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Marcedusa

Provincia di Catanzaro

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  1. Isabel
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    Marcedusa
    [Marçëdhuza]

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    Marcedusa (Marçëdhuza in arbëreshë) è un comune italiano di 442 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria. Sorge a 288 metri sopra il livello del mare e ha una superficie di 15,3 chilometri quadrati. Custodisce la lingua arbëreshë e gli abiti tradizionali, ma non più il rito bizantino greco.

    - Info -

    Comune collinare, di antiche origini, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato una modesta presenza industriale. I marcedusani, con un indice di vecchiaia nella media, sono quasi tutti concentrati nel capoluogo comunale; il resto della popolazione vive in case sparse. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con modeste differenze di altitudine: si raggiungono i 330 metri di quota massima sul livello del mare. L’abitato, situato su un’altura circondata da calanchi, è interessato da una forte crescita edilizia, nonostante il numero non esiguo di stanze non occupate, sia in valore assoluto, sia in rapporto alla popolazione, per altro in diminuizione e non in aumento; il suo andamento plano-altimetrico è vario. Si estende nella parte nord-orientale della provincia, a confine con quella di Crotone, sui rilievi sud-orientali dell’altopiano della Sila Piccola, vicino al Marchesato, tra Belcastro, Mesoraca (KR) e Petronà. A 74 km dal casello di Lamezia Terme-Catanzaro, che immette sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, può essere raggiunta anche percorrendo la strada statale n. 109 della Piccola Sila, il cui tracciato si snoda a 9 km. La stazione ferroviaria di riferimento, lungo la linea Taranto-Reggio di Calabria, si trova a 16 km. Il collegamento con la rete del traffico aereo è assicurato dall’aeroporto posto a 74 km; l’aeroporto di Napoli/Capodichino è a 451 km. Il porto mercantile e turistico è situato a 41 km, quelli di Reggio di Calabria e di Villa San Giovanni (RC) distano rispettivamente 198 e 186 km. Inserita in circuiti commerciali, ha nel capoluogo di provincia e in Crotone i principali poli di gravitazione per il lavoro, il commercio, i servizi e le strutture burocratico-amministrative non presenti sul posto.

    Storia

    I primi insediamenti nella zona risalgono a tempi remoti, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nel territorio. Secondo alcuni studiosi, il toponimo deriverebbe dal termine calabrese “marcida o morzida”, ‘mirto, mirtello’ e avrebbe perciò il significato di ‘luogo di mirtelle’. Non manca però chi ritiene che la denominazione del borgo vada riportata al latino MARCIDUS, ‘marcio, putrido’. Antico casale di Mesoraca, nel XV secolo fu popolata da una colonia di albanesi (la cui parlata si è conservata a lungo), sfuggiti alle devastanti incursioni turche nella loro patria. Al pari delle località circostanti, fu assoggettata a diverse dominazioni e gestioni feudali: dopo essere appartenuta al nobile Antonio Centelles, che ne fu privato in seguito a una condanna per fellonia, venne assegnata a Paolo Caivano, dal quale passò ad Andrea Caracciolo. Posta sotto la signoria degli Spinelli di Castrovillari fino alla seconda metà del Cinquecento, fu poi concessa agli Altemps, che ne conservarono il possesso sino all’abolizione del feudalesimo, sancita dalle riforme napoleoniche. Inclusa nel cantone di Catanzaro, ai tempi della Repubblica partenopea, con le riforme amministrative attuate dai francesi, all’inizio del XIX secolo, fu inserita dapprima, quale università, nel cosiddetto governo di Belastro e successivamente tra i comuni del circondario di Cropani. Annessa al regno d’Italia, al termine del restaurato governo borbonico, fu danneggiata dal terremoto del principio del Novecento. Tra i monumenti spicca la chiesa parrocchiale, dalle semplici linee architettoniche.

    Economia

    Non è sede di particolari strutture burocratiche, ospitando soltanto gli uffici deputati al funzionamento dei normali servizi municipali e postali. Per l’assenza sul posto della stazione dei carabinieri, le funzioni di autorità di pubblica sicurezza sono, all’occorrenza, esercitate dal sindaco. Va però segnalata la presenza della Pro Loco. L’agricoltura, basata sulla produzione di cereali, frumento, uva e olivo, è integrata dall’allevamento di bovini, ovini e caprini. Le attività industriali, limitate a qualche piccola azienda alimentare ed edile, non hanno ancora avuto un adeguato sviluppo. Il terziario non assume dimensioni rilevanti: la rete distributiva, di cui si compone, assicura il soddisfacimento delle esigenze primarie della popolazione ma non sono forniti servizi più qualificati, come quello bancario. Non dispone di strutture sociali, sportive e per il tempo libero degne di nota. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; manca una biblioteca per l’arricchimento culturale. Non vi sono strutture ricettive. A livello sanitario, localmente è assicurato il solo servizio farmaceutico.

    Tradizioni e altro

    Offre a quanti vi si rechino la possibilità di godere di una suggestiva cornice paesaggistica, effettuare interessanti escursioni nei dintorni, riscoprire e valorizzare le tradizioni degli avi albanesi. È poco frequentata pure per lavoro, in quanto le sue attività produttive non consentono di assorbire neppure tutta la manodopera del posto; diffuso è il pendolarismo verso le aree più sviluppate. I rapporti con i comuni del circondario sono molto intensi: a essi gli abitanti si rivolgono anche per usufruire dei servizi non forniti localmente, oltre che per frequentare gli istituti d’istruzione secondaria di secondo grado. Non si registrano particolari momenti di folclore, che potrebbero dare una nota di colore durante l’anno e richiamare numerosi visitatori dai dintorni. Il Patrono, Sant’Andrea, si festeggia il 30 novembre.

    Edited by Isabel - 7/8/2013, 09:47
     
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