrini.

    Storia


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    La statua di San Guglielmo

    La storia del santuario di Montevergine è strettamente legata alla figura di Guglielmo da Vercelli, un monaco eremita vissuto tra l'XI e il XII secolo, attratto dai pellegrinaggi nei luoghi della cristianità. Rientrato in Italia dopo un lungo viaggio a Santiago di Compostela, decise di intraprendere un nuovo pellegrinaggio verso Gerusalemme ed al fine di prepararsi spiritualmente si rifugiò presso il monte Serico, ad Atella, dove è protagonista della guarigione di un cieco. Ripreso il viaggio verso la terra santa, giunge a Ginosa, incontrandosi con Giovanni da Matera, il quale gli consiglia di rinunciare al pellegrinaggio e di operare per il servizio divino nelle terre d'Occidente: Guglielmo rifiuta i consigli del santo e prosegue per il suo cammino fino a che non viene malmenato da un gruppo di briganti. Ricordatosi delle parole di Giovanni e dopo un lunga riflessione spirituale, comprende la nuova strada da seguire, ossia quella di ritirarsi in solitudine e dedicarsi alla meditazione. Giunto in Irpinia, sente che la volontà di Dio è quella di farlo risiedere su un monte, oggi conosciuto come Partenio, ad una altitudine di oltre mille metri. Come ricordato in uno scritto si dice che:

    « Su quell’alta montagna, a 1270 metri sul mare, in una piccola conca creata dall’incontro di due opposti declivi di monti, si fa costruire una piccola cella, ed ivi per un anno rimane solo nella più assoluta solitudine, tutto dedito alla più alta contemplazione, a contatto con orsi e con lupi, che però non osano recargli alcun male. »


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    Il campanile
    Con il passare del tempo la fama di santità di Guglielmo aumentò sempre più, tanto che sul monte, spontaneamente, iniziarono ad arrivare uomini desiderosi di abbracciare uno stile di vita dedito alla preghiera e alla solitudine: in poco tempo numerose celle, fatte per lo più con fango e malta, ospitarono numerosi monaci. Allo stesso tempo si decise anche la costruzione di una chiesa, consacrata nel 1126, dedicata alla Madonna, ma, contrariamente a quanto è spesso raccontato, non si verificò alcuna apparizione: Guglielmo seguì soltanto la sua profonda devozione nei confronti della Vergine Maria. Ben presto i monaci di Montevergine si riunirono in una congregazione detta Verginiana, riconosciuta ufficialmente l'8 agosto 1879 da papa Leone XIII: nel corso dei secoli la congrega ha svolto servizio sia di evangelizzazione, utilizzando addirittura il dialetto locale pur di arrivare ai ceti più bassi della società, sia di cura dei malati, con la costruzione di numerosi nosocomi in Campania e nel resto del sud Italia. Dopo la morte di San Guglielmo, nel 1142, il santuario raggiunse il periodo di massimo splendore tra il XII ed il XIV secolo, quando si arricchì di numerose opere d'arte e si espanse notevolmente grazie alle offerte di feudatari, papi e re: fu in questo periodo che venne donato il dipinto della Madonna, oggi venerato nella basilica cattedrale, ma anche numerose reliquie, tra cui le ossa di San Gennaro, che furono poi trasferite nel duomo di Napoli nel 1497. Tra il 1378 ed il 1588 il santuario di Montevergine visse una profonda crisi sia dal punto di vista spirituale sia economico, accentuata da una commenda del 1430, che assegnava ad uomini senza alcun interesse cristiano le offerte deposte per l'abbazia. Dal 1588 fino all'inizio del XIX secolo la vita monastica scorse abbastanza tranquilla, anche se nel 1611 la foresteria fu gravemente danneggiata da un incendio e nel 1629 si assistette al crollo della navata centrale della chiesa; dal 1807, anno in cui il corpo di San Guglielmo fu traslato dall'abbazia del Goleto a Sant'Angelo dei Lombardi a Montevergine, al 1861 un nuovo periodo di crisi mise seriamente a rischio la vita della congregazione stessa: il 28 maggio 1868 il consiglio di stato sancì che le abbazie non dovessero essere soggette ad alcun tipo di soppressione economica e quindi tutti i beni confiscati negli anni precedenti vennero nuovamente restituiti; nello stesso anno il santuario fu dichiarato monumento nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione migliorò notevolmente ed il santuario ritornò a godere dell'antica fama, diventando uno dei più visitati del sud Italia: addirittura durante la seconda guerra mondiale, precisamente dal 1939 al 1946, ospitò segretamente la Sacra Sindone di Torino, fortemente voluta da Adolf Hitler. Notevoli furono le novità apportate in questo periodo, come la ristrutturazione della foresteria, del monastero e della basilica antica, l'apertura nel 1956 della funicolare che collegava, e collega tuttora, il centro di Mercogliano al santuario in soli 7 minuti, evitando ai pellegrini una strada stretta e tortuosa, precorsa all'epoca da carri trainati da muli o a piedi, l'inaugurazione della nuova basilica nel 1961, sul cui altare maggiore venne posto il quadro della Madonna; sempre agli anni sessanta risalgono la cripta, che contiene le spoglie di San Guglielmo, la sala degli ex voto ed un museo, riorganizzato secondo i moderni standard solo nel 2000, che raccoglie i numerosi reperti archeologici o gioielli ed opere d'arte portati dai pellegrini o ritrovati intorno al santuario; infatti in zona sorgeva, in epoca romana, un tempio dedicato a Cibele. Oltre al complesso che sorge sul monte Partenio, appartiene al santuario anche il Palazzo abbaziale di Loreto, ubicato nel centro della città di Mercogliano. Al suo interno trovano sede una farmacia risalente al 1753 ed una biblioteca. Il 25 giugno 2012, dopo un accurato restauro, il quadro della Madonna è stato nuovamente collocato all'interno della Basilica antica, nella cappella dedicata al Crocifisso.


    Struttura


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    L'interno della basilica cattedrale

    I lavori della costruzione della basilica cattedrale sono iniziati nel 1952, per concludersi nel 1961 con la solenne consacrazione nel giorno dell'Ascensione: la basilica è opera dell'architetto Florestano di Fausto. La facciata, divisa in tre scomparti dove si aprono altrettanti ingressi, è rivestita di pietra bianca e al centro è posto un rosone decorato con vetri policromi che raffigurano l'incoronazione della Vergine. All'interno non presenta particolari elementi di rilievo, ha uno stile romanico e si compone di tre navate, una centrale e due laterali divise per mezzo di cinque archi su entrambi i lati: sul fondo delle due navate laterali sono presenti due matronei sui quali è posto l'organo. L'altare principale è racchiuso da un coro ligneo in noce e radica di olivo, mentre sul fondo è posto il trono in marmo dove era collocato il dipinto della Madonna di Montevergine, sostituito poi da un crocifisso schiodato: la cornice che prima ospitava il quadro è contornata da due angeli in marmo che sembrano sorreggerla; l'altare si completa con marmi policromi, bassorilievi in bronzo e un mosaico, opera di Hainal.

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    Il crocifisso schiodato
    Il soffitto è a cassettoni con rifiniture in oro zecchino, mentre la pavimentazione è in granito semilucido. Dalla navata di sinistra si accede ad una sorta di cappella laterale chiamata della Penitenziaria, mentre sul fondo della navata destra si ha l'accesso alla basilica vecchia tramite un portale in stile gotico, risalente al XIII secolo, nel cui timpano è affrescato la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria Santissima durante la prima pentecoste cristiana. Vicino alla nuova basilica, il campanile, inaugurato nel 1925, anche se parte della facciata era stata già completata nel 1901: alto circa 80 metri e rivestito di granito bianco e grigio, la parte inferiore si presenta in stile ionico con tre arcate decorate da colonne, mentre la parte superiore, dove è posta anche la loggia papale, protetta da una parapetto in marmo, è in stile corinzio; internamente è diviso in 5 piani e sulle pareti esterne sono presenti alcuni decorazioni come angeli trombettieri ed una raffigurazione in marmo del Sacro Cuore di Gesù, alta sei metri. Sui due matronei ai lati dell'abside, si trova l'organo a canne Mascioni opus 1042, costruito nel 1981. Lo strumento, a trasmissione elettrica, ha tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note.

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    Basilica antica
    Della basilica antica, risalente al 1126, prima in stile romanico, poi rimaneggiata in gotico, non rimane nulla: crollata nel 1629, fu ricostruita nel 1645 su progetto dell'architetto Giacomo Conforti. L'ingresso alla chiesa è dato da un'ampia scalinata angolare che da direttamente nel cortile del monastero ed è sormontata da un portale in ferro, opera della fonderia De Lamorte di Napoli, realizzato nel 1885, in stile gotico: superato l'ingresso si accede ad un atrio coperto, per poi entrare direttamente nel tempio. La chiesa è a navata unica, pavimentata in marmo ed è delimitata su ogni lato da tre grosse arcate, segno delle passate navate laterali, oggi chiuse; nella basilica antica sono poste sei lapidi in marmo che rievocano rispettivamente la storia del santuario, un ringraziamento a Leone XIII, le visite di Umberto di Savoia, il pellegrinaggio di Vittorio Emanuele III del 28 agosto 1936, al ripristino della diocesi di Montevergine e a Francesco I. L'altare maggiore è adornato con tarsi di scuola napoletana, a cui si mischiano elementi tipici dell'arte araba: nella parte centrale è posta la statua in marmo della Madonna delle Grazie, mentre ai suoi lati le statue, sempre in marmo, di San Guglielmo e San Benedetto; di notevole fattura anche i candelabri simili ad angeli, risalenti al 1888 e realizzati per sostituire quelli originali in legno. Alle spalle dell'altare, il coro in legno di noce, realizzato da Benvenuto Tortelli nel 1573 e caratterizzato da colonnine, putti intarsiati sui braccioli e l'Angelo con l'aspersorio sotto l'inginocchiatoio centrale; chiude la chiesa un organo di Vincenzo Benvenuti realizzato nel 1896.

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    La cappella della Madonna
    Sul lato destro si apre una cappella dedicata al Santissimo Sacramento, al cui interno è custodito un baldacchino risalente al XIII secolo, in stile romanico, con intarsi in cosmatesco, dono di Maria d'Ungheria o del figlio Carlo Martello: quattro leoni in marmo sorreggono le quattro colonne decorate con un'alternanza in bianco e in rosso che raffigurano simbolicamente i quattro affluenti del Danubio; sull'architrave, oltre a due statue che reggono il turibolo e l'aspersorio, altre otto piccole colonne reggono la cupola. Sotto al baldacchino, la custodia decorata con angeli che sostengo il ciborio, opera di Luigi III De Capua e risalente alla fine del XV secolo. Un'altra cappella fu edificata intorno al XIII secolo da Filippo I d'Angiò: in origine ospitava il quadro della Madonna, fino al 25 novembre 1960, quando fu spostato nella Basilica Cattedrale e quindi convertita al culto del Crocifisso; tuttavia, il 25 giugno 2012, è tornata ad ospitare l'effige della Vergine. L'altare della cappella risale al 1628 ed è sormontato da due colonne, al cui centro era posto un crocifisso del XVIII secolo, sostituito poi dalla tavola della Madonna; ai lati delle colonne le raffigurazioni di Matteo e Luca. La volta è decorata con dipinti di Vincenzo Volpe, raffiguranti Maria Bambina, l'Assunta e l'Immacolata: dello stesso autore anche altri dipinti posti sul lato destro della cappella tra cui l'Apparizione del Salvatore a San Guglielmo; di pregevole fattura anche il monumento funebre di Filippo d'Angiò e sua moglie Caterina II di Valois. Tra le altre opere presenti nella cappella una nicchia in marmo dove sono conservate le spoglie dell'abate Guglielmo De Cesare, raffigurazioni di San Bernardo di Chiaravalle, Sant'Anselmo d'Aosta ed una tela della Natività. Altra cappella è quella della Schiodazione, così chiamata per la presenza, in origine, di una tela del '600 del Rubens, andata perduta a seguito della sostituzione con una dell'800 del Serbucci. Sul piazzale esterno è presente la cappella del Torrione, così chiamata perché simile ad una torre, la cui facciata fu realizzata verso la fine del XIX secolo su progetto dell'architetto Carmine Biancardi: si accede tramite una scalinata, che se fatta in ginocchio, permette di ottenere una parziale indulgenza; al suo interno un mezzobusto del Redentore risalente al 1899.

    Cripta San Guglielmo e sala ex voto


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    La cripta di San Guglielmo fu consacrata nel 1963 ed è divisa in tre navate: in quella centrale, sotto l'altare maggiore, è posto il sarcofago con le spoglie del santo e decorato con scene salienti della sua esistenza terrena. Nelle navate laterali si aprono otto cappelle, quattro su ogni lato, dedicate rispettivamente a Sant'Eleuterio e Sant'Antia, Santa Giuliana e Santa Faustina, San Costanzo e San Deodato, Barbato di Benevento e San Massimo, San Giasone e San Mauro, San Mercurio e San Potito, Sant'Ermolao e San Modesto, San Vittore e San Prisco. Sempre nelle cripta, raccolte in alcune urne e collocate sui muri, le reliquie raccolte negli anni nel santuario di Montevergine. Nell'anno in cui fu inaugurata la nuova basilica, ossia il 1961, fu costruita anche una sala dove poter accogliere i numerosi ex voto portati dai pellegrini e che erano raccolti, fino all'anno prima, nelle vicinanze del quadro della Madonna. Nei pressi della sala è inoltre posto il corpo del Beato Giulio, monaco di Montevergine, così chiamato dai credenti ma ancora non riconosciuto dalla chiesa: la particolarità della sua salma, custodita in un'urna di bronzo, è quella di essere ancora in un buona condizioni senza alcun trattamento dalla sua morte, avvenuta nel 1601, e a cui i fedeli attribuiscono numerosi miracoli.

    Folclore


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    La scala d'accesso alla basilica antica

    I pellegrinaggi a Montevergine sono una tradizione molto radicata non solo in Campania, ma anche in tutto il resto del sud Italia: le prime testimonianze di salite al monte Partenio si hanno già all'epoca di Gugliemo da Vercelli quando piccole comunità di persone giungevano alla chiesa soprattutto per conoscere il virtuoso santo; nel 1139, in un documento, si narra di pellegrinaggi per invocare la grazia divina e il 12 settembre 1263, papa Urbano IV, afferma come la zona di Montevergine sia diventato un importante centro di preghiera. Il costante flusso di pellegrini portò negli anni a dei benefici anche a valle, tanto che nella zona furono costruiti numerosi ostelli: oggi questo luogo prende il nome di Ospedaletto d'Alpinolo, derivando proprio dall'elevato numero di centri di accoglienza. I pellegrinaggi svolti in epoca passata erano caratterizzati dal digiuno o dall'astinenza dalle carni, latticini, uova e formaggi; altra tradizione voleva che a recarsi in pellegrinaggio fossero donne o ragazze non ancora sposate, le quali durante la salita verso il monte intrecciavano dei rami di ginestra, promettendo alla Madonna di tornate l'anno successivo e di sciogliere il nodo in compagnia dello sposo o ancora che ragazzine molto giovani andassero scalze al santuario per conto di terzi per ringraziare la Vergine per la grazie ricevuta. Durante la discesa gli uomini erano soliti svolgere una corsa su carri, chiamata recanata, mentre le donne intonavano canti popolari. Altra festività sentita nel culto della Madonna di Montevergine, chiamata anche Mamma Schiavona, è quella della Candelora: si narra che nel 1200, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta ed imprigionata ad un albero sul monte con delle lastre di ghiaccio: per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì la lastra, sciogliendola e salvando i due innamorati: da quel giorno, ogni anno, in occasione di tale festività, numerosi gay, lesbiche e transessuali, rendono omaggio alla Mamma Schiavona con un pellegrinaggio al santuario, chiamata juta dei femminielli, per poi partecipare, insieme agli altri pellegrini, alle danze, soprattutto tammorriate, che si svolgono nel piazzale antistante. Il santuario di Montevergine è inoltre anche accostato alla vendita di torroni, nocciole e cesti di vimini realizzati in loco.



    Abbazia di Montevergine

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    - Info -

    L'abbazia territoriale di Montevergine (in latino: Abbatia Territorialis Montisvirginis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Benevento appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2007 contava 16.500 battezzati su 17.280 abitanti. È attualmente retta dall'abate Beda Umberto Paluzzi, O.S.B.

    Storia

    L'abbazia è stata eretta nel 1126 da San Guglielmo da Vercelli. Con un breve dell'8 agosto 1879 papa Leone XIII sancì l'esenzione dell'abbazia da qualsiasi giurisdizione episcopale. È noto che all'interno dell'abbazia di Montevergine fu segretamente nascosta dal 1939 al 1946 la Sindone di Torino. Per un accordo fra Vittorio Emanuele III e papa Pio XII, la reliquia fu trasferita nel santuario, sia per proteggerla dai bombardamenti, sia per nasconderla ad Adolf Hitler che ne era ossessionato e che la voleva sottrarre. Nel 2005 ha ceduto le 9 parrocchie del suo territorio alla diocesi di Avellino in seguito alla rimozione d'autorità dell'abate Tarcisio Giovanni Nazzaro per profondi dissesti finanziari che hanno scosso l'amministrazione del santuario.

    Edited by PatriziaTeresa - 20/6/2015, 19:30
     
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