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Storica sentenza: Il tribunale ordina che il cranio del “Brigante” Villella torni in Calabria

Il tribunale di Lamezia dà ragione al Comune di Motta Santa Lucia e condanna il Museo “Lombroso” di Torino: dovrà restituire i resti e pagarne le spese di trasporto e tumulazione

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    Storica sentenza: Il tribunale ordina che il cranio del “Brigante” Villella torni in Calabria

    Il tribunale di Lamezia dà ragione al Comune di Motta Santa Lucia e condanna il Museo “Lombroso” di Torino: dovrà restituire i resti e pagarne le spese di trasporto e tumulazione

    Reggio Calabria, 6 ott - Il giudice Gustavo Danise del tribunale di Lamezia Terme ha stabilito che il museo ''Cesare Lombroso'' di Torino dovra' restituire il cranio del brigante calabrese Giuseppe Villella, su cui, nel 1871, Lombroso asseri' di aver rintracciato la famigerata ''fossetta occipitale mediana'' (a dimostrazione della teoria della delinquenza atavica), al Comune di Motta S. Lucia, e pagarne le spese di tumulazione. L'ha deciso una sentenza del tribunale di Lamezie Terme (giudice il dottor Gustavo Danise) emessa ieri, che da' ragione al Comune di Motta Santa Lucia, centro collinare del Lametino guidato dal sindaco Amedeo Colacino ''Calabria on web''.

    Lo scrive oggi il Corriere della Sera, dando notizia della “telenovela” a metà tra storiografia e rivendicazione territoriale nata attorno al cranio di Giuseppe Villella, sospetto di brigantaggio e condannato per furto e incendio, morto in carcere nel 1872. Il comitato No Lombroso si batteva da anni per la restituzione, e dalla disputa era nata una causa tra il Comune del Catanzarese e l'Università di Torino (la collezione privata dello studioso è confluita nel museo universitario del capoluogo piemontese).

    «Non chiediamo la chiusura dell'allestimento – ha dichiarato l'animatore del comitato, Domenico Iannantuoni, al giornalista del Corsera Antonio Carioti –, ma il ritiro dei reperti ossei umani e, dove possibile, la loro restituzione alle comunità di origine delle persone cui appartenevano. L'istituzione torinese non è un museo anatomico, quindi non ha diritto di esporli. Magari li si potrà sostituire con degli appositi calchi in gesso o in plastica». Ora la magistratura ha messo la parola fine al caso: non c'è nessuno motivo in base al quale «il cranio di Villella debba rimanere esposto come esempio di una categoria umana bollata come criminale per natura in base a una teoria errata», scrive il quotidiano di via Solferino nelle pagine culturali. Di conseguenza l'ateneo «deve restituire il cranio per la sepoltura, anche al comune di residenza in vita, in mancanza di eredi che abbiano formulato espressa richiesta».


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    Una splendida notizia, sono felicissima :D finalmente un po' di Giustizia per questo nostro Eroe!
    Il prossimo passo da fare adesso è richiedere la restituzione anche degli altri; poi far chiudere quel museo del razzismo e infine inserire nei libri la vera storia dell'unità d'Italia.
    Così poi butteremo giù le statue del criminale Garibaldi e inalzeremo quelle dei Briganti. (tiè pure la rima :lol: ).
    Ma intanto godiamoci questa vittoria, e onoriamo questo grande Uomo!


    Edited by Simona s - 2/8/2013, 13:40
     
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    Ce ne hanno messo di tempo, era ora... :fumo: Ti quoto Isa
     
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    ''Dopo restituzione resti Brigante Villella chiediamo quelli di Carmine Crocco''

    ''Di fatto con questa storia il governo piemontese ha massacrato l'opposizione politica meridionale, che chiedeva terre da coltivare, ospedali, scuole e strade. Quella civilta', insomma, promessa con una unificazione mai avvenuta. ''Dei briganti serve una nuova narrazione, che faccia conoscere il loro grido di giustizia.


    Roma, 7 ott. (Adnkronos) - ''Un atto riparatorio e tardivo della giustizia italiana, una vittoria postuma del movimento dei briganti meridionali''. L'attore Ulderico Pesce, direttore del Centro Mediterraneo delle Arti e impegnato da anni in battaglie meridionaliste, commenta cosi' la sentenza del tribunale di Lamezia Terme, per la quale il museo 'Cesare Lombroso' di Torino dovra' restituire il cranio del brigante calabrese Giuseppe Villella, su cui nel 1871 Lombroso asseri' di aver rintracciato la fossetta occipitale mediana (a dimostrazione della teoria della delinquenza atavica), al comune di Motta S. Lucia, in provincia di Catanzaro.

    ''Ora chiedo la restituzione dei resti di Carmine Crocco, il brigante di Rionero e di Eustachio Paolo Chita, detto Chitaridd, il brigante di Matera, ancora esposti nel museo Lombroso. Ma chiediamo anche, a gran voce, la sepoltura di Andrew Leonard, il soldato inglese che combatteva nell'esercito anglo-napoletano contro le truppe napoleoniche, morto a Maida in Calabria il 4 luglio 1806''.

    ''Il cranio del brigante Villella, impegnato da anni sul fronte del teatro civile- era esposto al museo perche' caratterizzato dalla fossetta occipitale mediana interna, che secondo il Lombroso attestava la criminalita' per nascita. Per lo stesso medico -rimarca il meridionalista- anche l'anarchico Giovanni Passannante era nato delinquente, proprio perche' presentava la stessa fossetta che in realta' caratterizza i crani dei meridionali, e che non e' affatto 'segno' di criminalita'''.

    ''Di fatto con questa storia il governo piemontese ha massacrato l'opposizione politica meridionale, che chiedeva terre da coltivare, ospedali, scuole e strade. Quella civilta', insomma, promessa con una unificazione mai avvenuta. Le immagini dei briganti, fissate sulla lastra di bromuro, raccontano una ribellione che non si puo' ridurre a delinquenza''.

    ''Dei briganti serve una nuova narrazione, che faccia conoscere il loro grido di giustizia. Unghie nere e orgoglio del Sud. Un affare di coscienza civile. Perche' i fucilatori non prevalgano sui vinti''.


    Edited by Simona s - 2/8/2013, 13:41
     
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    Il cranio di Villella resta a Torino. Sospeso il trasferimento in Calabria

    La Corte d'Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dall'avvocatura dello Stato per il ritorno del cranio del brigante a Motta Santa Lucia, suo paese natale. Il sindaco della cittadina: «Vogliamo poter dare degna sepoltura ai resti mortali del patriota». I ricorrenti: «E' conservato nel museo di un ente pubblico»

    CATANZARO - La Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta di sospensione, presentata dall’avvocatura dello Stato, dell’ordinanza emessa il 12 ottobre dal Tribunale di Lamezia Terme, che aveva ingiunto all’Università di Torino di consegnare al comune di Motta Santa Lucia (Catanzaro) il cranio del brigante Giuseppe Villella, morto nel 1864 a Pavia e facente parte, sin da allora, della collezione lombrosiana. Il sindaco di Motta Santa Lucia, Amedeo Colacino, sulla decisione della Corte d’appello di Catanzaro ha affermato che «noi andremo avanti ed attendiamo che ci sia il giudizio di merito. Ci auguriamo che vengano accolte le nostre tesi in modo da poter dare degna sepoltura ai resti mortali del patriota Giuseppe Villella. Come Comune resisteremo fino all’ultimo grado di giudizio per vedere riconosciute le nostre ragioni e per riottenere i resti di Villella». L’udienza per la prosecuzione del giudizio di merito d’appello è fissata al 5 marzo 2013.
    «Quel cranio – è scritto in una nota della società Spaini&PAartners – riveste una grande importanza storico-scientifica perchè su di esso Lombroso fondò la teoria dell’'uomo criminalè, che all’epoca ebbe diffusione internazionale e fu al centro di un vasto dibattito sul rapporto tra biologia e comportamento, che per certi versi ha anticipato le odierne discussioni indotte dalle neuroscienze. L’Ordinanza del Tribunale di Lamezia Terme non teneva conto del fatto che quel cranio, essendo conservato nel museo di un ente pubblico, è tutelato da una legge dello Stato (il Codice dei Beni Culturali) ed è inalienabile, nè del fatto che l’Università di Torino è solo il depositario di questo bene, che fa parte del patrimonio dello Stato». «La richiesta di sospensione – prosegue la nota – è stata accolta in considerazione della ragionevole fondatezza dei motivi di appello proposti ed operando una valutazione comparativa degli interessi delle parti, rilevando che l'esecuzione dell’ordinanza impugnata appare pregiudicare gravemente l’interesse dell’Università».

    Giuseppe Villella nacque a Motta Santa Lucia nel 1803 e visse nell’Italia pre-unitaria. Per diversi anni si è battuto in favore delle popolazioni meridionali e partecipò alla resistenza contro i Savoia. Fu arrestato e trasferito nel carcere di Vigevano dove morì nel 1872. Fu proprio nel carcere che Villella incontro Cesare Lombroso.

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    E figurati se non trovavano qualche 'appiglio' per ribaltare la sentenza, lo stato in questo è bravissimo. Beh che dire? Se questo nostro Eroe deve restare esposto in quel museo razzista, allora mi auguro che porti male a chi va a vederlo, burlandosi di lui e dei briganti in generale! -_-

    Edited by Simona s - 2/8/2013, 13:42
     
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    Torino si arrende “Il cranio del brigante ritorni in Calabria”

    Un pezzo chiave per le teorie di Lombroso Sul cadavere del brigante calabrese Giuseppe Villella Cesare Lombroso fece il suo primo esperimento, nel 1872

    Sulla restituzione del cranio del brigante Giuseppe Villella al suo paese d’origine e sulla presa di distanza fra la Città e il Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso» si è spaccato pure il Movimento 5 Stelle (e sono solo in due).

    Ma alla fine quella mozione che in pochi giorni ha fatto il giro d’Italia - ed è pure rimbalzata su parecchi siti stranieri - presentata dal consigliere Domenico Mangone (Pd), è stata approvata da un Consiglio comunale che per metà si è astenuto, sindaco Fassino in testa. Ciò che importa però è che siano bastati sedici voti favorevoli perché passasse un documento unico nel suo genere che impegna «La Città a promuovere ogni iniziativa affinché si giunga alla sepoltura dei resti, anche attraverso la restituzione delle spoglie ai discendenti o alle amministrazioni comunali, trattenute nel museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso di Torino».

    Lo scheletro nell’armadio - Ci ha messo talmente tanta passione il calabrese Mimmo Mangone (si è presentato orgogliosamente così lui, ieri in Consiglio sottolineando l’importanza di quelle radici) presentando la sua mozione, - e ci hanno messo del loro pure un migliaio di cittadini che hanno spedito altrettante mail ai consiglieri comunali di Torino - che poco hanno potuto le parole dell’assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe («Il Museo è dell’Università, e visto che c’è una contesa giudiziaria in piedi il Comune aspetterà che si pronunci il tribunale): la Sala Rossa, dopo aver più volte premesso «che ci sono problemi più urgenti in questa città» alla fine ha lasciato che la mozione passasse. Ora starà alla giunta vedere come muoversi.

    La storia - Il museo, in via Pietro Giuria, di proprietà dell’Università riaprì i battenti il 27 novembre 2009. Contiene 904 crani, scheletri, cervelli e maschere in cera e trae origine dalla collezione privata che Cesare Lombroso allestì in seguito a interventi su individui ritenuti criminali, malati di mente, omosessuali e prostitute con lo scopo di dimostrare la relazione tra comportamento e misure di parti del cranio e del corpo. Proprio sul cadavere di Villella, che aveva avuto trascorsi da brigante, Lombroso fece il suo primo esperimento, nel 1872. Nell’ottobre dello scorso anno, una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme, stabiliva con un’ordinanza la restituzione, da parte dell’Università, delle spoglie di Giuseppe Villella al suo paese natale, Motta Santa Lucia (Catanzaro). Mentre due giorni fa la Corte d’Appello ha accolto il ricorso del Museo Lombroso senza però entrare nel merito.

    Un cranio da brigante - Individuando un’anomalia nella struttura cranica, la cosiddetta fossetta occipitale, Lombroso giunse alla conclusione che tale conformazione non fosse presente negli individui «normali» ma solo nel cranio di criminali e pazzi. Ed è proprio su questo punto che l’avvocato Mangone ha dato il meglio della sua arringa finale: «Tralasciando l’aspetto razzistico della questione, sono qui a battermi perchè si dia degna sepoltura ad un cranio che è appartenuto a un brigante che ha rubato per fame e ha tuttora discendenti che lo reclamano. E ha aggiunto: «La mia mozione prevede che le spoglie restituite, se utili a finalità didattiche, siano sostituite con calchi o rappresentazioni multimediali».

    L’assessore alla Cultura - Di fronte al sì dell’aula l’assessore alla Cultura ha commentato: manderemo una lettera al Museo per evidenziare quanto emerso dall’aula: sorta di avviso di sfratto non tanto per il museo, ma per alcuni suoi preziosi reperti. Va però detto che sia Braccialarghe sia parecchi suoi colleghi di giunta hanno spiegato che i reperti esposti al Museo Lombroso sono da considerare al pari di altre opere d'arte. Come le mummie esposte all’Egizio di cui il Cairo non ha mai preteso la restituzione.


    Edited by Simona s - 2/8/2013, 13:43
     
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    Ritorno del cranio di Villella. Decisione nel dicembre 2014

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    Il tribunale di Catanzaro ha fissato l'udienza con cui deciderà dell'eventuale spostamento in Calabria del cranio di Giuseppe Villella, morto a Pavia nel 1864 e attualmente custodito presso il museo Cesare Lombroso di Torino. I giudici hanno spostato la decisione di merito dopo che in prima battuta il tribunale di Lamezia aveva ordinato all'Università di Lamezia la restituzione del teschio a Motta Santa Lucia

    CATANZARO – Occorrerà attendere il dicembre 2014 per conoscere le sorti del cranio del brigante Giuseppe Villella, facente parte, della collezione lombrosiana ospitata nel museo «Cesare Lombroso» di Torino. I giudici della Corte d’appello di Catanzaro infatti hanno rinviato al 2 dicembre 2014 la decisione di merito sul ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato contro l’ordinanza emessa nell’ottobre 2012 dal Tribunale di Lamezia Terme che aveva ingiunto all’Università di Torino di consegnare al comune di Motta Santa Lucia, centro collinare del lametino, i resti di Villella. La Corte d’appello, nel gennaio scorso, aveva accolto la richiesta di sospensione del provvedimento ed adesso deve decidere nel merito. A chiedere il trasferimento del cranio, sui cui Lombroso fondò la sua teoria sull'«'uomo criminale», è stato il Comune di Motta Santa Lucia (Catanzaro), guidato dal sindaco Amedeo Colacino. Richiesta sostenuta anche dal comitato scientifico No Lombroso e da vari enti locali, tra i quali il Consiglio regionale della Calabria. Giuseppe Villella nacque a Motta Santa Lucia nel 1803 e visse nell’Italia pre-unitaria. Per diversi anni si è battuto in favore delle popolazioni meridionali e partecipò alla resistenza contro i Savoia. Fu arrestato e trasferito nel carcere di Vigevano dove morì nel 1872. Fu proprio in carcere che Villella incontro Cesare Lombroso.


    Edited by Simona s - 2/8/2013, 13:44
     
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    finalmente! è giustissimo ed era ora!
     
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    Per ottenere la restituzione del cranio di Villella si punta sulla assenza della legittima provenienza

    La vicenda giudiziaria avviata dal comune di Motta Santa Lucia per ottenere la restituzione dal museo Cesare Lombroso del cranio di Giuseppe Villella si avvicina all'epilogo visto che nei prossimi mesi si terra il processo di appello che dovrebbe dirimere la questione

    MOTTA SANTA LUCIA - La richiesta di restituzione del cranio del contadino calabrese Giuseppe Villella torna d'attualità visto che nel corso dei prossimi mesi si svolgerà il giudizio d'appello a Catanzaro sorto in seguito alla richiesta giudiziale di ordinare la restituzione del teschio avanzata proprio dal comune di Motta Santa Lucia al museo di antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino. Morto nel 1864, Villella nacque a Motta Santa Lucia venne carcerato a Vigevano mentre morì, appunto il 16 agosto del 1864, nell’ospedale di Pavia.

    Su di lui, il criminologo Lombroso fece l’autopsia per individuare quella che, secondo le sue discusse e ormai superate teorie, sarebbe stato «il tratto distintivo della delinquenza atavica», ossia la fossetta occipitale interna o cerebellare mediana, presunto «segno anatomico del delinquente per natura».

    La vicenda giudiziaria, invece, è iniziata nel 2011, quando il Comune di Motta Santa Lucia ha adito le vie legali per la restituzione delle spoglie del suo concittadino. Il 3 ottobre del 2012, il giudice unico del Tribunale di Lamezia Terme ha condannato l'università di Torino, presso cui ricade il Museo antropologico criminale 'Cesare Lombroso', a restituire il cranio di Villella, pagandone anche le spese per il trasporto e la tumulazione. Da parte sua, l’ateneo piemontese si è opposto e ha presentato richiesta di appello contro la sentenza di primo grado, impugnandola presso la Corte d’Appello di Catanzaro che ha disposto la sospensione dell'obbligo di trasferimento, e sostenendo che la restituzione del cranio avrebbe «comportato lo smembramento della raccolta museale», anche se in precedenza era stato restituito alla Toscana il cranio di David Lazzaretti, il cosiddetto 'Messia dell’Amiata', ucciso dalla polizia nel 1878.

    Sulla questione era intervenuto anche il ministero dei Beni culturali, in risposta a un’interrogazione parlamentare, sottolineando che «non esistono agli atti del Museo di antropologia criminale di Torino documenti da cui risultino le modalità di acquisizione dei reperti». Circostanza cui ora fa riferimento anche il Comune calabrese di Motta Santa Lucia appellandosi al codice etico dei musei che prevede, in relazione al tema dell’acquisizione delle collezioni, anche il ritiro dall’esposizione al pubblico, se non si documenta «la loro legittima provenienza».
     
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