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Memorie - Il tempo dell’umanità e gli studi del calabrese latino Lilius

E’ noto che il calendario Gregoriano scandisce il tempo di gran parte dei popoli della terra. Ciò che è molto meno noto è che sia stato un calabr

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  1. Isabel
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    Memorie - Il tempo dell’umanità e gli studi del calabrese latino Lilius

    - Fonte -
    di Anna Foti


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    E’ noto che il calendario Gregoriano scandisce il tempo di gran parte dei popoli della terra. Ciò che è molto meno noto è che sia stato un calabrese di Cirò, in provincia di Krotone, Aloysius Lilius, Luigi Lilio, l’esperto che elaborò la proposta scelta da papa Gregorio XIII per riformare il calendario Giuliano, più corto di 11 minuti e 14 secondi, correggendone il ritardo.

    Il medico, astronomo e matematico calabrese, nato nel 1510 a Psycròn, ricco feudo della Calabria Latina oggi Cirò, e morto a Roma nel 1574, fu infatti l’ideatore della riforma del calendario Gregoriano che oggi scandisce il nostro tempo; riforma cui diede impulso papa Gregorio XIII nominando una commissione di esperti di cui Aloysius Lilius fece parte fino alla sua morte. Tra le proposte di riforma, quella del calabrese*** che prevedeva il calendario solare fondato sul ciclo delle stagioni e composto di 12 mesi di diversa durata (da 28 a 31 giorni) per un totale di 365 o 366 giorni, fu quella approvata che determinò il calendario Gregoriano, ossia il calendario per come oggi lo conosciamo.Per riscoprire la centralità di questa figura nella memoria calabrese e nella storia del mondo e dell’umanità (a lui è intitolato anche il cratere lunare Lilius), già nel 2010 l’amministrazione comunale di Cirò ha promosso diverse iniziative e ha istituito, con l’apporto della Regione Calabria, anche il museo Aloysius Lilius. Inoltre quest’anno, in occasione del 21 marzo, come annunciato dall’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, sarà celebrata la prima giornata regionale in sua memoria, istituita dalla stessa Regione lo scorso anno. La data è quella del 21 marzo poiché il tratto distintivo della sua proposta di riforma fu quello di avere individuato la data cerca dell’equinozio di primavera rispetto al quale fissare, ogni anno per tutto il popolo cristiano, la Santa Pasqua (domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, ossia il 21 marzo). La regola di ancorare la data della Santa Pasqua all’equinozio risaliva già al 325, ossia al Concilio di Nicea, ma la data dello stesso equinozio non era certa.Sulle origini calabresi dello scienziato furono avanzati dei dubbi data l’impossibilità di reperire i registri anagrafici di quel tempo. Vengono in soccorso svariati documenti e missive, ossia le parole del gesuita tedesco Cristoforo Clavio, anche lui membro della commissione istituita da papa Gregorio XIII e quelle dell’umanista, suoi mentore a Cirò, Giano Teseo Casopero. Nel 1603, infatti, Clavio scriveva: “E magari fosse ancora vivo Aloysius Lilius Hypsichronaeus uomo più che degno di immortalità, che fu il principale autore di una correzione tanto valida e risplendette sugli altri grazie alle cose da lui scoperte.”L’aggettivo Hypsichronaeus utilizzato da Clavio significa proprio da Cirò o cirotano, perché Hypsichròn nel 1500 era il nome da cui è derivata la parola Cirò: Ypsicròn, Psicrò, Psigrò, Zigrò, Zirò, Cirò.Giano Teseo Casopero, inoltre, in una lettera inviata allo stesso Luigi Lilio lo prega di porgere un saluto ai compaesani che dimoravano in Napoli: “nostratibus omnibus qui Neapoli degunt ex me salutem dicas”. Lilio infatti, ha trascorso alcuni anni a Napoli, dove ha condotto gli studi superiori di medicina. Juan Salon, nel suo De Romani calendarii nova emendatione, ac Paschalis solennitatis reductione del 1576 lo definisce un medico, oltre che un matematico: “Aloisius Lilius Medicus execellentissimus & Mathematicus haud vulgaris Alfonsum Regem in anni quantitate imitates, cyclum magnum”.Conseguita la laurea in medicina, Luigi Lilio si trasferì a Roma dove, con l’esperienza scientifica maturata a Napoli, entrò nella commissione di Papa Gregorio XIII e cambiò la storia dell’uomo, il suo rapporto con il tempo ed il ciclo delle stagioni, ideando la riforma del calendario Gregoriano***. In attuazione dei decreti del Concilio di Trento, Papa Gregorio XIII si era impegnato per armonizzare la data della Pasqua Cristiana, da qui l’esigenza della commissione che il 14 settembre del 1580 presentò al papa il resoconto dei lavori dal titolo: “Ratio corrigendi fastos confirmata et nomine omnium, qui ad Calendarii correctionem delecti sunt, oblata Sanctissimo Domino nostro. Gregorio XIII”, poi trascritto ed oggi conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana.La commissione presieduta dal cardinale Guglielmo Sirleto, era composta da Vincenzo di Lauro, di Tropea, astronomo e medico, vescovo di Mondovì e consigliere teologico; Cristoforo Clavio, gesuita tedesco, matematico, professore nel Collegio Romano; Pedro Chacòn, teologo spagnolo, esperto in patristica e storico della chiesa che assiste la Commissione per le feste mobili e il martirologio; Ignazio Nehemet, patriarca di Antiochia di Siria, esperto della cronologia ecclesiastica, della liturgia e dei riti delle chiese orientali e occidentali; Antonio Lilio, dottore di medicina e delle arti, fratello di Luigi Lilio e a lui subentrato dopo la sua morte; Leonardo Abel, di Malta, interprete di lingue orientali e testimone della presenza e firma di Ignazio Nehemet; Serafino Olivari, francese di Lione, Uditore di Rota, consigliere giuridico; Ignazio Danti, frate domenicano di Perugia, vescovo di Alatri, cartografo, matematico e astronomo. Fra i rappresentanti della Commissione, che presentò il resoconto a papa Gregorio XIII, figura Antonio Lilio e non Luigi perché non più in vita dal 1574. Fu, infatti, Antonio Lilio a portare avanti il progetto del fratello Luigi, già morto alcuni anni prima della consegna del resoconto. La sua proposta, l’unica proveniente da persona estranea al Clero come suo fratello Luigi, fu preferita a quella di altri scienziati come Pietro Pitati di Verona, Basilio Lupi e Antonio Lupi di Firenze, Giustino Ristori, Giovanni Tolosani di Colle Val D’Elsa, Filippo Fantoni, Giovanni Padovani e Juan Salon. Tanti coloro che presero parte al dibattito durante le varie riunioni della commissione che si tennero a Roma. Tra questi Tommaso Giglio, vescovo di Sora e tesoriere del papa, presiedette la Commissione e fu poi sostituito dal cardinale Sirleto; lo spagnolo Juan Salon dei francescani osservanti, presidente della Congregazione delle feste mobili; Giovanni Battista Gabio, professore di greco alla Sapienza; Giuseppe Moleto di Messina al quale fu affidato il compito di rielaborare le tavole del Calendario.Altre notizie certe sulla vita di Lilio si traggono dalla lettera autografa, datata 25 settembre 1552, inviata dal cardinale Marcello Cervini a Guglielmo Sirleto e nella quale si attesta che in quel periodo Lilio era lettore di medicina presso l’Università di Perugia. Aneddoto biografico di cui non si hanno altri riscontri.Il mistero avvolge anche la morte di Luigi Lilio che, con buone probabilità, lo colse prima del 1574, prima dunque dell’attuazione della riforma di cui fu ideatore. Al fratello Antonio, che condivise con lui la passione per gli studi scientifici, raffigurato nel bassorilievo del mausoleo della Basilica Vaticana in Roma, dedicato a Gregorio XIII, mentre genuflesso porge al pontefice il libro del nuovo calendario, affidò la divulgazione del suo lavoro. Tali studi illuminati furono spesso oggetto di confronto con il vescovo senese Alessandro Piccolomini. Fu Antonio, quindi, a proporre l’idea di riforma del fratello Luigi deceduto in commissione per poi vederla avallata dalla stessa, stampata in forma di Compendium a Roma nel 1577 nell’officina tipografica gestita dagli eredi di Antonio Blasio “Impressores camerales” (oggi custodito presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), e poi spedita dal papa alla comunità scientifica ed ai principi cristiani, affinché fosse espresso un preciso parere. Ciò avvenne il 5 gennaio 1578, due anni prima della presentazione del resoconto finale in cui era stata approvata.Papa Gregorio XIII, con la bolla Inter gravissimas pastoralis offici nostri curas, promulgò infatti il nuovo calendario Gregoriano. Era il 24 febbraio 1582. Astronomi, matematici, scienziati lo commentarono, lo criticarono e lo contestarono nei decenni successivi. Occasioni di confronto e scontro che comunque non riuscirono ad incidere su quei calcoli che ancora oggi guidano l’alternarsi delle stagioni e scandiscono il tempo di gran parte dell’Umanità. Una sapienza scientifica le cui radici conducono alla riscoperta della Calabria.

    In generale la semplicissima regola delle intercalazioni adottata dalla riforma liliana è la seguente: ogni anno non divisibile per quattro sarà anno comune di 365 giorni e sarà bisestile di 366 giorni se il suo numero è divisibile per quattro. Fanno eccezione alla regola gli anni secolari i quali, benché abbiano il numero divisibile per quattro, non sono bisestili. Per essi si adotta una regola simile, ovvero: ogni anno secolare il cui numero del secolo, non considerando i due zeri, non sia divisibile per quattro sarà comune; sarà bisestile se è divisibile per quattro. Per evitare dunque che si producessero accumuli di errori futuri, fu decretato che si cancellassero 3 giorni ogni 400 anni, mantenendo la regola giuliana dell’introduzione di un anno bisestile ogni 4 anni, ma gli anni secolari, che nel calendario giuliano erano tutti bisestili, divennero comuni tranne quelli divisibili per quattro, che rimasero bisestili. Seguendo queste indicazioni, sono stati bisestili per esempio gli anni 1980, 1984; non sono stati e non saranno bisestili gli anni 1800, 1900, 2200 etc.; sono stati e saranno bisestili gli anni 1600, 2000, 2400, 2800 etc.

    Edited by Isabel - 4/11/2014, 18:36
     
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