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Tutte le chiese di Cetraro

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    Tutte le chiese di Cetraro


    - Fonte -

    Chiesa di San Benedetto Abate



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    A pochi passi dalla piazza principale (Piazza del Popolo) si trova, sita in via Roma, la Chiesa Madre di San Benedetto Abate. Costruita in seguito alla donazione di Cetraro per mano della principessa Sikelgaita a vantaggio dell'abbazia di Montecassino, la Chiesa era già esistente nel 1104. Ristrutturata durante la seconda metà del 1700, è di stile barocco, con accesso mediante tre porte che segnalano le tre navate interne. Accanto alla chiesa si innalza un antico torrione, probabilmente una delle quattro torri della città, successivamente convertito in campanile. Dopo la donazione di Cetraro all'Abbazia di Montecassino, nel 1086, i Cassinensi risolsero di stabilire la loro sede temporale nel Palazzo Badiale ('a curti') e la loro sede spirituale in una nuova chiesa, intitolata al Santo fondatore dell'Ordine, che prescelsero di costruire in un luogo poco discosto dall'abitato d'allora, "in summitate acclivi!". La Chiesa di S. Benedetto, di cui si fa menzione la prima volta in un documento del 1104, ebbe modo di consolidare nel tempo la sua peculiare funzione di casa spirituale cassinense, evolvendosi anzi ben presto in un 'priorato' con mansioni ed uffici cenobitici: "consta che nel cenobio di S. Benedetto di Cetraro, soggetto ai Cassinensi, vi fossero monaci, che giorno e notte adoravano Dio con le loro laudi" (E. Gattola). Una labile traccia dell'antico cenobio fu registrata da G. De Giacomo, nel 1929, allorché, riferendo di taluni lavori di restauro notò come "vennero fuori, dietro l'organo piccolo, un colonnato, forse del cortile, e un corridoio di comunicazione col refettorio". Dopo due secoli e mezzo di incontrastata officiatura monastica, nella seconda metà del XIV secolo, si profilarono aspri contrasti col clero secolare che culminarono nell'occupazione forzosa d'una cappella: "con una malvagità umana vieppiù operosa ed una cieca bramosìa che non cessa di istigare e, più di tutto, con uno scelleratissimo scisma che prende sempre più corpo, alcuni chierici secolari di detto castello...si sono introdotti in codesta cappella" (Gattola). Come riportato da L. Iozzi, la Curia Cassinense cercò, nel 1418, di dirimere del tutto la controversia insorta, affidandosi all'oculata dottrina del 'maestro di sentenze ' Jacopo Agnelli da Uri, ma, d'allora in poi, la Chiesa di S. Benedetto smise del tutto il suo status monastico per essere rivendicata, quasi, a quel magistero di chiesa parrocchiale che la porterà ad essere, di lì a poco, 'Mater et Caput dell'universale clero cetrarese'. E fu proprio per sopperire alle accresciute esigenze di culto che nel 1750, come riferito da A. De Giacomo, d. Lorenzo De Caro "fece eseguire il disegno dell'ampliamento della chiesa e dette mano al lavoro". Dopo un "lungo interregno" dovuto alla sua morte, i lavori furono ripresi, nel 1766, dal suo successore, d. Giuseppe Antonio Policicchio da Lago, il quale, nel giro di un anno, terminò l'ala in cornu Evangelii, inaugurando anche la Cappella del SS Sacramento, adibita provvisoriamente alle opere di culto. Nel 1775, furono completati del tutto i lavori dell'ala nuova e venne sistemata, sul portale maggiore, la statua in marmo di S. Benedetto. Il 28 ottobre 1779, infine, con un pontificale officiato dall'Abbate G. A. Testa, fu celebrato il definitivo completamento dell'intera fabbrica. Seguirono, quindi, lungo tutto il XIX secolo, una serie di lavori di completamento e decorazione interna, coronati, da ultimo, da un radicale intervento di restauro, operato dall'Arciprete d. Sebastiano Brusco, di concerto con la Soprintendenza ai Monumenti, protrattosi dal 1979 al 1984. L'aspetto esteriore della chiesa settecentesca ha subito delle mutazioni nel tempo che ne hanno alterato l'autentica essenza. La costruzione, a metà dell'800, dei palazzi gentilizi prospicienti il sagrato ha precluso l'originaria veduta d'assieme del prospetto frontale dell'edificio, consentendone solo una residuale veduta di scorcio; la definizione, intorno al 1890, della "traversa interna all'abitato della strada n° 110", operata dal Ministero dei Lavori Pubblici, ha comportato l'eliminazione della doppia scalèa centrale che ascendeva verso il portale maggiore; l'ampliamento della sagrestia, intorno al 1850, e della canonica, nel secondo dopoguerra hanno di fatto occultato buona parte dell'abside e del piè di croce, che s'ergevano prima, in tutta la loro evidenza architettonica. Il prospetto attuale si vale, pertanto, del fronte principale - tripartito da un ordine di doppie lesène che s'innalza nel terzo medio per concludersi nel timpano triangolare - e di quel che emerge, nel panorama urbano, della lunga nave centrale, ancora ammirevole nella sua austera nudità muraria. La torre che incombe sui fianco, già attestata nel 1540 come 'lo campanaro di S. Benedetto' (Iozzi), è, con ogni evidenza, l'unica superstite delle torri urbiche che contrassegnavano, nel medioevo, il profilo concitato del castrum Citrarii' Interno L'interno è a croce latina, col transetto destro mancante della tribuna absidale. La navata centrale, soprelevata sulle altre, è coperta da volta a botte con duplice filare di finestre lunettate, culminante, dopo l'arco di trionfo, in un ampio catino che circoscrive il presbiterio; le due navi laterali hanno a una copertura a crociera ribassata su pianta quadrata. L'organizzazione dello spazio è demandata ad una serie di pilastroni che definiscono cinque campate per parte, in fondo alle quali sono delle nicchie che ospitano arredi ed opere d'arte. L'apparecchio decorativo, elaborato tra la fine del 700 e la prima metà dell'800, dovizioso di cornici, stucchi e cartigli, ha un suo innegabile punto di forza nel palco di cantorìa, di singolare esuberanza plastica, fatto sistemare, a metà dell'800, dall'Arciprete don Giuseppe Lanza. Opere d'arte Percorrendo la navata sinistra si vedono due bei candelabri in legno, ottocenteschi, opera d'artieri regionali, lavorati a motivi floreali ed impreziositi da tre teste di cherubini; addossati alla parete sono, quindi, due antichi confessionali in legno, intarsiati con motivi di foglie e a girali. Nel vano seguente, in un'apposita cornice a stucco, è sistemata una tela ad olio raffigurante la Madonna con anime del Purgatorio, opera di Francesco Basile da Borgia (CZ), eseguita nel 1793. Altri lavori del Basile, in Calabria, sono tra l'altro registrati in Belmonte Calabro (Chiesa dell'Assunta) ed a Squillace (Arcivescovado). Subito dopo, è collocato il gruppo ligneo della Madonna del Rosario (sec.XIX). "La Vergine, con grossa corona in mano, veste una tunica rossa a fiori e manto azzurro stellato, raccolto in vita". Raffinata è l'esecuzione, curati, soprattutto, i particolari del viso della Vergine e del nudo del Bambino che mostrano delicatezza e armoniosità" (Catalogo Soprintendenza di Cosenza). Procedendo, si ha, a sinistra, la tribuna che accoglie la Cappella del SS Sacramento, e di fronte, una tela ad olio del XVIII secolo, raffigurante la Madonna del Rosario, S. Francesco di Paola ed Apostoli. Svoltando nel presbiterio, si può ammirare un bei coro in legno, a doppio ordine di sedili e con filettature in oro, fatto eseguire nel 1822 dall'Arciprete d. Vito Occhiuzzi ed una coppia di dipinti sulle pareti, d'un singolare tono freddo e ieratico, raffiguranti l'Adorazione dei Magi e la Presentazione al tempio. Accedendo, quindi, alla navata destra, si nota l'interessante altare barocco della Madonna Addolorata - tema ripreso anche da un ingenuo affresco nella voltina - ed un dipinto ad olio del XIX secolo raffigurante la Comunione degli Apostoli. Nella volta della navata centrale, campeggia il vasto affresco del Giudizio Universale contornato, negli spicchi, dalla serie degli Apostoli, opere entrambe dei primi dell'800,a cui si sono aggiunti, nel 1898, altri affreschi, ispirati ad episodi biblici, eseguiti da Rocco Ferrari da Montalto Uffugo. L'Organo Costruito nel 700 e restaurato nel 1990, per iniziativa della Pro Loco, "splendido esempio di decorativismo barocco, l'organo della Chiesa di S. Benedetto si inserisce a pieno titolo fra le testimonianze più significative dell'arte organaria esistente nelle chiese calabresi, e la ricchezza delle ornamentazioni ad intaglio, gli angeli musicanti, i festoni fioriti che lo caratterizzano rappresentano degnamente la più raffinata affermazione della cultura napoletana documentata nella regione". (F.Samà, Capolavori di arte organaria restaurati in Calabria). Aneddotica Da Il popolo di Calabria (1896) di Giovanni De Giacomo: "A Cetraro, il presepe è un avvenimento di grande importanza; e molti anni dietro occupava quasi una quarta parte della chiesa, e vi era un numero stragrande di fantocci alti come un bambino di due anni. E mi dicono: "Che bellezza 15 o 20 anni dietro! Figuratevi: nel presepe vi erano 5 mandre di pecore e buoi, un fiume, vi era un macello, una bettola con 3 o 4 briachi, vi era anche una bella gatta sui tetti di una palazzina, dai cui balconi erano affacciati signori e signore. E poi, vi era una cavalleria, che era una delizia a guardarla!.. Ora - vedete dove siamo arrivati!- ora manca anche la vecchia cui dolgono i denti... ".



    Chiesa del Ritiro

    La chiesa di Santa Maria delle Grazie, conosciuta come "chiesa del Ritiro" dal nome dello spiazzale in cui è situata, risale al 1454. Di stile rinascimentale, contiene al suo interno una pala marmorea dello stesso periodo. Di notevole importanza è il portale in tufo, che risale invece al Cinquecento. Al suo interno si possono notare diversi elementi del tardo barocco. Durante le incursioni di Turchi e Saraceni, la chiesa è stata più volte saccheggiata e quasi distrutta tanto che della struttura originale è rimasto ben poco. Dopo un periodo di abbandono venne restaurata agli inizi dell'Ottocento. La chiesa è affiancata da un convento medievale che ospita oggi l'istituto delle suore di San Giovanni Battista, fondato nel 1912 da Suor Crocifissa Militerni.

    Edited by Isabel - 9/11/2014, 00:18
     
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    Chiesa di San Nicola

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    Situata in pieno centro storico, la chiesa risale probabilmente alla metà dell'XI secolo.



    Chiesa di San Pietro Apostolo

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    Nel secondo decennio del ‘600, l’Università di Cetraro chiese più volte alla Provinciale dell’Ordine dei Cappuccini d’istituire un loro convento a Cetraro. E finalmente nel 1618 la richiesta fu accolta. In tale anno, infatti, frate Francesco da Paola, superiore della Provincia di San Daniele, fece instanza al vicario cassinese, don Benedetto Sanguino, per ottenere l’autorizzazione a fondare il convento. E questi il 28 agosto 1618 rilasciò il proprio assenso. Gli accordi intercorsi con l’Ordine monastico prevedevano che il suolo fosse comprato a spese dell’Università; e che gli oneri di fabbrica fossero ripartiti per due terzi, a carico dell’Università, e per un terzo, a carico di Giovanni Falcone, esponente d’una delle famiglie più in vista del paese. Stabilita quindi ogni cosa, con una processione solenne, cui concorse popolo e clero, ed alla presenza del vicario, don Bendetto Sanguino, e del sindaco di Cetraro, Giovanni Bernardino Abramante, si pose la prima pietra. Mentre a Giovanni Falcone venne conferito l’incarico di Procuratore della Fabbrica. I lavori del convento, eretto «secondo la povera forma cappuccina» procedettero a rilento. E soltanto del 1634 esso fu completato del tutto, potendo disporre della chiesa, intitolata a San Sebastiano, di 18 celle e di un orto e mancando ancora della cisterna per l’approvigionamento dell’acqua. La chiesa degli inizi era composta soltanto dall’aula e da un piccolo vano ottagonale posto a sinistra dell’ingresso. Intanto il convento prese ad assumere una certa importanza, divenne luogo di studio teologico e nel 1710 vi giunse come guardiano frate Angelo d’Acri, che in seguito sarà proclamato beato. E fu proprio frate Angelo che nel 1737 fece dono alla chiesa del gruppo statuario della Madonna Addolorata, per ospitare il quale fu costruita un’apposita cappella, successiva all’altra già esistente. Nel prosieguo intervennero altre migliorie: nel 1746 si pose il nuovo altare in legno che raccolse, nei suoi scomparti, il polittico secentesco; e, sullo scorcio del ‘700, si diede un assetto complessivo alla chiesa: integrando le due cappelle laterali con l’aula e disponendo un ciclo uniforme di decorazioni per tutti gli ambienti. Crebbe pure la vocazione parrocchiale della chiesa: tanto che, nel 1778, si formò una congregazione laicale che aveva sede nella cappella dell’Addolorata. Nel 1811, il convento fu soppresso con le leggi murattiane. Ripristinato nel 1818, ebbe vita circa fino al 1865, dopodiché fu sempre adibito ad altre mansioni, sotto la tutela della Congrega della Carità. La chiesa, intanto, continuò ad essere curata da un rettore, nominato dall’Arcipretura di San Benedetto: nel 1904, don Saverio Jannelli, che ricopriva tale incarico, lasciò alla chiesa un organo positivo. Nel 1921 fu anche proposto al Padre Generale dei Cappuccini, da parte del Presidente della Congrega di Carità Carmine De Caro, di tornare a Cetraro; ma essendo esiguo il numero dei frati nella provincia monastica di Cosenza, si declinò tale offerta. Sennonché, nel 1923, la chiesa fu elevata a parrocchia; prendendo il titolo di San Pietro Apostolo, già proprio della chiesa diruta del centro storico. E, da allora, svolse un'intensa attività pastorale. Gli ultimi lavori interni, di restauro e completamento, risalgono al 1977, allorché il parroco, don Francesco Vivono, fece eseguire sulla volta dell’aula un piccolo ciclo d’affreschi ed ottene dalla Sopraintendenza di restaurare il polittico dell’altare maggiore ed il dipinto del Cenacolo; di recente, è stata infine riassettata la facciata.



    Santuario della Madonna della Serra

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    Una suggestiva escursione si può fare recandosi al Santuario della Madonna della Serra. Il Santuario è aperto quasi tutti i giorni. D'estate, ogni domenica, è anche celebrata la santa messa.



    Edited by Isabel - 9/11/2014, 00:17
     
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