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Fortunato Caccamo

Carabiniere-partigiano di Gallina, medaglia d’oro al valor militare alla memoria

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    Storie di calabresi lontani da casa - Fortunato Caccamo, carabiniere-partigiano di Gallina

    caccamo_fortunato

    Fonte - Strill.it
    di Damiano Praticò


    Gallina, quartiere zona sud di Reggio Calabria, possiede una sua personalissima ed onorevole medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Era il Capodanno del 1923 quando Fortunato Caccamo, figlio di Antonio e di Maria Cuzzocrea, venne alla luce in questo piccolo paesino della periferia di Reggio. Sospesi gli studi per entrare a far parte dell’esercito, Fortunato fu soldato per tutto il 1941 – si diplomò poi nello stesso anno – prima di essere congedato dalla leva nel marzo del 1942. In settembre, si arruolò nella Legione Carabinieri di Roma per una ferma di tre anni. Nella capitale, si iscrisse all’università e prestò servizio, al momento dell’armistizio, presso la Stazione Termini. L’8 settembre 1943, però, rese i tedeschi nemici e Roma fu occupata. Il 9 e 10 settembre, Fortunato partecipò alla battaglia in città, ultimo tentativo di resistenza contro i nazisti.

    Il 7 ottobre, il comando tedesco dispose l’evacuazione dei carabinieri italiani da Roma. Fortunato si tolse la divisa e disertò, unendosi alla banda partigiana dei carabinieri guidata dal generale Filippo Caruso. Il suo nome di battaglia era Tito.

    Nei mesi seguenti, la banda Caruso – in collaborazione con la formazione guidata dai maggiori Ebat e Dessy e collegata al Fronte Militare Clandestino di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo – si rese protagonista di una serie di atti di sabotaggio ai danni dei tedeschi nella zona dei Monti Albani e di Palestrina.

    Qualcuno, però, fece la spia. Fortunato venne catturato dalle SS tedesche il 7 aprile 1944 nella piazza che rappresenta, per antonomasia, il luogo di residenza – oggi come ieri – dei calabresi a Roma: piazza Bologna. Stava trasportando importanti documenti.

    Fu rinchiuso per 37 giorni nel carcere di Via Tasso, sede del quartiere generale tedesco a Roma. Qui fu miseramente torturato per tutto il periodo di soggiorno. Trasferito al carcere di Regina Coeli, fu sottoposto a processo e condannato a morte dal Tribunale militare di guerra tedesco il 9 maggio.

    La sentenza fu eseguita alle ore 10 del 3 giugno 1944, il giorno prima della liberazione di Roma: amaro destino. Un plotone della PAI (Polizia Africa Italiana) lo fucilò – insieme a Costanzo Ebat, Mario De Martis e altri tre partigiani – sugli spalti di Forte Bravetta. Fortunato aveva solo 21 anni.

    La motivazione per la medaglia d’oro al valor militare alla memoria fu la seguente: “Carabiniere animato da elette virtù militari, sottrattosi coraggiosamente alla cattura delle forze tedesche, entrava subito a far parte della organizzazione clandestina dei Carabinieri Reali della Capitale. Catturato su delazione, sebbene sottoposto per lunghi mesi a feroci torture, manteneva assoluto silenzio evitando così di far scoprire capi e gregari dell’organizzazione. Nessuna lusinga o allettamento dei suoi aguzzini lo faceva deflettere dal giuramento prestato. Compreso solo del bene della Patria, donava la sua giovane esistenza affrontando serenamente la morte per fucilazione. Luminoso esempio di attaccamento al dovere e all’onore militare”.

    Oggi, la caserma provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria porta il suo nome.
     
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