Semplicemente Passioni forum

Gorizia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Mi piace   Non mi piace
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Vice-Admin
    Posts
    77,646
    Reputation
    +287
    Location
    Gozzano NOVARA

    Status
    Anonymous

    Gorizia

    VX2yfuM

    - Info -

    Gorizia (IPA: [ɡoˈritʦja], pronuncia[?·info], Gurize in friulano standard, Guriza in friulano goriziano, Gorica in sloveno, Görz in tedesco) è un comune italiano di 35.803 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia nel Friuli Venezia Giulia.

    La città è punto focale di congiunzione fra il mondo latino, slavo e germanico. La componente italiana si articola in massima parte in due grandi realtà linguistiche e culturali, quella friulana, originaria della città, e quella giuliana, dovuta al passato asburgico di Gorizia e ad un'antica immigrazione, risalente agli albori dell'età moderna e protrattasi fino al secondo dopoguerra.

    Geografia fisica

    Alla confluenza delle due naturali vie di comunicazione tra oriente e occidente, le Valli dell'Isonzo e del Vipacco, importante luogo di transito già in tempi remoti, Gorizia è bagnata dal fiume Isonzo. La città si affaccia sulla pianura isontina circondata dalle colline del Collio note per la coltivazione della vite e la produzione di vini di qualità.

    Clima

    Gorizia è riparata a nord dai monti e non risente dei freddi venti settentrionali ma, trovandosi quasi allo sbocco dei valichi prealpini e carsici, è soggetta alla bora che soffia da est. Tale vento, che generalmente è secco, talvolta può portare abbondanti nevicate. La bora, però, che soffia dalla valle del Vipacco attraversandola molto violentemente, incontra prima di Gorizia l'ostacolo delle colline a est della città, che ne mitigano sensibilmente la furia. Il clima di Gorizia, relativamente temperato, è tuttavia influenzato dai venti freschi e umidi provenienti da sud-ovest, che penetrano nella pianura isontina verso cui si apre la città. In estate sono abbastanza frequenti i fenomeni temporaleschi e grandinate: non è raro lo scirocco, cui fanno seguito, di norma, abbondanti precipitazioni.

    Storia

    Età antica e medievale


    « MEDIETATEM UNIUS CASTELLI DICTI SYLICANI ET VILLAE QUAE SCLAVONICA LINGUA VOCATUR GORIZA. »

    Più o meno nell'area dove attualmente si trova la città di Gorizia sorgevano, fin dal I secolo a.C., due centri abitati romani di modesta entità, Castrum Silicanum da cui trasse origine il villaggio di Salcano, oggi Solkan, un sobborgo di Nova Gorica (Slovenia); e Pons Aesontii o (Pons Sontii), attuale località Mainizza, come indicato sulla Tabula Peuntingeriana, dove sorgeva una mansio sulla via Gemina, nel punto in cui attraversava il fiume Isonzo e che collegava l'Italia alla provincia norica. Una teoria degli studiosi è che nella zona era situata, 3400 anni fa, Noreia, capitale del Norico.

    Le origini del nome

    Il nome italiano Gorizia deriva dal sostantivo slavo gorica (leggi gorìza), diminutivo di gora (monte), e significa collina. Toponimi di origine slava sono comuni anche ad altre località sud-orientali della Bassa Friulana - es.: Goricizza (frazione di Codroipo, UD), Gorizzo (frazione di Camino al Tagliamento, UD), ecc. - e stanno ad indicare il ripopolamento della zona ad opera di genti slave dopo le devastanti incursioni degli Ungari (IX secolo).
    Il nome di Gorizia compare tuttavia per la prima volta nell'anno 1001, in una donazione imperiale che Ottone III fece redigere a Ravenna, mediante la quale egli cedeva in parti eguali il castello di Salcano e la villa denominata Goriza (medietatem predii Solikano et Gorza nuncupatum), a Giovanni, patriarca di Aquileia, e a Guariento, conte del Friuli. La località è ricordata successivamente nel 1015 (medietatem unius villae que sclavonica lingua vocatur Goriza). Gli Eppenstein ressero Gorizia fino al 1090 e, a partire da tale data, la città fu governata prima dai Mosburg, poi dai Lurngau, una famiglia originaria della Val Pusteria imparentata con i conti palatini di Baviera. Con costoro si accrebbe la popolazione della città, costituita in massima parte da friulani (artigiani e mercanti), tedeschi (impiegati nell'Amministrazione) e sloveni (agricoltori), questi ultimi insediati generalmente nelle zone periferiche e nei centri rurali limitrofi. La bellicosità dei Conti di Gorizia, unitamente a una saggia politica matrimoniale, permise alla contea, nel suo periodo di massimo splendore (seconda metà del XIII e primi decenni del XIV secolo) di estendersi su gran parte del nord est italiano (comprese per un breve periodo anche le città di Treviso e Padova in Veneto), sulla parte occidentale dell'odierna Slovenia, sull'Istria cosiddetta "interna" (Contea di Pisino) e su alcune zone dell'attuale territorio austriaco (come Tirolo e Carinzia). I conti avevano fissato la propria residenza abituale nella città austriaca di Lienz, mentre a Merano si trovava la principale zecca dello Stato.
    Durante il regno di Enrico II (1304-1323) l'abitato, che ormai aveva acquisito delle connotazioni tipicamente urbane, ottenne il rango di città. Nei primi decenni del secolo successivo, l'assorbimento dello Stato patriarcale di Aquileia da parte della Repubblica veneta, indusse i conti di Gorizia a richiedere al doge l'investitura feudale (1424). Con tale atto essi si riconobbero vassalli della Serenissima, Stato successore del Patriarcato. Nel 1455 vennero incorporati a Gorizia, mediante l'estensione dei privilegi cittadini, anche i quartieri non murati della zona meridionale (la cosiddetta Città bassa), abitati in parte da sloveni.

    Età moderna

    QAaiqwN
    Mappa del 1794
    Nel 1500 l'ultimo conte, Leonardo, morì senza discendenti nella città di Lienz, e lasciò in eredità la contea a Massimiliano I d'Asburgo. L'atto, ritenuto non valido secondo il diritto internazionale del tempo, dal momento che la Contea di Gorizia era unita alla Repubblica veneta da vincoli di vassallaggio, spinse la Serenissima a denunciare attraverso i canali diplomatici, tale violazione. Ogni tentativo veneziano di riappropriarsi della città, anche mediante la forza, risulterà tuttavia vano. Fra l'aprile del 1508 e l'agosto del 1509 Gorizia fu occupata militarmente da Venezia, allora in guerra anche contro Luigi XII di Francia. Pochi mesi dopo la disastrosa sconfitta di Agnadello, ad opera delle armi francesi, la guarnigione veneta fu costretta ad abbandonare la città.
    Gorizia farà da allora parte dei domini asburgici, prima come capitale dell'omonima contea, e, successivamente, come capoluogo della Principesca Contea di Gorizia e Gradisca che, dalla metà dell'Ottocento entrò a far parte del Litorale Austriaco. Suoi conti saranno gli stessi imperatori asburgici fino al 1918, salvo una breve interruzione: l'occupazione francese del 1809-1813 con l'inclusione della città nelle Province Illiriche, create da Napoleone nell'ambito del suo Impero.
    Il web-film La Bella Transalpina è ambientato a Gorizia nel 1910, e presenta immagini e personaggi originali di quei tempi.

    Primo e secondo conflitto mondiale
    « ... O, Gorizia, tu sei maledetta
    per ogni cuore che sente coscienza;
    dolorosa ci fu la partenza
    e il ritorno per molti non fu... »

    (ritornello di una canzone popolare cantata durante la Grande guerra dai militi italiani)

    hffy8yz
    Il fiume Isonzo e sullo sfondo
    il ponte ferroviario
    dei primi del Novecento
    La prima guerra mondiale per Gorizia è iniziata nell'estate 1914, mentre il Regno d'Italia è entrato in guerra nel maggio 1915. La prima vittima goriziana del conflitto fu la contessa Lucy Christalnigg, uccisa da guardie armate mentre era in missione per conto della Croce Rossa nell'agosto 1914.
    Nel corso della prima guerra mondiale, a prezzo di enormi sacrifici umani, le truppe italiane entrarono una prima volta a Gorizia nell'agosto 1916.
    Persa a seguito della rotta di Caporetto (ottobre 1917), la città venne definitivamente ripresa dall'esercito italiano il 7 novembre 1918.All'interno del Commissariato generale della Venezia Giulia, gli italiani preferirono inizialmente non stravolgere un tessuto amministrativo pluricentenario ed efficiente. La Contea cambiò nome in Provincia subito dopo l'unione ufficiale al Regno d'Italia (10 settembre 1919).
    Con l'avvento del fascismo Gorizia fu assegnata inizialmente alla provincia del Friuli (1923), ma già nel 1927, con il riordinamento delle circoscrizioni provinciali, divenne capoluogo della nuova provincia di Gorizia; contemporaneamente furono aggregati i comuni limitrofi di Lucinico, Piedimonte del Calvario, Salcano, San Pietro di Gorizia e Sant'Andrea di Gorizia, e l'anno successivo il comune di Vertoiba in Campi Santi.
    La giurisdizione della nuova provincia comprendeva l'intero Friuli orientale, ad eccezione della Bisiacaria e di Grado, unite alla Provincia di Trieste, e del distretto di Cervignano, facente parte della Provincia del Friuli.
    L'opera di ricostruzione fu effettuata soprattutto durante il ventennio fascista. In quegli anni furono promossi interventi di risanamento, aperte nuove strade e sviluppata una modesta area industriale. Vennero edificati un nuovo cimitero, tra Sant'Andrea e Merna, e le prime strutture funzionanti dell'aeroporto, da cui nel luglio del 1935 decollò la 41.a squadriglia per la conquista dell'Etiopia.
    A sud-est del centro cittadino spuntò una cittadella sanitaria, comprendente anche l'ospedale da cui, negli anni sessanta, il medico Franco Basaglia avrebbe dato avvio alla controversa riforma dell'istituzione psichiatrica italiana.
    Tuttavia, come ha messo in evidenza Elio Apih, riferendosi all'intera Venezia Giulia, «...questi investimenti non solo soddisfacevano solo in parte modesta le esigenze della popolazione, ma erano anche assai poco organicamente distribuiti, per lo più secondo la logica di interessi cittadini e industriali o comunque politici.»
    Per quanto riguarda i rapporti interetnici, fin dalla metà degli anni venti il regime fascista aveva iniziato ad applicare anche a Gorizia, come nel resto della Venezia Giulia, la politica di snazionalizzazione degli Sloveni presenti sul territorio. Si diede prima l'avvio all'italianizzazione dei toponimi, poi, dal 1927, si procedette anche a quella dei cognomi e, nel 1929, l'insegnamento in sloveno venne definitivamente bandito da tutte le scuole pubbliche cittadine di ogni ordine e grado. In città la lingua slovena fu ancora utilizzata per alcuni anni negli Istituti religiosi diocesani, grazie alla protezione e al prestigio personale dell'arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej, fautore del dialogo interetnico e massimo punto di riferimento dei cattolici goriziani. Nel 1931, subito dopo le dimissioni e la morte di Sedej, lo sloveno fu estromesso, come idioma veicolare, anche dalle scuole diocesane.
    Tale politica vessatoria, accompagnata da violenze e sopraffazioni (fra cui l'assassinio del compositore sloveno Lojze Bratuž in una frazione di Gorizia), ebbe pesanti ripercussioni nei già deteriorati rapporti fra le nazionalità e suscitò una reazione brutale da parte delle organizzazioni terroriste slovene come il TIGR. Nel 1928 vennero assassinati a Gorizia, da alcuni militanti di quest'ultima organizzazione, lo studente Antonio Coghelli e il soldato Giuseppe Ventin che era intervenuto per impedirne l'omicidio. A partire dal 1941, scoppiata la guerra contro la Jugoslavia, le autorità fasciste procedettero all'internamento in campi di concentramento (Campo di concentramento di Arbe, Campo di concentramento di Gonars, Visco, Poggio Terza Armata), di un certo numero di "allogeni" (o "alloglotti") residenti sia in città che nella sua provincia, molti dei quali non fecero più ritorno, decimati dalle malattie e dall'inedia.
    Nel corso della seconda guerra mondiale, subito dopo la resa italiana dell'8 settembre 1943, il Goriziano fu teatro di un'eroica resistenza all'invasione nazista che dalla città capoluogo prese nome (battaglia di Gorizia). Per un breve periodo (1943-1945) fu posta sotto l'amministrazione militare tedesca (di fatto un'annessione) e inclusa nell'Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico), un Governatorato che a sua volta venne posto sotto il diretto controllo di Friedrich Rainer, Gauleiter della Carinzia.
    Con l'arrivo dei partigiani jugoslavi a Gorizia nel maggio del 1945 iniziarono le repressioni che toccarono l'apice fra il 2 e il 20 maggio nei confronti degli oppositori, o possibili oppositori, al regime (italiani soprattutto, ma anche slavi). Si contarono un numero imprecisato di civili scomparsi (fra i 202 e i 665) e fra i militari presenti nel goriziano (635 vittime, secondo un'autorevole testata italiana).
    Secondo le ricerche dello storico Marco Pirina gli italiani furono deportati a Lubiana all'interno di un ex manicomio riadattato a campo di concentramento.
    Sulla base delle suddette ricerche storiografiche la responsabilità dell'accaduto viene attribuita da Pirina a Francesco Pregelj, commissario del popolo del IX Corpus. Tuttavia, nel 2010 la Corte di Cassazione ha smentito che le ricerche di Pirina tese a colpevolizzare Pregelj ed altri abbiano reale fondamento storico, condannando lo storico a risarcire per diffamazione i partigiani accusati ed i loro eredi.
    Al termine del conflitto, con il trattato di pace, il comune dovette cedere i tre quinti circa del proprio territorio alla Jugoslavia con il 15% della popolazione residente. Il centro storico e la massima parte dell'area urbana della città restarono però in territorio italiano.

    Dopoguerra e ripresa

    In territorio jugoslavo restò tuttavia parte della periferia situata a settentrione e ad oriente (le frazioni di Salcano, San Pietro e Vertoiba) come anche gran parte della provincia. Il confine attraversava una zona semicentrale della città lasciando nella parte non italiana, oltre alle frazioni summenzionate, anche molti edifici e strutture di pubblica utilità. Tra queste ultime la stazione ferroviaria di Gorizia Montesanto che si trovava sulla linea ferroviaria Transalpina collegante la "Nizza austriaca", come veniva chiamata la città, all'Europa Centrale. La piazza antistante la stazione, suddivisa tra le due nazioni, fin dal 2004 è stata resa visitabile liberamente su entrambi i lati dopo l'abbattimento di parte della rete confinaria avvenuto con l'entrata della Slovenia nell'Unione europea. Al centro di essa sorgono un mosaico ed una piastra metallica commemorativa che segna il tracciato del confine di stato.
    In territorio sloveno si trova anche la moderna città di Nova Gorica, eretta negli anni cinquanta per volontà della dirigenza politica jugoslava in quanto i territori della Provincia di Gorizia annessi alla Jugoslavia, chiusa la frontiera con l'Occidente considerato nemico, erano rimasti senza un centro amministrativo ed economico verso il quale potessero gravitare.
    Paragonata a Berlino , tagliata in due dal confine protetto da torri armate di mitragliatrici, Gorizia ha rappresentato, nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta, un valico clandestino per molti cittadini jugoslavi e dei paesi del patto di Varsavia ed un rifugio sicuro per tanti esuli giuliani, soprattutto istriani, integratisi perfettamente nel tessuto economico e sociale della città. In realtà, dopo la rottura di Tito con i paesi del blocco sovietico nel 1948, Gorizia, pur vivendo diversi momenti di tensione (nel 1953 Tito minacciò di voler prendere Gorizia e Trieste con le armi, radunando centinaia di migliaia di reduci a Okroglica, meno di 10 km via dalla città), vide i rapporti normalizzarsi progressivamente, soprattutto grazie agli accordi di Udine con cui venne introdotto il "lasciapassare" che semplificava le procedure per varcare la frontiera. Nel corso degli anni sessanta, Gorizia ha avviato un rapporto di buon vicinato con la consorella slovena (all'epoca jugoslava), sorta nel decennio immediatamente successivo alla definizione del confine del 1947: infatti, incontri culturali e sportivi hanno spesso messo in contatto e unito le due città. La presenza di una comunità slovena a Gorizia ha giocoforza catalizzato la collaborazione. Gli accordi di Osimo, sancendo definitivamente lo status quo confinario, contribuirono molto alla rappacificazione definitiva con la Jugoslavia, e poi con la successiva Repubblica di Slovenia. A tutt'oggi permangono deboli attriti tra le due città, in particolare su temi quali l'inquinamento che Nova Gorica riversa su Gorizia, le rivendicazioni degli esuli giuliani per un equo risarcimento per i beni loro sottratti, lo sfruttamento idroelettrico del fiume Isonzo. Da alcuni ambienti sloveni a distanza di 70 anni viene demagogicamente ancora rinfacciato all'Italia il ventennio fascista. Una barriera è rappresentata dalla lingua: pochi giovani goriziani non appartenenti alla minoranza slovena conoscono lo sloveno, pertanto, benché molti sloveni conoscano l'italiano, potrebbe esserci un problema di incomunicabilità per il futuro.

    Gorizia europea

    Il 21 dicembre del 2007 la Slovenia è entrata a tutti gli effetti nel trattato di Schengen e le città di Gorizia e Nova Gorica sono oggi finalmente senza interposti confini. Il legame sempre più forte che le unisce ha permesso alle due città di avviare un processo di formazione di un polo di sviluppo unico che riveste e rivestirà sempre più una notevole importanza ai fini della cooperazione e collaborazione fra l'Italia e la Slovenia. A tale proposito sono stati messi a punto recentemente progetti di mutuo interesse e una serie di incontri bilaterali o multilaterali che interessano non solo i due municipi ma anche altri centri limitrofi. Fra questi ultimi segnaliamo, a titolo indicativo, gli incontri che si tengono periodicamente fra le giunte municipali di Gorizia, Nova Gorica e San Pietro-Vertoiba per mettere a punto strategie comuni e creare nuove sinergie per lo sviluppo economico della regione. Gorizia negli ultimi anni sta conoscendo una lenta ma costante rinascita sia a livello infrastrutturale che sociale.

    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose

    mNblBI5
    La facciata del Duomo di Gorizia.
    • Duomo, dedicato a Sant'Ilario di Aquileia e a San Taziano ed elevato al rango di cattedrale nel 1752,il Duomo è il principale edificio ecclesiastico di Gorizia. Deriva da una chiesetta, anch'essa intitolata ai due santi, eretta probabilmente a cavallo tra il XIII ed il XIV secolo e successivamente incorporata alla vicina cappella di Sant'Acazio.

    wHNKmJL
    Chiesa di Sant'Ignazio, iniziata
    su impulso dei Gesuiti a metà
    del XVII secolo e conclusa
    appena nel 1723.
    • Chiesa di Sant'Ignazio, è un edificio barocco eretto fra il 1654 e il 1723-1724, che fu consacrato solo nel 1767. Mentre la facciata è una sintesi di elementi austriaci e romani l'interno è di derivazione schiettamente romana e contiene tele e affreschi pregevoli.

    cLtWEtI
    La sinagoga di Gorizia,
    costruita nel XVIII secolo.
    • Sinagoga di Gorizia, si trova nell’area del vecchio ghetto. Costruita nel 1756, sostituì un oratorio eretto provvisoriamente nel 1699 come luogo di preghiera comunitaria.
    • Chiesa di San Rocco, eretta alla fine del XV secolo per servire una piccola comunità agricola sorta poco lontano dalla città antica di Gorizia, se ne hanno notizie già nel 1497, l'altare maggiore della piccola chiesa fu consacrata l'ultima domenica di agosto del 1500 da Pietro Carlo Vescovo di Caorle. L'edificio di culto mantenne le dimensioni di semplice cappella fino ai primi del XVII secolo quando, passata la terribile pestilenza del 1623, i borghigiani decisero di ampliarla ed abbellirla. Chiamarono per lo scopo Palma il Giovane, del quale è possibile ammirare la pala posta nell'abside della chiesa, dove si notano i Ss. Sebastiano e Agostino rispettivamente alla destra e alla sinistra di San Rocco, osservati benignamente dalla Madonna. La chiesa e l'altare maggiore vennero consacrati dal Vescovo di Trieste Pompeo Coronini il 23 agosto del 1637 e da quella data si fa risalire la prima sagra di San Rocco che ancora oggi suscita grande interesse in città e Regione (già nell'agosto del 1500, dopo la consacrazione della cappella, ci fu una festa da ballo). Altri interventi furono una via Crucis di Antonio Paroli del 1750, e la facciata neoclassica attuale che si deve a Giovanni Brisco, del 1898. Il contesto è impreziosito da altri due monumenti: il Seminario Teologico Centrale, progettato dal benedettino Padre Anselmo Werner e oggi sede del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell'Università degli Studi di Trieste, e la fontana con l'obelisco (inaugurata il 25 aprile del 1909) prospiciente la chiesa, dono di un famoso borghigiano, l'architetto Antonio Lasciac Bey, che fu per molta parte della sua vita architetto ai palazzi khediviali in Egitto.
    • Chiesa di Santo Spirito, eretta su commissione dei Rabatta, famiglia nobile di origini toscane, nel Borgo antico, in prossimità del Castello. L'edificio, costruito in stile gotico fra il 1398 e il 1414, custodisce una bella croce lignea del Seicento (in copia, dal momento che l'originale si può ammirare nei musei provinciali) e un'Assunta, attribuita a Fulvio Griffoni
    • Chiesa dell'Immacolata, pregevole edificio di gusto barocco edificato nel XVII secolo nei pressi dell'odierno Municipio.

    Architetture civili

    K5LxYi3
    In palazzo Strassoldo, sito nella
    zona del Duomo,
    visse la famiglia Borbone
    in esilio dalla Francia.
    Vi soggiornò anche il famoso
    matematico Cauchy.
    Teatro "Verdi", il Teatro di Società fu costruito nel 1740 su iniziativa di Giacomo Bandeu, appaltatore dei dazi per la Contea di Gorizia, i cui metodi avevano fatto esplodere la cruenta rivolta dei Tolminotti. L'edificio andò a fuoco per un incendio il 26 marzo 1779 (è ironia della sorte, o forse anche coincidenza non casuale, che sempre il 26 marzo ma del 1713, fosse scoppiata la detta rivolta). L'attuale teatro, riedificato a cura del figlio di Bandeu, Filippo, che affidò il progetto all'udinese Ulderico Moro e l'affrescatura al cividalese Francesco Chiarottini, risale al 1782. La struttura conobbe diverse difficoltà di ordine finanziario: chiuse già nel 1797, per riaprire nel 1799, finché nel 1810 fu ceduto a una società di nobili che negli anni seguenti lo modificarono profondamente: nel 1856, furono ridipinti gli interni, nel 1861 rifatta la facciata. Fu luogo di numerose azioni irredentiste, tra cui quella per il carenevale del 1867 che costò 6 anni di carcere duro a Carlo Favetti. Alla fine dell'Ottocento fu dedicato a Giuseppe Verdi. Dopo recenti restauri, è tornato il principale edificio culturale della città, cui si sono affiancati nel corso del secondo dopoguerra l'Auditorium della Cultura Friulana e i due centri cultuali della comunità slovena, il Kulturni Dom (casa della cultura) ed il Kulturni Center Lojze Bratuž (Centro culturale Lojze Bratuž).

    Architetture militari

    mlAksBm
    Il castello di Gorizia
    Castello di Gorizia, forse il più noto monumento della città, sorge sul punto più alto di un ripido colle. Il maniero accoglie i visitatori con un leone veneziano, che però non è quello che fu apposto dalla Repubblica Veneta durante la breve occupazione della città (1508-1509) bensì dal governo fascista, al termine di un radicale restauro, conclusosi nel 1937. Con tale restauro, resosi necessario a seguito dei gravi danni subiti dall'edificio durante la Grande Guerra, non venne però ripristinato il palazzo rinascimentale precedente, intonacato di bianco, bensì le sembianze che aveva probabilmente il Castello nel Trecento, al tempo del massimo splendore dei Conti, con la pietra a vista. Ad occidente del castello sorge il centro storico della città con la Cappella del Santo Spirito e il borgo medievale

    Archeologia industriale del quartiere Straccis

    jV7e5SB
    Gorizia vecchia
    A partire dal Settecento, su impulso di Maria Teresa, il Goriziano conobbe l'industria. Ciò si deve soprattutto allo spirito imprenditoriale della famiglia Ritter de Zahony, che in seguito a fortunate speculazioni si arricchì e poté investire, aprendo a Gorizia nel 1819 uno stabilimento per la raffinazione dello zucchero di canna, nel 1839 un mulino moderno, nel 1854 uno stabilimento per la lavorazione della seta, nel 1861 una cartiera, nel 1868 una tintoria e nel 1880 una fabbrica di cellulosa. Non molto è visibile ormai, ad eccezione del villaggio operaio del 1871, conservatosi pressoché intatto, benché si tratti di case private, tuttora abitate e vissute. In tale villaggio ancora si riconoscono due tipi di abitazione, quelle per 1-2 famiglie, e quelle per così dire con scopi sociali, ospitanti lavanderie comuni, una scuola, sale riunioni. Un altro edificio degno di nota è villa Ritter, appartenuta alla stessa famiglia, oggi in corso di ristrutturazione.

    Altri edifici e luoghi di interesse
    uGt5bak
    Costruito nel 1938 su progetto
    di Ghino Venturi,morti
    nelle battaglie di Gorizia.
    • il Sacrario militare di Oslavia custodisce
    • le spoglie di 57.740 soldati,
    • Museo di storia e arte
    • Museo della Grande Guerra
    • Piazza della Transalpina
    • Palazzo Attems Santa Croce
    • Palazzo Attems Petzenstein
    • Palazzo Coronini Cronberg
    • Palazzo Lantieri
    • Sacrario Militare di Oslavia
    • Palazzo Alvarez, sede dell'Università di Udine a Gorizia
    • Seminario Minore, attuale sede dell'Università di Trieste a Gorizia
    • Villa Ritter

    Aree naturali

    NVe5f2a
    Il parco del Comune di Gorizia.
    « Un ornamento particolare della città sono i numerosi giardini, in parte assai estesi, che nell'interno circondano i palazzi e le case. Qui soprattutto si notano chiaramente gli effetti del mite clima goriziano. »
    (Carl von Czoernig-Czernhausen)
    Gorizia, già definita la Nizza austriaca, colpisce per l'abbondante quantità di verde che non solo la circonda, ma la compenetra.
    Vi sono numerosi parchi e giardini pubblici all'interno della città, oltre quelli che circondano le molte ville ottocentesche. Vi sono poi spazi verdi restati allo stato naturale, quali il Parco del Castello e la Valletta del Corno, che si estende tra il rione di Straccis ed il centro cittadino, lungo il corso del torrente Corno, dove sono presenti anche appezzamenti di terreno a destinazione agricola.
    Lungo il corso del fiume Isonzo si snodano alcuni parchi di notevole valore paesaggistico, fra cui quello di Piuma-Isonzo, costituito da una parte fluviale e una collinare boscosa, e quello della Campagnuzza, che presenta un ambiente di bosco golenale. Tra le superfici non protette, è particolarmente suggestivo il primo tratto del fiume Isonzo in territorio comunale, incassato in una gola dalle cui pareti sgorgano acque sorgive, con copertura vegetale estremamente varia, e l'ultimo tratto tra le frazioni di Sant'Andrea e Lucinico, contraddistinto da una vasta distesa di pioppi e salici.
    Altro complesso boschivo è quello del monte Calvario, che saldandosi a quello del monte di Piuma del già citato Parco Piuma-Isonzo forma un corpo unico di svariate centinaia di ettari e, infine, la zona del monte Sabotino, rilievo prealpino di natura carsica.
    Appena oltre confine l'"assedio" dei boschi continua, con l'esuberante vegetazione del Monte Mark (San Marco) e della Kostanjevica-Panovec (Castagnevizza-Panovizza). Inoltre, la grande Selva di Tarnova (Trnovski gozd, diverse migliaia di ettari) dista da Gorizia meno di quindici chilometri. Da citare inoltre il Parco dell'Isonzo, Campagnuzza, i Giardini Pubblici di Gorizia e le Rovine di Villa Frommer con il parco.


    ocrQ8ea
    Vista panoramica della zona nord-est della città.

    1EkLxoM
    Vista panoramica della zona ovest della città.



    Edited by PatriziaTeresa - 15/3/2015, 18:28
     
    .
0 replies since 15/3/2015, 11:20   32 views
  Share  
.