Semplicemente Passioni forum

Memorie - Sant’Elia,il viaggio spirituale e antico tra la valle delle Saline e la valle di Melicuccà

Storia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Isabel
        Mi piace   Non mi piace
     
    .

    User deleted


    Memorie - Sant’Elia, il viaggio spirituale e antico tra la valle delle Saline e la valle di Melicuccà

    - Fonte -
    di Anna Foti


    QW0oSRO

    Radicarono la chiesa Ortodossa in Calabria e diffusero uno stile di vita solitario, dedito al lavoro della terra, all’ascesi ed alla contemplazione che ha reso nei secoli grande la dimensione spirituale della Calabria ed in particolare delle valli e delle grotte della provincia reggina, cullata dalla costa Viola e dalla costa Jonica ed ancora oggi intrisa di storia e dentellata di ruderi di cenobi (dal greco vita comune), eremi e monasteri. Luoghi che per le comunità calabresi rappresentarono profondi riferimenti spirituali e luoghi di rifugio dalla incursioni dei Saraceni. Uno dei ritratti più suggestivi e affascinanti della Calabria antica è, infatti, quello che racconta della sua dimensione mistica e spirituale, dei suoi luoghi solitari, dei suoi angoli sperduti e bellissimi, della sua natura incontaminata, scrigno di intenso e secolare raccoglimento interiore. Una dimensione che, in particolar modo a partire dal VII secolo d.C. attirò in Calabria uomini in cerca di spazi sottratti alla confusione in cui ritrovare Dio, pregare, contemplare e lavorare, maturando ed alimentando la loro intensa ed autentica spiritualità. I monaci Basiliani, linfa del radicamento della chiesa Ortodossa in Calabria, segnarono la storia del nostro territorio nel cuore del Mediterraneo, lambito dal mare e cullato dalle aspre montagne, al punto da avere, nei secoli successivi al loro arrivo, loro stessi il momento fondante della loro specifica identità proprio nella provincia di Reggio Calabria, a Seminara. Qui nel giorno delle Pentecoste del 1579, i Greci d’Italia fondarono l’ordine dei Basiliani di Italia che papa Gregorio XIII nello stesso anno ufficializzò con bolla pontificia Benedictus Dominus.

    Molti ne giunsero edificando monasteri e luoghi di preghiera, diffondendo tra le comunità calabresi un nuovo stile di vita fatto di laboriosità e di preghiera, di contemplazione e meditazione. La Calabria, in particolar modo la provincia di Reggio Calabria, sono costellate da vestigia di notevole rilievo storico e religioso. Si tratta di ciò che resta di grotte e cenobi, distintivi della loro identità, risalenti ai periodi in cui vissero al fianco delle genti calabresi durante le incursioni dei Saraceni fino ai flagelli dei sismi e delle pestilenze. Vi fu chi in Calabria approdò già con il suo abito monastico e la sua vocazione all’eremitaggio, alla ricerca di pace e solitudine ma vi fu anche chi vi nacque e vi rimase per coltivare la sua Fede e sua spiritualità. Il nome Elia è particolarmente pregno di storia per la nostra terra. Due furono infatti i monaci Basiliani in Calabria divenuti Santi per la Chiesa Ortodossa e per la Chiesa Cattolica che, con questo nome solare come le tracce del loro agire meditativo ma profondamente operoso, hanno lasciato un segno indelebile. Vissero intorno al decimo secolo, uno giunse in Calabria e l’altro vi nacque e vi restò. Colui che in Calabria vi nacque fu Elia detto lo Speleota (abitante della grotta) nato a Reggio Calabria da Pietro e Leonzia nell’865 e morto a Melicuccà l’11 settembre del 960.

    La sua vocazione si manifestò fin da giovane quando al matrimonio proposto dalla madre preferì il pellegrinaggio a Taormina e Roma dove prese i voti. Quindi tornò a Reggio per lasciarla nuovamente alla volta dell’Oriente con il monaco Arsenio. Poi un nuovo e definitivo ritorno in Calabria dove con i monaci Cosmo e Vitale abitò la grotta di Melicuccà, cui si deve il suo appellativo lo speleota, e che presto divenne luogo di pellegrinaggio e preghiera fin da quando lui era ancora in vita.
    Qui morì l’11 settembre del 960. Le sue spoglie rimasero sepolte lì fino al 2 agosto 1747, quando un giovane malato di Melicuccà, Antonio Germanò, scoprì le ossa ricevendo il miracolo della guarigione. Dell'episodio fornisce attestazione un atto notarile di Carmelo Fantoni recante la data del 12 agosto 1747. Nella storia di Melicuccà, che ricorderà il prossimo 11 settembre il suo monaco divenuto Santo, di grande rilevanza è la grotta di Sant’Elia lo Speleota, oggi una delle più importanti testimonianze archeologiche della grecità Bizantina nell’Italia Meridionale con i resti del cenobio (nella foto) e delle fabbriche annesse (cantina, mulino, palmenti, necropoli risalenti al X secolo) e la miracolosa sorgente detta "acqua del giardino di S. Elia".

    Le stesse origini di questa comunità a partire dal nome sono legate inscindibilmente alla storia agli insediamenti Basiliani esistenti in epoca bizantina. Le biografie dei Santi Italo-greci riferiscono di un centro commerciale (emporion), della cittadina di Sicri, oggi contrada disabitata forse distrutta dai Saraceni. Si narra che gli abitanti in fuga si insediarono tra i boschi dei bagolari, in greco melikokkos da cui deriva il toponimo di Melicuccà. La stessa vita di Elia lo Speleota testimonia l’accoglienza nella grotta resa alle popolazioni del luogo che, in fuga da Saraceni, accorrevano verso la grotta del Santo. Più antico di Elia lo Speleota, fu Elia di Enna (Enna 825 circa - Tessalonica 903), detto anche Elia il Giovane, originario appunto della Sicilia, più volte prigioniero dei Saraceni, monaco a Gerusalemme e poi in Calabria. Morì in viaggio verso Costantinopoli. Sant’Elia di Enna fu molto attivo in Calabria con il suo discepolo Daniele; scelse come luogo di meditazione il monte Aulinas (prima Salinas per l’antico nome della piana di Palmi quale Turma delle Saline) di Palmi per poi fondare un monastero, forse due, anche sull’altro versante jonico della provincia reggina tra Capo D’armi e Pentidattilo (località Prastarà e Martineo) nei pressi di Saline Joniche. Sant’Elia è infatti, oggi, anche il nome di una frazione del comune di Montebello jonico.

    Qui, dove una chiesa ricorda il Santo, la memoria convive con la storia e la leggenda del suggestivo vulcano di Stromboli, isola dell'arcipelago delle Eolie insistente nel comune di Lipari, in provincia di Messina. Le insidie del diavolo e la reazione del monaco basiliano, capace di meditazione ma non disposto ad essere distolto nell'atto di compierla, avrebbero originato l’unico cratere costantemente attivo in Europa. La leggenda narra che Elia infastidito, diede un calcio per allontanare le tentazioni personificate, buttandole giù dal monte (che oggi porta il suo nome e dove si erge anche la cosiddetta Pietra del Diavolo) e vedendole trasformarsi nelle celebri pietre Nere della Costa viola. Il Diavolo avrebbe reagito a questo rifiuto, rigurgitando fuoco nel mare. Così sarebbe nata l'isola vulcanica di Stromboli. La leggenda narra che Elia di Enna fu insidiato dal diavolo dopo che Dio "aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta, scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo" (Leonida Repaci in "Calabria grande e amara").

    Il passato di una Calabria densa di storia costantemente si schiude allo sguardo di chi ne cerca le origini, di chi ha occhi curiosi e profondi come la stessa storia richiede. Un viaggio sempre affascinante che, nonostante le ombre di un presente spesso ingrato, rivela una Calabria che ha accolto e cullato Civiltà e Culture antiche, intrecciandosi con le più vivide leggende.

    Edited by Isabel - 15/10/2014, 15:13
     
    .
0 replies since 20/9/2013, 11:12   51 views
  Share  
.