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Lecco

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    Lecco

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    - Info -

    Lecco (pronuncia[?·info])(IPA: [ˈlekko]; pronuncia locale [ˈlɛˑkko]; Lècch [ˈlɛkː] in dialetto lecchese) è un comune italiano di 48.207 abitanti.La città ha ottenuto nel 2013 il titolo Città alpina dell'anno. Capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia, la città è situata sul lago di Lecco, ramo orientale del lago di Como, e sulla sponda sinistra del fiume Adda, tra i monti della Grigna e dalla cresta del Resegone. Inclusa dal 2007 nell'ente della Regio Insubrica, è celebre per essere il luogo in cui Alessandro Manzoni ambientò il romanzo de I Promessi Sposi, che costituisce la più significativa eredità culturale lecchese, oltre ad affermarsi fra Ottocento e Novecento come uno dei primi centri industriali in Italia.

    Geografia fisica
    « Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. »
    (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo I, 1840)


    Territorio

    Il territorio comunale copre una superficie di circa 45,93 km², di cui 11,75 km² corrispondono all'estensione della porzione urbanizzata che si sviluppa in prevalenza su depositi di conoide alluvionale e nei fondovalle delle incisioni torrentizie. Sorge in una conca delimitata dalle Prealpi ad est e dal lago Lario, nel suo tratto terminale del ramo orientale a ovest, nel punto in cui il Lario finisce e l'Adda riprende il suo corso per poi riallargarsi nel lago di Garlate. Il territorio cittadino è solcato da tre torrenti principali, il Gerenzone, il Caldone e il Bione. Le montagne che circondano la conca naturale dove si adagia l'abitato sono: a nord il monte Coltignone e il San Martino, a est il monte Due Mani, il Pizzo d'Erna e il Resegone, a sud il Magnodeno. A ovest, sulla riva destra dell'Adda si trova il Monte Barro. Sull'Adda nei pressi del ponte Azzone Visconti si trova la piccola Isola Viscontea.
    Il territorio comunale ha una distribuzione altimetrica molto variabile; essa infatti varia dai 198 metri s.l.m. nella zona a lago sino alla quota massima di 1875 metri s.l.m. del monte Resegone e ciò offre alla città tre ambiti diversamente caratterizzati sia a livello morfologico che climatico dovuti appunto all'ambito montuoso, a quello lacuale e al terzo di collegamento tra la fascia montuosa e quella lacustre.
    Morfologicamente il territorio lecchese è il risultato delle numerose glaciazioni che hanno colpito il pianeta, circostanza ben evidente nell'aspetto delle montagne circostanti, una su tutte la Grigna, che mostrano tutte le caratteristiche dell'escavazione glaciale.

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    Vista di Lecco dal Monte Barro, da sinistra si vedono: il Moregallo, il Lario, il Monte San Martino e la città di Lecco

    Idrografia

    L'idrografia lecchese è costituita principalmente dal tratto del fiume Adda in uscita dal ramo orientale del lago di Como.
    Vi scorrono inoltre una serie di torrenti, con relativi affluenti, che hanno origine nella fascia montuosa che sovrasta la città. Essi sono interessati da diffusi fenomeni franosi e quindi soggetti a particolare erosione del corso; presentano un itinerario relativamente breve e, con uno scorrimento prevalentemente da nord-est a sud-ovest, sfociano tutti nel golfo di Lecco o nel Lago di Garlate.
    Da nord a sud troviamo il torrente Val Cascee; il torrente Gerenzone, che scorre per poco più di 4 km dando da vivere per molti anni, grazie ai suoi sfioratoi e al suo ripido corso, agli abitanti del luogo che convogliavano l'acqua in tratti di rogge e a cascatelle utili al lavaggio e al pescaggio delle ruote dei magli, i quali, man mano coprivano l'intero corso del torrente facendo sorgere sulle sue rive fabbriche metallifere e facendo sviluppare al contempo i quartieri alti di Lecco tra cui Malavedo e Laorca, in passato vera patria dei lavoranti del ferro, quei ferascét o tirabagia che sono la fama della città; riceve nel suo breve percorso i torrenti Valle Calolden, Val di Streciura, Val Pozza e il Valle Spesseda; il torrente Val Nera. Più a sud scorre il torrente Caldone che si sviluppa per circa 7,5 km. Possiede quattro affluenti: il Varigione, il Valle del Pieno, il Val Boazzo e il Grigna tutti immissari nel Lago di Lecco. A partire dal 1965 fu quasi interamente coperto per creare un viale di circonvallazione. Nel lago di Garlate, invece, sfociano il torrente Bione che, col suo affluente Valle Comera, percorre il suo tragitto per 4 km; il torrente Tuf; il torrente Cif col suo affluente Valle Ibraula; il torrente Valle di Culigo, il Merla e il Roggia Fornace Lansera. Nel tratto sud-orientale scorre per un certo tratto il torrente Valle Galaveso.

    Orografia

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    Monte Resegone in un'immagine
    invernale dal versante di Lecco.
    La conca nella quale giace Lecco è circoscritta, a nord, a est e a sud-est, da una catena montuosa di notevole altezza, calcarea e dolomitica, dominata dal celebre Resegone e dal gruppo delle Grigne, a ovest è delimitata dai rilievi collinosi della Brianza nord-orientale che culminano nel monte Barro. Lecco è più propriamente così delimitata: a nord si innalza il massiccio del Monte Coltignone, prevalentemente di calcare e dolomia di Esino, affacciando direttamente sulla conca cime meno elevate, come il monte San Martino, il Monte Melma e il Monte Albano. A est il gruppo del Resegone, che, con i suoi 1875 metri s.l.m., domina la città caratterizzando il paesaggio lombardo sin da Milano. È così chiamato a causa dei suoi molteplici denti rocciosi che, visti dall'abitato, lo fanno assomigliare ad una sega di gigantesche dimensioni; il Monte Serada, che domina imponente con le sue propaggini, che sono i Piani d'Erna e il Pian Serada. A sud-est, oltre Maggianico, la maggiore elevazione è rappresentata dal Magnodeno. A ovest si elevano i rilievi collinari estremi della Brianza nord-orientale, tra cui spicca il monte Barro nel quale è sorto l'omonimo parco regionale a tutela della flora e fauna che custodisce.

    Flora e fauna

    La posizione geografica favorevole e il conseguente clima mite ha permesso lo sviluppo sulle sponde del Lago di una lussureggiante vegetazione e dalla presenza di numerose varietà di piante, arbusti e fiori che normalmente crescono in regioni molto più meridionali. Nelle aree montuose si trovano numerose zone boschive di cui le più abbondanti sono le foreste ad aghifoglie nelle quali si possono ammirare fiori rari come le genziane. Le montagne circostanti, a parte sulle pendici, si presentano piuttosto spoglie con zone estese di prati adatti al pascolo. Nei parchi circostanti il fiume Adda la vegetazione è molto ricca di latifoglie tra cui querce e pioppi.
    Dal punto di vista faunistico il territorio lacustre presenta una grande varietà di specie ittiche tra cui trote, lucci, alborelle, cavedani, agoni e persici mentre le specie di uccelli che popolano l'area, molte delle quali considerate specie protette, sono le anatre tuffatrici, anatre di superficie, cigni, germani reali, cormorani, gabbiani e aironi. La fauna delle valli e delle vette circostanti, invece, sono popolate da cinghiali, ricci, caprioli, volpi, lepri e cervi, mentre i cieli sono spesso sorvolati da falchi e poiane.

    Clima

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    La caratteristica zona vecchia
    di Pescarenico sotto una
    suggestiva nevicata.
    Il territorio di Lecco risulta ben riparato dalle catene montuose, e dal punto di vista climatico, gode dei benefici influssi delle acque del lago e del soffio del Tivano che spira dalla Valtellina da nord-est tutto l’anno nelle prime ore del mattino, dalle 6 alle 10.La sua totale assenza indica l’avvicinarsi del brutto tempo. La Breva, è un altro noto vento che soffia da sud nelle prime ore pomeridiane, generalmente fra le 10 e le 18. Questi due venti in passato venivano sfruttati per la pesca e la navigazione: i barcaioli discendevano verso sud nelle prime ore del mattino e risalivano le acque del Lario nelle ore pomeridiane. Nell'insieme la città gode di un clima continentale, solitamente accompagnato da un alto tasso di umidità, mitigato appunto dai suoi venti presentando inverni non particolarmente rigidi ed estati piuttosto gradevoli fermo restando che nel territorio comunale si registrano notevoli differenze termiche nei valori minimi tra i quartieri, sia per l'altitudine sia per l'esposizione o meno alle brezze del lago. Dalle valli che sboccano sul lago soffiano all'improvviso le varie montive, brezze che nelle giornate estive attenuano gradevolmente la calura ma, durante i temporali possono essere anche molto violenti e forti. Altro vento poco noto ma assai violento con raffiche intorno ai 40/60 km/h è il Ventone che soffia dalla Valchiavenna all'improvviso solitamente in primavera. Quasi inesistente in città la nebbia che caratterizza invece la vicina pianura padana, già in parte presente oltre le colline della Brianza in alcune occasioni. La neve è abbastanza frequente, seppur discontinua a seconda degli inverni, con valori di nevosità media annua che si differenzia molto procedendo verso le località site in collina come Bonacina, Malavedo e Laorca. La piovosità è abbastanza elevata con una media annua di circa 1500 mm e presenta un'importante esposizione a fenomeni di tipo temporalesco. Le ultime grandi nevicate risalgono al 14 dicembre 2012, al 17 dicembre 2010, al 21-22 dicembre 2009, al 2 febbraio e 6-7 gennaio 2009, al 26, 27 e 28 gennaio 2006 e al 18 gennaio 2005; piuttosto rilevante la nevicata che ha interessato buona parte della regione tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2012, non per la quantità ma per il manto nevoso rimasto al suolo a lungo a causa delle bassissime temperature registrate (con valori minimi sino a -15 °C nella Brianza e Valsassina e valori massimi sotto lo zero anche in centro per circa una settimana). La dolcezza del clima e la buona esposizione al sole in passato favorì l’agricoltura, infatti vi si produceva olio e vino ed erano molto apprezzati fichi, noci, noccioli e castagne.

    Storia di Lecco

    Origine e sviluppo del nome

    L'origine del toponimo Lecco non è certa ma probabilmente è di provenienza celtica che si collega a Lech o Loch e cioè lago, come ancora oggi in numerosi dialetti e toponimi di tale derivazione (Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna, Galizia). Di fatto poco prima dell’anno 1000 a.C. alcune popolazioni di Galli e Celti emigrarono nel territorio lecchese per motivi di commercio. Questo tende ad escludere l'ipotesi paventata dagli storici che hanno individuato in Lecco la città romana fondata nel 95 a.C. da Licinio Crasso nell'area lariana. Altre teorie, forse leggendarie, fanno risalire l'etimologia dal greco leukos (bianco), probabilmente a causa delle bellissime rocce calcaree bianche; dal latino lucus (bosco) e/o lacus (lago). Altre credono in una derivazione dall'antico indiano lokas (paese) o dal lituano laukas (campo aperto). L'esistenza della città è stato documentato per la prima volta nell'845, con la comparsa di un documento dal nome Leuco.

    Epoca celtica e romana

    Scavi del 1988 dei Musei civici di Lecco, hanno portato alla scoperta di un villaggio della Cultura di Golasecca (prima Età del Ferro) alla Rocca di Chiuso. L'orizzonte cronologico va dal X secolo a.C. al IV secolo d.C. Infatti l'insediamento dei Celti golasecchiani nella zona precede di oltre 4 secoli l'arrivo dei Celti La Tène da oltralpe e numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza della cultura di Golasecca e di La Tène nella zona (Olate di Lecco, Valsassina). Nel 2005 ai Piani d'Erna altri scavi dei Musei Civici di Lecco e della Università di Bergamo hanno portato alla luce il più antico sito di produzione metallurgica dell'intero arco alpino (II secolo a.C. - I secolo d.C.). I resti di forni fusori e di scorie di lavorazione comprovano che questa attività, che sarà poi per duemila anni tradizionale per Lecco, era allora già fiorente. Anche la principale arteria militare proveniente da Aquileia, attraverso Bergamo, diretta a Como, non transitava da Lecco ma più a sud, sul ponte romano di Olginate. Il castrum del colle di Santo Stefano, individuato da Bognetti, e sul quale condusse i primi scavi archeologici il padre di Alessandro Manzoni, Pietro, risale al periodo Tardoantico-Altomedivale e faceva parte delle possenti fortificazioni del limes, poste a difesa di Mediolanum, che circondavano tutto il Lario Orientale da monte Barro a Lavello.

    Il medioevo

    Durante l'alto medioevo la zona dei dintorni di Lecco acquista una notevole importanza militare. Punto nodale di diverse vie che mettevano in comunicazione l'attuale Lombardia con i territori d'Oltralpe, la regione diviene teatro di scontri e decisive battaglie, come è dimostrato dall'improvvisa scomparsa dell'importante fortificazione dei Goti sul Monte Barro, dove gli scavi archeologici hanno messo in luce i resti di un castello del VI secolo, del quale sono stati riconosciuti un'area abitata ai Piani di Barra ed un sistema difensivo tra l'Eremo ed il versante sud-orientale del monte. Il sistema fortificato di Lecco (Castrum Leuci) diventa sede, con i Carolingi, di un importante Comitato affidato alla famiglia degli Attonidi. Nel 960 l'ultimo di questi conti fu privato del potere dall'imperatore Ottone I e Lecco fu sottoposta alla signoria dell'Arcivescovo di Milano. La signoria arcivescovile su tutte le terre orientali del Lario durerà per molti secoli.
    Per tutto il medioevo e in larga misura per l’Età Moderna il nome di Lecco non indica un particolare centro abitato, ma comprende tutta la zona tra il lago e la Valsassina. Lecco era un abitato policentrico, in cui i vari rioni erano strettamente interdipendenti, ognuno con una specializzazione funzionale ed economica. In quel periodo in Lombardia la civitas (città) definiva solo i centri sedi di diocesi mentre i borgus (borghi) erano costituiti da realtà para-urbane di una certa importanza ma non sede vescovile così come accadde per Monza e Varese tutti riuniti sotto l'arcidiocesi di Milano. L’imporsi del termine burgus viene così a coincidere con un profondo cambiamento della struttura socioeconomica urbana, conseguente all’affermazione del regime comunale ed allo sviluppo di un’attività economica su scala preindustriale.

    Il periodo Comunale

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    Panorama del '600 di Lecco
    con l'originario Ponte
    Azzone Visconti
    Nel 1117 scoppiò una lunga guerra, durata 10 anni, che vide contrapposti molti paesi dei laghi di Como e di Lugano contro Milano, di cui Lecco era alleata. I lecchesi presero parte allo scontro e nel marzo del 1125, con una flotta assediarono Como via lago, mentre i Milanesi la bloccavano via terra. Como dovette capitolare e i vincitori la diedero alle fiamme. I rapporti con Milano rimasero però sempre tesi e, a causa di una situazione scaturita da motivi politici ed economici per la disparità nella tassazione, si arrivò alle armi. Dopo alterne vicende si raggiunse la pace nel 1219 e, nel 1224, si ottenne il riconoscimento di alcuni diritti dei lecchesi.
    Nel tentativo di affrancarsi dal dominio milanese, durante la contrapposizione tra Milano e l'imperatore Federico II - nipote del Barbarossa - Lecco sostenne quest'ultimo, ma alla sua morte i milanesi attaccarono il castello che sorgeva sulla collina di S. Stefano e nel 1250 lo rasero al suolo. Successivamente Lecco rimase coinvolta nelle lotte tra le potenti famiglie milanesi dei Visconti e dei Torriani, questi ultimi proprietari dei territori valsassinesi. Le lotte portarono Matteo I Visconti a distruggere il borgo dando ordine che non risorgesse mai più (1296). Nonostante la distruzione Lecco venne però ricostruita e successivamente riconquistata da Azzone Visconti. Questi fece edificare il ponte tuttora esistente che da lui ha preso il nome e, considerando l'importanza strategica della zona posta al confine con il territorio di Venezia, ne fortificò il borgo. Per tutto il periodo la Comunità Generale di Lecco, che comprendeva tutto l'attuale territorio comunale si eresse a libero Comune con propri Statuti e, fino al 1757, fu de facto un piccolo Stato autonomo (con un proprio diritto civile e penale), ma inserito nel più grande Ducato di Milano.

    La dominazione spagnola

    « Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva perciò l'onore d'alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell'estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l'uve, e alleggerire a' contadini le fatiche della vendemmia. »
    (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo I, 1840)

    Con la caduta del Ducato di Milano, Lecco passò alla Spagna e, sotto Carlo V, venne trasformata in una piazzaforte militare. In questo tormentato periodo si colloca la figura di Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, signore di Musso, un capitano di ventura che dominò la scena lombarda dapprima con azioni piratesche e, successivamente, con una disinvolta e machiavellica condotta politica. Gian Giacomo Medici ottenne il dominio di Lecco, della Valsassina e di parte della Brianza; dominio che perse quando, momentaneamente, questi territori tornarono sotto Francesco Sforza duca di Milano. Il Medeghino passò quindi agli ordini di Carlo V, facendosi onore come condottiero dell'esercito imperiale. Di fatto in questo periodo il potere rimase nelle mani del Patriziato Milanese, secondo la tradizionale politica spagnola che mantenne l'autonomia dei vari Paesi dipendenti dalla Corona di Spagna. L'attività siderurgica continuò a fiorire, anche per l'azione di numerosi mercanti-imprenditori lecchesi, il principale dei quali fu Giacomo Maria Manzoni, il quadrisavolo del romanziere. In questo periodo si soffrì, come in tutto il milanese, di pestilenze e carestie, che il Manzoni ha mirabilmente descritto nei Promessi Sposi. Nel 1746 la Lombardia passò agli Asburgo e Maria Teresa d'Austria pose Lecco a capo delle Pievi di Bellano, Mandello, Varenna, Vedeseta e Valsassina.

    La dominazione Austriaca

    « ...un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città... »
    (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo I, 1840)


    Nel 1784 Giuseppe II d'Asburgo-Lorena visita la città e decide la definitiva soppressione della cinta muraria. Con la discesa di Napoleone e la nascita nel 1797 della Repubblica Cisalpina, la Riviera di Lecco si trova a far parte dell'effimero dipartimento della Montagna (del quale Lecco è il capoluogo). Nel 1799 un reparto dell'esercito austro - russo di Suvorov al comando del principe Pëtr Ivanovič Bagration si scontrano a Lecco con i francesi e li sconfiggono. La battaglia apre loro le porte di Milano che cade in loro possesso. L'anno successivo, con il ritorno di Napoleone si ha la Seconda Battaglia di Lecco che è vinta, questa volta, dai francesi. La città è incorporata prima nel Dipartimento del Lario con capoluogo a Como, e poi in quello del Serio con capoluogo a Bergamo. Nel 1814, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, l'esercito austriaco riprende possesso della regione, sopprime ogni istituzione francese, riporta stabilmente Lecco nel territorio della provincia di Como nel 1816 (da cui si renderà indipendente solo nel 1995) e suddivide definitivamente la città in tanti piccoli Comuni che verranno riaccorpati nel 1923, durante il Ventennio fascista.
    Il periodo del Regno Lombardo-Veneto conobbe effetti positivi sulla storia di Lecco: in questi anni si collocano numerosi interventi di ammodernamento e sviluppo del territorio, come l'introduzione di una burocrazia efficiente, l'incremento del catasto, introdotto già da Giuseppe II, e lo sviluppo industriale che portarono ad un diffuso benessere; l'industria serica, tradizionale nell'area, venne meccanizzata con l'uso del vapore e crebbe impetuosamente la tradizionale lavorazione del ferro, dando vita a grandi Industrie meccaniche come la Badoni che domineranno il mercato italiano anche per tutto il XX secolo. Negli anni trenta dell'Ottocento era attivo in città un centro di reclutamento per gli svizzeri che intendevano arruolarsi nelle guardie pontificie.

    Dal risorgimento al dopoguerra

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    Particolare del campanile simbolo
    della città inaugurato nel 1904.
    La prima meta del XIX secolo portò Lecco ad essere uno dei cuori pulsanti della cultura italiana: gli Scapigliati, famoso gruppo di letterati milanesi fecero di Maggianico uno dei loro luoghi di ritrovo preferiti. Il fermento culturale del periodo era associato anche al fermento politico, e Lecco ed i suoi abitanti ebbero un ruolo molto importante nel Risorgimento lombardo.
    Alla notizia dell'insurrezione milanese contro l'Austria – marzo 1848 – fu un prete, don Antonio Mascari, ad incitare alla ribellione dal pulpito. Subito si raccolsero denaro e volontari. Nella notte tra il 18 e il 19 marzo i cittadini assediarono il Commissariato e costrinsero il comandante a cedere le armi ma la rivolta non ebbe comunque successo. Con il decreto 22 giugno 1848 il governo provvisorio della Lombardia (quello austriaco era decaduto in seguito alle Cinque Giornate di Milano) promosse Lecco al rango di città grazie al contributo che la città stava dando alla causa risorgimentale: molti lecchesi vennero inviati al Passo dello Stelvio per impedire la discesa in Lombardia degli Austriaci. Tuttavia, al loro ritorno, Lecco nel 1859 venne nuovamente declassata a Borgo.
    Nel 1859, con la Seconda Guerra d'Indipendenza, Lecco e la Lombardia, furono unite al Regno di Sardegna, primo troncone del Regno d'Italia e, nello stesso anno, riebbe il titolo di Città, che le era stato conferito nel ’1848 e cancellato dagli austriaci. Primo sindaco fu il notaio Francesco Cornelio.
    Nel 1885 nacque il corpo dei Vigili Urbani mentre nel 1923 il territorio comunale, ormai insufficiente a contenere l'espansione urbana, venne notevolmente ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Acquate, Castello sopra Lecco, Germanedo, Laorca, Rancio di Lecco e San Giovanni alla Castagna, nonché di parte del territorio comunale di Maggianico; nel 1928 venne aggregata anche la restante parte di Maggianico, mentre Malgrate e Pescate, di cui era prevista l'aggregazione, mantengono la loro autonomia. La città in seguito si sviluppò di pari passo con il paese, fu centro di aspre lotte sindacali per il miglioramento delle condizioni negli stabilimenti tessili e dovette pagare un enorme tributo di sangue nel corso delle due guerre mondiali, furono molti i caduti ricordati nei numerosi monumenti presenti in città. Tra il settembre del '43 e l'aprile del '45 Lecco si distinse nella resistenza ed è quindi tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione.

    Monumenti e luoghi di interesse

    Architetture religiose

    Numerosi edifici religiosi e civili sono presenti nella città di Lecco. I principali sono: la basilica di San Nicolò con l'attiguo campanile simbolo della città, il Teatro della Società, il Ponte Azzone Visconti, la Torre Medievale, il Palazzo delle Paure e la celebre Villa Manzoni.

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    Basilica romana Prevositurale
    minore di San Nicolò
    e adiacente campanile

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    Chiesa di Santa Marta nota
    per i suoi interni barocchi

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    Basilica di Nostra Signora
    della Vittoria,
    nei pressi del monumento
    ad Alessandro Manzoni.

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    L'attuale facciata e campanile
    della chiesa dei Santi Materno
    e Lucia a Pescarenico
    Basilica romana Prevositurale minore di San Nicolò
    la Basilica minore romana di San Nicolò è la principale struttura religiosa della città ed è dedicata al patrono dei naviganti; si trova in un ampio sagrato preceduto da una doppia scalinata in pietra grigia nei pressi di Piazza Mario Cermenati. Ha un impianto di tipo neoclassico datole dall'Architetto Giuseppe Bovara nel suo ampliamento. Al suo interno custodisce arredi seicenteschi, una fonte battesimale del 1596 e parti romaniche del secolo XI. Di notevole prestigio è l'attiguo campanile che si innalza al suo fianco; alto ben 96 metri poggia su un'antica torre medievale. È in stile neogotico di forma poligonale a cuspide. Chiamato comunemente Il matitone fu inaugurato la notte di Natale del 1904 ed è tuttora fra i dieci campanili più alti d'Italia oltre ad essere l'indiscusso simbolo della città.
    Chiesa di Santa Marta
    sita nella centrale via Mascari è considerata fra i luoghi di culto più antichi della città poiché fu costruita nel Duecento ed inizialmente dedicata a San Calimero, presenta oggi una facciata porticata a vento del Settecento e ricche decorazioni barocche all'interno; la semplice navata con volta a botte è del 1615. Subì un completo restauro nel 2012.

    Santuario di Nostra Signora della Vittoria
    si trova in Via Azzone Visconti e fu eretto a memoria dei caduti della Grande Guerra e concepito come voto popolare per lo scampato pericolo; i lavori di costruzione, finanziati grazie alla donazione della signora Domenica De Dionisi, ebbero inizio nel 1818, protaendosi fino al 1932, anno della sua consacrazione. L'edificio è caratterizzato da rivestimenti in granito alternati a pietra bianca della Val Chiavenna.

    Chiesa dei Santi Materno e Lucia ed ex Convento dei Cappuccini
    la chiesa, originariamente dedicata a San Francesco, e l'ex Convento dei Cappuccini si trovano a Pescarenico, in Piazza Padre Cristoforo, e sono stati resi celebri dal Manzoni il quale, nei Promessi Sposi, lo cita come sede conventuale di Fra Cristoforo. La chiesa, costruita per volere di San Carlo Borromeo, fu iniziata nel 1576 da Hurtaldo Mendoza, cavaliere di Sant'Jago e governatore della piana di Lecco, come tempio per l'adiacente Convento dei Cappuccini. Consacrata nel 1600 divenne nel 1789 caserma per le truppe francesi mentre nel 1810 il convento fu soppresso per volere di Napoleone Bonaparte e la chiesa venne riattata, specie nella facciata, attribuita all'architetto Giuseppe Bovara; dedicata a San Materno nel 1824 fu associato più tardi a Lucia, presumibilmente in omaggio al Manzoni. Oggi è sede parrocchiale. Al suo interno sono contenute alcune pregevoli opere come la pala dipinta da Giovan Battista Crespi detto il Cerano che illustra i patroni Francesco e Gregorio Magno adoranti la Trinità e un'opera d'arte singolare del seicento riferibile alla cultura napoletana rappresentante l'altare dell'Addolorata dove nove composizioni in cera policroma e cartapesta inerenti la vita di Cristo, della Vergine e dei Santi Chiara e Francesco sono custodite all'interno di altrettante cassette di vetro. L'altare maggiore risale al cinquecento. Di particolare interesse è il campaniletto a sezione triangolare retrostante alla parrocchiale, costruito nel 1717.Del convento adiacente restano poche testimonianze come il cortile ed alcune celle.

    Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
    si trova nel rione di Castello e i primi documenti la datano intono alla fine del Duecento con un'architettura principale di tipo romanico ed è stata fino al 1584 la sede prepositurale poi trasferita presso la basilica di San Nicolò.

    Chiesa dei Santi Vitale e Valeria
    si trova nel rione di Olate nella piazza omonima ed è tradizionalmente creduta come la parrocchia in cui don Abbondio fosse il curato; costruita fra il Quattrocento e il 1765 con un ulteriore prolungamento della navata nel 1934, quando si ripristinò la facciata in stile barocchetto, mantiene dell'antico solo il campanile.

    Chiesa di San Giovanni Evangelista
    Si trova nel rione di San Giovanni alla Castagna in Via Don Antonio Invernizzi; fu ricostruita alla fine del XVII secolo e contiene vari arredi lignei risalenti al Seicento, una pala con la Deposizione di un seguace di Vincenzo Civerchio e una statua in terracotta dipinta della Vergine addolorata.

    Chiesa di Sant'Andrea
    la chiesa parrocchiale si trova nel rione di Maggianico in via Zelioli; fu eretta parrocchia per volere di San Carlo Borromeo nel 1567, nel 1615 il Card. Federico Borromeo nella sua visita ordina la costruzione di una nuova chiesa (dando specifiche indicazioni sulla sua struttura) perché la precedente giaceva in pessimo stato e non era più sufficiente per accogliere la popolazione del periodo. I lavori si protrassero per alcuni anni fino a quando il 30 novembre 1631 venne solennemente consacrata nel giorno della festa di Sant'Andrea. L'impianto della chiesa è rimasto sostanzialmente invariato, sottolineando altresì l'opera dell'architetto Giuseppe Bovara che la restaurò e che progettò anche gli altari laterali in stile neoclassico per accogliere due polittici rinascimentali di Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari. Nel 1763 venne costruito il campanile mentre per le campane bisogna attendere oltre un decennio quando il 23 gennaio 1777 giunsero a Maggianico i Crespi di Crema che predisposero tutto per la fusione delle nuove 5 campane che avvenne nel mese di aprile con grande soddisfazione del parroco Giovan Battista Conti, che fece pochi anni + tardi nel maggio 1790 fece ripavimentare la chiesa parrocchiale da Antonio Conca di Varenna. Giuseppe Bovara negli anni 20 del 1800 giunge a Maggianico restaurando il portico seicentesco, progettando il nuovo altare laterale dedicato alla Madonna, promosse e seguì in prima persona l'opera di restauro dei polittici. Nel 1843 venne costruito il nuovo altare maggiore in stile neoclassico su disegno dell'architetto Adriano Gazzari mentre le statue degli angeli sono di Gaetano Benzoni. Nei decenni successi si susseguirono le opere di restuaro dell'esterno della chiesa ricavando nella facciata l'ampio rosone ad arco; mentre a fine '800 l'allora parroco Giuseppe Dell'Oro fece affrescare episodi della vita di Sant'Andrea nel presbiterio. Oltre ai grandi due polittici rinascimentali, la chiesa parrocchiali accoglie altre tele di pregio del seicento e settecento poste nel battistero.

    Chiesa di San Rocco
    si trova nel rione di Maggianico nella località di Barco e fu eretta nel 1843 dall'architetto Giuseppe Bovara dopo il voto che la popolazione del rione fece contro il colera.

    Chiesa di San Giovanni Battista
    situata nel rione di Chiuso è celebre poiché al suo interno custodisce le spoglie di Don Serafino Morazzone, parroco della chiesa dal 1773 al 1822, divenuto poi Beato nel 2011, in Piazza Duomo a Milano dai Cardinali Dionigi Tettamanzi e Angelo Amato. Ha un aspetto tipicamente romanico mentre all'interno contiene numerosi affreschi del XV secolo attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo raffiguranti la Crocifissione ed una balaustra in arenaria del XVII secolo. Nel XIX secolo furono rinnovati la facciata ed il campanile.

    Chiesa di San Giuseppe
    si trova nel rione del Caleotto in via Baracca e fu eretta fra il 1947 e il 1951 su progetto di Carlo Wilhem. Nel tempio si possono ammirare i dipinti di Orlando Sora, divenute le opere maggiori e famose di questo artista molto legato alla città. La chiesa è stata dedicata, mediante una celebrazione eucaristica tenutasi il 18 marzo 2012 da parte del Cardinale Angelo Scola, a San Giuseppe, patrono dei lavoratori, poiché sorge infatti in una zona in cui, a partire dalla fine del XIX secolo e per tutto il Novecento fiorirono le più importanti industrie a livello nazionale del ferro grazie alle quali venne attribuito alla città di Lecco il soprannome di "Manchester d'Italia".

    Santuario della Madonna alla Rovinata
    sorge nella località della Rovinata su una terrazza panoramica posta sul pendio morenico nel rione di Germanedo ed è stato edificato tra il 1849 e il 1859 a seguito di una frana che si abbatté in quell'area lasciando intatta la cappella eretta precedentemente come luogo di culto lungo il percorso che portava gli uomini ai campi e tale avvenimento, giudicato miracoloso dalla popolazione germanedese, portò ad una crescente venerazione del posto, tanto che l’allora parroco don Andrea Magni, con l'assistenza e l'aiuto della popolazione, decise di erigervi una chiesa; si raggiunge mediante una mulattiera in acciottolato che si snoda in territorio boscoso, lungo la quale sono distribuite le prime tredici cappelle dedicate ad altrettante stazioni della Via Crucis, le ultime due invece sono poste a fianco del santuario stesso. Essa custodisce sopra l’altare un elegantissimo quadro raffigurante la Madonna Addolorata trafitta da sette spade donato dal marchese Paolo Serponti Mirasole.

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    Incontro dei Bravi
    con Don Abbondio
    l Tabernacolo

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    Monumento a San Nicolò
    Chiesa dei Santissimi Cipriano e Giustina
    sorge a pochi passi dall'ospedale di Lecco nel rione di Germanedo ma non si hanno notizie certe sulla sua costruzione anche se le poche informazioni permettono comunque di stabilire che le sue origini siano del 1500. Inizialmente dedicata solo a Santa Giustina fu dedicata a San Cipriano solo nel 1608.

    Chiesa di San Francesco d'Assisi
    si trova in Piazza Cappuccini, al termine di Viale Filippo Turati nel rione di Santo Stefano e fu eretta nel 1962, qualche anno dopo il ritorno dei frati cappuccini in città.
    Chiesa Dei Santi Giorgio, Caterina, Egidio
    si trova nel rione di Acquate ed era già esistente nel 1232 e nel tempo l’edificio subì varie migliorie fino al 1846 quando gli fu donato l'attuale aspetto neoclassico così come il campanile, il quale, in principio era una massiccia torre romanica.

    Tabernacolo dei Bravi
    è una piccola cappella al lato della via pedonale Tonio e Gervasio dove la tradizione letteraria del Manzoni descrive come luogo del famoso appostamento di Don Abbondio da parte dei Bravi per riferirgli il messaggio del loro signore Don Rodrigo.

    « Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai. »
    (Alessandro Manzoni, capitolo I, Promessi Sposi, 1840)


    Monumento a San Nicolò
    questa statua è posizionata su un basamento tra le acque del lago a Punta della Maddalena, nei pressi della foce del torrente Gerenzone; posizionata nel 1955 e restaurata nel 2013, l'opera in bronzo ricoperta da foglie d'oro alta due metri di Giacomo Luzzana, raffigura il santo in parametri vescovili orientali nel gesto di proteggere il lago e la città.

    Cimitero di Laorca
    il complesso monumentale, considerato patrimonio storico-culturale, si sviluppa attorno alle grotte del Corno Medale nella frazione di Laorca. L'anfiteatro naturale, di forte suggestione, è raggiungibile percorrendo il sentiero della via Crucis che parte dal centro dell'abitato e ospita fra gli anfratti rocciosi la chiesa di San Giovanni da cui prende il nome la grotta principale, le cappelle e il cimitero stesso.

    Altri edifici religiosi in città sono:
    Chiesa della Beata Vergine Assunta di Versasio
    Chiesa della Beata Vergine del Rosario di Malnago
    Beata Vergine del Rosario di Varigione
    Chiesa di San Francesco a Falghera
    Chiesetta della Madonna della neve ai Piani d'Erna
    Santuario di Nostra Signora di Lourdes ad Acquate (1934)
    Chiesa dedicata all'Immacolata Concezione ad Acquate
    Cappella dei Morti di Peste a Pescarenico
    Chiesa di San Carlo a Castione
    Chiesa di San Bartolomeo detta del Seminario a Castello
    Monumento a San Giovanni Nepomuceno a Castello
    Chiesa dei Santi Nazario e Celso a Castello
    Chiesa di Santa Maria Assunta a Rancio
    Chiesa dell'Immacolata a Germanedo
    Chiesa di Sant'Antonio a Maggianico
    Chiesa di Santa Maria Assunta a Chiuso
    Monumento a don Serafino Morazzone a Chiuso
    Chiesa di Sant'Antonio Abate a Malavedo
    Chiesa di San Giovanni ai Morti di Laorca
    Cimitero monumentale

    Architetture civili

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    Memoriale ai Caduti

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    Monumento a Mario Cermenati
    e campanile della basilica

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    Palazzo delle Paure

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    Il palazzo municipale di Lecco

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    Particolare delle arcate del ponte
    Azzone Visconti
    (comunemente chiamato
    Ponte Vecchio)

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    Villa Manzoni


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    Presunta casa di Lucia Mondella

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    Monumento ad Antonio Stoppani

    Monumento a Giuseppe Garibaldi
    si trova nella piazza omonima e fu eretto nel novembre 1884, a soli due anni dalla sua morte, da Francesco Confalonieri per celebrare le quattro visite dell'eroe dei due mondi in città fra il 1859 e il 1866 come ricordato sulla lapide dell'edificio posto nella medesima piazza nel quale fu ospitato; alto 8,05 metri è il secondo monumento eretto in Italia per volere del sindaco Ghislanzoni che invitò la cittadinanza ad una raccolta di offerte. Il duce dei Mille è raffigurato in posa eretta con il berretto stretto nella mano destra posata sul fianco mentre la sinistra impugna l'elsa della spada su un piedistallo di granito bianco di Baveno sul quale, nei tre lati, sono incisi i nomi dei garibaldini di Lecco e del territorio.


    Teatro della Società
    si trova in piazza G. Garibaldi e risale al 1844 per opera dell'Architetto Giuseppe Bovara. Dichiarato pericolante nel 1951, rischiò l'abbattimento evitato grazie ad un comitato di cittadini che ne reclamarono la restaurazione avvenuta negli anni sessanta. Riaperto nel 1969 fu adornato dieci anni dopo nella volta dalle Età della Vita affresco opera di Orlando Sora. Considerato uno dei luoghi pubblici più prestigiosi della città propone tutt'oggi stagioni di prosa e concerti di ottima qualità.

    Monumento ad Alessandro Manzoni
    opera dello scultore milanese Francesco Confalonieri, questo monumento è stato inaugurato nel 1891 alla presenza di Giosuè Carducci nell'omonima piazza ove lo raffigura seduto nel suo scanno in atto meditativo mentre guarda assorto quel lago che fu la radice del suo amore lombardo. La statua, alta 2,80 metri, poggia su un piedistallo di granito rosso di Baveno decorato da tre altorilievi bronzei raffiguranti il Rapimento di Lucia, la morte di Don Rodrigo e, ai piedi del poeta, il matrimonio dei Promessi. Essi rappresentano la sintesi dell'immortale romanzo: «la colpa, l'espiazione e l'innocenza trionfatrice». Sul lato posteriore sono riprodotti gli stemmi d'Italia e di Lecco circondati da una corona d'alloro.

    Monumento a Mario Cermenati
    è una statua in marmo che si trova al centro della vecchia Piazza del Grano dedicata a lui nel 1927; inizialmente in bronzo venne poi sostituito da quello attuale in marmo nel 1943 in seguito alla requisizione del bronzo avvenuta in epoca fascista. Sul basamento che simula un ammasso di rocce è incisa una epigrafe del poeta Giovanni Bertacchi.

    Memoriale ai Caduti
    è un maestoso monumento che celebra i caduti lecchesi della Grande guerra cui si aggiunsero quelli del secondo conflitto mondiale; si affaccia sul golfo di Lecco nei pressi della foce del torrente Caldone. Opera dello scultore Giannino Castiglioni venne inaugurato nel 1926 e raffigura una stele di granito con incise le tappe più gloriose del primo combattimento alla quale, nel lato rivolto verso il lago, appoggia una figura femminile (conosciuta dai lecchesi come la balia di pèss) afflitta da dolore. Ai piedi della stele, posta su un basamento in pietra a gradinate, corre sui quattro lati una fascia in bronzo composta da sculture che raccontano la passione del combattente che lascia la sua terra, la sua donna e il suo bimbo per combattere, balzare all'attacco e cadere vittorioso. Il basamento in pietra a gradinate alla cui base vi sono quattro altorilievi bronzei con scene di guerra.

    Palazzo delle Paure
    si trova nella centrale piazza XX settembre ed è stato costruito durante il periodo della Repubblica Cisalpina di cui Lecco ne era la capitale del Dipartimento della Montagna. Venne edificato in un tratto delle vecchie mura per ospitare la sede della Camera del Commercio istituita da Napoleone, lasciando al piano terra, un ampio e luminoso porticato in modo che dalla piazza del mercato, ora XX settembre, si potesse vedere il golfo. Il palazzo di stile eclettico neomedioevale, che non si armonizza con le altre case e la struttura della piazza, è noto nel dialetto lecchese come “Palazz di pagur” poiché fu sede dell’Intendenza di Finanza dove fino al 1964 gli abitanti si recavano a pagare le tasse, da qui l’appellativo di “Palazzo delle Paure”. La Camera del Commercio venne soppressa dal governo fascista ed il palazzo, divenuto di proprietà dell’Unione Industriali, subì alcune modifiche e, con un ulteriore restauro terminato nel 2012 con la proprietà passata al comune, si è apprestato a divenire una nuova sede museale con l'allestimento della galleria d'arte contemporanea oltre a mostre temporanee di ogni genere. Dal 2014 dispone inoltre dell’ufficio informazione e accoglienza turistica di Lecco (Iat).

    Palazzo Falck
    situato nella centrale piazza Garibaldi risale al 1900 e fu costruito da Giuseppe Ongania per ospitare la sede cittadina della Banca d'Italia, successivamente venne intitolato al senatore Enrico Falck. Rimase chiuso per anni fino ad ospitare oggi la sede della ConfCommercio.

    Palazzo Bovara
    in piazza Armando Diaz è la sede dell'amministrazione comunale; fu costruito da Giuseppe Bovara fra il 1836 e il 1852 come ospedale civile convertito nel 1928 con l'inaugurazione da parte del re Vittorio Emanuele III, dopo l'unificazione di tutti gli ex comuni del circondario lecchese che attualmente costituiscono i rioni della città; a seguito di questi lavori, l’allora Cappella dell’Ospedale ospita oggi la Sala del Consiglio Comunale. Nel cortile interno fu posta nel 1958 una lapide in occasione del 110º anniversario da Borgo a Città.

    Ponte Azzone Visconti o, meglio noto semplicemente come Ponte Vecchio,
    è stato eretto a cavallo fra il 1336 e il 1338, dopo la conquista del borgo nel 1335 da parte di Azzone Visconti. Si presenta attualmente assai diverso dall'antico ponte poiché fu progettato come fortezza. In principio era difeso da due torri munite di ponti levatoi posti in corrispondenza delle fortificazioni, di una rocchetta, una torre colombaia per i piccioni viaggiatori, una torre centrale e un’altra torre più grande verso Lecco, mentre le sue due testate erano protette da un rivellino presentando solo otto arcate. Il ponte, simbolo della città di Lecco, è una delle più importanti testimonianze di ingegneria militare dell'epoca ma per accontentare i comaschi, i quali pensavano che causasse una strozzatura del fiume e l'allagamento della loro città, fu scavato e allargato il letto del lago ulteriori due volte; la nona arcata fu aggiunta nel 1354 mentre la decima nel 1434. Nel 1440 infine, Francesco Sforza portò le arcate a undici. Si scavò moltissimo materiale il quale, una volta depositato, formò la zona del Lazzaretto. Dopo le guerre combattute dal Medeghino, il ponte era rimasto piuttosto danneggiato, ma nel 1609 fu ristrutturato su incarico degli Spagnoli. Le rocche agli imbocchi vennero abbattute nel 1832 per esigenze di risistemazione della strada mentre le spalle vennero eliminate nel 1910 in vista del passaggio della linea tranviaria proveniente da Como. All'epoca ospitava anche una propria guarnigione, formata da una ventina di uomini armati di balestra, ed aveva un proprio castellano. Il ponte era anche uno strumento di esazione fiscale; chi vi transitava doveva pagare un pedaggio, che era gestito da un consorzio di una dozzina di comproprietari appaltatori, nobili lecchesi e milanesi, oltre al convento delle benedettine. Un affresco del 1529 che mostra il ponte con queste fortificazioni lo si può trovare esposto al Castello di Melegnano.

    Villa Manzoni
    in stile neoclassico era la residenza paterna di Alessandro Manzoni e si trova nel quartiere del Caleotto; ospita al suo interno il Civico museo manzoniano e la Pinacoteca comunale. Fanno parte del percorso anche la Cappella dell'Assunta all'interno del cortile d'onore cinto dal porticato dove riposano le spoglie del padre del poeta Don Pietro Manzoni e le cantine con una ghiacciaia e due torchi originali di metà Ottocento. Gli ambienti del piano terra sono rimasti con gli arredamenti originali del 1818, quando lo scrittore vendette la villa alla famiglia Scola. Nelle varie sale ospita dipinti, stampe, documenti, i costumi realizzati per la versione televisiva del romanzo e la culla dello stesso Manzoni. Il brano più celebre della letteratura italiana "Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti..." nasce proprio dai minuziosi ricordi visivi del paesaggio che da questa villa lo scrittore vedeva.

    Presunta casa di Lucia Mondella
    la presunta casa di Lucia è sita in Via Caldone al civico 19 nella frazione di Olate, all'epoca località separata da Lecco, designata da vari studiosi come il paesello degli Sposi. Attraverso un portale, decorato da un'Annunciazione cinquecentesca, si passa nel rustico cortiletto, dominato da una vecchia torre anche se tuttavia non è visitabile in quanto risulta essere una residenza privata. La tradizione popolare ricorda un'altra casa di Lucia in via Resegone, nella frazione di Acquate, dove si trova un'antica trattoria e dal cui cortile si osserva chiaramente la collina del Palazzotto di Don Rodrigo.

    « Dominate da questi pensieri, passò davanti a casa sua, ch'era nel mezzo del villaggio, e, attraversandolo, s'avviò a quella di Lucia, ch'era in fendo, anzi un po' fuori. Aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino. »
    (Alessandro Manzoni, capitolo II, Promessi Sposi, 1840)


    Villa Gomes
    si trova nel rione di Maggianico nell'omonimo parco sito nei pressi della stazione ferroviaria. Costruita per il musicista brasiliano Antônio Carlos Gomes (1836-1896) nel 1880 dall'architetto lecchese Attilio Bolla segue la corrente filosofica dell'eclettismo imperante di prevalente richiamo neorinascimentale. L’edificio è un blocco rettangolare a due piani con due prospetti ugualmente importanti, uno orientato verso il paese di Maggianico e 1’altro, preceduto da un’ampia scalinata, verso il lago. Sul lato occidentale si imposta il lungo corpo già adibito a serra e oggi trasformato in auditorium. L’interno è arricchito da uno scalone il cui soffitto presenta ricchi affreschi, gli unici sopravvissuti al degrado in cui la villa per molti anni è stata lasciata. Splendido il pavimento alla veneziana del salone a pian terreno mentre è stato inspiegabilmente eliminato l’attico a balaustrini che, oltre a nascondere la copertura, dava slancio e logico coronamento alla costruzione. La villa è stata radicalmente restaurata nel 1987 su progetto degli ingegneri Terragni di Como che, dovendola convertire alle esigenze della scuola civica di musica Giuseppe Zelioli che vi ha sede, ne hanno stravolto 1’impianto originario.

    Monumento ad Antonio Stoppani
    posto all'estremità di Punta della Maddalena, nei pressi dell'imbarcadero, è una maestosa opera dedicata all'Abate realizzata nel 1927 dall'architetto Mino Fiocchi mentre la statua bronzea incorniciata al centro di un esedra è una creazione dello scultore Michele Vedani. Recentemente è stata approvata dalla Soprintendenza la totale ristrutturazione del monumento.

    Altri edifici civili in città sono:
    • Palazzo del Pretorio feudale
    • Palazzo della Banca Popolare di Lecco
    • Ponte John Fitzgerald Kennedy
    • Monumento alla Civiltà del Lavoro
    • Monumento ai fratelli caduti del mare
    • Villa Belgiojoso a Castello
    • Palazzo Bigoni a Pescarenico
    • Palazzo Ghislanzoni
    • Palazzo Martelli
    • Villa Airoldi
    • Villa Berera
    • Villa Cima Orio
    • Villa Eremo
    • Villa Ponchielli a Maggianico
    • Palazzotto di don Rodrigo
    • Presunta casa del sarto a Chiuso


    Architetture militari

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    Vallo delle Mura

    Torre Viscontea (o Torre Medievale)
    di origine trecentesca è probabilmente l'edificio lecchese più antico ed è tutto ciò che rimane della cinta muraria a forma triangolare e del castello della città abbattuto quest'ultimo da Giuseppe II nel 1782. Dopo la restaurazione del 1816, fu utilizzata come carcere e nel 1932, dopo un ulteriore restauro, fu affidata dallo Stato al Comune di Lecco per diventare il Museo del Risorgimento e della Resistenza della città prima e sede di mostre temporanee dei Musei Civici e dell’Assessorato Cultura del Comune di Lecco poi. Al piano terreno sono ancora visibili gli alloggi del corpo di guardia e alcune palle di cannone in pietra mentre al secondo e terzo piano è ospitato il Museo della Montagna e dell’Alpinismo lecchese.

    Vallo delle Mura
    si trova nei pressi della stazione ferroviaria ed è l'unica parte rimasta dei Bastioni di Porta Nuova dopo l’eliminazione nel corso dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento della cinta muraria di origine viscontea a forma triangolare che racchiudeva il borgo. Percorribile per mezzo di una scalinata attende di essere valorizzato.

    Castello dell'Innominato (o Rocca dell'Innominato)
    situato su un dirupo di un'altura naturale in una posizione dominante il Lago di Garlate, al confine con la località di Somasca nel comune di Vercurago, questa fortezza risale al XIV secolo. Fu da ispirazione nel romanzo de I promessi sposi come residenza del potente e malvagio personaggio dell'Innominato, figura associata a Francesco Bernardino Visconti. Della fortificazione, ormai ridotta ad un rudere, rimangono intatti il muro perimetrale quadrangolare, parte dei bastioni difensivi e alcune torri oltre alla Cappella di Sant'Ambrogio. Di particolare interesse è l'originale scalinata che collega il castello direttamente scavata nella roccia.

    Vie e piazze

    Piazza Era

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    Particolare di Piazza Era
    è il cuore pulsante del quartiere di Pescarenico, unico luogo lecchese citato esplicitamente ne I promessi sposi. In principio era il luogo di ritrovo serale delle famiglie dei pescatori nonché adibito alla pulizia delle reti e punto di approdo delle barche poiché nel Seicento il villaggio era abitato esclusivamente dai nuclei familiari che detenevano il diritto di esercitare la pesca nel tratto dell'Adda tra i due laghi di Lecco e Garlate. Il fronte della piazza è dominato dal monumentale edificio delle case popolari "Bigoni" progettate dall'architetto Mino Fiocchi nel 1929. La piazza rimane un luogo assai frequentato di giorno come transito obbligato per la pista ciclo-pedonale che da qui, lungo un percorso a fianco del lago, raggiunge il campeggio del Bione spingendosi fino a Vercurago, e la sera dai frequentatori dei locali siti nella zona. Nonostante la riqualificazione del 2008 le sue caratteristiche tradizionali e l'atmosfera letteraria del luogo sono state salvaguardate.

    « Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! »
    (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo VIII, 1840)



    Piazza XX Settembre
    sita nel cuore della città risulta essere il salotto cittadino per via dei numerosi locali che vi sorgono lungo il perimetro. Un tempo sede del mercato si presenta di forma stretta, allungata ed irregolare circondata da eleganti palazzi residenziali borghesi e fiancheggiata da portici non allineati oltre alla celebre Torre Viscontea. Una lapide ricorda dove nacque il geologo e naturalista Antonio Stoppani.

    Via Giuseppe Bovara
    è una piccola strada molto caratteristica che dal Vallo delle Mura scende verso Piazza XX settembre. Considerata una delle vie più antiche della città è stata dal 1993 al 2009 tutelata e valorizzata grazie ad una associazione fondata da un gruppo di commercianti e residenti. In questa via ha sede la Biblioteca Civica Umberto Pozzoli. Diverse le manifestazioni che si sono susseguite negli anni passati tra cui la festa del Borgoantico, gli spettacoli musicali e la «crostata» lunga decine di metri.

    Via C. B. Cavour
    dedicata nel 1872, dopo l'Unità d'Italia, al conte di Cavour è, insieme a Via Roma, la strada principale della città collegando la piazza del teatro a quella del municipio. L'arteria si andò formando nel 1784 a seguito della demolizione del triangolo fortificato comportando successivamente l'espansione edilizia al di fuori delle mura medievali in un'area caratterizzata originariamente da prati e vigne. Chiamata all'epoca Contrada larga per differenziarla dagli stretti e tortuosi vicoli del vecchio borgo, contribuì all'inizio del collegamento con la Valtellina.

    Aree naturali


    Parco di Villa Gomes

    è il più vasto della città (circa 37.000 m²) e vanta alberature molto varie e di grande pregio. il musicista Antônio Carlos Gomes diede alla sua casa 1'appellativo di "Villa Fiori", per la rarità e la varietà delle piante da lui importate.

    Parco dell'Adda Nord
    è l'area protetta istituita nel 1973 che costeggia il fiume Adda a valle del lago di Lecco raggiungendo il comune di Truccazzano in provincia di Milano. La vasta area, che si formò in seguito al ritiro del ghiacciaio che nel quaternario scendeva dalle Alpi fino alla pianura, ospita una flora e fauna di grande importanza ed il suo territorio è, in parte, sottoposto a tutela ambientale e a leggi di salvaguardia. Il parco nei confini comunali è interamente percorso dalla pista ciclabile.

    Luoghi manzoniani


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    Frontespizio del romanzo I Promessi Sposi

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    La piazza principale di Lecco,
    Piazza XX settembre,
    e sullo sfondo il monte
    San Martino

    « Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città …. »
    (Alessandro Manzoni, Promessi Sposi, capitolo I, 1840)

    Sono i luoghi, o quello che ne rimane, serviti da ispirazione ad Alessandro Manzoni e citati nell'opera I promessi sposi, spunto per un itinerario storico-letterario-turistico tra le poche parti vecchie della città, risparmiate dall'espansione urbanistica legata allo sviluppo industriale. Alcuni luoghi sono storici, come il convento di Pescarenico o il ponte Azzone Visconti, altri indicati dalla tradizione, come la presunta casa di Lucia Mondella nel quartiere di Olate, il tabernacolo dei Bravi, il Palazzotto di don Rodrigo, la casa del sarto a Chiuso e l'attigua Rocca dell'Innominato. A tutto questo si aggiunge la già citata Villa Manzoni situata nel quartiere Caleotto (oggi Museo civico manzoniano), residenza della sua famiglia nella quale egli visse la sua infanzia, adolescenza e prima giovinezza come lui stesso scrive nell'introduzione del romanzo Fermo e Lucia.
    L'abitato di Pescarenico, che è la culla del romanzo, viene descritta dal Manzoni con queste parole:

    « Il sole non era ancor tutto apparso sull'orizzonte, quando padre Cristoforo uscì dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dove era aspettato. È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. »
    (Alessandro Manzoni, Promessi Sposi, capitolo IV, 1840)


    Centro storico

    Il centro storico si presenta di aspetto prevalentemente ottocentesco. Architetture d'interesse si hanno con la Basilica romana minore di San Nicolò e la Chiesa di Santa Marta sita poco distante. Percorrendo la traversa di Via Giuseppe Bovara si giunge nella centrale Piazza XX settembre, un tempo la piazza grande del borgo dove, fin dal 1149, si svolgeva, il mercoledì e il sabato, il mercato cittadino ora trasferito all'ex scalo merci della Piccola. In questa piazza che si presenta con una struttura particolare, stretta ed irregolare dove le botteghe si allineano sotto i colonnati dei portici non allineati, ricostruiti con sapore neoclassico tra il 1820 e il 1839 partono svariati vicoli che si inoltrano nel cuore pulsante della città: scalinate, |sampietrini]] e statue. I palazzi borghesi che la fiancheggiano offrono balconi e finestre ricche di verde e decori; ad una di esse che conserva ancora la conformazione preottocentesca, una lapide ricorda che lì nacque Antonio Stoppani (1824-1891), geologo naturalista ma anche patriota e letterato. In questo cuore del borgo avevano sede il palazzo del podestà, di cui rimane lo stemma dei Visconti murato sulla casa che fu dogana, ed il castello che aveva come caposaldo il confine verso la Svizzera e la Repubblica di Venezia, ora sovrastato dalla Torre Medievale meglio conosciuta come Torre Viscontea. Nella piazza, denominata nel 1895 piazza XX settembre, per un brevissimo tempo, sempre nel periodo fascista, prese il nome di “Costanzo Ciano” si trova inoltre il Palazzo delle Paure. Fu totalmente ristrutturata nella pavimentazione e nella discutibile illuminazione nel 2006 dall'allora Sindaco di Lecco Lorenzo Bodega insieme all'attigua piazza Mario Cermenati affacciata sul golfo e da allora furono installate in ognuna delle due piazze fontane futuristiche intervallate dai numerosi caffè, ristoranti e trattorie che si susseguono. Bella e non particolarmente caotica la movida serale che qui si concentra. Carattere classico lo ha invece la centrale via Cavour, che sfocia ad oriente sulle piazze del Municipio e della stazione ferroviaria tra le prime di Lombardia essendo stata avviata nel 1863; nella stessa piazza si trova Villa Locatelli, equilibrato edificio umbertino oggi sede di rappresentanza della Provincia di Lecco. La via scende dal lato opposto incrociando alla sua sinistra L'Isolago, dal 1984 complesso commerciale di prestigio ma che in passato era sede della filanda Bellingardi, produzione, quest'ultima, assai diffusa nel territorio. Poco a sud si trova la piazza intitolata a Giuseppe Garibaldi, già Piazza del Prato o del teatro, col monumento a lui dedicato e chiusa dal Teatro della Società costruito dal già citato Arch. Giuseppe Bovara intervenuto all'impianto quadrilatero della piazza anche per la non realizzata nuova chiesa parrocchiale. Si affacciano sulla piazza anche il palazzo Falck e il Palazzo che fu sede della Banca Popolare di Lecco. Rientrano nel centro storico anche la statua di Alessandro Manzoni e l'attiguo Santuario di Nostra Signora della Vittoria dove, proseguendo verso sud, a breve distanza, si trova un'ulteriore importante testimonianza del glorioso passato della città: il Ponte Azzone Visconti o, Ponte Vecchio. Al suo fianco sorge la piccola Isola Viscontea, proprietà privata che, fra il marzo 2011 e il dicembre 2014, tramite un progetto avanzato dell'Amministrazione comunale e dell'Associazione Appello per Lecco, ha consentito l'accesso al pubblico e lo sfruttamento turistico dell'isola con proiezioni di film all'aperto e rappresentazioni teatrali. Nel febbraio 2013, il Fondo Ambiente Italiano, ha riconosciuto l'isola classificandola al 121º posto del censimento I luoghi del cuore oltre al decreto emesso solo un mese prima dal direttore generale per i Beni Culturali e paesaggistici della Lombardia che la dichiarò di interesse storico-culturale particolarmente importante.

    Musei

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    Lecco al tramonto

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    Luci notturne sul lungolago

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    Panorama dal monte Magnodeno

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    Il lungolago di Lecco
    nel centro della città

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    Scorcio della località della
    Malpensata nei pressi
    del centro storico

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    Monumento ad Alessandro Manzoni

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    La torre viscontea, tra i pochi
    reperti delle fortificazioni
    anticamente esistenti

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    Targa posta fuori da Villa Manzoni
    Fondati nel 1888 da Carlo Vercelloni, i Musei civici di Lecco sono oggi una serie di strutture riunite in un sistema museale (Sistema Museale Urbano di Lecco, acronimo SiMUL) costituito da cinque istituti:
    • Civico museo archeologico
    • Civico museo manzoniano
    • Civico museo di storia naturale
    • Galleria comunale d'arte
    • Museo storico e sezione d'archivio
    • Museo di storia naturale
    • Galleria d'arte contemporanea, grafica e fotografia
    • Planetario Città di Lecco
    • Museo della montagna e dell'alpinismo lecchese
    • Fanno parte del sistema anche la sezione separata d'archivio, la biblioteca specializzata e la fototeca.

    Sedi principali dei musei lecchesi sono:
    • Villa Belgiojoso
    • Villa Manzoni
    • Torre Viscontea
    • Palazzo delle Paure

    Lecco nell'arte

    Vertice orientale del Triangolo Lariano, è da sempre città di grande richiamo per pittori, letterati e scienziati a partire da Leonardo da Vinci che, dopo aver indagato sui segreti geologici e studiato progetti per un canale navigabile verso il Lambro, si dilettò a riprodurre schizzi della conca di Lecco e delle Grigne descrivendole nella raccolta del Codice Atlantico oltre ad esserne ispirato nei due celebri dipinti della Vergine delle Rocce rispettivamente conservati presso i musei del Louvre a Parigi ed alla National Gallery di Londra. Per quanto concerne gli scrittori si ricordano Stendhal e, in modo particolare, Alessandro Manzoni vissuto nella villa di famiglia nel rione del Caleotto fino all'adolescenza. La città è nota per la proposta dell'itinerario manzoniano, un interessante percorso storico-culturale sulle tracce dell'ispirazione letteraria del grande romanziere milanese che qui ambientò I promessi sposi.

    Persone legate a Lecco
    Sono numerose e varie le personalità celebri che a Lecco sono nate, hanno vissuto a lungo o comunque hanno operato significativamente ed hanno stabilito dei saldi rapporti con la città, il suo spirito ed i suoi ruoli.

    • Piero Fedele Pagano, (Lecco, 1205 - Colorina, 1277), religioso proclamato beato
    • Serafino Morazzone, (Milano, 1747 - Lecco, 1822), religioso proclamato beato nel 2011
    • Giuseppe Bovara, (Lecco, 1781 - Lecco, 1873), ingegnere e architetto; a lui si deve in gran parte la risistemazione urbanistica avvenuta nella seconda metà del secolo XIX
    • Antonio Ghislanzoni, (Lecco, 1824 - Caprino Bergamasco, 1893), librettista dell'Aida di Giuseppe Verdi, poeta e scrittore
    • Antonio Stoppani, (Lecco, 1824 - Milano, 1891), geologo, paleontologo e patriota; cofondatore del marchio SIAE e del Museo di Storia Naturale di Milano
    • Giovanni Mazzucconi, (Lecco, 1826 - Isola di Woodlark, 1855), sacerdote e missionario membro del PIME; proclamato beato nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II
    • Carlo Pizzi, (Lecco, 1842 - 1908), pittore, autore di diverse opere aventi come soggetto scorci del lago
    • Ernesto Pozzi, (Lecco, 1843 - Lecco, 1904), patriota, avvocato e politico; fu volontario garibaldino nella campagna meridionale nl 1860
    • Giuseppe Salvatore Scatti, (Lecco, 1843 - Savona, 1926), vescovo
    • Giuseppe Ongania, (Lecco, 1869 - Lecco, 1911), ingegnere, politico e alpinista nonché ex sindaco di Lecco
    • Giacomo Montanelli, (Lecco, 1877 - Vercelli, 1944), arcivescovo cattolico
    • Giacinto Molteni, (Lecco, 1880 - Milano, 1948), attore caratterista
    • Amleto Poveromo, (Lecco, 1893 - Parma, 1953), criminale componente della banda fascista che rapì e uccise Giacomo Matteotti
    • Mino Fiocchi, (Lecco, 1893 - Appiano Gentile, 1983), architetto
    • Giuseppe Airoldi, (Lecco, 1861 - Lecco, 1913), enigmista e giornalista
    • Mario Cermenati, (Lecco, 1868 - Castel Gandolfo, 1924), naturalista, politico e fondatore dei Musei civici di Lecco
    • Fausto Valsecchi, (Lecco, 1890 - Lecco, 1914), poeta e traduttore
    • Ezio Vigorelli, (Lecco, 1892 - Milano, 1964), politico, partigiano e Ministro del lavoro
    • Giovanni Ticozzi, (Pasturo, 1897 - Lecco, 1958), sacerdote e partigiano
    • Enrico Falck, (Lecco, 1899 - Milano, 1953), imprenditore e presidente della Società anonima "Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck"
    • Orlando Sora, (Fano, 1903 - Lecco, 1981, pittore, autore della volta all'interno del Teatro della Società
    • Riccardo Cassin, (San Vito al Tagliamento, 1909 - Lecco, 2009), alpinista e socio onorario dei Club Alpino Italiano
    • Ennio Morlotti, (Lecco, 1910 - Milano, 1992), pittore
    • Luigi Gandini, (Lecco, 1922 - Val Masino, 1995), Monsignore di grado protonotario apostolico soprannumerario di sua Santità e prevosto mitrato
    • Giancarlo Badessi, (Lecco, 1928 - Roma, 2011), attore
    • Ambrogio Valsecchi, (Lecco, 1930 - Milano, 1983), presbitero e teologo
    • Vincenzo De Toma, (Lecco, 1930 - Segrate, 1977), attore teatrale
    • Sergio Rossi, (Lecco, 1931 - Roma, 1998), attore e doppiatore
    • Francesco Castelnuovo detto Nino, (Lecco, 1936), attore
    • Angelo Airoldi, (Lecco, 1942 - Portogruaro, 1999), sindacalista
    • Renato Kizito Sesana, (Lecco, 1943), presbitero, missionario e giornalista
    • Roberto Castelli, (Lecco, 1946), dirigente della Lega Nord, Ministro della Giustizia e viceministro presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
    • Roberto Formigoni, (Lecco, 1947), presidente della regione Lombardia dal 1995 al 2013
    • Michele Norsa, (Lecco, 1948), manager e dirigente generale e amministratore delegato della casa di moda Salvatore Ferragamo Italia S.p.A.
    • Walter de Silva, (Lecco, 1951), designer attivo nell'automotive design
    • Fausto Branchini, (Lecco, 1952), bassista
    • Riccardo Bonacina, (Lecco, 1954), giornalista e conduttore televisivo
    • Corrado Colombo, (Lecco, 1956), regista e giornalista
    • Lorenzo Bodega, (Lecco, 1959), politico ed ex sindaco di Lecco dal 1997 al 2006
    • Sonia Bo, (Lecco, 1960), compositrice
    • Antonella Faggi, (Lecco, 1961), imprenditrice ed ex sindaco di Lecco dal 2006 al 2009
    • Virginio Brivio, (Lecco, 1961), politico, ex presidente della provincia ed attuale sindaco di Lecco
    • Luigi Casati, (Lecco, 1964), speleonauta
    • Paolo Arrigoni, (Lecco, 1964), politico
    • Michela Vittoria Brambilla, (Lecco, 1967), politica, imprenditrice, giornalista e Ministro del turismo nel IV Governo Berlusconi
    • Alberto Arrighi, (Lecco, 1968), politico
    • Eluana Englaro, (Lecco, 1970 - Udine, 2009), donna alla quale fu interrotta l'idratazione e la nutrizione artificiale scatenando un caso di rilevanza nazionale
    • Gary D'Eramo, (Lecco, 1971), chitarrista e cofondatore della death metal band Node
    • Marino Mastrangeli, (Lecco, 1971), politico
    • Sabrina Corabi, (Lecco, 1971), attrice di teatro, cinema e televisione
    • Lea Karen Gramsdorff, (Lecco, 1971), attrice di teatro, cinema e televisione
    • Daniele Nava, (Lecco, 1975), imprenditore, politico ed ex presidente della provincia dal 2009 al 2014
    • Federico Tavola, (Lecco, 1979), scrittore
    • Michele Posa, (Lecco, 1976), giornalista telecronista di wrestling per Sky Sport
    • Eros Galbiati, (Lecco, 1981), attore
    • Matteo Ronchetti, (Lecco, 1984), giornalista, conduttore televisivo e telecronista sportivo
    • Francesca Dego, (Lecco, 1989), violinista



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    Vista del lungolago



    Edited by PatriziaTeresa - 10/3/2015, 10:25
     
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0 replies since 7/3/2015, 11:17   36 views
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