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Bagnara Calabra

Provincia di Reggio Calabria

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  1. Isabel
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    Bagnara Calabra

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    - Fonte -

    Bagnara Calabra è un comune italiano di 10.658 abitanti della provincia di Reggio Calabria, in Calabria. Il toponimo originario è "Bagnara": "Bagnara Calabra" fu assegnato in seguito all'unificazione d'Italia per distinguere il comune calabrese da quello di Bagnara di Romagna. Gli abitanti si chiamano bagnaroti.

    Geografia

    Centro della Costa Viola, posta in fondo ad un'ampia insenatura tra le colline che scivolano a strapiombo sul mare, gode di una splendida quanto peculiare posizione geografica, incastonata a guisa di anfiteatro in un semicerchio collinare, coltivato a vigneti, Bagnara Calabra si specchia sulle acque del basso Tirreno, con la visione ammaliante dello Stretto di Messina, dello Stromboli e delle isole vaganti di Eolo, che ne fanno allo sguardo del visitatore uno dei panorami più incantevoli d'Italia, secondo la descrizione di Eduard Lear, datata 1847. Bagnara Calabra, è una cittadina costiera sita in un'ampia insenatura a fasce che, per le sue stupende sfumature violacee che assumono le ombre dei monti circostanti sul mare, è conosciuta col nome di Costa Viola. Impossibile non farsi rapire dalle infinite attrattive che questo piccolo angolo di Tirreno offre, sia a livello turistico, culturale, che monumentistico. Dall'antica torre di Capo Rocchi, le cui origini ancor oggi sono oggetto di studio di storici e archeologi, all'abbazia normanna voluta da Roggero nel 1085, che venne chiamata "Maria SS dei XII apostoli" e che oggi possiamo ammirare nell'ultima delle sue innumerevoli ricostruzioni. Grande importanza ebbero nel passato le confraternite, che, nate intorno ai secoli XVII e XVIII, ancora oggi offrono il loro contributo soprattutto per la formazione spirituale e sociale dei cittadini di Bagnara.

    Storia

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    Il primo nucleo abitato di cui conserviamo sicura testimonianza storica nasce intorno al 1085, con la fondazione dell'Abbazia di Santa Maria e i XII Apostoli ad opera del conte Ruggero d'Altavilla ed in breve tempo acquisisce un ruolo di primo piano nelle vicende politiche e religiose meridionali. Ipotesi storiche tendono a far risalire le origini della "Perla del Tirreno" al periodo Fenicio al VIII secolo a.C. Tali affermazioni sarebbero, secondo alcuni storici, suffragate dalle tante affinità con questo popolo di navigatori. "Si vuole che i Bagnaresi siano discendenti d'una colonia fenicia, e il loro spirito molto si avvicina a quegli antichi antenati; la loro duttilità, la loro laboriosità indefessa, l'amore per i traffici congiunto ad un profondo attaccamento per le tradizioni casalinghe, che rende questo paese tra i più originali fra quanti li circondano, sia per il dialetto sia per alcuni singolari riti religiosi, sia per i modi di vita, per l'abito delle donne, per la coltivazione delle scoscese colline, per la pesca del pesce spada che viene fatta diversamente che altrove, e per altre peculiarità che lo rendono come un'isola etnografica dai caratteri ben definiti fra tutte quante le popolazioni finitime che riconoscono nei bagnaresi quasi gente d'una particolare razza, forse più energica, più fattiva, piena d'un intenso spirito d'intrapresa che la distingue da tutti gli altri calabresi". Questi dati etnologici hanno fatto riflettere sulla probabilità delle suddette affermazioni; poiché, in mancanza di documentazione storica, l'etnologia è l'unica scienza che aiuta nella conoscenza delle stirpe e delle origini dei popoli. Tutti convengono sulle particolarità caratteristiche che distinguono il popolo di bagnaresi dall'altra gente calabra per il suo costume, per l'intraprendenza, per le sue attivita, per le sue tradizioni. Questi elementi caratterizzanti i bagnaresi in parte ancora resistono al convulso progresso della moderna civiltà pianificatrice; per esempio il baratto, esercitato dalle donne bagnaresi nei paesi viciniori del retroterra fino a qualche anno fa, è un autentico sistema commerciale dei fenici. Difatti detti elementi non trovano riscontro nei vari popoli che colonizzarono e dominarono le zone viciniori di Bagnara, né negli Arabi, né nei Normanni, ma soltanto nei Fenici.

    Ipotesi sulle Origini di Bagnara Calabra

    - Fonte -

    Per quanto riguarda le ipotesi storiche ne esistono due; la prima suppone che Bagnara fu fondata dai Fenici, i quali, dopo la colonizzazione della costa orientale, si spinsero sulla Calabria attratti “dall’amenità del luogo e dalla pescosità del mare". Questa ipotesi è attestata da Appiano il quale, nel “DE BELLO CIVILI”, racconta che, in seguito alla battaglia navale tra Augusto e Pompeo, avvenuta nello stretto di Messina, i pompeiani sconfitti furono costretti a rifugiarsi nel “portus Balarum” dove ripararono le loro navi. La prima ipotesi si ricollega a quanto scrive lo stesso Appiano di una stazione termale sulla costa tirrenica chiamata “ Balnearia”. L’esistenza di questa sorgente calda a Bagnara è attestata da una lapide ritrovata nel convento dei frati Paolotti, quando ricostruirono l’edificio dopo il terremoto del 1783. L’ipotesi che Bagnara sia stata fondata e popolata dai Fenici è all’origine dello studio fatto da Rosario Cardone e riportato nel suo libro: “La Storia di Bagnara Calabra ”. Per sostenere questa ipotesi il Cardone indica alcune caratteristiche dello stile di vita dei cittadini di Bagnara che sarebbero appunto derivate dai Fenici. Per esempio è noto che le donne di Bagnara erano abili nel commercio perché, pur non avendo niente, riuscivano a portare a casa tanti prodotti attraverso la tecnica del “ BARATTO”. Ci sono pèro altre caratteristiche che ci legano ai Fenici: lo stile di vita, il tratto somatico delle donne, l’abilità nel navigare e dunque nella pesca nonché la caratteristica struttura delle barche. I fenici erano un popolo di grandi navigatori che hanno popolato gran parte delle sponde che si affacciano sul mediterraneo, navigando di notte e orientandosi con le stelle. Le barche bagnaresi, costruite nei cantieri locali fino agli anni 50’, si distinguevano dalle altre barche perché sopra la prua avevano incisa una stele cui sopra era posta una sfera con tre stelle raffigurante la terra e la stella polare che indicava la via, come ai tempi dei fenici. Inoltre la pesca del pescespada era dai fenici effettuata come dai nostri pescatori. Tutte queste caratteristiche fanno supporre al Cardone che noi siamo i diretti discendenti dei fenici. L’altra ipotesi, del Fiumanò, è quella mamertina, che si basa sull’interpretazione di una lapide rinvenuta insieme a monete, statuine e piccoli vasi dopo il terremoto del 1783. Secondo Fiumanò le origini di Bagnara risalgono ad un popolo italico, quello mamertino-bruzio, sceso dalla Campania nel II sec. a.C. . L’insediamento avvenne presso il promontorio di MARTORANO, cui diede il nome, fondando una torre di difesa che in seguito divenne un castello feudale, il CASTELLO EMMARITA. Sulla lapide troviamo le sigle: I.O.M. seguita dopo un po’ di spazio da O.M. e poco più distante MERTO, probabilmente Mamerto, nome ricorrente anche su alcune monete rinvenute nella zona circostante il territorio di Bagnara. Attraverso la lapide, il Fiumanò crede di individuare, al tempo della stessa, un certo capo del popolo Mamertino. Questi recatosi a Bagnara con la sua gente ed avendo scoperto e dunque goduto dei benefici delle acque dei bagni “bagnaresi”, volle rendere grazie a Giove, re e padre di tutti gli dei, perché l’aveva da sempre sostenuto e aiutato nelle sue imprese; così decise di sostare qui con la sua gente. I Mamertini furono un popolo italico, originario della Campania, che, durante il secolo II a.C., si insediò prima in Calabria per poi, in un secondo tempo, discendere anche in Sicilia, dove combatté e sconfisse la potenza magno-greca, che a quel tempo stava ormai decadendo.

    Le Frazioni

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    L’abitato sorge sul mare innalzandosi a gradinata dalla parte bassa, Bagnara Marina, verso i quartieri collinari raggiungendo un’altezza di 600 mt s.l.m.
    • PELLEGRINA. Proseguendo per la s.s. 18, a 360 m.s.l.m., si può ammirare Pellegrina, frazione di Bagnara che conta oggi circa 1400 abitanti. Abbracciata alle montagne, è conosciuta per il famoso pane di grano, portato all’attenzione dalla “Sagra” giunta nel 2004 alla 13a edizione. Famosa è la produzione dell’uva “zibibbo”, prodotta in vigne ottenute mediante coltivazioni a terrazzi, strappati alla pendenza del terreno. Rinomata per la ceramica, vi sono due importanti fabbriche, La Regina e Il Falco, la cui produzione viene esportata sia Italia che all’estero. Da visitare: la chiesa dell’Annunziata.
    • CERAMIDA, a 7 km a nord da Bagnara marina, e a 500 m.s.l.m., si trova Ceramida. Il nome di questo piccolo agglomerato di case equivale a “tegola”o forse meglio a “ceramidio”, fornace per la cottura di tegole. In questo luogo, infatti, era diffusa nel passato la produzione di tegole e mattoni. L’origine di ceramida viene assegnata immediatamente dopo il sisma del 5 febbraio 1783, anche se non vi è alcun documento che vi attesti la veridicità della notizia. Ciò che è certo è che Ceramida, fino al 1834, appartenne al Comune di Seminara e, solo successivamente, fu assegnata al Comune di Bagnara Calabra. Per lunghi anni ciò provocò scontri e battaglie legali. Gli abitanti del piccolo centro non accettavano di buon grado la decisione presa, chiedendo insistentemente di ritornare all’antica sistemazione. Nel 1979, con il trasferimento di Ceramida dalla Diocesi di Mileto alla Diocesi di Reggio Calabria, cessò ogni richiesta e il borgo si consolidò come frazione nel territorio bagnarese. Oggi Ceramida conta circa 400 abitanti. Importante è la produzione di ceramiche e del rinomato pane di grano. Nella collina del monte Granaro vengono coltivate delle viti da cui si estrae un ottimo vino. Ottima acqua sgorga da una fonte che si trova nel centro abitato. Di rilievo sono i festeggiamenti della Madonna del Carmine, che vengono posticipati alla domenica successiva al 16 luglio. Gli emigrati, che per tale occasione ritornano nella piccola frazione, popolano la piazza principale, Piazza del Carmine, dando luogo ad una processione che attraversa tutte le stradine del borgo. Ancora forte è l’antica tradizione di esporre dalle finestre e dai balconi coperte e tovaglie di “dote” che servono per venerare la statua ed abbellire le strade al passaggio della statua della Madonna. Da visitare: la chiesa del Carmine, il monumento ai Caduti e le caratteristiche viuzze.
    • SOLANO INFERIORE: a 600 mt s.l.m., troviamo la più alta e fresca frazione di Bagnara Calabra. Solano, conteso per lungo tempo dai comuni di Scilla e Bagnara, oggi si divide in Solano Inferiore con comune bagnarese e Solano Superiore con comune scillese. Caratteristica per la sua alta posizione, è rinomata per la produzione di ricotta e olio e la coltivazione di ortaggi e frutta. Nel passato Solano ha ricoperto un ruolo importante in tutto il territorio, in quanto principale via per giungere a Reggio Calabria. Dal particolare costume tradizionale e dal dialetto parlato si può percepire, ancor oggi, la ricchezza culturale determinata dal passaggio di varie personalità con storie e origini diverse. Inoltre, i boschi e la fitta vegetazione offrivano un buon rifugio agli eserciti nei periodi di guerra. Coronata di castagneti rigogliosi, a Solano si rinviene sul lato esterno dell’abside della chiesa di S. Maria delle Grazie, un antica fontana monumentale, sulla quale una lapide marmorea reca ben visibile “l’elenco dei tributi da versare ai Signori Ruffo”. Nel 1960, davanti la piazza della chiesa parrocchiale, è stato collocato un monumento in memoria del De Flotte, francese garibaldino, morto nel 1860 nel sanguinoso scontro avvenuto nella stessa piazza tra i soldati regi e i garibaldini. Forte a Solano è la devozione di San Giuseppe. Si racconta che, agli inizi del 900, durante un periodo di carestia, un bambino affamato chiese del pane alla madre che, con tono ironico, lo invitò a chiederlo al Santo. Il piccolo ritornò dalla madre con una pagnotta fumante, dichiarando di averlo ricevuto direttamente da San Giuseppe. Stranezza del caso fu che, quel giorno, tutti i forni erano chiusi e non si trovò persona che smentisse il fanciullo. Tale evento è ricordato dagli abitanti del luogo come “il miracolo di San Giuseppe”.

    La Perla del Tirreno

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    Bagnara Calabra è una ridente cittadina costiera situata, a forma di anfiteatro, tra i colli aspromontani e il mar Tirreno. Conosciuta per la pesca del pescespada, la produzione dolciaria e il mito della bagnarota, le antiche origini appaiono poco certe. Secondo le fonti, la storia di Bagnara ha inizio nel 1085 con la fondazione dell’Abbazia S. Maria e i XII Apostoli. Soggetta esclusivamente alla sede Apostolica di Roma, ben presto divenne una delle più potenti del meridione, incentivando il settore religioso, economico, sociale e politico del tempo. Bagnara Calabra è stata normanna, angioina e aragonese per poi passare sotto il controllo della nobile famiglia dei Ruffo. A causa dei numerosi cataclismi il settore urbanistico ha subito numerose modificazioni sino ad assumere l’aspetto attuale. Circondata da mare e monti, Bagnara Calabra è divisa in due zone: la parte più antica, che si sviluppa dal promontorio di Marturano, luogo di prima ubicazione, al rione collinare di Solano Inferiore, e la parte più moderna, lungo la stretta fascia costiera di 4 Km, che va dal torrente Rustico a Cala Ianculla. E’ quest’ultimo il cuore della cittadina più vissuto e visitato dai turisti: con i suoi monumenti a Vincenzo Fondacaro, alla Bagnarota e a Mia martini, è inoltre sede del Municipio e delle maggiori attività commerciali del paese. Meta di turisti durante il periodo estivo, l’industriosa Bagnara Calabra, tra la dotta Palmi a nord e la mitica Scilla a sud, si trova a soli 32 chilometri da Reggio Calabria, città capoluogo di provincia. La stagione estiva, che si apre con la festa di S. Pietro e S. Paolo, è ricca di manifestazioni laiche e religiose che si ripetono ogni anno, accanto all’impegno culturale, sociale e di promozione turistica dal quale, talvolta, scaturisce l’ideazione di nuovi momenti di incontro e intrattenimento, che vanno così ad arricchire il calendario dell’estate bagnarese. Definita “Perla del Tirreno” o anche “Terra dell’Eterna Primavera, Bagnara è una piacevole cittadina da visitare e vivere; abbracciata dalle colline che degradano a strapiombo sul mare della costa viola, permette al turista di partecipare a quello spirito calabrese fatto di tradizioni e folklore, storia e gastronomia tramandato di generazione in generazione, così forte nel popolo della Calabria, quanto difficile da dimenticare per chi l’abbia sentito in sé vibrare almeno una volta.

    L'Agricoltura e i Terrazzamenti

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    Bagnara è circondata da verdeggianti colline che si affacciano a strapiombo sul mare. Una fra le caratteristiche territoriali è certamente costituita dai tipici muri a secco, le "rasole", le quali sostengono da secoli i terrazzamenti coltivati a vite. Tale opera, nata da menti ingegneristiche del passato e ottenuta dal lavoro di generazioni di agricoltori e viticoltori, è innanzi tutto il principale mezzo di protezione territoriale. Ciò costituisce per Bagnara anche un’attività economica che sta cercando, dopo qualche anno di abbandono, di frenare “l’esodo rurale”, avvenuto con velocità preoccupante soprattutto nell’ultimo decennio. Le autorità competenti stanno cercando di fornire ai nuovi agricoltori e viticoltori validi sostegni economici, per incentivare tale attività. Peculiare è la coltivazione della famosa uva “zibibbo” in una terra dove il sole e il clima asciutto e ventilato contribuiscono alla produzione di vini pregiati. Il suo gusto agrodolce e ad altra gradazione alcolica, è apprezzato dagli intenditori nazionali e viene spesso citato nei manuali specializzati di viticultura. Oltre allo zibibbo vi è la “malvasia” anch’essa tra le uve più diffuse e utilizzate sul territorio bagnarese. Poco conosciute ma caratteristiche sono inoltre: l’ “olivella” o “liparota”, la “ruggia” e la “corniola”. Coltivate sono, inoltre, piccole piante la cui caratteristica è di svilupparsi velocemente e favorire la crescita di prodotti agricoli rinomati, molto apprezzati dai contadini locali e dai mercati ortofrutticoli.Gli alberi da frutto donano prodotti gustosi e dall’aspetto invitante. Gli agrumeti bagnaresi sono considerati tra i più ricchi della zona. Arance e limoni sono acquistati in grandi quantità dai paesi limitrofi e consumati moltissimo tra i bagnaresi. Caratteristiche a Bagnara sono le “Giardinare”, donne che al mattino vendono per le strade o innanzi alle propri abitazioni i prodotti da loro coltivati. Durante il periodo estivo, sul Viale Turati, vi è uno spazio adibito alla vendita dei loro prodotti, quali: verdura, zucchine, melanzane, pomodori, peperoni e qualsiasi altro nato dalla terra. Il profumo, il gusto e la genuinità di tali prodotti, viene così fatto conoscere anche ai turisti che in questo periodo popolano Bagnara.

    La Pesca

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    Pescespada nelle acque dello Stretto

    Il mare della Calabria rappresenta uno scrigno naturale che custodisce una moltitudine di tesori. Il merito va alle sue acque, habitat ideale per una ricca varietà di specie. Non a caso delle 600 specie di fauna ittica conosciute nel Mediterraneo, 500 vivono nei nostri fondali. Grazie alla sua posizione strategica, Bagnara Calabra ha nella pesca, e in particolare in quella del pescespada, una delle sue più antiche e storiche attività produttive. I pescatori di Bagnara sono considerati, da sempre particolarmente abili in questa attività. La pesca del pescespada ha rappresentato, da sempre, il centro intorno cui girava tutta l’economia bagnarese. La pesca era in passato esercitata da un gran numero di persone. Basti pensare che quasi 1/3 della popolazione bagnarese viveva grazie alla pesca e alla vendita del pescato nei paesi limitrofi. Tramandata da padre in figlio era, non solo l’arte del cacciare ma soprattutto, la dedizione e la passione per questo lavoro. Nel corso dei secoli moltissime sono state le trasformazioni dei mezzi di lavoro. Si è passato dagli untri alle passerelle per arrivare alle moderne palamatare, anche chiamate spadare. Evolvendosi negli anni le passerelle hanno innalzato verso il cielo l’“antenna”, punto d’avvistamento del pesce, e allungato verso il mare “il trampolino”, punto ove il pescatore con fiocine e arpione in mano colpisce la preda. Le passerelle hanno lasciato il posto alle più innovative “spadare”, vere e proprie imbarcazioni nate per la pesca del pescespada. Negli ultimi anni altri tipi di pesca si stanno sviluppando, con crescente successo. Di fatti, nel corso di tutto l’anno, è possibile trovare del pesce fresco come merluzzi, gamberi, “surici”, “pettini”, “tracine”, “spatole”, “mutolo”, considerato quest’ultimo il tonno dei poveri, e poi la neonata o “nannata”, le sarde, le alici, i “caponi” e una gran varietà di pesce azzurro. Negli ultimi anni, l’assessorato per le attività produttive, si è impegnato a favore della riscoperta dei pesci considerati “minori”. Nell’estate 2004 si è dato avvio alla I edizione della “Sagra del pesce dimenticato”, riscotendo grande interesse e partecipazione.

    La Pesca del Pescespada
    di Mimmo Fadani


    La pesca del pescespada, praticata sin dal tempo dei Fenici, è una delle più proficue attività intorno a cui ruota l’economia di Bagnara. Grazie all’innovazione e alla tecnologia, è oggi praticata con metodi moderni che mantengono inalterata la tradizione. Questa pesca, caratteristica dello Stretto di Messina, oggetto di curiosità e interesse nazionale, rischia oggi di scomparire se non sufficientemente supportata da istituzioni e enti nazionali e locali. Ogni inizio di stagione i legali, rappresentanti delle barche atte alla pesca, si riunivano presso i locali della capitaneria di porto ed effettuavano il sorteggio delle poste, “vende”. Esse erano 18 nel senso nord-sud: Posticea, Surrantino, Perialapa, Santuleo, Grutta, Mustalà, Cefarea, Santi, Gramà, Bilusci, Capo, Marturano, Serena, Jumara, Canali, Aria, Schittari, Rustico. Ciò avveniva il 10 di aprile. Nei tempi antichissimi il sorteggio si effettuava nell’Abbazia S. Maria dei XII Apostoli. Ecco come Ruggero Jannuzzi parla della pesca del pescespada scrivendo nella rivista “La Regione Calabria” del 1992. La pesca del pescespada, praticata lungo lo Stretto di Messina, ha inizio tra aprile e giugno. In questo periodo il pescespada, in cerca di un compagno per l’accoppiamento, abbandona le profondità del mare aperto per avvicinarsi alle acque tiepide e più tranquille dello Stretto. Se questa pesca riporta alla mente degli appassionati la rincorsa della passerella dietro il pescespada, necessario è ricordare che i metodi di pesca sono tre: con lenza, con la rete con l’arpione.

    L'Industria

    La storia di Bagnara è certamente percorsa e segnata dall’operosità del bagnarese e dalle sue mille risorse. Sebbene nel passato l’ingegnosità nelle attività economiche e commerciali si sia sviluppata all’interno delle singole famiglie, si può già parlare della nascita di piccole industrie. La fine della seconda guerra mondiale segna una svolta decisiva nel sistema socio-economico bagnarese. La ricostruzione e l’ammodernamento delle strutture tecnologiche mondiali, come per paradosso, affondarono tutte le piccole realtà commerciali.Il sistema produttivo, basato su piccole fabbriche di ceste e di lavorazione del legname, lentamente si spense. Solo per qualche decennio, tali attività produttive resistettero per poi scomparire definitivamente

    Specialità gastronomiche

    Una produzione caratteristica di Bagnara è il torrone. A portare la tradizione del torrone a Bagnara sarebbe stata una nobildonna di nome Cardones che, giunta dalla penisola iberica, diffuse la prima ricetta, evolutasi poi nel tempo in Calabria. L'elemento base, insieme alla mandorla, è il miele di zagara coltivato sulla Costa Viola e in buona parte del territorio calabrese.



    Personalità legate a Bagnara Calabra
    • Vincenzo Florio (Bagnara Calabra, 4 aprile 1799 – Palermo, 11 settembre 1868) è stato un politico e imprenditore italiano.
    • Vincenzo Morello (Bagnara Calabra, 10 luglio 1860 – Roma, 30 marzo 1933) è stato un giornalista e politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XXVI legislatura.
    • Mia Martini, pseudonimo di Domenica Berté (Bagnara Calabra, 20 settembre 1947 – Cardano al Campo, 12 maggio 1995), è stata una cantante italiana.
    • Loredana Berté (Bagnara Calabra, 20 settembre 1950) è una cantante italiana.
    • Benito Carbone, conosciuto anche come Benny (Bagnara Calabra, 14 agosto 1971), è un ex calciatore e allenatore di calcio italiano, alla guida del Varese dal giugno 2011.
    • Orlando Portento (Bagnara Calabra, 20 febbraio 1947) è un autore televisivo, conduttore televisivo e personaggio televisivo italiano.
    • Corrado Mangione (Bagnara Calabra, 25 novembre 1930 – Milano, 28 febbraio 2009) è stato un logico e filosofo italiano, docente di logica all'Università di Milano: «uno dei padri della rinascita degli studi di logica in Italia nella seconda metà del secolo scorso».
    • Rosario Villari (Bagnara Calabra, 1925) è uno storico e politico italiano, docente di storia moderna a Roma, Messina e Firenze ed ex parlamentare del Pci. È fratello di Lucio Villari, anch'egli storico
    • Lucio Villari (Bagnara Calabra, 26 agosto 1933) è uno storico italiano. E' stato docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre; è autore di numerosi saggi sulla storia dal Settecento al Novecento, in particolare sulle idee e sulla vita sociale del mondo occidentale in quel periodo.

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    Foto di Alessandro Saffo

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    Palazzo De Leo

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    Tutte le chiese

    Tutti i castelli

    Tutte le torri

    Tutti i monumenti

    I ponti e le fontane

    Tutti i musei

    Costa Viola

    Tutte le spiagge



    Edited by Isabel - 8/10/2014, 09:46
     
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  2. alixia 44
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    bellissima bagnara calabra....ma ditemi un posto che non è bello in calabria??? non ce n'è la calabria è tutta bella ed accogliente emotic-ballo

    Edited by Isabel - 19/6/2012, 19:43
     
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  3. Isabel
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    Il mare

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    Una caratteristica fondamentale di Bagnara è la bellezza delle sue spiagge. Il colle di Marturano divide in due la lunghissima spiaggia che si estende, per oltre un chilometro, dai piedi del monte “Cucuzzo” alla torre Ruggiero. La finissima sabbia bianca che si estente sino al mare, accoglie ogni anno moltissimi turisti che trovano tutte le comodità nei lidi che vengono allestiti ogni estate lungo la costa. A nord del porto di Bagnara il paesaggio cambia completamente , scompare la bellissima spiaggia bianca e il paesaggio viene dominato dalle sporgenze e le rientranze dei monti, che si uniscono facendo un tutt’uno con il mare. Tra queste si trovono spesso delle meravigliose grotte naturali, tra le quali le più famose: la “Grotta del Monaco” e la “Grotta delle Rondini”, che nel periodo estivo divengono ambite mete di gite in barca, ed un vero paradiso per gli appassionati di pesca subacquea. Il riflesso del sole e delle roccie che si uniscono al mare, colorano i fondali di un bellissimo colore azzurino-violaceo che ha dato il nome di “Costa Viola” al nostro litorale.

    La leggenda

    Bagnara, incastonata in un’ampia insenatura a falce nei bassi contrafforti aspromontani, adagiata sulla ridente costa tirrenica, presenta allo sguardo del visitatore una delle posizioni più incantevoli d’Italia. Questo quadro meraviglioso della natura non poteva sfuggire alla fantasia mitologica dei nostri avi, che crearono la leggenda per celebrarne il suo fascino. Gaziano era un giovane pastore che custodiva il suo gregge sulle alture collinari aspromontane. Trascorreva le sue giornate conducendo al pascolo il gregge e si dilettava suonando il flauto. Un giorno, mentre dal canto fascinoso di una sirena e addormentatosi, in sogno, vide emergere dalle onde del prospiciente mare una fanciulla dall’aspetto regale ed affascinante. La visione lo attrasse e, abbandonato il gregge, scese per i pendii del colle in cerca della fanciulla ammirata in sogno e, qui, il canto malioso della sirena lo trattenne nell’ansia tormentosa di rivedere quel viso che aveva tormentato il suo cuore. In un pomeriggio d’estate, mentre riposava sugli scogli, la visione incantatrice si ripresentò e, mentre, cercava di rivolgerle la parola, quella si dileguò dentro le onde. Da quel giorno, ininterrottamente, Gaziano deponeva una rosa sul luogo della visione quale omaggio alla fanciulla dei suoi sogni. Pazzo d’amore, decise di costruire una zattera nel tentativo di rintracciare la bella fanciulla, ma spinto dalle correnti marine approdò allo Stromboli. Impaurito dai boati del vulcano e da una pioggia rossastra, continuò a navigare verso le isole vicine. Da qui giunse nella reggia di una virtuosa maga, alla quale svelò il suo dramma d’amore. Dalla maga, Gaziano, venne a sapere che la fanciulla, di cui era innamorato, faceva parte delle ninfe della dea Teti, regina del mare. Ritornato nel luogo da cui era partito, Gaziano, per propiziarsi il favore della dea Teti, offrì alla dea un sacrificio, invocando la grazia di rivedere la fanciulla dei suoi sogni. Avvenuto il sacrificio, Gaziano vide uscire da una conchiglia la fanciulla. Raggiante di gioia, iniziò un dialogo d’amore che non trovò riscontro. Fu allora che Gaziano, disperato d’amore e tormentato da estenuante pazzia, proruppe in lacrime e sdraiatosi in quel luogo, divenne un torrente le cui lacrime amare fluirono verso le onde del mare a raggiungere la sua amatissima fanciulla. Senza dubbio più che una leggenda, questa, è una favola, una delle tante che la mitologia ci ha voluto offrire, ma che nei suoi contenuti presenta alcuni elementi caratterizzanti questa terra.

    Il mito della donna di bagnara


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    “Vini di Scilla, zafferano di Cosenza e donne di Bagnara dice, non a torto un proverbio Calabrese; le donne a Bagnara sono di una bellezza meravigliosa: non di quella greca, fredda, imponente, seria fatta per troneggiare, ma di una bellezza bruna, fiera e inquieta. Statuarie, alte diritte, vestite di cotonina, semplicemente, ma pulitissime, forti ed energiche , queste donne rappresentavano e rappresentano la parte più viva della popolazione bagnararese. Il piccolo commercio era nelle loro mani, ed in esso erano avvedutissime ed infaticabili. La stazione ferroviaria, ogni mattina era popolata di queste donne, che, pazientemente, sdraiate per terra accanto alle loro ceste colme di frutta, verdura, pesci, attendevano i treni che dovevano trasportarle nei paesi dell’interno e della riviera, donde ritornavano a sera. Altre erano lì accanto i vagoni , pronte a scaricarli e per pochi soldi portavano sulla testa pesantissime gerle e materiale di vario genere. Ed eccole dritte, col busto eretto, con passo misurato, quasi ritmico ad inerpicarsi per salite faticose, senza mai fermarsi, fino alla meta. Ne ritornavano in fretta, sempre allegre, composte e pronte a ricominciare. A Bagnara non si costruiva ,non si faceva uno sgombero,non si caricavano i legnami i velieri provenienti dall’oriente, senza che queste donne portentose non venivano assoldate. Ma fra esse ve ne erano di più instancabili ed audaci, erano quelle dedite al commercio spicciolo con i paesi dell’entroterra, ove non giungevano ne treni e talvolta strade rotabili. E si vedevano alle due , tre di mattina cariche di pesantissime ceste , partire, piova o faccia sereno, verso S. Eufemia d’Aspromonte, Sinopoli, Cosoleto, Delianuova, ed altri paesi a decine di Km da Bagnara. Appena vi giungevano vendevano, barattavano, si caricavano di altre merci che può dare la montagna e ritornavano nel pomeriggio liete , come se tornassero da una passeggiata. Si potrebbe, dopo ciò, supporre che esse, nell’intraprendendenza in cui vivono, siano cattive spose e cattive madri. È invece il contrario, salvo le eccezioni che si riscontrano in ogni comunità. Esse rientravano nelle proprie case, dove gli uomini che esercitavano il mestiere di sarto, fabbro, calzolaio, pescatore ed agricoltore, e i loro figli li attendevano. Ed è allora che iniziava per esse un altro lavoro, quello di educare i figli, riordinare la casa, se pur povera nel mobilio e provvedere alla cucina. Queste donne di Bagnara “Le Bagnarote”erano conosciute in tutta la provincia di Reggio Calabria, in quanto rappresentavano una rarità come tipo di donna: a pochi chilometri di qua e pochi chilometri di là, a Scilla come a Seminara le donne sono di tipo comune, cioè quelle sedentarie, che tessono e badano alla prole e non hanno l’avvenenza delle Bagnarote, alle quali sembra che il movimento all’aria aperta, lo sforzo fisico, la responsabilità degli affari sviluppino le forme e illuminano il volto E si vedevano alle due , tre di mattina cariche di pesantissime ceste , partire, piova o faccia sereno, verso S. Eufemia d’Aspromonte, Sinopoli, Cosoleto, Delianuova, ed altri paesi a decine di Km da Bagnara. Appena vi giungevano vendevano, barattavano, si caricavano di altre merci che può dare la montagna e ritornavano nel pomeriggio liete , come se tornassero da una passeggiata. Si potrebbe, dopo ciò, supporre che esse, nell’intraprendendenza in cui vivono, siano cattive spose e cattive madri. È invece il contrario, salvo le eccezioni che si riscontrano in ogni comunità. Esse rientravano nelle proprie case, dove gli uomini che esercitavano il mestiere di sarto, fabbro, calzolaio, pescatore ed agricoltore, e i loro figli li attendevano.

    La caccia al pesce spada

    La primavera sta per diventare estate. Sul mare calma piatta e sole. Le ore della mattina sono trascorse con un nulla di fatto. Un’altra giornata vuota. Gli uomini non si scoraggiano. La loto caccia è fatta di attesa e pazienza. Pochi minuti possono cambiare le sorti di una giornata o di uno settimana di magra, purché, beninteso, a lui giri di venirsene in superficie, di “passare”. Visto dall’alto l’andirivieni delle passerelle che incrociano il tratto di mare tra Scilla e Palmi offre uno spettacolo di alacrità, di dinamismo. A bordo invece gli equipaggi, meno le vedette di turno cedono alla noia e al sonno. Quasi il silenzio. All’improvviso un grido: “‘U PISCISPADA”. Dalla passerella si leva una nube di fumo, causata dall’improvviso ‘tutto regime’ . La vedetta indica la direzione: “Pè foraI, Pè nterra!”. La prua fende l’acqua nella direzione indicata. Affettata un’asta della rastrelliera, il lanciatore è corso sul pontile a prua. Sulla ‘coffa’ la vedetta curva in avanti, cerca l’affusolata sagoma azzurro cupo. Ed eccolo il pescespada, ben attento a non andargli di fianco il timoniere cerca di mettere il lanciatore nella migliore condizione, nell’approccio con la preda, in quanto dovrà colpirlo in quella zona di pescespada che va dall’attaccatura posteriore della pinna dorsale fino all’altezza dell’occhio. Il pescespada appena colpito, del lanciatore, si inabissa trascinandosi dietro l’asta e centinaia di metri di cima finché non cede agonizzante alla morte. La caccia al pescespada giunge così, nella fase più drammatica. A Bagnata se la primavera è buona, tutto ha inizio verso la metà di aprile. E un evento spettacolare, tradizionale, pieno di colore, una sagra marina che per oltre due mesi e mezzo duro ininterrotto per tutto l’arco dello giornata. Così i pescatori Bagnaresi, pescatori nomadi per eccellenza, si spostano a seconda del periodo, e della passa prima al largo, poi sulla costa Bagnarese. E’ un perciforme. I biologi lo hanno battezzato col solito nome latino “XIPHIAS GLADIUS”. Nella famiglia - la suo è quella degli ”XIPHIIDAE” - è l’unico rappresentante. Illustrazioni, storie e leggende ne hanno talmente divulgato l’immagine che anche chi non l’ha mai visto porrebbe identificarlo di colpo. La luna di giugno. E questo il momento cruciale della sua maturità sessuale, ed eccolo giungere dall’alto mare, alla spicciolata, nei pressi della costa tirrenica Calabrese. Lo conquista non sarà facile. Lei di solito è un po ritrosa. Per entrare nelle sue grazie, dovrà corteggiarla, farle da battistrada, circondarla di attenzioni. Una volta coronato il suo sogno d’amore sarà strettamente fedele. Dei due il più piccolo è proprio lui il maschio. Precede sempre la femmina e non l’abbandona mai. Da questi piccoli particolari i nostri pescatori sanno ben distinguere, a colpo d’occhio, il sesso dei due pescespada, i quali vanno sempre a coppia, a “pariglia”. I pescatori cercano di colpire sempre lo femmina per prima. Quando questa, trafitta s’inabissa, il maschio si sforza di aiutarlo, sempre presente per tutto il tempo della lotta, anche se questa dura ore ed ore. Quando il corpo di lei priva di vita, viene recuperato il maschio continua a tentare di seguirla esponendosi e facendosi colpire o sua volta. Quando è, invece, lui ad essere colpito per primo, la femmina lo abbandona senza alcun rimpianto. Tutto ciò avveniva e continua tutt’oggi ad avvenire nel tratto di mare antistante Bagnara Calabra sin dai primi insediamenti. All’antico “luntre”, con le “poste” per l’avvistamento, si è Sostituita la più moderna “passerella”, ma lo stile di caccia è rimasto immutata nel tempo.

    La produzione del Torrone

    La voglia di tenerezza si spinge, a volte, verso l’irresistibile dolcezza e nell’indulgenza del piacere di mangiare il Torrone, soprattutto durante il periodo natalizio, come nella migliore tradizione, lungo il corso dei nostri ricordi infantili. I nostri operatori nel settore sono imprenditori energici che, con abilità dirigono e governano la propria azienda, dove prospera il lavoro come in poche altre parti del nostro sud, ciascuno in una efficiente catena di montaggio, dove soprintende, personalmente, alla sua specifica mansione, con occhi vigili ed attenti. La migliore riprova di quanto, tutto questo corrisponde a verità e l’invito che vi rivolgiamo a mangiarne a volontà. L’inizio dell’attività torroniera risale ai primi dell’800 ed è di origine spagnola, in quanto sembra che un’ava degli attuali produttori di torrone, cominciò a trasmettere la propria passione per i dolci ad un nipote che la fece sua e dette inizio ad una usanza che è diventata tradizione, e, in quella, una genia di maestranza che si è tramandata sino ai nostri giorni. La gestione è sempre stata a conduzione familiare, tramandata da padre in figlio. Oggi le aziende che sono presenti a Bagnara sono state rinnovate nel settore produttivo ed organizzativo con l’utilizzo di macchinari moderni e tecnologicamente avanzati, anche se si è ovviamente cercato di non perdere di vista gli standard qualitativi legati alla tradizione, sposando la tecnica alla più antica qualità artigianale. Per quanto riguarda i mercati in cui il torrone di Bagnara è presente, possiamo con assoluta certezza affermare che i nostri produttori coprono quasi l’intero territorio nazionale, oltre che spingersi anche in mercati esteri, in particolari, Stati Uniti e Canada. Il torrone di Bagnara viene, quindi, celebrato in tutto il mondo per la sua qualità, soprattutto per la ricerca della materia prima della zona, quale il miele.

    Edited by Isabel - 8/10/2014, 09:49
     
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2 replies since 27/8/2009, 13:13   2594 views
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