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Memorie - L’Etna, dalle cronache di Plinio il vecchio, Svetonio e Lucio Anneo Seneca

Storia

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    Memorie - L’Etna, dalle cronache di Plinio il vecchio, Svetonio e Lucio Anneo Seneca ai fasti dell’Unesco

    - Fonte -
    di Anna Foti


    etna

    “Peregrinatione quidem Siciliensi irrisis multum locorum miraculis repente a Messana noctu profugit Aetnaei verticis fumo ac murmure pavefactus” (Durante un viaggio in Sicilia, dopo essersi beffato ben bene delle superstizioni dell'isola, se ne fuggì improvvisamente da Messina, in piena notte, spaventato dal fumo e dai boati che uscivano dalla sommità dell'Etna - tratto da De Vita Caesarum, Caligula di Svetonio). Questa una delle pagine di storia antica che narra le eruzioni dell’Etna. Nel cuore del Mar Mediterraneo, i quattro elementi, in cui tutto esiste e consiste, convivono in uno scenario di rara suggestione. Fuoco, aria, terra e acqua: lava che zampilla o viaggia verso le pendici, fumo che si staglia nel cielo, boschi che si inerpicano e le acque che si proiettano nelle profonde azzurrità dello Ionio, al fianco dello Stretto di Messina.

    Uno spettacolo che ha avuto inizio 600 mila anni fa, nell’era ancora in corso del Quaternario. Mito e leggenda segnano la storia dell’Etna, il più alto vulcano europeo ancora attivo, dove anche la neve si adagia, imbiancando uno scenario naturalistico straordinario. Già i Greci narravano di Demetra, dea della Terra e della Fertilità, che, per cercare la figlia Persefone rapita da Plutone e tradotta negli Inferi, accendeva le fiaccole attingendo dal fuoco dei crateri dell’Etna. Altro aneddoto legherebbe Etna al filosofo greco antico dei quattro Elementi, originario di Agrigento, Empedocle, che si sarebbe gettato nel cratere, spinto dal desiderio di scoprire il segreto delle eruzioni, ed il suo corpo sarebbe stato restituito dal mare al largo della costa siciliana, attraverso un vulcano sottomarino che porta il suo nome, situato a circa 40 km al largo di Capo Bianco, appunto in Sicilia.
    Antico come poliedrica è l’etimologia* del suo nome che è anche il nome del 15° meridiano Est che lo attraversa, l’Etna, ricade nelle provincia di Catania, Sicilia. Alto 3343 metri sul livello del mare con una superficie di 1570 km², un diametro di circa 45 chilometri ed un perimetro di base di circa 180 km, è oggi il vulcano attivo più alto ed esteso d’Europa con attività che, si è scoperto dopo recenti studi, è anche esplosiva (lava viscosa) e non solo effusiva (lava fluida). Eruzioni spettacolari che hanno generato nel tempo quattro crateri sommitali - il cratere centrale o Voragine, il cratere subterminale di Nord-est (formatosi nel 1911), la Bocca Nuova (del 1968) e il cratere subterminale di Sud-est (del 1971) - protagonisti di fontane di lava (parossismi) con alte colonne di gas e cenere. a cui nel tempo si sono aggiunti i crateri laterali, anch’essi protagonisti di colate laviche con quantità di materiale piroclastico (cenere, lapilli, bombe e blocchi), le cui ricadute si sono protratte anche settimane, addirittura mesi, con notevoli disagi per la popolazione vicina. Il monte Etna ha, dunque, la peculiarità di essere un vulcano effusivo come Stromboli, per le sue colate di lava, ed esplosivo come il Vesuvio (inattivo dal 1944) per le sue guglie di lava.

    LE ORIGINI - L’originario scontro tra zolle della crosta terrestre (la zolla euro-asiatica a nord e la zolla Africana a sud) che generò la formazione dei primi coni vulcanici, avvenne sott’acqua laddove un tempo c’era un golfo da cui cominciò a risalire massa rocciosa fluida (magma). Il più importante di questi coni fu il monte Calanna, oggi inglobato sotto il monte Etna e che circa 80 mila anni fa cedette il passo al nuovo complesso di coni vulcanici detto Trifoglietto, di tipo esplosivo come il Vesuvio e Vulcano delle isole Eolie, cui seguì uno spostamento ad ovest con la nascita di Trifoglietto II. Il collasso di questo complesso vulcanico, che intanto aveva riempio tutta l’area del golfo preesistente, circa 60 mila anni fa diede vita alla Valle del Bove, una voragine profonda 1000 metri e larga cinque mila, oggi la depressione desertica ricadente nel parco dell’Etna in località Zafferana Etnea (CT). 30 mila anni dopo sarebbe sorto il nuovo grande cono laterale denominato Mongibello che ancora oggi compone il complesso vulcanico in attività.

    LA STORIA - La storia antica di Catana (o Catina), oggi Catania, una delle principali città della Sicilia provincia dell’Impero Romano, che in epoca augustea venne promossa a colonia, fu segnata dalle guerre come dalle calamità naturali. Eventi, alcuni dei quali anche particolarmente distruttivi, che si imposero all’attenzione del governo Romano. L’epoca greco- romana fu infatti caratterizzata da una fervida attività eruttiva dell’Etna narrata, unitamente alle eruzioni del Vesuvio e dei vulcani Eolici, dagli storici e scrittori antichi quali Plinio il Vecchio, Orosio, Seneca, Strabone, Svetonio, Petronio, forse anche il poeta romano Virgilio. Altre notizie pervenute e riportate da Cristina Soraci nell’estratto dei Quaderni Catanesi di Studi Antichi e Medievali (gennaio – dicembre 2004, edizioni Spazio Libri) intitolato “L’Etna e le Eolie. L’emergenza vulcani e provvedimenti messi in atto dal governo Romano”, scandiscono anni difficili con una intensa attività eruttiva dell’Etna negli anni 479 – 476 – 475 – 425 – 396 – 140 – 135 – 126 - 122 – 50 – 44 – 36 – 32 A.C. All’eruzione del 479 A.C.. pare ascriversi il leggendario episodio, poi raffigurato sul gruppo statuario del teatro greco-romano di Catania, su monete bronzee e denaro di argento, dei due giovani che salvarono i genitori dalla colate laviche portandoli sulle spalle. L’eruzione del 122 A.C. fu invece quella particolarmente violenta e distruttiva al punto che il Senato romano concesse le remissione dei tributi al popolo. Poi ancora vengono raccolte notizie sulle eruzioni avvenute nei primi secoli dopo Cristo (38 – 40 d.C.) di cui fu spettatore l’imperatore Caligola e poi ancora quella del 252 d.C. che si lega alla storia della patrona di Catania, Sant’Agata, martirizzata un anno prima. Si narra che l’attività del vulcano si arrestò quando il popolo catanese prese il velo della Santa, sopravvissuto intatto alle fiamme del suo martirio, e ne invocò il nome. Il velo allora divenne rosso sangue e da allora i devoti catanesi la invocano per chiedere protezione dal fuoco e dai fulmini. Mancherebbero notizie sul III secolo a.C., sui primi secoli d. C., presumibilmente di inattività vulcanica come riferito da Lucio Anneo Seneca ed altri. Molti più danni alle cose che alle persone si contano nella sua secolare storia eruttiva, scandita da episodi che hanno avuto nel tempo intervalli oscillanti, da pochi mesi ad oltre 20 anni, e negli ultimi 40 anni, riferisce la sezione di Catania dell’Istituzione Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’intervallo medio fra le eruzioni di fianco è stato di circa 2 anni e la loro durata oscillante da poche ore ad oltre un anno. Nella storia più recente sono state memorabili l’eruzione del 1669, quella decennale del 1614, quella del 1983 durata 131 giorni e quelle durate oltre un anno (472 giorni tra il 1991 ed il 1993 e 419 giorni tra il 2008 ed il 2009).

    LOST TSUNAMI – LO TSUNAMI DIMENTICATO - Uno studio pubblicato nel 2006 sull’autorevole rivista scientifica internazionale Geophysical research letters, finanziato dal Dipartimento di Protezione Civile allo scopo di valutare il rischio di possibili maremoti nel Mediterraneo, ha dimostrato come un maremoto violentissimo ebbe luogo 8000 anni fa a causa di una frana.di 35 chilometri cubici di materiale lavico, circa un decimo del cono sommitale dell’Etna, staccatasi dal fianco orientale ed inabissatasi nel Mare Ionio. Dieci minuti e poi un’ondata (velocità tra i 200 ed i 700 Km/h) travolse, ad Est, Sicilia Orientale, Calabria, Puglia, Albania, Grecia, Creta, Turchia, Cipro, Siria e Israele e, a Sud, l’Africa Settentrionale, dalla Tunisia fino all’Egitto, spazzando via gli insediamenti preistorici costieri del Mediterraneo Orientale e Meridionale. A rivelarlo una serie di prospezioni sottomarine ed un’analisi al computer della forma dei depositi abissali.

    ETIMOLOGIA (Fonte Wikipedia) - Il nome Etna (noto anche come Mungibeddu o 'a Montagna) potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico itacista del toponimo Aitna (Aἴτνα-ας), nome che fu anche attribuito alle città di Katane e Inessa, che deriva dalla parola del greco classico αἴθω (aitho cioè bruciare) o dalla parola fenicia attano (fornace) - nel suo libro Place-names of the World (Toponimi del mondo), Adrian Room scarta l'etimologia dal greco. L'Etna era conosciuto nell'età romana come Aetna. Gli scritti in lingua araba si riferivano ad essa come la montagna Ǧabal al-burkān o Ǧabal Aṭma Ṣiqilliyya ("montagna - o vulcano - somma della Sicilia") o Ǧabal al-Nār ("montagna di fuoco"); questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel letteralmente "monte Gibel" (dal latino mons "monte" e dall'arabo Jebel (جبل) "monte") proprio per indicarne la sua maestosità, da cui Mongibello (o anche Montebello). Il termine Mongibello rimase di uso comune praticamente fin quasi ai nostri giorni (ancora oggi esiste chi chiama l'Etna in questa maniera). Secondo un'altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet - che placa il fuoco), uno degli epiteti con cui veniva chiamato, dai latini, il dio Vulcano, Le popolazioni etnee, per indicare l'Etna, usano a volte il termine gergale 'a muntagna semplicemente nel suo significato di montagna per antonomasia.
    Oggi il nome Mongibello indica la parte sommitale dell'Etna: l'area dei due crateri centrali e dei crateri sud-est e nord-est.

    PATRIMONIO DELL’UNESCO - L’Italia si conferma il paese più ricco di meraviglie naturalistiche ed artistiche e consegna al patrimonio dell’Umanità targato Unesco (United Nations Educational Scientific Cultural Organization) un’altra sua bellezza di cui piena è la letteratura: l’Etna, vulcano ritenuto tra “i più emblematici ed attivi del mondo”, la cui candidatura è stata patrocinata dal Ministero dell’Ambiente lo scorso anno.

    Da qualche giorno l’Etna, dunque, rappresenta il quarantottesimo sito italiano, su 962 in 157 paesi, presente nella lista World Heritage. L’Italia, primo paese per numero di bellezze classificate come patrimonio dell’Umanità, contribuisce infatti con 44 siti culturali, di cui tre immateriali (l'Opera dei Pupi siciliani, il canto di Tenore Sardo, la Dieta Mediterranea) ed adesso quattro naturali (Etna, Dolomiti, Isole Eolie, Monte San Giorgio). Candidata per un posto nella prestigiosa lista anche la Varia di Palmi, Sarebbe il primo bene calabrese ad essere riconosciuto dall’Unesco.

    "I crateri, le ceneri, le colate di lava le grotte di lava e la depressione della valle del Bove, fanno del monte Etna una destinazione privilegiata per la ricerca e l'educazione" sollecitando “la vulcanologia, la geofisica e altre discipline di scienza della terra (…..) La sua notorità, la sua importanza scientifica, i suoi valori culturali e pedagogici sono - conclude l'Unesco - di importanza mondiale" si legge nella motivazione del comitato Unesco riunitosi nella sua sessione annuale nella capitale cambogiana Phnom Penh lo scorso 21 giugno. Decisione unanime dei 21 paesi membri con 13 rappresentanti – tra cui Francia, Sud Africa, Messico, Emirati Arabi Uniti, Cambogia, Svizzera, Colombia - che hanno apprezzato il dossier che corredava la candidatura.

    Dopo un anno di silenzio per l’Italia, quale il 2012, giunge il riconoscimento per l’Etna, nella zona parte del parco istituito nel 1987, unitamente ai 2.800 km del Tian Shan, la grande catena montuosa cinese ed i tre milioni di ettari del Namib Sand Sea della Namibia, un deserto costiero unico al mondo costellato di dune. Riconoscimento anche per Parco nazionale del Tagikistan, la riserva messicana della biosfera El Pinacate e Gran Desierto de Altar.

    Non solo bellezza naturale senza eguali ma anche primati del gusto. Lo sottolinea nell’occasione Coldiretti evidenziando i prodotti Dop di qualità riconosciuti dall'Unione Europea made in Sicilia come il pistacchio verde di Bronte, la ciliegia dell'Etna, il ficodindia dell'Etna e l’extravergine Monte Etna, senza dimenticare i pregi delle produzione locali di vino, miele, arance, pesche, fragole, mandorle, castagne e ortaggi. Uno scorcio di Italia, dunque, fortemente rappresentativo della bellezza del Belpaese che in una delle sue due isole, la Sicilia, custodisce questo vulcano che rappresentò l’ambientazione per la tragedia di Eschilo intitolata Le Etnee e per il dramma satiresco Il Ciclope di Euripide, oltre che aver ispirato poeti e chiamato al dovere gli storici antichi. Un’universalità oggi ufficializzata cui questo patrimonio naturale era indubbiamente destinato.
     
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