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Regione: Trentino Alto Adige

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    Trentino Alto Adige

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    - Info -

    Il Trentino-Alto Adige (nome ufficiale Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol) è una regione italiana autonoma a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1.051.951 abitanti, con capoluogo Trento.

    In seguito all'entrata in vigore del nuovo statuto di autonomia nel 1972, la regione è stata ampiamente esautorata e gran parte delle competenze trasferite direttamente al Trentino, corrispondente alla provincia autonoma di Trento, e all'Alto Adige, corrispondente alla provincia autonoma di Bolzano. Questo assetto istituzionale è riconducibile alla diversa composizione linguistica della popolazione, quasi completamente di lingua italiana in Trentino e in maggioranza di lingua tedesca in Alto Adige.
    Insieme al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia il Trentino-Alto Adige appartiene alla macroarea geografica del Triveneto. Insieme al Tirolo, il Trentino-Alto Adige fa inoltre parte di un'associazione di cooperazione transfrontaliera istituita nell'ambito dell'unione europea, l'euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino, che accorpa i territori dell'antica contea del Tirolo.

    Geografia

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    Chiesetta a Trafoi, sullo sfondo
    del massiccio dell'Ortles

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    Le Tre Cime di Lavaredo,
    nelle Dolomiti di Sesto,
    di Braies e d'Ampezzo

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    Il gruppo del Sella,
    visto da Canazei

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    Le Pale di San Martino
    Il Trentino-Alto Adige è la regione italiana più settentrionale ed è pressoché completamente montuosa. Le catene montuose si innalzano fino a quote altimetriche di oltre 3900 m. Nella parte meridionale della regione, presso la riva trentina del lago di Garda, l'altitudine scende a 65 m s.l.m.Con i suoi 13 607 km² il Trentino-Alto Adige è una delle regioni meno densamente popolate in quanto ospita circa 1 050 000 abitanti per una densità di 77 ab/km², molto al di sotto della media nazionale, collocandosi al quintultimo posto, prima della Valle d'Aosta, della Basilicata, della Sardegna e del Molise nel rapporto tra numero di abitanti e superficie territoriale. Considerata l'orografia del territorio vi sono notevoli differenze fra la densità di abitanti delle zone di alta montagna (in cui peraltro si sono verificati fenomeni di spopolamento e di migrazione verso le città delle principali valli) e quella delle valli principali, in particolare la Valle dell'Adige, dove sorgono Trento e Bolzano.

    Confini
    Il Trentino-Alto Adige confina a est e sud-est con il Veneto, a ovest e sud-ovest con la Lombardia, a nord e a nord-est con i Länder austriaci Tirolo e Salisburghese, a nord-ovest con il cantone svizzero dei Grigioni. La valle Aurina è la valle più a nord di tutta l'Italia e Predoi il centro abitato più a settentrione situato tra i piedi della valle e la Vetta d'Italia, al confine austriaco. La regione è compresa tra le Alpi centrali e quelle orientali, mentre a sud il confine è delimitato dal lago di Garda e dalle Prealpi venete.

    Montagne
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    Scorcio sulla Catena
    delle Maddalene
    (Alpi della Val di Non)
    Nella parte settentrionale della regione, al confine austriaco, lungo la linea che va dal passo Resia al passo di Monte Croce di Comelico, si estendono le Alpi Retiche, che raggiungono la loro massima altezza nella Palla Bianca (3738 m s.l.m.). In valle Aurina, la Testa Gemella Occidentale (2837 m s.l.m.) viene riconosciuta dal 1997 quale punto più a nord della penisola italiana. Tradizionalmente è invece la Vetta d'Italia a essere è considerata come estremità settentrionale dell'Italia.
    Nella parte occidentale del Trentino-Alto Adige si elevano i gruppi dell'Ortles-Cevedale, tra cui l'Ortles, massima vetta della regione con i suoi 3905 m s.l.m., dell'Adamello-Presanella e delle Dolomiti di Brenta.
    In Trentino-Alto Adige si erge la sezione occidentale delle Dolomiti (Dolomiti di Sesto, gruppo del Puez, Odle, Sciliar, Sassolungo, Catinaccio, Marmolada, gruppo di Sella, Latemar, Pale di San Martino).

    Proseguendo verso sud i rilievi montuosi degradano nelle Prealpi.
    Le sezioni e sottosezioni alpine che interessano la regione sono così raggruppabili, in ordine di sezione secondo la SOIUSA:
    • Alpi Retiche occidentali (Alpi della Val Monastero)
    • Alpi Retiche orientali (Alpi Venoste, Alpi dello Stubai, Alpi Sarentine)
    • Alpi dei Tauri occidentali (Alpi della Zillertal, Alti Tauri, Alpi Pusteresi)
    • Alpi Retiche meridionali (Alpi dell'Ortles, Alpi della Val di Non, Alpi dell'Adamello e della Presanella, Dolomiti di Brenta)
    • Prealpi Bresciane e Gardesane (Prealpi Gardesane)
    • Dolomiti (Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo, Dolomiti di Gardena e di Fassa, Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino, Dolomiti di Fiemme).

    Geologia

    Il Trentino-Alto Adige può dividersi in due grandi aree geologiche: quella prevalentemente silicea, che si estende nella parte occidentale e settentrionale, e quella prevalentemente calcarea-dolomitica, nella parte meridionale e orientale.

    Passi

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    Panorama invernale da Passo Rolle
    • Il passo del Brennero è il principale valico di frontiera fra l'Italia e l'Austria. Altri passi tra i due paesi sono il passo di Resia, il passo Stalle e il passo del Rombo.
    • Il passo dello Stelvio fra Trentino-Alto Adige e Lombardia è il valico automobilistico più alto d'Italia. Anche il passo del Tonale unisce le due regioni.
    • Le Porte del Pasubio, il passo Pordoi e il Passo di Valparola si trovano a cavallo con il Veneto.
    • Il passo della Mendola, il passo Rolle e il passo Sella sono valichi interni al Trentino-Alto Adige.

    Valli

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    Vista dal Passo Stalle
    • La valle principale è la valle dell'Adige che si sviluppa da Merano a Rovereto passando per Bolzano e Trento.
    • Altre valli trentine sono la val di Cembra, la val di Fassa, la val di Fiemme, la Vallagarina, la valle dei Laghi, la valle di Ledro, la valle dei Mocheni, la val di Sole e la Valsugana. Sono invece altoatesine la val Passiria, la valle Isarco, la val Gardena, la val Pusteria, la val Badia e la val Venosta. La Val di Non si estende sia in Trentino sia in Alto Adige.
    • La val Monastero si estende in Trentino-Alto Adige e nel cantone svizzero dei Grigioni.

    Fiumi

    Il fiume principale è l'Adige con gli affluenti Passirio, Isarco (con il suo tributario Rienza), Noce e Avisio. Il Brenta nasce in Trentino-Alto Adige e sfocia nel mare Adriatico, il Sarca è un immissario del Lago di Garda e il Chiese è un affluente del Po.

    Laghi

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    Il lago di Resia

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    Il lago di Molveno
    Appartiene al Trentino-Alto Adige la parte settentrionale del lago di Garda, il maggiore lago della regione e d'Italia, suddiviso tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.
    Il lago di Caldonazzo è il maggior lago naturale che si trova interamente nella regione. Il maggior bacino interno al Trentino-Alto Adige è però il lago di Resia, artificiale. Superano i 2 km² anche il lago di Santa Giustina (artificiale), il lago di Molveno, il lago di Tenno, il lago di Ledro e il lago d'Idro (naturali).

    Clima

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    Il lago di Garda a Riva del Garda
    Il clima del Trentino-Alto Adige presenta caratteristiche tipiche del clima continentale e di quello alpino di alta montagna, soprattutto in relazione all'altitudine. In base all'orografia, all'esposizione rispetto ai venti predominanti, alla quota e alla presenza dei grandi laghi alpini come quello di Garda, il clima può variare sensibilmente, fino a presentare i caratteri tipici del clima mediterraneo.
    Le piogge variano in base alla quota ed all'orientamento dei rilievi. In generale le maggiori precipitazioni cadono sui rilievi più elevati e nei settori meridionali ed occidentali della regione, dove i venti occidentali e meridionali che accompagnano il passaggio delle perturbazioni atlantiche apportano umidità: qui le piogge ammontano a 1200–1400 mm annui. Procedendo verso nord e verso est le Alpi agiscono come una barriera e la piovosità annua decresce progressivamente scendendo sotto ai 1000 mm. In genere nei fondovalle cadono dai 700 ai 900 mm, ma nelle vallate più settentrionali dell'Alto Adige, schermate da rilievi elevati, le piogge annue scendono sotto ai 600 mm annui. Le precipitazioni cadono prevalentemente in estate sulle Dolomiti e sull'Alto Adige, mentre nel settore meridionale della regione i picchi di piovosità si osservano durante le stagioni intermedie. In inverno prevalgono precipitazioni a carattere nevoso, più abbondanti sui rilievi. Le precipitazioni fanno registrare un minimo in inverno.
    I venti più frequenti sono di provenienza occidentale e meridionale specialmente durante le stagioni intermedie e nel periodo estivo. Viceversa in inverno prevalgono le correnti da nord o da est che apportano tempo freddo e asciutto. Le correnti meridionali sono le principali responsabili degli episodi di maltempo. Caratteristico delle vallate alpine è anche il Foehn.
    Le estati sono calde con valori che superano facilmente i 30 °C e che in corrispondenza delle ondate di caldo possono toccare e anche superare 35 °C nelle conche interne (in particolare nella conca di Bolzano). Gli inverni sono rigidi. In Alto Adige e nelle zone di montagna più elevate le temperature scendono considerevolmente sotto allo 0 °C ed sono proprio questi i settori più freddi d'Italia con valori estremi anche inferiori a -30 °C. Anche sulle rimanenti zone della regione gli inverni sono rigidi ma l'azione protettiva dei rilievi da un lato e quella mitigatrice del Lago di Garda dall'altro smorza considerevolmente i rigori invernali. Durante le stagioni intermedie le temperature subiscono improvvise variazioni, ma generalmente le temperature sono abbastanza miti con medie che si attestano tra i 10 e i 15 °C nei fondovalle.

    Flora

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    Val Pusteria
    Per la natura climatica e territoriale il Trentino-Alto Adige presenta ambienti che favoriscono tipi di flora considerevolmente differenti. Nella fascia più meridionale prossima al Lago di Garda la vegetazione naturale è costituita da querce, castagni, ornielli e alcune specie tipiche del Mediterraneo come lecci e allori. Vi si coltivano anche la vite e l'olivo.
    Verso nord prevalgono i carpini, i faggi e gli aceri fino ad una quota di 1200–1400 m. Più in alto prevalgono abeti rossi, larici e betulle che sopra i 2000 m cedono il posto ai pascoli Alpini e ad una vegetazione tipica della tundra a causa della rigidità del clima.
    Le vallate dell'Alto Adige sono adatte alla coltivazione degli alberi da frutto, in particolare delle mele.

    Fauna

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    Le Dolomiti
    di Brenta
    nel Trentino
    occidentale,
    inserite nel
    parco naturale
    Adamello-Brenta
    La fauna alpina caratterizza il Trentino-Alto Adige. I camosci sono abbastanza frequenti nella zona tra i 1300 e i 3000 m, i caprioli nella fascia tra 500 e 800 m. Lo stambecco, in passato già estintosi, venne reintrodotto nel Parco Nazionale dello Stelvio nel 1967. Si trovano anche cervi. Confinata tra i 2000 e i 3000 m vive la marmotta (in particolare in Val Rendena, nel Meranese e in genere nel Trentino occidentale). Nella regione prealpina si trovano le lepri grigie.
    Tra i carnivori vanno segnalati l'orso e il lupo. Alla fine degli anni novanta del Novecento solo tre orsi erano ancora presenti sulle montagne del Gruppo del Brenta. La situazione si è ripresa e la popolazione di orsi in Trentino-Alto Adige e nelle zone limitrofe veniva stimata nel 2011 in circa 33-36 esemplari. La ricomparsa dell'orso ha destato forti emozioni tra la popolazione e un particolare interesse mediatico (in particolare l'orso Bruno, abbattuto in Baviera nel 2006, e l'orsa Daniza, morta dopo la cattura nel 2014). Il lupo, scomparso nella seconda metà del XIX secolo, è tornato in Trentino-Alto Adige nel 2008. Da allora ci sono state alcune rare segnalazioni della sua presenza.Anche la presenza della lince, data per estinta, è stata di nuovo rilevata.
    Tra gli uccelli stanziali di montagna si trovano il gallo cedrone, la coturnice e la starna, così come il fagiano di monte, l'aquila e il gufo reale.

    Aree protette

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    Il lago di Fiè
    (Parco naturale
    dello Sciliar)
    Nel territorio regionale è presente un parco nazionale, il parco Nazionale dello Stelvio, istituito nel 1935, che si estende anche in Lombardia.
    Diverse sono poi le riserve regionali (tra cui la Riserva naturale integrale delle Tre Cime del Monte Bondone), le zone di protezione speciale e le altre aree protette (biotopi, tra cui il Biotopo Laghetto di Gargazzone) presenti in Trentino-Alto Adige. Il Lago di Tovel viene annoverato tra le zone umide italiane della lista di Ramsar.

    Storia

    Epoca preromana

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    Ricostruzione delle
    palafitte dell'
    Età del Bronzo
    presso il lago
    di Ledro
    I rinvenimenti archeologici dimostrano la presenza dell'uomo nelle valli del Trentino-Alto Adige dopo la fine dell'ultima glaciazione, intorno al 12 000 a.C.. Risalgono ad epoca mesolitica insediamenti nella valle dell'Adige, la zona più adatta alle attività umane per il suo clima e la posizione di centralità rispetto alle valli laterali.
    La celebre mummia del Similaun, nota anche come Ötzi, avrebbe un'età di circa 5 300 anni. Questo la pone nell'età del rame, momento di transizione tra il neolitico e l'età del bronzo.
    Tra l'età del bronzo e la prima età del ferro si sviluppò la cultura di Luco-Meluno. Essa ebbe origine nel XIV secolo a.C. nella valle dell'Adige tra Trento e Bolzano e raggiunse il suo apice tra il XIII e l'XI secolo a.C., soprattutto grazie all'estrazione del rame, materiale necessario per la produzione del bronzo.
    Intorno al 500 a.C. si sviluppò la cultura di Fritzens-Sanzeno, conosciuta anche come la cultura dei Reti, che prese il posto della cultura di Luco-Meluno a sud dello spartiacque alpino e della cultura dei campi d'urne a nord dello stesso. Secondo lo storico romano Tito Livio i Reti sarebbero della stessa etnia degli Etruschi.

    Epoca romana


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    L'Italia augustea, con la
    Regio X "Venetia
    et Histria"
    L'integrazione della regione nei domini di Roma avvenne nel I secolo a.C. La sconfitta definitiva dei Reti, avvenuta nei pressi di Bolzano, si ebbe a seguito delle campagne militari nelle Alpi di Druso e Tiberio nel 16 a.C. Nel I secolo a.C. venne fondata anche la città di Tridentum, attuale Trento (anche se alcuni studiosi ipotizzano una fondazione precedente, risalente all'invasione gallica del III secolo a.C.). La città divenne municipium romano tra il 50 e il 40 a.C.
    In occasione della riforma amministrativa di Augusto la parte settentrionale del Trentino-Alto Adige venne divisa fra le due province Rezia (Raetia prima e Raetia secunda) e Norico (Noricum), mentre quella meridionale che includeva la Val d'Adige fino all'altezza di Merano venne inclusa nella Regio X Venetia et Histria.
    In età imperiale Claudio (41-54 d.C.) comprese l'importanza strategica del territorio trentino e sfruttò la posizione di Trento completando due grandi strade: la via Claudia Augusta Padana, che da Ostiglia raggiungeva il Passo Resia, e la via Claudia Augusta Altinate che, partendo dall'allora importante porto di Altino, si ricongiungeva nel capoluogo trentino con la Padana attraverso la Valsugana.
    Il periodo romano si protrasse per cinque secoli e lasciò profonde tracce nella regione che fu fortemente latinizzata. Le popolazioni autoctone svilupparono una parlata neolatina nella quale si fuse il sostrato retico-celtico, il cosiddetto retoromanzo.
    Dopo l'anno 400 d.C., nella tarda romanità, si diffuse il cristianesimo, influenzando in misura crescente la vita pubblica e privata.

    Epoca germanica e dei principati vescovili

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    Il Principato Vescovile
    di Trento alla
    sua fondazione
    Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 d.C., la regione fu inclusa nel Regno di Odoacre e successivamente nel Regno degli Ostrogoti (493-553). Dopo la caduta del regno ostrogoto fu la volta dei Longobardi, che annessero al loro regno la regione. I Longobardi fondarono il Ducato di Trento, di cui faceva parte anche Bolzano.
    Nel 774 il Trentino-Alto Adige passò sotto il dominio dei Franchi ed entrò a far parte del Regno Italico nel quadro dell'Impero Carolingio. Dopo la morte di Carlo Magno (814) l'area visse un periodo di turbolenza a causa delle guerre di successione dinastica. La divisione tra i figli di Ludovico il Pio nell'843 divise anche il Trentino-Alto Adige: Trento e la Val d'Adige sino a Merano al Regno d'Italia (a Lotario I), le altre valli al regno franco orientale (Ludovico II il Germanico).
    Tale periodo di instabilità durò almeno fino al 951-952, quando Ottone I di Sassonia scese in Italia. Il territorio divenne quindi parte del Sacro Romano Impero (dal 1512 Sacro Romano Impero della Nazione Germanica). A differenza dell'area altoatesina, posta a nord, quella trentina riuscì nei secoli a mantenere il suo carattere di territorio profondamente latinizzato.
    Fu l'imperatore del Sacro Romano Impero Corrado II a concedere ai vescovi di Trento e Bressanone il potere temporale sulle rispettive diocesi nel 1027. I principati vescovili di Trento (che comprendeva Trentino e parte dell'Alto Adige) e Bressanone (che comprendeva pure territori oggi facenti parte dell'Austria) sopravvissero fino alla secolarizzazione napoleonica del 1803.
    Nel corso del XII secolo iniziò l'ascesa delle casate nobiliari a scapito del potere dei due principi vescovi. Riuscirono a imporsi i conti di Tirolo, una casata che prese il nome dall'omonimo castello presso Merano. Fu Mainardo II a dare alla regione del Tirolo i confini che poi, con minimi ampliamenti, restarono immutati fino al 1918. Nel 1363 Margherita di Tirolo fu costretta in seguito a pressioni politiche a cedere la contea del Tirolo al duca d'Austria Rodolfo IV d'Asburgo. Iniziava l'epoca asburgica, interrotta dalle guerre napoleoniche.

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    Congregazione generale del
    Concilio nella chiesa
    di S. Maria Maggiore
    a Trento
    La parte meridionale della regione vide una breve affermazione della Repubblica di Venezia, iniziata nel 1411, quando la Repubblica di San Marco, per effetto del testamento di Azzone Francesco di Castelbarco, entrò in possesso di territori in Vallagarina, in particolare di Ala, Avio, Brentonico e parte di Mori. Nel 1416 venne presa Rovereto. Nel 1426 la Val di Ledro e Tignale passarono sotto Venezia. L'espansionismo veneziano non si fermò e nel 1441 la pace di Cavriana suggellò la conquista di Torbole e Riva del Garda. Nel 1509 l'espansione di Venezia, sconfitta dalla Lega di Cambrai, poté essere fermata e la Serenissima fu via via costretta ad abbandonare i possedimenti trentini. Le operazioni in Val Vestino (1510-1517) si conclusero con la definitiva ritirata veneziana.
    La rinascita del Principato Vescovile di Trento, ormai strettamente entro la sfera di controllo tirolese-asburgica, avvenne nella prima metà del XVI secolo, quando a capo della diocesi trentina viene nominato il trentino Bernardo Clesio (1514-1538), a cui seguì Cristoforo Madruzzo (1539-1567, dal 1545 cardinale). Per la sua posizione geografica e storico-culturale di città mediana tra il mondo italiano e a quello germanico, nel 1542 Trento venne scelta come sede per il Concilio di Riforma della Chiesa (1545-1563).
    Nel corso del XVII e del XVIII secolo i Principati Vescovili videro nuovamente ridursi la loro autonomia a favore della Contea del Tirolo.

    Epoca napoleonica e Restaurazione asburgica

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    <b>L'Italia durante
    l'egemonia napoleonica.
    Nella carta compare
    la denominazione
    Haut-Adige
    L'epoca napoleonica segnò anche la storia del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Nel 1796 Trento fu invasa dalle truppe napoleoniche e in seguito alle ripetute sconfitte asburgiche il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici, segnando la fine dei principati vescovili di Trento e di Bressanone, che divennero parte dell'Austria. In seguito alla pace di Presburgo (odierna Brastilava, 26 dicembre 1805) il Trentino-Alto Adige/Südtirol passò sotto il filo-napoleonico Regno di Baviera, rimanendovi fino al 1810. Alcune misure adottate dall'amministrazione bavarese, come l'eliminazione della Dieta, la soppressione di proprietà ecclesiastiche e di festività religiose, l'obbligo al servizio militare e la pesante tassazione causarono nella primavera 'insurrezione anti-napoleonica capeggiata da Andreas Hofer. Il moto esplose al momento della ripresa delle ostilità tra Napoleone e l'Austria; vide la partecipazione sia della popolazione germanofona degli odierni Tirolo e Alto Adige/Südtirol, sia (anche se in misura minore) della popolazione italofona dell'odierno Trentino. Nell'autunno 1809 la sconfitta militare austriaca l'arrivo in forze delle truppe napoleoniche italiane e francesi segnò la sorte degli insorti. Hofer venne catturato e fucilato a Mantova il 20 febbraio 1810.
    Il Trattato di Parigi tra Francia e Baviera del 28 febbraio 1810 segnò l'annessione al Regno d'Italia napoleonico di buona parte del Trentino e dell'odierna provincia di Bolzano nel dipartimento dell'Alto Adige (fu in quest'epoca che venne coniato il termine Alto Adige), mentre il Primiero e l'area intorno a Dobbiaco furono aggregati al dipartimento della Piave. Il territorio a nord della «linea napoleonica» che andava dalla sella di Dobbiaco al Cevedale rimase parte del Regno di Baviera. Alle popolazioni germanofone incorporare nel Regno d'Italia napoleonico venne garantito l'uso del tedesco in tutti gli uffici amministrativi e giudiziari, nonché in tutti gli atti pubblici.
    Questo assetto venne spazzato via dalla ripresa delle ostilità nel 1813 e dalla riconquista del territorio da parte delle truppe asburgiche. Il 7 aprile 1815 una risoluzione sovrana dell'imperatore d'Austria riunì sia i territori della contea del Tirolo che quelli dei due principati vescovili nella contea principesca del Tirolo, retta da un governatore di nomina imperiale e con capoluogo Innsbruck. La contea era divisa in sei capitanati circolari, di cui due (quello di Trento e quello di Rovereto) abitati da popolazioni in larga maggioranza italofone.
    Nel 1818 la contea principesca del Tirolo, compresi i territori abitati da popolazioni di lingua italiana, entrò a far parte della Confederazione Germanica. Nell'odierno Trentino la lingua in uso negli uffici pubblici, nei tribunali e nell'insegnamento rimaneva l'italiano.

    Il Risorgimento

    L'assetto della contea del Tirolo destava un diffuso malcontento nell'odierno Trentino dovere si riteneva che le autorità di Innsbruck non investissero sufficienti risorse pubbliche nel loro territorio e di non consentire loro l’accesso ai gradi più elevati dell’amministrazione. La sera del 18 marzo 1848 giunse a Trento la notizia che l’imperatore d’Austria Ferdinando I, sotto pressione della sollevazione popolare viennese, aveva promesso una costituzione. Il giorno seguente si ebbero in città pacifiche dimostrazioni di giubilo indirizzate a sciogliere il legame con il Tirolo e ad entrare a far parte del Lombardo-Veneto (che ancora non si sapeva essere insorto contro le truppe austriache proprio in quei giorni). Accanto a queste dimostrazioni si ebbero da parte degli strati più umili della popolazione alcuni disordini diretti sopratutto contro le barriere del dazio poste alle porte della città. Si costituì un locale distaccamento della Guardia Nazionale, che venne sciolto dalle autorità imperiali il 15 aprile, quando Trento venne sottoposta allo stato d'assedio. Giorni prima, l'8 aprile, alcuni dei notabili più in vista erano stati arrestati perché ritenuti i possibili capi di una sollevazione filo-italiana.
    Proprio in quei giorni, all'inizio della Prima guerra d'Indipendenza i confini meridionali della contea principesca del Tirolo furono teatro della breve e sfortunata incursione dei «corpi franchi», gruppi di volontari formati soprattutto da patrioti lombardi. Sconfitti dall'esercito imperiale il 15 aprile 1848 presso Castel Toblino i «corpi franchi» dovettero ritirarsi lasciando 21 prigionieri in mano austriaca, che vennero fucilati il giorno successivo a Trento.
    Nel 1848 ebbero inizio le rivendicazioni trentine di autonomia da Innsbruck. I rappresentanti delle popolazioni dei due circoli di Trento e Rovereto sedettero alla assemblea costituente austriaca di Vienna e a quella pan-tedesca di Francoforte, sostenendo le posizioni delle forze democratiche e progressiste. Si rifiutarono però di partecipare alla Dieta costituente tirolese di Innsbruck per l'ingiusta sproporzione della rappresentanza loro assegnata. Il termine «Trentino» iniziò ad essere usato per indicare la volontà di separare i dei due capitanati circolari di Trento e Rovereto dal resto del «Tirolo». Le richieste trentine di autonomia incontrarono una forte opposizione da parte delle autorità tirolesi e non vennero mai soddisfatte dal potere imperiale che dopo aver represso l'insurrezione di Vienna nel novembre 1848 inaugurò la stagione del neo-assolutismo.
    Nel 1866 le truppe italiane, i volontari di Garibaldi dalla Lombardia attraverso la valle del Chiese, le truppe regolari del Generale Medici dal Veneto attraverso la Val Sugana , fecero la loro comparsa nel territorio Trentino. Garibaldi, seppur a prezzo di numerose perdite, riuscì a vincere la battaglia di Bezzecca, mentre Medici si trovava ormai alle porte di Trento. La loro avanzata venne però fermata dalla fine della Terza guerra d'indipendenza che si concluse lasciando il Trentino in mani austriache. Erano stati 3-400 i trentini fuoriusciti nei vicini stati italiani per partecipare alle campagne per l'indipendenza italiana. Secondo i dati raccolti nel 1910 da Ottone Brentari furono 15 i trentini tra i Mille e 192 quelli arruolati nell'esercito meridionale; 93 invece quelli che vestirono la divisa dei bersaglieri di Vignola nell'esercito piemontese nel 1859-1860. Furono naturalmente più numerosi gli abitanti della contea tirolese, sia germanofoni che italofoni, arruolati nell'imperiale regio esercito. La contea era infatti tenuta fornire le truppe necessarie a formare quattro battaglioni.
    Nel 1867 l'Impero d'Austria divenne Impero Austro-ungarico. Da questo momento tutti i cittadini iniziarono a godere di un minimo di diritti costituzionali; l'articolo XIX della costituzione austriaca riconosceva a tutte le «nazionalità» che componevano lo stato «eguali diritti e ciascuna di esse ha un diritto inalienabile di conservare e sviluppare la propria nazionalità e la propria lingua», anche attraverso l'istruzione, che in tutti gli ordini di scuola doveva essere impartita nella lingua madre.
    Pertanto in Trentino la scuola era in italiano ed i libri di testo spesso si rifacevano ai coevi testi in uso nel confinante Regno d'Italia.

    A cavallo dei due secoli

    Nel 1910 gli abitanti dell’intera contea principesca del Tirolo erano 947.000, di cui 525.000 germanofoni, 386.000 italofoni e 21.000 ladini. La maggioranza dei suoi abitanti (ben 510.000 nel 1902) si dedicava all'agricoltura e all'allevamento in piccole e medie aziende agricole di proprietà famigliare. Queste erano ben 127.000 nel 1902. Di cui le più piccole e numerose si trovavano soprattutto nella parte italofona della contea.
    L’agricoltura tirolese aveva subito duramente la grandi crisi agraria iniziata negli anni ’70 del XIX secolo. Al crollo dei prezzi dei prodotti agricoli si erano aggiunti le malattia della vite e del baco da seta, nonché il violento alluvione del 1882. La parte italofona della contea fu la più colpita e decine di migliaia dei suoi abitanti dovettero lasciare la propria terra per emigrare in Europa o nelle Americhe. Nel 1895 il Tirolo presentava la quota di indebitamento più alta di tutta l’Austria.
    La ripresa dell’agricoltura avvenne solo con l’inizio del XX secolo. Il movimento cooperativo, in massima parte di ispirazione cattolica e diffuso sia tra la popolazione italofona che tra quella germanofona, ebbe un ruolo fondamentale nel risollevare le sorti dell’agricoltura tirolese. Nel 1914 nell’intero Tirolo vi erano 661 cooperative, di cui 283 operavano nel settore del credito e quello del consumo.
    L’unica industria di qualche importanza era quella idroelettrica, sorta soprattutto per l’impegno delle amministrazioni comunali. Nel 1913 erano attive solo nell'odierno Trentino 48 centrali idroelettriche, capaci di produrre 21.821 Kw, di queste 9 appartenevano a privati, 22 alle municipalità e 17 ai consorzi.
    Decisivo per l’economia della provincia, soprattutto nella parte germanofona, si rivelò l’apporto del turismo, sia termale che alpino. Nel 1913 i visitatori, provenienti soprattutto dalla Germania e da altre regioni dell’impero austroungarico, furono 982.047 (di cui circa 150.000 soggiornarono in Trentino).
    Dall'ultimo quindicennio del XIX secolo in poi la diversità linguistica tra italofoni e germanofoni iniziò a divenire motivo di scontro. Simbolo di questa contesa erano due monumenti: quello a Walther von der Vogelweide a Bolzano (realizzato nel 1889) e quello a Dante Alighieri a Trento (realizzato nel 1896). Si trattava delle effigi di due poeti che volevano simboleggiare il legame tra la lingua d’uso e l’appartenenza ad un popolo e ad una terra.
    Le forze politiche presenti in Trentino erano tre: i liberal-nazionali, il Partito socialista e l’Unione Politica Popolare Trentina (i cattolici). Tutti e tre questi partiti, violentemente ostili tra loro, chiedevano l’autonomia della parte italofona della Provincia da Innsbruck. Nel 1907 si tennero le prime elezioni a suffragio universale per l’elezione della Camera di Vienna. I popolari risultarono il partito di gran lunga maggioritario eleggendo 7 deputati sui 9 spettanti ai trentini. Ripeterono, sia pur con maggiori difficoltà, il risultato nel quell'occasione tra gli eletti cattolici vi fu anche, tra le fila cattoliche Alcide De Gasperi,allora trentenne. L’unico eletto socialista fu invece Cesare Battisti.
    Nella parte germanofona del Tirolo le elezioni politiche del 1907 e del 1911 videro la vittoria dei cristiano- sociali, che ebbero 12 deputati nel 1907 e 13 nel 1911. I liberal-nazionali tedeschi vicini alle posizioni nazionaliste e anti-italiane ebbero invece solamente 2 eletti in entrambe le consultazioni, mentre i socialdemocratici elessero un solo deputato. È bene ricordare che i socialdemocratici di lingua tedesca erano solidali con le richieste di autonomia dei compagni italofoni.
    Il conflitto nazionale tra germanofoni ed italofoni non era l'unica linea di frattura ad attraversare la società tirolese, altrettanto virulento era presso entrambe i gruppi linguistici lo scontro tra il mondo cattolico ed i fautori della laicità (liberali o socialisti). Disordini e polemiche si ebbero ad esempio a Trento a causa della scelta, osteggiata dal mondo cattolico, di dedicare un busto in Piazza Dante allo scienziato evoluzionista Giovanni Canestrini nel 1902.

    La prima guerra mondiale

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    Campana dei Caduti
    Con lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 buona parte della popolazione maschile della contea principesca del Tirolo, sia germanofona che italofona, dovette vestire la divisa dell'imperiale regio esercito. Le garanzie costituzionali furono sospese, il parlamento chiuso e la stampa censurata.
    All'inizio del conflitto mondiale, l'Austria-Ungheria e l'Italia aderivano entrambe alla Triplice alleanza, che era di natura difensiva e non contemplava l'intervento italiano al fianco degli austro-tedeschi (che erano le potenze dichiaranti guerra). L'Italia mantenne inizialmente la sua neutralità, ma in cambio di concessioni territoriali comprendenti anche l' Alto Adige/Südtirol in base ai termini del trattato segreto di Londra, stipulato nell'aprile 1915, dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. Occorre ricordare che nel 1910 gli abitanti italofoni dell’odierna provincia di Bolzano erano solamente 6.950, su di una popolazione di 251.451 persone.
    Mentre l'Alto Adige venne in larga misura risparmiato dagli eventi bellici, il Trentino divenne uno dei principali teatri di scontro (il conflitto si svolse anche sui ghiacciai dove prese il nome di Guerra Bianca).Circa 75.000 civili trentini divennero profughi in Austria, Ungheria, Boemia e Moravia, spesso finendo nelle «città di legno», i grandi campi profughi in cui molti morirono per la fame e le malattie. In condizioni egualmente drammatiche si trovarono altri 35.000 profughi trentini, provenienti dai paesi e dalle vallate occupate dal Regio esercito italiano che tra il maggio 1915 ed il maggio 1916 dovettero lasciare la propria terra per essere disseminati in varie località del Regno d’Italia. Inoltre con l’ingresso in guerra dell’Italia la società trentina si ritrovò spaccata dal conflitto: i 55.000 soldati trentini arruolati nell'imperiale regio esercito si ritrovarono nemici dei circa 700 «irredentisti» che, come Cesare Battisti, scelsero di fuggire nel Regno d’Italia e di arruolarsi nel Regio Esercito. A ciò si deve aggiungere che furono circa 2.000 gli internati in quanto «irredentisti» nel campo di Katzenau dalle autorità imperiali e pochi meno, circa 1.500, quelli incarcerati in Italia in quanto «austriacanti».
    I danni apportati all’economia trentina furono enormi: dal 1914 al 1918 venne dimezzato il patrimonio zootecnico (da 106.000 a 54.000 capi), ridotta a meno della metà la superficie coltivata (da 527.000 a 205.000 ettari) e quasi del tutto abbandonata la produzione vitivinicola (da 703.000 a 174.000 quintali). A tutto ciò bisogna aggiungere l’impossibilità di recuperare il denaro investito in titoli di stato austriaci,come quello depositato o investito in Austria o in Ungheria. Vi furono anche le perdite dovute al cambio della moneta, ai trentini vennero dati 40 centesimi di Lira per ogni Corona austroungarica in loro possesso. Come conseguenza nel 1922 i loro depositi bancari erano del 35% inferiori a quelli del 1913.
    In seguito alla vittoria italiana il Trattato di Saint-Germain confermò il passaggio del Trentino-Alto Adige (originariamente chiamata Venezia Tridentina) al Regno d'Italia. Tale annessione sancì lo smembramento dell'antica Contea del Tirolo (nell'estensione che aveva dal 1814) e l'accorpamento all'Italia del Trentino (allora Südtirol o Welschtirol) e dell'Alto Adige (allora Deutschsüdtirol o talvolta Mitteltirol, senza il distretto di Lienz), cioè di circa due terzi di essa.

    Il Fascismo

    Se in un primo momento i governi liberali perseguirono una politica abbastanza tollerante verso le minoranze tedesche, il subentrato governo fascista perseguì invece una politica di assimilazione delle minoranze di lingua tedesca e ladina ed una progressiva italianizzazione dell'Alto Adige, incentivando l'arrivo di immigrati provenienti dal Trentino e dal resto d'Italia (soprattutto nordorientale). Le scuole di lingua tedesca vennero gradualmente soppresse. La stampa germanofona venne largamente censurata. L'uso dei toponimi tedeschi venne vietato. Anche nomi e cognomi delle persone vennero italianizzati d'ufficio.
    I comuni ladini di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo furono smembrati dal contesto regionale ed accorpati alla provincia veneta di Belluno.
    In seguito all'avvicinamento alla Germania nazista furono implementate le opzioni in Alto Adige. Alla popolazione di lingua tedesca fu imposto di scegliere se diventare cittadini tedeschi e conseguentemente trasferirsi nei territori del Terzo Reich o se rimanere cittadini italiani integrandosi nella cultura italiana e rinunciando ad essere riconosciuti come minoranza linguistica. La maggioranza dei residenti di lingua tedesca, che aveva subito una forte emarginazione politica, economica e sociale ad opera del regime fascista, si dichiarò favorevole ad emigrare. Lo scoppio della seconda guerra mondiale intervenne però a rallentare le operazioni di esodo e circa un terzo degli espatriati tornò in Italia dopo il conflitto.

    Seconda guerra mondiale


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    Malga Zonta con la lapide
    in memoria dei partigiani
    fucilati nel 1944
    A seguito dell'armistizio firmato dall'Italia con gli Alleati, l'intera regione (unitamente alla provincia di Belluno) venne costituita come Zona d'operazioni delle Prealpi (in tedesco Operationszone Alpenvorland) con capoluogo Bolzano, di fatto annessa al Terzo Reich, anche se continuava a far formalmente parte della Repubblica sociale italiana. Gli uomini delle classi di età dal 1894 al 1926 furono obbligati alla prestazione del servizio di guerra nell'ambito del servizio d'ordine della provincia di Bolzano (SOD), del corpo di sicurezza trentino (CST), delle SS, della Wehrmacht, della FlaK (reparti contraerei tedeschi) e in Alto Adige anche presso i reggimenti di polizia (Südtiroler Polizeiregimenter, tra cui il Polizeiregiment "Bozen"). Dal 1943 al 1945 venne praticamente ristabilita l'integrità territoriale asburgico-tirolese che era stata frantumata nel 1918. La parentesi nazista venne segnata dallo sterminio della popolazione ebraica, da eccidi nei confronti di militari e partigiani italiani (Strage di Lasa, Eccidio di Malga Zonta) e da persecuzioni contro gli abitanti di lingua tedesca che non avevano optato per la Germania. Trento e anche Bolzano vennero bombardate dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945. Durante il primo bombardamento di Trento si verificò la strage della Portela.

    Italia repubblicana e autonomia

    Dopo la fine del secondo conflitto mondiale le istanze autonomistiche trentine, represse durante il fascismo, furono raccolte dall'Associazione Studi Autonomistici Regionali (A.S.A.R), che reclamava per tutta la regione Trentino-Alto Adige un'autonomia speciale. Il movimento ebbe un grande seguito popolare e il 20 aprile 1947 riuscì a portare in piazza di Fiera a Trento ben 30.000 persone.In Alto Adige prevalsero invece le spinte secessioniste, già nel 1946 erano state raccolte 155.000 firme per ottenere l'annessione all'Austria.
    L'accordo De Gasperi-Gruber sancì che la provincia di Bolzano rimanesse all'Italia, prevedendo per gli abitanti di lingua tedesca del Trentino e dell'Alto Adige adeguate tutele. Su iniziativa del trentino De Gasperi venne allora creata sulle ceneri della Venezia Tridentina la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, che venne dotata del primo statuto di autonomia. In questo modo fu coronata da successo anche la ricerca di forme d'autonomia da sempre richieste dalle popolazioni trentine, ma indebolita l'autonomia sudtirolese perché legata ad una maggioranza di lingua italiana. Nel rispetto dell'accordo De Gasperi-Gruber, il primo statuto del Trentino-Alto Adige ripristinò l'insegnamento del tedesco e ristabilì la toponomastica bilingue. Fino alla metà degli anni cinquanta del Novecento la Democrazia Cristiana e la Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito di riferimento della popolazione di lingua tedesca guidato in origine da membri della Resistenza al nazismo, collaborarono nella gestione dell'ente regionale.
    Verso la metà degli anni cinquanta del Novecento, in seguito al ritorno di molti optanti dalla Germania e alla ricostituzione della Repubblica Austriaca, decisa a sostenere istanze rivendicazioniste, la politica altoatesina si radicalizzò. La stampa e il clero di lingua tedesca si inserirono nella controversia etnica evocando una "marcia della morte" orchestrata dal Governo italiano ai danni della popolazione di lingua tedesca attraverso l'industrializzazione e l'immigrazione da altre regioni d'Italia. Alle cifre allarmanti, diffuse da un presbitero, Michael Gamper, che indicavano "50 mila immigrati italiani in Alto Adige negli ultimi sette anni" replicò uno studio del Commissariato del Governo e dell'Istituto Centrale di Statistica che quantificò l'aumento della popolazione italiana tra il 1947 e il 1953 nella cifra di poco più di 8 mila unità, legato alla riattivazione postbellica degli uffici statali e militari e alla risistemazione delle opere pubbliche. La radicalizzazione tuttavia non si fermò e la linea della Südtiroler Volkspartei venne dettata da nuovi elementi, alcuni dei quali in passato legati al nazismo.In tutti i comuni a maggioranza SVP (tutto l'Alto Adige tranne allora Bolzano, Bronzolo, Egna, Fortezza, Merano, Laives, Salorno e Vadena) venne sospeso il rilascio di nuove residenze per italiani; fu fatta propaganda contro i matrimoni misti; venne attuata una separazione etnica totale nelle scuole e negli edifici tra le persone dei gruppi linguistici italiano e tedesco; si chiese la sospensione dei lavori di edilizia popolare poiché ciò avrebbe favorito l'immigrazione italiana; venne chiesto anche lo smantellamento della zona industriale di Bolzano.
    La radicalizzazione portò alla nascita di movimenti terroristici: il Gruppo Stieler, autore di diversi danneggiamenti; il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, che perseguì anche una strategia stragista che provocò morti in tutta la regione e anche in Veneto (strage di Cima Vallona). Il Governo italiano rispose al terrorismo con una massiccia presenza militare in Alto Adige.
    A seguito di nuove trattative tra Italia ed Austria fu siglato il cosiddetto Pacchetto per l'Alto Adige (l'insieme delle misure a favore della popolazione di lingua tedesca) e nel 1972 entrò in vigore il secondo statuto del Trentino-Alto Adige, che tuttora privilegia l'autonomia delle due province, che di fatto costituiscono due Regioni autonome, solo formalmente riunificate nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Dal 1972 i destini storici e politici del Trentino e dell'Alto Adige seguono percorsi separati.
    Per quanto riguarda l'Alto Adige, il secondo statuto di autonomia ha consegnato la maggioranza politica al gruppo tedesco e istituzionalizzato la separazione etnica attraverso la cosiddetta proporzionale etnica. Nella provincia autonoma di Bolzano è data infatti importanza alla lingua di appartenenza (italiano, tedesco, ladino), con una ripartizione proporzionale alla consistenza dei gruppi linguistici nell'attribuzione di impieghi pubblici, contribuzioni pubbliche e assegnazione di case popolari; le scuole (comprese quelle materne) sono divise a seconda dell'appartenenza al gruppo linguistico. Tutti gli impiegati e funzionari della Provincia di Bolzano devono essere bilingui, cioè parlare almeno l'italiano ed il tedesco.
    Ciononostante, gli attentati terroristici in Alto Adige ripresero con forza nella seconda metà degli anni settanta del Novecento, per finire solamente alla fine degli anni anni ottanta. Accanto a gruppi estremistici di lingua tedesca, in particolare Ein Tirol, favorevoli al distacco dall'Italia, comparvero anche organizzazioni italiane, come l'Associazione Protezione Italiani e il Movimento Italiano Alto Adige, contrarie ai provvedimenti contenuti nel secondo statuto di autonomia. La pacificazione altoatesina fu raggiunta sul finire degli anni ottanta del Novecento e ha coinciso con un lungo periodo di prosperità economica, fino allo scoppio della crisi dell'Eurozona. Dopo un passato tormentato l'Alto Adige è oggi visto come un esempio di pacifica convivenza fra gruppi etnici.
    La storia recente trentina è stata segnata dalle due tragedie degli impianti a fune del Cermis (1976 e 1998) e dalla catastrofe della Val di Stava nel 1985.
    A partire dagli anni Novanta del XX secolo è stata rafforzata la cooperazione transfrontaliera tra le regioni del Tirolo storico a cavallo tra Italia e Austria. Insieme Trentino-Alto Adige e Tirolo austriaco costituiscono la Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, le cui sedute talora comprendono anche il Land del Vorarlberg.
    In Alto Adige si registra il consolidato successo dei partiti che sostengono l'annessione all'Austria o la creazione di un Alto Adige stato indipendente che hanno raccolto insieme oltre il 27% dei voti alle elezioni provinciali altoatesine del 2013.

    Monumenti storici

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    Castel Tirolo, presso
    il comune di Tirolo

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    Il castello del Buonconsiglio
    a Trento

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    Il castel Trostburg, sopra
    Ponte Gardena
    Il Trentino-Alto Adige nel corso della storia è passato sotto diverse dominazioni, ciascuna delle quali ha lasciato le proprie tracce.
    Tra i castelli più noti di epoca medievale vi sono castel Tirolo, castel Roncolo (il maniero illustrato) e il castello del Buonconsiglio di Trento. Castel Fontana, diventato nel 1974 il museo agricolo Brunnenburg (Landwirtschaftsmuseum Brunnenburg), illustra usanze e modi di lavoro dei contadini della zona.
    Nella lista seguente sono elencati alcuni dei più importanti castelli, suddivisi tra le due province.

    Castelli
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    L'abbazia di Monte Maria,
    presso Burgusio di Malles
    Durante l'impero austro-ungarico furono costruite diverse fortificazioni, tra cui il forte di Fortezza (dove secondo la leggenda i nazisti avrebbero nascosto un'ingente quantità di oro, mai ritrovato).
    Oltre a castelli e fortezze, in Trentino-Alto Adige si trovano diverse chiese, abbazie e monasteri, tra cui l'abbazia di Monte Maria, l'abbazia di Novacella ed il monastero di Sabiona.

    Toponimi
    Il primo statuto del 1948, assegnava alla regione il nome bilingue "Trentino-Alto Adige/Tiroler Etschland" ("Trentino-Alto Adige/Terra Tirolese dell'Adige"). Per effetto del secondo statuto speciale entrato in vigore nel 1972 il nome bilingue ufficiale della regione è "Trentino-Alto Adige/Südtirol". La legge di modifica costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 ha inserito la dizione del 1972 (vedi l'articolo 116) nella Costituzione italiana.
    Per definire gli abitanti e ciò che attiene alla provincia di Trento si usa il termine "trentino" (o "tridentino" se riferito alla storia o alla Chiesa, p. es. "il Concilio Tridentino"), per gli abitanti e ciò che è riferito alla provincia di Bolzano si usa "altoatesino" o "sudtirolese", quest'ultimo generalmente per riferirsi alla componente di madrelingua tedesca.
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    Mappa del Tirolo storico
    Il nome "Trentino" deriva da Tridentum (nome romano di Trento) per via dei tre colli (Monte Verruca o Doss Trento, Dosso Sant'Agata e Dosso di San Rocco) che circondano il capoluogo. In realtà il nome sembrerebbe essere anche più antico e di origine retica. Il toponimo deriva infatti da trent, ovvero "triforcazione" (dovuta al letto irregolare del fiume Adige). Durante il Risorgimento il linguista Graziadio Isaia Ascoli coniò il toponimo Venezia Tridentina proprio sulla tradizione latina per indicare il territorio dell'odierno Trentino-Alto Adige, all'epoca ancora sotto dominazione austriaca. La denominazione fu usata durante il Regno d'Italia per designare l'insieme delle nuove province di Trento e Bolzano, ma decadde nell'uso dopo la seconda guerra mondiale, quando la costituzione italiana introdusse le regioni.
    Il toponimo "Alto Adige" deriva dallo storico ed omonimo dipartimento dell'Alto Adige, suddivisione di epoca napoleonica del Regno d'Italia che aveva come capoluogo Trento e corrispondeva grosso modo all'attuale Trentino e alla parte meridionale dell'odierno Alto Adige.
    Il termine "Tirolo" deriva invece dal borgo e castello di Tirolo (oggi comune presso Merano), che fu a lungo sede della Contea del Tirolo. Storicamente il termine "Tirolo" e ogni sua parte veniva riferito ad una terra a cavallo tra mondo di lingua germanica e mondo di lingua italiana, indipendentemente da definizioni etnico-linguistiche. L'identità "tirolese" era quindi espressa naturalmente dagli abitanti senza implicare niente di linguistico o politico (si veda, per esempio, il caso del prelato Cristoforo Migazzi, cardinale, vescovo in Ungheria e arcivescovo a Vienna, trentino di lingua "romanza", ovvero italiana, che si autodefiniva "tirolese"). Con le guerre napoleoniche e le temperie nazionalistiche abbattutesi anche nella regione, i toponimi iniziarono ad assumere un valore di rivendicazione etnica e politica. La parola Tirolo si tinse di una "germanicità monocolore" che in precedenza non aveva avuto e gli italiani sentirono il bisogno di creare nuove forme di autodefinizione territoriale.
    Durante la dominazione asburgica il territorio dell'odierno Alto Adige era conosciuto come Mitteltirol, cioè Tirolo centrale, o Deutschsüdtirol, mentre con Südtirol si designava propriamente l'odierno Trentino,detto anche Welschtirol o Welschsüdtirol. Con Südtirol si designava anche l'intera regione Trentino-Alto Adige.

    Edited by PatriziaTeresa - 20/3/2015, 12:42
     
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