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Memorie - L'eccidio di Melissa

Storia

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    Memorie - L'eccidio di Melissa

    - Fonte -
    di Fabio Cuzzola


    coN7DSr

    Il 29 ottobre sarà il sessantaduesimo anniversario dell’eccidio di Melissa. Durante l’occupazione delle terre la polizia sparò, tre contadini rimasero uccisi, trenta feriti, tutti colpiti alle spalle. Ma quello che accadde nelle terre del barone Fragalà è solo il culmine di una stagione di lotte e di conquiste come non se ne sono più viste nella nostra Calabria per tutto il novecento.

    Una lunga stagione iniziata subito dopo l’armistizio dell’8 settembre è che ha tentato di tirare fuori la nostra Terra dalla miseria delle guerra e del fascismo. La situazione è drammatica, il piano Marshall è in vigore da poco più di un anno, ma nelle zone periferiche, montane e più interne si combatte ogni giorno con la fame. Le cronache dell’epoca di Francesco Spezzano, inviato de L’Unità, raccontano di migliaia di calabresi che ogni giorno a piedi, con qualsiasi tempo raggiungono le montagne della Sila, dell’Aspromonte, del Pollino per raccogliere funghi da rivendere. I più abili per quattordici ore di lavoro riceveranno 50 lire! Le nostre contrade sembrano gironi danteschi: “Sono sporchi, malnutriti, le donne sono quasi tutte a piedi nudi, i bambini coperti di abiti a brandelli, gli uomini invece delle scarpe hanno pezzi di gomme di automobili aggiustati alla meno peggio.” In questi scenari rinasce il movimento contadino, nascono le prime cooperative, il PCI e il PSI si riorganizzano per spingere il governo centrale a varare una riforma agraria per dare la terra a chi la lavora. Una richiesta antica come le montagne, da Fra Dolcino a Thomas Muntzer. Per capire la portata ed il coinvolgimento di massa che essa generò è simbolico ricordare quanto accadde a Papanice, un piccolo paese del crotonese, nella zona del Marchesato.

    La notte del 23 ottobre del 1949 si muovono i braccianti a giornata e i contadini poveri di tredici paesi del circondario. Fin dal primo giorno lo spettacolo che sulla terra di questi centri era una cosa imponente. File interminabili di braccianti e contadini con i loro asini, con i loro muli, con gli aratri, inquadrati in modo disciplinato, con alla testa alcuni membri del Comitato di agitazione e divisi per squadre con alla testa bandiere tricolori e bandiere rosse. Racconta Luigi Silipo, leader della Federterra e segretario della federazione del PCI di Catanzaro: “I carabinieri intervengono, sparano per aria, bastonano i contadini e le donne all'impazzata, ne arresta¬no venti. Interveniamo a Papanice direttamente dalla federazione. Arriviamo nel paese di notte e sebbene i contadini non fossero avvisati, in un attimo si raduna tutta la popolazione, avviene in piazza un'assemblea imponente in cui si riafferma la volontà di lotta. Il giorno dopo, infatti, i contadini ritornano sulla terra più numerosi e le donne prendono il posto degli arrestati.” Quando si leggono queste cronache, uno pensa all’Emilia cantata da Bertoli e Guccini, alla Lombardia descritta da Olmi e Bertolucci, invece è la nostra Calabria.

    Furono le donne a sostenere la lotta, ad essere le prime nelle occupazioni e nelle manifestazioni.

    Ricorda un sorpreso Giacomo Mancini:
    All'interno del paese migliaia di donne improvvisano una dimostrazione, le stesse che dopo il 18 aprile manifestarono contro i licenziamenti che luridi figuri di agrari misero in atto contro chi aveva votato per il Fronte.” Decine di donne vengono bastonate. La forza pubblica adotta in alcuni punti questo sistema: maltratta le donne, provoca la reazione degli uomini e li arresta. Ma ormai l’onda lunga è irrefrenabile; scendono in lotta altri 7 paesi del crotonese ed ora mai sono in movimento circa 15 mila braccianti impegnati nell'occupazione delle terre. La protesta si estende in tutta la Piana di Gioia Tauro.

    Proprio un anno dopo il 21 ottobre del 1950 il parlamento su proposta del governo monocolore DC voterà la prima riforma agraria del nostro paese.

    Edited by Isabel - 4/11/2014, 18:33
     
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