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Castelli, torri e fortificazioni di Reggio Calabria

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  1. Isabel
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    Castelli di Reggio Calabria


    Castello Aragonese

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    - Fonte -

    Il Castello Aragonese di Reggio Calabria è la principale fortificazione della città, sorge nell'omonima piazza Castello tra la via Aschenez e la via Possidonea. Esso è considerato, insieme ai Bronzi di Riace, uno dei principali simboli storici della città di Reggio. Dal 1956 ospita l’Osservatorio dell’Istituto Nazionale di Geofisica.

    Storia

    Pur se universalmente noto come "aragonese", il Castello di Reggio ha in realtà origini molto più antiche, tracce di una fortificazione di questa zona della città infatti risalgono ad epoche di molto precedenti alla costruzione del castello vero e proprio.

    Antichità

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    Il Castello nel XIX secolo


    Oggi la collina sulla quale si erge la fortezza è molto meno evidente, ma nell'antichità essa rappresentava un punto importante per la tutela del sistema delle mura. Molto probabilmente la cinta della palaiapolis (la palèpoli che era l'arcaica città fondata nell'VIII secolo a.C. dai calcidesi) aveva, come angolo inferiore delle mura che discendevano dall'acropoli, proprio l'area dell'attuale castello. Nel periodo ellenistico, con l'allargamento della città verso il mare, la collina rimase un luogo fortificato di notevole importanza militare, mentre le mura, che nella polis d'epoca classica piegavano verso nord, scendevano ora fino al porto; il sito archeologico delle "Mura greche" sul Lungomare Falcomatà mostra infatti l'angolo della cinta. In epoca romana, durante il periodo imperiale, le mura non furono probabilmente curate e restaurate, vista la prosperità di cui godeva l'impero, e i forti più importanti lungo la cinta furono abbandonati al loro destino.

    Medioevo

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    Una vecchia incisione che raffigura il castello di Reggio


    Sotto l'imperatore Giustiniano I, durante la guerra tra i Goti e i Bizantini, Belisario entrò a Reggio per liberarla dai barbari e trovò la città priva di fortificazioni, così il generale ordinò immediatamente il restauro della cinta muraria. Egli non poteva infatti permettere che la città fosse sguarnita visto l'importante ruolo che il porto di Reggio ricopriva nei collegamenti tra l'Italia e Costantinopoli. Si riprese dunque la parte inferiore delle mura che erano appoggiate al porto, la collina del castello divenne quindi il bastione angolare della cinta, rivolto verso la montagna. Tutto ciò creò un centro fortificato che proteggeva il porto di Reggio e tutta la Calabria meridionale. L'esistenza documentata di un vero e proprio castello risale quindi all'anno 536. Nel 1059 la fortezza passò dai Bizantini ai Normanni e nel 1266 a Carlo I d'Angiò. Dall'epoca dei Normanni, che vi stabilirono la corte, il castello fu modificato ed ampliato in più riprese. Una sostanziale parte del lavoro avvenne durante il lungo regno di Federico II di Svevia, quando l'autorità imperiale dovette provvedere ad un sistema difensivo statale del Regno di Sicilia. L'area interessata doveva avere ospitato una fortezza angolare delle mura bizantine, e un donjon (una torre-mastio) durante la dominazione normanna. la parte sveva del castello di Reggio rimase in piedi fino a dopo il terremoto del 1908, ed era una costruzione a pianta quadrata, con quattro torri angolari, anch'esse di forma quadrata. Venne restaurato nel 1327, dopo le ripetute guerre tra Angioini ed Aragonesi, quindi fortificato nel 1381 dalla regina Giovanna I. Nel 1382 Carlo di Durazzo ordinò al capitano governatore di Reggio la restaurazione del castello ponendo scrupolosa attenzione affinché i lavori fossero adempiti da tutti gli addetti.

    « La torre maestra del castello, detta Magna de' Cola, circondata di mura, e la torre lombarda dovevano essere restaurati a spese della regia Curia; la torre Palombara a spese dei Giudei di Reggio; la torre di Mese a spese dei cittadini di Mesa; la torre detta di Santo Niceto dagli abitatori di Santo Niceto; la torre ch'era sulla porta dagli abitatori di Amendolea; la torre, detta Malerba da quei di Malerba; le fabbriche ch'erano nel castello accanto alla Chiesa a spese della regia Curia. La Chiesa del castello dovea restaurarsi a spese dell'Abazia di San Nicola di Calamati; l'impennata sull'entrata della porta del castello a spese dell'Abazia di Terreti. Il vescovo, di Bova dovea, restaurare le stanze ov'erano, la cucina e la dispensa; gli uomini, del feudo di Leucio de Logoteta, il forno; l’Abazia di San Giorgio de Enchia la sala, grande e finalmente l'università di Reggio dovea curare il restauro de’ barbacani. »

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    Vecchia incisione che raffigura Reggio e il suo castello


    I restauri del castello di Reggio erano in relazione con la guerra allora scoppiata tra Carlo di Durazzo e l’altro pretendente al trono napoletano Luigi d'Angiò. Pare inoltre che tra i partecipanti al restauro del castello ci fosse anche Agatro Malarbi da Gerace, il quale contribuì non poco a mantenere tranquilla la Calabria. Dal momento della sua costruzione, data l'importanza strategica, il castello subì una continua serie di restauri e di modifiche, tutti tesi ad adeguare la struttura difensiva all'evoluzione delle macchine d'assedio, e poi alle artiglierie con polvere da sparo. A questo scopo, in epoca spagnola, Re Ferrante fece eseguire nel 1458 le modifiche più sostanziali sotto la direzione dei lavori di Baccio Pontelli (noto architetto e discepolo di Giorgio Martini): si aggiunsero due grosse torri merlate verso sud e un rivellino (opera esterna con artiglieria) ad oriente; fu aggiunto il fossato, alimentato dal torrente Orangi (che scorreva nei pressi dell'attuale piazza Orange). Dopo un primo intervento si dovette alzare l'opera di svariati metri per permettere ai cannoni di colpire fino al quartiere extraurbano di Sbarre. Nel 1539 Pietro da Toledo ne fece aumentare la capienza interna in modo da poter rifugiare quasi 1000 persone, permettendo di salvare più volte i reggini dalle invasioni dei Turchi durante le quali il castello fu usato come prigione.


    Età moderna

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    Francobollo raffigurante il Castello di Reggio, monumento nazionale

    Nonostante numerosi interventi, l'aspetto del castello rimase pressoché inalterato dall'epoca di Ferdinando I fino a quando ne venne decisa la riconversione in caserma che comportò l'abbattimento del rivellino con l'unificazione del piano interno; durante il Risorgimento il castello aragonese divenne infatti prigione politica e luogo di esecuzione dei ribelli. Nel 1860, la città e il castello vengono espugnati da Giuseppe Garibaldi, quindi con l'unità d'Italia e il nuovo piano regolatore della città (redatto nel 1869), il bastione venne considerato un "corpo estraneo" nel nuovo assetto urbanistico, volendo al suo posto ricavarne una grande piazza. Ciò fece scoppiare delle diatribe tra chi voleva demolire il castello per fare scomparire l'ultima testimonianza del dominio spagnolo e chi ne voleva impedirne la demolizione perché monumento storico di tutte le antiche ed importanti memorie cittadine. All'idea del Comune di Reggio - che nel 1874 lo acquistò dal Governo per demolirlo - si oppose l'allora Ministro della Pubblica Istruzione, affermando che il castello era un monumento archeologico. Nel 1892 la Commissione provinciale dei beni archeologici decretò una parziale demolizione del castello ma con la conservazione delle due torri poiché "Monumento storico della città", e cinque anni dopo (nel 1897) il castello venne dichiarato monumento nazionale. Nei primi anni del '900 fu utilizzato da una brigata di artiglieria. Il terremoto del 1908 danneggiò i locali più antichi lasciando però illese le due torri; il danneggiamento, se pur minimo, della struttura fece si che un decreto legge del Genio Civile del 1917 indicasse le modalità di demolizione, ma nello stesso anno il castello fu risparmiato poiché adibito a caserma. Probabilmente l'odio politico dei reggini verso ciò che aveva rappresentato negli ultimi anni, fece prevalere la decisione di abbattere il Castello Aragonese, che pur avendo resistito ai terremoti e ai decreti di demolizione, fu deliberatamente mutilato della sua parte più antica, anche in nome di una struttura urbanisticha più razionale. La fortezza fu infatti in parte demolita per congiungere la via Aschenez alla via Cimino, secondo le indicazioni del piano regolatore redatto malvolentieri da Pietro De Nava, su consiglio dell'amministrazione. Vennero quindi demoliti i 9/10 della sua struttura in diverse occasioni, ma fu mantenuta la parte più significativa del bastione: quella con le due torri aragonesi, che ancora oggi si ergono maestose al centro della piazza.

    Storia recente

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    Altra vista del castello


    Dal primo dopoguerra al 1986 il Castello Aragonese è stato sede dell'Osservatorio dell'Istituto Nazionale di Geofisica, dotato di un centro sismico e di uno meteorologico. Il 7 maggio 1986, a causa di inadeguati lavori di restauro, crollò una parte del castello sul versante nord-ovest. Oggi, grazie a sapienti e moderni lavori di restauro conclusi con successo nel 2000, il castello si presenta in tutta la sua bellezza, ha riaperto al pubblico nel 2004, divenendo una importante sede espositiva. Con la riqualificazione in corso d'opera dell'ambiente circostante (piazza Castello e via Aschenez) il Castello Aragonese si avvia dunque ad essere un importante punto di riferimento storico-culturale, sede di periodiche esposizioni e mostre d'arte.

    Piazza Castello


    Piazza Castello è una tra le più importanti e grandi piazze storiche del centro di Reggio, prende il suo nome dal Castello aragonese che è contenuto dentro il suo perimetro. È dotata di ampie aree verdi e per la socializzazione. All'interno della piazza sorgono anche l’edificio che ospita la scuola elementare Principe di Piemonte e lo storico edificio del Tribunale. La piazza si trova nella parte alta del centro cittadino tra la via Aschenez e la biforcazione tra le vie Marvasi e Possidonea. Nella piazza spesso si svolgono vari eventi come spettacoli, mostre, piccoli mercati di prodotti agroalimentari tipici o di antiquariato.

    Descrizione architettonica della piazza

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    Suggestiva veduta serale della piazza


    L'attuale impianto architettonico della piazza è conseguente al completamento dell’intervento di restauro e riqualificazione del Castello Aragonese, già eseguito precedentemente, ed è stato progettato attraverso la ridefinizione dello spazio esterno al monumento e del rapporto fra questo e l’ambito urbano nel quale è collocato. Il progetto ha mirato ad una configurazione dello spazio esterno che restituisse prestigio e visibilità alle vestigia del Castello Aragonese, attraverso una profonda rivisitazione dell’assetto viario e del giardino che si presentava in condizioni di accentuato degrado degli elementi architettonici e del patrimonio vegetale (eccessivamente concentrato a causa di operazioni di impianto successive che avevano alterato e congestionato quello originario). L'intera area, di forma irregolare, si presenta come uno spazio pluricentrico articolato nella Piazza, negli spazi di verde organizzato per la sosta e per il passeggio lungo i viali curvi e le strade pedonalizzate intorno alla scuola Galilei. La piccola pineta ospita un’area attrezzata per il gioco dei bambini. Nella piazza in corrispondenza dell’ingresso del castello in via Aschenez, nell’ “isola dei servizi”, si trovano un chiosco di fiori e un'edicola. La pavimentazione, a seconda dell'uso degli spazi, è in mattoni da pavimentazione, basolato lavico, pietra di lazzaro, acciottolato mentre i marciapiedi sono in pietra di macellari. I muretti di delimitazione degli spazi e di contenimento sono rivestiti di un intonaco a base di biossido di titanio. In Piazza Castello, prima dei lavori di restyling dell'area (ultimati nel luglio del 2007), faceva bella mostra una fontana in bronzo del 1700, raffigurante un delfino, collocata in quella sede dopo il terremoto del 1908 e di cui si sono perse le tracce. Si tratta di un' opera identica alle “Tre fontane” di Via Giudecca, nella zona collinare della città: con queste, infatti, faceva parte di un lotto proveniente dai ruderi della “Fontana Nuova” (conosciuta pure come Fontana della Pescheria), che un tempo sorgeva sul Lungomare di Reggio.

    Vegetazione

    Varia e ricca risulta essere la vegetazione presente: nell’area intorno alla torre nord si trovano esemplari di Citrus bergamia (bergamotto), emblema della città; inoltre si trovano esemplari di Ceratonia siliqua (carrubo), e specie ornamentali quali melograni da fiore, Erythrina crista-galli, palme da datteri, palme delle Canarie. La piazza presenta un'ampia superficie a prato (circa 2000 mq) con relativo impianto di irrigazione automatizzato.

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    Edited by Isabel - 11/10/2014, 12:40
     
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  2. Isabel
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    Torri e fortificazioni di Reggio Calabria



    Torre Nervi

    - Foto -

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    La Torre Nervi è un edificio in architettura moderna della città di Reggio Calabria che si staglia dal lido Comunale situato sotto piazza Indipendenza in pieno centro storico e carattezizza il waterfront cittadino.

    Storia e descrizione architettonica
    L'edificio, progettato negli anni settanta del XX secolo dall'ingegnere Pier Luigi Nervi, fu completato e inaugurato sul finire dello stesso decennio della sua progettazione. La sua funzione era quella di sostituire l'antica rotonda sul mare del lido Comunale precedentemente demolita. La struttura, costruzione di forma poligonale e a tre piani fuori terra, ha lo scheletro portante in cemento armato mentre i suoi prospetti esterni sono in vetro e metallo laccato bianco che assecondano le linee morbide dell'edificio e consentono l'illuminazione naturale all'interno degli ambienti. La struttura è accessibile sia dal lido comunale e sia attraverso la passeggiata del lungomare cittadino. Dopo aver attraversato un ventennio di degrado, la struttura è recentemente tornata ad operare (anche se saltuariamente), ospitando iniziative artistico-culturali tra le quali alcune in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti. Nei mesi estivi nel suo interno operano alcune attività che forniscono servizi di bar e ristorazione per i bagnanti che affollano l'attiguo lido comunale.

    Edited by Isabel - 11/10/2014, 12:41
     
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  3. lasperanza
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    SONO VENUTA QUALCHE VOLTA A REGGIO EPPURE NON L HO MAI VISTO CHE VERGOGNA

    Edited by Isabel - 7/9/2011, 11:37
     
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  4. Isabel
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    Resti di Motta Anòmeri

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    - Fonte -

    È una delle quattro motte sopra la città era la Motta Anòmeri (dal greco anomeris, "dalla parte di sopra"), che venne poi distrutta. L'erede dell'antica Anòmeri è il centro di Ortì, la cui collocazione ci viene indicata da alcuni atti notarili dei primi del '600, in cui si fa riferimento alla contrada "Castelli" localizzabile sulla pianura di Monte Chiarello, dove sorgeva la Motta. Oggi è ancora visibile l'antica cisterna della fortificazione conservata all'interno di un campo da golf che sorge nella zona.

    Edited by Isabel - 11/10/2014, 12:41
     
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  5. Isabel
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    Resti della Fortificazione Medievale della Motta Rossa

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    - Fonte -

    Collina dove si ergeva la fortificazione medievale della Motta Rossa, distrutta dagli eserciti Aragonesi di Reggio Calabria, rimangono soltanto i ruderi della torre di monte mentre la torre di mare e le mura di cinta dono stati completamente distrutte.



    Edited by Isabel - 11/10/2014, 12:41
     
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  6. Isabel
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    Torre di Pentimele

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    Particolare de Il trionfo della morte di Pieter Bruegel il Vecchio (Il Prado, Madrid),
    in cui si riconosce sullo sfondo il profilo di Reggio e la Torre di Pentimele,
    il pittore fiammingo fu a Reggio nel XVI secolo e in quest'opera fa riferimento
    ai suoi appunti di viaggio in cui descrive l'attacco dei pirati di Dragut
    sulla spiaggia del quartiere di Archi.


    - Fonte -

    Particolare de Il trionfo della morte di Pieter Bruegel il Vecchio (Il Prado, Madrid), in cui si riconosce sullo sfondo il profilo di Reggio e la Torre di Pentimele, il pittore fiammingo fu a Reggio nel XVI secolo e in quest'opera fa riferimento ai suoi appunti di viaggio in cui descrive l'attacco dei pirati di Dragut sulla spiaggia del quartiere di Archi. La costruzione del previsto castello sulla collina di Pentimele a strapiombo sul mare non fu mai portata a compimento per mancanza di fondi e fu dunque eretta la Torre di Reggio chiamata Pendimeri ed in tempi più recenti Pentimele. Iniziata nel 1550 la torre fu ultimata nel 1551. Il cavallaro della torre di Pentimele, all'avvistamento dei pirati avvisava il presidio e gli abitanti del villaggio più vicini per organizzare le difese. Il pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio, che fece visita a Reggio a partire dal 1552, fu testimone dell'incursione dei turchi, di cui ha lasciato una spettacolare testimonianza nel suo celebre dipinto Il trionfo della morte (del 1562, custodito al Prado, Madrid). Nel dipinto è visibile sul promontorio tra la vegetazione la Torre di Pentimele incendiata dai Turchi nel 1558, mentre sulo sfondo appare la città di Reggio in fiamme. Testimonianze della torre si hanno in alcune mappe e litografie eseguite tra il XIX e il XVIII secolo. In una mappa di Braun e Hogemberg del 1572 nota come carta panoramica della Città di Messina si vede la sponda reggina dello Stretto in cui è visibile la Torre di Pentimele localizzata tra la città di Reggio e la fortezza di Catona. Sulla torre diroccata per l'assalto turco di Dragut e Mustafà si vede una finestra e un ingresso al piano terra. In un'altra carta panoramica di Francesco Gusta del 1783 si vede nuovamente la Torre di Pentimele questa volta diroccata per il terremoto e con due finestre. In una litografia di Jean Houel del 1782, che mostra il promontorio a nord di Reggio presso la foce del torrente Torbido, si vede la Torre di Pentimele con sullo sfondo l'Etna. La torre si trova sulla spiaggia a sinistra del promontorio e del torrente, e si presenta in ottimo stato, con un corpo cilindrico dal grande diametro e la scarpa. In un'altra litografia di Filippo Hackert del 1789 successiva al terremoto, si vede Pentimele dal forte di San Francesco (sulla marina di Reggio). Infine, nella litografia di Antonio Senape del XIX secolo, si vede la torre con una feritoia indirizzata verso il mare, la torre appare collegata con la Porta Mesa e le mura di Reggio attraverso una strada alberata lungo la spiaggia, mentre in primo piano si vede il ponte sul torrente Torbido. Essendo una descrizione successiva al terremoto la torre appare danneggiata in alto.

    Edited by Isabel - 11/10/2014, 12:42
     
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    Sono senza parole da tanta bellezza e maestosita'.... :wub:
     
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