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Tutte le chiese di Catrovillari

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    Tutte le chiese di Castrovillari


    Santuario di Santa Maria del Castello

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    - Fonte -

    Storia


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    La pia leggenda popolare narra che nel 1090 Ruggero Borsa, figlio del re normanno Roberto il Guiscardo, divenuto duca di Puglia e di Calabria, volendo tenere a freno i tentativi di ribellione dei cittadini castrovillaresi ordinò la costruzione di un castello sul colle dell’antica città. Durante i lavori, i muri innalzati di giorno crollavano misteriosamente nella notte, per "ignota manu", e, all’alba, gli operai trovavano ogni cosa completamente distrutta per cui Ruggero decise di far scavare più in profondità tutto il terreno circostante e, così, si rinvenne un pezzo di muro sul quale era affrescata l’immagine bellissima e misteriosa della Vergine con il Bambino Gesù, che a ben guardare, ancora oggi, sembra avere i segni dell’ attrezzo che la scalfì. Si gridò al miracolo e il "buon" Ruggero si vide costretto ad accontentare il volere del popolo, facendo costruire sul luogo una chiesa nota, appunto, come quella della Madonna del Castello. Questo racconto venne scritto, nel 1700, su una lapide a fianco dell’altare dove si trova la sacra immagine e anche nella cripta vi è un affresco con la Madonna in trono nell’atto di ricevere l’omaggio del normanno Ruggero. In realtà, la storia delle origini del santuario è ancora avvolta nel mistero, tuttavia è storicamente interessante notare che in un documento custodito nell’Archivio di Stato di Palermo e risalente al 1114, che cita a sua volta un diploma perduto del 1090, è scritto che il duca Ruggero fece delle donazioni ad alcune chiese della diocesi di Cassano allo Ionio, tra le quali Santa Maria de Castro. Eppure, ancora oggi, ci si chiede: da chi venne realizzato il bell’affresco della Madonna? Alcuni studiosi sostennero che, allontanandosi da Castrovillari i monaci eremiti che abitavano le grotticelle poste sulle pendici sud-orientali della collina ove si trova il Santuario, lasciarono sul luogo l’immagine della Vergine che essi stessi avrebbero dipinto sulla parete di una piccola e rustica cappelluccia vicino le grotte. Alcuni studiosi locali attribuirono il dipinto a San Luca Evangelista, tuttavia, attualmente, sono tutti concordi nel ritenere che esso sia posteriore alla costruzione della chiesa, databile al XIII secolo.

    Architettura

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    L'ingresso era caratterizzato da tre archi ogivali, uno per ogni navata, (di cui ne rimane una traccia all’esterno), i quali dovevano immettere in un portico opposto a quello attuale e, in corrispondenza dei tre archi dovevano esserci tre portali che dovevano immettere nelle rispettive navate.Ai lavori di abbellimento della chiesa, avvenuti intorno al 1300, risalgono, anche, i frammenti di affreschi parietali raffiguranti il Cristo Redentore benedicente con la mano destra e con la sinistra poggiante su un libro con scritto Ego sum Lux mundi, e un santo Apostolo, ben visibili sul muro che fiancheggia la piccola scala di accesso alla cantoria.

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    Questi affreschi, infatti, dovevano far parte di un intero ciclo pittorico. Oggi l’ingresso, risalente al periodo di ricostruzione dell’edificio sacro, avvenuta dopo il terremoto del 1693 e completata nel 1769, ad opera del parroco don Vito Chiaromonte, è caratterizzato da un bel portale gotico attribuibile, anch’esso, al primo rifacimento svevo. Sul portale d’ingresso si conserva una preziosa formella marmorea del XIV secolo, riproducente la Madonna col Bambino al centro e, in alto, il Padre Eterno.

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    L’opera, attribuita allo scultore senese Tino da Camaino, forse, in origine, faceva parte di un perduto complesso monumentale funerario (la Vergine ha tra le mani la melagrana, simbolo riferito, sin dall’antichità pagana, a Persefone, la dea degli Inferi. Ricordiamo, a tal proposito che nel santuario vennero sepolti i nobili Giovanni e Matteo Sambiase,nipoti di quel Filippo di Sangineto, già committente del pittore senese Simone Martini. In sostanza, sul finire del Settecento, la chiesa venne ridotta a croce latina e trasformata in stile barocco, con la volta al posto del soffitto ligneo, con i grandi e imponenti pilastri, con le cappelle e i pregevoli stucchi.

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    Gli splendidi interni barocchi custodiscono i marmi policromi intarsiati e dieci altari balaustrati di botteghe partenopee del XVIII secolo, e significative opere d’arte tra cui due tavole cinquecentesche del grande artista Pietro Negroni, le tele del pittore mormannese Genesio Galtieri, attivo nella seconda metà del ‘700, il bellissimo coro ligneo tardorinascimentale, sistemato all’interno dell’abside dell’Altare Maggiore, attribuito alla bottega del moranese Giovan Pietro Cerchiaro e altri manufatti artistici di grande valore dei sec. XVII e XVIII, che ne fanno non solo un luogo di culto, ma anche uno straordinario museo sacro.




    La Cripta


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    Sia dell’immagine della Madonna che di quella del Bambino si intravedono le raggiere a stucco, fittamente lineata quella della Madonna, mezza lineata quella del Bambino. Ettore Miraglia, inquadrò l’affresco nella tipologia siculo-bizantina, ascrivendolo dunque al XII secolo. Sul lato destro della Madonna, è inginocchiato un personaggio dalla fluente capigliatura e con una corona sul capo, identificato, probabilmente, con il Ruggero il Normanno. In realtà, secondo il prof. Gianluigi Trombetti, il personaggio inginocchiato sembra avere un ‘aureola e, dunque, potrebbe trattarsi di un santo. Il noto ricercatore descrive la figura della Madonna come “assisa su un trono i cui montanti sono dati da due campanili” con finestre mono e bilobate, raccordati tra loro da uno schienale decorato da archetti a tutto sesto” e colloca l’affresco ad un periodo che va tra la fine del XIV e la metà del XV secolo.

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    All’angolo, in basso, sulla sinistra, infine, è rappresentata una piccola e misteriosa figura dalle fattezze demoniache che, il Miglio identificava con un infedele, forse un arabo, in fuga. Alla base dell’affresco si trova una struttura muraria vuota all’interno che farebbe pensare ad altare, per cui tutto l’ambiente potrebbe essere stato, inizialmente, una “cappella officiata”, legata alla nobile famiglia castrovillarese dei Sambiase, che ha subito nel corso dei secoli diversi rimaneggiamenti, fino ad essere utilizzata come cripta soltanto verso il 1500. Vi sono altri due vani lunghi e stretti, sormontati da una volta crollata, nonché piccoli spazi usati, probabilmente come pozzetti sepolcrali chiusi da lapidi, di cui, una reca uno stemma ed un’iscrizione ancora in fase di decifrazione.

    I Miracoli

    • La Madonna del Castello entra nei cuori di chiunque si trovi ad ammirarne l’immagine e da tempi immemorabili ha sempre operato diversi miracoli, attestati dalla tradizione e dalla devozione popolare. Il popolo di Castrovillari si è continuamente rivolto a Lei che ha elargito sempre benedizioni e grazie, liberando la città da carestie, tempeste, invasioni di bruchi ed altri insetti distruttori del raccolto e da malattie contagiose come la peste ed il colera e preservandola dai numerosi e disastrosissimi terremoti, come quelli del 1693 e del 1781. Nel XIX secolo uno scrittore locale, Carmine Rubini compose una celebre raccolta dei principali miracoli operati da Santa Maria del Castello, principale Patrona della Città di Castrovillari, tra cui alcuni ancora oggi si ricordano.
    • Come quello del gentiluomo castrovillarese, Marsio La Monica, il quale volendo collocare l’immagine della Madonna in un luogo più degno, la tolse dal piccolo altare dove si trovava, la fece circondare da una struttura di legno e, situatala su un carretto, si apprestò a portarla verso l’arco dell’altare maggiore, ma giunto proprio vicino all’altare fu impossibile proseguire, poiché il carretto non avanzava di un solo passo, tanto da ritenere che ciò fosse il volere della Vergine, che desiderava essere riportata dove era sempre stata, sul piccolo altare laterale, dove ancora oggi viene venerata.
    • Famoso è anche il miracolo avvenuto nel 1713, allorché dei mercanti di Castrovillari, mentre si recavano, via mare, alla fiera di Salerno, furono assaliti da una furiosa tempesta e la loro nave venne sbattuta dai flutti. In procinto di essere sommersi, non trovando altro scampo, i mercanti stavano già per buttare le mercanzie a mare, quando, ma dinnanzi ai loro occhi apparve la Madonna, invocata con fede, che veniva in loro aiuto, assicurando loro la salvezza e salvandoli da ogni pericolo. Una vicenda simile accadde a don Stefano Vela, il quale durante un suo viaggio verso Napoli, andò a cozzare con la sua nave, contro uno scoglio, ma invocando la Madonna ne uscì incolume.
    • Durante l’epoca risorgimentale, inoltre, il 24 giugno 1848, il santuario della Madonna del Castello divenne teatro di battaglia tra i borbonici, comandati dal generale Busacca ed i patrioti dell’esercito rivoluzionario calabro-siculo, guidati dal Ribotti. Diciotto colpi di artiglieria vennero diretti contro il colle del santuario, dove si trovavano i soldati borbonici, ma la maggior parte delle palle da cannone, sorvolando la chiesa, finivano nella vallata retrostante del fiume Coscile, mentre altre cadevano ai lati della chiesa. Una di queste palle cadde nel loggiato, ma era fredda ed un soldato, meravigliato e sorpreso, andò a deporla sull’altare della madonna. Si narra che, in quell’occasione, sul tetto del santuario, molti castrovillaresi videro una signora seduta che riceveva nelle proprie mani le palle da cannone e le gettava dietro le sue spalle, nella vallata.
    • Quasi un centinaio di anni dopo, precisamente nel1943, durante la seconda guerra mondiale, Castrovillari avrebbe potuto essere rasa al suolo dai tedeschi se non fosse intervenuta, ancora una volta, la Madonna. Numerose infatti furono le bombe nemiche che si abbatterono sulla città, ma la maggior parte di esse caddero in periferia o tra le rovine della vecchia Civita e quelle che caddero all’interno dell’abitato non esplosero. A ricordo di questo rimane ancora un cannone lasciato dai soldati tedeschi in ritirata.
    • Ed ancora si racconta che il 25 aprile 1897 Castrovillari fu sconvolta da un terribile alluvione. L’acqua, che penetrava ovunque, provocò la morte di donne, vecchi e bambini e di moltissimi capi di bestiame, distruggendo completamente le coltivazioni locali. Tra grida disperate, scongiuri e lamenti, all’improvviso il cielo si colorò di rosso ed, avvolti in una nuvola bianca, apparvero al popolo la Madonna del Castello, San Giuliano e San Francesco di Paola nell’atto di chetare le acque. Riapparve il sole, le acque si ritirarono, le piante tornarono floride e le campagne completamente prosciugate, tanto che già nel mese di giugno si ebbe uno straordinario raccolto. Da qui l’usanza di portare in processione le tre statue nei giorni della loro festa.
    • Ma l’episodio sicuramente più straordinario e prodigioso fu quello verificatosi il 1° maggio del 1709, quando, mentre il popolo si trovava riunito nel santuario, il cielo si offuscò terribilmente ed un fulmine si abbatté improvvisamente sull’edificio sacro, poi, strisciando attraverso il campanile, entrò nel santuario con una furia ed un fracasso incredibili, girò tutta la chiesa, ma come se fosse trattenuto da una mano invisibile, non colpì in alcun modo né la sacra struttura né alcuno dei fedeli.

    Immagini
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    Altare della Madonna realizzato in marmi policromi intarsiati e decorati. Opera di Marino Palmieri del 1763.

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    Altare della famiglia Pellegrini con il dipinto di Giuseppe Picone, del 1704, raffigurante S. Carlo Borromeo e S. Filippo Neri.

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    Pala dell'Altare Maggiore. L'opera datata 1560, raffigurante l'Assunzione della Vergine è dell'artista Pietro Negroni

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    Dipinto raffigurante il Compianto sul Cristo Morto, di ignoto pittore del '600, all'interno di uno splendido altare balaustrato.

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    Madonna col Bambino adorata dai Santi Gaetano e Biagio, opera del XVIII secolo di Francesco Oliva.

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    Madonna del Carmine con i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova. dipinto del XVIII secolo di Francesco Oliva.

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    Madonna di Loreto adorata dai Santi Giovanni Battista e Andrea. Opera di Giovan Tommaso Conte, della fine del XVI secolo.

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    Madonna col Bambino e i Santi Giovanni Battista e Andrea. Dipinto su tela del 1777 firmato Genesio Galtieri.

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    Madonna in trono tra i Santi Barbara e Lorenzo. Opera di Pietro Negroni, firmata e datata 1552.

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    Affresco del XIII secolo raffigurante Cristo Redentore tra angeli situato sulla parete della scala che conduce alla cantoria.

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    Circoncisione, dipinto su tela del 1777. opera del pittore nativo di Mormanno, Genesio Galtieri.

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    Pulpito in legno di fine 700
    eseguito dalla bottega di Giorgio Frunzi.
    Il Crocefisso sovrastante è di XVIII secolo.


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    Formella marmorea della metà del XIV secolo
    attribuita a Tino da Camaino, forse, appartenente
    ad un monumento funebre.


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    Acquasantiera in pietra chiara del 1605,
    opera di ignoto calabrese. Nella vasca si trova il simbolo
    paleocristiano del pesce.


    Edited by Isabel - 26/7/2014, 13:44
     
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    Protoconvento Francescano

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    - Fonte -

    E' stato il primo convento francescano costruito in Calabria, realizzato nel 1221 dal Beato Pietro Cathin, discepolo e compagno di San Francesco d' Assisi. Il Beato Pietro Cathin nacque a S.Andrea della Marca verso la fine del sec. XII, visse quasi sempre a Castrovillari e qui morì nel 1264 per mano degli ebrei del luogo che lo martirizzarono ponendogli un elmo infuocato sulla testa poco distante dal convento nel quartiere ebraico della Giudeca, acclamato per beato fu per molti secoli patrono della città.
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    Il Protoconvento Francescano venne soppresso nel 1808 dai francesi, e come dice il L' Occaso pesante fu l' influenza sull' aumento dell' analfabetizzazione, poichè questo luogo svolse un importante ruolo sul piano culturale, era stato elevato infatti a Studio di prima classe sin dalla metà del XVI secolo. Dopo la soppressione, divenne ospedale militare prima e caserma poi, la vecchia chiesa all' interno fu trasformata in teatro, per merito di Carlo Maria L' Occaso, inaugurato nel 1845, dopo circa quaranta anni fu chiuso ed adattato ad infermeria. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943 a causa del bombardamento aereo degli alleati il convento subì molti danni. Oggi divenuto proprietà comunale è stato completamente ristrutturato, è sede tra l' altro del rinato Teatro Sybaris, del Museo civico archeologico, della Pinacoteca comunale Andrea Alfano, della Saletta Paonessa e dell'aula multimediale del comune di Castrovillari.


    Edited by Simona s - 11/10/2013, 14:23
     
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    Chiesa Monumentale di San Giuliano

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    - Fonte -

    Nella valletta di Cannarossa ai piedi del Colle del Lauro, sorge la Chiesa di San Giuliano, protettore di Castrovillari, le cui origini risalgono al XII secolo e che costituisce un altro degli edifici sacri di notevole interesse della città. Il culto di San Giuliano, vescovo di Le Mans, fu introdotto dai Normanni che conquistarono Castrovillari nel 1064. La chiesa fu poi ampliata nel XIII secolo. Di questi lavori rimangono tracce nell'atrio, dove le strutture gotiche in tufo e frammenti di decorazioni in pietra si intravedono tra l'intonaco. Nel Cinquecento, poi, l'edificio subì una radicale trasformazione, completato nel 1647 con la realizzazione del bellissimo soffitto ligneo e del nuovo altare. Altre vicende segnarono la storia della chiesa, tra cui l'incendio del 1789 che la distrusse quasi interamente. La facciata presenta un bel portale rinascimentale, in pietra chiara, con due ordini di colonnine intervallati da decori floreali, preceduto da una scala a due rampe. All'interno, tra le varie cappelle, quella del Crocifisso, con un bell'altare su cui è collocato un pregevole Cristo in croce, opera cinquecentesca di scultore meridionale, la Cappella di San Pietro e quella del Fonte battesimale. Tra le varie opere conservate al suo interno, particolare interesse riveste la Madonna nera, olio su tela di ignoto pittore del XVI secolo, forse di area adriatica gravitante in quell'ambito veneziano della pittura di icone.


    Edited by Simona s - 11/10/2013, 14:24
     
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