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Tutte le chiese di Gerace

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    Tutte le chiese di Gerace


    Cattedrale di Gerace

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    Consacrata nel 1045 dal vescovo Pasqua e poi riconsacrata nell'anno 1222 alla presenza dell'imperatore Federico II di Svevia, la Cattedrale di Gerace, in stile bizantino-normanno, si presenta con uno sviluppo basilicale a tre navate, pianta a croce latina, con alta parte absidale ed ampio transetto. La superficie di 1868 metri quadrati ne fa la chiesa più grande della Calabria. Esternamente, la Cattedrale appare come una fortificazione, a causa dell'alta e compatta parete di pietra calcarea dalla quale fuoriescono i rigonfiamenti semicircolari di due absidi: quella di destra è forata da una porta. Il portone centrale si trova sulla facciata occidentale.

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    L'interno, di notevolissima sobrietà, rivela all'occhio del visitatore uno dopo l'altro i suoi gioielli, la copertura composta a capriate lignee, porte e finestre ad unico strombo. Elementi decorativi sono le colonne ed i capitelli che dividono le tre navate; distinte da due file di dieci colonne asiatiche, sono disposte in modo da avere corrispondenza cromatica, stilistica e di materiali. Le colonne che reggono il tempio del secolo undicesimo sono ben più vecchie perché provenienti nientemeno che dall'antica Locri Epizefiri, la Locri della poetessa Nosside, dell'eroe Eutimo, forse immortalato nei Bronzi di Riace, la Locri del matriarcato, dei Dioscuri a cavallo, dei 'pinakes', delle tavolette di bronzo.

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    Altro elemento di notevole valore è l'altare maggiore, in marmi policromi di stile barocco, realizzato dai fratelli Palazzotto di Catania e da Amato di Messina. Dall'abside di sinistra si accede alla cripta, che appare come un insieme di piccole volte a vela con stucchi ottocenteschi sostenute da ventisei colonne, diverse per dimensioni, colori e materiali. Nella Cripta è collocata la piccola Cappella alla Madonna dell'Itria, coperta da una volta a botte decorata da rosette di stucco ottocentesche, le pareti sono rivestite da marmi policromi, il pavimento è composto da piastrelle di maiolica. Sull'altare è posta la statua marmorea della Madonna della Stella, detta anche Madonna di Prestarona.



    La struttura


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    Veduta esterna della cattedrale
    e delle due absidi

    La struttura è divisa in due parti distinte di cui una corrispondente alla Cripta e l'altra alla Basilica vera e propria. La cosiddetta cripta "ad oratorium" (le Catacombe) si trova nella parte inferiore dell'edificio ed ha un andamento a T, dove si distinguono chiaramente almeno due fasi: quella ad andamento ovest-est che può essere datata tra il IX e il X secolo e quella ad andamento nord-sud che è certamente coeva al transetto della Basilica superiore che regge. La parte orientale della cripta, ha una terminazione monoabsidata con prothesis e diakonikon in spessore di muro e ha un andamento trinavato con colonne e capitelli di spolio, provenienti da edifici di età romana situati nell'area dell'antica Locri Epizepiri e della stessa Gerace. Il braccio trasverso, che dà all'antica basilichetta, un aspetto a T, è diviso in tre navate da colonne e capitelli anch'essi di spolio e permette la comunicazione dell'antica struttura certamente bizantina, con una serie di grotte probabilmente abitate da monaci italogreci.

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    Tra queste grotte, quella degna di nota, corrisponde alla cappella della Madonna dell'Itria, alla quale si accede tramite un meraviglioso cancello secentesco i ferro battuto realizzato da maestranze provenienti da Serra San Bruno, e che ospita lungo le pareti la serie dei "seggi dei canonici" con decorazioni illustranti epiteti dedicati alla Vergine, in marmo bianco su fondo nero. Sull'altare è la statua marmorea della Madonna di Prestarona, probabilmente legata alla scuola di Tino da Camaino e databile all'inizio del 1300. La Basilica superiore è una gigantesca struttura a tre navate divise da 20 colonne di spolio e da due grandi pilastri a T, con ingresso ad ovest e transetto absidato ad est. Il corpo longitudinale riprende forme care all'architettura di origine paleocristiana (la basilica a colonne), pur presentando inedite particolarità, come i pilastri giganteschi posti all'incirca in mezzeria che, lasciando intatta la percezione della grande aula centrale, dividono in due pseudo grandi campate le navatelle laterali, basse e molto buie.

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    Il lungo corpo trinavato si conclude attraverso tre grandi arconi, di cui quello centrale altissimo, nel transetto sporgente e tripartito coperto da volte a botte (sui bracci laterali), e da una cupola a calotta su base ellittica (sul quadrato d'incrocio). Al di là del vano cupolato si apre, in stretta relazione alla navata maggiore, il lungo coro absidato (che riprende le dimensioni della parte orientale della sottostante cripta), mentre, direttamente sui quadrati laterali del transetto si aprono, a nord l'abside originale medievale, a sud, al di là della traccia monumentale dell'altra abside (distrutta già nel XIII secolo), il monumentale cappellone quattrocentesco dedicato al SS. Sacramento. Il vano in questione, coperto da una volta a crociera i cui costolonni a sezione complessa ricadono su colonne angolari elegantissime, conclude in maniera monumentale, entro il 1438, grazie alla munificenza di Giovanni e Battista Caracciolo, una serie di lavori già iniziati nella prima metà del '200 da Federico II di Svevia. che avevano visto la costruzione del sottostante cappellone di San Giuseppe e, probabilmente, di ambienti ad esso connessi lungo il lato meridionale della grande struttura.


    Descrizione architettonica e opere presenti


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    Dall'esterno, in stile romanico, l'edificio religioso appare come una fortificazione a causa dell'iponente parete in pietra calcarea dalla quale sporgono due delle tre absidi di forma semicilindrica. Sull'abside destra, più grande, si apre un pregevole portale ligneo del XIX secolo ad archi concentrici, sormontato da una finestra, quella sinistra, di diametro inferiore, presenta invece una lunga feritoia. Sovrastano le absidi due finestre circolari a strombo. Il grande campanile è a sezione quadrata. L'interno della chiesa si presenta come un grande ambiente basilicale con ampio transetto sporgente, e , con innesto corrispondente alla navata centrale, un coro quasi quadrato che completa la figura della croce latina. Le tre grandi navate, che costituiscono il braccio più lungo della croce, sono separate da due file di dieci colonne, scanalate o lisce, in marmo policromo e granito tutte diverse tra loro per qualità e dimensioni.
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    Le due file di colonne vengono separate in gruppi da cinque da un grande pilastro che originariamente delimitava la posizione delle balaustre di chiusura della schola cantorum. Le colonne provengono dall'antica Locri Epizefiri mentre i capitelli sono in parte antichi e in parte opera di scalpellini del luogo. Sopra le possenti arcate a tutto sesto, le tonalità scure del soffitto a capriate in legno spiccano per contrasto rispetto alle pareti bianche. L'altare maggiore, in stile barocco, è stato realizzato con marmi policromi dai fratelli catanesi Palazzotto e dall'artista messinese Amato. All'interno della cattedrale si trovano anche alcuni monumenti funerari, fra i quali il sarcofago dei conti Giovanni e Battista Caracciolo e la Cappella gotica del SS. Sacramento del 1431, e numerosi arredi sacri, in parte custoditi nella suggestiva cripta bizantina, cui si accede dal braccio sinistro del transetto. Merita anche un' attenzione particolare il rilievo raffigurante l’Incredulità di S. Tommaso risalente al 1547. L'influenza bizantina è evidente sia nella zona del transetto, sporgente rispetto alle navate laterali e coperto da una cupola, sia nella disposizione delle absidi.


    La cripta e il tesoro della chiesa

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    L'altare

    La cripta si presenta con pianta a croce greca e absidiole ricavate nello spessore del muro affiancante l’abside centrale. Ventisei colonne, anch'esse provenienti da ville e templi di età imperiale, sorreggono la volta del nucleo più antico della Cattedrale, scavato nella roccia nell'VIII secolo. La cripta ospita la Cappella della Madonna dell'Itria, piccolo ambiente ricavato nel 1261 da una chiesa rupestre, con volta a botte e decorazioni in marmo e pavimentata con maioliche geracesi del XVII secolo; l'altare con la trecentesca statua, opera dell'artista senese Tito da Camaiano, della Vergine col Bambino che gioca con una colonna e la Cappella di San Giuseppe che ospita il "Museo Diocesano del Tesoro della Cattedrale".

    Tra i tesori custoditi vanno menzionati:
    • una stauroteca in argento dorato, pietre dure e perline fabbricata probabilmente a Gerusalemme o nei laboratori normanni siciliani nel XII sec.,
    • un grande ostensorio ottocentesco in argento dorato e ornato da pietre dure,
    • un calice in filigrana e pietre dure, datato 1726 e opera di argentieri sicilini,
    • una statua dell'Assunta in argento realizzata nel 1722
    • vari paramenti sacri e pregiati tessuti in oro e argento realizzati da artigiani locali e da argentieri napoletani quali Gennaro Pace e Romanelli.

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    I capitelli (di tipo corinzio, composito ed a calice) sono tutti di epoca tardo-imperiale.

    Tra le opere d'arte tuttora presenti in chiesa spiccano alcuni monumenti funerari, fra cui il sarcofago di Giovanni e Battista Caracciolo (nell'ala destra del transetto), la cappella del SS. Sacramento, in stile gotico, della prima metà del Quattrocento (in fondo alla navata destra) e il bell'altare maggiore in marmi policromi, opera settecentesca di maestranze siciliane. Nonostante una lunga lista di furti di tele e arredi sacri, il Tesoro della Cattedrale conserva oggetti d'arte di valore inestimabile. Gran parte degli arredi sacri sono custoditi nella suggestiva cripta bizantina, cui si accede dal braccio sinistro del transetto. Ventisei colonne, anch'esse provenienti da ville e templi di età imperiale, sorreggono la volta del nucleo più antico della Cattedrale, scavato nella roccia nell'VIII secolo. Nel tipico impianto a croce greca sono state ricavate, nei secoli successivi, la piccola cappella della Madonna dell'Itria, con volta a botte e decorazioni in marmo, l'altare con la splendida statua raffigurante la Vergine col Bambino che gioca con una colomba (opera trecentesca dell'artista senese Tino da Camaino) e la cappella di San Giacomo, che ospita il Tesoro. Il pezzo più prezioso è una croce templare finemente lavorata, fabbricata a Gerusalemme nel XII secolo. Ma qui si ammirano anche un ostensorio in argento dorato e pietre dure, un calice in filigrana, una statua dell'Assunta in argento realizzata nel Settecento a Napoli, oltre a paramenti sacri e pregiati tessuti in oro e argento, forgiati dalle mani di artigiani locali.

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    Gli archi longitudinali sono costituiti di due
    ghiere in tufo che poggiano su alti pulvini


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    All'incrocio tra navata e transetto si eleva il
    tiburio la cui calotta è opera di rifacimento
    mentre i pennacchi a gradini sono originali



    Edited by Isabel - 10/10/2014, 10:34
     
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    Chiesa greco-ortodossa di San Giovannello

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    La Chiesa greco-ortodossa di San Giovannello o di San Giovanni Crisostomo (santuario panitalico) fu costruita nel X secolo, si trova nel centro storico dell’antica acropoli e diocesi bizantina di Gerace o Santa Ciriaca. E' una delle chiese ortodosse più antiche d’Italia. E’ stata concessa (luglio 1995) dal Demanio Italiano per 99 anni alla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, per i bisogni liturgici dei fedeli Ortodossi e dei numerosi turisti greci della zona. La chiesetta fu visitata da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I il 20 marzo 2001 nell’ambito della sua storica visita-pellegrinaggio nella Calabria meridionale e nella Sicilia orientale. Il Rettore è il Rev.mo Archimandrita Dimitri Makaroff. La Divina Liturgia si celebra periodicamente.

    - Fonte -


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    Per le sue dimensioni molto piccole, per la sobrietà delle sue forme architettoniche e per lo stile bizantino ben conservato, la chiesa di San Giovannello è una delle più belle in assoluto di Gerace. La chiesetta a navata unica, è illuminata da sette monofore arcate e laterali. All'interno sono presenti nicchie per prothesis e diaconicòn, tracce di affresco ed una cisterna alimentata dalle acque piovane, raccolte attraverso una conduttura in terra cotta. Nell'aula di destra si apre una cisterna, con probabile destinazione battesimale. La piccola chiesa di San Giovannello, ad abside unico orientato ad est secondo l'uso bizantino, è di stile semplice con tetto a capanna, campanile a vela sulla cuspide del lato occidentale e ingresso sul lato meridionale dirimpetto alla chiesa di San Francesco d'Assisi, altro gioiello architettonico della fortunata Gerace.

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    La struttura muraria della chiesa di San Giovannello è composta da conci di pietra locale, malta e cotti. L'abside, scoperta ad embrici, reca all'interno dello zoccolo, resti di pittura bizantina (panneggio e monogrammi greci). Fino al 1952 l'abside si presentava fortemente manomessa da contaminazioni posteriori. Con certosino lavoro e un po di fortuna, l'abside venne restaurata nel 1952, isolata dalle strutture adiacenti e spogliata delle sovrastrutture contaminanti che ne svisavano i caratteri architettonici originari.
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    La piccola chiesa di San Giovannello mantiene ancora oggi la funzione di chiesa con rito greco-ortodosso, e per le sue dimensioni molto piccole, per la sobrietà delle sue forme architettoniche e per lo stile bizantino ben conservato, la chiesa di San Giovannello è una delle più belle in assoluto di Gerace, tra le più interessanti della Calabria. L'impianto sobrio, piccolo e delicato di questo piccolo gioiello fa da contraltare alla maestosità della grande Cattedrale di Gerace, anch'essa in stile bizantino-normanno. Ma San Giovannello ricorda una spiritualità sommessa e austera, che quasi si oppone alla Cattedrale, invero massimo tempio della spiritualità latina emergente, che i normanni favorirono costruendo sontuose chiese, non solo in Calabria, per assicurarsi così l'appoggio del papato di Roma.

    Edited by Isabel - 10/10/2014, 10:38
     
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  3. Isabel
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    Chiesa di Santa Maria del Mastro

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    Fu fondata in epoca normanna nel 1083-1084 e dedicata alla Madre di Dio e ai megalomartiri Eustrazio e Caterina. Una lapide marmorea, oggi custodita nel Museo Nazionale di Locri, riporta, in greco-bizantino, la data di fondazione (tra il 1083 e il 1084, vale a dire nella prima età normanna).

    - Fonte -

    Solenne nei suoi volumi architettonici e ben isolato da altre costruzioni, si staglia il superbo edifico a croce greca di Santa Maria del Mastro. La chiesa a pianta centrale lunga 19,5 metri e larga 14,5 metri, sorge sulla nuova piazza del Borgo Maggiore di Gerace. Da un'iscrizione greca posta in precedenza sulla porta principale della chiesa, ed oggi conservata presso il Museo Archeologico di Locri, si ricava la data di fondazione dell'edificio, che risale al 1084, dopo quindi il pieno possesso della città di Gerace da parte dei normanni.
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    Ma il chiaro impianto bizantino, con abside ad est, tradisce l'esistenza di un edificio precedente. All'ingresso della città di Gerace, salendo da Locri, o scendendo dallo Zomaro lungo la Statale 111, si entra nella Piazza della Repubblica. Il luogo è veramente suggestivo per le costruzioni medievali che vi sono intorno, e per la veduta panoramica del paese che fa da soprastante scenario. La piazza è stata recentemente risistemata, abbattendo un nucleo centrale di modeste abitazioni e fra cui la diruta Chiesa di San Biagio o di Santa Maria Vetere. La Chiesa di Santa Maria del Mastro, nonostante sia sorta dopo il definitivo consolidamento del possesso normanno di Gerace, avvenuto nell'anno 1081 e a dispetto dei rifacimenti posteriori, rilevanti soprattutto nella facciata secentesca, parla di una grecità ancora viva nella città di Gerace. Adiacente l'ingresso principale vi sono i resti dell'antica abside posizionata ad est secondo criteri bizantini. Il passaggio dal rito greco a quello latino nella Diocesi, avvenuto nell'anno 1480, avrebbe determinato l'annullamento dell'abside volta ad Oriente. La denominazione attuale della chiesa di Santa Maria del Mastro, ha riscontro in documenti conservati nella Certosa di Serra San Bruno, dove è nominata "de Magistro Eremitarum" e in altri documenti della Sottosezione dell'Archivio di Stato di Locri nei quali è chiamata "de Magistro". Sfugge tuttavia il valore da assegnare a tali appellativi, probabile che si faccia riferimento all'antica preminenza della chiesa di Santa Maria del Mastro fra le Chiese del Borgo Maggiore di Gerace per essere a capo della comuneria di quei preti durante il periodo latino, e sede protopapale durante il precedente periodo greco.

    - Fonte -
    Testo di Giacomo Maria Oliva


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    Il portale, realizzato in pietra tenera del luogo detta “mollis” con colonne poggianti su plinti è opera di Francesco Mirarchi, scalpellino del luogo, che lo realizzò nell’ultimo decennio del XIX secolo anche se lo stile ripete modelli antecedenti. Sulla porta d’ingresso, al centro del fastigio, uno spazio vuoto destinato ad ospitare uno stemma o una iscrizione. Tra il portale e il frontone è posta una finestra a lunetta contornata da una ghiera in mattoni rossi. Affiancata al lato destro e leggermente arretrata si trova la torre campanaria a pianta quadrata. L’interno, spazioso ed elegante, a pianta centrale, che risente dei modelli seicenteschi, è illuminato in maniera discreta da una bella luce diffusa con gusto da tre finestre a semiluna poste in alto. Quattro maschi murari con paraste angolari composte da semicolonne con capitello, sormontate da doppia cornice in stucco, formano una fascia decorativa che corre per tutto il perimetro della chiesa. Su queste paraste angolari s’impostano le grandi arcate a tutto sesto che scandiscono le cappelle e l’ingresso, mentre in alto reggono il tamburo circolare e la copertura ottagonale in legno, di recente realizzazione in seguito al crollo (anni ’70) della grande cupola a calotta sferica costruita con pignatte (blocchetti cilindrici vuoti con terracotta per alleggerire la struttura, detti volgarmente “caruselli”. Le pareti, le colonne, i capitelli e gli altari erano tutti rivestiti di stucchi policromi ottocenteschi (1850) oggi appena visibili. Dell’altare maggiore, di patronato del principe di Gerace, posto a ridosso della parete occidentale, realizzato in muratura, rimane ben poco. Era dedicato alla Vergine Assunta in cielo. Alla parete sinistra esisteva l’altare della Vergine del SS. Rosario, mentre alla parete destra l’altare dedicato alla Madonna di Pugliano. L’artificiosa realizzazione della pavimentazione in pietra di San Lucido (1997) riporta in pietra basaltica la proiezione dei maschi murari angolari, mentre la bocciardatura che si discosta dal resto del pavimento vuole mettere in evidenza il sottostante scavo degli ambienti rupestri e degli ossari non più visibili mentre una griglia in metallo permette di visionare l’antica abside normanna della primitiva chiesa, posta, naturalmente ad oriente, secondo il rito greco, là dove oggi si trova l’ingresso principale. Una bellissima lapide in marmo bianco (cm 51X55) incisa a caratteri greci bizantini recita testualmente: “Fu edificato un tempio della Madre di Dio e dei santi megalomartiri Eustrazio e dei suoi compagni e della santa martire Caterina da Michele e Giovanni l’anno 6592 indizione settima” L’iscrizione molto elegante, inizia con una crocetta tipicamente bizantina e finisce con un’altra crocetta di forma diversa e un nastro ad intreccio e a foglie. Certamente risulta strana la data 6592 (del mondo). Si tratta della tipica datazione bizantina. Si calcolavano 5508 anni prima della nascita di Cristo la nascita del mondo; quindi se vogliamo dare la datazione cristiana è necessario sottrarre 5508 ai 6592 per avere la data del 1084. L’anno bizantino iniziava dal 1° settembre, quindi la chiesa è stata costruita tra il 1° settembre del 1083 e il 31 agosto del 1084. E’ interessante osservare come ormai in età normanna, ancora si usa il criterio bizantino sia nei caratteri che nell’impostazione epigrafica. Altro importante rilievo è dato dai due nomi “Michele e Giovanni”. Chi erano questi illustri, a noi oggi sconosciuti, personaggi? Probabilmente si tratta dei committenti. In conclusione l’antica originale chiesa era dedicata alla Madre di Dio e ai Santi Grandi Martiri Eustrazio, i suoi compagni e alla Santa Martire Caterina. Il titolo di Santa Maria del Mastro o del Maestro compare già in un documento pontificio del 16 marzo del 1344. Non sappiamo con precisione quando assunse questo nuovo titolo e per quale motivo, probabilmente quando la chiesa venne ingrandita e ricostruita intorno alla metà del XIV secolo. Gli scavi archeologici condotti a più riprese tra il 1990 e il 1998 hanno restituito materiali e notizie importantissimi per le vicende del tempio. Distinguiamo quindi quattro fasi costruttive. I fase, la più antica, è data da una serie di piccoli ambienti rupestri scavati nel tufo e intercomunicanti tra loro, antecedenti l’XI secolo, di cui non si sa bene quale fosse l’uso, certamente adibiti a ossari fin dal XIV secolo. II fase, è il periodo della costruzione della chiesa nella prima età normanna, cioè la data a cui fa riferimento la lapide bizantina (1083- 1084) con la dedica alla Madre di Dio e ai santi martiri Eustrazio e compagni e a santa Caterina. A questo periodo appartengono gli splendidi stucchi ritrovati negli ossari , circa 150 pezzi raffiguranti motivi vegetali di gusto islamico con “reminiscenze” sassanidi e motivi zoomorfi raffiguranti pavoni in tondi vegetali. Gli stucchi decoravano, assieme agli affreschi la primitiva chiesa normanna della quale, gli scavi archeologici, hanno evidenziato oltre agli stucchi anche le fondazioni dell’abside e dell’absidiola laterale. Una piccola brocca in ceramica invetriata intorno alla metà del XIV secolo data l’abbandono di questa seconda fase e giungiamo quindi alla III fase che corrisponde alla grande abside che ingloba le due precedenti, situata ad est a ridosso della attuale porta di ingresso realizzata, appunto, nella metà del XIV secolo e relativa alla ricostruzione della chiesa, quando con molta probabilità, assunse il nuovo titolo di Santa Maria del Mastro.

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    Il documento del 16 marzo del 1344 è il primo che riporta la nuova dedica. IV fase, corrisponde ai rifacimenti e restauri compresi tra il XVIII e il IX secolo che hanno portato l’edificio alle attuali caratteristiche icnografiche e decorative oltre alla facciata di cui si è già detto sopra. Una lapide ritrovata negli anni ’70 e purtroppo oggi scomparsa, riportava che il protopapa Sollazzo ampliò la chiesa nel 1758. Il documento epigrafico, quindi, conferma i dati archeologici. V fase, riguarda gli interventi della seconda metà del XX secolo. In seguito al trasferimento del titolo e del beneficio da Gerace a Gerace Marina, oggi Locri, il 10 dicembre del 1908 la chiesa venne abbandonata agli scempi degli uomini. Furono divelte le tegole alla cupola centrale a calotta sferica, ampia e spaziosa, che naturalmente crollò negli anni ’70. Il successivo consolidamento statico realizzato dal Genio Civile che ha cordonato di cemento armato i quattro maschi angolari in fondazione e otturato le buche pontaie esterne che, tra l’altro costituivano un bel ritmo chiaroscurale, realizzata la copertura con le trabeazioni in legno che non ha nulla a che vedere con l’antica bellissima cupola crollata che era realizzata con le classiche pignatte (sorta di cilindri sferici in terracotta) detti volgarmente “caroselli” cui si era fatto cenno sopra. L’ultimo intervento è stato lo scavo archeologico che ci ha restituito ottimi materiali e interessantissimi dati scientifici.

    - Fonte -


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    Scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, hanno portato alla luce diversi ossari, ceramica varia, stucchi decorati del XII secolo. Il materiale proveniente dagli ossari si può dividere in due gruppi: materiale di uso quotidiano e materiale rituale. Nel primo gruppo è compresa una discreta quantità di fibbie bronzee o in ferro, bottoni in bronzo o in legno, anelli bronzei, spilloni e fermalacci, tutte facenti parte dei corredi degli inumati; nel secondo gruppo frammenti di reliquari, alcuni grani di rosario ed una serie di medagliette religiose bronzee. Adiacente l'ingresso principale vi sono i resti dell'antica abside posizionata ad Est, inerente la fondazione avvenuta nel 1083. Il passaggio del rito greco a quello latino nella Diocesi, avvenuto nel 1480, avrebbe determinato l'annullamento dell'abside volta ad Oriente. Probabilmente in tale periodo avviene la modificazione della pianta a tre navate di età normanna, con una diversa planimetria e lo sfondamento della copertura per usufruire degli ambienti sottostanti come ossari. La chiesa fu danneggiata dal sisma del 1908. In essa anticamente era operante la Confraternita di S. Maria di Pigliàno. Fu sede protopapale. Internamente la struttura è ricoperta da intonaci policromi del XX secolo. Il campanile è a torre quadrata. Fu sede protopapale. Il protopapa era il capo della comuneria dei preti del Borgo Maggiore.

    Edited by Isabel - 10/10/2014, 10:44
     
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    Chiesa di San Francesco d'Assisi

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    - Fonte -

    La chiesa di San Francesco d'Assisi è un antichissimo luogo di culto situato nella "piazza delle tre chiese" del borgo medioevale di Gerace. La monumentale chiesa è stata dichiarata "bene architettonico" di interesse nazionale e rappresenta un importante edificio in stile gotico della Calabria.

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    Portale gotico
    La Chiesa di San Francesco d'Assisi è un grandioso edificio gotico che misura 40 metri di lunghezza per 11,45 metri di larghezza realizzato per volontà di Carlo II d’Angiò nel 1299 sulla diruta chiesa di san Lorenzo Martire. La chiesa di San Francesco presenta un bel portale gotico a sesto acuto a triplice archivolto intagliato, ricamato con delicati fregi e motivi geometrici di gusto squisitamente arabo. Tra gli elementi decorativi è visibile a sinistra, tra i capitelli, una svastica raffigurante il sole, simbolo orientale dell'eternità. Sulla sinistra si ammira l'altare monumentale di S. Antonio da Padova, ricco di finissimi marmi, collocato in questo luogo nel 1984 mentre originariamente si trovava alla parete di sinistra, sulla parete opposta si ergeva l'altare dello Spirito Santo, non più ricostruito dopo gli ultimi restauri. Così pure, non esiste più l'altare di destra, situato nella Cappella gentilizia della Contessa Caterina Concublet, la quale aveva sposato Giovanni Caracciolo Conte di Gerace dedicata a Santa Maria de Jesu di cui rimane la statua marmorea cinquecentesca, oggi nella chiesa di sant’Anna.

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    Sarcofago di Nicola Ruffo di Calabria
    Opera del 1372 è il sarcofago di Nicola Ruffo di Calabria che riproduce i modelli di Tino da Camaino. Nel sarcofago che prima si trovava addossato all'altare nello stesso vano, vegliano in fila sul corpo del guerriero, la Madonna col Bambino in braccio al centro fra due angeli e i Santi Pietro ed una santa martire a sinistra, Caterina e Paolo a destra, nei lati corti san Francesco da una parte e san Domenico dall’altra. Nel 1806 quando i soldati francesi entrarono nel borgo di Gerace i frati abbandonarono il convento annesso alla chiesa di San Francesco d'Assisi e portarono con sé ogni cosa. Dopo la paventata confisca dei beni, il convento fu adattato a prigione distrettuale di Gerace, della quale si ammira ancora oggi qualche testimonianza.



    Architettura esterna

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    La facciata principale, sulla quale si apre un imponente portale gotico ad arco acuto, con triplice archivolto decorato con motivi di ispirazione arabo-normanna, è inoltre arricchita da una monadatura, da diversi capitelli e da una svastica raffigurante il sole che, nella simbologia orientale, rappresenta l'eternità.

    Architettura interna e opere d'arte custodite

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    Altare Barocco riccamente intarsiato con marmi riproducenti suggestive immagini policrome

    L'interno della chiesa, pur presentandosi sobrio e disadorno, custodisce importanti elementi artistici ed architettonici. Vanno menzionati:
    • Il fastoso altare maggiore seicentesco in marmi policromi intarsiati, che costituisce uno dei più alti documenti del barocco calabrese.
    • l'arco trionfale del 1664, in stile barocco e decorato con intarsi in marmi poilicromi, opera del frate geracese Bonaventura Perna,
    • il sarcofago funebre del 1372 del guerriero Nicola Ruffo, opera eseguita da un discepolo dello scultore senese Tino da Camaiano, sul quale vegliano Santa Maria de Jesu affiancata ai lati da due angeli e i santi Pietro, Elena, Caterina e Paolo.

    Tra gli scarsi resti dell'antica cappella di Santa Maria de Jesu, attigua alla chiesa, rimangono un sarcofago romanico anepigrafo e alcuni resti di due colonne gotiche. Le lunghe opere di restauro hanno consentito di portare alla luce parti del Monastero dei padri Conventuali e un'ala del chiostro.

    Edited by Isabel - 10/10/2014, 10:47
     
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    Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

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    - Fonte -

    La chiesa fu costruita sull'antico impianto dell'edificio dedicato a S. Stefano col nome di S. Maria della Sanità. Distrutta durante il terremoto del 1783, venne riedificata a cura della Confraternita del Sacro Cuore e di Maria SS. del Rosario nel 1851 (tuttora operante), sotto quest'ultimo titolo. Il soffitto è decorato con stucchi ed immagini tratte dall'Antico Testamento. Il pavimento è in maiolica d'epoca. Organo a canne del 1888. Il portale e la facciata sono in stile barocco, mentre la cupoletta è a coppo sporgente.

    Immagini

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    Interno

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    Portale

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    Foto di Giuseppe Trombi

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    Facciata

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    La Cupola



    Edited by Isabel - 10/10/2014, 10:53
     
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  6. Isabel
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    Santuario della Madonna delle Grazie

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    - Fonte -

    Il Santuario

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    L’ideazione del Santuario attuale avvenne nel biennio 1843/1844, ad opera di Giuseppe Alberto Barlaro, allora sindaco di San Giovanni, il quale, insieme al fratello Carmelo, diede l’impulso creatore per l’edificazione del nuovo edificio di culto. Il sito della nuova chiesa, nella contrada denominata "Giacca", nelle immediate vicinanze del centro abitato, fu scelto perché vi si accedeva facilmente da via Serra San Bruno (attuale via Oberdan - u vajuni), centro del piccolo borgo nonché punto obbligato di transito. I primi lavori cominciarono nel 1844 ad opera di volontari, ma la costruzione ufficiale fu iniziata nel 1848 su progetto dell’ingegnere d’Intendenza Francesco Lofaro. Nel 1892 il Santuario, ancora in fase di ultimazione, accolse al suo interno la statua lignea della Madonna delle Grazie, che venne collocata in una cappella laterale ricavata nella parete sinistra della grande navata, proprio ai piedi del presbiterio. La chiesa fu ufficialmente consacrata, dopo quasi sessant’anni dall'inizio dei lavori, in occasione della Pasqua del 1904. Un ruolo importante nell’edificazione del Santuario fu quello svolto da Mons. Domenico Antonio Nadile (1848-1918), il quale si adoperò a sue spese per la costruzione del campanile, del tetto, della volta e di tutte le decorazioni interne. Il Santuario, composto da una sola navata sovrastata da una maestosa volta, fu decorato dal valente artista Francesco Gangemi con pregevoli stucchi e decori. Alla sommità dell’altare maggiore, marmoreo, una splendida nicchia costruita nel 1948 e finemente decorata a stucchi dallo scalpellino Raffaele Pata, accoglie la statua della Madonna. Altre edicole all’interno della chiesa fanno da cornice alle statue di San Pietro e Santa Filomena. Gli altari minori, presenti sulle pareti laterali del Santuario, sono dedicati a San Giuseppe ed a S. Maria del Monte Carmelo. Nel corso del XX secolo l’edificio si è andato arricchendo di nuove strutture ed opere. Vari restauri sono stati attuati alla facciata e agli stucchi interni, ed è stata inoltre costruita la monumentale cupola (1974), che sovrasta l’altare maggiore ed alla cui sommità esterna è posta una statua marmorea del Cristo Redentore.

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    Alla fine degli anni settanta sono state eseguite dal pittore gioiosano Corrado Armocida le quattro tele dei miracoli, collocate nelle finestre murate alla base della volta; nei grandi finestroni sono state collocate delle vetrate artistiche raffiguranti alcuni Santi (Sant’Antonio da Padova, San Giovanni Battista, l’Immacolata, San Giuseppe, San Francesco d’Assisi, San Pietro). Altri due dipinti di Armocida, presenti nelle pareti laterali della navata, raffigurano il Battesimo di Gesù al Giordano e la Pietà. All'esterno, nella facciata, due piccole nicchie accolgono le statue marmoree raffiguranti San Pietro e San Paolo. Nei primi anni novanta il Santuario ha acquistato la "Villa", un complesso residenziale adiacente al Santuario stesso e destinato ad ospitare i numerosi pellegrini che si recano a San Giovanni per venerare la Vergine delle Grazie. Successivamente sono stati condotti dei lavori di ampliamento della sagrestia, con l’edificazione di nuovi locali, adibiti alla raccolta di offerte votive ed alla vendita di oggetti sacri. Sono inoltre stati realizzati alcuni lavori nel cortile della Villa “Maria SS.ma delle Grazie” per renderla sempre più parte integrante del Santuario: è stato riedificato il monumentale muro in pietra calcarea che affianca la via d’ingresso al Santuario e alla sua sommità, nel cortile dell’edificio, è stata collocata un’artigianale ringhiera in ferro battuto. Nel corso del 2006 sono stati condotti nuovi lavori, con l’abbattimento del muretto di protezione esistente lungo il vialetto che conduce al Santuario e nel piazzale antistante, e con la collocazione, al suo posto, di una ringhiera in ferro battuto. Il Santuario, è uno dei più importanti luoghi di devozione popolare esistenti nella Locride. La sua storia secolare e la tradizionale devozione che, ininterrotta, da mille anni accompagna le sue vicende rendono questo luogo di culto un punto di riferimento imprescindibile per la storia della pietà popolare nella Diocesi di Locri-Gerace, un centro di spiritualità importantissimo per i fedeli che vogliano raccogliersi in preghiera dinnanzi ad un'icona mariana di disarmante bellezza.

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    Le alterne vicende che hanno caratterizzato la storia della Chiesa delle Grazie, culminate nella edificazione dell'attuale Santuario, hanno contribuito a consolidare nel tempo la rilevanza di questo luogo mariano, che attrae da secoli i molti pellegrini devoti alla miracolosa effigie della Madonna delle Grazie. Confermano la grande importanza di questo luogo mariano sia la costante presenza di fedeli, provenienti da tutte le zone della regione, sia il fatto che il Santuario della Madonna delle Grazie venga prescelto da tantissime coppie di sposi quale luogo per la celebrazione delle nozze. In ogni periodo dell'anno, infatti, sono numerosissimi i matrimoni celebrati ai piedi della statua della Madonna delle Grazie. La bellezza delle decorazioni, il fascino della sua atmosfera ed il clima di raccoglimento che lo contraddistingue rendono il Santuario di San Giovanni di Gerace luogo ideale per lo scambio delle promesse matrimoniali. A riprova della grande rilevanza di questo luogo di culto, il 31 maggio 1960 il Vescovo di Locri-Gerace, Mons. Pacifico M.L. Perantoni, con un suo «Decreto circa i Santuari della Nostra Diocesi» elevò il santuario di San Giovanni di Gerace al rango di "santuario maggiore", riconoscendone la grande importanza storica e religiosa. Inoltre, in occasione del Grande Giubileo dell’Anno 2000 il Santuario di Maria Santissima delle Grazie di San Giovanni di Gerace è stato incluso, nell'ambito della diocesi di Locri-Gerace, tra i luoghi di devozione indicati per l’acquisto dell’indulgenza giubilare. Il Santuario della Madonna delle Grazie, "lustro ornamento e decoro di S.Giovanni", con il suo passato ricco di storia e con il suo presente intriso di una devozione popolare che non conosce crisi, è il cuore pulsante di questo paese, la cui storia è inscindibilmente legata alla fede mariana. San Giovanni di Gerace è infatti, a tutti gli effetti, un "paese mariano", che riconosce nel Santuario il meglio del proprio passato e vi ritrova, speriamo, una speranza per il futuro.

    Il culto della Madonna delle Grazie in Australia

    Dal 1954, la festa di Maria SS. delle Grazie si svolge anche in Australia, a nella chiesa parrocchiale di S. Antonio di Marsfield, nei pressi di Sydney, N.S.W. (per maggiori informazioni si veda l'articolo Il culto della Madonna nella "terra dei canguri" tratto dal sito Internet www.fraticappuccini.it, 25 ottobre 2004). L'organizzazione della festa è curata da un’apposita Confraternita composta prevalentemente da emigrati sangiovannesi. Anche in Australia i festeggiamenti si svolgono la terza domenica di settembre, e prevedono una solenne processione, durante la quale viene trasportata per le strade della cittadina una statua raffigurante Maria, che riproduce fedelmente la statua venerata a San Giovanni di Gerace. All’inizio degli anni Novanta la Confraternita australiana che organizza la festa della Madonna ha acquistato una casa di riposo per anziani, la Lady of Grace Nursing Home, e dal 1990 pubblica una rivista annuale - La Campana di San Giovanni di Gerace - che rinsalda i rapporti con il caro paese mai dimenticato. Nel 1998 la comunità sangiovannese residente in Australia ha ricevuto la visita pastorale Vescovo di Locri-Gerace, Mons. Giancarlo Bregantini, e del suo Vicario Generale Mons. Vincenzo Nadile, illustre cittadino sangiovannese. Questo viaggio ha consentito un confronto di culture nella fede comune e nella devozione a Maria, e ha sottolineato i legami che ancora uniscono gli emigrati alla loro terra d’origine.

    Il culto della Madonna delle Grazie in Argentina

    Anche in Argentina la Comunità di emigrati sangiovannesi celebra con solennità la festa in onore della Madonna delle Grazie, venerando una bella immagine mariana che riproduce la statua lignea di San Giovanni di Gerace. L’Associazione calabrese Maria SS. Delle Grazie ha sede a Villa Dominico, nella provincia di Buenos Aires.



    Immagini

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    Interno

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    Facciata della Chiesa

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    Vista dall'alto



    Edited by Isabel - 10/10/2014, 10:59
     
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5 replies since 16/7/2012, 11:37   595 views
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