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Memorie - 18 febbraio 1475: Reggio, fucina del primo libro in lingua Ebraica del mondo

Storia

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  1. Isabel
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    Memorie - 18 febbraio 1475: Reggio, fucina del primo libro in lingua Ebraica del mondo

    - Fonte -
    di Anna Foti


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    « In quest'antica e illustre città di Reggio posta all'estrema punta d'Italia di rimpetto alla Sicilia, vide la sua luce la prima edizione ebraica della Bibbia nel mese di Adar dell'anno 5235 della creazione del mondo, vale a dire tra il febbraio e il marzo dell'era cristiana anno 1475. Fu dessa il Commentario al Pentateuco di Rabbi Salomone Jarco impresso da un tale Abramo Garton figliuolo di Isacco, del quale niun'altra notizia mi è riuscito di raccogliere. E sebbene nell'istesso anno si fosse stampato in Pieve di Sacco, terra nel Padovano, il Rabbi Jacobi Ben Ascer Arba Jurim, ch'è la più antica delle altre edizioni ebraiche conosciute, pure dessa trovandosi impressa colla data del mese Jamuz, per quattro mesi posteriore devesi riputare. »
    (Vito Capialbi, Memorie delle Tipografie Calabresi, 1835)

    di Anna Foti - L’Ebraismo, la sua ricchezza del patrimonio storico e culturale e la sua storia millenaria lasciano anche nella città calabrese dello Stretto una preziosa eredità che si lega alla illustre tradizione della Lingua scritta, anticamente e profondamente radicata nell’area calabro – sicula. Gli scriptoria nel comprensorio reggino furono fucina, infatti, di codici italo-greci oggi conservati nelle più prestigiose biblioteche di tutto il mondo. A suggello di tale legame, la pagina prestigiosa scritta proprio a Reggio Calabria il 18 febbraio 1475, quando fu stampato e pubblicato il primo libro in lingua Ebraica con data certa, il Commentarius in Pentateuchum del rabbino ed esegeta francese di origini ebraiche Rashi (Rabbin Salomon ben Isaac), il più grande commentatore di Torah e Talmud. Fu il tipografo Abrahm Ben Garton ben Isaac, discendente da una famiglia ebreo – tedesca, a dare alla luce a Reggio il libro in lingua ebraica più antico al mondo, come riportato sulla "Storia di Reggio Calabria" di Domenico Spanò Bolani e nelle "Memorie delle Tipografie Calabresi"* da Vito Capialbi. A memoria di questo raro tomo, scritto con caratteri ebraici mobili (senza vocali) e simbolo della tradizione dei primi libri a stampa (incunaboli) risalenti al 1500 di cui anche Reggio fu fucina, una copia anastatica è custodita presso la Biblioteca comunale "Pietro De Nava" di Reggio Calabria, che ne ha fatto richiesta nel 2006 alla Biblioteca Palatina di Parma (fondo di Giovanni Battista De Rossi, ebraista e bibliografo) che invece conserva l’originale. Altra copia è custodita a Gerusalemme.

    Dalle informazioni riportate nel colophon dell’antico tomo si legge: “Nel luogo del mio studio ho scritto libri”. Si potrebbe dedurre che lo stesso Abrahm Ben Garton ben Isaac abbia scritto, e forse anche stampato, a Reggio altre opere poi inviate in Spagna, dove lo stesso risiedeva, ed andate perdute per via dell’espulsione degli Ebrei ad opera dell’Inquisizione. Trecento sarebbero state le copie stampate del solo testo di Rashi a Reggio, come riportato nelle Storia della Tipografia ebraica in Italia. Ciò che è certo è che di queste copie sopravvive solo quella custodita a Parma, di cui vi è copia e Gerusalemme e Reggio Calabria, che è anche l’unica opera sopravvissuta tra quelle stampate dallo stesso Abrahm Ben Garton ben Isaac a Reggio.

    La biblioteca reggina “De Nava” non solo custodisce la copia del prezioso tomo in lingua Ebraica di Rashi stampato da Abrahm Ben Garton ben Isaac a Reggio, ma conserva anche altri libri in lingua ebraica risalenti all’epoca della florida Giudecca, come un antico Lexicon, vocabolario. Ma vi sono anche altre tracce vive dell’Ebraismo in Calabria e nel reggino. A parte la parentesi, per altro in controtendenza rispetto a quanto avveniva in altri campi, dell’internamento a Ferramonti di Tarsia, nel cosentino, durante la seconda Guerra Mondiale, oggi la comunità ebraica in Calabria non si presenta numerosa, anche se comunque attiva e propositiva. Dopo l’espulsione definitiva avvenuta con decreto del 1540 di Carlo V, che diede fine alle altalenanti espulsioni e riammissioni per contrasti con la fede Cristiana, gli ebrei non convertiti (i cosiddetti “Marrani”) andarono via infatti dalla Calabria. L’attuale via Giudecca di Reggio, il cui nome rimanda proprio all’antico quartiere ebraico, da qualche anno ospita una targa che racconta l’espulsione da Reggio degli Ebrei, il 25 luglio 1511, ad opera di Ferdinando il Cattolico con un editto che riguardava tutto il Regno di Napoli. Tra le altre prestigiose vestigia, i resti della seconda sinagoga più antica d’Europa dopo quella di Ostia, oggi custoditi nel parco archeologico ‘Archeo Deri’ inaugurato nel 2010 a Bova Marina, e l’eredità di riti e tradizioni, che in determinati periodi dell’anno si ravvivano, come avvenuto a Cittanova nel reggino nel marzo del 2011 quando sono stati accolti due dei cinque Libri del Pentateuco, ossia i primi cinque libri della Bibbia, scritti a mano su pergamena con i caratteri tradizionali della lingua ebraica. Le tracce di questa tradizione non si esauriscono qui. Esposta anche una bolla della cancelleria Angioina, a firma di Ludovica III d’Angiò e risalente al 1427, sul cui argine superiore è disegnata una Stella di David. Inoltre si narra che fosse calabrese, Chayim Vital, il grande studioso della Kabbalah e che il famoso Donnolo Shabbetai, scrisse proprio in Calabria “Il libro delle polveri”, il primo libro di medicina in lingua ebraica.

    La Calabria è stata anche la nuova fucina della vocazione editoriale della famiglia austriaca di origine ebraica Brenner che da Vienna è approdata a Cosenza. Gustav Brenner, infatti, fu internato a Ferramonti di Tarsia durante la Seconda Guerra Mondiale e dopo la liberazione rimase in Calabria. In una delle uscite per l’acquisto di derrate alimentari, che la direzione benevola del campo consentiva, aveva conosciuto la donna che sarebbe diventata la sua fidanzata e poi sua moglie. Nel 1950, dopo il matrimonio, Gustav Brenner aprì una libreria e poi fondò la casa editrice “Casa del Libro”, le cui redini oggi sono nelle mani del figlio Walter che l’ha rinominata “Edizioni Brenner” in onore del padre. Un’altra testimonianza che lega il destino di molti Ebrei alla tradizione della Lingua scritta in Calabria, è quella del pittore ed incisore ceco di origine ebraica, Michel Fingesten, ritenuto uno dei più importanti artisti di ex libris (etichetta, anche ornata di figure e motti, che si apponeva sui libri per indicarne il proprietario) della storia. Il fatto di essere stato ebreo e dedito a questa arte ‘degenerata’, fu la causa del suo arresto e della sua deportazione nel campo di Ferramonti di Tarsia. Di lui rimangono un ricco patrimonio di opere grafiche ed in Calabria, a Cerisano nel cosentino, le sue spoglie.

    Edited by Isabel - 7/11/2014, 12:50
     
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