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Leopoldo Trieste

Autore di drammi e commedie per il teatro; attore

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  1. Isabel
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    Storie di calabresi lontani da casa - Leopoldo Trieste

    leopoldo_trieste

    Fonte - Strill.it
    di Damiano Praticò

    Leopoldo Trieste nasce a Reggio Calabria nel 1917, il 3 maggio. Da giovane, si afferma come autore di drammi e commedie per il teatro. Nel luglio 1945, ad esempio, il suo testo drammatico “La frontiera” viene rappresentato al Quirino di Roma. L’anno dopo, all’Excelsior di Milano, debutta “Cronaca”, testo puntato in modo pionieristico sulla critica ai giovani borghesi del mondo romano “sotterraneo”, da cui Claudio Gora trarrà, nel 1953, “Febbre di vivere”. Nel 1947 è la volta della rappresentazione, al Teatro delle Arti di Roma, di “N.N”, dramma che conclude una sorta di trilogia dell’Italia del dopoguerra.
    Contemporaneamente, Trieste ha iniziato a lavorare come sceneggiatore cinematografico, collaborando a “Gioventù perduta” (1948) di Pietro Germi, “I fuorilegge” (1950) di Aldo Vergano ed “Il cielo è rosso” (1950) di Claudio Gora.
    Gli manca ancora l’occasione di esordire nei panni di attore: la prima chance gli viene offerta dall’amico Federico Fellini, il quale lo ingaggia per il film “Lo sceicco bianco”, in cui Trieste fa la parte di Ivan Cavalli, giovane che perde le tracce della mogliettina Wanda durante il viaggio di nozze. Un anno dopo, ancora con Fellini, Trieste recita ne “I vitelloni” nei panni di Leopoldo, intellettuale inconcludente e velleitario.
    Da qui in poi sarà una lunga e fortunata carriera da caratterista: Leopoldo Trieste è Carmelo Patanè, il pittore con cui Marcello Mastroianni spinge al tradimento l’odiata moglie, in “Divorzio all’italiana” (1961) di Pietro Germi; è il barone Rizieri, nobiluomo pronto a fidanzarsi con la ragazza disonorata, in “Sedotta e abbandonata”; è un reduce della guerra di Spagna – muto – ne “L’uomo delle stelle” (1995) di Giuseppe Tornatore. Quest’ultimo ruolo gli farà vincere i premi cinematografici italiani più ambiti: il Nastro d’Argento ed il David di Donatello. Da ricordare inoltre la sua presenza in “Nuovo Cinema Paradiso” (1988), “Il nome della rosa”, pellicola tratta dal capolavoro di Umberto Eco, e “Il padrino – Parte II”, pietra miliare dei gangstar movies in cui Trieste veste i panni del “signor Roberto”, uomo del Sud Italia, calabrese (!), che vende alle grandi multinazionali gli emigrati appena sbarcati al porto di New York come forza lavoro.

    Leopoldo Trieste muore a Roma il 25 gennaio 2003 all’età di 86 anni.
     
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