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Memorie - Francesco Perri, l’irriducibile antifascista e repubblicano calabrese

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    Memorie - Francesco Perri, l’irriducibile antifascista e repubblicano calabrese

    - Fonte -
    di Anna Foti


    francescoperri

    “Eppure oggi la Calabria si trova in un momento più che mai propizio alle trasformazioni sociali. L’elemento che soleva emigrare in massa e che é la forza viva della Regione, oggi dopo la guerra, è presente e combattivo. La scarsezza proverbiale di denaro liquido, non esiste più per questi paeselli dove il rialzo dei prezzi sui generi agricoli, produce notevoli risparmi, poiché quaggiù si è estremamente sobri fino alla bestialità. Un fermento magnifico agita questa regione, il popolo ha volontà di rinnovamento, esplosioni improvvise di furore popolare danno il segno più caratteristico di questo lievito nuovo che agita la massa. Il paese di Mammola reclama una ferrovia e per protestare contro le mene dei politicanti che la ostacolano ( per la miserabile idea di non subire delle espropriazioni a tanto siamo quaggiù) tagliano le comunicazioni, ripudiano le autorità e proclamano quello che il sottoprefetto chiamò con ironia “la repubblica”. Careri e Natile, due minuscoli villaggi delle pendici joniche, con la bandiera in testa riversano tutta la popolazione sui demani comunali e vi prendono violentemente possesso. Sono episodi inauditi per queste regioni. I contadini chiedono di combattere, di essere guidati alle maggiori rivendicazioni”. Ecco una delle acute analisi condotte nel marzo del 1921, e pubblicata su La voce Repubblicana (bibliotelematica.org/PERRI%20-%20indici.htm), da colui che sarebbe diventato un coraggioso meridionalista, repubblicano ed antifascista convinto: Francesco Antonio Perri.
    Originario di Careri, in provincia di Reggio Calabria, dove nacque nel luglio del 1885, Francesco Perri, scrittore e giornalista, visse per la Calabria anche quando le circostanze della vita lo portarono ad allontanarsi da essa. Un amore radicato ed autentico che sfociò nel suo ritorno ostinatamente ricercato ed ottenuto e nel suo impegno al fianco della classe contadina e contro il regime fascista. Oggi quella terra natia, che nel giorno del suo ottantacinquesimo compleanno, gli conferì la medaglia d’oro al valore Civile ***, si propone di ricordarlo con il progetto di un parco letterario e attraverso l’attività svolta dall’associazione fondata nel dicembre del 1992 dall’attivo nipote, già sindaco della cittadina negli anni Settanta, il professore Vincenzo Perri, a cui va altresì il merito di avere sollecitato nel 2002 la raccolta, ad opera del Comitato di Gestione del Sistema Bibliotecario Territoriale Ionico, delle opere e degli articoli dello zio pubblicati sui maggiori quotidiani nazionali. Il professore morì il 9 dicembre del 2004, esattamente 20 anni dopo lo zio Francesco, per la cui memoria si è speso senza riserve.

    Una vita segnata dalla sua fede politica e dal suo impegno per il diritto alla terra in Calabria. La storia e la Calabria hanno con lui un debito di riconoscenza. Le ristrettezze economiche dopo la morte del padre Vincenzo, farmacista, lo indussero ad interrompere gli studi alla quarta ginnasiale presso il seminario vescovile di Gerace e a lavorare come istitutore presso l’orfanotrofio Lanza di Reggio nel 1904. Quattro anni dopo vinse un concorso alle Poste e si trasferì a Fossano in Piemonte. Qui riprese gli studi e pubblicò il primo libro di poesie “Primi canti”. Conseguita la maturità classica, si laureò in Giurisprudenza a Torino, poi frequentò Lettere a Pavia, quindi lo scoppio della Prima Guerra Mondiale il matrimonio con Francesca Olocco da cui sarebbero nati Giulio e Virgilio, e la partenza come volontario in guerra a cui dedicò il poemetto “Rapsodia di Caporetto”. Riuscì a tornare in Calabria nel 1921 e si schierò al fianco dei contadini per la concessione delle terre demaniali, un impegno che gli costò un processo a carico avviato da alcuni latifondisti. Sotto lo pseudonimo Pan - gli pseudonimi utilizzati per sfuggire agli arresti furono diversi tra cui anche Ferruccio Pandora, Nepos, Ariele e Albatrelli - scrisse un pamphlet contro il Fascismo. Scrisse e scrisse ancora, nonostante il regime, sulla questione meridionale e sulla Calabria. Erano gli anni delle “Leggende calabresi” e del romanzo “I conquistatori”, libro bruciato in piazza a Roma, perché considerato dal Duce liberticida e sovversivo come il suo autore, e che gli costò il licenziamento dal pubblico impiego.

    Iniziò allora un nuovo momento di ristrettezze economiche. Tornò a Milano dove visse a stento di ciò che scriveva. Con il romanzo “Emigranti” nel 1928 vinse il premio Mondadori. Da Milano approdò a Genova dove diresse “Il tribuno del popolo” e quindi a Roma dove diresse “La Voce Repubblicana”, organo del PRI, dopo esserne stato a lungo collaboratore di punta. Intanto con il sequestro di alcune lettere indirizzate ad un’amica rifugiatasi a Parigi, fu accusato mantenere rapporti con gli esuli francesi. Fu arrestato e detenuto nel carcere milanese. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, la sua casa e la sua biblioteca furono distrutte. Non fu eletto per una manciata di voti come padre costituente.

    Quindi l’isolamento ed il silenzio dopo l’attacco rivolto a Perri da Antonio Gramsci che, nei suoi “Quaderni dal carcere”, lo ritenne un reazionario e lo accusò di non conoscere affatto la realtà contadina di cui tanto si rendeva paladino. Fu la fine della sua attività politica. Fu rimpianto da Mario La Cava, giovane, che di lui scrisse: ''Ebbero più effetto sulla mia anima di fanciullo certe posizioni politiche assunte da Perri in quegli anni che furono del primo dopo guerra. Ricordo certe notti d'inverno in cui Perri, accompagnato da mio zio Pasquale, allora Sindaco di Careri, si fermavano nella mia casa al ritorno da Reggio dove avevano cercato di difendere le aspettative dei contadini presso il Prefetto. Avrebbero proseguito il viaggio per Careri il giorno dopo. Mia madre approntava per loro con quello che c'era in casa”.
    (Mario La Cava - Ritorno di Perri - Ed. Quale Cultura – Vibo Valentia)
    Nel 1959 vinse il Premio Villa San Giovanni con il romanzo “L’Amante di zia Amalietta”. Tornò a lavorare alla Posta e si trasferì a Pavia dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1974.

    Le sue spoglie riposano lì dove lui avrebbe voluto, nell’abbraccio della sua terra, Careri, a imperitura memoria di quel legame che lui non ha mai rinnegato. “Che cosa aveva, dunque, in sé quella terra per conquistare il cuore, per essere ricordata e rimpianta in ogni angolo del mondo? Nessuno l’avrebbe saputo dire, se non forse il cuore”.(tratto dal romanzo “Emigranti”).

    Opere
    (Fonte Wikipedia)
    • Primi canti Fossano, 1910 (con lo pseudonimo di Ferruccio Pandora]
    • La rapsodia di Caporetto, Milano, L'eroica, (A. Cordani), 1919.
    • Il Fascismo. La battaglia di Pan, Libreria politica moderna, Roma, 1922 (riedito da Laruffa, Reggio Calabria, 2009, ISBN 978-88-7221-439-8)
    • I Conquistatori, Roma, Libr. Politica Moderna, 1925 (con lo pseudonimo di Paolo Albatrelli. II edizione: Milano, Garzanti, 1945).
    • La strage, atto unico. Savona, 1925.
    • Emigranti, Milano, Mondadori, 1928.
    • Leggende calabresi, Milano, 1929.
    • Come si lavora nel mondo, figure, bozzetti e aneddoti narrati da Francesco Perri, illustrati da Filiberto Mateldi , Torino, UTET, 1934.
    • Favola bella, Torino, 1934.
    • Povero cuore, Milano, 1934.
    • L'idolo che torna, Milano, 1938.
    • Capitan Bavastro, Milano, Garzanti, 1940.
    • Il discepolo ignoto, Milano, 1940.
    • Racconti d'Aspromonte, Torino, 1940.
    • La Missione del Redentore, Milano, 1941.
    • Medaglie d'oro, Torino, 1942.
    • Fra Diavolo, Firenze, 1948.
    • L'amante di zia Amalietta, Milano, 1958.
    • Nel paese dell'ulivo, Torino, 1958.
    • Storia del lupo Kola, Torino, 1960.
    ***Medaglia d’Oro del Comune di Careri (R.C.)- 15 luglio 1970

    “Cari amici e conterranei, e voi tutti che con la vostra presenza fate onore più che alla persona, al mio lavoro.Vi ringrazio di avere avuto il gentile pensiero di volermi tra voi, in questo nostro caro paesello, che nel suo nome porta la testimonianza della sua nobiltà e della sua bellezza. Careri è nome che deriva dal greco: Significa grazia,ed ha il sapore della Magna Grecia, un periodo di alta civiltà che ebbe questa regione. Purtroppo io, fin dalla mia adolescenza, dovetti lasciare questo nostro bellissimo ma povero paese, per attuare il mio sogno da quando ero bambino: arricchire la mia mente e diventare qualcuno. Lasciai il mio paese natale ma non l’ho mai dimenticato, come non ho dimenticato i miei compaesani, che sono i protagonisti dei miei romanzi. Lasciai la mia madre terra ma, l’ho tenuta nel cuore, tanto è vero che un critico che recensiva il mio romanzo Emigranti quando è apparso nella edizione in lingua inglese scrisse: “Solo chi ama la sua terra come la sua madre carnale può descriverla con tanta bellezza e passione”. Ed oggi, mentre mi trovo tra voi conterranei, la mia mente rattristata va alla capitale della nostra provincia, la cara e bella Reggio; la città dove, potrei dire, diventai uomo, e la vedo con dolore sconvolta. Vada anche a Reggio il mio affetto e l’augurio dal cuore, che alla inquietudine succeda con coraggio un periodo di riedificazione. Non le sono mai mancati nè alte personalità, nè uomini di ingegno e di valore politico e nemmeno strenui lavoratori. Col lavoro, l’impegno e l’unità dei suoi figli, fra i quali mi sento anch’io, Reggio vincerà la sua battaglia sul terreno migliore che non è quello della burocrazia ma quello delle coraggiose iniziative e dell’attività concorde. Per tornare a noi, poichè il mio blasone è il lavoro, vi confesso che quando mi giunse il telegramma del sindaco nel quale mi comunicava la delibera plebiscitaria delle autorità comunali di insignirmi di una medaglia d’oro, per le mie benemerenze letterarie, ebbi, debbo confessarlo un moto di gioia. L’idea che i lavoratori si avvicinino sempre più alla cultura mi ha molto commosso, perchè dimostra che il lavoratore ha fatto e fa quotidianamente dei passi avanti nella cultura, comincia a leggere ed apprezzare il lavoro intellettuale. Esce dalla solitudine della terra vangata al nutrimento dello spirito; si avvicina ai prodotti che parlano all’anima, alle virtù che migliorano e nobilitano l’uomo, a quello che parla ai suoi generosi sentimenti, all’educazione delle nuove generazioni, indirizzandole verso la elevazione della personalità umana con la dignità e l’amore della libertà che è cosa importantissima.

    E’ questa una vittoria anche per me, che nei miei libri non ospito il vizio ma la dignità dell’uomo e la salvaguardia della sua dignità. Su questo terreno io spero di avere la vostra approvazione ed il merito di adornarmi della vostra medaglia, di sentirmi fratello e compagno vostro come combattente verso una meta: elevazione dell’uomo, rispetto reciproco e valorizzazione secondo il suo merito, della sua posizione nella produzione della ricchezza. Il tempo dei “gnuri cumpari” è tramontato, e una nuova pagina si apre all’avvenire. L’uomo si oggi non è più l’uomo di ieri. Sta a noi fare dell’uomo nuovo un fattore di civiltà o un fattore di disordine e di imbarbarimento, di violenza e di ingiustizia: l’homo sapiens o l’homo lupus. Di troppo sangue abbiamo abbeverato il mondo ed è tempo che l’ingiustizia e la violenza scompaiono dalla faccia della terra. Questo, miei cari conterranei, è il mio augurio e il mio saluto. Viene dall’esperienza di un vecchio che combattè a viso aperto contro la tirannide, e non piegò la testa. Ed ora, amici carissimi, vi ringrazio e vi porgo il mio affettuoso saluto e forse l’addio, perchè i miei anni sono molti e il tempo fugge”.

    Tratto Dalla Calabria, raccolta a cura dell’Associazione “Francesco Perri” (bibliotelematica.org/PERRI%20-%20indici.htm)
     
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