Semplicemente Passioni forum

Fabrizio Di Carne

Proprietario della “Fdc designs”, ufficio di Design. Apre anche la sua prima compagnia di costruzione di barche per il mercato degli yacht tender, la “Wave Boats” a Miami

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Isabel
        Mi piace   Non mi piace
     
    .

    User deleted


    Storie di calabresi lontani da casa - Fabrizio Di Carne

    dicarnefabrizio

    Fonte - Strill.it
    di Clara Varano

    Vento fra i capelli, camicia sbottonata, sigaretta in bocca alla James Dean, il sole di Miami che si specchia nei suoi occhiali e sguardo rivolto verso un orizzonte che tanto gli ricorda la sua adorata e sognata Calabria. È così Fabrizio Di Carne nello scrutare l’oceano che bagna la Florida, sua nuova patria, ripensa tutti i giorni al mare dello stretto di Messina, il cui rumore a Reggio Calabria gli teneva compagnia. Quel mare che da bambino e da adolescente era meta di divertimento e di vacanze, oggi per lui è diventato fonte di guadagno e di immense soddisfazioni.

    Fabrizio Di Carne nasce, quasi casualmente a Bari, il 14 Ottobre del 1967, ma la sua vita, fin da subito e fino ai 18 anni è a Reggio Calabria. È qui che siforma, cresce, vive i suoi primi amori, che incontra gli amici veri, che studia ed inizia ad abbozzare pallidamente il disegno del suo futuro, tra una ''mattana'' e una goliardata.

    Si iscrive all’Itis A. Panella di Reggio Calabria, ma come era forse già scritto nella sua storia dalla nascita, Reggio, che aveva fatto da cornice agli anni più belli e spensierati della sua vita, non era destinata ad essere la sua città. Il distacco non è indolore. Lì lascia gli amici con i quali resta legato dal filo rosso del destino.

    Roma, la sua nuova città, una grande città. Traffico intenso, milioni di persone che camminano senza guardarsi tra loro, il tram tram quotidiano a cui lui non è avvezzo. Reggio gli manca. È quella casa sua, quella che al mattino ti svegli e se è estate dalle finestre aperte entra la brezza marina e l’odore di salsedine ti pervade le narici. In un tumulto di pensieri, nonostante il suo professore di disegno tecnico all’industriale non lo ritenesse all’altezza, si iscrive alla facoltà di architettura, ma la carriera universitaria non procede come dovrebbe e viene chiamato a svolgere il servizio militare obbligatorio. Si allontana per la prima volta per lungo tempo dalla famiglia e capisce. Capisce che non è dove vivi, ma quello che ti porti dentro, casa tua. Ottimista e radioso “come tutti i Bilancia”, ama sottolineare, “mi è sempre piaciuto prendere il positivo dalle avversità e dalle cose negative”.

    Finito il militare, di tornare all’università neanche a parlarne. Che fare? Nonostante per qualcuno non fosse portato, rispolvera la vecchia passione: il disegno. Suo padre era diplomato alle belle arti ed amava l’arte, quindi un amore tramandato. Per riuscire a trasformare una semplice passione in un’opportunità, si trasferisce dalla zia a Sant’Agata Bolognese, la patria della Lamborghini, e prova ad entrare a far parte dei disegnatori della casa automobilistica del Toro, ma non ci riesce. “Nessun problema”, questo è il motto di Fabrizio. Niente Lamborghini? Entra a far parte del dipartimento Prototipi nuovi prodotti per Bmw, della Italengineerin. Qui resta due anni ed impara tutto ciò che c’è da imparare sulle auto, conoscenze che gli saranno molto utili per il futuro.

    A Torino nel ’91 apre una società con un amico, la “Axis”. Per farlo però è necessaria la presenza di un terzo socio e Fabrizio chiama un suo vecchio amico di Reggio Calabria, Gianni Arena, per chiedergli di entrare in società. Detto, fatto. La “Axis” sviluppa parti di automobili, ma la crisi di “Mani Pulite”, si fa sentire sul mercato e le cose non vano bene. Fabrizio si trova davanti ad un altro bivio: entrare in Fiat o fare altro? Qui si scontra con la famiglia che lui definisce “tipicamente italiana”. “Ho pensato ed ho detto loro”, ci spiega, “Ho 27 anni, non sono un pazzo. Mi do 3 anni di tempo, vado via dall’Italia e se non riesco, torno, mi sposo, ingrasso e faccio quello che dice la mia famiglia. Non sono più tornato!”.

    Con la testardaggine tipicamente calabrese non si lascia convincere. Fabrizio, dopo aver lavorato in un’agenzia viaggi, parte alla volta degli Stati Uniti. Miami, Fort Lauderdale, spiagge e belle donne.

    “Avrei potuto scegliere New York o qualunque altra meta, ma io volevo di nuovo il mare nella mia vita, come a Reggio!”.

    La prima esperienza statunitense, però, finisce con la scadenza del visto. Prima di partire incontra qualcuno che gli propone di lavorare a Miami. Non ci pensa su due volte: “Dammi il tempo di tornare in Italia, vendere tutto quello che ho e di tornare”, risponde.

    In Italia, lavora qualche mese e con sole 500 mila lire in tasca, riparte alla volta di Miami. Sull’aereo il secondo momento chiave della sua vita. Il primo per Fabrizio è rappresentato dalla leva militare, quando capisce che il distacco dalle persone e dai luoghi che ami, non è reale e che puoi continuare a portarli dentro ovunque. Incontra un ragazzo francese che stava andando a Miami, come lui, dove avrebbe iniziato a lavorare per Franco Rossi, proprietario della “Nautica International”, una compagnia che produceva yacht di lusso. All’arrivo, il signor Rossi, però non si presenta all’appuntamento e Fabrizio, con il suo amico, accompagna il nuovo conoscente a casa di Franco Rossi. Qui l’incontro che cambierà la sua vita.

    “Disegni automobili?”, chiede interessato il signor Rossi. “Sì”, risponde Fabrizio. “Chiamami allora”, dice Rossi, porgendogli il suo bigliettino da visita. “Figuriamoci”, pensò Fabrizio, “adesso voglio solo divertirmi e un lavoro ce l’ho”. Nonostante tutto, conserva quel bigliettino, anche se inizia a lavorare come cameriere in un ristorante.

    A distanza di poco tempo, però, quel incontro, quel bigliettino, quel Franco Rossi gli avrebbero cambiato la vita. Mentre si affatica ad entrare nel sistema americano, andando anche a scuola per imparare l’inglese. Rossi gli chiede spesso di preparare dei progetti, che Fabrizio fa dietro compenso, mentre lavora al ristorante. Il ristorante, però, chiude. Fabrizio senza lavoro, ricorda il famoso “chiamami” e lo fa. “In questo Paese, solo quando tocchi il fondo ti si aprono le porte”. Le auto del passato si trasformano barche di lusso e inizia a disegnare, progettare e costruire prototipi di yacht tender per la “Nautica International”. È il 1995.

    Nonostante i buoni rapporti con Rossi Senior, Fabrizio si scontra su diverse questioni con il figlio Franco Junior, ma a lui non interessa, l’importante è lavorare ed essere ben retribuito per quello che fa. Progetta un gommone che sarebbe stato presentato al salone dello yacht a Miami. Non chiede nulla a Franco Rossi, padre, se non che il suo nome figuri sulle brochure di presentazione. Quel nome non c’è. Senza indagare sui motivi, senza batter ciglio, da buon calabrese dal sangue caldo, prende la brochure, va allo stand della maggiore concorrente della “Nautica International” e dice: “Questo l’ho disegnato io, mi volete?”. Da quel giorno, con le stesse mansioni, inizia a lavorare e resta 10 anni alla “Novurania of America”. Nel 2005 la “Nautica International” che nel frattempo è passata a Rossi Junior, fallisce e la “Novurania” la rileva. Fabrizio torna lì con estrema soddisfazione.

    Nel 2009 apre la “Fdc designs”, ufficio di Design, progettazione e costruzione prototipi per industria nautica da diporto. Apre anche la sua prima compagnia di costruzione di barche per il mercato degli yacht tender, la “Wave Boats” e mette sul mercato il suo primo modella F55.

    “Tutto questo con un titolo di studio da perito industriale, senza laurea!”, ama sottolineare. “Sono andato in un ufficio”, spiega con una lieve inclinazione statunitense, “mi hanno detto cosa fare. Ho pagato 20 dollari, mi hanno dato un numero per pagare le tasse ed era fatto. Avevo la mia società!”. Più semplice di così?

    Accanto alla realizzazione professionale, Fabrizio riesce a trovare anche l’amore, quello vero. Dopo un primo matrimonio con un uruguaiana celebrato per non pagare le tasse di soggiorno, che dura solo 5 mesi, Fabrizio sposa Cecilia Aragon, peruviana. Con lei continua il viaggio della sua vita.

    Tra una “o” aperta e l’altra, tipicamente calabresi, tra un “Chi si contenta gode? No! Chi si contenta si accontenta e basta!” ed un “Il tempo aggiusterà le cose? No! Chi si alza e si spacca in due aggiusterà le cose e non chi sta seduto e critica solo”, sue pillole di saggezza, Fabrizio ci introduce in un mondo fatto di fascino per i viaggi, per la bellezza, fatto di decisione istintive, ma ragionate velocemente. E se sono 20 anni che non torna in Calabria sogna di portarci la sua amata Cecilia, prima o poi, per farle amare i luoghi a cui lui è ancora spiritualmente legato.
     
    .
0 replies since 27/5/2013, 09:35   24 views
  Share  
.