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Memorie - Giulia, la donna romana, figlia dell’imperatore, ed i suoi ultimi anni nell’antica Reggio

Storia

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  1. Isabel
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    Memorie - Giulia, la donna romana, figlia dell’imperatore, ed i suoi ultimi anni nell’antica Reggio

    - Fonte -
    di Anna Foti


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    La nobiltà in un nome che ha fatto storia anche a Reggio Calabria. Un nome femminile che, nei secoli successivi, ha assunto rilievo anche per la Chiesa Cattolica che oggi festeggia la santa romana: santa Giulia. L’etimologia del nome della donna martire e vergine, vissuta tra il 420 ed il 450 d.C., originaria di Cartagine e morta in Corsica, le cui reliquie sono oggi custodite nel maestoso complesso monastico di Santa Giulia a Brescia (antica Brixia) in Lombardia, richiama il latino Iulia, nome gentilizio di una antica e nobile famiglia romana, la gens Iulia, il cui più illustre rappresentante fu Giulio Cesare. L’etimologia del nome, dunque, riconduce ad un’altra Giulia della storia. Alla illustre e nobile famiglia Iulia, infatti, apparteneva colei che passò alla storia come la prima femminista, Giulia maggiore (Iulia Caesaris filia o Iulia Augusti filia) unica figlia naturale dell’imperatore Augusto. Vissuta tra il 39 A.C. ed il 14 d.C., la sua esistenza fu segnata fin dalla nascita quando, nello stesso giorno del parto, Augusto divorziò dalla sua seconda moglie Scribonia, madre di Giulia.Affascinante, vivace ed intelligente fin da bambina, Giulia, su cui il padre aveva la totale potestà, imparò a ribellarsi alle scelte paterne, conducendo una stile di vita licenzioso e spregiudicato. Pagò la sua ribellione con l’esilio, trascorrendo proprio a Reggio Calabria i suoi ultimi anni, dopo il confino ordinato nell’antica Pandataria, oggi isola di Ventotene.La leggenda narra che ella visse nell’omonima Torre di cui, dai tempi della ricostruzione dell’antica Reggio, seguiti al devastante sisma del 1783, non restarono che ruderi, poi successivamente abbattuti. Secondo gli studi condotti nei secoli successivi, tale torre ricadeva proprio nella zona (nei pressi dell’attuale Villa Zerbi) dove oggi sorge la centrale via Giulia.Nella carta archeologica Klearcos (bollettino dell’associazione “Amici del Museo Nazionale” di Reggio Calabria gennaio - dicembre 2010), lo storico reggino Franco Arillotta, indica gli anni 1910 – 1911 come quelli in cui avvenne il ritrovamento su suolo privato (Torre D’Ascola) dei resti di una torre, di base quadrata delle dimensioni di poco più di otto metri, risalente all’età bizantina e con funzioni difensive. Una piccola rocca dove Giulia, figlia dell’imperatore Augusto, trascorse gli ultimi periodi del suo esilio. Essa era situata dentro la cinta muraria dell’antica Reggio a presidio strategico tra la Porta Mesa ed il Forte di San Francesco. Si narra, ma ciò che gli scavi portarono alla luce attesterebbero trattarsi di storia più che di leggenda, che Giulia vi visse gli ultimi anni della sua vita, fino al 14 d.C. , anno in cui morì.La sua vita fu segnata fin da quando era in fasce. Promessa in sposa al decenne figlio di Marco Antonio, Marco Antonio Antillo quando ne aveva solo due, fu strumento nella disponibilità del padre per suggellare patti e alleanze. Scoppiata una nuova guerra civile, quel matrimonio non ebbe luogo ed invece, quattordicenne, Giulia sposò il cugino Marco Claudio Marcello. Vedova a 16 anni si risposò a 18 con Marco Vipsanio Agrippa a cui diede cinque figli - Gaio Vipsanio Agrippa (Gaio Cesare), Vipsania Giulia Agrippina (Giulia minore), Lucio Vipsanio Agrippa (Lucio Cesare), Giulia Vipsania Agrippina (Agrippina maggiore, madre di Caligola) e Marco Vipsanio Agrippa Postumo (Agrippa Postumo, nato dopo la morte del padre) - rimanendo nuovamente vedova all’età di 27 anni. Sempre per volere del padre, sposò infine Tiberio, fratellastro della giovane da cui divorziò nel 6 A.C., dopo aver perso un figlio. Per gli adulteri che furono attribuiti alla giovane in costanza di matrimoni imposti dal padre, di cui forse solo quello con Jullo era vero, e per tradimento dello stesso padre, imperatore Augusto, contro cui avrebbe complottato nel trentennale della battaglia di Azio, nel 2 A.C. fu condannata, arrestata ed esiliata unitamente a Iullo Antonio che si suicidò. Giulia fu isolata a Ventotene e poi a Reggio dove, salito al trono Tiberio, suo ex marito, fu privata di ogni bene e costretta in una stanza dove, orgogliosa fino alla fine, si lasciò morire. Un recentissimo ritrovamento avvenuto a Fiumicino, durante i lavori di scavo di un’antica villa romana, avrebbe portato alla luce il suo ritratto in marmo, una testa femminile, caratterizzata da una elaborata capigliatura a trecce.Un intreccio tra storia e leggenda che ha lasciato svariate tracce nell’antica Roma e qualche traccia anche a Reggio Calabria.Solo alcune tracce si sono salvate degli scavi condotti nella zona dell’attuale via Giulia. Solo poche vestigia sono sopravvissute allo scempio compiuto dal sisma del 1783 e dalle scelte prive di lungimiranza compiute all’indomani della calamità, in preda all’esigenza di ricostruire una città devastata.Perduti un pavimento con mosaico rinvenuto nel 1773, un insieme di elementi con funzione di sostegno a strutture murarie, pavimento di tufo, rottami di patere e una testina fittile di età magnogreca e sostruzioni (insieme di elementi con funzione di sostegno di strutture) in blocchi di arenaria, restituiti alla luce rispettivamente nel 1790 e nel 1918, poi ancora muri forse di un edificio sacro (VI – V secolo a.C.) restituiti nel 1962.Rimangono, degli savi di via Giulia, invece due ruderi del tempio dedicato ad Iside e Serapide della prima età romana imperiale rinvenuti tra il 1788 ed il 1789, lastre fittili decorate con motivi geometrici pertinenti ad edificio templare arcaico e frammenti di ceramica. Reperti che torneranno ad essere visitabili quando riaprirà il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio.Cancellata ogni traccia anche delle cisterne di età ellenistica, rinvenute tra il 1882, il 1883 e nel 1967 agli incroci dell’attuale via Giulia con le attuali via Possidonia, via Torrione e via Demetrio Tripepi.La Città di Reggio Calabria, un tempo ricca e florida, sorge laddove secoli di storia antichissima si sono susseguiti, quasi sempre, senza lasciare tracce visibili. Eppure gli scavi e gli studi ci conducono nei meandri di un passato, questo caso della Roma che fu, che svela continui punti di contatto con la nostra storia antica.La vicenda della figlia dell’imperatore Augusto, Giulia, conferma tutto questo, sollecitando lo studio di un passato altrimenti smarrito, come la nostra identità e la nostra memoria, ed alimentando il desiderio di custodirlo per non disperderlo un’altra volta.

    Edited by Isabel - 15/10/2014, 15:29
     
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