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Ancona

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    Ancona

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    - Info -

    Ancona è un comune italiano di 101.258 abitanti, capoluogo della provincia omonima e delle Marche.

    Affacciata sul mare Adriatico, possiede uno dei maggiori porti italiani. Città d'arte ricca di monumenti e con 2.400 anni di storia, è uno dei principali centri economici della regione, oltre che suo principale centro urbano per dimensioni e popolazione.
    Protesa verso il mare, la città sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che protegge il più ampio porto naturale dell'Adriatico centrale. I Greci di Siracusa, che fondarono la città nel 387 a.C., notarono la forma di questo promontorio e per questo motivo chiamarono la nuova città Ἀγκών, "ankòn", che in greco significa gomito. L'origine greca di Ancona è ricordata dall'appellativo con la quale è conosciuta: la "città dorica".
    In base a studi statistici, la sua area metropolitana interessa dai 200.000 ai 300.000 abitanti.

    Geografia fisica

    Territorio

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    Vista del porto di Ancona

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    Golfo di Ancona e tramonto
    sul mare visto
    dal colle Guasco.
    La città di Ancona sorge sulla costa dell'Adriatico centrale su un promontorio formato dalle pendici settentrionali del monte Conero o monte d'Ancona. Questo promontorio dà origine a un golfo, il golfo di Ancona, nella cui parte più interna si trova il porto naturale. Ad Ancona il sole sorge e tramonta sul mare; il fenomeno è dovuto alla forma a gomito del suo promontorio, bagnato dal mare sia a est che a ovest ed è tipico dei litorali con posizione geografica simile.
    La città possiede varie spiagge, sia di costa alta sia di costa bassa. Tra quelle del primo tipo, la più centrale è quella del Passetto, con grandi scogli bianchi, tra i quali la Seggiola del Papa (uno dei simboli della città) e lo scoglio del Quadrato. Altre spiagge rocciose, raggiungibili con impervi sentieri, si susseguono verso Sud; tra esse si deve ricordare la lunga spiaggia libera di Mezzavalle. La più nota spiaggia a Sud di Ancona è Portonovo, posta sotto il Monte Conero, con tipici sassi bianchi e arrotondati, sede di attrezzature turistiche. A Nord del porto la costa è bassa; in questa zona è da ricordare la spiaggia attrezzatissima di Palombina, sabbiosa, di carattere urbano e con un'aria vivacemente popolare, con panorama sul golfo dorico e bordata dalla linea ferroviaria.
    Dal punto di vista orografico il territorio urbano è contraddistinto da un'alternanza di fasce collinari e di vallate. La fascia di colline più settentrionale, affacciata direttamente sul mare, comprende il colle Guasco, il colle dei Cappuccini e infine monte Cardeto. Più a sud si trova la vallata un tempo detta Piana degli Orti, attraversata dai tre corsi principali e dal Viale della Vittoria. Vi è poi la seconda fascia collinare, con il colle Astagno, il colle di Santo Stefano, monte Pulito, monte Pelago e infine il monte Santa Margherita. La vallata che si trova ancora a Sud è costituita da valle Miano e dal Piano San Lazzaro, occupato dal quartiere omonimo, il solo pianeggiante della città. A sud di questa valle si estende la fascia di colline periferiche; le ultime zone urbanizzate occupano la vallata dei Piani della Baraccola.
    Il luogo dove sorge Ancona rientra nella zona a sismicità medio-alta, è classificata di livello 2 dalla Protezione Civile.

    Clima

    Il clima di Ancona (classificazione climatica: zona D, 1.688 GG) è caratterizzato dall'unione di elementi tipicamente continentali con altri spiccatamente mediterranei. Lo si può accomunare a quello di altre città del versante nord del Mediterraneo centro-orientale, quali Salonicco o Istanbul. Se dal punto di vista termico sono evidenti le influenze mediterranee, che stemperano i rigori invernali e la calura estiva, dal punto di vista pluviometrico la città non conosce la "secca" estiva tipica delle altre località a clima mediterraneo (l'andamento delle piogge è quantomai regolare, con addirittura un massimo assoluto proprio ad agosto).
    Gli inverni sono moderatamente freddi e umidi (media gennaio +5 °C), con precipitazioni abbastanza frequenti e possibilità di nebbia (sebbene gennaio sia il mese meno piovoso dell'anno, con una media di 43 mm). La neve non cade spessissimo in città, mentre è più frequente nelle frazioni collinari. Le precipitazioni nevose sono probabili ogni qual volta si ha un'irruzione d'aria fredda dai quadranti settentrionali (nord Europa) o da quelli orientali (Russia e Balcani), in quanto le masse d'aria fredda o gelida si umidificano passando sopra il mare Adriatico. Il decennio 2000-2010 è stato il meno nevoso della storia recente di Ancona, ma anche nell'ultima parte degli anni novanta si è assistito a un drastico calo delle nevicate rispetto agli inverni precedenti. Tra il primo e il secondo dopoguerra la città aveva una media nivometrica di oltre 20 cm annui, pari o superiore a quella di molte località di pianura del nord Italia. Le ultime nevicate di rilievo, con accumuli intorno ai 50 cm, si sono verificate nel gennaio 1985, nel dicembre 1996, nel febbraio 1991 e nel dicembre del 2010 Da segnalare il nevone del febbraio 2012: l'intensa ondata di gelo e neve che ha colpito buona parte d'Italia ha interessato in maniera significativa la città, con accumulo totale di neve di uno - due metri nelle frazioni collinari e di 50 – 100 cm. nell'area cittadina (valori del genere non si riscontravano dal 1956) Le temperature negative sono abbastanza comuni tra dicembre e febbraio e nei dintorni del capoluogo sono state registrate punte assolute fin sui -10 / -15 °C (vedi 1985, 1991, 1996 ecc.).
    Le stagioni intermedie sono assai variabili e presentano caratteristiche ora proprie della stagione precedente, ora di quella successiva (basti pensare ai colpi di coda invernali, possibili fino ad aprile inoltrato, o alle temperature estive riscontrabili ogni tanto sia ad ottobre che a novembre).
    L'estate è invece calda e piuttosto afosa (media agosto +22.5 °C), data la vicinanza del mare. I temporali sono frequenti specie ad agosto e inizio settembre, quando possono assumere le caratteristiche di veri e propri nubifragi. Picchi di caldo notevoli si hanno in concomitanza di avvezioni dal vicino nord-Africa.
    I venti caratteristici di Ancona e della zona circostante sono i seguenti: la Bora da N-N/E, che spira a volte con violenza e che è in grado di causare rovinose mareggiate; il Burian, vento proveniente dalle steppe russe che giunge sulla città carico di gelo e neve (questo vento è ormai sempre più una rarità nello scenario meteo-climatico cittadino)[senza fonte]; lo Scirocco da S/E, umido e spesso piovoso (afoso d'estate); il Garbino da W – S/W, vento di caduta dall'Appennino che spira con maggiore frequenza in autunno e in primavera, ma possibile in ogni stagione. Questo vento provoca sbalzi termici notevoli, facendo impennare la temperatura e causando vistosi cali dell'umidità relativa (effetto fohn). D'inverno può portare a valori massimi anche di +20° e oltre, mentre d'estate fa sì che le temperature tocchino valori di oltre +35° (il record assoluto, di +40.8 °C, risale al luglio 1968).

    Gli eventi meteorologici più significativi della storia di Ancona sono:
    l'alluvione del 5 settembre 1959, quando caddero oltre 200 mm di pioggia in poche ore: la città fu sconvolta da una grave inondazione che colpì tutta la parte bassa, provocando 10 vittime e danni ingentissimi.
    il nevone del 1929, quando in città il manto bianco superò il metro di altezza.

    Storia

    Alcune costanti caratterizzano la storia bimillenaria della città: anzitutto il legame con il mare, poi un particolare attaccamento alla libertà e all'indipendenza, che condusse a ripetuti assedi, infine un disinteresse per l'espansione territoriale. In definitiva, Ancona fu una città che si difese spesso e con energia, non si impegnò mai in guerre di conquista, e dedicò le sue forze migliori alla navigazione e alle attività portuali. Questa unità di intenti della popolazione permise spesso di superare gli interessi di parte; perciò i conflitti sociali che in alcune epoche caratterizzarono la storia di altre città non furono mai significativi.
    Contrariamente a ciò che succede in altre regioni, Ancona è capoluogo di regione non perché dominò in qualche epoca il territorio circostante (la Marca anconitana fu una realtà più geografica che politica), ma perché, oltre ad essere da sempre il centro più importante, ha nella sua storia l'esempio più evidente dello spirito di autonomia e di indipendenza tipico di tutte le città delle Marche, regione contraddistinta proprio dalla pluralità.

    Periodo antico

    I primi insediamenti sorsero nell'Età del bronzo; successivamente, nell'Età del ferro, Ancona fu un villaggio piceno. Divenne una città nel 387 a.C.: in quell'anno un gruppo di Greci siracusani, esuli dalla tirannide di Dionisio, desiderosi di ripristinare la democrazia e attratti dal grande porto naturale, fondò la città sulle pendici del colle ora chiamato Guasco; sulla sommità del colle sorse l'acropoli, con il tempio dedicato a Afrodite.
    All'arrivo dei Romani nelle Marche Ancona attraversò un periodo di transizione tra la civiltà greca e quella romana. Dal 113 a.C. Ancona può ormai dirsi città romana, e svolgeva per Roma la funzione di porto aperto verso l'Oriente; per questo l'imperatore Traiano ne ampliò il porto.

    Medioevo

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    Vie commerciali, sedi di consolati e di fondachi anconitani all'inizio del XVI secolo

    Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente Ancona, come tutta la penisola, fu soggetta prima al dominio di Odoacre e poi degli Ostrogoti (493-553). Dopo la guerra gotica fu tra i possessi dell'Impero bizantino e dopo l'arrivo in Italia dei Longobardi rimase ancora possesso dell'Impero Bizantino, costituendo insieme a quattro altre città la Pentapoli marittima. Nel 774 la città passò allo Stato Pontificio. Con l'istituzione del Sacro Romano Impero la città fu posta a capo della Marca di Ancona, che dopo aver assorbito le marche di Camerino e di Fermo, comprese quasi tutta l'odierna regione Marche.
    Alla fine del XII secolo Ancona iniziò a reggersi come libero comune e repubblica marinara. Per difendere la propria indipendenza si scontrò sia con il Sacro Romano Impero, che tentò ripetutamente di ristabilire il suo effettivo potere, sia con Venezia, che non accettava nell'Adriatico altre città marinare. Nell'assedio del 1173 da parte dell'imperatore Federico I Barbarossa si distinsero le gesta di Stamira, eroina anconitana, e del sacerdote Giovanni di Chio. Tale assedio si concluse in favore dei difensori anconetani, grazie alle forze congiunte di Bertinoro e Ferrara guidate rispettivamente dalla contessa Aldruda Frangipane e dal nobile Guglielmo Marcheselli, che arrivarono in aiuto della città ormai allo stremo, costringendo l'esercito di Cristiano di Magonza a ritirarsi.

    Periodo moderno

    Agli inizi del XVI secolo, a causa della scoperta dell'America e della caduta di Costantinopoli nelle mani dei turchi, il centro dei commerci si era ormai spostato dal Mediterraneo all'Atlantico e per tutte le città marinare italiane, compresa Ancona, iniziò un periodo di recessione che raggiunse il suo apice nel XVII secolo.
    La perdita della libertà fu segnata dalla costruzione della Cittadella progettata da Antonio da Sangallo il Giovane con il pretesto di offrire difesa da un imminente attacco da parte dei turchi, ma in realtà realizzata per mantenere la città strettamente sotto il dominio papale. Il 19 settembre 1532, infatti, papa Clemente VII vincolò Ancona alla Santa Sede
    La perdita della libertà condusse a partire dalla fine del Cinquecento ad una lenta decadenza che durò un secolo e che si interruppe solo con la concessione del porto franco da parte del papa Clemente XII, nel 1732. Oltre a dare alla città questo nuovo status, Clemente VII incaricò l'architetto Luigi Vanvitelli di ampliare il porto. Grazie a queste misure, la città visse un nuovo momento di benessere, legato alla ripresa della grande navigazione.

    Periodo risorgimentale

    Nel 1797 Napoleone occupò la città e dopo poco venne proclamata la Repubblica Anconitana, che nel 1798 venne annessa alla Repubblica Romana. Dopo alterne vicende ed assedi che la videro passare in mano francese ed austriaca, fu annessa nel 1808 al Regno Italico napoleonico.
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    Mappa dell'Ancona seicentesca
    ("Civitate Orbis Terrarum" - Georg Braun
    e Frans Hogenberg, 1572)
    Con la Restaurazione, nel 1815, tornò a far parte dello Stato Pontificio. Ancona partecipò ai Moti del 1830-1831 che vennero repressi con processi e condanne. Al termine della Prima guerra di indipendenza, nel 1849, Ancona si dichiarò libera dal dominio papale e appartenente alla Repubblica Romana. Il papa allora chiamò gli austriaci per riprendere il possesso delle sue terre. Compagna di Venezia e di Roma, la città di Ancona per settimane resistette eroicamente all'assedio austriaco, grazie anche alla guida del Ten. Colonnello Giulio Especo y Vera, comandante della Guarnigione militare pontificia, che aveva aderito alla Repubblica romana. Per l'eroismo e l'attaccamento agli ideali di libertà e di indipendenza dimostrati nel 1849 Ancona venne insignita della medaglia d'oro come "benemerita del Risorgimento nazionale".
    Nel 1860, dopo la sconfitta di Castelfidardo, le truppe pontificie si rifugiarono ad Ancona per tentare l'ultima difesa dei territori pontifici. Seguì un difficile assedio da parte delle truppe sarde. Il 29 settembre le truppe dei generali Enrico Cialdini e Manfredo Fanti entrarono vittoriose ad Ancona, seguite dopo pochi giorni da Vittorio Emanuele II. Nel novembre dello stesso anno un plebiscito ufficializzò l'ingresso di Ancona, Marche ed Umbria nel Regno d'Italia.
    Nel decennio tra il 1860 e il 1870, a causa della situazione geopolitica nazionale, Ancona rivestì un ruolo militare di primo ordine e fu dichiarata piazzaforte di prima classe insieme a sole altre quattro città italiane; il nuovo ruolo fu alla base di un notevole sviluppo urbano e all'introduzione di tutti i servizi pubblici che il progresso metteva a disposizione in quegli anni.

    Dal Novecento

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    Targa a ricordo delle oltre
    300 vittime
    di questo rifugio.
    A cavallo della prima guerra mondiale, due momenti diversi videro la città sulla ribalta nazionale: nel 1914 per la Settimana rossa e nel 1920 per la Rivolta dei Bersaglieri, episodio culminante del Biennio rosso. Nel periodo della prima guerra mondiale si ricordano il precoce bombardamento navale di Ancona e le azioni della Regia Marina in Adriatico.
    Durante il ventennio fascista la città di Ancona ebbe un notevole sviluppo urbanistico, con l'apertura del viale della Vittoria e la costruzione del rione Adriatico. Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale Ancona, a causa della sua importanza strategica, subì numerosissimi bombardamenti da parte delle forze alleate, che dovevano preparare il passaggio del fronte. In particolare, il 1º novembre 1943 fu uno dei più tragici; in pochi minuti migliaia di persone persero la vita, di cui trecento all'interno di un solo rifugio di fortuna, e un intero rione della città storica (rione Porto) venne quasi cancellato. In seguito alla Battaglia di Ancona, il 18 luglio 1944 il generale Władysław Anders a capo del II Corpo d'Armata polacco entrò ad Ancona, assieme alle formazioni partigiane ed ai militari italiani del C.I.L., liberandola dai tedeschi.
    Nel secondo dopoguerra Ancona si riprese velocemente dalle pur gravi ferite della guerra. Si sono abbattute poi sulla città tre gravi calamità naturali: un'alluvione nel 1959, un terremoto nel 1972 e una frana nei rioni Posatora e Palombella nel 1982. Anche in queste disastrose occasioni la ripresa della città fu rapida.
    Da segnalare negli ultimi anni vi è nel 1959 la fondazione dell'Università, nel 2002 la riapertura del Teatro delle Muse, nel 2005 l'inaugurazione del grande Parco del Cardeto e negli ultimi due decenni la grande intensificazione dei traffici del porto nelle comunicazioni con l'Europa balcanica e la Grecia. Nel 2008 il governo ha scelto Ancona come sede del Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica, nella storica Cittadella cinquecentesca.Nel 2013 Ancona ha celebrato i suoi 2400 anni di storia, contati a partire dalla fondazione della colonia greca.

    Monumenti e luoghi d'interesse

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    Il Duomo di San Ciriaco.

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    La Loggia dei Mercanti,
    con la facciata di
    Giorgio da Sebenico.

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    La Chiesa di San
    Francesco alle Scale,
    con il portale di
    Giorgio da Sebenico.

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    La Chiesa di Santa
    Maria della Piazza.

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    La Piazza del Plebiscito,
    detta comunemente
    Piazza del Papa,
    per la presenza
    della statua di
    Papa Clemente XII.

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    La Fontana delle Tredici
    Cannelle o del Calamo.

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    L'Arco di Traiano.

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    Il Faro vecchio
    al Colle dei
    Cappuccini

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    Vista del lato nord
    di Piazza Roma
    con la Fontana
    dei Cavalli.

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    Il Monumento
    ai caduti.

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    Scorcio di Corso Mazzini
    I luoghi e i monumenti più rappresentativi sono inseriti in un contesto naturale dominato dal promontorio collinare sul quale sorge la città; ciò permette di ammirare dalle piazze e dalle strade spettacoli naturali inconsueti in analoghi luoghi urbani: strapiombi affacciati sulle spiagge, il sorgere e il tramontare del sole e della luna sul mare, le onde delle burrasche. I monumenti più significativi della città non a caso sorgono nei luoghi più significativi del suo promontorio: il Duomo proprio al suo vertice, l'Arco di Traiano e il Lazzaretto sulle banchine del porto, il Faro vecchio e la Cittadella sulle sommità di colline a picco sul mare e il Monumento ai Caduti nel luogo in cui la vallata centrale della città sbocca sulla costa alta.
    Gli altri monumenti sono quasi tutti affacciati sul porto come fossero palchi di un teatro. Altre caratteristiche che contraddistinguono la città e colpiscono chi la visita sono la presenza di un porto internazionale a ridosso del centro storico e l'esistenza di un asse stradale lungo due chilometri che attraversa tutto il promontorio da ovest ad est, dal porto alle spiagge della costa alta.
    Per ciò che riguarda le testimonianze storiche ed artistiche, pur essendo ben rappresentati tutti i periodi da quello romano all'età moderna, le opere più importanti sono legate ai due periodi di massimo splendore della città e del suo porto: l'epoca del libero comune e quella del porto franco settecentesco.

    Architetture religiose
    Si danno ora brevi note sui più importanti monumenti religiosi della città.
    • Il millenario Duomo di San Ciriaco. Svettante sul vertice del promontorio, è uno dei simboli della città; romanico nella decorazione, bizantino nella pianta a croce greca, domina il mare da tre lati ed ha un portale caratterizzato da due leoni stilofori, che sono fra i simboli di Ancona.
    • La Chiesa di Santa Maria della Piazza. Capolavoro di arte romanica, caratteristica per la facciata ad archetti di ispirazione bizantina e per le figure simboliche scolpite intorno al portale, conserva nelle sue fondamenta i resti di una basilica paleocristiana.
    • La chiesa monastica medievale di Santa Maria di Portonovo. Citata in tutti i libri di Storia dell'Arte a causa della sua pianta singolare, è una fusione di basilica e di croce greca; si trova in posizione suggestiva, sotto le rupi di Monte Conero tra il bosco e la spiaggia di Portonovo.
    • La Chiesa di San Francesco alle Scale. Con portale ricco di sculture quattrocentesche dell'architetto e scultore dalmata Giorgio da Sebenico e interno del XVIII secolo, conserva dipinti di Lorenzo Lotto, Andrea Lilli e di Pellegrino Tibaldi.
    • La Chiesa del Santissimo Sacramento. Ha una semplice facciata cinquecentesca e un ricco interno barocco (di Francesco Maria Ciaraffoni) decorato dalle statue degli apostoli di Gioacchino Varlè e dagli affreschi dei quattro evangelisti di Francesco Podesti.
    • La Chiesa del Gesù. Costruita nel 1743 su progetto di Luigi Vanvitelli, con essa il grande architetto completò il suo programma di ridisegno della città; è caratterizzata da una facciata concava che riassume la curva del porto.
    • La sinagoga. Situata nel cuore dell'antico ghetto, è stata costruita nell'Ottocento e presenta una struttura doppia: al piano superiore la sinagoga di rito levantino e al piano terra quella italiana, entrambe le sale conservano gli arredi cinquecenteschi dei precedenti edifici sacri.
    • il Campo degli Ebrei (XV – XIX secolo). È l'ampio e antico cimitero israelitico, panoramicamente situato nei pressi dell'orlo della falesia.
    • la Chiesa dei Santi Pellegrino e Teresa. Detta degli Scalzi, è una costruzione del XVIII secolo a pianta centrale, con una grande cupola ricoperta di rame che domina il panorama della città.
    La settecentesca chiesa di San Domenico. Progettata da Carlo Marchionni, domina scenograficamente Piazza del Plebiscito e conserva dipinti di Guercino e del Tiziano. Inoltre la chiesa ospita anche quadri di Andrea Lilli e sculture di Gioacchino Varlè particolarmente interessanti.
    Si segnala inoltre la presenza, in quartieri non centrali, di altre due chiese.
    • La cinquecentesca Santa Maria Liberatrice. Piccola chiesa che sorge in Piazza Padella (Piazza Posatora), ha una pianta circolare e fu eretta per voto popolare dal Comune (come testimonia il civico stemma in pietra sopra la porta d'ingresso) in ringraziamento per una cessata epidemia di peste.
    • La neogotica chiesa di San Francesco d'Assisi. Detta comunemente "dei Cappuccini", fu eretta su disegno di frà Angelo da Cassano d'Adda ed è importante perché conserva all'interno pale d'altare e decorazioni di frà Paolo Mussini, il frate-pittore degli inizi del Novecento.

    Architetture civili e militari
    Le più importanti costruzioni civili e militari dal punto di vista storico-artistico sono descritte riassuntivamente qui sotto.
    Arco di Traiano. Attribuito all'architetto Apollodoro di Damasco, eretto nel 115 d.C. sul molo che l'imperatore volle a protezione del porto, è fin dall'epoca romana uno dei simboli della città e della sua apertura verso i paesi del Mediterraneo orientale.
    I tre palazzi nei quali in epoche successive ebbe sede il governo del libero Comune: il romanico Palazzo del Senato, il gotico Palazzo degli Anziani, quasi un grattacielo medievale, con la facciata principale rifatta nel Seicento e l'imponente prospetto verso il porto ancora con il suo aspetto originario, il rinascimentale Palazzo del Governo, a cui lavorò anche l'architetto Francesco di Giorgio Martini, affiancato dalla Torre civica.
    La Loggia dei Mercanti, notevole soprattutto per la facciata quattrocentesca dell'architetto e scultore dalmata Giorgio da Sebenico, ricca di sculture preannuncianti il Rinascimento, ha l'interno riccamente decorato nel XVI e ancora nel XVIII secolo.
    • La Cittadella, poderosa fortificazione cinquecentesca a cinque baluardi, opera di Antonio da Sangallo il Giovane, fu, insieme alle coeve Fortezza da Basso di Firenze e Rocca Paolina di Perugia, uno dei primi esempi europei di forte bastionato; è sede del Segretariato permanente della Iniziativa Adriatico Ionica.
    • Il Palazzo Ferretti, tardo rinascimentale (1560), sede del Museo archeologico nazionale delle Marche, dominante il porto, dal cortile pensile e dai finestroni cinquecenteschi, fu progettato e affrescato da Pellegrino Tibaldi e conserva dipinti di Taddeo e Federico Zuccari.
    • Le geniali opere portuali di Luigi Vanvitelli, del 1733: il Lazzaretto, costruito su un'isola artificiale a pianta pentagonale realizzata all'interno del porto sotto la direzione dello stesso artista, e il molo nuovo il cui accesso, • l'Arco Clementino, porta una nota di eleganza e di arte in mezzo alle gru e alle navi mercantili. Per ciò che riguarda specificatamente l'Arco Clementino, è da segnalare il fatto che, trovandovisi di fronte, si possono vedere in un solo colpo d'occhio tre simboli della città delle tre epoche della Storia: l'arco vanvitelliano, dell'Evo Moderno, il Duomo, del Medioevo e infine l'Arco di Traiano, dell'Evo Antico. Il Lazzaretto è circondato dal canale del mandracchio, zona peschereccia del porto, molto pittoresca specialmente all'ora del ritorno delle imbarcazioni.
    • Porta Pia, senz'altro l'ingresso più monumentale della città, permette a chi passa sotto il suo arco di inquadrare due simboli cittadini: il Duomo in cima al colle Guasco e il Faro antico sul colle dei Cappuccini.
    • Il Teatro delle Muse, il massimo teatro della città, con la facciata neoclassica recante sul frontone gli altorilievi delle nove muse, di Apollo e di Palamede, co-intitolato al grande tenore anconetano di fama mondiale Franco Corelli.
    • Mercato delle Erbe, architettura di ghisa e vetro in stile liberty del 1926, ancora accoglie un affollato e caratteristico mercato; si affaccia sul tratto di Corso Mazzini che ospita l'altrettanto caratteristico mercato delle bancarelle.
    • Monumento ai caduti, al Passetto, (Guido Cirilli, 1932), costruzione relativamente moderna, eppure diventata in breve uno dei simboli della città, per la sua posizione alta sul mare e per l'energia espressa dalle sue forme serenamente classiche.
    • nei dintorni sono interessanti la Torre di Guardia ed il Fortino Napoleonico a Portonovo e i Castelli di Ancona; di questi ultimi vanno segnalate le fortificazioni di Rocca Priora, Castel d'Emilio, Sirolo e Offagna che ospita una rocca ben conservata, costruita su un colle panoramico dagli anconitani nel XV secolo per difendere il loro territorio.


    Le piazze, le strade e gli altri luoghi urbani più rappresentativi
    Come accade in tutte le città, per conoscere Ancona non è sufficiente vedere i suoi monumenti principali, ma è necessario percorrere strade e luoghi caratteristici. Anche se rappresentativi, non si citano qui i parchi, ai quali è dedicato un apposito paragrafo.
    • Via XXIX settembre. È una passeggiata affacciata sulle banchine portuali, dalla quale si ha una bella vista sugli arrivi e sulle partenze delle navi; da questa via si può ammirare uno dei più classici panorami della città, dominato dal Duomo e dal Faro vecchio che si specchiano sul mare e dominano dall'alto i vecchi rioni arrampicati sui colli del Guasco e dei Cappuccini. La via inizia in Piazza della Repubblica, comunemente detta "del Teatro". Questa piazza è il punto di unione tra centro e porto; vi si ammira uno scorcio delle banchine, con i traghetti in partenza per la Grecia e i paesi balcanici; vi si affaccia il prospetto principale del Teatro delle Muse.
    • Piazza del Papa. È il cuore dei rioni più antichi della città. Prende nome dalla statua di papa Clemente XII, responsabile della rinascita settecentesca dei traffici portuali, ma vi si trovano anche il medievale Palazzo del Governo, la chiesa di San Domenico e la cinquecentesca Torre civica (1581); numerosi tavolini di bar all'aperto permettono di godere della visione scenografica della piazza, definita il "salotto di Ancona".
    • Via della Loggia. È l'antica via del Porto, sulla quale si affacciano edifici che hanno visto la storia della città marinara, tra i quali la Loggia dei Mercanti e il Palazzo Benincasa, entrambi della metà del Quattrocento, le cui facciate furono entrambe curate dal grande architetto dalmata Giorgio da Sebenico.
    I quartieri ottocenteschi. Esempi di urbanistica post-unitaria, sono caratterizzati da tre corsi paralleli che formano il centro commerciale della città: Corso Garibaldi o Corso Nuovo, Corso Mazzini o Corso Vecchio, occupato da un amatissimo mercato di bancarelle, e Corso Stamira. Centro di questi quartieri sono Piazza Cavour, una piazza-giardino del 1868, e Piazza Roma. Nei suoi dintorni si trova la storica Fontana delle Tredici Cannelle dell'architetto, scultore e pittore Pellegrino Tibaldi; secondo la tradizione chi deve partire può assicurarsi il ritorno in città bevendo l'acqua di questa fontana.
    • Via del Comune (Via Pizzecolli). Prima dell'apertura dei corsi ottocenteschi, fu per secoli la strada principale della città. Percorre in salita tutto l'antichissimo rione di San Pietro e conduce sulla sommità del Colle Guasco, dove sorge il Duomo; ha aspetto medievale ed è ricca di palazzi storici, monumenti e di scorci panoramici sul porto.
    • Il rione di Capodimonte. Antica e popolare zona della città, vi si trova la suggestiva scalinata di via ad Alto e il belvedere di Capodimonte (nei pressi di Piazza del Forte), ossia il miglior punto da cui osservare l'isola pentagonale del Lazzaretto. La zona di via Astagno costituiva l'antico Ghetto ebraico, con i suoi alti palazzi e le strade strette e ripide.
    • Il Molo nord. È da percorrere fino alla Lanterna Rossa ed è interessante soprattutto per l'Arco di Traiano, l'Arco Clementino del Vanvitelli, e per il panorama sul porto e sulla città storica.
    Viale della Vittoria. Con begli esempi architettonici di edifici degli anni 1920 e 1930, insieme ai tre corsi paralleli (Garibaldi, Mazzini e Stamira), è la passeggiata preferita dagli anconetani, che permette di congiungere i due lati del promontorio sul quale sorge la città; la corsia centrale, pedonale, è bordata di alberi e piante e panchine. Il Viale termina davanti allo slanciato Monumento ai caduti, e conduce alla Pineta del Passetto, affacciata in alto sul mare; da essa si può ammirare un bel panorama sulla costa alta. Lo sguardo spazia fino al lontano Monte d'Ancona; dalla Pineta si può scendere sulla riva del mare percorrendo la scenografica scalinata del Passetto, oppure, nei soli mesi estivi, servendosi di un ascensore panoramico. La costa del Passetto è caratterizzata da grandi scogli pittoreschi e dalla presenza, alla base delle rupi, di una peculiarità della città: le caratteristiche grotte del Passetto, scavate dai pescatori fin dalla metà dell'Ottocento per il ricovero delle barche.

    Siti archeologici

    • L'Arco di Traiano sul Molo Nord, è uno dei simboli della città, fu edificato nel 115 d.C. su probabile progetto di Apollodoro di Damasco. In ottimo stato di conservazione, ha le linee eleganti e slanciate degli archi romani ad un solo fornice e a prospetto rettangolare. Subì lo spoglio delle decorazioni bronzee dorate nel IX secolo da parte dei pirati saraceni.
    Anfiteatro romano (I secolo d.C.), con annessi spazi termali dai quali affiorano mosaici con epigrafe (Via Pio II). Alcuni settori dell'anfiteatro sono ancora oggetto di scavi e dunque sono di difficile lettura per il profano. La zona dell'ingresso principale, visibile da Piazza Anfiteatro, è invece godibile da tutti; l'ingresso è comunemente detto "Arco Bonarelli", in quanto costituiva le cantine dell'omonimo palazzo nobiliare che sorgeva a fianco dell'anfiteatro.
    • Basilica paleocristiana sottostante la Chiesa di Santa Maria della Piazza, del IV - VI secolo d.C. Situata in piazza S. Maria, secondo alcuni era l'antica cattedrale di Santo Stefano. Sono visibili mosaici policromi con simbologia paleocristiana, resti delle absidi, dei colonnati, del fonte battesimale e della cattedra. Sono visibili, dietro l'abside, mura in blocchi di arenaria di età ellenistico-repubblicana (II secolo a.C.) pertinenti alle mura cittadine oppure alle strutture portuali. Per la visita si deve presentare richiesta al Museo Diocesano di Ancona o all'Ufficio per la cultura dell'Arcidiocesi.
    • Resti del tempio ellenistico-repubblicano dedicato alla dea Venere Euplea (patrona dei naviganti), del II secolo a.C. Sotto il Duomo S. Ciriaco rimane il basamento del tempio, studiando il quale è stato possibile ricostruire idealmente tutto l'edificio. Il tempio è citato anche da Giovenale ed era uno dei simboli della città romana; è interessante notare che l'edificio più sacro della città antica era dunque costruito nello stesso luogo di quello della città moderna. Lo scavo sarebbe accessibile dalla Cripta delle Lacrime del Duomo, ma nonostante il notevole interesse la visita è da anni impossibile.

    Giardini e parchi urbani

    La città è ben dotata di viali, piazze alberate e parchi panoramici perché posti sulle parti più alte delle colline. Tra essi si elencano i più importanti dal punto di vista storico e paesaggistico.

    Parchi posti sulla costa alta

    • il parco del Cardeto, il più vasto della città (circa 35 ettari) è caratterizzato da numerose testimonianze storiche e da un'elevata naturalità. Si estende lungo la falesia e occupa la sommità di due colline: Monte Cardeto e il Colle dei Cappuccini. Al suo interno zone di prato naturale, di boschetti sempreverdi, di macchie di ginestre; le fioriture spontanee (tra cui quelle di varie orchidee selvatiche) si susseguono lungo il corso dell'anno. Nell'area del Parco sono presenti il Campo degli Ebrei, antico cimitero ebraico, la Polveriera "Castelfidardo", il vecchio Faro.
    • il parco del Passetto, con piscina all'aperto, pista di pattinaggio a rotelle, laghetto e sentiero che conduce al mare. Purtroppo questa zona verde è in totale degrado.

    Parchi posti sulla dorsale collinare interna

    • il parco della Cittadella, frequentatissimo, cinto dalle mura del Campo Trincerato ed ancora mancante dell'area fortificata da cui prende il nome; una parte di quest'ultima è stata destinata a sede dell'Iniziativa Adriatico Ionica e ciò permetterà finalmente di restaurarla e quindi di estendere il parco anche nell'area della vera e propria Cittadella di Ancona. All'interno del parco le antiche strutture militari convivono con una vegetazione in gran parte spontanea; interessante la presenza di un percorso dedicato alla conoscenza tattile e olfattiva del mondo vegetale; esso è destinato a tutti, ma in particolar modo a coloro che hanno disturbi della vista;
    • il Pincio, piccolo, ma di grande importanza storica dato che è il più antico della città, essendo sorto dopo la presa di Roma del 1870. Il nome ricorda infatti il famoso Pincio della capitale, nel quale Mazzini fece porre le statue degli Italiani più celebri. Per rievocare il suo omonimo romano, il Pincio di Ancona è ricco di sempreverdi, ha un impianto geometrico dei sentieri ed ha un belvedere da cui si gode di un'ampia vista sulla città. Al suo interno è collocato il Monumento ai caduti della Resistenza, con il complesso scultoreo di Pericle Fazzini.

    Giardini storici

    • il Parco dell'ex Crass, al Piano San Lazzaro, che nacque nel 1901 come giardino dell'Ospedale Psichiatrico; ha gli alberi più rigogliosi della città, dato che da molti anni sono stati risparmiati dalle potature: magnolie, tassi, platani, tigli, lecci sono dei veri monumenti naturali. È interessante anche per l'organizzazione degli spazi in grandi cortili verdi collegati da porticati coperti da capriate in legno. Questi camminamenti rendono il parco visitabile anche con la pioggia. Nonostante la presenza della sede del Corpo forestale dello Stato, ci si deve rammaricare per una preoccupante diffusione di gravi fitopatologie, specie sui tassi e sugli ippocastani.
    • Villa Santa Margherita, nella zona del Passetto, (nota anche con i nomi di Villa Almagià e di Villa Gusso); edificata nel 1889, è organizzata come un giardino romantico, con eleganti elementi architettonici, splendide palme, ippocastani, tassi, un ginkgo secolare e un singolare viale di tigli potati a candelabro. Negli ultimi anni sono stai eliminati tutti i grandi vasi di agrumi che d'inverno trovavano ricovero nell'aranciera; potature malfatte hanno favorito l'insorgere di fitopatologie specie nel viale di tigli, che ha subito abbattimenti notevoli, senza alcuna sostituzione; i perimetri delle aiuole, prima realizzati in cristalli di gesso, come tradizione della città, sono stati sostituiti con cordoli di pietra bianca completamente inadatti. Nota positiva è invece il restauro dell'aranciera, del loggiato panoramico e del belvedere, elementi tipici dei giardini antichi.

    Viali e piazze alberate

    Il Viale della Vittoria, aperto da quasi un secolo, è la più apprezzata passeggiata cittadina; ha due filari misti di acacie ornamentali, sofore, frassini e gli ultimi superstiti olmi originari. Il Viale della Vittoria è nel complesso la strada alberata nelle condizioni migliori: potature rispettose, piazzole ampie, manutenzione costante. Notevole è in questa strada anche il complesso degli edifici che la bordano, quasi tutti buoni esempi di architettura eclettica e liberty. Altre strade alberate importanti della città sono: corso Carlo Alberto, via Giordano Bruno, via Torresi, via Tavernelle, via Marconi, viale Leonardo da Vinci, tutti alberate a platani.
    Le piazze alberate storiche sono piazza Cavour, piazza Cappelli e piazza Stamira; sono nate tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso, ed ancora conservano i caratteri originali. Tipica del periodo è la presenza di cycas e di palme di varie specie: palma di San Pietro, della California, delle Canarie, della Cina.

    Il Parco del Conero

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    La costa alta anconitana rientra
    nel Parco del Conero. In lontananza
    la punta delle Due Sorelle
    e il Monte Conero.
    Una gran parte della fascia costiera del territorio comunale di Ancona rientra all'interno del Parco regionale del Conero, caratterizzato da ampi boschi sempreverdi di macchia mediterranea, da scogliere a picco sul mare, da spiagge raggiungibili solo a nuoto o per impervi "stradelli", da una campagna di alto valore paesaggistico e ricca di prodotti tipici, come la lavanda, il miele, l'olio, i legumi. Tra le località anconetane all'interno del Parco va citata almeno la baia di Portonovo, meta suggestiva e frequentatissima da anconetani e turisti, con i suoi boschi a ridosso delle spiagge e con i suoi antichi monumenti.
    Peculiarità della città è il fatto che il Parco del Conero comprende anche aree prettamente urbane: tra esse la zona del Passetto (con le rupi, la pineta, la spiaggia e le scogliere) e delle valli di Pietralacroce, che dal centro abitato scendono verso il ciglio delle rupi e poi giù fino al mare.
    Il parco ha senz'altro fornito uno strumento prezioso di tutela della zona; d'altro canto esso ha provocato una valorizzazione economica di tutte le case coloniche, che si stanno trasformando in ville suburbane, con inevitabili conseguenze negative sulla fruibilità pubblica delle aree naturali e sulla stessa permanenza dei valori naturalistici.
    Una delle caratteristiche più importanti del Parco del Conero è il rapporto strettissimo tra boschi, campagna e il mare, raggiungibile percorrendo stretti e panoramici sentieri che scendono lungo le rupi. Si deve registrare a questo proposito una nota dolente: la decisione dell'amministrazione comunale e della Capitaneria di Porto di chiudere, per motivi di sicurezza, tutti i sentieri che conducono al mare. Di fatto, quindi, al 2015 molte delle zone del Parco più caratteristiche ed importanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico sono precluse alla visita di turisti ed abitanti. La preoccupazione per la sicurezza sembra eccessiva alle associazioni naturalistiche, che ricordano che, seguendolo stesso criterio, si dovrebbero chiudere al pubblico tutte le coste alte e le zone montuose d'Italia, soggette agli stessi tipi di rischi.

    Le valli di Pietralacroce

    Tra i luoghi naturalistici più interessanti del Parco del Conero ci sono le valli di Pietralacroce, ai margini del centro abitato; sono affacciate sui dirupi della costa alta e sono ricoperte da una fitta vegetazione mediterranea. Alcuni punti panoramici permettono di ammirare begli scorci sul promontorio del Conero e sui rioni della città costruiti sopra le falesie; quattro sentieri conducono alle scogliere naturali sottostanti, caratterizzate dalla presenza delle grotte scavate dai pescatori, nei secoli scorsi, alla base delle rupi. L'Ente Parco ha deciso nel 2012 di comprendere nel suo itinerario ufficiale nº 13 i percorsi che attraversano le valli della Fonte, della Selva e della Scalaccia, riconoscendo il valore naturalistico della zona.

    I fondali marini

    Da anni è in discussione al Ministero dell'Ambiente l'ipotesi di istituire un parco marino nel mare che bagna la costa orientale della città e il Parco del Conero, motivata dalla presenza di fondali di grande ricchezza naturalistica: non è certo comune in Adriatico incontrare, ad esempio, madrepore, gorgonie e tante specie di nudibranchi. In una costa così frequentata e nella quale il rapporto con il mare è intenso ed antico, si dovrà tutelare la zona senza impedire gli usi tradizionali e innocui per la natura, come la balneazione, la nautica a vela o a remi e la piccola pesca amatoriale.

    Orto Botanico Universitario e Selva di Gallignano

    Nei pressi della frazione di Gallignano si trova la selva omonima, interessante esempio del bosco autoctono di caducifoglie che una volta caratterizzava le colline marchigiane; nei secoli passati la messa a coltura di quasi tutto il territorio collinare delle Marche ha risparmiato solo questa selva, quella di Castelfidardo, entrambe in provincia di Ancona, e quella dell'Abbadia di Fiastra, in provincia di Macerata.
    La selva di Gallignano è il cuore dell'Orto Botanico dell'Università di Ancona ed è anche la sua maggiore peculiarità, in quanto in altri orti botanici, normalmente, non ci sono zone di bosco autoctono. Le collezioni di piante, tipiche di ogni orto botanico, si trovano negli ex terreni agricoli dai quali la selva era circondata. Alcune collezioni permettono di conservare ex-situ alcune specie endemiche adriatiche, specie alimentari spontanee e piante officinali locali.
    La Selva di Gallignano si estende su una superficie di circa cinque ettari ed è posta sul versante settentrionale del colle di Gallignano, tra 100 e 200 m di altezza. Essa è un'area floristica protetta ed è riconosciuta come emergenza botanico-vegetazionale di eccezionale interesse dal Piano Paesistico Ambientale Regionale; inoltre è un'oasi faunistica e sede di un centro di educazione ambientale.

    Tradizioni e folclore
    • Festa del mare ed eventi collegati
    • La Venuta
    • Carnevale
    • Fiera di maggio
    • Festa della Madonna del mare
    • La salita al Monte
    • Festa del Covo

    Miti e leggende
    • Il mito di Diomede
    • Gli specchi ustori
    • La storia di Mosciolino

    Persone legate ad Ancona

    Personalità principali

    Tra gli anconetani noti il primato va senz'altro all'eroina medievale Stamira, il personaggio storico assurto a simbolo della città, al navigatore umanista Ciriaco Pizzecolli o Ciriaco di Ancona (1391 – 1452) e al matematico Vito Volterra, gli unici noti anche fuori dalla loro città natale. In particolare Ciriaco, vissuto a cavallo del XIV e del XV secolo, è noto anche a livello internazionale, nell'ambito degli studiosi, come padre dell'archeologia, per il suo ruolo centrale negli anni dell'Umanesimo e per le sue attività di ricerca storica e documentaria. Il fatto che Ciriaco navigò avventurosamente in lungo e in largo per l'oriente mediterraneo alla ricerca di tesori archeologici fa di questo umanista il simbolo del legame tra Ancona, la storia e la navigazione. Tra gli anconitani più conosciuti all'estero c'è anche Vito Volterra (1860 – 1940), uno dei principali fondatori dell'analisi funzionale e della connessa teoria delle equazioni integrali, noto soprattutto per i suoi contributi alla biologia matematica. Tra le personalità recenti, ha fama mondiale Franco Corelli (1921 – 2003), noto come Principe dei tenori.

    Altre figure di spicco native di Ancona.

    Fino al XIX secolo

    • Grazioso Benincasa (1400 circa - ?), importante esponente della cartografia nautica del XV secolo.
    • Nicola di Maestro Antonio (fine XV secolo – dopo il 1511), esponente principale, nella pittura, del Rinascimento Adriatico.
    • Benvenuto Stracca (1509 – 1578), economista, fondatore del diritto commerciale.
    • Carlo Rinaldini (1615 – 1698), matematico, ingegnere militare, accademico, filosofo e metrologo.
    • Francesco Foschi (1710-1780), pittore paesaggista, specializzato in paesaggi invernali.
    Francesco Podesti (1800 – 1895) principale esponente della pittura romana della prima metà dell'Ottocento, lavorò per varie corti d'Europa e affrescò la sala dell'Immacolata al Vaticano. Fu promotore della costituzione della Pinacoteca civica che gli è stata intitolata.
    • Antonio Elia (1803 – 1849), patriota risorgimentale, fu in rapporti strettissimi con Giuseppe Garibaldi. Fu fucilato dagli austriaci nel carcere anconetano di Santa Palazia nel 1849 dopo la Prima guerra di indipendenza italiana, a cui Augusto prese parte, essendo incaricato della difesa della città di Ancona. Fu padre di Augusto (1829 – 1919), l'eroe risorgimentale che a Calatafimi salvò la vita di Garibaldi, frapponendo il suo corpo ad una pallottola destinata al generale.
    • Antonio Giannelli (1822 – 1855), patriota risorgimentale, partecipò ai moti del 1845. Imprigionato per aver aderito alla Repubblica romana del 1849, morì di colera nelle carceri anconetane di Santa Palazia, non più esistenti.
    • i fratelli Francesco e Alessandro Archibugi (1829 – 1849), patrioti del Risorgimento, furono combattenti volontari a Roma, dove entrambi perirono nella difesa della Repubblica romana, a seguito delle ferite riportate in un conflitto a fuoco dell'11 giugno 1849 contro le truppe francesi.
    • Luigi Paolucci (1849–1935), scienziato e naturalista, fondò il Museo Regionale di Storia Naturale e pubblicò il primo elenco completo delle piante delle Marche raccogliendone il relativo erbario.
    • Adolfo de Bosis (1863 – 1924), poeta, traduttore, editore e dirigente d'azienda, fondò, diresse e distribuì la rivista letteraria Convito, pubblicata a Roma tra il 1898 ed il 1907. Il suo nome è legato alla Torre de Bosis di Portonovo, di proprietà degli eredi della sua famiglia.
    • Luigi Albertini (1871 – 1941), giornalista, dal 1900 al 1925 direttore del Corriere della Sera, che sotto la sua direzione diventò il più venduto quotidiano italiano. Gli è stata intitolata una via nella Zona Baraccola.
    • Guido Bonarelli (1871-1951), geologo, esploratore e naturalista conosciuto a livello mondiale per l'individuazione di un livello stratigrafico che segna il limite fra due età geologiche, definito appunto "livello Bonarelli".
    • Guido Cirilli (1871 – 1954), architetto, allievo di Giuseppe Sacconi, creatore del Viale della Vittoria e del Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale che lo conclude in località Passetto, progettista del Palazzo delle Regie Poste Centrali, del Palazzo della Banca d'Italia, della sistemazione urbanistica di Piazza Roma e del Salone d'Onore del Palazzo della Provincia (poi diventato Rettorato dell'Università Politecnica delle Marche).
    • Livio Cambi (1885 – 1968), chimico. Individuò i processi elettrolitici di estrazione dello zinco e del cadmio, particolarmente importanti per l'industria italiana. Gli è stato intitolato il Liceo scientifico di Falconara Marittima.
    • Vittorio Morelli (1886 – 1968), scultore ed architetto. Nel 1954 realizzò la prima statua dedicata in Italia al burattino Pinocchio, frutto della fantasia dello scrittore Carlo Collodi, ritratto nel gesto di fare “marameo”, con le due mani allungate una sull'altra sulla punta del naso. La scultura fu subito molto amata e divenne uno dei simboli cittadini, anche perché collocata nel quartiere omonimo lungo la strada statale di accesso/uscita dalla città in direzione Sud, prima dell'apertura della variante alla SS. Adriatica. Curò anche il restauro (nel 1908 e nuovamente nel 1946) della Fontana dei Cavalli.
    • Francesco e Alessandro Archibugi (1829 – 1849), patrioti risorgimentali giovani universitari morti nella difesa della Repubblica romana; loro nipote Arrigo (1895-1918), pilota aeronautico, morì durante la Prima guerra mondiale precipitando con il suo caccia, cosa che gli valse la medaglia d'argento al valor militare.
    • Mario Buccellati (1891-1965) soprannominato Principe degli orafi, una delle icone del made in Italy della gioielleria.
    • Mario Alberto Zingaretti (1890 - 1972), è stato un partigiano e sindacalista italiano.
    • Gino Tommasi (1895 - 1945), ingegnere, comandante partigiano.
    • Galileo Emendabili, (1898-1974), scultore che raggiunse la fama a San Paolo del Brasile, dove i suoi monumenti contribuiscono a dare l'immagine del Brasile moderno.
    • Pietro Belluschi (1899 - 1994), architetto, importante esponente del Modernismo. Suo è il progetto della sede della Facoltà d'Ingegneria dell'Università Politecnica delle Marche.

    Dal XX secolo:
    • Alberto Spadolini, detto Spadó (1907 – 1972), cantante, attore, danzatore, pittore, molto noto in Francia, in particolare a Parigi.
    • Corrado Cagli (1910 - 1976), pittore.
    • Vittoria Nenni (1915 – 1943), partigiana antifascista, figlia del leader socialista Pietro Nenni, deportata e deceduta nel campo di sterminio di Auschwitz.
    • Ave Ninchi (1915 – 1997), attrice italiana di teatro e cinema, nonché conduttrice televisiva.
    • Giorgio Fuà (1919 – 2000), economista. Gli è stata intitolata la Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche.
    • Antonio Amurri (1925 – 1992) scrittore umorista e paroliere di note canzoni di musica leggera, in particolare per Mina. È stato soggettista radiofonico e televisivo di varietà popolari, anche in coppia con Maurizio Jurgens o con Dino Verde. Gli è stato intitolato il nuovo Palazzetto dello Sport cittadino.
    • Franco Scataglini (1930 – 1994), poeta che portò a fama nazionale il dialetto anconitano, trasfigurato dalla poesia. Gli è stata intitolata una via nella Zona Baraccola.
    • Gino De Dominicis (1947 – 1998), artista.
    • Virna Lisi (1936 - 2014), attrice.

    Viventi:
    • Rosanna Vaudetti (1937) annunciatrice e conduttrice televisiva.
    • Renato Zaccarelli (1951), calciatore di serie A, allenatore di calcio e dirigente sportivo.
    • Emanuele Naspetti (1968), pilota di formula 1, campione italiano di formula 3.
    • Andrea De Falco (1986), calciatore di serie A
    • Mirco Tangherlini (1957), Illustratore, scrittore
    • Legati ad Ancona perché di famiglia anconitana o perché vi hanno trascorso parte della propria vita
    papa Pio II, nato Enea Silvio Piccolomini (1405 – 1464), morì di malattia ad Ancona mentre aspettava la flotta veneziana che avrebbe dovuto unirsi alle navi anconetane e a quelle delle altre potenze cristiane per una nuova crociata contro i Turchi.
    • Giorgio da Sebenico (1410 – 1475), esponente principale in architettura e scultura del Rinascimento Adriatico, lavorò ad Ancona dal 1450 al 1560, risiedendovi per lunghi periodi. Realizzò le facciate in stile gotico fiorito del Palazzo Benincasa, della Loggia dei Mercanti, della chiesa di S. Francesco alle Scale e della chiesa di Sant'Agostino.
    • Lorenzo Lotto (1480 – 1556/1557), celebre pittore, maestro del Rinascimento, visse e lavorò ad Ancona nel 1538 e dal 1549 al 1554.
    • Giuseppe Tartini (1692 - 1770), celebre violinista, visse ad Ancona dal 1714 al 1716, dove scoprì il terzo suono.
    • Luigi Vanvitelli (1700 – 1773), celebre architetto della reggia di Caserta, lavorò ad Ancona dal 1733 al 1738, realizzando, tra l'altro, il Lazzaretto.
    • Francesco Maria Ciaraffoni (1720 – 1802), pittore e architetto. Nativo di Fano, visse quasi sempre ad Ancona, ove lasciò varie opere.
    • Giacomo Casanova (1725 - 1798), celebre avventuriero e scrittore, trascorse due periodi ad Ancona, nel 1743.
    • Gioacchino Varlè (1734 – 1806) scultore. Lavorò molto nelle Marche e soprattutto ad Ancona, dove fu lo scultore più importante del XVIII secolo.
    • Stendhal (1783 - 1842), scrittore. Trascorse un breve periodo ad Ancona, di cui scrisse nei suoi diari.[123]
    • Carisio Ciavarini (1837 – 1905), insegnante, archivista e archeologo, fondò gli archivi storici comunali nelle Marche ed il Museo Archeologico ad Ancona.
    • Errico Malatesta (1853 - 1932), uno dei principali esponenti del movimento anarchico italiano ed anconitano, partecipò alla rivolta del 1897 e alla Settimana Rossa del 1914.
    • Augusto Mussini, detto Fra' Paolo (1870 - 1918), religioso, pittore del periodo delle avanguardie di inizio Novecento, visse e lavorò ad Ancona dal 1908 al 1910 nel Convento dei frati cappuccini nel Rione Grazie, per la cui chiesa, appena terminata, dipinse tre grandi pale d'altare e realizzò la gran parte della decorazione murale.
    • Duilio Scandali (1876 – 1945), poeta del XIX secolo, è considerato il padre della poesia dialettale anconitana.
    • Francesco Angelini (1887 - 1964) imprenditore farmaceutico e sindaco repubblicano di Ancona.
    • Pietro Nenni (1891 – 1980), politico, giornalista, leader storico del Partito Socialista Italiano, fu direttore del • "Lucifero", periodico repubblicano di Ancona, e fu tra i capi della Settimana Rossa del 1914.
    • Władysław Anders (1892 - 1970) generale polacco, comandante del II Corpo d'armata polacco inquadrato nell'esercito inglese, liberò la città di Ancona dall'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale, assieme a circa 25.000 uomini del Corpo Italiano di Liberazione (CIL), comandato dal gen. Umberto Utili e ai partigiani della Brigata "Patrioti della Maiella", comandati da Ettore Troilo. Fu nominato cittadino onorario di Ancona.
    • Lauro de Bosis (1901 - 1931), poeta, scrittore e martire della libertà, la sua famiglia era originaria di Ancona (era figlio di Adolfo De Bosis), città nella quale tornava per riposarsi e scrivere.
    • Giacomo Brodolini (1920 – 1969), sindacalista, esponente nazionale del Partito Socialista Italiano, Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, padre politico dello Statuto dei lavoratori, visse ad Ancona per tutto il secondo dopoguerra, prima che gli impegni nazionali, sindacali e poi politici, lo facessero trasferire a Roma.

    Edited by PatriziaTeresa - 19/9/2015, 10:50
     
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