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Biografia: Gilles de Rais

Militare e assassino seriale francese - 1404/1440

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    Gilles de Rais

    Gilles de Montmorency-Laval barone di Rais (o Retz, o anche Raiz) (Machecoul, 10 settembre 1404 – Nantes, 26 ottobre 1440) è stato un militare e assassino seriale francese. Dopo una carriera militare di tutto rispetto, che lo portò al titolo di maresciallo di Francia, venne accusato di praticare l'alchimia e la stregoneria, e di aver torturato, stuprato, necrofilizzò ed ucciso almeno 140 bambini e adolescenti. Fu quindi condannato a morte.

    Biografia
    Gilles de Rais fu un bambino di straordinaria intelligenza, con spiccate capacità nell'apprendimento del latino. Di nobile casato (i Montmorency-Laval erano due fra le più potenti famiglie di Francia, imparentate col connestabile Bertrand du Guesclin), a soli undici anni rimase orfano di entrambi i genitori (la madre morì di malattia ed il padre ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia), e fu allevato dal nonno materno, Jean de Craòn. Jean de Craòn lo fidanzò a tredici anni con Jeanne Peynel, una ricca ereditiera, poi con Beatrice de Rohan, nipote del duca Giovanni IV di Bretagna. La morte prematura di entrambe le giovani impedì il matrimonio. Sposò infine un'altra ereditiera, Catherine de Thouars, il 30 novembre 1420.

    La carriera militare

    Nel 1427, agli ordini di Arturo III di Bretagna, entrò al servizio di Carlo VII di Francia combattendo alla testa di un proprio contingente in svariati episodi della guerra dei cent'anni. Grazie alla parentela con Georges de la Trémoille, gran ciambellano di Francia, entrò nelle grazie del sovrano combattendo poi contro gli inglesi al fianco di Giovanna d'Arco, ad Orléans, a Jargeau, a Meung-sur-Loire e a Beaugency. Divenuto pari di Francia, consigliere e ciambellano di re Carlo VII, presenziò alla consacrazione di quest'ultimo, avvenuta a Reims il 17 luglio 1429, dopo essere stato elevato al titolo di maresciallo di Francia il precedente 21 aprile. Continuò a combattere prima sulla Loira quindi in Normandia, alla testa di un piccolo esercito personale da lui stesso mantenuto.

    La decadenza e la dissolutezza

    Morto il nonno, nel 1432 ereditò un'immensa fortuna, consistente soprattutto in proprietà terriere in Bretagna, nel Maine e nell'Angiò, cui si aggiungevano le ricchezze dei de Rais e quelle della moglie, ritrovandosi così ad essere uno degli uomini più ricchi del suo tempo. Ritiratosi dal servizio militare (l'ultima azione cui prese parte ebbe luogo nell'estate 1432 a Lagny-sur-Marne, assediata dalle truppe di Giovanni di Lancaster) iniziò a condurre una vita dispendiosa e raffinata, circondandosi di manoscritti preziosi e finanziando sfarzosi spettacoli teatrali. Si sa che nel corso di una visita ad Orlèans il suo seguito di 200 persone occupò tutte le locande della città, e in pochi mesi la spesa arrivò a 80 000 corone d'oro. Non mancò di interessarsi di religione, costruendo una sfarzosa cappella privata e finanziando opere caritatevoli. Dissipò così in breve tempo il patrimonio di famiglia, fino ad essere costretto a ricorrere a prestiti e a svendere i propri possedimenti per somme irrisorie. In seguito agli sperperi, fra il 1434 e il 1436 la moglie lo abbandonò, il fratello prese possesso del castello avito di Champtocé e Carlo VII giunse su richiesta della famiglia ad emanare nei suoi confronti un atto di interdizione, dichiarando nulle ulteriori vendite. Giovanni V di Bretagna non rese nota tuttavia l'interdizione nei propri domini e col vescovo di Nantes Jean de Malestroit, ansiosi entrambi di opporsi alla politica del sovrano e soprattutto interessati all'acquisto dei terreni, nominò de Rais luogotenente generale di Bretagna. Fu probabilmente in quel periodo che, per cercare di ritrovare la perduta fortuna, Gilles de Rais cominciò a interessarsi all'occulto, motivo per cui affidò al suo cappellano, Eustache Blanchet, il compito di procacciargli alchimisti ed evocatori di demoni. Fu proprio Blanchet a recarsi in Toscana e ad incontrare a Firenze Francesco Prelati, un giovane monaco spretato aretino dedito all'occultismo, che assoldò e portò con sé in Francia nel 1439. Prelati, impegnato nel tentativo di ottenere la pietra filosofale, convinse de Rais di avere al proprio servizio un demone personale, di nome "Barron". Non essendo ovviamente in grado di soddisfare i desideri del suo mecenate, che ogni giorno era più bisognoso di denaro, Prelati richiese a nome del demone il sacrificio di un cadavere di bambino.

    Il processo e la condanna
    gilles_rais

    Il 15 maggio 1440 de Rais riprese armi alla mano il castello di Saint-Étienne de Mermorte, che egli stesso aveva venduto al tesoriere di Bretagna Guillaume Le Ferron (prestanome del Duca). Ciò facendo non solo violò un contratto, ma infranse le leggi della Chiesa entrando in armi in un luogo sacro, e prendendo in ostaggio il canonico Jean Le Ferron (fratello del proprietario) che stava celebrando la Messa. Il fatto indusse il vescovo di Nantes, competente per territorio, ad aprire un'indagine. Dopo la liberazione di Le Ferron, nel settembre dello stesso anno de Rais fu arrestato insieme a servitori ed amici, e il 28 settembre cominciò il processo inquisitoriale di fronte al vescovo e al vice inquisitore di Nantes, Jean Blouyn. Quel giorno deposero otto testimoni a suo carico, seguiti poi da altri due, tutti lamentando la scomparsa di bambini ed attribuendone il rapimento ad una serva di Gilles de Rais, Perrine Martin soprannominata "la Meffraye", in prigione a Nantes.
    Il 13 ottobre il processo riprese; nel frattempo furono stilati 49 capi d'imputazione: de Rais fu accusato di avere, con l'aiuto di complici, rapito numerosi bambini (il totale fu quantificato in 140), di averli uccisi nei modi più perversi, smembrati, bruciati, di averli offerti in sacrificio ai demoni, di aver condotto con Prelati pratiche stregonesche, ecc. Alcuni giorni dopo, il 16 e il 17, furono raccolte le deposizioni dei supposti complici. Gilles de Rais inizialmente si scagliò con violenza contro i giudici, accusandoli apertamente di volerlo processare per sottrargli le sue ricchezze (de Rais si era già distinto in precedenza per l'atteggiamento polemico o apertamente violento nei confronti del clero); il vescovo e l'inquisitore lo minacciarono di scomunica, e gli diedero 48 ore di tempo per preparare una difesa.
    Il 15 ottobre Gilles de Rais ricomparve davanti al tribunale: forse il timore indotto dalla scomunica, forse la minaccia della tortura, lo indussero a confessare nei giorni successivi una quantità enorme di crimini di incredibile efferatezza.
    Il 25 ottobre fu emessa la sentenza: in nome del vescovo e dell'inquisitore Gilles de Rais fu dichiarato colpevole di apostasia ed invocazione demoniaca; a nome del solo vescovo fu dichiarato colpevole di crimini contro natura, sacrilegio e violazione dell'immunità della Chiesa.
    Il 26 ottobre de Rais, insieme ai due servitori e complici, Henriet Griart e "Poitou", fu giustiziato mediante l'impiccagione e il rogo, ma non prima di ricevere l'assoluzione dai peccati commessi. Chiese ed ottenne di venire tumulato nella cappella dei Carmelitani di Nantes, luogo di sepoltura dei duchi di Bretagna.
    La vicenda giudiziaria non si estinse con l'esecuzione: da una lettera di Carlo VII del 1442 si apprende che Gilles de Rais aveva inoltrato appello al re e al Parlamento di Parigi, senza che ciò venisse tenuto in conto dai giudici; poiché i familiari volevano dar seguito alla cosa, Pierre de l'Hôpital, presidente del tribunale di Bretagna, e gli altri giudici, erano chiamati a comparire davanti al Parlamento. In una seconda lettera del sovrano il Parlamento e i balivi di Maine, Angiò e Turenna vengono chiamati all'apertura di un'inchiesta sulle circostanze della condanna. Le lettere furono redatte ma mai spedite: si ignora il motivo, tuttavia è significativo il solo fatto - per quel che attiene le accuse a Gilles de Rais - che Carlo VII le abbia scritte.

    Discendenza
    Dal matrimonio con Catherine de Thouars nacque una figlia, Marie de Laval, sposata con l'ammiraglio Prigent de Coëtivy, e in seconde nozze con il maresciallo André de Lohéac. La sua vedova, un anno dopo la morte di Gilles, contrasse nuovo matrimonio con Jean de Vendôme. La famiglia si estinse nel 1502.




    Fonte: Wikipedia, per l'immagine a centro pagina invece, Sinosoria.com

    Edited by Isabel - 26/7/2012, 10:35
     
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