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Museo razzista di Cesare Lombroso in Piemonte

Storia

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  1. Isabel
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    Museo razzista di Cesare Lombroso in Piemonte

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    Foto del nordico razzista Cesare Lombroso

    "Dopo la morte di Cesare Lombroso, il suo corpo fu sottoposto ad autopsia. In base ai risultati di essa, si disse che Cesare Lombroso sarebbe stato da ritenere, secondo le sue stesse teorie, "affetto da cretinismo perpetuo".
    (L'autopsia di Cesare Lombroso)

    - Info -

    La fama di Lombroso è legata soprattutto alla teoria dell'uomo delinquente nato o atavico, individuo che reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall'uomo normale e socialmente inserito. L'interesse di Lombroso per i poveri, gli emarginati, i folli è presente fin dagli anni giovanili, quando, giovane medico, gira per le campagne lombarde, distribuendo opuscoli, stampati a proprie spese, ai contadini vittime della pellagra. Nel 1859, arruolatosi nel Corpo Sanitario Militare durante la campagna di repressione del brigantaggio, è inviato per tre mesi in Calabria. Qui Lombroso affronta lo studio delle popolazioni calabresi in rapporto al linguaggio e al folklore. L'interesse per il fenomeno della delinquenza insorge nel 1864, osservando i tatuaggi dei soldati e le frasi oscene tatuate che distinguono "il soldato disonesto in confronto all'onesto". Lombroso comprende, però, che l'elemento del tatuaggio non basta da solo per capire la natura del delinquente e che è necessario definire i caratteri dell'anormale, del delinquente e del pazzo utilizzando il metodo sperimentale della scienza positivista. Nel 1866 è nominato professore straordinario dell'Università di Pavia. Il 10 aprile 1870 sposa Nina De Benedetti. Dal matrimonio nasceranno cinque figli, tra cui Gina, secondogenita e biografa del padre. Nel 1871 Lombroso ottiene la direzione del manicomio di Pesaro dove vivrà una felice esperienza professionale, in quel periodo elabora una proposta che sottopone alle autorità ministeriali: la creazione di manicomi criminali destinati agli alienati che delinquono e agli alienati pericolosi. L'anno dopo rientra a Pavia e inizia gli studi che lo porteranno alla elaborazione della "teoria dell'uomo delinquente".


    La scoperta della "fossetta" e la teoria dell'uomo delinquente

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    Cranio di Giuseppe Villella, un brigante calabrese


    Nel novembre 1872 Lombroso sottopone ad autopsia il cadavere di Giuseppe Villella, un brigante calabrese di 70 anni che aveva già incontrato in carcere qualche anno prima. Dall'esame autoptico condotto sul cranio di Villella Lombroso rileva una anomalia nella struttura cranica, una concavità a fondo liscio localizzata nella zona dell'occipite definita fossetta occipitale interna.La scoperta della fossetta convince Lombroso che l'anomalia non è presente negli individui "normali", ma solo nel cranio di pazzi e criminali ed è la "prova" che delinquenti si nasce: pazzi, delinquenti, selvaggi, ominidi e specie estinte, comportamenti devianti, criminali o psichiatrici hanno un'unica causa atavica. Gli studi sulla causa della delinquenza e la teoria della delinquenza atavica sono presentati nel volume "L'uomo delinquente", edito per la prima volta nel 1876, anno in cui si trasferisce a Torino per ricoprire la cattedra di medicina legale all'università. In seguito, organizza un laboratorio che diverrà la fucina dei suoi studi di medicina legale e di antropologia criminale. Successivamente Lombroso modifica in parte l'originaria e originale tesi dell'uomo delinquente.

    Gli sviluppi degli studi lombrosiani

    Già nella seconda edizione dell'Uomo delinquente del 1878 l'autore risponde alle obiezioni che erano state rivolte alla sua teoria, la quale, secondo alcuni critici, avrebbe limitato la spiegazione della delinquenza al dato costituzionale del criminale, trascurando le influenze dell'ambiente e l'aspetto psicologico. La nuova edizione viene quindi ampliata con studi sul significato del tatuaggio, la cui valenza simbolica era già stata affrontata da Lombroso ai tempi dei suoi studi sui militari e sui detenuti, rilevando una maggiore presenza di tatuaggi sui carcerati rispetto al resto della popolazione. Studia il gergo criminale, il suicidio, la prostituzione. Analizza il fenomeno criminale in base all'età, al sesso, al clima, all'alimentazione, alla povertà. Nella terza edizione dell'Uomo delinquente del 1884 Lombroso riprende la teoria del pazzo morale, anticipata in un precedente scritto, e ammette che nel delinquente atavico è presente la follia morale, che riporta l'individuo a stadi ancestrali privandolo del senso etico. Le critiche provenienti da ambienti diversi, da politici e da sociologi, spinge Lombroso a pubblicare, nel 1889, la quarta edizione dell'Uomo delinquente e a prendere posizione nei confronti del reo politico. Lo studioso avverte la difficoltà di poter affermare che anche questo "comportamento criminale" possa essere una conseguenza di un guasto atavico della struttura biologica dell'individuo. Ma il problema viene solo spostato di prospettiva, infatti Lombroso, consapevole di non poter accomunare il reo politico al delinquente nato, sostiene che il delinquente politico si differenzia dal delinquente nato e pur essendo tale dal punto di vista giuridico non lo è mai dal punto di vista morale e sociale. Distingue quindi la "rivoluzione", intesa come un fatto fisiologico e intrinseco all'evoluzione storica, della "ribellione", fenomeno patologico e pericoloso. Nel 1897 pubblica la quinta edizione dell'Uomo delinquente, in quattro volumi, di cui uno contenente illustrazioni. L'analisi dei caratteri somatici criminali si fa sempre più dettagliata e l'Autore propone le caratteristiche proprie dei tipi criminali, differenziati in base alle anomalie proprie della classe a cui appartengono. Si delinea quindi il profilo criminologico del pazzo morale e del pazzo epilettico, accomunando nella stessa classe degli epilettoidi i pazzi morali, i delinquenti epilettici e i delinquenti nati; segue l'analitica descrizione dei mattoidi, ovvero individui alienati che passano per geni, ma che in realtà sono persone comuni affette da un'ideazione patologica che li porta a dedicarsi ad attività estranee alle loro capacità. Essi si improvvisano politici, predicatori, medici e via di seguito e sono animati da una esagerata laboriosità. Tra questi individui include Giovanni Passannante, anarchico lucano, di professione cuoco, attentatore di Umberto I nel 1878 e di Davide Lazzaretti, un carrettiere improvvisatosi teologo e mistico trascinatore di folle che stabilì il suo "quartier generale" sul Monte Amiata. In questa fase degli studi lombrosiani le cause del delitto si spostano da una prospettiva esclusivamente biologica per includere le influenze determinate dal clima, dalla meteorologia, dalle aree geografiche e dalle intossicazioni. Per quanto riguarda la delinquenza femminile, Lombroso non individua "segni" della diversità criminale sul corpo della donna e ritiene che il fenomeno della prostituzione sia l'unico comportamento deviante manifestato dagli individui di sesso femminile. Il delitto politico, infine, viene definitivamente escluso dal novero dei delitti derivanti da anomalie ataviche e per questo classificato come "reato per passione".

    Ridateci i resti dell'Eroe Villella. Seconda cosa: la chiusura di quell’orribile museo razzista.

    - Info -

    Su proposta del Movimento Neoborbonico, il sindaco di Motta Santa Lucia (Catanzaro), Amedeo Colacino, ha fatto approvare, all'unanimità, la seguente delibera già inviata al Museo torinese di Lomboso e ai Ministri competenti. Un po' di verità e di giustizia storica anche nelle Calabrie grazie al coraggio di un amministratore profondamente legato al suo territorio...

    Proposta di Deliberazione: “ determinazioni per la restituzione dei resti del concittadino Giuseppe Villella.”

    Il Sindaco relaziona sull’oggetto della Deliberazione:
    Il 27 novembre riaprirà (dopo un costosissimo restauro) il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino.
    Presso lo stesso museo crani e altre sezioni del corpo di centinaia di “briganti” meridionali (mescolati con quelli di criminali e malati di mente), giacciono in una sorta di “fossa comune” e saranno esposti in quell’occasione in grande evidenza. Tra i pochissimi resti identificabili quelli di Giuseppe Villella, presunto “brigante” nato a Motta Santa Lucia nel 1803 e morto in carcere a Pavia nel 1872.

    Si premette che:
    • Le più recenti e aggiornate ricerche storiografiche testimoniano ormai definitivamente la natura politica del cosiddetto “brigantaggio” post-unitario, fenomeno vasto, articolato e tutt’altro che inquadrabile in un contesto di ordinaria delinquenza o di follia criminale (v. la Guida alle fonti per la storia del brigantaggio postunitario conservate negli Archivi di Stato, a cura del Ministero per i Beni Culturali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici).
    • Il “brigantaggio” fu un fenomeno drammatico con conseguenze pesantissime ai danni delle popolazioni meridionali ed in particolare calabresi e lucane con episodi intollerabili di violenza che arrivarono fino alla decapitazione sistematica della nostra gente da parte delle truppe piemontesi (Fondo Brigantaggio, Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Busta 60);
    • Le teorie di Cesare Lombroso, molto spesso legate alle origini dello stesso razzismo nazista, hanno rivelato tutta la loro inattendibilità scientifica.
    • Lo stesso Lombroso fu per diversi anni medico al seguito delle truppe piemontesi (circa 120.000 unità) impegnate nella sanguinosa repressione del “brigantaggio” nelle Calabrie e nel resto dell’ex Regno delle Due Sicilie.
    • In maniera del tutto immotivata dal punto di vista scientifico, Cesare Lombroso fece di Giuseppe Villella il simbolo della sua folle teoria sulle “fossette occipitali” e, quindi, il simbolo di tutta la delinquenza calabrese e meridionale contribuendo in maniera nefasta alla creazione di preconcetti razzisti (e mai del tutto cancellati) nei confronti della nostra gente giudicata “geneticamente inferiore” o “pericolosa”.
    • A 150 anni dall’unificazione italiana ed in vista di celebrazioni che, secondo i pareri più diffusi, ormai, dovrebbero essere finalizzate alla ricostruzione di una memoria storica nazionale finalmente condivisa, si ritiene doveroso richiedere la restituzione dei resti di Giuseppe Villella.

    La restituzione dei resti di Giuseppe Villella avrebbe un profondo valore simbolico come gesto di vera riconciliazione nazionale, segno della sempre più necessaria ricostruzione della verità storica e dell’attesa restituzione di giustizia e dignità nei confronti di Giuseppe Villella, dei suoi eredi, dell’intera cittadinanza di Motta Santa Lucia, simbolo, infine, del riscatto di tutte le popolazioni calabresi e meridionali.


    La giunta comunale
    Udita la relazione del Sindaco e fattala propria;
    Ritenuto opportuno aderire alla richiesta di restituzione dei resti del concittadino Giuseppe Villella, ponendo in essere tutte le iniziative all’uopo necessarie;

    D E L I B E R A
    • Di aderire alla richiesta del Sindaco di proporre alle istituzioni interessate la restituzione dei resti del concittadino Giuseppe Villella, conservati presso il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino;
    • Di dare mandato al Sindaco di porre in essere tutti gli atti necessari e conseguenziali alla realizzazione di quanto in premessa;
    • Di stabilire che, in seguito alla restituzione si provvederà finalmente ad una dignitosa sepoltura presso il cimitero comunale, con la celebrazione di una Messa in Suffragio e l’organizzazione di un convegno di studi aperto alla partecipazione di studiosi locali, nazionali e internazionali.
    • Che, copia del presente atto deliberativo sia trasmesso, per quanto di competenza, al Ministro della Giustizia (competente per i musei criminologici), al Direttore del Museo Criminologico di Torino “Cesare Lombroso” e, per conoscenza, al Ministro dei Beni Culturali, al Presidente della Regione Calabria, al Presidente della Provincia di Catanzaro.
    Seconda cosa: la chiusura di quell’orribile museo.

    Di dichiarare il presente atto, con separata, unanime votazione, immediatamente esecutivo a mente dell’art. 134, c.4 D.Lgs
     
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